LA RECENSIONE
LA TRAMA
"Alone In The Dark" è una saga
survival horror nata nel lontano
1992, i primi episodi sono entrati nella storia dei videogames insieme a titoli come "Resident Evil" e "Silent Hill" ma non tutte le uscite sono state all'altezza della situazione.
Scopriamo la trama di questo ultimo episodio: siamo in
Louisiana e i nostri due protagonisti (entrambi giocabili) sono
Emily Hartwood e Edward Carnby.
La donna ha ingaggiato il detective perché la aiuti a ritrovare suo
zio Jeremi, ospite di uno strano
manicomio e mittente di una inquietante lettera.
All'interno dell'enorme struttura denominata
Derceto, nella desolazione più assoluta, ci sono portali che conducono verso
oscure realtà parallele.
LA GRAFICA
Ve lo dico senza giri di parole,
la grafica di "Alone In The Dark" è molto grezza, non solo non riesce a stupire ma non si avvicina neppure lontanamente agli standard dei giochi attuali.
Le tinte
ruggine/seppia e la perenne semioscurità a lungo andare stancano, la scarsità di fenomeni atmosferici (vento, pioggia etc.) certamente non aiuta...ma a stroncare inesorabilmente l'impatto scenico di questo titolo provvede proprio il protagonista con la sua
faccia da villico e non da detective.
Paradossalmente sono
più espressivi e meglio caratterizzati gli altri personaggi.
L'ambientazione non mi ha emozionato più di tanto, in altri giochi mi sono soffermato spesso a guardarmi intorno compiacendomi di quello che vedevo ma "Alone In The Dark" sotto questo punto di vista è di una piattezza disarmante.
La nebbia in stile "Silent Hill" più che creare suspense mette il carico da 11 a questa situazione, suppongo che sia stata ampiamente adottata per mascherare le evidenti lacune di un level design in cui anche le
barriere invisibili non funzionano a dovere.
Grazie a questo
bug mi sono ritrovato dietro le quinte del gioco, guardate questi screenshots...persino Edward è perplesso!
L'illuminazione e gli effetti si attestano appena al di sopra della sufficienza.
IL GAMEPLAY
All'inizio del gioco ci viene chiesto di
scegliere se vogliamo vivere l'avventura nei panni di
Edward Carnby oppure di
Emily Hartwood.
La scelta che effettuiamo influenza la nostra esperienza videoludica in quanto si tratta di due percorsi diversi.
Questa particolarità di "Alone In The Dark" ne garantisce senz'altro la rigiocabilità (sempre ammesso che uno possa avere voglia di giocarci di nuovo).
Prendendo il controllo di Edward ho avvertito una sensazione di
legnosità che sicuramente va a braccetto con la grafica spartana del gioco.
La vera nota dolente del gioco risiede proprio nelle frequenti fasi d'azione viziate da una
risposta troppo lenta del nostro personaggio rispetto alla
velocità dei mostri che lo assalgono.
Il gameplay ci presenta tutte le
situazioni tipiche di questo genere: esplori, trovi la classica porta chiusa a chiave, poi ne trovi una aperta in cui c'è la chiave di quella chiusa e così via.
Girovagando reperiamo
oggetti e indizi, ci tocca ripercorrere molto spesso gli stessi itinerari e disponiamo di una mappa che ci consente di orientarci nella labirintica clinica degli orrori.
Ovviamente non mancano gli
enigmi da risolvere!
Come vi ho già anticipato, ci ritroviamo spesso in una realtà parallela disturbante che non rappresenta soltanto un fattore estetico ma ci consente anche di compiere azioni e/o reperire oggetti e indizi che nell'altro universo ci sono negati.
Ci ritroviamo dunque in una
fiera degli stereotipi che potrebbe anche piacere a noi appassionati di survival horror ma che stenta ad emozionarci in quanto non viene supportata da un valido comparto tecnico.
La narrazione non è malvagia ed è accompagnata da un piacevole sottofondo di musica jazz.
LE CONSIDERAZIONI FINALI
A mio avviso ci sono tanti altri titoli survival horror molto più validi di questo, se non ci avete giocato vi posso suggerire
"Resident Evil 4 Remake" che è veramente un altro pianeta!
https://awardeoscar.freeforumzone.com/x/d/11826186/-/discussione.aspx
[Modificato da ilpoeta59 05/04/2024 18:18]