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Serie A Campionato 2017-2018: cronache, classifiche e... tanti commenti

Ultimo Aggiornamento: 21/05/2018 13:08
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Torino-Cagliari 2-1: gol di Barella, Iago Falque e Obi

Sardi avanti col contropiede di Barella, ma i granata giocano
meglio e rimontano con Iago Falque e l'uomo pescato dalla panchina



Quando la salute è un po' così, non c'è migliore medicina dei tre punti per guarire più in fretta. Così un Toro non esattamente brillante batte 2-1 il Cagliari e in un colpo solo ritrova i tre punti e il Gallo Belotti, lontano anni luce dal top della forma ma comunque prezioso col suo ritorno dal 1'. Anche per permettere a Sinisa MIhajlovic di tornare al 4-3-3, coi vari Niang e Sadiq in panchina e Valdifiori accanto a Baselli e Acquah, poi rilevato dal fondamentale Obi.

TUTTI A SINISTRA — Il Cagliari, troppo vulnerabile a destra e pericoloso solo quando riparte, gioca meglio i primi 10 minuti, poi il duo formato da Ansaldi (il migliore dei granata) e Ljajic scoperchia la fascia debole del Cagliari. Sarà la chiave della partita, coi due gol del Torino che nascono da quella parte e Lopez che non riuscirà mai a tappare la falla.
Barella, il miglior giocatore dei sardi con due piste sul secondo, capitalizza alla mezz'ora un bel contropiede, con Farias che lo mette davanti a Sirigu per l'1-0. Poi il Toro riprende a mulinare calcio, in modo mai troppo brillante ma sempre più efficace col passare dei minuti.

I GOL — Prima Ljajic scucchiaia alla grande per Ansaldi, bravo a pescare Iago Falque sul secondo palo, poi nella ripresa Rafael gestisce male un cross di Baselli e il nuovo entrato Obi la ribadisce dentro di testa.

FINISCE QUI — Lopez butta dentro anche Sau e Giannetti, ma Pavoletti continua a restare fuori dalla partita e Sirigu resta sostanzialmente disoccupato. Anzi, sono Moretti e Baselli, che si divora letteralmente il tris, ad andare vicini al gol. Il Toro respira e ora potrà preparare la partita di San Siro con l'Inter con più tranquillità. E un Gallo Belotti in più.

j.g.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Verona-Inter 1-2: Borja Valero, Pazzini e Perisic in gol

I nerazzurri superano la squadra di Pecchia e tornano al secondo posto in classifica. Ma che fatica!


In un campionato in cui le grandi vincono sempre con le piccole è evidente che non si possa perdere punti in queste sfide. L’Inter recepisce il messaggio vincendo 2-1 a Verona nel posticipo con i gol di Borja Valero e Perisic. Il pareggio momentaneo su rigore di Pazzini aveva riaperto squarci sulla versione “pazza” di questa squadra che invece ha mostrato ancora di saper fare gruppo, combattere e vincere. Il secondo posto lo si consolida anche così.


PAZZINI IN PANCA — Fabio Pecchia sceglie la freschezza di Kean piuttosto che sull’esperienza di Pazzini. C’è il “millenial” al fianco di Cerci nel 4-4-2 iniziale. Luciano Spalletti invece prosegue sulla strada tracciata, quella del 4-2-3-1, con i soliti interpreti per la quarta gara consecutiva. Dopo i fischi rivolti a Pecchia dai suoi stessi sostenitori, la partita prende il via su ritmi abbastanza modesti. L’Inter stessa non aggredisce immediatamente l’Hellas e per vedere un tiro degno verso Nicolas bisogna attendere il 17’: ripartenza che si srotola lungo la fascia destra con Candreva che si attacca al rimorchio centrale di Icardi il cui destro è mangiucchiato a lato. Cinque minuti dopo un pallone vagante partorito da un corner innesca Vecino che però calcia debole in porta. Il Verona è ordinato e quieto. Gli va bene fin quando l’Inter non alza il ritmo delle giocate viste contro la Sampdoria. In mancanza di giocate talentuose, i nerazzurri devono alzare la velocità per superare le costruzioni veronesi.

LA SBLOCCA BORJA — Questo Hellas deve fare tutto per bene, non può permettersi sbavature. E fino al 36’ andava tutto bene. Poi sul cross di Candreva, le distanze veronesi perdono l’equilibrio. In due vanno su Icardi e nessuno si ricorda di Borja Valero che in pratica porta il pallone dentro alla porta. Inter in vantaggio, senza grossi meriti, Hellas costretto a rincorrere con la solita generosità. Finisce così il primo tempo. Si ricomincia con le stesse formazioni. Al 3’ un lampo nerazzurro. Vecino per Perisic sulla trequarti, innesco di prima sulla verticale per il taglio di Icardi che si sinistro spara sopra la traversa. Sarebbe il compito che l’Inter dovrebbe ripetere più volte per aumentare il divario fra sé e un Verona sempre volitivo al di là delle lacune. Al 6’ un sinistro di Vecino si allarga alla destra di Nicolas pur senza dare l’impressione di essere pericoloso.

HANDA, CHE PASTICCIO! — Il Verona chiede a Cerci di sostenere la speranza e il sinistro dell’ex Atletico Madrid al 9’ alza il volume del Bentegodi. Al 10’ però s’alzano i decibel. Un rinvio di D’Ambrosio sbatte sulla schiena di un avversario, torna verso Handanovic che deve tuffarsi per anticipare Cerci. Il numero 10 dell’Hellas cade in area, trascorrono pochi secondi e Gavillucci annuncia l’intervento della Var recandosi a vedere il monitor. Dalla regia arriva la segnalazione che è rigore e Pazzini, al 13’, entra per Kean. Il conciliabolo con Cerci scaturisce la scelta che proprio l’ultimo entrato batta il rigore (con lieve disappunto dello stesso Cerci). Pochi secondi e l’Hellas pareggia spiazzando Handanovic. Un pallone toccato, un tiro, un gol: avvio da Pazzo. L’1-1 dovrebbe scuotere la serata. La prima cosa che si scuote è la traversa dell’Hellas al 18’ su colpo di testa di Vecino da corner di Candreva. Il pallone cade sulla parte alta e torna in campo.

CI PENSA PERISIC — Pecchia cambia il cuore della squadra togliendo Bessa per Bruno Zuculini. Un destro di Candreva è un primo avvertimento che Nicolas sposta in corner. Il secondo invece è senza ritorno. Calcio d’angolo, la difesa veronese libera verso il limite dell’area dove c’è solo Perisic. Il croato fa in tempo a calcolare la falcata, prendere la mira e anche sentire il vento che tira. La sassata è imprendibile per il portiere del Verona e l’Inter torna in vantaggio, 2-1. Il primo intervento esterno di Spalletti prevede l’uscita di Candreva e l’ingresso di Brozovic che torna dopo la doppietta decisiva di inizio mese a Benevento e il seguente infortunio muscolare patito in nazionale. Al 33’ è il turno di Cancelo per Borja Valero. Il portoghese va a sistemarsi lungo la fascia destra davanti a D’Ambrosio con Brozovic trequartista. L’Hellas inserisce Lee per Cerci invece. L’ultimo cambio riguarda Icardi che lascia il campo per Eder al 41’.

ORA IL TORINO — Finisce 2-1 per l’Inter che tornerà in campo domenica alle 12.30 in casa contro il Torino (sarà ancora una gara da oltre 50 mila spettatori al Meazza). Il Verona invece volerà in Sardegna per una delle tante sfide salvezza, questa volta contro il Cagliari.

Matteo Brega

Fonte: Gazzetta dello Sport
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31/10/2017 00:04
 
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SERIE A 2017/2018 11ª Giornata (11ª di Andata)

28/10/2017
Milan - Juventus 0-2
Roma - Bologna 1-0
29/10/2017
Benevento - Lazio 1-5
Crotone - Fiorentina 2-1
Napoli - Sassuolo 3-1
Sampdoria - Chievo 4-1
Spal - Genoa 1-0
Udinese - Atalanta 2-1
Torino - Cagliari
30/10/2017
Hellas Verona - Inter 1-2

Classifica
1) Napoli punti 31;
2) Inter punti 29;
3) Juventus e Lazio punti 28;
5) Roma(*) punti 24;
6) Sampdoria(*) punti 20;
7) Fiorentina, Milan e Torino punti 16;
10) Atalanta e Chievo punti 15;
12) Bologna punti 14;
13) Udinese punti 12;
14) Cagliari e Crotone punti 9;
16) Spal e Sassuolo punti 8;
18) Genoa e Hellas Verona punti 6;
20) Benevento punti 0.

(*) Sampdoria e Roma una partita in meno.


(gazzetta.it)
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Questo è l'anno dello scudetto...FORZA NAPOLI SEMPRE ! ! ! [SM=x611903]





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Bologna-Crotone 2-3, Budimir più decisivo di Verdi

Nell'anticipo della 12ª giornata il 26enne croato fa la differenza con due reti.
Inutile la doppietta su punizione (con due piedi diversi) del numero 9 emiliano.
In gol anche Trotta su rigore, assegnato con la Var


Grande, grandissimo Crotone. Stende il Bologna e allunga la serie utile dopo il successo eclatante sulla Fiorentina: è il gol dell’eroe di giornata Budimir, al 25’ della ripresa, a ribaltare i padroni di casa, costringendoli al 2-3 finale che vale la quarta sconfitta di fila e ai fischi del pubblico del Dall’Ara. Una rimonta intrisa di orgoglio, quella degli uomini di Nicola, dopo un primo tempo segnato dalle prodezze balistiche di Verdi, in gol su punizione di destro e di sinistro


GRAN BALISTICO — Il Bologna preme il piede sull’acceleratore in avvio, ma trova un Crotone come al solito ben schierato in difesa, con raddoppi di marcatura continui e perfetta lettura del gioco in fase di non possesso. Col passare dei minuti il match diventa anche equilibrato, proprio quando i calabresi decidono di spingere più su il baricentro. E la prima vera occasione della partita è proprio di marca ospite: al 24’, sul cross di Stoian, Budimir colpisce di testa, costringendo Da Costa ad un colpo di reni per alzare il pallone sopra la traversa. Ma la risposta del Bologna non tarda ad arrivare. E sono dolori per il Crotone: prima un destro ad incrociare di Poli che Cordaz para in presa bassa, poi su un nuovo repentino capovolgimento di fronte un diagonale di Verdi respinto coi piedi dal portiere rossoblù, quindi il gol capolavoro del medesimo esterno di casa su punizione di sinistro a scavalcare la barriera. Un colpo da maestro. Eppure, proprio quando la partita sembra sembra porsi all’imbocco di uno scivolo per il Bologna, ecco il ruggito di Budimir, lesto ad insaccare al 38’ su corta respinta di Da Costa impegnato a terra da un tiraccio di Trotta. Il silenzio, all’improvviso, cala sul Dall’Ara. Scorrono così altri minuti di gara ultratattica e fisica, fino a quando il solito Verdi non decide di issarsi ancora al di sopra di tutto grazie all’altro piede magico, il destro, con cui disegna ancora da piazzato una traiettoria irresistibile sorprendendo Cordaz e andando poi a festeggiare sotto la curva

TALENTO CROATO — Il Crotone non si disunisce e in quella che sembra la sfida delle punizioni anche Pavlovic prova a prendersi la scena al 5’, ma da Costa in tuffo allontana il pallone. Allora ci riprova Verdi con un calcio alla Pirlo, stavolta fuori misura. Poi succede davvero di tutto con un cambio di prospettiva inatteso: al 25’ il Crotone pareggia con Trotta su calcio di rigore concesso da Pasqua con l’aiuto della Var per un fallo di mani di area di Krafth, 2’ dopo Budimir s’inventa il gol del 3-2 a domicilio con un sinistro imprendibile dopo un rimpallo sul corpo di Gonzalez. E’ la svolta del match. I padroni di casa avviano un forcing deciso fino alla fine, Donadoni getta nella mischia pure Destro, ma il dispositivo difensivo di Nicola (già in grado di resistere a pressioni eccezionali la scorsa stagione) non salta. E i calabresi riescono ad ormeggiare in porto 3 punti di enorme valore, cantando e ballando alla fine sotto la curva dei loro tifosi.

Alessio D’Urso

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Genoa-Sampdoria 0-2:
Ramirez e Quagliarella decidono il derby,
Juric rischia

Partita combattuta e ricca di occasioni: i rossoblù colpiscono la traversa con Rosi,
i blucerchiati segnano un gol per tempo e si prendono la stracittadina


Ramirez e Quagliarella colorano la Lanterna di blucerchiato. La Samp vince il derby numero 115 con un gol per tempo: 2-0. Il Genoa ci ha messo il cuore, ma contro la cinica Samp di Giampaolo non è bastato. I blucerchiati alimentano i loro sogni europei, mentre i rossoblù precipitano sempre più in basso. E ora, dopo l’ennesima sconfitta, la panchina di Juric si fa sempre più traballante.

APRE RAMIREZ — Dopo 50” Laxalt serve in profondità Lapadula che prova la rovesciata senza fortuna. Sul ribaltamento di fronte è Torreira ad impegnare Perin da fuori area. Il Genoa ci mette una foga pazzesca, la Samp si difende con i denti. Al 14’ Izzo lancia Taarabt sulla trequarti, l’ex rossonero prova la trivela, ma non inquadra lo specchio della porta. L’occasione più ghiotta capita sui piedi di Lapadula a metà del primo tempo: il numero 10 tenta una rovesciata spettacolare che finisce fuori di un soffio. Nel momento migliore del Genoa, arriva un po’ a sorpresa la zampata della Samp: sul rilancio di Viviano, Zapata fa sponda di testa per Ramirez che resiste alla carica di Zukanovic e supera Perin con un tocco vellutato. La Sud esplode, la Nord ammutolisce per un istante e poi riprende a cantare. La reazione del Genoa si stampa sulla traversa colpita da Rosi al 32’. Il tempo si chiude con un rigore invocato dal Genoa per un dubbio contatto tra Lapadula e Silvestre.

CHIUDE QUAGLIARELLA — La ripresa comincia sulla falsariga del primo tempo: Genoa subito aggressivo, Samp sorniona e concreta. All’11' Rossettini commette un errore incredibile, ma Quagliarella a tu per tu con Perin non sa approfittarne. Rigoni è l’ultimo ad arrendersi tra i rossoblù: su assist di Veloso, il centrocampista veneto anticipa Strinic di testa, ma manda il pallone sopra la traversa. Juric tenta il tutto per tutto, gettando Pandev nella mischia. Ma le occasioni migliori capitano alla Samp: prima è Barreto ad impegnare Perin con una conclusione dalla distanza; poi è Quagliarella a chiudere definitivamente i conti, depositando in porta un delizioso assist di Zapata. Finisce con la Sud che augura la serie B ai cugini rossoblù e con il popolo genoano che chiede a Preziosi (assente allo stadio) di vendere la società.

Francesco Gambaro

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Inter-Torino 1-1: Eder risponde a Iago Falque,
Spalletti resta dietro al Napoli

Mihajlovic spaventa San Siro, poi l'azzurro trova il pari su assist di Icardi.
Vecino colpisce la traversa nel finale


La carica del popolo nerazzurro non è sufficiente. L'Inter pareggia 1-1 con il Torino passato in vantaggio grazie a Iago Falque. Il gol di Eder equilibra la situazione senza però regalare la spinta decisiva nel finale.

LE SCELTE — Per l'Inter quinta gara consecutiva con la stessa formazione: Luciano Spalletti sceglie ancora la squadra che dalla scorsa sosta in poi ha dato più garanzie. Perisic va oltre l'affaticamento muscolare ed è presente. Sinisa Mihajlovic schiera il suo Torino ancora con il 4-3-3 dopo le risposte positive avute dalla gara contro il Cagliari. Belotti al centro dell'attacco viene supportato da Falque e Ljajic. A metà campo Rincon copre gli inserimenti di Obi e Baselli.

SIRIGU VOLA — Senza ritmi strabilianti è l'Inter che prova a fare la partita. Icardi arriva tardi su un cross di Candreva dopo pochi minuti, ma è Baselli al 9' a trovare la via del tiro per primo. Il suo destro volante è alto sulla traversa. La reattività non è elemento preponderante per le due squadre nel primo quarto d'ora. Sarà l'orario, sarà il vento che ricorda a tutti di essere entrati nel mese di novembre. Fatto sta che al 14' un errore di D'Ambrosio in impostazione - come a Verona, non per essere inquisitori - lascia ad Ansaldi un pallone da crossare per Baselli al limite. Il suo sinistro di prima intenzione è bloccato in due tempi da Handanovic. L'Inter si mostra al suo pubblico (71.581) al 18' con un destro di Vecino dal lato corto dell'area. Sirigu forse sorpreso respinge all'altezza del primo palo. Al 23' Candreva si conquista il fondo, alza la testa e trova Icardi all'altezza del rigore: il destro al volo del capitano è però mangiato e arriva lentamente tra le braccia di Sirigu. I nerazzurri prendono fiducia, alzano il baricentro e provano a tenere fermo il Toro. Il destro di Gagliardini del 25' sorvola di poco la traversa con una conclusione dal limite. Al 37' un sinistro deviato di Icardi dal limite concede l'impressione del gol. Un boato, improvviso, risveglia il Meazza. Dal seguente corner di Candreva la testa di Skriniar costringe Sirigu a un super volo per togliere il pallone dalla porta. Mihajlovic passeggia come sempre ma può ritenersi soddisfatto del primo tempo. Con Rincon concentrato su Borja Valero per sporcargli le linee di passaggio (da ricevere soprattutto) ha tolto le certezze ai nerazzurri costretti ai lanci lunghi o a passare esclusivamente dalla periferia. L'ultimo sussulto prima dell'intervallo glielo causa Burdisso che scivolando per fermare un tiro stoppa il pallone prima con l'anca poi con il braccio. Per Orsato, che ne parla via radio con i colleghi della Var, è tutto regolare. Il colpo di testa di Baselli, a lato, chiude la prima frazione sullo 0-0.

GOL E TRAVERSA — Lo spirito nerazzurro del secondo tempo sembra rinvigorito. Al 4' Nagatomo trova la testa di Vecino e Sirigu per negargli il gol deve appiattirsi alla sua sinistra. Tre minuti dopo stessa scena: il giapponese crossa, l'uruguaiano ci va di testa questa volta colpendo in modo meno pulito con Sirigu che blocca a terra. Capovolgimento di fronte e Belotti mostra come pochi centimetri gli bastino per trovare Handanovic la cui parata è poco estetica ma molto efficace. Al 13' Obi si immola su un destro dal limite di Icardi servito da Borja Valero. Un minuto dopo però la gioia è granata. Falque prende palla a destra, si accentra e calcia sul primo palo. Handanovic non ci arriva e il Torino passa in vantaggio. I replay mostrano come al momento del tiro l'attaccante granata avesse addosso quattro nerazzurri... Per lo spagnolo è il primo gol segnato all'Inter in sei confronti. I nerazzurri impiegano un po' a riprendersi. E al 22' dalla punizione di Ljajic sarebbe anche potuto arrivare il raddoppio con Obi, mancato di pochi centimetri. Primo cambio interista: dentro Eder per Gagliardini, logico l'arretramento di Borja Valero davanti alla difesa. Un attimo dopo Skriniar di testa va vicino al pareggio su calcio d'angolo. Spalletti disegna l'Inter con Eder alle spalle di Icardi per dare più dinamismo e arretrando Borja al fianco di Vecino nella speranza di avere più spazio per le sue giocate. I minuti centrali della ripresa vedono uno Spalletti molto occupato con la cartella degli appunti insieme al vice Domenichini per pensare al finale. Mihajlovic intanto toglie Obi e mette Acquah. Seconda mossa di Spalletti, dentro Brozovic per Nagatomo al 31'. La difesa passa a tre lasciandola all'uno-contro-uno con il tridente granata nonostante il sacrificio di Perisic quasi terzino sinistro. E la mossa funziona subito, al 34': Perisic trova Icardi dentro l'area piccola, sponda per Eder che stoppa e la mette all'angolo alto. Il Meazza esplode, si percepiscono tutti gli oltre 70 mila tifosi nerazzurri. Sinisa percepisce l'onda nerazzurra, inserisce Niang per Falque per andare ad annusare gli spazi aperti che inevitabilmente ci saranno nei 10' finali. Al 43' Vecino prende una traversa terrificante con un destro da lontano. Ultimo cambio per il Torino, dentro Berenguer per Ljajic. Il risultato non cambia: è un punto d'oro per il Torino, un punto che fornisce morale. All'Inter serve poco: questo pomeriggio potrebbe ritrovarsi al quarto posto.

Matteo Brega

Fonte:Gazzetta dello Sport
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Cagliari-Verona 2-1: Ceppitelli e Faragò rispondono a Zuculini

La squadra di Lopez conquista tre punti in casa contro gli uomini di Pecchia,
che incappano nella quarta sconfitta consecutiva


Il Cagliari va avanti, ma che fatica per vincere e sistemare un avversario che, passato in vantaggio, pensa solo a difendersi. Per il Verona è la quarta sconfitta di fila: crisi apertissima, nonostante i leggeri progressi visti nelle ultime settimane.

EQUILIBRIO — Il Verona parte meglio e al 6’ è già in vantaggio: angolo di Cerci da destra e colpo di testa di Bruno Zuculini, non propriamente un gigante, che sfrutta l’indecisione di Ceppitelli. Il Cagliari, ridisegnato da Lopez col 3-5-2 e Joao Pedro in panchina, si riorganizza in fretta e reagisce subito: Pavoletti impegna Nicolas, poi (siamo al 10’) lancio lungo dell’ispirato Barella per Sau che entra in area e viene buttato giù da Caracciolo. Rigore ineccepibile, che però Cigarini sciupa. E’ un vizio del Cagliari di quest’anno: terzo sbaglio dal dischetto (su 4 tentativi) dopo quelli di Sau e Farias. Sembra una partita segnata e invece, al minuto 28, subito dopo un erroraccio di Pavoletti, ecco il pareggio, nato da una fortunosa deviazione di petto-coscia di Ceppitelli su angolo dalla sinistra da Cigarini. Raddrizzata la gara, la squadra di Lopez ritrova un po’ di fiducia e comincia a schiacciare il Verona nella sua metà campo. L’Hellas in pratica rinuncia a costruire con Romulo e Fares, le due ali, che si sacrificano in copertura su Faragò e Padoin, loro sì efficaci nel fare la doppia fase.

ERRORI — Il secondo tempo continua come il primo: il Cagliari a fare la partita, il Verona a difendersi. Proteste rossoblù per un intervento di Romulo ai danni di Sau: i dubbi restano. Poi Pavoletti sciupa un paio di buone occasioni, ma l’Hellas è troppo rinunciatario. E da un altro errore della difesa nasce il 2-1, strameritato: Souprayen perde il pallone, ne approfitta Faragò che con uno splendido diagonale batte Nicolas. La partita si chiude praticamnete qui. Nel recupero, il Cagliari potrebbe fare tris in contropiede, ma Farias sbaglia un facilissimo appoggio per Pavoletti e Nicolas riesce a sventare il pericolo.

Guglielmo Longhi

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Chievo-Napoli 0-0, Sorrentino dice no all'attacco di Sarri

Molte occasioni azzurre, ma qualche errore di mira e il portiere dei veneti fermano
la marcia della squadra di Sarri (che resta capolista solitaria), dopo nove vittorie esterne consecutive.
Inglese&co tornano a fare punti dopo due sconfitte di fila



Niente allungo, anzi. Il Napoli non approfitta della frenata interna dell’Inter e ora vede accorciarsi il suo vantaggio sulla Juventus, nuova seconda. Al Bentegodi la capolista trova il secondo 0-0 della stagione (dopo quello al San Paolo con l’Inter) e interrompe a nove la striscia di vittorie consecutive in trasferta, comprese le tre dello scorso campionato. Il muro del Chievo regge per 90’ e passa minuti al cospetto di un Napoli apparso stanco e sotto ritmo, complice anche la fatica di mercoledì in Champions col City.

SORPRESA MARAN — Nel Napoli c’è Sepe al posto di Reina (debutto dal primo minuto in A per il portiere cresciuto nelle giovanili azzurre) e Mario Rui – anche lui alla prima da titolare – al posto dell’infortunato Ghoulam. Maran invece sorprende tutti, schierando il Chievo col 4-4-2, con Depaoli e Hetamaj larghi in fascia e Castro sulla linea di Radovanovic in mezzo. Due linee strette, corte e compatte davanti a Sorrentino, per togliere il palleggio tra le linee al Napoli. Il primo brivido è comunque azzurro: Insigne scarica per Hamsik (7’), tiro di prima sul quale si oppone Gamberini di testa, alzando in angolo. Il Napoli sembra padrone del campo, pur non producendo chiare occasioni nei primi 20’. Anzi, la grande chance ce l’ha il Chievo sugli sviluppi di un calcio d’angolo, con una combinazione che sa di «Napoli»: il futuro azzurro Inglese prolunga il corner di Birsa e Gamberini (ex di turno) in spaccata da pochi passi manda alto. La risposta del Napoli sul capovolgimento di fronte arriva con un destro a giro di Insigne respinto in tuffo da Sorrentino e poco dopo con un diagonale velenoso di Callejon (23’) di poco a lato. Fino all’intervallo poi la squadra di Sarri mette le tende nella metà campo avversaria, perdendosi però troppo spesso nell’ultimo passaggio.

NON SI PASSA — La ripresa inizia allo stesso modo, ma senza azioni di rilievo. Ed è ancora il Chievo a sorpresa a sfiorare il vantaggio con un’intuizione di Radovanovic, che vede Sepe fuori dai pali e prova a superarlo con un pallonetto da una sessantina di metri, che il portiere azzurro mette in angolo non senza qualche patema. Il Napoli prova a scuotersi e al 23’ è Hamsik di testa a impensierire Sorrentino. Ma l’occasionissima se la costruisce da solo Insigne al 90’, con il solito destro a giro che trova ancora Sorrentino reattivo a salvare in angolo. Nel recupero il Napoli spinge con i nervi ma il muro Chievo si conferma invalicabile. Sarri resta comunque al comando, malgrado il suo Napoli sia parso stanco e appesantito dalle tante partite nell’ultimo periodo. E stavolta la sosta – al netto del saccheggio delle nazionali – sembra arrivare al momento giusto per rifiatare un po’.

Vincenzo D'Angelo

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Fiorentina-Roma 2-4: doppietta di Gerson,
gol di Veretout, Simeone, Manolas e Perotti

Il brasiliano incanta, ma la Viola risponde:
nella ripresa decidono il greco di spalla e il mago dalla panchina:
i giallorossi centrano il record di vittorie esterne (12) nella storia della Serie A


La Roma sa vincere anche senza difesa, la Fiorentina si rialza dopo la sconfitta di Crotone ma non abbastanza per fermare la corsa di Di Francesco, che dopo tre vittorie per 1-0 vince - stavolta sì, si può dire - in maniera zemaniana, senza che il paragone risulti blasfemo. 4-2 per la Roma, dodicesimo successo consecutivo in trasferta consecutivo e avvicinamento al derby - in programma al ritorno dopo la sosta - nel migliore dei modi.

LUNA PARK — Il primo tempo è di quelli da luna park o da film horror fate voi, a seconda che si scelga di considerare la fase offensiva o difensiva delle due squadre. Fiorentina e Roma sembrano giocare senza paracadute. E così, alla prima occasione, ecco il vantaggio giallorosso: Gerson recupera palla con l'aiuto di Nainggolan, poi El Shaarawy confeziona l'assist per lo stesso brasiliano, che di sinistro trova l'angolino basso per il suo primo gol con la Roma. È solo l'inizio di un diluvio, non solo quelle meteorologico. Al 9' è già pareggio: Gil Dias punta Kolarov e crossa forte in mezzo, la palla sfila per tutta l'area e trova dalla parte opposta Veretout che di prima intenzione batte Alisson. La Roma subisce così la prima rete dopo 348' di imbattibilità: l'ultimo a segnarle, in campionato, era stato Insigne all'Olimpico il 14 ottobre. Al 20' occasione per Dzeko, che rientra dal fondo e calcia con il destro, ma Sportiello è bravo a deviare in angolo. Al 24' Gil Dias fa lo stesso dall'altra parte - ancora Kolarov in difficoltà - , ma la conclusione è centrale come quella di Pellegrini dalla lunetta al 28'. Al 30' la Roma passa nuovamente ed è singolare che l'azione parta da un'occasionissima per la Fiorentina, con Simeone tutto solo lanciato verso Alisson che si fa recuperare da Manolas. Da lì l'azione prosegue: il pallone arriva a Gonalons che avanza per vie centrali e innesca Gerson, controllo e ancora sinistro - stavolta sul primo palo -, Sportiello resta immobile e per il brasiliano è doppietta. Ma la fase difensiva della Roma è oggi è in giornata pessima. Prima Chiesa (33') poi Simeone (34') spaventano Di Francesco, il 2-2 è questione di minuti e arriva al 39': cross di Veretout, Simeone s'infila tra Fazio e Kolarov e di testa incrocia splendidamente sul palo lungo. E al 43' la squadra di Pioli va a un passo dal 3-2: alla Roma serve un doppio miracolo di Alisson che prima devia sul palo la conclusione di Chiesa, poi dice no al tiro a botta sicura di Veretout.

ROMA AVANTI — Nella ripresa si riparte senza cambi e al 2' Dzeko di testa colpisce debolmente di testa, spedendo alto un'assistenza di Pellegrini. Al 5' la Roma è di nuovo avanti: angolo di Kolarov, Dzeko la spizza e il pallone sbatte addosso a Manolas che involontariamente trova l'angolino. La Fiorentina soffre, ma all'11' ha la chance per pareggiare: Gil Dias la mette forte sul secondo palo, Florenzi buca e Chiesa dietro di lui colpisce male al volo con il sinistro. Ancora Fiorentina al 15': Gonalons perde palla sulla trequarti, Chiesa innesca Dias che con il destro manda alto. Dall'altra parte, 16', Pellegrini ancora una volta non riesce ad angolare la sua conclusione. Al 21' Di Francesco inserisce Perotti per uno spento El Shaarawy. Due cambi per Pioli: al 29' dentro Sanchez per Badelj (infortunio muscolare), subito dopo Babacar per Chiesa. Al 39' è Defrel, entrato da meno di due minuti, a fallire su assist di Kolarov il tap-in con il sinistro del 2-4. Al 41' Alisson rinvia in maniera non precisa, Eysseric (entrato per Chiesa) innesca Simeone ma il portiere giallorosso rimedia all'errore con un'uscita bassa perfetta. E sul capovolgimento di fronte la Roma chiude la partita: Nainggolan protegge palla sulle trequarti e innesca perfettamente Perotti, che con il sinistro batte Sportiello. C'è spazio ancora per una giocata di Babacar (blocca Alisson) e due interventi di Sportiello, prima su Kolarov e poi su Defrel. Il luna park finisce qui.

Davide Stoppini

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Juventus-Benevento 2-1, Ciciretti mette paura, poi Higuain e Cuadrado

Campani avanti al 19' con Ciciretti: il Pipita pareggia solo al 12' della ripresa, poi il colpo di testa del colombiano


Aveva ragione Massimiliano Allegri: mai fidarsi delle piccole, sopratutto se sono neopromosse in A e hanno zero punti. D'altronde Benevento è la città delle streghe e la squadra di De Zerbi infatti spaventa la Juventus per quasi un'ora con una punizione di Ciciretti, prima di arrendersi alla superiorità dei padroni di casa, che ristabiliscono le gerarchie con la coppia Higuain-Cuadrado. Chi si aspettava la goleada, però, ha sbagliato indirizzo: Juve pratica e vincente ma non ancora scintillante, che supera l'Inter e approfitta del pari del Napoli col Chievo per portarsi a -1 dalla vetta (leggi qui la classifica).

CLAMOROSO ALLO STADIUM — Allegri lancia Marchisio dall'inizio (prima da titolare dopo due mesi) con De Sciglio e Douglas Costa, a destra però preferisce Cuadrado a Bernardeschi. Il Benevento si presenta con un 3-4-2-1 che all'inizio non dà l'idea di poter dare grattacapi alla Signora nel giorno della festa per i suoi 120 anni (giocatori in campo con una maglia celebrativa, edizione limitata): poca qualità, altrettanta pressione. De Zerbi pare intenzionato più a coprirsi che a tentare il colpaccio, tanto che per un quarto d'ora abbondante la sua squadra non arriva mai dalle parti di Szczesny. Eppure la prima volta che ci riesce si porta in vantaggio: punizione di Ciciretti, che fa il Dybala e con il sinistro pesca l'angolino, festeggiando poi come se avesse vinto la Champions League. Un gol alla Juve allo Stadium non si dimentica facilmente. Prima c'erano stati la traversa di Marchisio (bel colpo d'esterno), la respinta sul palo di Brigoli dopo un tiro di Douglas Costa (il migliore dei bianconeri) e un altro legno colpito dal brasiliano. Poi parte l'assalto di Madama, che però non porta frutti tra parate di Brignoli (ottimo su Dybala e sulla punizione di Douglas Costa) e errori evitabili, come il tiro alto di Cuadrado, il pallone ciccato da Matuidi e l'occasione sprecata da Dybala (sinistro clamorosamente a lato) su sponda di testa di Higuain.

RIBALTONE SUDAMERICANO — La festa del Benevento si spegne dopo pochi spiccioli del secondo tempo, quando Higuain (12') pareggia i conti con sinistro al volo. Pregevole il gesto tecnico del Pipita, bella anche l'azione, iniziata da De Sciglio (cross da destra) e rifinita da Matuidi (sponda di testa). Il ribaltone è alle porte: una decina di minuti più tardi Alex Sandro disegna una bella traiettoria per Cuadrado, che fa il 2-1 di testa. Il Benevento lentamente si spegne, l'unico guizzo è un tentativo di Cataldi a metà ripresa. La Juve produce meno nel secondo tempo rispetto al primo, però non spreca. Chiude con un tiro di Bentancur, appena entrato per Dybala, deviato in angolo e una chiusura decisiva di Rugani ancor su Ciciretti. Ma soprattutto con tre punti preziosissimi. Per una sosta tranquilla, come aveva chiesto Allegri, e per far sentire al Napoli il fiato sul collo.

Fabiana Della Valle

Fonte: Gazzetta dello Sport
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La partita Lazio - Udinese è stata rinviata a data da destinarsi per le condizioni di impraticabilità del campo a causa della pioggia caduta in abbondanza su Roma (un vero nubifragio) nelle ore precedenti.
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Serie A, Atalanta-Spal 1-1: nerazzurri salvati da Berisha

Cristante porta in vantaggio i bergamaschi dopo 23', Rizzo pareggia nella ripresa.
Nel finale, con i bergamaschi in 10 (rosso a Freuler) grandi occasioni per i ferraresi


Una bella Spal pareggia meritatamente a Bergamo e sfiora addirittura la vittoria in rimonta. L’Atalanta va in vantaggio nel primo tempo, ma poi cala inesorabilmente: la stanchezza per gli impegni europei comincia a farsi sentire. I nerazzurri, in dieci dalla metà della ripresa (rosso a Freuler), si sono mostrati poco lucidi e reattivi ma sono stati comunque stati bravi a limitare i danni.

PRIMO TEMPO — L’Atalanta prova a mettere subito sotto pressione la Spal, ma il primo squillo è proprio degli ospiti con Paloschi che di testa manda sul fondo di poco. La manovra dei nerazzurri è meno fluida del solito, forse incide la stanchezza post-Europa, di sicuro è anche merito dell’accorta tattica della Spal che chiude bene quasi tutti i varchi. Sulla sinistra Spinazzola e Gomez non trovano spazi e allora Gasperini chiede ai suoi giocatori di insistere dalla parte opposta dove Cristante, dopo un inizio sonnolento, si sveglia e in combinazione con Hateboer crea superiorità numerica e qualche buon cross. La rete del vantaggio arriva però da palla inattiva: corner di Gomez, rinvio sballato di Vicari (poco dopo costretto al cambio per infortunio muscolare), Toloi ributta la palla in mezzo con una girata ben sfruttata al volo da Cristante. Ci sono pochi tiri in porta proprio perché le due squadre difendono con attenzione. De Roon costringe Gomis al tuffo con un rasoterra dal limite, poi Viviani pennella all’incrocio una punizione ma è una prodezza inutile: l’arbitro aveva fermato il gioco per fermare alcuni scontri in barriera.

SECONDO TEMPO — Subito dopo l’intervallo l’Atalanta potrebbe mandare la partita in archivio, ma Petagna di testa manda fuori da due passi su perfetto cross di Gomez. La produzione offensiva dei nerazzurri in pratica finisce qui, la Spal prende campo e scopre che si può anche tirare in porta. Paloschi conquista e difende una bella palla, serve Mattiello che impegna Berisha. Al 19’ arriva il pareggio: Antenucci di tacco trova Rizzo (entrato da tre minuti) che pesca il secondo palo con uno splendido tiro a giro. Il 4-4-2 con cui Semplici ha ridisegnato la sua squadra disinnesca l’Atalanta che poi resta anche in dieci per la Var-espulsione di Freuler: all’arbitro Chiffi era sfuggita la violenza dell’intervento su Viviani del centrocampista svizzero. La Spal, comunque, non sfrutta la superiorità numerica anche se a cavallo del 90’ va due volte vicinissima al gol della vittoria: prima Berisha fa una parata pazzesca su Viviani e poi Antenucci colpisce il palo con un sinistro a giro.

G. B. Olivero

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Sassuolo-Milan 0-2: gol di Romagnoli e Suso, Montella respira

I rossoneri, mai in difficoltà, con un gol per tempo incassano una vittoria fondamentale



Il Milan vince e accorcia la classifica verso l’Europa: Montella invece vince e salva la sua panchina. Anche se la serata piovigginosa di Reggio Emilia era iniziata con pochi lampi e molta pigrizia. Almeno nei primi 45’ i ritmi sono abbastanza lenti, tanto che la sveglia rossonera nel finale è più che sufficiente a produrre il vantaggio. I fedelissimi di Montella, cioè quelli a cui il tecnico si affida per riuscire a tenersi stretta la panchina, sono Suso e Kalinic davanti, Calhanoglu a sostegno e Zapata preferito in difesa a Musacchio. Anche Bucchi ha problemi di stabilità della panca e fa comandare la retroguardia agli esperti Acerbi e Cannavaro e l’attacco a Falcinelli. Non basteranno. Al Mapei Stadium la pioggia ha frenato l’entusiasmo dei tifosi, pochi e piuttosto silenziosi, tanto che si sentono le urla e le indicazioni che giocatori e allenatore si rivolgono tra loro. Montella invita alla rapidità e all’intensità, ma se ne vedono poche.

SVEGLIA — Se non alla fine della frazione, quando arriva l’ondata rossonera: prima Kalinic con tiro deviato da Consigli in angolo dopo una grande azione di Kessie e poi sugli sviluppi del corner, quando arriva il vantaggio milanista. Salta e segna Romagnoli, con Consigli che lamenta un fallo del difensore avversario che però non c’è. Inutili anche le invocazioni del Sassuolo di ricorrere alla Var: non serve. La partita così sbloccata prende un’altra piega: prima il Milan aveva come al solito fatto un possesso palla prolungato ma sterile e mostrato un atteggiamento un po’ impaurito, che si notava anche in una serie di errori individuali. Le altre azioni degne di note sono una punizione di Calhanoglu, che si ripete su azione più tardi, e un diagonale a incrociare di Mazzitelli su cui salva Donnarumma. Prima del quarto d’ora Montella era stato costretto al primo cambio: fuori l’infortunato Calabria, dentro Abate.

RIPRESA — Nel secondo tempo il Milan è più sciolto, e il Sassuolo di conseguenza: i padroni di casa si adeguano ai ritmi ora più elevati. Parte bene la squadra di Montella: stavolta è Kessie il più pericoloso. Bucchi aveva provato ad aumentare il potenziale d’attacco con l’ex Matri al posto di Cassata. Ma gli spunti rossoneri presto si concretizzano nel raddoppio: il solito mancino di Suso trova un angolo inarrivabile per Consigli. Il dominio continua: ora è Locatelli al tiro, centrale. Più tardi ci prova Borini, deviato in angolo. Sul finale si torna ai ritmi iniziali, ma ora il Milan lo fa con tutt’altro spirito: ha il controllo della situazione, non è più fermo perché intimorito. Così porta a casa la vittoria, la seconda consecutiva in trasferta dopo il Chievo e soprattutto fa tornare il sereno sulla panchina dell’allenatore. Il Milan si rimette in corsa e Montella salda la sua panchina.

Alessandra Gozzini

Fonte: Gazzetta dello Sport
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SERIE A 2017/2018 12ª Giornata (12ª di Andata)

28/10/2017
Bologna - Crotone 2-3
Genoa - Sampdoria 0-2
29/10/2017
Inter - Torino 1-1
Cagliari - Hellas Verona 2-1
Chievo - Napoli 0-0
Fiorentina - Roma 2-4
Juventus - Benevento 2-1
Lazio - Udinese (rinv.)
Atalanta - Spal 1-1
Sassuolo - Milan 0-2

Classifica
1) Napoli punti 32;
2) Juventus punti 31;
3) Inter punti 30;
4) Lazio(*) punti 28;
5) Roma(*) punti 27;
6) Sampdoria(*) punti 23;
7) Milan punti 19;
8) Torino punti 17;
9) Fiorentina, Atalanta e Chievo punti 16;
12) Bologna punti 14;
13) Udinese(*), Cagliari e Crotone punti 12;
16) Spal punti 9;
17) Sassuolo punti 8;
18) Genoa e Hellas Verona punti 6;
20) Benevento punti 0.

(*) Sampdoria, Roma, Lazio e Udinese una partita in meno.


(gazzetta.it)
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06/11/2017 07:56
 
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Per tre quarti d'ora (intervallo compreso) il Benevento si è illuso di poter avere la prima grande soddisfazione di questo campionato battendo proprio la Juventus, la squadra campione d'Italia e aspirante come sempre al titolo.

Come era prevedibile nel secondo tempo la vecchia signora ha ristabilito l'ordine naturale delle cose e adesso ce la ritroviamo ad un punto dietro di noi...spero che continui a leggere i nostri nomi sulle magliette...ma questo dipende anche e soprattutto da noi che non dobbiamo mai perdere punti! [SM=x4983510]





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Roma-Lazio 2-1, Perotti e Nainggolan firmano il derby giallorosso

Un grande inizio di secondo tempo lancia i giallorossi col rigore di Perotti e il gol del belga.
Poi accorcia Immobile dal dischetto ma gli ultimi assalti non valgono il pari


Un rigore di Perotti ed un colpo di biliardo di Nainggolan, uno che questa partita non doveva neanche giocarla. La Roma vince così il derby, sorpassa la Lazio in classifica e si prepara al meglio per la trasferta di Madrid di Champions. Per la Lazio, invece, un k.o. che fa male e che ha provato ad evitare nel finale, anche se il rigore di Immobile non è bastato. A decidere la sfida da una parte l'energia pazzesca di Nainggolan e gli spunti continui di Perotti, dall'altra una prestazione monstre di Bastos, negativa in tutto. Bello, bellissimo ad inizio derby il ricordo di Gabriele Sandri, con tutto lo stadio unito in un applauso commovente, al di là delle divisioni e del tifo.

LOTTA IN MEZZO — Alla fine Nainggolan ce la fa e Di Francesco non ci rinuncia, esattamente come Simone Inzaghi può contare su Immobile, nonostante i dubbi della vigilia. E proprio il centravanti biancoceleste va a segno dopo appena 2', ma Rocchi annulla giustamente per fuorigioco, nonostante Di Liberatore (l'assistente) abbia aspettato che la palla finisse in rete per segnalare l'offside. È l'emozione più grande di un primo tempo giocato con tanta intensità in mezzo al campo, ma che poi di giocate vere e pericoli reali ne regala in effetti pochini. Nainggolan, nonostante le condizioni precarie, sprizza energia ovunque, mentre dall'altra parte è Luis Alberto a regalare qualche giocate intelligente, spesso e volentieri in verticale a cercare gli inserimenti di Parolo o i tagli di Immobile e Lulic, alle spalle di Florenzi. Il copione della partita è quello che ci si aspettava, con la Roma a provare a impostare e la Lazio ben compatta e pronta a far male negli spazi. Bastos soffre tremendamente Perotti, mentre Dzeko è il più pericoloso dei giallorossi, prima (20') con un colpo di nuca finito di un soffio fuori e poi con una girata di piatto (36', su angolo dell'ex Kolarov) su cui è bravo Strakosha. La Lazio, invece, si era fatta vedere in precedenza, al 26', quando su di un affondo di Marusic Immobile non era riuscito ad imprimere forza e precisione al colpo di testa. A differenza di Nainggolan (pregevole un suo sombrero su Leiva al 10', anche se poi la conclusione è da dimenticare), le condizioni approssimative finiscono con penalizzare il centravanti laziale, non brillante come in tante altre occasioni.

ALLUNGO E RINCORSA — Nei primi dieci minuti della ripresa la Roma sembra chiudere la partita, complice anche un Bastos disastroso. Il difensore angolano prima (3') atterra Kolarov ingenuamente in area (rigore realizzato da Perotti), poi all'8' si fa rubare il pallone dallo stesso Perotti in pressione, con l'argentino che poi pesca sulla corsa Nainggolan, il cui diagonale di destro non lascia scampo a Strakosha. La Lazio sembra in ginocchio, tanto che un altro paio di iniziative di Kolarov portano brividi assoluti. Ma non è così, anche perché Simone Inzaghi riorganizza la squadra inserendo Nani e Lukaku, mandando Milinkovic in regia e giocando con un 3-4-2-1 molto più offensivo. La mossa si rivela giusta, visto che Lukaku mette alle corde Florenzi (sostituito poi da Bruno Peres) e Nani crossa il pallone su cui un ingenuo Manolas mette il pallone in angolo toccandolo di braccio. Rocchi non vede, ma poi viene avvertito dalla Var. Rigore che Immobile realizza e partita riaperta. Allora la contromossa di Di Francesco è la difesa a cinque, con Juan Jesus dentro per Nainggolan. Il forcing finale laziale produce però solo un diagonale di Parolo dal limite che finisce fuori. Poi il derby si chiude di fatto così, con la Roma che mette la freccia sulla Lazio ed i biancocelesti che vedono interrompersi una serie di ben dieci vittorie consecutive (tra campionato ed Europa League).

Andrea Pugliese

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Napoli-Milan 2-1:
Insigne e Zielinski in gol,
Romagnoli segna nel recupero

Rossoneri al tappeto con un gol per tempo, la rete del difensore arriva troppo tardi:
Sarri sale a 35 punti, Montella al 6° k.o. in 13 gare.
Suso k.o. nel primo tempo


Nulla è cambiato dopo la sosta. Il Napoli resta ancora solitario, lassù, in testa alla classifica (Leggila qui). Insigne e Zielinski liquidano il Milan con un gol per tempo. Messa da parte la delusione per gli eventi della Nazionale, l’attaccante napoletano ha dimostrato, ancora una volta, che qualcosa di buono l’avrebbe potuto anche garantire nel playoff mondiale. La sconfitta del San Paolo, invece, rimette nuovamente in discussione il lavoro di Montella: non è bastato il gol di Romagnoli, nei minuti finali, ad alleggerire le pressioni sull’allenatore.

POSSESSO PALLA — L’atteggiamento del Napoli è quello solito: possesso palla e verticalizzazioni veloci per gli inserimenti del tridente offensivo. Il meccanismo funziona, ma il Milan si difende senza affanni, almeno nella parte iniziale, con la difesa in linea, quasi a ridosso del centrocampo avversario. La tattica di Montella è conservativa, gli basta non prenderle. Insigne e Callejon provano a prendere le misure per le rispettive ripartenze, mentre Mertens è tenuto sott’occhio da Bonucci. È proprio lo spagnolo a rendersi pericoloso con un colpo di testa ravvicinato che Donnarumma devia in angolo (13’). Il Napoli preme, mentre Suso sulla fascia destra prova a alleggerire la pressione con qualche incursione arrivando pure al tiro due volte in un solo minuto, ma senza impensierire Reina.

INTERVENTO VAR — Poco dopo la mezz’ora, si scatena Insigne che corre tutto solo verso Donnarumma, concludendo in rete: l’assist è di Jorginho, ma il guardalinee Costanzo alza la bandierina segnalando il fuorigioco dell’attaccante. A quel punto, Doveri chiede l’intervento della Var che conferma la regolarità della rete: è Romagnoli a tenere in gioco Insigne seppur per pochi centimetri. Sul finire del primo tempo il napoletano si ripete: stavolta, però, la conclusione sbatte sul palo. Pochi istanti prima dell’intervallo, Montella è costretto a sostituire Suso per un problema muscolare: al suo posto entra André Silva.

MERTENS SPRECA — C’è ancora tanto Napoli ad inizio ripresa. Pronti via e Mertens si libera dinanzi a Donnarumma dopo un doppio triangolo con Insigne, ma la conclusione è centrale, il portiere milanista respinge (3’). L’orgoglio del Milan produce soltanto qualche azione di rimessa, ma Reina resta comunque a guardare. Dalla panchina, Sarri sostituisce Hamsik con Zielinski e l’intuizione è vincente. Difatti, è proprio il centrocampista polacco a segnare il gol che chiude la partita: straordinario l’assist di Lorenzo Insigne. Altrettanto bello è stato il tiro a volo di Romagnoli, dalla distanza, che ha reso meno amara la notte rossonera.

Mimmo Malfitano

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Crotone-Genoa 0-1, Rigoni dà il benvenuto a Ballardini

Nel giorno dell'esordio del tecnico, i rossoblù tornano alla vittoria dopo 3 k.o. di fila.
Super Cordaz salva i suoi da un passivo più pesante.
I padroni di casa, che puntavano al terzo successo consecutivo, giocano solo nei 30' finali



Davide Ballardini fa subito centro, guidando il Genoa al successo allo Scida in uno scontro diretto che può valere la svolta per la formazione ligure, sin qui vittoriosa solo in trasferta (a Cagliari l’altro blitz). Il gol di Luca Rigoni, dopo 11 minuti, tramortisce il Crotone più brutto della stagione e rilancia Perin e compagni, che avevano raccolto solo un pareggio (a San Siro contro il Milan) negli ultimi quattro incontri. Con scelte nette e con un marchio tattico non molto diverso da Juric, Ballardini – già protagonista di due salvezze sulla panchina del Grifone - riceve dai suoi giocatori sicuramente una risposta forte sul piano caratteriale e una prestazione importante per la determinazione dimostrata in una sfida davvero delicata. La pausa della Serie A, invece, ha prodotto un effetto negativo sul Crotone (che manca uno "storico" tris di successi di fila nella massima divisione), apparso solo la bruttissima copia della creatura sbarazzina e vivace plasmata dal suo condottiero Nicola.

LE SCELTE — Reduce da due successi consecutivi, contro Fiorentina e Bologna, il tecnico calabrese propone nel collaudato 4-4-2 solo una novità, il rientro di Martella al posto di Pavlovic (out per problemi muscolari) e in attacco punta sul tandem Budimir-Trotta, proprio nelle ultime due gare. Comincia la sua terza avventura a Genova Ballardini, che sceglie il 3-5-2, forse per dare, con il tridente difensivo, almeno una certa continuità rispetto al predecessore Juric (la sua base era il 3-4-3). Al centro della linea arretrata c’è Spolli al posto di Rossettini, a centrocampo Bertolacci è preferito a Omeonga e, soprattutto, Pandev gioca dall’inizio, con Lapadula sacrificato in panchina.

A SENSO UNICO — Sin dall’avvio, il Genoa conquista il pallino del gioco. Veloso fa il play basso, Rigoni e Bertolacci si alternano nelle in pressing sui portatori di palla avversaria e Pandev e Taarabt danno pochi riferimenti alla difesa calabrese. Il Crotone è praticamente bloccato, incapace di ripartire e portare rifornimenti a Budimir e Trotta, braccati in marcatura da Izzo e Zukanovic. La formazione di Ballardini arriva al tiro due volte con Pandev e all’11’ sblocca il risultato: dalla sinistra, Laxalt detta un cross, sul quale tenta la spizzata Taarabt e poi è vincente il colpo di testa di Rigoni, appostato sul secondo palo e bravo ad approfittare di una dormita di Ceccherini e Martella. Il vantaggio è la scossa che sblocca il Genoa, in rete dopo 205 minuti di digiuno. Per tutto il primo tempo c’è solo una squadra in campo, resa solida da Ballardini che in fase di non possesso crea la difesa a cinque, arretrando gli esterni Rosi e Laxalt. A parte due conclusioni centrali di Stoian, infatti, sono Pandev, Taarabt e in particolare Rosi a creare i pericoli maggiori, esaltando la reattività del portiere Cordaz, decisivo con tre interventi.

IRRICONOSCIBILE — Nella ripresa il Genoa si fa più guardingo, l’evoluzione al 5-3-2 è definitiva, senza rinunciare tuttavia a organizzare efficaci contropiede. Come all’8’, quando Pandev serve Bertolacci, che s’accentra e in area lascia partire un tiro-cross sul quale Rigoni e Rosi non riescono a chiudere in spaccata. La pattuglia di Ballardini concede l’iniziativa agli avversari, che mai però costruiscono una limpida occasione da gol. Nonostante gli inserimenti di Rohden, Tonev e Simy - con il passaggio al 3-5-2 e poi al 3-4-3 -, il Crotone non punge, se non con tiri dalla distanza, con Barberis, Mandragora e Rohden. La squadra di Nicola, sempre prevedibile nello sviluppo della manovra, è davvero irriconoscibile rispetto allo stato di forma brillante evidenziato prima dello stop del campionato per gli impegni delle nazionali. Il Genoa controlla senza affanni e mette in vetrina le qualità tecniche del Taarabt, bravo a tenere palla, esibendo anche numeri di alta scuola.

Giuseppe Calvi

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Benevento-Sassuolo, 1-2 al fotofinish:
Berardi sbaglia, ma Peluso segna al 94'

Finale incredibile: Berardi sbaglia il rigore della vittoria,
ma ci pensa l'ex Juve a consegnare a Bucchi tre punti fondamentali.
Un incubo per i padroni di casa, ancora fermi a quota zero


Di tutto, di più. In fondo ad una gara da tregenda, segnata da mille colpi di scena, errori macroscopici, traverse ed espulsioni, il Sassuolo viene a capo del Benevento e rivede la luce dopo tre k.o. di fila: è il gol di Peluso nei titoli di coda, dopo le reti in precedenza di Matri e Armenteros e l’errore dal dischetto di Berardi, a decidere la sfida del Vigorito. Gioia infinita degli ospiti, padroni di casa depressi per non essere riusciti nemmeno stavolta a smuovere la classica (13ª sconfitta di fila).


POSSESSO-PALLA — Il Benevento interpreta il match alla costante ricerca del gol puntando tutto sul possesso palla. E seppur con una manovra a volte non sempre fluida (con poche verticalizzazioni degne di nota nella prima mezz’ora) riesce ad entrare in due occasioni in area avversaria al 10’ con Armenteros, al quale si oppone un ottimo Consigli, e al 23’ con Ciciretti. Gli ospiti, pericolosi in apertura con Matri (tiro a lato, velo di Politano), patiscono il ritmo crescente dei sanniti, col passare dei minuti sempre più consapevoli della propria forza, con il contributo costante di Ciciretti, il cambio di passo di D’Alessandro e il mestiere del "Puma" Armenteros, un bell’esempio di centravanti con un buon rapporto qualità-prezzo. Al 38’ l’azione più incisiva del primo tempo di marca giallorossa: percussione di Cataldi e assist per Chibsah che cincischia un po’ troppo e alla fine non trova la porta. Il grigio Sassuolo, per lunghi minuti incapace di produrre ripartenze veloci, si rende pericoloso solo su palla inattiva nel finale di tempo con Ragusa, che calcia alto da distanza ravvicinata sul cross tagliato di Politano.


CHE SPRECHI — Al rientro in campo il Sassuolo preme sull’acceleratore, ma prima Ragusa (non si fida del suo sinistro e spreca con l’altro piede da ottima posizione) e poi Gazzola (eccesso d’altruismo sul taglio di Magnanelli) fanno infuriare Bucchi in panchina. Ma ad un certo punto la porta del Benevento si apre da sola per colpa di uno sciagurato disimpegno di Brignoli: a Missiroli, raccolto il pallone piovuto dal cielo, non par vero di poter servire tutto solo in area Matri che stavolta (dopo aver fallito 1’ prima un’occasione macroscopica) non sbaglia e porta in vantaggio gli ospiti. La reazione del Benevento è veemente: Chibsah divora un gol già fatto e poi impegna severamente Consigli, quindi Ciciretti ispira al 20’ in mischia la deviazione vincente di Armenteros, al primo gol stagionale. La partita sull’1-1 decolla e la concitazione gioca un brutto scherzo a Letizia che si fa espellere 2’ dopo per fallo a palla lontana su Ragusa. Bucchi le prova tutte con Berardi, i sanniti attaccano a testa bassa e sfiorano il gol con Viola sul cui siluro si esalta Consigli al 38’. Negli ultimi istanti di gara succede di tutto: Berardi fallisce clamorosamente un rigore concesso per un plateale mani di Costa in area (tirando sulla traversa), infine Peluso trova il tesoro che cercava con la sua testa vincente all’ultimo assalto. E sul Vigorito cala il silenzio, mentre le urla di gioia di un saltellante Bucchi in mezzo al campo riecheggeranno a lungo nella notte di Benevento.

Alessio D'Urso

Fonte: Gazzetta dello Sport
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