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Serie A Campionato 2017-2018: cronache, classifiche e... tanti commenti

Ultimo Aggiornamento: 21/05/2018 13:08
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SERIE A 2017/2018 3ª Giornata (3ª di Andata)

09/09/2017
Juventus - Chievo 3-0
Sampdoria - Roma (rinv.)
10/09/2017
Inter - Spal 2-0
Atalanta - Sassuolo 2-1
Cagliari - Crotone 1-0
Hellas Verona - Fiorentina 0-5
Lazio - Milan 4-1
Udinese - Genoa 1-0
Benevento - Torino 0-1
Bologna - Napoli 0-3

Classifica
1) Juventus, Inter e Napoli punti 9;
4) Lazio e Torino punti 7;
6) Sampdoria(*) e Milan punti 6;
8) Spal e bologna punti 4;
10) Fiorentina, Udinese, Roma(*), Atalanta, Chievo e Cagliari punti 3;
16) Genoa, Sassuolo, Crotone e Hellas Verona punti 1;
20) Benevento punti 0.

(*) Sampdoria e Roma una partita in meno.


(gazzetta.it)
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11/09/2017 12:06
 
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Causa maltempo, la partita Sampdoria - Roma che si sarebbe dovuta giocare sabato scorso è stata rinviata a data da destinarsi, probabilmente si giocherà a dicembre.

Juve, Inter e Napoli sono a punteggio pieno, peccato per il Benevento che resta a zero punti.

Classifica marcatori Serie A 2017/2018:
GIOCATORE SQUADRA GOAL
1 Dybala Juventus 5
2 Icardi Inter 5
3 Quagliarella Sampdoria 3
= Immobile Lazio 3
= Thereau Fiorentina 3
6 Ljajic Torino 2
= Mertens Napoli 2
= Cutrone Milan 2
= Higuain Juventus 2
= Perisic Inter 2








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Crotone-Inter 0-2:
Skriniar e Perisic in gol,
Spalletti a punteggio pieno

I nerazzurri si svegliano nel finale ma ringraziano Handanovic per le
parate sullo 0-0:sono primi in solitaria, aspettando Juve e Napoli


Vince l'Inter, e in un certo senso non sa come. Sì, onore delle armi per un Crotone solido, concentratissimo e stoppato solo da un grande Handanovic: decisivo due volte sullo 0-0 il portiere sloveno. Le firme sulla quarta vittoria consecutiva della banda Spalletti sono di Skriniar (37' secondo tempo, puntatone di destro in mischia, in piena area) e Perisic (destro secco appena dentro i 16 metri al 92'). Serve di più all'Inter per puntare a qualcosa di importante, ma intanto Spalletti può almeno godersi una squadra sempre ordinata, anche nelle difficoltà, e che quindi (un po' come a Roma) riesce poi a raddrizzare le situazioni più disperate.

PICCOLO TROTTO — Nicola va di 4-4-2 classico: Mandragora e Barberis diga centrale nel cuore del campo; in avanti Tonev e Budimir. Nicola schiera una squadra molto attenta, praticamente tutti dietro la linea della palla in fase di copertura e ripartenze nemmeno troppo convinte. D'altronde fa molto caldo, e il timore un po' di tutti è quello di non arrivare in fondo ai 90'. Spalletti, dal canto suo, non cambia niente rispetto alla formazione anti-Spal: Handanovic fra i pali; D'Ambrosio, Skriniar, Miranda e Dalbert dietro; Gagliardini e Borja Valero davanti alla difesa; Candreva, Joao Mario e Perisic a ridosso di Icardi. Il primo squillo è di Tonev: Inter pigra, Tonev va via sulla destra, spara dalla distanza e Handanovic fatica a respingere. Perisic risponde con un sinistro molle che Cordaz controlla. Handanovic poi in tuffo sul sinistro da lontano di Budimir, quindi al 29' Joao Mario si mangia un gol fatto a due passi da Cordaz: sinistro molle e fuori misura su assist di Perisic. È il Crotone a chiudere in avanti: punizione di poco a lato di Martella. Inter al piccolo trotto praticamente per tutta la gara, Gagliardini leggerino in appoggio, peggio Joao Mario. Icardi fuori partita, qualche sbavatura dietro, Miranda il meno sicuro.

LA RIPRESA — Dopo l'intervallo ci si aspetta l'Inter, e invece riparte il Crotone. Al 6' Tonev scherza Miranda, entra in area e trova il gigantesco Handanovic a sbarrargli la strada. Un quarto d'ora dopo Rohden colpisce sottomisura di testa: altro intervento super del portiere nerazzurro. L'Inter non cambia mai passo, subisce la partita e regge di fatto solo grazie al rigore tattico, questo sì un marchio da grande squadra già metabolizzato da Skriniar e compagni. In un contesto simile arriva davvero casuale l'1-0 dello slovacco che spiana di fatto la strada al raddoppio di Perisic e spegne l'entusiasmo di Nicola, che però esce giustamente fra gli applausi.

Mirko Graziano

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Fiorentina-Bologna 2-1: Chiesa, Palacio e Pezzella in gol

Seconda vittoria consecutiva per i viola:
decide una rete di Pezzella al 69' dopo il botta-risposta tra i due bomber



Vittoria diversa rispetto a quella di Verona. Sofferta fino all'ultimo secondo. La Fiorentina però batte il Bologna ed ottiene il secondo successo di questo campionato potendo guardare con maggior serenità la super sfida in programma mercoledì a Torino contro la Juventus. Pioli conferma la stessa formazione di Verona con Thereau in appoggio di Simeone e Benassi e Chiesa sugli esterni. Nel Bologna Destro va in panchina con Palacio unica punta supportato da Verdi e Di Francesco. Al 10' prima occasione per la Fiorentina, ma Thereau colpisce debolmente di testa da pochi passi su cross di Biraghi.

NOIA — Il Bologna aspetta dietro, la Fiorentina ha difficoltà nel costruire e così la partita fatica ad accendersi. Pochi spunti e poche conclusioni. Gaspar a destra e Chiesa a sinistra provano a creare superiorità numerica. Il Bologna ci prova in contropiede con Palacio (tiro fuori) e Pulgar. La cui conclusione viene bloccata senza troppe difficoltà da Sportiello. Al 42' splendida azione personale di Chiesa che parte dalla propria metà campo e arriva al tiro, troppo stanco però per imprimere la giusta potenza. Il primo tempo si chiude senza ulteriori sussulti e lo 0-0 rispecchia perfettamente quanto accaduto.

BOTTA E RISPOSTA — Pioli cambia subito. Fiorentina in campo con Gil Dias al posto di uno spento Benassi. Al 51' la Viola passa: Gil Dias apre sulla sinistra, Chiesa mette giù, si accentra e lascia partire un gran tiro che si infila all'angolo. Nemmeno il tempo di esultare che il Bologna pareggia. Astori va a terra lasciando spazio a Palacio che calcia libero e batte l'incolpevole Sportiello. Tutto da rifare per la Fiorentina.

GIOIA PEZZELLA — I viola accusano il colpo e faticano a rimettersi in moto. Serve un calcio piazzato per riaccendere la squadra di Pioli ed al 70' arriva puntuale. Corner di Biraghi, sontuoso stacco di Pezzella che anticipa Krafth e supera Mirante. Super momento per il difensore argentino, convocato per la prima volta da Sampaoli in Nazionale. Poco dopo primo acuto di Simeone, la cui rovesciata esce di poco. Pioli si copre, dentro Vitor Hugo per Thereau, parso abbastanza opaco. Al minuto numero 82' fuori uno straordinario Chiesa (crampi) e spazio per il francese Eysseric. Il Bologna prova il forcing finale e Palacio sfiora il pari di testa colpendo in pieno il palo. La Fiorentina tiene: il Franchi esulta con lo sguardo già alla Juventus.

Giovanni Sardelli

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Roma-Verona 3-0, apre Nainggolan, poi doppietta di Dzeko

Apre Nainggolan, chiude la doppietta del bosniaco.
Di Francesco lancia Under e Schick e ritrova un ottimo Florenzi


La Roma spazza via un modestissimo Verona per 3-0, si gode la prima doppietta stagionale di Edin Dzeko (subito dopo le polemiche della Champions) e scopre risorse importanti anche in Pellegrini e Under, due dei volti migliori del turnover messo in campo da Di Francesco. Il Verona? Malissimo, quasi nullo. Pecchia si suicida ancora tenendo fuori sia Pazzini sia Verde, gli unici capaci di mettere qualcosa dentro la partita quando sono entrati, nella ripresa. A conti fatti vittoria larga e giusta dei giallorossi e un mare di guai per i veneti, che con questi tre gol arrivano a 11 subiti in sole 4 partite. C'è tanto da rivedere. E pure di corsa.


DOMINIO — Di Francesco manda dentro Fazio, Under, Pellegrini ed El Shaarawy e a sorpresa conferma De Rossi in regia. La Roma ritrova poi Florenzi dopo quasi 11 mesi, di ritorno per la prima volta in una gara ufficiale dopo il doppio infortunio al ginocchio sinistro. Pecchia lancia per la prima volta Kean dal via. A fare la partita però sono sempre i giallorossi, dall'inizio alla fine. Pellegrini sembra molto più a suo agio di Strootman e con Florenzi e Under a destra va a comporre una catena che sprigiona energia e freschezza. E proprio da quelle parti arrivano un po' tutti i pericoli per i veneti, ad iniziare dal destro in corsa di Pellegrini (3') di poco alto. Poi Dzeko si confeziona da solo molto bene due occasionissime, sprecandole però malamente in entrambi i casi (la prima ciccando il pallone, la seconda calciandolo su Nicolas in uscita). Poi è Florenzi a farsi pericoloso e proprio mentre sull'Olimpico si abbatte l'atteso diluvio, arriva il vantaggio giallorosso: Dzeko recupera una palla sulla trequarti, serve centralmente El Shaarawy che vede l'inserimento centrale da dietro di Nainggolan, bravo sulla corsa a bruciare Nicolas. Una volta in vantaggio, è tutto più semplice, compreso il 2-0, merito di un gioiello di Florenzi che salta di netto Valoti (in disperato ripiegamento difensivo) e regala a Dzeko un cioccolatino da scartare e insaccare di testa.


SENSO UNICO — La ripresa si gioca sostanzialmente sullo stesso spartito del primo tempo, con la Roma a fare la partita e il Verona quasi da sparring partner. Kolarov sfiora subito il gol su punizione, poi è Nainggolan a confezionare un bell'assist di testa per il rimorchio da dietro di El Shaarawy (tiro da fuori parato). Così al 16' arriva anche il 3-0, con una pennellata di Kolarov dalla fascia per Dzeko, che in scivolata a tu per tu con Nicolas non sbaglia. A partita oramai chiusa, arriva l'espulsione di Souprayen, che prende il secondo giallo per un intervento in netto ritardo su Pellegrini. E allora è l'ottimo Under al 22' a sfiorare il poker, imbeccato bene nello spazio da Dzeko. Al 29' Pazzini (entrato da poco) segna il gol della bandiera con un preziosismo ("scavetto" sotto l'incrocio), ma Pairetto annulla per giusto fuorigioco. Poi c'è spazio per gli esordi assoluti di Schick e Moreno e poco altro, se non un paio di spunti di El Shaarawy.

Andrea Pugliese

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Sassuolo-Juventus 1-3: Dybala fa tripletta, segna anche Politano

Tre gol pazzeschi dell'argentino, che vince la partita da solo.
Per gli emiliani momentaneo 1-2 firmato da Politano



Ok, non è Messi e forse non lo sarà mai. Ok, la bocciatura di Barcellona ha avuto un che di impietoso. Ma questo resta pur sempre un gioiello abbagliante, soprattutto dentro alla vetrina italiana. Nei campi di casa nostra Dybala è un inno alla bellezza, sembra un adulto nel campetto dei bambini: il sinistro tagliente da fuori area nel primo tempo, la puntata di sinistro in stile futsal più la solita dolce punizione nel secondo hanno steso il Sassuolo, ma sono le ennesime genialate in questo inizio di Serie A. Alla centesima presenza in bianconero, le reti numero 50, 51 e 52 da quando Paulo ha abbracciato Madama: in questo campionato fanno già otto, dieci se si aggiunge la Supercoppa. Ben oltre i numeri, c’è il talento, pungolato anche dalle critiche eccessive post Camp Nou: le prossime notti europee diranno in che posizione metterlo nel ranking dei fuoriclasse internazionali. Il sospetto, però, è che in tempi rapidissimi ne scalerà parecchie. La Juve si appende mani e piedi a lui per ottenere la quarta vittoria e riagganciare all’ora di pranzo l’Inter. Gli applausi al Mapei Stadium, quando a dieci minuti lascia il campo a Bernardeschi, sono talmente fragorosi da coprire anche qualche cattivo pensiero sulla difesa bianconera: continua a prendere gol, anche in un pomeriggio placido di fine estate.

VECCHIE CERTEZZE — Il ritorno delle vecchie certezze, con Mandzukic e Cuadrado di nuovo ai lati di questo magnifico Dybala nel quadrilatero offensivo: ecco la buona notizia per il mondo Juve. In fondo, a Barcellona la mancata reazione era figlia anche delle troppe assenze. Invece, con il solito spartito, si suona un’altra sinfonia: Pjanic e Matuidi sono rapidi nel fraseggio stretto e lesti nell’allargare il campo da Lichtsteiner e Alex Sandro. Il francese, poi, è un acquisto azzeccatissimo per capacità tattica, carisma e abitudine alla lotta. Così la palla si muove rapida, come “garba” ad Allegri, ma oltre ai meriti bianconeri molto incide (in negativo) questo nuovo, sbiadito Sassuolo. Lascia troppi spazi per far giocare i palleggiatori juventini, è stranamente basso nell’attesa di recuperare e ripartire. Su questo campo la Juve aveva visto le streghe più volte ai tempi dei ritmi vertiginosi di Di Francesco e anche oggi certi piccolissimi pericoli Bucchi li crea quando i suoi alzano i ritmi. Certo, il gol di Politano, figlio soprattutto di uno scivolone di Lichtsteiner e preso subito dopo il 2-0 della Joya, non è una buona notizia per la Juve: i gol subiti in sei partite ufficiali sono nove, cifra cospicua e preoccupante per le abitudini della casa. Alla fine dei conti, però, la Juve ha vita facile e la grandinata non arriva solo per un po’ di imprecisione sotto porta e per la scarsa vena del Pipita, un po’ nervoso e ancora lontano dalla migliore forma. Allegri aveva motivato il centravanti argentino con parole miratissime dopo la mancata convocazione argentina, ma serve altro tempo per tornare ai vecchi fasti. In discussione non è certo l’efficacia sotto porta, ma la reattività, lo scatto quando le difese si stringono su di lui. Recuperasse anche il vero Higuain, la Juve potrebbe tornare di buon umore anche in Europa. In fondo, ogni giudizio passa da lì: qui basta (e avanza) il gioiello col dieci sulle spalle.

Filippo Conticello

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Milan-Udinese 2-1: decide una doppietta di Kalinic

Due gol sotto porta e di rapina dell'attaccante croato,
alla sua prima da titolare a San Siro, regalano i 3 punti a Montella.
Ai friulani non basta un gol di Lasagna


Non di sole cose formali può vivere questo Milan. Per ripartire anche in campionato, serviva sostanza. E la sostanza ce la mette Kalinic, che con una doppietta da urlo si mangia l’Udinese e riporta il sorriso a San Siro: finisce 2-1, Montella incassa i tre punti e i suoi ragazzi si tolgono di dosso i lividi dei cazzotti presi dalla Lazio una settimana fa. La sostanza dunque c’è, quanto all’estetica il bel Diavolo sognato dai tifosi si vede solo a sprazzi. Il nuovo assetto garantisce più densità in mezzo al campo, ma la difesa a tre deve ancora assestarsi negli equilibri e nei movimenti, specie quelli del suo leader Bonucci.


I GOL — Movimento, sacrificio, spazi per i compagni ma soprattutto gol. Questo è quello che Montella chiedeva a Nikola Kalinic e il croato ha barrato tutte le caselle. Il primo centro in rossonero, al 22’, se lo costruisce con la collaborazione di Calabria: apertura per il terzino e zampata rapidissima sul cross di ritorno, bruciati Scuffet e il marcatore. Il secondo, al 31’, è un altro saggio di “centravantismo” in area di rigore: angolo di Suso, sponda di Kessie e altro anticipo su mezza difesa bianconera. E poi ci sono un palo su colpo di testa che per qualche centimetro non manda in rete Bonucci, e un altro centro, nel finale di partita, annullato dalla Var per fuorigioco (come era capitato all’Udinese con Lasagna sullo 0-0). Kalinic segna, e lo fa al momento giusto, perché il raddoppio arriva tre minuti dopo l’1-1 di Lasagna, “pescato” da un disimpegno folle di Romagnoli. Kalinic si muove, dialoga, si fa trovare al posto giusto sui cross dei compagni: San Siro si sta riabituando a vedere un vero “9” sotto porta, i vuoti di Bacca gli avevano fatto perdere l’abitudine.

COSA VA — Kalinic a parte, Montella ha avuto le risposte che cercava da Calabria, tra i migliori in campo. Disastroso all’Olimpico, efficace oggi: il vice Conti fa impazzire Samir sulla fascia (lo scherza anche con un tunnel), accende Kalinic per l’1-0 e pesca Bonaventura per il possibile tris. In ripiegamento non sbanda e dialoga alla grande anche con Kessie. L’ivoriano è l’altra nota positiva del pomeriggio rossonero: i suoi inserimenti in area sono quasi sempre pericolosi, la grinta che ci mette esalta la Curva come pochi altri.

COSA NON VA — Contro la banda Delneri il Milan tutto sommato non rischia tantissimo, ma la sensazione di incertezza negli uno contro uno e nelle situazioni di palla persa serpeggia per 90 minuti e fa tremare i 50mila del Meazza qualche volta di troppo. Il 4-5-1 dell’Udinese è fatto per approfittare dei palloni concessi in mediana dai rossoneri, Delneri ha istruito i suoi per mandare in porta Lasagna, il più rapido, a pallone riconquistato, ma Bonucci e i due colleghi di reparto soffrono troppo i break: il capitano sbaglia ancora troppi anticipi e rischia su Fofana nel finale. L’idea è che il 3-5-2 di Montella crescerà pari passo alla condizione di Leo. La Spal, mercoledì, dirà a che punto siamo nel cammino.

Marco Fallisi

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Napoli, triplo Mertens e magico Insigne:
Benevento annichilito 6-0

Riscattato il passo falso in Champions, raggiunte Juve e Inter in vetta:
gli azzurri dilagano e timbrano la nona vittoria consecutiva in Serie A, record storico.
In rete pure Allan e Callejon


Tutto (troppo) facile per il Napoli nello storico derby contro il Benevento al San Paolo, un sei a zero tennistico - con tripletta di Mertens - che non ammette repliche. Nono successo consecutivo per gli azzurri in campionato, record storico. Juve ed Inter raggiunte in vetta come da pronostico. La resistenza offerta dalla squadra di Baroni è stata davvero poca roba, anzi i sanniti sono parsi molto più arrendevoli rispetto alle prime tre gare disputate in A. Forse la tensione per un appuntamento così importante ha giocato ai giallorossi un brutto scherzo, fatto sta che dopo mezz'ora la partita era già ampiamente chiusa. Sarri ha deciso di dare ancora fiducia ad Hamsik e di chiedere ai titolari un pronto riscatto dopo il ko con lo Shakhtar. Niente riposo dunque per Hysaj e neppure per i vari Koulibaly, Callejon ed Insigne. Baroni, ex applaudito al San Paolo, ha dovuto far fronte a diverse assenze importanti (Ciciretti, Iemmello, Costa e D'Alessandro) ma ha scelto di insistere con il consueto 4-4-2 modificando però le caratteristiche degli interpreti con il terzino Lazaar schierato ala sinistra e in mezzo la coppia della promozione A formata da Chibsah e Viola. Deludente l'esordio dell'attaccante svedese Armenteros.


POKER AZZURRO — Tre minuti e Napoli già avanti con Allan, troppo morbida la difesa del Benevento nel farsi bucare centralmente dal brasiliano che ha armato il destro di Mertens, deviato da Lucioni: respinta corta di Belec e tap in vincente del centrocampista azzurro. A quel punto il Benevento avrebbe dovuto alzarsi dal punto di vista tattico ma soprattutto rialzarsi sotto l'aspetto psicologico. Troppo difficile evidentemente visto che dopo un destro alto di Coda al 7' ed una occasione buona per Callejon al 9' (in anticipo di testa su Belec, palla fuori), al quarto d'ora il Napoli ha raddoppiato con Insigne: prezioso l'assist basso di Ghoulam, ma Insigne ha avuto tutto il tempo di girarsi e pennellare un bel destro a giro che è finito all'angolino. Il rischio goleada è apparso concreto quando Belec ha salvato sul colpo di testa ravvicinato di Hamsik al 24' e si è materializzato al 27' quando Insigne ha servito il quarto assist vincente del suo campionato a Mertens, che da due passi al volo ha fatto tre a zero (terzo gol in campionato). All'appello ha risposto presente anche Callejon, autore del poker azzurro al 32' su splendido cross arretrato di Ghoulam: tocco facile, come facile è stato per il Napoli tagliare a fette, a ripetizione, la retroguardia ospite. All'intervallo il San Paolo si è alzato in piedi per applaudire Mertens, Hamsik e gli altri, il Benevento invece è tornato negli spogliatoi in ginocchio.

MERTENS DI RIGORE — Ripresa al via senza cambi e con lo stesso canovaccio, tanto che Callejon ha sfiorato la "manita" già dopo tre minuti sul solito taglio preciso di Insigne: bravo Belec a salvarsi sulla linea. Ovviamente, il ritmo è andato scemando come la pressione esercitata dal Napoli. Sanniti più guardinghi nel loro 4-5-1 disegnato da Baroni dopo l'ingresso di Cataldi. Sarri ha potuto così far rifiatare sia Insigne che Callejon, facendo esordire Ounas. Il Benevento ha però continuato a farsi male da solo, come in occasione del fallo da rigore di Chibsah su Giaccherini: Mertens ha sottratto il pallone a Jorginho per fare cinquina. Il belga si è poi portato a casa il pallone trasformando nel finale un altro penalty, concesso per fallo di Venuti su Ounas (cinque le reti per Mertens in campionato). Al festival del gol, insomma, è mancato solo l'acuto di Hamsik (invocato dal pubblico al momento ma che ha accuratamente evitato di andare sul dischetto). Poco male, di note stonate nella prestazione del Napoli è impossibile trovarne.

Gianluca Monti

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Spal-Cagliari 0-2: decidono Barella e Joao Pedro

La squadra di Rastelli segna un gol per tempo e ottiene la seconda vittoria consecutiva.
I padroni di casa non ripartono dopo la sconfitta con l'Inter


Bene il Cagliari, anzi molto bene: ordinato e organizzato, salta senza rischiare più del dovuto una Spal irriconoscibile. Vittoria che non fa una piega e mai in pericolo.

CHE BARELLA — Primo tempo da ritmi bassi e poche emozioni. L’equilibrio viene rotto in tempi brevi dal gol di Barella, che respinge una non perfetta respinta di Gomis su cross di Sau da destra. Giusto premio per il talento sardo, che oltre che spingere cerca (con successo) di limitare la spinta di Lazzari sulla destra. Cagliari più sciolto, Spal in difficoltà a trovare alternative nel gioco della fasce. La reazione degli uomini di Semplici è macchinosa, quelli di Rastelli sono bravi a chiudere gli spazi grazie all’ottima regia di Cigarini, vero uomo ovunque. Un solo sprazzo per la Spal, nel finale del primo tempo: da Lazzari a Mora che mette al centro ma Cragno anticipa Paloschi.


JOAO CHE GOL — La Spal ha un sussulto all’inizio della ripresa: palo del solito Lazzari. Ma è una fiammata. Il Cagliari riprende subito a macinare il suo gioco semplice, ma efficace. Gomis salva su Pavoletti, che poi sfiora il raddoppio(22’). Il arriva subito dopo grazie a una prodezza di Joao Pedro: Schiattarella sbaglia l’appoggio di testa, il brasiliano controlla col sinistra e fa partire uno splendido destro. Gomis non può nulla. C’è solo il Cagliari a questo punto. E anche Cragno trova il modo di farsi vedere sulla punizione di Borriello e soprattutto su Viviani. La squadra di Rastelli potrebbe dilagare, ma Farias sciupa malamente un contropiede.

Guglielmo Longhi

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Serie A, Torino-Sampdoria 2-2,
Belotti firma la rimonta,
Quagliarella il pari

Tante emozioni, soprattutto nel primo tempo.
Iil Toro rimonta il vantaggio iniziale di Zapata, l'ex attaccante granata
spegne le speranze di Mihajlovic di ottenere la terza vittoria di fila



Non è mancato lo spettacolo al Grande Torino. Partita piacevole per le tante occasioni da gol, caratterizzata anche però da tanti errori delle due squadre che hanno regalato e sciupato molte occasioni. Difese distratte, maglie larghe a centrocampo: finisce 2-2 con qualche rimpianto per il Torino che ha colpito anche un palo con Niang e sciupato di più davanti alla porta avversaria. In parità anche la sfida in attacco con Belotti che torna al gol e Zapata, granata mancato, che firma la prima rete al debutto in blucerchiato. Sfuma per il Torino la terza vittoria di fila (l’ultima volta a novembre 2016). Un anno fa dopo quattro giornate la squadra di Sinisa era quattordicesima con 4 punti reduce dallo 0-0 casalingo contro l’Empoli, oggi di punti ne ha otto. Meglio la Samp, imbattuta e con una gara da recuperare. Torino in campo con la formazione migliore del momento (assenti Obi, Acquah e Boyè), Baselli e Rincon le cerniere di centrocampo, unico cambio in difesa con Barreca preferito a Molinaro. Samp con Dodò e Viviano indisponibili, schieramento a rombo, debutto dei “napoletani” Strinic e Zapata.

EMOZIONI FORTI — Si fermano a 243 i minuti di Sirigu senza subire gol. Dopo diciassette secondi, roba da record, la Samp è in vantaggio. Palla persa in avvio di gara, apertura per Ramirez che evita Barreca, crossa in area dove Moretti pasticcia e lascia a Zapata la conclusione a rete a botta sicura. Il colpo è pesante tanto che il Toro accusa e in tre minuti rischia il tracollo con Quagliarella e Praet che però trovano Sirigu attento. Il cuore granata però batte forte e Niang cerca la giocata per le punte. Al terzo tentativo pesca Baselli che inventa un tiro imprendibile. Non è finita, il Toro è scatenato, e un minuto dopo il Gallo alza la cresta con un sinistro, assist del solito Ljajic, che accarezza il palo interno. Dal 3-1 mancato da Iago Falque al pari al 34’ di Quagliarella. Contropiede della Samp, difesa granata scoperta con N’Koulou al rientro dalla percussione precedente in attacco, e come lui Niang. Cross di Strinic e piattone Quagliarella solo sul secondo palo: gol 112 in A senza esultanza per l’ex del Torino. Chiude il primo tempo Belotti con una conclusione fuori di poco. Torino vicino al gol al 7’ della ripresa con Niang imbeccato da Falque davanti a Puggioni che manda il pallone ad accarezzare la base del palo. Nel finale entrambe le squadre premono alla ricerca del bottino pieno senza trovare la giocata vincente.

Francesco Bramardo

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Chievo-Atalanta 1-1: a Bastien risponde il rigore di Gomez

La Var concede il penalty per un fallo sul debuttante Orsolini:
Gomez trasforma e pareggia dopo il vantaggio di Bastien.
Nel primo tempo, la tecnologia nega un gol e un rigore ai nerazzurri


Var protagonista, ma non quanto Chievo e Atalanta. Partita spettacolare per intensità e soluzioni tattiche: la squadra di Maran comanda un’ora poi l’Atalanta, che non sembra soffrire lo sforzo di Coppa, aumenta la pressione e rimedia grazie alla moviola, che nel primo tempo le aveva tolto (giustamente) un rigore e un gol.

MATCH — Gasperini propone quattro cambi rispetto alla partita con l’Everton, e la più clamorosa è l’esclusione del Papu Gomez, a riposo dopo l’Europa League, mentre le altre novità sono Gollini in porta, Caldara a centro-difesa (con Palomino nel ruolo di Toloi), Kurtic e Ilicic a completare il tridente con Petagna, con l’ex viola seconda punta a destra e l’altro più a trequarti. Anche Maran disattende le indicazioni di vigilia: davanti a Sorrentino ci sono Tomovic e Cesar, Radovanovic a protezione, poi tre centrocampisti a turbinare dietro Birsa e Inglese. Ne esce un confronto di altissimo livello tattico. L’Atalanta manovra più a destra, al contrario di quanto fa di solito, il Chievo risponde sfuggendo alle marcature davanti con continuo movimento davanti. Ma la vera protagonista è la Var, per due volte ai danni dell’Atalanta. Al 6’ smentisce l’assegnazione di un rigore (Ilicic va a terra su presunto tocco di Hetemaj), al 29’ annulla il gol di Ilicic a festeggiamenti già avvenuto: sugli sviluppi di un corner, dopo la parata di Sorrentino su De Roon (secondo miracolo dopo una conclusione analoga al 26’), lo sloveno di ritorno dalla bandierina è in fuorigioco prima di battere all’angolino. L’Atalanta aveva sfiorato il vantaggio già al 10’, ma Kurtic aveva sparato altissimo una palla comoda messa dietro da Castagne. Il Chievo aveva risposto al 17’ con un’incursione di Hetemaj fermato in uscita bassa da Gollini e sul corner seguente con un tiro di Castro sull’esterno della rete. Chance gialloblù anche al 41’: cross di destro di Birsa, Radovanovic svetta ma Palomino respinge di testa davanti alla porta.

SVOLTA — Il gol del Chievo matura a inizio ripresa. Inglese allunga la difesa dell’Atalanta e appoggia dietro per Bastien: destro tagliente all’angolo opposto e Gollini è superato. L’Atalanta aveva appena fatto entrare Gomez, Maran deve togliere l’infortunato Gobbi per Gamberini. Al 13’ chance per Ilicic, innescata da Kurtic: Sorrentino è ancora prodigioso sul tocco ravvicinato. Birsa costringe all’intervento Gollini al 15’ ma l’Atalanta cresce, alza il baricentro, non ci sta. Masiello, già in gol in Europa, sfiora il palo al 21’, poi il Gasp inserisce Cristante per Freuler e Orsolini per Castagne. Tutti avanti, con 5 uomini sulla linea d’attacco. E’ Inglese però ad avere la palla per chiudere la partita: Gollini intercetta il destro basso al 35’. E allora l’Atalanta ci crede: al 38’ un tiro al volo di Masiello, ancora lui, viene respinto davanti alla porta da Depaoli. La pressione cresce, e Orsolini all’esordio in Serie A guadagna un rigore per fallo di Tomovic. Ma serve la Var per assegnarlo. Gomez dal dischetto trasforma e definisce l’1-1 finale.

Alex Frosio

Fonte: Gazzetta dello Sport
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17/09/2017 23:46
 
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Genoa-Lazio 2-3, Immobile-Pellegri, che doppiette!
Ma esulta Inzaghi

Decide un errore di Gentiletti, il centravanti del 2001 aveva pareggiato due volte.
Lazio avanti nel primo tempo con Bastos



Per stendere il Genoa la Lazio deve vincere tre volte, comandando il gioco, fuggendo per due volte e venendo sempre ripresa dal cuore e dalla grinta rossoblù, fino al disastro di Gentiletti e al doppio colpo di Immobile.

VANTAGGIO LAZIO — Il gioco della Lazio, fatto di scambi rapidi e di inserimenti dei centrocampisti, mette subito in difficoltà il Genoa, una squadra troppo poco sicura di sé per sfruttare nella maniera giusta l’esperimento di Juric, che imposta i rossoblù con un attacco originale, senza centravanti vero. La sensazione di pericolo per la porta di Perin diviene realtà dopo 13 minuti, al primo errore grave di un difensore. Spolli fallisce il rinvio e innesca Murgia, per stopparlo Veloso deve ricorrere al fallo. La punizione di Milinkovic viene deviata sul palo da Perin, ma Bastos è il più rapido a raggiungere il pallone e a siglare l’1 a 0. Al 21’ Basta, liberato da Luis Alberto, fallisce il raddoppio, poi, al 30’, è Immobile a concludere alto, sprecando un nuovo assist di Luis Alberto.

BOTTE E RISPOSTE — Juric così corre ai ripari, inserendo Pellegri, un centravanti, per Centurion e il Genoa ritrova qualche certezza, che è diviene coraggio quando, al 12’, arriva improvviso il pari: azione impostata da Zukanovic, rifinita da Taarabt e chiusa, grazie ad un rimpallo e ad una deviazione di Radu, da Pellegri. La sfida esplode: Caicedo spreca un’ottima chance, Lukaku si vede stoppare da due passi da Perin, poi , al 25’, imbecca Immobile per il 2 - 1. Pellegri però ritrova il pari, su cross di Zukanovic, ma la parola fine la scrive Immobile, al 37’, su assist, sciagurato e involontario, di Gentiletti.

Alessio Da Ronch

Fonte: Gazzetta dello Sport
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SERIE A 2017/2018 4ª Giornata (4ª di Andata)

16/09/2017
Crotone - Inter 0-2
Fiorentina - Bologna 2-1
Roma - Hellas Verona 3-0
17/09/2017
Sassuolo - Juventus 1-3
Milan - Udinese 2-1
Napoli - Benevento 6-0
Spal - Cagliari 0-2
Torino - Sampdoria 2-2
Chievo - Atalanta 1-1
Genoa - Lazio 2-3

Classifica
1) Napoli, Juventus e Inter punti 12;
4) Lazio punti 10;
5) Milan punti 9;
6) Torino punti 8;
7) Sampdoria(*) punti 7;
8) Fiorentina, Roma(*) e Cagliari punti 6;
11) Atalanta, Chievo, Bologna e Spal punti 4;
15) Udinese punti 3;
16) Genoa, Sassuolo, Crotone e Hellas Verona punti 1;
20) Benevento punti 0.

(*) Sampdoria e Roma una partita in meno.


(gazzetta.it)
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18/09/2017 07:13
 
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Il Benevento rimane a zero punti, è toccato proprio al Napoli impartire la più solenne delle bastonature ai cugini campani.
Con la tripletta di ieri il nostro Mertens balza al terzo posto della classifica marcatori. [SM=x1583472]

Classifica marcatori Serie A 2017/2018:
GIOCATORE SQUADRA GOAL
1 Dybala Juventus 8
2 Immobile Lazio 6
3 Icardi Inter 5
= Mertens Napoli 5
5 Quagliarella Sampdoria 4
6 Dzeko Roma 3
= Thereau Fiorentina 3
= Perisic Inter 3
9 Ljajic Torino 2
= Zielinski Napoli 2
= Higuain Juventus 2
= Cutrone Milan 2
= Kalinic Milan 2

= Callejon Napoli 2
= Belotti Torino 2
= Joao Pedro Cagliari 2





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Bologna-Inter 1-1, super Verdi, risponde Icardi su rigore

Grande gara del numero 9 rossoblù, che porta i suoi in vantaggio.
Poi Mbaye atterra Eder e l'argentino evita il k.o


L'Inter non ingrana la quinta, ma torna da Bologna con un punto comunque d'oro visto come viene presa a "pallate" dagli emiliani per un tempo. Dopo quattro vittorie consecutive, la banda Spalletti conferma i limiti emersi sabato col Crotone ma si salva per ché riesce ad andare all'intervallo sotto solo di un gol (prodezza di Verdi) e nel finale sfrutta un'ingenuità di Mbaye su Eder che porta al rigore dell'1-1 di un Icardi rasato a zero e fin lì a zero anche come conclusioni. L'Inter resta per un giorno ancora prima (domani Juve e Napoli avranno però l'occasione di staccare i nerazzurri), ma le servirà un bell'esame di coscienza. Perché giocando così non si va lontano.

SOLO UNA SQUADRA — Con Destro appena recuperato e Palacio che deve rifiatare, Donadoni si gioca la carta Petkovic al centro dell'attacco. Come terzino destro c'è l'ex Mbaye, con Donsah, Pulgar e Pioli cerniera di centrocampo. Spalletti risponde con Nagatomo per Dalbert e Vecino per Gagliardini. Dopo un liscio clamoroso di Joao Mario sul numero da destra di Candreva, il Bologna aggredisce l'Inter come aveva fatto per un'ora col Napoli. Il bersaglio è il fianco destro nerazzurro, con Verdi che sotto agli occhi del c.t. Ventura va spesso a sovrapporsi a Di Francesco. I due sono un rebus che pare irrisolvibile per D'Ambrosio e chi dovrebbe aiutarlo e nel primo quarto d'ora i padroni di casa vanno vicinissimi al gol per quattro volte, anche grazie al lavoro sporco di Petkovic. Ma la vera chiave è in mezzo al campo, con Poli e Donsah che asfissiano Borja Valero e Vecino. L'Inter ci capisce poco o nulla, non riesce mai a innescare gli attaccanti, anche perché sotto pressione sbaglia troppi appoggi e si sfilaccia come un vecchio paio di jeans. La mollezza della banda Spalletti viene fotografata con crudeltà al 32', quando Petkovic per vie centrali sgomma su Borja e innesca Verdi, che Vecino non riesce a tenere. Nessun difensore esce in aiuto e il 25enne scarica un gran sinistro a fil di palo per un vantaggio strameritato. L'unico sussulto dell'Inter, al 45' con un cross basso di Perisic su cui Icardi prende il tempo a Helander ma in scivolata non arriva di un soffio sul pallone da posizione ottima.

ERRORE FATALE — Non potendone cambiare 11, Spalletti nell'intervallo fa scaldare intensamente Eder e Brozovic ma aspetta il 5' (voleva guadagnare 30'' di recupero?) per inserire l'azzurro al posto di Joao Mario. Il copione inevitabilmente ora è diverso. L'Inter si piazza nella metà campo avversaria, che però è presidiata come il Palazzo di vetro dell'Onu con due linee fitte i cui si stacca solo Petkovic. I nerazzurri però ruminano il pallone, raramente saltano l'uomo e sono pericolosi solo su corner, con Miranda. Ma inevitabilmente rischiano sulle ripartenze delle zanzare rossoblu. Poche le occasioni, perché l'Inter è tutto un vorrei ma non posso e il Bologna non ha interesse a scoprirsi. Colpisce che Spalletti non cerchi qualche alternativa dalla panchina, mentre Donadoni richiama prima uno spremuto Poli per Taider e poi l'infortunato Di Francesco per l'applauditissimo ex Palacio. La svolta però è dietro l'angolo. Mbaye atterra in area Eder, Di Bello assegna il rigore (confermato dalla Var) e Icardi al 32' fa 1-1 dal dischetto. A caccia del ribaltone, entra Brozovic per Candreva. Ma ai tre punti vanno più vicini gli avversari con le ultime fiammate di un commovente Verdi.

Luca Taidelli

Fonte: Gazzetta dello Sport
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21/09/2017 00:21
 
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Benevento-Roma 0-4, doppio Dzeko e due autogol.
Campani a zero

Doppietta del bosniaco, due autogol dei campani (Lucioni
e Venuti), che infilano la quinta sconfitta di fila


Il Benevento dopo il Verona: la Roma si diverte ancora, ne segna quattro, mette in mostra uno Dzeko fenomenale, ringrazia per i due autogol e firma la nona vittoria esterna consecutiva, striscia che parte dallo scorso campionato e si allunga fino alla squadra di Baroni, apparsa impotente tre giorni dopo il set incassato dal Napoli. Se la ride Di Francesco, che arriva con presupposti diversi al match rispetto a Baroni.

TANTI CAMBI — Eppure i due allenatori avevano fatto scelte simili, cambiando molto rispetto alle partite dello scorso week end: cinque undicesimi per l'allenatore della Roma (tra cui Manolas), quattro per quello del Benevento. Ma il mix riesce meglio a Di Francesco, che ci mette una decina di minuti a studiare gli avversari, poi prende in mano il primo tempo e non lo molla più. Già al 13' la prima vera occasione: cross di Peres dalla destra, testa di Dzeko a centro area e Belec riesce a bloccare in due tempi a pochi centimetri dalla linea di porta. Per la verità il Benevento avrebbe la possibilità di passare in vantaggio: al 16' Peres perde palla dopo un contrasto sulla trequarti, Coda avanza e serve Cataldi che tutto solo, leggermente defilato sulla sinistra, calcia largo con il destro davanti ad Alisson. Disperazione e segnale di un treno che passa.

I GOL — Ci sale su la Roma, al 22': Kolarov trova corsia libera sulla sinistra dopo l'assistenza di Strootman, entra in area, alza la testa e vede Dzeko libero dentro l'area piccola, facile il tap-in del bosniaco per la sua quarta rete in campionato. Ancora Roma al 26': angolo di Perotti, testa di Dzeko sul secondo palo e Venuti salva prima che la palla entri in porta. La squadra di Di Francesco ha gioco libero sulla trequarti del Benevento, il 4-4-2 di Baroni lascia spazi liberi tra la linee. Al 28' Dzeko manca il facile raddoppio dopo che Strootman aveva fotocopiato la giocata di Kolarov dello 0-1. Al 30' se ne va Peres sulla destra, il pallone in qualche modo arriva a Dzeko che con una girata di destro centra il palo. Altri cinque minuti a la Roma trova il raddoppio: ancora Peres in avanti ottimamente innescato da Gonalons, cross sul secondo palo, Dzeko è pronto a spedire in rete ma viene anticipato dalla scivolata di Lucioni, che infila il proprio portiere. Il Benevento ci prova al 42' con un colpo di testa di Chibsah facile da domare per Alisson. Poi al 45' Coda sbaglia la girata al limite dell'area dopo un cross di Di Chiara.

ALTRO AUTOGOL — Nella ripresa Di Francesco sostituisce il turco Ünder, deludente nei primi 45', e inserisce El Shaarawy, spostando a destra Perotti. Non cambia la musica, è sempre Roma. E al 7' Memushaj perde palla sulla propria trequarti. Dzeko ha il tempo di avanzare, azionare il mirino e con il sinistro spedire il pallone nell'angolino basso opposto, per la quinta rete in campionato che vale lo 0-3. Partita in ghiaccio, e la temperatura si abbasserà ancora di più. Il Benevento prova a riaffacciarsi al 10': cross di Di Chiara, colpo di testa di Coda a centro area che Alisson doma agevolmente. Al 17' siamo di nuovo dall'altra parte: Pellegrini con il destro dai 20 metri impegna Belec in angolo. Baroni nel frattempo è passato al 4-5-1. E al 21', complice una Roma leziosa in disimpegno, Memushaj innesca Coda che solo davanti ad Alisson spara alto. La Roma abbassa un po' la tensione, Di Francesco si arrabbia tanto che 3' più tardi Coda ha un'altra chance, ma il destro a giro dal limite dell'area è centrale per il portiere della Roma. Appena la Roma rialza la tensione, il Benevento torna in difficoltà. E non è un caso che al 29' arrivi lo 0-4, frutto del secondo autogol di giornata: cross di Kolarov dal fondo ancora una volta in direzione Dzeko, Venuti in scivolata imita Lucioni e batte il proprio portiere Belec. E al 38' la Roma va pure vicina alla quinta rete: ancora il bosniaco controlla un cross dalla destra e di prima intenzione con il sinistro colpisce la traversa. C'è spazio giusto per un tiro dal limite di Cataldi e un altro paio di angoli per la Roma, oltre che per i fischi - per la verità neppure eccessivi - del pubblico di casa alla squadra di Baroni.

Davide Stoppini

Fonte: Gazzetta dello Sport
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21/09/2017 00:25
 
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Atalanta-Crotone 5-1: Petagna, Caldara,
Ilicic e Gomez fanno grande la Dea

Una partita dominata in lungo e in largo dai padroni di
casa che tornano alla vittoria dopo il pareggio con il Chievo.
Calabresi ferma a un punto in classifica dopo 5 gare



Come con l'Everton. Ma con il Crotone. L'Atalanta sbriga la pratica infrasettimanale in 38 minuti con tre gol nel primo tempo. Ma aggiunge pure due reti nel secondo (finisce 5-1). Una dimostrazione di forza eccezionale quella della squadra di Gian Piero Gasperini che festeggia alla grande le 300 panchine in serie A, una prova preoccupante, invece, quella della squadra di Nicola che ora è costretta a battere il Benevento nello scontro tra disperate domenica allo Scida per non precipitare. Un punto, in casa, col Verona, in cinque partite. È questo il bilancio dei calabresi che non sembrano avere il sacro furore che aveva contraddistinto il loro straordinario girone di ritorno nel campionato scorso.


LA SFIDA — Nicola parte a sorpresa con la difesa a tre con Ceccherini, Ajeti e Cabrera tenendo Sampirisi e Pavlovic a sostegno un po' più alti per contenere le sfuriate di Gomez e Ilicic. Ma se il Papu, a tratti viene arginato da Sampirisi, è a destra che il Crotone patisce la furia di Hateboer e soprattutto Ilicic autore del numero più bello della partita con una serpentina in cui semina Barberis, il povero Cabrera e Ajeti e batte il bravo Cordaz per il 3-0 al minuto 38'. Ma prima dell'apoteosi c'è da raccontare il resto che comincia dopo appena 5 minuti, quando Petagna sforna il suo secondo gol, ma stavolta d'autore, anticipando tutti i bianchi di Crotone su una bellissima accelerazione di Ilicic. Poi è il Papu che prova a mandare in gloria lo sloveno seminando il panico a sinistra, ma il numero 72 nerazzurro si divora il 2-0. Che arriva al 25' quando su angolo del Papu (che aveva costretto alla prodezza Cordaz), Petagna spiazza di testa e a Caldara solo davanti alla porta non resta che spingere. Nicola mette la giacca, disperato. Ha perso Tonev (sostituito da Stoian) e forse anche la squadra. Che sporca i guanti a Berisha solo con il combattivo Tumminello a fine tempo. Ma nella ripresa al 18' subisce anche la punizione da Gomez, servito ancora da Ilicic, con la complicità di Petagna che allarga le gambe e lascia all'argentino la possibilità di battere senza pietà. Il Crotone si leva un'unica soddisfazione: fa sparire lo zero dalla casella dei gol segnati: al 25' Tumminello (il giovane scuola Roma fa progressi) controlla bene il pallone e batte Berisha. Sono dieci quelli subiti. Ma non è finita: c'è anche la doppietta del Papu che sale a quota tre. L'assist è di Caldara che viene steso in area da Pavlovic e gli permette di calciare un perfetto rigore. Il Papu lascia il posto a Orsolini. Così come Masiello dà minuti all'altro talentino Bastoni. Finisce qui? No Ilicic vuol far godere anche Riccardo Orsolini: lo manda in gol ma per la Var è in fuorigioco. Sarà per la prossima... Ora l'Atalanta può pensare a Firenze e Lione. Sarà tutta un'altra storia rispetto a stasera.

Francesco Velluzzi

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Cagliari-Sassuolo 0-1, l'ex Matri castiga i sardi

L'attaccante neroverde nel primo tempo si fa parare un rigore da Cragno,
poi nella ripresa, sempre dal dischetto, segna il gol-partita



Dopo due vittorie di fila, una in trasferta, e con una marea di recriminazioni i rossoblù tornano sulla terra. Una terra in cui, se non fai gol - almeno quattro occasioni nitidissime sventate da Consigli o sbagliate a tu per tu con il portiere ospite - c'è da soffrire. Ed è meglio levarsi strane idee dalla testa: la giusta cattiveria è indispensabile per blindare la salvezza, un bene troppo prezioso per metterlo a rischio con una prova a corrente alternata. Il Sassuolo? Pratico, cinico, capace di aspettare per colpire. E di fatto, meno affaticato del Cagliari. A dirla tutta, 3 punti pesantissimi per Bucchi, la prima vittoria stagionale in A. Per i Rastelli boys, troppi affanni e un quintale di iella nelle giocate sotto misura. Domenica per i sardi c'è il Chievo, sempre in casa. Si procede sereni, senza drammi, ma con la consapevolezza che testa e gambe vanno di pari passo.

TESTA A TESTA — Nei Quattro mori, rispetto al 2-0 con la Spal, contro i neroverdi riposa solo Sau, rimpiazzato da Farias. Il Cagliari gestisce. Ma arrivano da Missiroli e Matri i primi brividi alla Sardegna Arena. Ma Cragno e Pisacane sbrogliano. Si riparte. Cigarini orchestra. Padoin crossa, Farias spizza, Pavoletti non ci arriva. Il Cagliari tesse la tela. I rossoblù di Rastelli cercano la manovra rasoterra. Il Sassuolo sporca le giocate e sulle seconde palle arriva sempre per primo. Ci sta. In evidenza Lirola: sul diagonale Cragno non è impeccabile, tap in di Matri. Ma l'ex rossoblù è in offside. Il Cagliari fiuta puzza di bruciato. Gli ospiti vantano il sopranumero in mezzo, Ionita e compagni di mediana soffrono. Rastelli corre ai ripari. Joao Pedro e Farias arretrano, la squadra si ritrova. Ancora Matri (20') impensierisce Cragno, sinistro rasoterra a lato. La partita, a tratti è piacevole. Le squadre non rischiano, fraseggi corti per i padroni di carta, incursioni su palle lunghe per gli emiliani. Ma è di Pavoletti, servito al bacio da JP10, viene fermato in fuorigioco. Al 31' l'occasionissima per il Sassuolo: Gavillucci fischia il rigore per un contatto di Pavoletti su Matri. Dal dischetto Cragno ipnotizza la punta, il tiro centrale viene respinto di piede dal portiere. La Sardegna Arena balza per aria per lo scampato svantaggio. Rastelli è una furia. I sardi mostrano poca brillantezza, le scorie della vittoria di Ferrara si fanno sentire. Anche Bucchi si fa sentire. Gli ospiti mostrano un piglio diverso: Cragno blocca una sassata da 25 metri di Duncan. Il Cagliari reagisce. Prima Farias, a tratti impalpabile, manca di un soffio l'imbeccata. Poi, Pavoletti non trova il pallone nell'area piccola su cross di Cigarini. E al 42' Joao Pedro fallisce all'altezza del dischetto una palla millimetrica di Farias.

TUTTO NELLA RIPRESA — Nella ripresa i ragazzi di Rastelli partono con determinazione: destro di JP10 rimpallato, incornata di Pavoletti bloccata a terra da Consigli. Il Sassuolo si rimette in ordine, la partita a scacchi, con le squadre bloccate. Bucchi richiama Politano, non male, per Sensi. Due rinvii sbagliati di Capuano innescano gli ospiti. Pavoletti chiede il cambio, esausto, entra Giannetti. Il Cagliari pericolosissimo al 9': Joao Pedro accelera, il traversone è al bacio per la testa di Farias: Consigli smanaccia. A seguire, non si chiude il fraseggio Farias-Giannetti. Il Sassuolo vacilla. Ma dura poco. Su palla filtrante Pisacane tocca Sensi: secondo rigore. Che Matri non sbaglia. L'ex solleva il braccio, il pubblico lo sommerge di fischi. La reazione dei padroni di casa è feroce: Giannetti calcia addosso a Consigli da pochi metri e Farias sbaglia l'appoggio Giannetti, solo a centro area. I rossoblù sono poco lucidi nell'ultimo tocco. Il Sassuolo aspetta. E con Duncan è sempre pronto a colpire. Gavillucci lascia giocare, ma il match si incattivisce. "Giallo" per Magnanelli, in precedenza vengono ammoniti Ceppitelli e Barella. Ancora Giannetti, cross perfetto di Faragò si divora di testa il gol del pari, spizzata a lato. Il Cagliari stringe i denti e trova nuova linfa. Cannavaro trova il cartellino per gioco falloso, a seguire "giallo" anche per Lirola. Intanto, Sau duetta con Farias ma quel che manca ai sardi è l'ultimo passaggio. E anche la zampata finale: quella di Faragò, ad esempio. Ma anche Ragusa si morde le mani, stregato da Cragno a tu per tu. Ancora Faragò nel recupero brucia il pari. Il forcing - 6' di recupero - è convulso e apprezzabile. Ma non va. Il Sassuolo rimette in sesto la classifica, Bucchi può sorridere.

Mario Frongia

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Genoa-Chievo 1-1: Laxalt non basta, Hetemaj beffa Juric

Tutto nel secondo tempo dopo una prima frazione sottotono.
Juric ancora senza vittorie


Il Genoa non riesce a vincere, il Chievo si accontenta del pareggio. A Marassi finisce 1-1. Ma nessuno può essere soddisfatto. I rossoblù non sono riusciti a gestire il vantaggio ottenuto a inizio ripresa con Laxalt, mentre i gialloblù non hanno saputo approfittare dello sbandamento dei padroni di casa dopo il pari di Hetemaj. In pieno recupero Pellissier si è divorato il gol - vittoria.


EMOZIONI? POCHE — Juric opera 6 cambi rispetto all’ultima gara (Biraschi, Lazovic, Bertolacci, Brlek, Pellegri e Palladino), Maran si limita a 2 (Dainelli e Gamberini). L’avvio del Chievo è bruciante: dopo 1’ Cacciatore prende la mira dalla lunga distanza e costringe Perin a una respinta affannosa, Rossettini spazza via il pallone per evitare guai peggiori. Il Genoa soffre, ma piano piano si riorganizza attorno a Veloso. Da un cross del portoghese scaturisce l’occasione più ghiotta per i rossoblù: sulla ribattuta di Sorrentino, Brlek calcia a colpo sicuro dal limite dell’area, ma il numero 1 gialloblù si supera. I pericoli maggiori per il Chievo arrivano da Palladino a cui Tomovic non riesce a prendere le misure: al 28’ il fantasista napoletano scodella una splendida palla in mezzo all’area, ma l’inzuccata di Lazovic termina alta sopra la traversa. Il primo tempo si chiude con un tiro per parte e con i fischi del pubblico di casa.

SCOSSA — Nella ripresa Juric corre subito ai ripari, mandando in campo Rosi al posto di Lazovic e Taarabt al posto di Brlek. Bertolacci torna in mezzo e il franco-marocchino va a piazzarsi a destra nel tridente. Al 48’ Laxalt serve in area Palladino: diagonale a fil di palo. La risposta di Maran è Depaoli al posto di Bastien. Il neo-entrato confeziona subito uno splendido assist per Inglese che di testa non inquadra la porta. Al 62’ il Genoa passa in vantaggio: Sorrentino smanaccia un cross di Rosi dalla destra, sul pallone si avventa Laxalt che sorprende il portiere sul primo palo (1-0). Maran getta nella mischia Pellissier al posto di Dainelli. Il Chievo si riversa nella metà campo rossoblù e al 73’ pareggia con Hetemaj che anticipa Perin in uscita dopo una dormita della difesa rossoblù (1-1). Il Genoa accusa il colpo, il Chievo accarezza l’idea del colpaccio, ma al 91’ Pellissier a tu per tu con Perin non inquadra la porta.

Francesco Gambaro

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Verona-Sampdoria 0-0: gran ritmo, ma nessun gol

Buon primo tempo della squadra di Pecchia, ma l'ingresso di Ramirez e Zapata cambia la gara:
nel finale i blucerchiati sfiorano la vittoria con un palo di Zapata (salvataggio di Caracciolo)


Prendi il miglior Verona della stagione (almeno nel primo tempo) e una Samp un po' appagata (almeno apparentemente) dall'ottimo inizio di stagione: ne viene fuori uno 0-0 divertente - il secondo del campionato dei veneti - dove manca soltanto il gol in una partita piena di scontri duri e di giocate estemporanee. Non benissimo, ma poco male per entrambe: il Verona muove la classifica dopo gli 8 gol presi in due gare fra Roma e Fiorentina. La Samp continua a essere imbattuta, con una partita in meno (quella da recuperare con la Roma), ma recrimina per le tantissime palle gol avute nella ripresa e per il palo di Zapata nel recupero (strepitoso salvataggio di Caracciolo).

EQUILIBRIO — Il Verona, con il suo 4-3-2-1 che assomiglia molto a un 4-5-1, porta la linea di centrocampo (compresi gli esterni offensivi Verde e Valoti) verso l'alto, bloccando le fonti di gioco della Samp. Giampaolo, nel primo tempo, non riesce a far giocare la sua squadra palla a terra (come predilige) ma il primo squillo è comunque blucerchiato. Davanti non c'è Zapata, ma torna Caprari, che con un tiro a giro da fuori impegna Nicolas, costretto a smanacciare. Il Verona, però, recupera tanti palloni in zona pericolosa e con la catena di destra Bearzotti (al debutto assoluto in Serie A)-Verde mette in difficoltà la Samp: l'occasione migliore della prima frazione è per Valoti, che calcia addosso a Puggioni da meno di 10 metri. La Samp comincia ad affidarsi agli inserimenti di Silvestre da palla inattiva, ma la partita non ha il clima da inizio campionato: sembra che si giochi a marzo e che sia una gara da dentro o fuori. Per questo, gli interventi duri sono tantissimi: scintille fra Caprari e Bessa (poi ammonito l'ex pescarese), tenaglia di Zuculini su Quagliarella. Nel finale di tempo Valoti verticalizza e Verde (favorito da un gran velo di Pazzini) calcia addosso a Puggioni.

EPILOGO — In apertura di ripresa il ritmo del Verona si abbassa e Caprari sfiora il vantaggio: duetto con Quagliarella e destro sporcato in angolo dalla spaccata provvidenziale di Heurtaux. Giampaolo, un po' per gestire le forze, un po' perché davanti vede la palla solo Caprari, toglie Quagliarella e Alvarez (impalpabile), inserendo Ramirez e Zapata. Il colombiano, pochi istanti dopo il suo ingresso, ha la palla gol del match: cross perfetto di Caprari per il suo colpo di testa, che termina a lato. Il Verona capisce di non poter tenere il ritmo del primo tempo e - complice la serata poco brillante di tutto il centrocampo doriano - si riappoggia su Verde, che spesso e volentieri innesca Pazzini, che è molto generoso ma poco ispirato sotto porta. Ramirez è in palla e la Samp cambia marcia: il colpo di testa dell'uruguaiano (con la porta vuota) viene salvato sulla linea da Caracciolo. Sul capovolgimento di fronte, Verde calcia alto col piede sbagliato (il destro). Ma il Verona non riparte più e la Samp chiude in attacco: ci vuole un Nicolas siderale per fermare il destro ravvicinato di Caprari (servito da una palla geniale di Ramirez). Il finale del match è schizofrenico: doppia chance per Bessa (para Puggioni) e Romulo (fuori), ma dall'altra parte Nicolas deve volare sul tiro dal limite di un indiavolato Ramirez, che si morde la lingua. Lo farà ancora di più nel recupero, quando disegna un pallone perfetto per la testa di Zapata: Caracciolo va in spaccata sulla linea e manda sul palo. La Samp non vince, ma continua nella serie positiva. E il Verona prende ossigeno.

Giuseppe Di Giovanni

Fonte: Gazzetta dello Sport
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