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Serie A Campionato 2017-2018: cronache, classifiche e... tanti commenti

Ultimo Aggiornamento: 21/05/2018 13:08
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Juventus-Atalanta 2-0:
gol di Higuain e Matuidi,
espulso Mancini nel finale

Uno strepitoso Douglas regala al Pipita il vantaggio,
poi i bianconeri sprecano alcune occasioni prima del raddoppio,
che arriva nel finale subito dopo il rosso a Mancini


E meno male che non stava benissimo, altrimenti chissà che cosa avrebbe combinato. Nella Juventus che batte l'Atalanta (2-0) nel recupero della gara rinviata per neve, brilla soprattutto la stella di Gonzalo Higuain: Allegri non lo risparmia nonostante la caviglia di nuovo malconcia (botta presa contro l'Udinese sulla parte già malandata) e lui si sdoppia: gol di destro e poi assist per il raddoppio di Matuidi. Non sarà una fuga, ma una fughetta sì: +4 sul Napoli, con lo scontro diretto da giocare in casa. Atalanta ben messa e volenterosa, che però chiude con zero tiri nello specchio.

LA PEPITA DEL PIPITA — Allegri non risparmia nessuno degli attaccanti: tutti dentro, Douglas Costa, Dybala, Mandzukic e il Pipita, a centrocampo rifiata Khedira ma Pjanic e Matuidi ci sono. In pratica a parte il tedesco e Alex Sandro (affaticato e in panchina) è la formazione titolare. E' il Pipita a regalare la prima gioia, dopo quasi mezzora di scarso spettacolo: palla rubata dal numero nove in un contrasto e servita a Douglas Costa, fuga del brasiliano (che va al doppio della velocità degli altri), apertura per Higuain che fa 1-0 con un diagonale di destro. Prima la Juventus si era fatta vedere con un cross di Lichtsteiner (Pipita anticipato) e un sinistro di Matuidi su angolo di Pjanic, con salvataggio in angolo di Palomino. Per l'Atalanta, che si presenta senza Caldara, Spinazzola e Petagna (tutti in panchina) ma con Gomez, in zona gol solo un tiraccio di Ilicic e un colpo di testa fuori bersaglio di Palomino. La Signora invece dopo la rete prende coraggio: prima timida e bloccata dal tatticismo della Dea e dal 3-4-2-1 molto mobile di Gasperini, poi sempre più spavalda. Higuain è il più in forma di tutti e va vicino alla doppietta con un tiro potente ma fuori.

HIGUAIN ASSISTMAN — Nella ripresa è subito Juve, con un sinistro di Dybala bloccato da Berisha, ma poi l'Atalanta cresce e guadagna metri: pericolosa la punizione di Ilicic, respinta da Chiellini. Nel frattempo Allegri toglie Lichtsteiner per De Sciglio, mentre Gasperini inserisce Spinazzola. Higuain è in serata di grazia ma la Signora non ne approfitta: dà una palla d'oro per Douglas, che potrebbe chiudere la partita ma il suo diagonale scheggia il palo. Bianconeri che ci riprovano pochi minuti dopo prima con Dybala (murato) e poi nella stessa azione con Pjanic (non in vena, come Mandzukic), che tira fuori. Gasp prova a recuperare la partita col doppio centravanti (dentro pure Cornelius e vai col 3-4-3), Allegri risparmia un quarto d'ora a Douglas Costa mettendo Barzagli. Ma è da una cavalcata di Chiellini che arriva una buona punizione (che Pjanic calcia sulla barriera) e il rosso per Mancini (doppia ammonizione). Poco dopo c'è il raddoppio: bella palla di De Sciglio, cross di Dybala, numero di Higuain e tiro a giro di Matuidi. In occasione del gol mini rissa tra Benatia e De Roon, tutti e due ammoniti. Lo juventino è costretto a cambiarsi la maglia, strappata dall’avversario, e si lamenta parecchio con Allegri, che lo rimprovera con foga. In ogni caso è due a zero al 36' e partita chiusa, con la curva bianconera che canta: la capolista se ne va.

Fabiana Della Valle

Fonte: Gazzetta dello Sport
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15/03/2018 21:03
 
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14/03/2018

SERIE A 2017/2018 Recupero 26ª Giornata (7ª di Ritorno)
Juventus - Atalanta 3-0

Classifica
1) Juventus punti 74;
2) Napoli punti 70;
3) Roma punti 56;
4) Lazio punti 53;
5) Inter(*) punti 52;
6) Milan(*) punti 47;
7) Sampdoria(*) punti 44;
8) Atalanta(*) punti 41;
9) Fiorentina(*) punti 38;
10) Torino(*) punti 36;
11) Udinese(*) e Bologna punti 33;
13) Genoa(*) punti 30;
14) Cagliari(*) punti 26;
15) Chievo(*) punti 25;
16) Crotone(*), Spal e Sassuolo(*) punti 24;
19) Hellas Verona(*) punti 22;
20) Benevento(*) punti 10.

(*) Atalanta, Benevento, Cagliari, Chievo, Crotone, Hellas Verona, Inter, Fiorentina, Genoa, Milan, Sampdoria, Sassuolo, Torino e Udinese una partita in meno.

(gazzetta.it)
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17/03/2018 23:24
 
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Serie A, 29ª giornata: Udinese-Sassuolo 1-2.
Gli emiliani vincono dopo quasi 3 mesi

Un autogol di Adnan e un lampo di Sensi a metà ripresa regalano
i tre punti ai neroverdi, che non vincevano dal 23 dicembre.
Per Iachini boccata d'ossigeno in chiave salvezza



Il Sassuolo centra una preziosissima vittoria a Udine: la salvezza adesso è più vicina. La squadra di Oddo, invece, conferma di vivere un periodo di crisi e anche se la permanenza in Serie A non è in discussione serve una scossa per evitare che l'ultima parte della stagione diventi un calvario.

PRIMO TEMPO — Le due squadre si presentano con schieramenti speculari: difesa a tre, mezzali che spingono, un centravanti e una punta che gli gira intorno. Ma a parte un paio di conclusioni velleitarie non succede assolutamente nulla fino agli ultimi minuti. Al 42' Sensi (preferito a Magnanelli) batte un angolo, nessuno colpisce la palla che rimbalza addosso ad Adnan e finisce nell'angolino. Il Sassuolo si trova in vantaggio quasi senza accorgersene, ma in fondo è la squadra che fino a quel momento ha fatto leggermente di più. L'Udinese, però, si ribella immediatamente: due minuti dopo Fofana riceve palla a circa trenta metri dalla porta, avanza e trova il sette con una splendida conclusione a giro. Gol molto bello, che viene convalidato dopo un controllo al monitor: lo scontro tra Samir e Mazzitelli all'inizio dell'azione genera le proteste del Sassuolo e l'arbitro Abisso va a verificare. Lo scontro, duro, avviene ben dopo il passaggio del giocatore friulano e quindi il gol viene regolarmente assegnato.



SECONDO TEMPO — Nella ripresa non cambia la situazione: il Sassuolo ci prova di più, l'Udinese fatica a fare due passaggi di fila. La svolta arriva tra il 28' e il 29'. Politano sfiora due volte il gol (tiro da fuori e azione personale), poi offre a Sensi una palla da spingere in porta: è la rete decisiva. Oddo inserisce Balic oltre a Perica, ma non ottiene alcun risultato. L'unica occasione per pareggiare è fortuita: nel recupero un tiro di Balic viene deviato e finisce fuori di pochi centimetri. La meritata vittoria del Sassuolo è salva.

G. B. Olivero

Fonte: Gazzetta dello Sport
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17/03/2018 23:27
 
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Spal-Juventus 0-0: il Napoli col Genoa può tornare a meno 2

Bianconeri troppo lenti e quasi mai pericolosi, non basta il dominio territoriale



Azzurro chiama azzurro. Il colore delle maglie della Spal richiama quello del Napoli. Ed è alla squadra di Sarri, oltre che a se stessa, che quella di Semplici ha fatto un favore. Lo zero a zero può riportare i rivali per lo scudetto (che giocheranno domani) a -2 dalla capolista. Tutto da rifare per la Juventus, che invece di allungare arresta la sua corsa a Ferrara, dove un punto è preziosissimo in chiave salvezza. Punto meritato per impegno, agonismo e gioco: dall'ultima volta che la Signora non era riuscita a segnare sono trascorse 12 partite. Un'altra gara pre sosta sfortunata per i bianconeri, che avevano fatto pari anche contro l'Atalanta.

JUVE IMBRIGLIATA — La Spal chiude il primo tempo tra gli applausi dei suoi tifosi (stadio Mazza gremito, record stagionale di spettatori) perché anche se non ha segnato ha messo in difficoltà la Juventus. I ragazzi di Semplici partono forte e costringono la Signora ad alzare il ritmo. Il 3-5-2 dei padroni di casa regala la superiorità a centrocampo, in difesa Cionek e Vicari sono attenti e davanti Antenucci ha il moto perpetuo. Così la Juve, schierata con il 4-2-3-1, senza Mandzukic e con Alex Sandro esterno d'attacco, non riesce a ripartire e fa fatica ad allargare il gioco sulle fasce. Un'accelerazione di Douglas Costa produce la prima azione pericolosa dei bianconeri (all'11' palla in verticale per Alex Sandro dopo cavalcata solitaria, il tiro del brasiliano è deviato fuori), poi ci provano Higuain (troppo centrale) e Dybala (tiro a giro fuori). Il "diez" della Juve sfiora la traversa poco prima dell'intervallo su punizione.

ASSALTO FINALE MA INUTILE — La Juve riparte con un altro piglio e la Spal inevitabilmente cala, ma non molla. In meno di dieci minuti arrivano un siluro da fermo di Douglas Costa (respinto da Meret) e un tiro fuori di Dybala dopo combinazione con Chiellini (in grande forma). Allegri prova a inserire Mandzukic, arretrando Alex Sandro, ma la Juve è ancora poco mobile e troppo prevedibile. Un'uscita sbagliata di Chiellini apre il campo ad Antenucci, che però non riesce a servire Paloschi (anticipato da Rugani). Il difensore finisce coi crampi, sostituito da Barzagli. Nell'assalto finale c'è sempre Douglas Costa, il più pimpante e il più imprevedibile della Juventus. Higuain e Dybala non sono quelli delle ultime partite. La Spal resiste e il Napoli ringrazia. La squadra di Semplici sta dimostrando di meritare la salvezza.

Fabiana Della Valle

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Spal-Juventus 0-0: il Napoli col Genoa può tornare a meno 2



Tutti possono inciampare per strada! [SM=x611851]





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Sampdoria-Inter 0-5, poker Icardi con gol di tacco. Apre Perisic

La miglior prestazione dell'anno per la squadra di Spalletti,
trascinata dal suo bomber che arriva a quota 103 gol in Serie A.
Blucerchiati mai in partita



E di colpo sembra di nuovo tecnica, convinta, compatta come tre mesi e mezzo fa. La pazza Inter non finisce di stupire e ammutolisce Marassi- da anni campo maledetto - rifilando quattro gol in un tempo (saranno 5 alla fine, proprio come nell'ultima vittoria convincente, il 3 dicembre contro il Chievo) a una Samp per la verità irriconoscibile. La copertina se la prendono Icardi (quattro reti, ora è a 22) e Perisic (fermo proprio alla tripletta al Chievo), ma è tutta la squadra a girare a meraviglia attorno al nuovo centrocampo disegnato da Spalletti. Ora la corsa Champions è davvero lanciata.

VALANGA — Il tecnico toscano insiste con Brozovic al fianco di Gagliardini e Rafinha trequartista. Il rischio a bocce ferme può sembrare la libertà concessa a Ramirez, ma l'ex Bologna vagherà a lungo senza mai innescare Quagliarella e Zapata. Il ventre molle doriano è soprattutto a destra, dove un malconcio Bereszynski non prende mai la targa a Perisic. L'Inter parte col piglio giusto, riesce a superarsi sprecando 4 palle gol in un minuto (liscio di Rafinha a due metri da Viviano, destro secco di Perisic parato, colpo di testa di Skriniar intercettato sulla linea e traversa di Cancelo direttamente da corner) ma poi dilaga. Decisivo Perisic, che sul colpo di testa dell'ottimo Cancelo pesca Viviano a metà strada. Passano tre minuti e Rafinha è furbo a procurarsi un rigore (Barreto). Viviano ne ha parati quattro in fila, ma l'insultatissimo Icardi è gelido e lo spiazza per il centesimo gol in A. La Samp non riesce a reagire, Brozovic conferma la buona prova offerta contro il Napoli e con Gagliardini crea una diga dinamica e propositiva che ha fatto rinascere anche l'azzurro. Quasi per inerzia l'Inter fa tris con Perisic che sfonda ancora a sinistra e Icardi che dopo un rimpallo segna di tacco. Giampaolo reagisce tardi, togliendo Bereszynski per Verre, con Barreto che scala in difesa. L'unico brivido per Handanovic lo crea Zapata, che al 41' di testa manda la palla sul palo esterno. Ma non è proprio giornata e allo scadere un altro tacco, stavolta di Rafinha, costringe Viviano al miracolo. Peccato che sula palla si avventi Icardi per la personale tripletta.

BRAVI TIFOSI — Nessun cambio nell'intervallo, anche se Ramirez al 4' viene rimpiazzato da Caprari (subito ammonito per un fallaccio su Rafinha). L'Inter però è in una di quelle giornate in cui le riesce tutto e su una percussione del solito Perisic Icardi trova il destro al volo che beffa un Viviano poco reattivo. Fa 5-0 e a poco servirà l'ingresso di Regini per Barreto. Da applausi la reazione del pubblico di casa, che malgrado i 9 gol presi in una settimana (ci sono anche i 4 del Crotone) canta a squarciagola. L'uscita di Icardi al 21' per Eder decreta la fine delle ostilità. L'Inter non vuole infierire, la Samp oggi è tutta nella buona volontà di Zapata. L'unico interista col sorriso a metà invece è Candreva, che smarcato in area da Perisic perde l'attimo per segnare il primo gol stagionale.

Luca Taidelli

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Crotone-Roma 0-2, gol di El Shaarawy e Nainggolan

I giallorossi con una rete per tempo si prendono la 6ª vittoria nelle ultime sette partite.
Zenga (allontanato per proteste) scivola in classifica


La Roma risponde all'Inter nella corsa Champions e passa a Crotone: l'iniezione di fiducia regalata dalla vittoria con lo Shakhtar non è sprecata, Di Francesco ringrazia El Shaarawy e Nainggolan e brinda alla sesta vittoria nelle ultime sette giornate di campionato. Lo 0-2 è figlio della differenza di qualità nelle conclusioni in porta: lì dove il Crotone spreca, la Roma concretizza. E Zenga fa un passo indietro importante in una giornata in cui molte delle rivali salvezza in classifica hanno fatto punti.


RISCHI E SCELTE — Le scelte opposte dei due allenatori sono figlie di una settimana in cui Walter Zenga finisce per confermare l'undici vittorioso con la Samp, mentre Eusebio Di Francesco cambia sei uomini rispetto alsuccesso di Champions con lo Shakhtar. Turnover largo, terreno di gioco non perfetto, vento che infastidisce: metti insieme questi tre fattori ed ecco che la Roma ci mette un po' a carburare. Ritmi bassi, giro palla lento, tanto che il primo portiere ad essere chiamato in causa è Alisson, con un'uscita bassa su Nalini. Il copione è scontato: pallino alla Roma, Crotone che gioca un primo tempo esclusivamente affidandosi alle ripartenze, perdendo peraltro per strada perso Nalini al 22' (out per infortunio, dentro Barberis a centrocampo e Stoian che avanza nel tridente). Il punto è che Dzeko e compagni faticano a trovare gli spazi giusti. Al 12' ci prova Nainggolan da fuori, dopo un doppio tentativo di El Shaarawy murato in area: pallone alto. I tiri in porta scarseggiano, tanto che la prima vera occasione per la Roma è targata...Capuano, che rischia l'autogol dopo un cross di Kolarov. E' qui che la squadra di Di Francesco alza i ritmi. Per la verità dopo aver rischiato - minuto 34 - per un tiro al volo di Stoian, dopo una copertura non precisa di Fazio. Al 37' va vicino al gol Gerson, che alza la conclusione di testa sul secondo palo dopo un cross di Nainggolan. E' il preludio al gol: minuto 39, Pellegrini va a prendersi palla ai 20 metri e innesca sulla sinistra Kolarov, cross teso del serbo, El Shaarawy in acrobazia fa il tap-in che manda avanti la Roma, al primo vero tiro nello specchio (se si eccettua una conclusione sbilenca dai 25 metri di Dzeko dopo un quarto d'ora). Poi, al 46', è lo stesso Kolarov che rischia - proprio come Capuano - un autogol clamoroso in fase di rinvio.

RITMI ALTI — Nel secondo tempo si riparte senza cambi e a ritmi più elevati, se è vero che dopo 55 secondi Mandragora effettua il primo tiro in porta del Crotone: sinistro di semplice lettura per Alisson. Al 4' finisce fuori per proteste il tecnico Zenga, inferocito dopo un contatto sospetto in ripartenza Jesus-Trotta: i due si strattonano, Banti decide a favore del romanista tra i fischi del pubblico di casa. Al 6' Dzeko spreca l'occasione del raddoppio: Nainggolan se ne va in dribbling sulla destra e serve il bosniaco che a botta sicura dall'altezza del dischetto si fa parare da Cordaz la conclusione con il destro. Al minuto 11 chance colossale per il Crotone: Fazio sbaglia il controllo, Trotta s'invola tutto solo davanti ad Alisson che riesce a respingere la conclusione, il pallone arriva a Stoian che sbaglia il tocco sotto mandando alto. La Roma scherza con il fuoco, due minuti dopo altro pallone perso in uscita, cross di esterno a rientrare di Ricci ed è bravo Peres, sul secondo palo, a salvare su Benali. La gara adesso è più viva, al 19' Nainggolan ci prova con il destro: centrale per Cordaz. Poi, al 20', Kolarov spaventa Croda con un destro (sì, destro) a giro che sfiora l'incrocio dei pali. Di Francesco inserisce Strootman per Pellegrini. Al 22' altra occasione Crotone: errore di Jesus, Ricci ne approfitta e serve Stoian che, leggermente defilato sulla sinistra, calcia debolmente con il destro. Ancora due cambi: Simy per Stoian nel Crotone, mentre Di Francesco sostituisce uno spento Gerson con Florenzi, schierato da esterno alto. Il match resta in equilibrio. A spezzarlo definitivamente è Nainggolan al 30': pallone controllato sulle trequarti e sinistro chirurgico su cui Cordaz non può nulla. Zenga dalla tribuna ordina una sostituzione che sa di punizione, fuori Barberis e dentro Crociata. Al 35' ancora Crotone vicino al gol: Alisson devia come può un tiro al volo di Ricci, prima Benali e poi Simy non riescono nel tap-in dentro l'area piccola, bloccati in entrambe le occasioni da Fazio. C'è ancora spazio, al 45', giusto per un salvataggio sulla linea di Faraoni su Under, che aveva chiuso con il sinistro un'azione di Florenzi. E infine al 47' per una parata di Cordaz sul destro di Florenzi innescato da Strootman.

Davide Stoppini

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Serie A, Benevento-Cagliari 1-2: rimonta dei sardi nel finale

Vantaggio dei padroni di casa con Brignola che colpisce anche una traversa.
Nel finale pareggia Pavoletti e Barella realizza il rigore della vittoria



Un’altra partita, l’ennesima, per fotografare il pazzo campionato del Benevento, ormai sempre più lontano dal traguardo della permanenza. Sino al 46’ della ripresa, la squadra di De Zerbi è meritatamente in vantaggio sul Cagliari – spettacolare esecuzione di Brignola in avvio di secondo tempo – e magari può ancora sperare nel miracolo di una rimonta verso la salvezza. Ma da lì sino al 52’ i giallorossi subiscono il clamoroso ribaltone dei sardi, usciti dal campo al coro di “ladri, ladri…”. Un colpo di testa di Pavoletti, come nella gara d’andata, porta il risultato sull’1-1; poi un rigore di Barella (con Manganiello che si avvale del Var, per un tocco di mano di Sandro, che però è in scivolata) consegna il successo alla formazione di Lopez, che si rilancia allontanandosi dalla zona-rischio. Ancor prima di subire il doppio colpo, il Benevento, nel primo tempo fermato dal palo (botta di Brignola), aveva sprecato più volte il raddoppio, con Venuti, Viola e Coda, in due azioni, con l’ex portiere Cragno – applaudito dai tifosi del Vigorito - decisivo in diverse occasioni.

LE SCELTE — De Zerbi può contare sul tandem di centrocampo più funzionale al suo progetto: tornano Sandro, dopo l’infortunio, e Viola, che ha scontato il turno di squalifica. Nel 4-2-3-1, confermato l’assetto difensivo e affidato a Coda il ruolo di terminale avanzato, tocca a Brignola, Guilherme e Djuricic tentare di ispirare la manovra d’attacco. Lopez dà ancora fiducia ai giocatori che avevano cominciato la gara contro la Lazio. In difesa Romagna vince il ballottaggio con Pisacane e Andreolli, Barella fa il play e Miangue presidia la fascia sinistra a centrocampo; lì davanti ci riprovano Han e Pavoletti, mentre Sau, pur avendo recuperato dopo il risentimento muscolare, comincia dalla panchina.

PARTITA A SCACCHI — Sotto la pioggia, ma con terreno comunque che regge bene, il Cagliari comincia con un atteggiamento abbastanza guardingo: è più un 5-3-2, visto che gli esterni Faragò e Miangue restano bloccati sulla linea arretrata. D’altra parte, tocca soprattutto al Benevento cercare di fare la partita. Dopo un tiro di Barella, deviato da Sandro, sono Djuricic e Viola a tentare la conclusione. Al 24’ dalla sinistra Coda serve in area Brignola, lesto, dopo lo stop, a sterzare per il tiro che, deviato da Castan, sbatte contro il palo alla destra di Cragno. La formazione sannita prende campo, anche se deve sempre stare attenta alle incursioni di Faragò e Ionita sulla destra, ora più rapidi nel sovrapporsi per dare supporto ad Han. I sardi pungono con un’incornata di Pavoletti, su lancio di Miangue. Ma i giallorossi alzano il ritmo e al 42’ fanno tremare Ceppitelli e compagni: su appoggio di Letizia, Djuricic si libera per il tiro, però è anticipato dal compagno Coda, che davanti a Cragno conclude oltre la traversa. Nel finale di tempo il Cagliari va bene in ripartenza: Han è chiuso, due volte, da tempestivi interventi di Sandro, sempre straordinario nel leggere con largo anticipo la giocata.

L’ALTALENA DEL GOL — Nella ripresa Enrico Brignola regala subito l’ennesima illusione per la pattuglia di De Zerbi. Passano appena 41 secondi e il ragazzino di Telese, ricevuta palla da Guilherme, poco fuori dall’area di sinistro colpisce di prima intenzione e infila Cragno con una botta sotto la traversa. Il Benevento potrebbe chiudere il match, però due volte al 6’ prima Venuti e poi Viola si vedono negare la gioia del gol da interventi determinanti di Cragno. L’arbitro Manganiello grazia prima Miangue e poi Castan (già ammonito, dovrebbe essere espulso), che meriterebbero il cartellino giallo. Il popolo giallorosso s’infiamma sugli spalti e contesta il direttore di gara. Anche Coda ha l’opportunità di mettere al sicuro il successo, ma prima alza la mira con un tiro in acrobazia e poi sfiora il palo con un diagonale. Lopez le tenta tutte, con un poker in attacco. E al 46’ il Cagliari agguanta l’1-1: su calcio d’angolo di Farias, Miangue allunga di testa e sul secondo palo Pavoletti incorna e firma un’altra beffa per il Benevento. Non bastasse il danno del pareggio, Sandro e compagni al 50’ affondano per un rigore, decretato dall’arbitro dopo l’intervento del Var: sul cross di Barella, proprio Sandro, in intervento in scivolata, tocca con il braccio sinistro. Dal dischetto, Barella non perdona e realizza la rete della vittoria che vale per i rossoblù un balzo fondamentale in classifica nella corsa verso la salvezza.

Giuseppe Calvi

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Verona-Atalanta 0-5: Ilicic e Gomez da applausi

Show bergamasco al Bentegodi. La squadra di Gasperini domina una gara incredibile, segnando 5 gol.
Una vittoria importante per l'obiettivo Europa. La strada dell'Hellas è sempre più buia



Una splendida, travolgente, incontenibile Atalanta salta il tenero ostacolo rappresentato dal Verona e raggiunge la Sampdoria, fermata dall’Inter all’ora di pranzo: 5 gol, 3 di Ilicic. I nerazzurri continuano la corsa verso l’Europa, senza se e senza ma. Troppa, quasi imbarazzante, la differenza di valori tra le due squadre.

DOMINIO ASSOLUTO — La banda Gasp fa capire che pomeriggio sarà e sblocca la partita già al 2’ con Cristante, che raccoglie un orrendo rinvio di Matos e batte Nicolas con un gran destro. È un inizio da incubo per il Verona (ma il resto non sarà meglio…), che nei primi 10 minuti non tocca praticamente il pallone, assistendo docile e già rassegnato al torello dell’Atalanta. La goleada è nell’aria: al 7’ Petagna sciupa un bella invenzione di Castagne, schierato al posto di Hateboer. Ilic, che dopo 20 minuti va a fare il trequartista nel 3-4-1-2, è incontenibile, e sta per cominciare il suo show. L’Hellas è sotto choc, ma al 23’ potrebbe addirittura pareggiare: travolgente azione di Verde sulla destra, cross al centro, Berisha esce male e Matos colpisce la traversa. Ma è un episodio, l’Atalanta riprende a macinare gioco schiacciando il Verona nella sua metà campo. Al 41’ splendido no look di Masiello per Gomez che segna. Di Bello convalida, poi si consulta col Var Fabbri. Si torna indietro: gol annullato per un fuorigioco millimetrico del Papu. Peccato per Masiello. Ma per il 2-0 è solo questione di tempo. Ancora protagonista Fabbri che fa cambiare idea a Di Bello: c’è una trattenuta di Fares su Petagna. Rigore a scoppio ritardato: il travolgente Ilicic non sbaglia.

SENZA STORIA — Il secondo tempo non ha storia. Partita subito chiusa: Petagna da sinistra per il solito Ilicic, che si porta avanti il pallone, concludendo sotto la traversa. Poi il 4-0: sponda di Gomez ancora per lo scatenato sloveno che, cadendo, trova un tiro incredibile. Poi il 5-0: bolide di Petagna, Nicolas fa un altro miracolo e respinge come può. Arriva Gomez che appoggia a porta vuota. E per il Verona, finalmente, si chiude una partita che non sarà facile dimenticare.

Guglielmo Longhi

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Serie A, Milan-Chievo 3-2. André Silva fa esultare Gattuso

I rossoneri vanno in vantaggio con Calhanoglu, subiscono la rimonta di Stepinksi e Inglese.
Nel secondo tempo Cutrone e il portoghese stendono gli uomini di Maran. Sorrentino para un rigore a Kessie



Vincenzo Nibali, tifoso rossonero invocato nel pre-partita, ha ispirato il Milan. Gattuso ha battuto il Chievo con uno scatto a una decina di minuti dalla fine e un brivido finale. Dopo un sabato tra polemiche e dualismo Kalinic-Cutrone, ha deciso André Silva, l’attaccante meno atteso. Era successo anche sette giorni fa a Genova, nemmeno troppo lontano da Sanremo. Milan-Chievo è finita 3-2, con una curiosa sequenza gol: subito Calhanoglu, poi Stepinski-Inglese per il 2-1 di Maran, nel secondo tempo Cutrone e Silva. Kessie, per non far mancare nulla a San Siro, si è fatto parare da Sorrentino un rigore oltre il 90’. Cambia poco: il risultato, se non si fosse capito, vuol dire tantissimo per corsa all’Europa e zona retrocessione. Il Milan va a +6 sulla Samp, torna a -5 dall’Inter e non perde punti nemmeno dalla Roma, che ha vinto a Crotone: il sogno-Champions è vivo. Il Chievo invece non si stacca dalla Spal complica la sua situazione: ha perso 10 delle ultime 12.

IL MOMENTO CHIEVO — Gattuso ha tratti da indovino. Ieri ha spiegato che Calhanoglu, per lui, è importante per i calci piazzati e dopo 24 ore Hakan lo ha ricompensato calciando alla grande l’angolo del 3-2. Il vero mago però è chi ha profetizzato una rimonta dei gialli dopo 30 minuti: fornisca adeguate prove e sarà ricompensato (con un applauso sincero, almeno). Il Milan nei primi 20 minuti ha segnato l’1-0 con Calhanoglu e controllato la partita con facilità esagerata. Il Chievo al 30’ sembrava una squadra sull’orlo di una crisi di motivazioni: stanca, vagamente svogliata, intristita. Chi si è alzato dal divano per andare a fare una telefonata, è tornato dopo cinque minuti con il Chievo avanti 2-1: dal nulla, gol di Stepinski e fulmine all’incrocio di Calhanoglu. L’1-1 è nato da un lancio destra-sinistra di Radovanovic che Borini ha letto malissimo. Giaccherini lo ha visto entrare a vuoto, ha controllato alla grande e in qualche modo ha crossato. La deviazione di Bonucci ha liberato Stepinski, praticamente a porta vuota. Il 2-1, due minuti dopo, ha similitudini: un’altra deviazione, nata da un contrasto Stepinski-Zapata, ha mandato il pallone in zona Inglese. Borini ha scelto di stringere verso il centro lasciandogli spazio per calciare, Inglese ha ringraziato e l’ha messa all’incrocio di collo.

ANCORA ANDRÉ — Il Milan ha vissuto dieci minuti vagamente anestetizzato dalla botta – fatturato prima dell’intervallo: un tiro di Calhanoglu e un classico sinistro a giro di Suso – ma nel secondo tempo ha avuto l’atteggiamento della grande squadra. Non per caso, Cutrone dopo 7 minuti ha pareggiato con gentile permesso della Var. Borini ha crossato da destra e, sulla respinta della difesa, Biglia ha calciato da fuori. Patrick, in sospetto fuorigioco, è arrivato per primo sulla respinta di Sorrentino e ha fatto 2-2. Mariani prima ha annullato, poi ha chiesto l’aiuto dal camioncino e ha avuto la risposta giusta: Jaroszynski teneva in gioco l’attaccante col 63. L’esultanza sfrenata di Patrick e di San Siro, sempre più in simbiosi col suo ventenne preferito, ha aperto lunghi minuti di assedio. Due sinistri con l’effetto di Suso – lo conoscono tutti, continua a essere quasi immarcabile – hanno portato a due brividi: sul primo Cutrone ha deviato alto, mentre il secondo è caduto in zona secondo palo. Il Chievo, intanto, è rimasto tutto in difesa. Gattuso allora ha fatto entrare André Silva per Borini e si è sistemato con la difesa a tre, almeno in fase di possesso. Suso ha prodotto altri due cross (col destro!), uno più bello dell’altro, per André Silva e Calhanoglu, che non hanno trovato la porta per questione di centimetri. Ma il gol, come si dice, era maturo.

IL CERCHIO — Silva lo ha segnato sfruttando uno strano rimpallo, questa volta favorevole al Milan. Ha messo in porta da pochi metri ed è andato a esultare, forse pensando che la vita è strana. Due settimane fa era un caso perso, il terzo attaccante del Milan, un ragazzo in difficoltà. Oggi è l’uomo del destino: ha segnato due gol che valgono quattro punti (e nel frattempo Kalinic si è complicato la vita da solo). André, improvvisamente, è quasi un titolare. Chi avesse dubbi sull’unità del Milan, invece, può guardare la scena finale: giocatori in cerchio a metà campo con Gattuso che parla, parla, forse ringrazia, forse invita tutti ad andare sotto la curva. Juve-Milan, dopo la sosta, sarà una gran partita.

Luca Bianchin

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Torino-Fiorentina 1-2: Thereau, rigore decisivo al 94'

Apre Veretout, pari di Belotti, ma in pieno recupero l'ex Udinese
condanna la squadra di Mazzarri al quarto k.o. consecutivo




Una sconfitta targata Var, costretta a "soccorrere" l’arbitro Gavillucci tre volte, ma il Toro deve rimproverare anzitutto se stesso per la quarta sconfitta consecutiva. La Fiorentina ha preso e ringraziato: ha sbagliato una volta (con Veretout dal dischetto), non la seconda, quando ha potuto calciare un secondo rigore, stavolta trasformato da Thereau in extremis, per annullare l’1-1 che la squadra di casa aveva trovato con ispirazione su punizione di Ljajic, perfezionata da Belotti. Con questi tre punti la Viola è a -3 dal settimo posto che può valere l’Europa League. Un traguardo che il Torino sempre più in crisi vede ormai sfumato.

LE SCELTE — Mazzarri aveva perso in extremis Baselli (attacco influenzale nella notte), ma non rinunciato al 4-3-3: dentro Valdifiori, alla prima da titolare con il tecnico, e Rincon a fare l’interno assieme ad Acquah. Davanti, confermato l’impiego di Berenguer sulla fascia sinistra al posto di Niang e in difesa fiducia a Moretti, nonostante il recupero di Burdisso, tornato dopo la squalifica. Nessuna sorpresa nella Fiorentina: gli stessi undici che avevano battuto il Benevento, con Milenkovic preferito a Laurini e Saponara ancora titolare da trequartista, con Chiesa a galleggiare al fianco di Simeone, anche lui spesso allargato sulla fascia opposta.

PRIMO TEMPO — I primi 45’ erano stati targati Fiorentina e Var. Var, soprattutto: intervenuta per due volte a sconfessare le decisioni o non decisioni di Gavillucci. La prima volta dopo 7’: l’arbitro di Latina aveva concesso rigore per un intervento in scivolata di Moretti su Simeone, che era caduto ma inciampando senza che il difensore del Toro dovesse essere punito. Quasi 2’ per rivedere azione e decisione (penalty revocato), prima di essere "richiamato" una seconda volta a distanza di un paio di minuti dal Var Chiffi: un’azione viola Saponara-Chiesa-Benassi si era conclusa con un tiro alto di Biraghi, decifrato con attenzione solo a distanza di un minuto. A Gavillucci era sfuggito un tocco di mano di De Silvestri, solo successivamente punito con il rigore. A quel punto è stato Sirigu a salvare il Toro, respingendo (dopo suggerimento di Nkoulou) il tiro dal dischetto di Veretout. E salvare è il verbo più giusto perché fin lì, e anche dopo, era stata e sarebbe stata la Fiorentina a dominare: ispirata con continuità da Saponara in versione "vecchi tempi" (trequartista puro e ispirato), pur senza creare nitide occasioni da gol. Bilancio identico per il Toro, che si era barcamenato con poche idee e poca aggressività, a ritmo bassissimo, con centrocampo e attacco slegatissimi: Iago isolato, Berenguer inconcludente, Belotti costretto a lottare da solo, finendo inevitabilmente nella morsa di Pezzella. Unico brivido - si fa per dire - per Sportiello un colpo di testa di Nkoulou, mentre Sirigu nel finale di tempo ha dovuto disinnescare un tiro centrale di Chiesa.

SECONDO TEMPO — Ad inizio ripresa Mazzarri ha cercato di cambiare il Torino con l’inserimento di Barreca e Niang, ma proprio subito dopo l’ingresso del senegalese la partita è diventata una salita ripidissima per un clamoroso errore in uscita di Acquah, che ha lanciato Veretout solo davanti a Sirigu, per l’1-0. Con più di mezzora a disposizione per rimediare, il Toro ha faticato molto a mettere con le spalle al muro la Fiorentina, che anzi è riuscita più volte a rendersi insidiosa con ripartenze però chiuse sempre male. È servito un lampo di Ljajic - che Mazzarri aveva inserito per un 4-2-4 della disperazione, con il serbo libero di muoversi alle spalle delle tre punte - per ridare speranza al Toro: una punizione scucchiaiata per il taglio di Belotti, perso da Thereau, e su schema consolidato il Gallo ha trovato l’1-1 e il suo 50° gol in Serie A. Ma lì il Toro è caduto ancora: incapace di trovare il colpo del k.o. ma anche l’equilibrio per non subire un’incursione sulla sinistra di Biraghi, il cui cross è stato toccato con la mano da Ansaldi. Anche stavolta Gavillucci ha avuto bisogno dell’aiuto della Var, prima di fischiare il rigore trasformato da Thereau. Che si è fatto perdonare e ha consegnato il Toro ai fischi dei suoi tifosi.

Andrea Elefante

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Lazio-Bologna 1-1, Leiva risponde a Verdi.
Ma la frenata Champions è evidente

I biancocelesti raddrizzano una partita che si era messa in salita ma subiscono
il sorpasso in classifica da parte dei nerazzurri che devono ancora recuperare il derby



Un Napoli "modello Juve" ha vinto contro il Genoa con il minimo sforzo e grazie ad un difensore, Albiol, su azione d'angolo. Il modo forse più giusto per avvicinare i bianconeri, adesso avanti sole due lunghezze. Non è stato un successo facile ma è stata una vittoria meritata quella degli azzurri, grazie ad una ripresa giocata su ritmi alti diventanti insostenibili per gli ospiti, che comunque sono usciti dal San Paolo a testa alta.

PARTITA BLOCCATA — Sarri, accolto da uno striscione e dai cori della Curva B, per accorciare le distanze dalla vetta si è affidato ai titolarissimi (ma al 20' ha perso Hamsik per un problema ad un polpaccio), Ballardini ha scelto Lazovic invece del geometra Rigoni in mediana per avere più corsa. Partita condizionata dal campo pesante e dalle condizioni climatiche di certo non primaverili. Alto il pressing in avvio degli ospiti con Hiljemark bravo a supportare Laxalt sulla sinistra per evitare le percussioni di Allan e Lazovic pericoloso all'undicesimo in contropiede (destro sull'esterno della rete) dopo un bel dribbling su Koulibaly. Napoli talvolta lezioso nel palleggio, specie con Koulibaly, ma abile a recuperare palla nella trequartista avversaria per armare il piede di Mertens (fuori di un soffio il suo tiro a giro al 15') o Insigne. Spesso il belga si è abbassato per innescare i compagni ma ha trovato in Bertolacci un argine che ha costretto gli azzurri a preferire il tiro da fuori alle imbucate. Genoa comunque ad un centimetro dal gol con Spolli su azione d'angolo, stacco imperioso e palla a lato. Certo, anche il gol fallito da Allan - in pratica un rigore in movimento - ed il palo di testa di Insigne (incredibile ma vero), su corner di Callejon, hanno fatto sobbalzare il pubblico del San Palo, che nel primo tempo ha assistito ad una partita tatticamente molto bloccata.

INCORNATA — Nella ripresa Napoli d'assalto e di qualità con Jorginho chiamato a cercare pertugi nella munita difesa genoana. Il pertugio giusto l'ha trovato Mertens per battere a rete al 6': palo interno per la disperazione del belga, molto ispirato, che stava già esultando. Genoa comunque pronto a ripartire sugli esterni anche se Pandev è apparso poco lucido al momento della stoccata. Ballardini però ha scelto di togliere prima Lazovic per inserire Taarabt (subito "intrigante" in contropiede) passando ad un 3-4-3 "sporco". Certo, si è giocato praticamente in una metà del campo, quella ospite. Così è arrivato, di testa da calcio d'angolo, al 27' il gol di Albiol che ha deciso la partita. Genoa chiamato a reagire e bravo comunque a non lasciarsi andare allo scoramento e a rimanere attaccato alla partita complice pure l'ingresso di Giuseppe Rossi. Insigne ha "rischiato" di chiudere la contesa in anticipo (salvataggio di Biraschi sulla linea a Perin battuto) ma fino al triplice fischio il Napoli non ha mai rischiato.

Gianluca Monti

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Fatto un poco di confusione....
Riposto l'articolo.
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Napoli-Genoa 1-0: decide Albiol, Sarri a meno 2 dalla Juventus

Al 73' il gol dello spagnolo da corner risolve una partita
più complicata del previsto ma sostanzialmente dominata dagli azzurri.
Pali per Insigne e Mertens



Un Napoli "modello Juve" ha vinto contro il Genoa con il minimo sforzo e grazie ad un difensore, Albiol, su azione d'angolo. Il modo forse più giusto per avvicinare i bianconeri, adesso avanti sole due lunghezze. Non è stato un successo facile ma è stata una vittoria meritata quella degli azzurri, grazie ad una ripresa giocata su ritmi alti diventanti insostenibili per gli ospiti, che comunque sono usciti dal San Paolo a testa alta.

PARTITA BLOCCATA — Sarri, accolto da uno striscione e dai cori della Curva B, per accorciare le distanze dalla vetta si è affidato ai titolarissimi (ma al 20' ha perso Hamsik per un problema ad un polpaccio), Ballardini ha scelto Lazovic invece del geometra Rigoni in mediana per avere più corsa. Partita condizionata dal campo pesante e dalle condizioni climatiche di certo non primaverili. Alto il pressing in avvio degli ospiti con Hiljemark bravo a supportare Laxalt sulla sinistra per evitare le percussioni di Allan e Lazovic pericoloso all'undicesimo in contropiede (destro sull'esterno della rete) dopo un bel dribbling su Koulibaly. Napoli talvolta lezioso nel palleggio, specie con Koulibaly, ma abile a recuperare palla nella trequartista avversaria per armare il piede di Mertens (fuori di un soffio il suo tiro a giro al 15') o Insigne. Spesso il belga si è abbassato per innescare i compagni ma ha trovato in Bertolacci un argine che ha costretto gli azzurri a preferire il tiro da fuori alle imbucate. Genoa comunque ad un centimetro dal gol con Spolli su azione d'angolo, stacco imperioso e palla a lato. Certo, anche il gol fallito da Allan - in pratica un rigore in movimento - ed il palo di testa di Insigne (incredibile ma vero), su corner di Callejon, hanno fatto sobbalzare il pubblico del San Palo, che nel primo tempo ha assistito ad una partita tatticamente molto bloccata.

INCORNATA — Nella ripresa Napoli d'assalto e di qualità con Jorginho chiamato a cercare pertugi nella munita difesa genoana. Il pertugio giusto l'ha trovato Mertens per battere a rete al 6': palo interno per la disperazione del belga, molto ispirato, che stava già esultando. Genoa comunque pronto a ripartire sugli esterni anche se Pandev è apparso poco lucido al momento della stoccata. Ballardini però ha scelto di togliere prima Lazovic per inserire Taarabt (subito "intrigante" in contropiede) passando ad un 3-4-3 "sporco". Certo, si è giocato praticamente in una metà del campo, quella ospite. Così è arrivato, di testa da calcio d'angolo, al 27' il gol di Albiol che ha deciso la partita. Genoa chiamato a reagire e bravo comunque a non lasciarsi andare allo scoramento e a rimanere attaccato alla partita complice pure l'ingresso di Giuseppe Rossi. Insigne ha "rischiato" di chiudere la contesa in anticipo (salvataggio di Biraschi sulla linea a Perin battuto) ma fino al triplice fischio il Napoli non ha mai rischiato.

Gianluca Monti

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Lazio-Bologna 1-1, Leiva risponde a Verdi.
Ma la frenata Champions è evidente

I biancocelesti raddrizzano una partita che si era messa in salita ma subiscono
il sorpasso in classifica da parte dei nerazzurri che devono ancora recuperare il derby



Non riesce alla Lazio il controsorpasso sull’Inter e così, con il pareggio interno col Bologna, scende dal treno Champions: due punti nelle ultime tre partite e otto nelle ultime otto sono numeri impietosi per i biancocelesti. Insiste la squadra di Inzaghi nell’inseguimento alla vittoria, ma trova un avversario guardingo e lucido. Anzi, gli emiliani con Verdi sbloccano subito la gara, poi pareggiata da Leiva. E all’Olimpico interrompono una serie di quattro sconfitte esterne di fila. Mentre la Lazio non riesce a bissare il successo di Europa League con la Dinamo Kiev. Nel pomeriggio, sit-in di circa 880 tifosi biancocelesti (entrati in Curva Nord 15 minuti dopo il via della gara) sotto la sede della Figc per protesta contro la Var e i rigori non concessi.

A VERDI RISPONDE LEIVA — Non solo Lulic. Inzaghi deve lasciare in infermeria anche Radu. Entra Wallace nella retroguardia per coprire la fascia destra. Si rivede Marusic, spostato però sulla corsia sinistra, mentre sulla destra viene arretrato Felipe Anderson. Luis Alberto confermato da interno nella scia della prova con la Dinamo Kiev. La novità più rilevante nell’assetto a trazione anteriore adottato da Inzaghi è il ritorno di Nani da titolare dopo sette giornate: il portoghese agisce a ridosso di Immobile. Rispetto alla formazione che ha perso con l’Atalanta Donadoni effettua un ritocco per reparto. In difesa, spazio a Gonzalez; in mediana, c’è Torosidis; in avanti, torna Palacio dopo quattro gare. Il Bologna scuote subito la partita. Al 3’ la botta di Dzemaili sorprende Strakosha che riesce a respingere ma non può nulla sull’accorrente Verdi pronto a segnare. La Lazio avvia la rincorsa macinando gioco. Parolo e Nani tentano il colpo dalla distanza. Al 16’ ci pensa Leiva a riequilibrare il punteggio. Secondo gol di fila (primo in A) dopo quello di giovedì a Kiev per il brasiliano, innescato da Luis Alberto: in area, controllo di sinistro e tocco vincente di destro. Inzaghi fa tornare Marusic a destra e sposta Anderson sull’altra fascia. La Lazio insiste a caccia del secondo gol. Bologna attento in copertura ma anche lesto nelle ripartenze, programmate per arrivare in profondità. Corsie bloccate, biancocelesti in difficoltà a far fluire il gioco. Al 39’ si apre un varco, ne approfitta Luis Alberto per lanciare Immobile che però non aggancia. Sull’altro fronte, Wallace sventa un inserimento di Donsah.

LA RIPRESA — Dopo l’intervallo Inzaghi sostituisce Wallace con Bastos e Nani con Lukaku, che va sulla sinistra della mediana con Anderson sulla trequarti. Lazio all’assalto. Bologna blindato. Al 14’ Donadoni fa uscire De Maio per Mbaye, che si rende subito utile servendo un buon pallone in area per Donsah, ribattuto da Luiz Felipe. Proteste laziali per un intervento in area di Donsah su Felipe Anderson. Che si rende pericoloso di frequente con le sue progressioni: al 31’ botta sul fondo. Donadoni rafforza la difesa con Romagnoli al posto di Torosidis. Inzaghi tenta la soluzione Caicedo che rileva Anderson. Ci prova da fuori area Luis Alberto ma non inquadra la porta. Ultimo cambio nel Bologna: Krejci per Masina. Sino all’ultimo Immobile è una mina vagante in area, ma l’ultima chance per i tre punti capita al Bologna con Verdi che impensierisce Strakosha.

Nicola Berardino

Fonte: Gazzetta dello Sport
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SERIE A 2017/2018 29ª Giornata (10ª di Ritorno)

17/03/2018
Udinese - Sassuolo 1-2
Spal - Juventus 0-0
18/03/2018
Sampdoria - Inter 0-5
Benevento - Cagliari 1-2
Crotone - Roma 0-2
Hellas Verona - Atalanta 0-5
Milan - Chievo 3-2
Torino - Fiorentina 1-2
Lazio - Bologna 1-1
Napoli - Genoa 1-0

Classifica
1) Juventus punti 75;
2) Napoli punti 73;
3) Roma punti 59;
4) Inter(*) punti 55;
5) Lazio punti 54;
6) Milan(*) punti 50;
7) Atalanta(*) e Sampdoria(*) punti 44;
9) Fiorentina(*) punti 41;
10) Torino(*) punti 36;
11) Bologna punti 34;
12) Udinese(*) punti 33;
13) Genoa(*) punti 30;
14) Cagliari(*) punti 29;
15) Sassuolo(*) punti 27;
16) Spal e Chievo(*) punti 25;
18) Crotone(*) punti 24;
19) Hellas Verona(*) punti 22;
20) Benevento(*) punti 10.

(*) Atalanta, Benevento, Cagliari, Chievo, Crotone, Hellas Verona, Inter, Fiorentina, Genoa, Milan, Sampdoria, Sassuolo, Torino e Udinese una partita in meno.

(gazzetta.it)
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Bologna-Roma 1-1, Dzeko risponde a Pulgar.
Che esordio per Santurro!

Il bosniaco agguanta il pari a un quarto d'ora dalla fine.
Il terzo portiere degli emiliani, alla prima in Serie A, para tutto ma è impreciso sulla rete giallorossa



In attesa del blaugrana c'è il rossoblù a rendere amara la partita della Roma, che contro il Bologna non va oltre l'1-1, concedendo possibilità di rimonta alle inseguitrici Inter e Lazio in ottica qualificazione Champions. Non è certamente il miglior antipasto possibile in vista della gara di mercoledì a Barcellona, se è vero che ci vuole un gol di Dzeko per ristabilire la parità dopo il vantaggio firmato Pulgar nel primo tempo. E, peggio ancora, Di Francesco rischia di perdere per il Camp Nou anche Nainggolan, uscito dopo neppure 17 minuti per un risentimento muscolare alla coscia destra.

BOLOGNA AVANTI — Nel primo tempo la Roma parte con le migliori intenzioni e tra il 6' e il 7' potrebbe passare in vantaggio già in due occasioni. La prima al 6', con Schick ben imbeccato da Nainggolan: sinistro del ceco e Santurro - il terzo portiere del Bologna all'esordio assoluto - devia in angolo. Ancora meglio, l'estremo difensore di Donadoni, qualche secondo più tardi: minuto 7, angolo di Kolarov e De Rossi stacca di testa a botta sicura, ma l'estremo difensore è bravo a deviare. Il copione del match è chiaro: Roma nella metà campo del Bologna, che prova a sfruttare le ripartenze. È così che l'ha pensata Donadoni, la scelta di Di Francesco junior al posto di Destro va proprio in questa direzione. Al 17' il momento che cambia la faccia al primo tempo: Nainggolan è costretto a uscire per un problema muscolare (dentro Gerson), la peggior notizia possibile per la Roma anche in ottica Barcellona.

ELETTROSHOCk — Lo stop ha l'effetto di un elettroshock sui giallorossi, così il Bologna ne approfitta: al 18' Donsah spedisce alto di testa da buona posizione, nello stesso minuto i rossoblù passano con una conclusione precisa di Pulgar dai 20 metri, con i giocatori della Roma che protestano con Irrati per un fallo di mano di Poli nel batti e ribatti precedente al tiro. Kolarov e compagni provano a reagire: al 21' Santurro esce male su un cross di De Rossi, ma Schick devia fuori di testa. Al 29' Perotti si conquista un angolo, Schick stavolta è bravo ad allungare la traiettoria di testa su cross di Kolarov, ma sul secondo palo è clamoroso il legno a porta vuota colpito a pochi centimetri dalla linea di Strootman. Il Bologna si chiude bene, per la squadra di Di Francesco non è semplice trovare i varchi giusti. Al 39' Schick reclama un rigore per un contatto con Helander, ma Irrati lascia giocare. Al 40' l'occasione è tutta per il Bologna: Palacio lanciato tutto solo verso Alisson sbaglia l'ultimo controllo e favorisce l'uscita del brasiliano. Prova a far meglio Schick dall'altra parte: al 42' viene servito da Gerson ma la conclusione con il sinistro è morbida per Santurro.

CAMBIO TATTICO — Nella ripresa Di Francesco prova a spostare le pedina: Gerson va alto a destra e Perotti diventa trequartista per un 4-2-3-1. La mossa di fatto non produce nulla, se non uno sterile predominio territoriale. E così al 16' Di Francesco prova nuovamente a rivoluzionare la squadra: fuori uno spento El Shaarawy, dentro Dzeko, Perotti torna a sinistra e Schick si piazza vicino al bosniaco. Al 17' Gerson si fa anticipare da De Maio nella girata sotto porta, al 24' Strootman strozza la conclusione di sinistro dopo l'assistenza di Dzeko. Nel Bologna esce Di Francesco, nella Roma entra Defrel. Minuto 31, arriva il pareggio giallorosso: Perotti si impossessa di un pallone sulla trequarti, scambia con Kolarov, conquista il fondo e serve un pallone che Dzeko, in anticipo su Helander sul primo palo, devia in gol. La Roma va in forcing, il pubblico si infuria per il cambio allo scadere deciso da Donadoni (fuori Verdi), al 46' Defrel si fa deviare in angolo la conclusione dopo un'uscita errata di Santurro, poi al 48' Perotti allarga troppo la conclusione con il destro, proprio sul fischio finale il portiere del Bologna è bravo a intercettare un cross basso di Kolarov. Non c'è più tempo, il pareggio fa più male alla Roma che a Donadoni.

Davide Stoppini

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Atalanta-Udinese 2-0: Petagna e Masiello in gol

Nel giorno di Mondonico fondamentale successo degli uomini di Gasperini in casa contro i friuliani.
Anche senza Ilicic l’attacco funziona, l’Europa è più vicina. Per Oddo sesta sconfitta consecutiva



L’Atalanta esorcizza il fantasma Udinese e continua a credere nell’Europa. Da 9 scontri diretti i nerazzurri non battevano i friulani, ma all’Atleti Azzurri d’Italia la squadra di Gasperini domina in lungo e in largo, confermando il pessimo periodo di forma della banda Oddo (6 sconfitte di fila). Decidono le reti di Petagna e Masiello, a legittimare una supremazia parsa netta nel corso di tutti i 90’.

CIAO MONDO — Attimi di commozione prima del fischio d’inizio per l’ultimo saluto dell’Atleti Azzurri d’Italia a Emiliano Mondonico, venuto a mancare in settimana a 71 anni per un male incurabile. Giocatore prima e allenatore poi dell’Atalanta, amato per la sua semplicità e umanità: tanti gli striscioni per lui in tribuna, toccante il minuto di silenzio, seguito a ruota dal coro della curva. Ciao Mondo.

LA PARTITA — Qualche assenza da una parte e dall’altra. Ilicic è bloccato da una botta al ginocchio rimediata con la nazionale slovena, Gasperini si affida così nell’undici nerazzurro a Petagna in attacco, con Cristante trequartista con licenza di allargarsi a destra e De Roon a centrocampo, mentre a sinistra c’è Gosens per l’indisponibile Spinazzola. Caldara, tormentato dal mal di schiena, va solo in panchina, così come Berisha, che lascia la difesa dei pali a Gollini per logiche di turnover. Tra i friulani Barak squalificato, Behrami e Fofana infortunati. Oddo ha problemi in mediana, dove fa partire dal 1’ lo svedese Ingelsson, appena 81’ in Serie A e una sola gara dall’inizio, curiosamente proprio all’andata contro l’Atalanta. Il centrocampo bianconero, a cinque, è composto così da tutti Under 25. Il primo squillo al 3’ è però dei padroni di casa: destro a giro di Gomez smanacciato da Bizzarri. Il Papu è in palla e all’11’ scatta sulla spizzata di Cristante, costringendo ancora il portiere argentino all’intervento su di un pallonetto velenoso. La pressione dell’Atalanta si fa sentire, l’Udinese fatica a uscire dal guscio, anche perché Perica viene regolarmente “mangiato” dalla retroguardia nerazzurra. L’occasione d’oro capita, dopo un rimpallo, sul destro di Petagna al 29’, ma il centravanti tutto solo calcia centrale e Bizzarri con un po’ di fortuna si salva. Al 40’ si sporca i guanti finalmente anche Gollini, che sventa in tuffo un raro lampo di Perica. L’Atalanta continua a spingere anche nella ripresa, anche se al 16’ ci vuole un super Gollini per dire di no a Danilo su azione d’angolo. Al 23’ però i nerazzurri passano: Gomez sfonda a destra e pennella per Petagna, che salta in testa a Nuytinck e sblocca la gara. Subito Cristante sfiora il raddoppio. Oddo tenta così di correre ai ripari inserendo Maxi Lopez e passando alla difesa a quattro, ma una manciata di secondi dopo Masiello chiude il conto in mischia. L’Udinese molla il colpo e ci vuole un super Bizzarri per evitare il tracollo nel finale.

Marco Guidi

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Serie A, Cagliari-Torino 0-4.
Iago, Ljajic, Ansaldi e Obi fanno gioire Mazzarri

Dopo un primo tempo complicato, entra il serbo e arrivano i gol:
prima Iago Falque, poi lo stesso n° 10 chiudono la partita.
Ansaldi firma il tris, poi la Var convalida il gol di Obi nel finale



Risorgimento Torino. In fondo a un secondo tempo da circoletto rosso, Iago Falque, Ljajic, Ansaldi e Obi danno un calcio alla crisi: i gol dello spagnolo, del serbo, dell’argentino e del nigeriano travolgono il Cagliari e interrompono la serie nera di 4 k.o. di fila. Un Toro trasformato dall’ingresso in campo di Ljajic (meglio il 3-4-1-2 del 3-5-2 iniziale) al cospetto di una squadra, quella di Lopez, sorpresa dal cambio di passo granata dopo un primo tempo al di sotto delle aspettative.

CHE INTENSITÀ — Lutto al braccio per i granata e minuto di raccoglimento alla Sardegna Arena nel ricordo di Emiliano Mondonico. In avvio di gara Cagliari e Toro pareggiano nel conto delle occasioni sprecate: al 7' Baselli, servito da Rincon, calcia fuori di sinistro da pochi passi (nel prosieguo dell’azione annullato il tap in vincente di Belotti per fuorigioco dello stesso attaccante), mentre 2' dopo Deiola a porta vuota spara in tribuna tra lo sconcerto dei tifosi. Partita molto accesa, al 28' Baselli perde palla e Faragò sbaglia la mira nel tentativo di inquadrare la porta dal margine destro. L’occasionissima per i rossoblù si materializza al 30', quando Padoin (imbeccato da Ceppitelli con un bel filtrante) controlla il pallone e tira colpo sicuro ma nella circostanza è provvidenziale la deviazione di Sirigu sul palo esterno. E’ costante l’iniziativa sarda. E al 40’ l’ottimo Faragò in percussione serve Pavoletti che lascia partire però un destro alto sopra la traversa. Finale col brivido per un contatto in area Burdisso-Castan, ma La Penna dopo aver chiesto il "silent check" certifica la regolarità dell'intervento del difensore argentino sul brasiliano. Finisce senza acuti un primo tempo con un tasso generale di qualità non eccelso e contraddistinto da diversi errori da una parte e dall’altra.

POKER TRAVOLGENTE — Nella ripresa Mazzarri sostituisce N'Koulou per Bonifazi, all’esordio in campionato, e il Toro si sblocca avanzando il proprio baricentro. Due occasioni in successione prima con Ansaldi e Belotti (prontissimo Cragno) e poi con Burdisso di testa su angolo di Baselli. La risposta del Cagliari non si fa attendere: è Sau all'8' ad impegnare ancora Sirigu in tuffo. Alla Sardegna Arena, nel frattempo, in coincidenza con l'ingresso in campo di Ljajic, si scatena un violento nubifragio. E l'effetto sui giocatori granata è dirompente: letteralmente rivitalizzati, i granati passano in vantaggio al 16' con Iago Falque che riprende un pallone scagliato sul palo da Belotti e lo deposita in rete, quindi 4' dopo Ljajic, l’uomo della svolta, dà un calcio alla crisi e uno al pallone spedendolo sul palo più lontano su assist di Iago Falque. È proprio un altro Torino, libero da freni psicologici. Il tris al 34' di Ansaldi, azione personale e tiro di destro finale, ne è la conseguenza inevitabile. C’è anche il tempo per il poker di Obi che segna a porta vuota al 43' su passaggio di Belotti, gol inizialmente annullato per presunto fuorigioco del centrocampista ma poi "restituito" al Toro da La Penna dopo aver consultato la Var. Un trionfo.

Alessio D’Urso

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Serie A, Fiorentina-Crotone 2-0:
Simeone e Chiesa fanno volare la Viola

I toscani mettono le ali grazie alle reti del Cholito e dell'azzurro.
Quarto successo consecutivo per Pioli, che adesso "vede" l'Europa



Quarta vittoria consecutiva per la squadra di Pioli che prosegue nel momento positivo e continua a tenere accesa una piccola fiammella per la corsa all'Europa. Cade il Crotone di Zenga, che dovrà cercare altrove i punti salvezza. I calabresi hanno creato troppo poco davanti per uscire con dei punti dal Franchi. Fiorentina in emergenza totale e scelte obbligate per Pioli. Maxi Olivera, Cristoforo ed Eysseric sostituiscono Biraghi, Badelj e Benassi. Nel Crotone Stoian e Ricci ai lati di Trotta con Mandragora regista di centrocampo.

ACUTO CHOLITO — Terzo minuto e Fiorentina già in vantaggio. Eysseric calcia forte al volo dal limite, Cordaz respinge proprio sui piedi di Simeone, che la mette dentro senza problemi. Il Crotone alza l'intensità: Ricci e Mandragora vengono ammoniti, poi è Benali a mangiarsi il gol del pareggio con un tiro a giro da pochi metri finito fuori. La squadra di Zenga cresce e fa la partita, viola costretti ad arretrare. Al 37' però la Fiorentina prova a farsi vedere in avanti con Chiesa che serve Saponara, il sinistro è debole e Cordaz lo blocca. Il primo tempo vede la Viola in vantaggio.

SOLO FIORENTINA — Pochi minuti e Pioli cambia. Fuori Cristoforo, stanco e impreciso, dentro Dabo. Simeone in girata sfiora il raddoppio, prima che Zenga provi a correre ai ripari inserendo Crociata per Barberis. Al 56' Capuano commette fallo su Chiesa, rimediando il secondo giallo: il Crotone è in dieci. La Fiorentina attacca e alla fine viene premiata. Gol gioiello del solito Chiesa dopo uno scambio nello stretto con Saponara e conclusione forte sotto la traversa. Sesto gol del figlio di Enrico in questo campionato. Pioli reputa finita la gara e concede quindici minuti di riposo a Chiesa, inserendo Lo Faso. Il Cotone prova a riaprirla con Trotta, Sportiello compie il miracolo e salva. La Viola pensa a controllare senza spendere troppe energie e la partita termina. Ora la Pasqua, poi per la Fiorentina la partita emotivamente più difficile. Martedì prossimo infatti, si recupera la sfida di Udine. Quella non giocata per la scomparsa di Davide Astori.



Giovanni Sardella

Fonte: Gazzetta dello Sport
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