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Serie A Campionato 2017-2018: cronache, classifiche e... tanti commenti

Ultimo Aggiornamento: 21/05/2018 13:08
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Genoa-Torino 1-2: decidono Iago Falque e Baselli.
In gol anche Pandev

Sorridono i granata che chiudono il campionato con una vittoria in trasferta.
Per la squadra di Ballardini (già salva) è la quinta sconfitta nelle ultime sei


La vittoria a Marassi del Toro sembra un manifesto per la prossima campagna abbonamenti: lotteremo per tutti i minuti di tutte le partite. E siccome c'è anche della qualità (vedi le azioni dei gol) e giovani interessanti come Berenguer (animatore della sfida al Genoa) e il subentrato Edera, la banda Mazzarri promette ai suoi tifosi (presenti in buon numero anche a Marassi) non solo impegno strenuo ma pure qualità. E quindi divertimento. Conoscendo Mazzarri, poi, l'Europa sfuggita quest'anno sarà un obbiettivo nel mirino fin dal primo giorno di ritiro a Bormio (8 luglio).


EFFETTO PANDEV — Il Genoa ha battagliato soprattutto dallo 0-DUE in poi, trovando in Pandev, inizialmente in panchina, il suo trascinatore. Il pallonetto del possibile pareggio, ostacolato dal gigantesco Milinkovic (debuttante) è terminato di un pelo sopra la traversa. Va detto però che in quella fase i granata erano rimasti in dieci causa espulsione (giustamente contestata: intervento sul pallone) di Ansaldi.

MODULI — La squadra di casa si è schierata con un modulo insolito. Al posto dell'amato 3-5-2 ecco due mezzepunte, cioè Bessa e Medeiros, dietro Lapadula. Con Laxalt e Pereira sulla linea dei mediani Miguel Veloso-Bertolacci. Dall'altra parte Mazzarri accetta il 3 contro 3 senza paracadute in difesa a beneficio di una superiorità numerica nel mezzo, situazione di vantaggio dalla quale nasce l'azione del primo gol granata, ispirata dal vivace Berenguer e finalizzata da un Belotti (in palla) con un assist perfetto per il tocco elementare sotto rete di Iago Falque (30'). Gli sviluppi del match obbligano poi il tecnico di casa a disporre a quattro la linea difensiva (infortunio di Izzo, entra Omeonga) e quindi, con l'ingresso di Pandev (1' s.t.) a variare in 4-2-3-1 il modulo di base.

RADDOPPIO — Questo tourbillon non porta benefici offensivi. Il Toro anzi va al raddoppio con una finalizzazione di Ansaldi che ricorda da vicino quella precedente di Belotti. Cross basso da sinistra e in mezzo all'area, in beata solitudine, ecco l'accompagnamento della sfera in rete firmato Baselli. Qui Ballardini inserisce Pepito Rossi dietro un inespressivo. Lapadula e la reazione orgogliosa dei rossoblu produce una gigantesca palla gol sprecata incredibilmente da Laxalt in area piccola.


ZAMPATA — Il Genoa riesce a scavalcare il gigantesco Milinkovic-Savic (debutto più da libero che da portiere) in seguito a un tocco di Molinaro (ostacolato e spinto: l'arbitro e la Var non intervengono) verso il centro area che libera l'astuto Pandev. Gli assalti finali producono soltanto la citata occasione creata da Pepito per Pandev, sbagliata di pochi centimetri. La tradizionale passerella con mogli e tifosi sul prato sancisce la fine della stagione, con il figliol prodigo Mimmo Criscito osannato dalla Nord.

Nicola Cecere

Fonte: Gazzetta dello Sport
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20/05/2018 20:53
 
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Cagliari-Atalanta 1-0. I sardi fanno festa nel finale.
Dea k.o. amaro: chiude 7ª

Alla Sardegna Arena primo tempo vivace ma senza gol,
nel finale testata vincente di Ceppitelli che poi causa un rigore.
Caldara, all'ultima in nerazzurro, tira alto



Un gol nel finale di Ceppitelli di testa regala tre punti e tanta gioia al Cagliari alla Sardegna Arena. K.o. amaro ma senza grosse conseguenze per l'Atalanta che rimane settima (Europa League sì, ma dai preliminari) a causa della vittoria del Milan sulla Fiorentina.

LA CRONACA — Il primo tempo è vivace, pieno di occasioni da una parte e dall'altra, ma la palla non entra mai in rete. E se i tifosi di casa esultano sin da subito per i gol del Napoli a Crotone (gol che regalano la certezza di restare un altro anno in Serie A), quelli bergamaschi in trasferta masticano amaro ad ogni rete del Milan, il sesto posto diventa chimera. Nella ripresa i gialli a Castagne e Barella animano un po' la gara che però, inevitabilmente, si spegne a causa dei risultati sugli altri campi. In fondo il gol non cambierebbe nulla anche se Freuler esalta i riflessi di Cragno. Poi la classica girandola dei cambi sembra il preludio ad un finale senza scossoni. Macché: sono proprio gli ultimi minuti a regalare i fuochi d'artificio: all'87' c'è il gol di testa di Ceppitelli su angolo di Cigarini, poi è lo stesso capitano rossoblù a causare un rigore in pieno recupero. Gasp sceglie Caldara come rigorista, ma il giovane centrale, emozionato all'ultima gara in nerazzurro (dall'anno prossimo sarà alla Juve) spreca malamente tirando alto. Finisce così, nel tripudio della Sardegna Arena per la salvezza raggiunta.

Gasport

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Il Chievo resta in Serie A. Inglese saluta Verona con un gol

Una rete del futuro attaccante del Napoli ha permesso ai padroni di casa di sconfiggere il già retrocesso Benevento



Missione compiuta. Al Chievo bastava un punto per salvarsi e invece ne sono arrivati tre. I giallobù chiudono a quota 40 punti, grazie a un gran finale di campionato: tre vittorie nelle ultime tre giornate, tutte conquistate con Lorenzo D’Anna in panchina, che ha sostituito Maran a fine aprile dopo il k.o. dell’Olimpico contro la Roma. E’ servito un gol di Inglese a inizio ripresa per abbattere un discreto Benevento, che era partito meglio dei rivali. I veneti infatti cominciano in sordina. Le redini del gioco sono in mano agli ospiti, che come già dimostrato nelle scorse giornate scendono in campo tutt’altro che rassegnati, nonostante siano già retrocessi da tempo. Tanto possesso palla per la squadra di De Zerbi, che dopo 13 minuti si procura la prima occasione della partita: il tiro di Cataldi viene respinto da un grande Sorrentino, che si oppone con i pugni. Il Chievo cerca di scuotersi con un paio di tiri da lontano di Castro e al 36’ il bel gol di Inglese (al di là della difesa del Benevento al momento dell’assist di Birsa) viene annullato per fuorigioco su segnalazione del Var, dopo che Pasqua aveva lasciato correre. I primi 45 minuti scorrono via così, senza grandi emozioni, e con un Chievo che pensa soprattutto a non scoprirsi. Nella ripresa la squadra di D’Anna, forse anche grazie alle notizie rassicuranti che arrivano da Napoli, scende in campo più sciolta e dopo quattro minuti trova il gol vittoria. Inglese, all’ultima apparizione in maglia gialloblù, raccoglie da due passi la corta respinta di pugni di Puggioni sul tiro di Hetemaj e mette dentro il 12° gol di questo campionato. I ritmi già non eccessivi della partita via via si abbassano, il Benevento spreca due buone occasioni con Parigini prima e Sandro poi e D’Anna regala la standing ovation a Inglese ma il risultato non cambia più. Il Chievo tira un sospiro di sollievo, il Benevento saluta la Serie A a testa alta.

Matteo Pierelli

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Milan-Fiorentina 5-1: Gattuso chiude al 6° posto e va ai gironi di Europa League

Apre il Cholito Simeone, poi si scatenano i rossoneri:
doppietta di Cutrone, gol di Calhanoglu, Kalinic e Bonaventura.
Viola fuori dalle coppe



L’ultimo giorno di scuola del Milan è una grande festa. Gli studenti si garantiscono la promozione e sistemano le medie perché il 5-1 alla Fiorentina ufficializza il sesto posto e Patrick Cutrone, con una doppietta, sale a 10 gol in campionato. La posizione in classifica significa qualificazione diretta ai gironi di Europa League assieme ad Arsenal, Chelsea, Leverkusen e altra nobile compagnia. I due gol invece cancellano l’antipatico caso di una rosa senza un attaccante in doppia cifra: non accadeva da 32 anni, non è successo nemmeno questa volta.

CALHA MVP — Il numero 10 torna buono anche per celebrare il migliore in campo perché Hakan Calhanoglu fa offerte di fine stagione: quattro giocate decisive al prezzo di una e in omaggio un'ammonizione che gli farà saltare la Supercoppa. La giocata più importante è il gol dell’1-1: quando lo stadio ancora maledice il vantaggio della Fiorentina, calcia una punizione dal centro-destra sul palo di Sportiello, che fa un passo di troppo nell’altra direzione e prende gol nella sua zona. A ruota, l’azione del 2-1: a quattro minuti dalla fine del primo tempo, Hakan sposta Maxi Olivera con la sola forza di una finta e crossa. Cutrone brucia Pezzella e segna un gol di testa da rendere orgogliosi Bierhoff, Van Basten e tutti i colpitori in anticipo della storia del Milan. Il resto è materiale per la festa. Il 3-1 nasce da un cross del solito turco che Cutrone gira in porta di testa: sulla respinta di Dragowski, Maxi Olivera pensa ai fatti suoi e Kalinic lo anticipa per il tap-in dell’ex. Il 4-1 invece è un contropiede in cui Calha aspetta l’attimo giusto – la velocità nella vita non è tutto – e mette Cutrone davanti alla porta per il destro chiudi-serata. Mentre lo stadio comincia a guardare i risultati degli altri campi, Bonaventura, invidioso, a un quarto d’ora dalla fine parte dalla trequarti, finta Cristoforo, prende velocità, taglia davanti a Milenkovic e calcia in porta col destro: è il 5-1.

UNO STRANO GIGIO — Morale: per Gattuso è stata una rara partita di tranquillità. Il Milan ha trovato la porta con frequenza, non un’abitudine, e ha dominato una Fiorentina distratta, limitata dagli infortuni ma ampiamente sotto la sufficienza. Maxi Olivera, entrato prima dell’intervallo per Vitor Hugo, a tratti è stato disastroso e l’unica buona notizia di giornata è stato il gol di Simeone, che porta a 20 la quota stagionale della coppia Cholito-Chiesino. Federico Chiesa ha segnato meno dell’argentino ma merita la festa comune perché metà di quel gol è suo. Dopo meno di 20 minuti, quando la partita era ancora sullo 0-0, la Viola ha evitato il pressing ultra-offensivo del Milan e il figlio di Enrico ha avuto spazio per accelerare e liberare Simeone con un assist livello top. Donnarumma non ha potuto far nulla e in generale ha vissuto uno strano pomeriggio. Prima dell’inizio ha preso qualche fischio dallo stadio e nella partita è stato periferico: se questa è stata davvero la sua ultima col Milan, è stata la quiete prima della tempesta. I compagni, Bonucci su tutti, alla fine sono andati ad abbracciarlo e ai maliziosi è parso un segnale. Se si parla di bilanci, invece, faccia semi-triste per André Silva che ha mancato un gol possibile, faccia emozionata per Torrasi all’esordio in A, sorrisone per Kalinic che all’uscita è stato applaudito. Notiziona.

Luca Bianchin

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Napoli-Crotone 2-1: Sarri storico, chiude a 91 punti.
Zenga retrocede in B

Gli azzurri non regalano niente e migliorano il record di punti del club:
Milik apre al 23', bis di Callejon 9 minuti dopo, al 90' gol di Tumminello.
Dopo 2 anni i calabresi tornano in B


Dopo due anni il Crotone saluta la Serie A e retrocede in B, il Napoli chiude la stagione a 91 punti con tanto di doppio record: mai una squadra era arrivata seconda in A facendone così tanti, oltre a migliore il record dei punti del club centrato la scorsa settimana. Orgoglio e rimpianti nel pomeriggio del San Paolo perché i calabresi retrocedono rimarginando sui risultati della scorsa settimana mentre il Napoli gonfia il petto per gioco e risultati ma recrimina per lo scudetto sfiorato e poi mancato.

POLER MIKIK — Grande festa, comunque, per i 50.000 del San Paolo e per i protagonisti azzurri in campo, applaudito Maggio prima del match, commosso Reina alla fine quando ha salutato il pubblico. Ovviamente, è stato Sarri il più acclamato mentre per De Laurentiis i soliti cori di contestazione. Insomma, nulla di nuovo - in attesa di novità sul futuro del tecnico - sotto il sole di Fuorigrotta. Per il Crotone di Zenga tanto voglia di fare risultato pieno con un orecchio alle radioline in panchina, poca però la qualità e la determinazione (non è servito il passaggio in corsa al 4-2-3-1 per avere maggiore penetrazione).
Ritmi bassi in avvio complice il caldo (che solo Allan è sembrato non accusare per quanto ha corso) e tema tattico già scritto in partenza: possesso palla degli azzurri e calabresi chiamati alle ripartenze. Partita vera, comunque, con Insigne che ha messo spesso in difficoltà Faraoni con le sue classiche sterzate. Così il Napoli al 23' è passato in vantaggio con Milik, di testa, proprio su assist di Lorenzinho alle spalle di un disattento Capuano. Per il polacco quarta rete da quando è tornato dall'infortunio dopo quelle con Chievo, Udinese e Sampdoria. Schema simile per il raddoppio: magnifico taglio di Insigne per Callejon e tap in vincente dello spagnolo: un evergreen sulla ruota di Napoli. Per lo spagnolo, probabilmente all'ultima in azzurro, doppia cifra in campionato (Cordaz gli ha poi negato la doppietta sul finale di primo tempo).


RECORD E INCOGNITE — Ripresa con Stoian subito in campo al posto di Rohden e con Trotta pericoloso di mancino che ha trovato Koulibaly a negargli la gioia del gol. Logico veder spingere il Crotone con ardore, normale che il Napoli alzasse il piede dall'acceleratore anche se poi Milik ha sfiorato il 3-0 con il suo solito sinistro a giro. Da quel momento il San Paolo ha iniziato a cantare a squarciagola il nome di Sarri (che ha reagito salutando) ed i cori che hanno accompagnato un campionato magnifico, ma la squadra non si è distratta. Anzi, Mertens ha colpito il palo solo perché Cordaz ha sfiorato un suo tiro diretto all'angolino. Prima del triplice fischio, Tumminello ha fatto secco Reina di sinistro da fuori area cambiando il risultato ma non la storia della partita e neppure, ovviamente, della stagione del Crotone. Sarri nel frattempo aveva regalato ad Hamsik il record assoluto di presenze in campionato della storia azzurra: 395. Il giusto tributo per il capitano, intrigato dalle sirene cinesi e forse ai saluti. Lui come altri, chissà se come Sarri che per la prima volta ha scelto di lasciarsi applaudire dal pubblico a fine gara.

Gianluca Monti

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Spal-Sampdoria 3-1, gol salvezza di Antenucci e Grassi

La squadra di Semplici resta in A battendo travolgendo i blucerchiati, in 10 dal 33' per l'espulsione di Caprari.
Doppietta del capitano, di Kownacki il gol-bandiera dei liguri



La Spal è salva, e lo meritava. Lo ha fatto con le sue forze, anche se la vittoria del Napoli su Crotone ha reso il tardo pomeriggio ancora meno teso: due dei tre gol della tranquillità sono arrivati non a caso da Antenucci, l’uomo che ha dato un senso al grande finale di campionato di tutta la squadra (appena due sconfitte nelle ultime 13 partite). La Samp dopo aver annusato l’Europa League è decima (per peggiore differenza reti con il Torino) e l’ha meritato più per un finale di campionato in flessione - questa è la terza sconfitta di fila - che per quanto visto nel 3-1 incassato a Ferrara. Nel primo tempo la squadra di Giampaolo ha giocato più e meglio della Spal ed è stata molto penalizzata dal rigore concesso da Di Bello all’alba della partita e dall’espulsione dopo mezzora di Caprari, pagata con una netta flessione nella ripresa.

LE SCELTE — La tensione da attesa di una partita vitale per la Spal gioca un brutto scherzo a chi compila la distinta: 13 giocatori in panchina, con il rischio di perdere la partita a tavolino, ma in tempo utile viene eliminato Konate. Semplici va sul sicuro: recupera Viviani e Lazzari e sull’altra fascia a centrocampo non sceglie Costa, molto negativo nell’ultima gara a Torino, ma il recuperato Mattiello. Per il resto, con due squalificati, la difesa è quasi obbligata: torna Vicari e gioca l’ex Simic. In attacco la coppia è scritta: Antenucci-Paloschi. Formazione con qualche sorpresa in più per Giampaolo, che cerca risposte anche in vista della prossima stagione (sempre che resti), ma vuole anche premiare Regini, che in difesa torna centrale al fianco di Andersen, e Capezzi (play davanti alla difesa al posto di Torreira, in uscita e con qualche problema muscolare). Fiducia anche a Murru che rientra da titolare, anche se con pochi allenamenti nelle gambe. In attacco ancora Caprari-Kownacki, con Quagliarella in panchina.

SUBITO SPAL — Alla Spal basta poco più di un minuto e mezzo per mettere in discesa la partita, grazie ad un rigore generoso fischiato da Di Bello: su tiro di Viviani c’è un mani di Caprari, che però, girandosi, ha le braccia basse e attaccate al corpo. L’arbitro decide di non rivedere neanche le immagini, sul dischetto Antenucci, dopo 2’ abbondanti di gioco fermo, non sbaglia. La seconda svolta della gara poco dopo la mezzora: espulso Caprari per doppia ammonizione (fallo a centrocampo su Felipe, sicuramente ingenuo ma non così violento) e a quel punto la Samp diminuisce un po’ la continuità del suo possesso palla e l’intensità dei suoi attacchi. Per mezzora era stata padrona del campo, anche se davvero vicina al pareggio solo una volta, al 18’ quando un numero di Linetty aveva aperto un corridoio per Caprari, Gomis aveva respinto il tiro a colpo sicuro e sulla respinta Praet aveva mirato malissimo il possibile 1-1.

FESTA A FERRARA — La Samp paga l’inferiorità numerica via via, nonostante Giampaolo spenda Quagliarella per un 4-3-2 più offensivo. Sono due errori di posizione di Bereszinski a dare la definitiva tranquillità alla Spal, che vola sul 3-0 con i gol di Grassi (solissimo per colpire di testa un cross di Viviani) e Antenucci. La partita finisce praticamente lì, anche se Kownacki ritocca il tabellino con un gran gol in mezza girata su assist di Capezzi e c’è ancora il tempo per l’ultima Var praticamente all’ultimo secondo della partita, per annullare (fuorigioco di Antenucci) il possibile 4-1 di Paloschi, già stoppato poco rima da una grande parata di Belec.

Andrea Elefante

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Udinese-Bologna 1-0, Fofana segna il gol salvezza

I friulani di Tudor si salvano grazie alla vittoria interna firmata dall'ivoriano



Udinese salva dunque, all’ultima giornata di una sofferta e strana stagione. Serviva la vittoria e vittoria è stata. Giusta e meritata, 1-0 contro il tenero e demotivato Bologna, arrivato con questa alla quarta sconfitta di fila. Il gol della sicurezza arriva alla mezz’ora ed è il giusto premio perché l’Udinese gioca meglio e con più voglia del Bologna. Raccontiamolo subito: palla di De Paul per Barak, che sfugge a Dzemaili. Perfetta l’imbucata del ceco per Fofana, che vanamente inseguito da Masina, batte Da Costa sul secondo palo. Il Crotone sta perdendo a Napoli, salvezza già in cassaforte. La squadra di Tudor sta comunque facendo la partita senza particolari problemi: potrebbe passare già al 18’ con Larsen, molto vivace, che colpisce la traversa. Il 4-4-1-1, che ha portato bene a Verona, funziona anche stavolta: difesa più stabile, i due cechi che fanno la differenza sulle fasce, Hallfredsson ispirato, Fofana che non fa rimpiangere Behrami. Donadoni torna al 3-5-2 ma la differenza non si vede. Squadra molle e senza idee. Al minuto 32 gol giustamente annullato a Lasagna (fuorigioco), poi al 41’ Gavillucci chiede il silent-check per un presunto tocco di mano di Dzeimaili in area. La Var dà ragione all’arbitro.

IL BOLOGNA DOV’E? — Il secondo tempo non è molto diverso dal primo: l’Udinese attacca, il Bologna subisce. Da Costa, che non giocava dal 4 novembre e ha preso il posto di Mirante fermato da guai muscolari, si fa vedere con una doppia parata su Lasagna e Barak, poi è Verdi a tirare alto da buona posizione. Ma il Bologna continua a non dare segni di vita. De Paul prende il palo dopo un contropiede, Bizzarri dimostra che c’è anche lui parando un paio di conclusioni di Falletti, entrato per l’inconsistente Avenatti. Questo per dire che avrebbe potuto finire 3-0 per l’Udinese. Ma per salvarsi basta e avanza uno striminzito e applauditissimo 1-0.

Guglielmo Longhi

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Incredibile all'Olimpico! L'Inter nell'ultimo quarto d'ora di una gara pazzesca ribalta una Lazio che fin lì aveva strameritato il vantaggio e con un 3-2 da far west si guadagna il ritorno in quella Champions che non gioca dal 2012. La ciliegina la mette Icardi, che dopo due errori è glaciale al 72' nel trasformare il rigore - procurato dal futuro interista De Vrij - che riapre i giochi (e gli permette di agganciare Immobile in vetta alla classifica marcatori) prima dell'apoteosi firmata Vecino, al terzo gol stagionale, tutti contro la romane. Nel primo tempo c'erano stati il gollonzo di Marusic, il pareggio di D'Ambrosio e una fiammata di Felipe. Grande Inter ma massimo onore alla Lazio, crollata sul traguardo anche per colpa dell'espulsione di Lulic.
LAMPO FELIPE — Nessuna sorpresa negli undici iniziali. Inzaghi punta su Murgia al posto dell'infortunato Parolo e dà fiducia a De Vrij, promesso sposo nerazzurro. Spalletti recupera Miranda e sceglie Vecino come sostituto di Gagliardini per affiancare Brozovic. Dopo una svirgolata di Icardi su assist di Perisic, è la Lazio a prendere in mano il match. Al 7' Luiz Felipe manda in curva un babà di Immobile, poi Milinkovic di testa impegna Handanovic e sugli sviluppi è decisivo nel difendere palla e toccarla dietro per Marusic, il cui destro andrebbe verso la bandierina se non incocciasse il volto di Perisic per il vantaggio laziale. Gol fortunoso nella dinamica, ma figlio di un'organizzazione migliore. L'Inter accusa il colpo, non è abituata a ballare sui cross avversari e soprattutto non trova Rafinha per verticalizzare. Serve un break di Cancelo al 22', ma Icardi strozza il destro in modo indegno. E al 25' solo il palo salva un Handanovic di gesso sulla punizione di Milinkovic, l'uomo che fa la differenza e che Vecino non prende quasi mai. Spalletti ne ha visto abbastanza e vira al 4-4-2 con Candreva a sinistra, Perisic libero di svariare e Rafinha a destra, ma pronto ad accentrarsi per favorire gli inserimenti di Cancelo. Il pareggio arriva però in modo quasi casuale, con D'Ambrosio che da corner al secondo tentativo sfrutta un'incertezza di Strakosha. Il match torna in equilibrio anche psicologicamente, ma su un altro corner l'Inter al 41' si fa infilare in contropiede, con Lulic bravissimo a innescare la corsa di Felipe che trova l'angolino per il 2-1 che spezza le reni ai nerazzurri.
RIBALTONE — Nessun cambio nell'intervallo e anche il copione varia poco. Inter a ruminare un gioco troppo spesso orizzontale e Lazio pronta a ripartire con le sue frecce. Perisic si avventa su un paio di traversoni e al 15' è bravo Strakosha in uscita bassa perché Brozovic aveva trovato l'imbucata giusta. Spalletti ci prova prima con Eder per un evanescente Candreva e poi con Karamoh per un Rafinha troppo leggero per i colossi avversari, ma la musica non cambia e l'illusione di riaprirla arriva solo quando al 27' Rocchi fischia un rigore per fallo di mano di Milinkovic. Il Var però gli fa cambiare idea e l'Inter non sembra avere personalità, idee e gamba per risalire. Inzaghi toglie Immobile (avanzando Milinkovic) per Lukaku e Radu per Bastos. Invece al 32' il penalty c'è tutto per l'entrata di De Vrij - sin lì perfetto malgrado la situazione psicologica non facile - su Icardi, freddissimo dal dischetto. Tornano a caricare i 12mila interisti, anche perché Lulic viene espulso per secondo giallo dopo un'entrata su Brozovic. E al 36' il mondo in effetti si ribalta, visto che sul corner di Brozovic non Ranocchia - buttato dentro per i centimetri - ma Vecino va in cielo per trovare l'angolino opposto. Un finale surreale. Da Pazza Inter. Con tanti saluti al 5 maggio.
Luca Taidelli
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Lazio-Inter 2-3, nerazzurri in Champions! Decide la testa di Vecino

Biancocelesti due volte avanti con un autogol di Perisic e un gol di Felipe Anderson.
primo pareggio di D'Ambrosio, poi di Icardi su rigore. Decide Vecino di testa



Incredibile all'Olimpico! L'Inter nell'ultimo quarto d'ora di una gara pazzesca ribalta una Lazio che fin lì aveva strameritato il vantaggio e con un 3-2 da far west si guadagna il ritorno in quella Champions che non gioca dal 2012. La ciliegina la mette Icardi, che dopo due errori è glaciale al 72' nel trasformare il rigore - procurato dal futuro interista De Vrij - che riapre i giochi (e gli permette di agganciare Immobile in vetta alla classifica marcatori) prima dell'apoteosi firmata Vecino, al terzo gol stagionale, tutti contro la romane. Nel primo tempo c'erano stati il gollonzo di Marusic, il pareggio di D'Ambrosio e una fiammata di Felipe. Grande Inter ma massimo onore alla Lazio, crollata sul traguardo anche per colpa dell'espulsione di Lulic.

LAMPO FELIPE — Nessuna sorpresa negli undici iniziali. Inzaghi punta su Murgia al posto dell'infortunato Parolo e dà fiducia a De Vrij, promesso sposo nerazzurro. Spalletti recupera Miranda e sceglie Vecino come sostituto di Gagliardini per affiancare Brozovic. Dopo una svirgolata di Icardi su assist di Perisic, è la Lazio a prendere in mano il match. Al 7' Luiz Felipe manda in curva un babà di Immobile, poi Milinkovic di testa impegna Handanovic e sugli sviluppi è decisivo nel difendere palla e toccarla dietro per Marusic, il cui destro andrebbe verso la bandierina se non incocciasse il volto di Perisic per il vantaggio laziale. Gol fortunoso nella dinamica, ma figlio di un'organizzazione migliore. L'Inter accusa il colpo, non è abituata a ballare sui cross avversari e soprattutto non trova Rafinha per verticalizzare. Serve un break di Cancelo al 22', ma Icardi strozza il destro in modo indegno. E al 25' solo il palo salva un Handanovic di gesso sulla punizione di Milinkovic, l'uomo che fa la differenza e che Vecino non prende quasi mai. Spalletti ne ha visto abbastanza e vira al 4-4-2 con Candreva a sinistra, Perisic libero di svariare e Rafinha a destra, ma pronto ad accentrarsi per favorire gli inserimenti di Cancelo. Il pareggio arriva però in modo quasi casuale, con D'Ambrosio che da corner al secondo tentativo sfrutta un'incertezza di Strakosha. Il match torna in equilibrio anche psicologicamente, ma su un altro corner l'Inter al 41' si fa infilare in contropiede, con Lulic bravissimo a innescare la corsa di Felipe che trova l'angolino per il 2-1 che spezza le reni ai nerazzurri.

RIBALTONE — Nessun cambio nell'intervallo e anche il copione varia poco. Inter a ruminare un gioco troppo spesso orizzontale e Lazio pronta a ripartire con le sue frecce. Perisic si avventa su un paio di traversoni e al 15' è bravo Strakosha in uscita bassa perché Brozovic aveva trovato l'imbucata giusta. Spalletti ci prova prima con Eder per un evanescente Candreva e poi con Karamoh per un Rafinha troppo leggero per i colossi avversari, ma la musica non cambia e l'illusione di riaprirla arriva solo quando al 27' Rocchi fischia un rigore per fallo di mano di Milinkovic. Il Var però gli fa cambiare idea e l'Inter non sembra avere personalità, idee e gamba per risalire. Inzaghi toglie Immobile (avanzando Milinkovic) per Lukaku e Radu per Bastos. Invece al 32' il penalty c'è tutto per l'entrata di De Vrij - sin lì perfetto malgrado la situazione psicologica non facile - su Icardi, freddissimo dal dischetto. Tornano a caricare i 12mila interisti, anche perché Lulic viene espulso per secondo giallo dopo un'entrata su Brozovic. E al 36' il mondo in effetti si ribalta, visto che sul corner di Brozovic non Ranocchia - buttato dentro per i centimetri - ma Vecino va in cielo per trovare l'angolino opposto. Un finale surreale. Da Pazza Inter. Con tanti saluti al 5 maggio.

Luca Taidelli

Fonte: Gazzetta dello Sport
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20/05/2018 23:23
 
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Sassuolo-Roma 0-1: autogol di Pegolo, giallorossi terzi

Decide Pegolo, che devia nella propria porta un cross di Manolas: i giallorossi chiudono alle spalle di Juve e Napoli



La classica sfida di fine stagione, con intensità a tratti da partitella del giovedì, ci consegna il verdetto più giusto. La Roma batte 1-0 il Sassuolo e si prende molto più del punto che le serviva per chiudere terza alle spalle di Juve e Napoli. Resta un'eccellente stagione quella dela squadra di Di Francesco, con una clamorosa finale di Champions mancata di poco. E chissà come sarebbero andate le cose in campionato senza il blackout di gennaio.

LA PARTITA — Il Sassuolo punta a chiudere decorosamente una stagione più complicata del previsto e schiera i titolari con la passerella per Pegolo, fido vince di Consigli. E sarà proprio il numero 12 a decidere la partita, mettendo di fatto nella propria porta il cross di Manolas all'ultima azione del primo tempo dopo una non-chiusura di Duncan sul greco. In precedenza da segnalare una bella parata di Skorupski, vice Alisson in partenza, su Politano nell'occasione più nitida degli emiliani al netto della dormita di Babacar nella ripresa. Buone opportunità anche per Schick e Dzeko, per una sera tutt'altro che spietato davanti al portiere.

Gasport

Fonte: Gazzetta dello Sport
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SERIE A 2017/2018 38ª Giornata (19ª di Ritorno)

19/05/2018
Juventus - verona 2-1
20/05/2018
Genoa - Torino 1-2
Cagliari - Atalanta 1-0
Chievo - Benevento 1-0
Milan - Fiorentina 5-1
Napoli - Crotone 2-1
Spal - Sampdoria 3-1
Udinese - Bologna 1-0
Lazio - Inter 2-3
Sassuolo - Roma 0-1

Classifica
1) Juventus punti 95;
2) Napoli punti 91;
3) Roma punti 77;
4) Inter e Lazio punti 72;
6) Milan punti 64;
7) Atalanta punti 60;
8) Fiorentina punti 57;
9) Torino e Sampdoria punti 54;
11) Sassuolo punti 43;
12) Genoa punti 41;
13) Udinese e Chievo punti 37;
15) Bologna e Cagliari punti 39;
17) Spal punti 38;
18) Crotone punti 35;
19) Hellas Verona punti 25;
20) Benevento punti 21.


Juventus Campione d'Italia (per la 7ª volta consecutiva) con un turno di anticipo.
Juventus, Napoli, Roma e Inter ammesse nella Champions League della prossima stagione.
Lazio e Milan ammesse di diritto nella Europa League della prossima stagione, l'Atalanta ammessa ai preliminari della stessa competizione.
Benevento, Hellas Verona e infine il Crotone retrocesse in Serie B.
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Il calcio italiano chiude qui la stagione 2017/2018 a causa della mancata qualificazione ai prossimi mondiali in Russia.
In questi giorni è stato ufficializzato il nome di Roberto Mancini come nuovo selezionatore (c.t.) della nazionale azzurra (sostituisce Di Biagio che aveva scalzato Ventura.
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Ciao binariomorto, colgo l'occasione per ringraziarti della puntualità e della dovizia di particolari con cui ci hai fatto vivere questo campionato qui in Award & Oscar.
Il topic ha raggiunto quota 43.000 visite il che non è poco in una comunità deserta come Free Forum Zone.

Certo di una tua futura collaborazione, do appuntamento per il 19 agosto a te e a tutti gli amici che ci leggono. [SM=x611821]





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