La leggenda di Lyllian - 3a parte
Il viaggio proseguì per molto tempo ancora, l'Amore che portava in sé le consentiva di sollevare le condizioni miserevoli di tanti infelici che incontrava, a volte guarendo malanni e ferite del corpo, altre volte dell'anima.
Non si fermò a lungo in nessuna delle città o dei villaggi che attraversò. Molti cercarono di trattenerla non avendo mai incontrato prima una persona come lei. E' vero che tutti sapevano dell'esistenza di presenze magiche e fatate, esse s'aggiravano tra gli uomini assumendo diversi aspetti e spesso non disdegnavano quello umano, ma quella donna non era una fata né una maga, non era un folletto e nemmeno una ninfa dei boschi e non apparteneva a nessuna delle altre numerose speci dotate di straordinari poteri benefici.
Quale essere umano aveva mai avuto così tanto amore in sé da poter liberare un corpo dal potere delle Forze Oscure e, ad esempio, ridare occhi limpidi come quelli di un fanciullo ad un uomo inaridito, scansato da tutti per l'orribile carattere, per i costumi degradanti o per deformità ripugnanti?
Avrebbero voluto averla più a lungo tra loro, ma Lyllian sentiva che la strada la chiamava, non poteva fermarsi in quel luogo, non era ancora il momento di mettere radici profonde.
Soprattutto, però, ella fuggiva la curiosità della gente, pur comprendendola. Questa le procurava sovente parecchio disagio per l'invidia che prima o poi nasceva nell'animo di qualcuno, poiché le Forze Oscure erano sempre in agguato.
Forse per la singolare vita condotta fino ad allora, senza aver mai conosciuto l'affetto rassicurante di una madre, benché affabile con chiunque era di temperamento schivo, però non aveva vanità e non si riteneva migliore degli altri. Sapeva d'essere depositaria di doni che in realtà non le appartenevano, essi dovevano essere tutelati con rispetto ed elargiti ovunque avesse incontrato un bisognoso.
Sovente, però, avvertiva un'inquietudine profonda sulla quale preferiva non interrogarsi.
La strada la chiamava e, spinta da una forza misteriosa, raccoglieva le sue poche cose e nottetempo lasciava la città, o il villaggio.
Proseguendo il suo cammino, spesso solitario, a volte rifletteva sulla sua strana vita, le erano stati dati doni che beneficavano il prossimo, eppure pareva che non ne potesse condividere le gioie, non aveva famiglia, non conosceva la felicità e il dolore d'essere madre. Giunta a questo punto, però, nasceva naturale una considerazione: non aveva ancora conosciuto l'amore, non sapeva che cosa fosse l'amore di un uomo. Ne aveva visto gli aspetti più brutali in molte occasioni, ma quello non poteva certamente chiamarsi amore, si diceva.
Eppure esisteva, ne aveva intravisto i tratti tra le pareti di alcune ricche abitazioni come anche tra quelle di povere capanne, l'aveva scorto nella calda luce degli occhi di qualche contadino o di un ricco mercante quando si posavano su un certo viso femminile, sulla figura di donna cui andavano, attratti irresistibilmente. L'aveva sentito nelle voci velate di accorata nostalgia quando gli uomini cantavano attorno al fuoco dei bivacchi pensando all'amata lontana. L'aveva visto nell'ardore dello sguardo degli zingari che suonavano gli strumenti mentre le donne danzavano in mezzo a loro seduti in cerchio e la tenerezza ridente, e la passione degli occhi femminili splendevano in gara con le stelle, infiammando ancor più quelli dei loro uomini. L'aveva visto anche sui volti straziati dal tormento di chi aspettava fuori dall'uscio di una camera mentre all'interno una donna urlava per i dolori del parto, e che dire dell'amore trafitto dal dolore sul volto di chi vegliava la moglie ammalata o aveva dovuto chiuderle gli occhi?
Eh sì, esisteva l'amore, quel genere d'amore che lei ancora non aveva conosciuto!
*****
Così, lungo il cammino, cominciò a chiedersi, sempre più di frequente, se avrebbe dovuto continuare a condurre un'esistenza tanto raminga, senza trovare luogo dove sentirsi di rimanere per sempre, se avrebbe mai incontrato qualcuno con cui condividere la sua vita, se avrebbe, prima o poi, amato un uomo e ne sarebbe stata riamata. Cominciò, con questi pensieri, a riconoscere la propria inquietudine, avrebbe sempre continuato così? Sarebbe vissuta sola, conoscendo soltanto le gioie e le miserie altrui con l'unico conforto di vedersi strumento d'aiuto per molti?
Perché 'Oceano d'Amore' non avrebbe dovuto riguardarla più personalmente, più intimamente?
Camminando, o sostando lungo la via, cominciò a rivedere i sorrisi, gli sguardi, a riascoltare nel ricordo gli inviti che tante volte le erano stati rivolti più o meno apertamente. Era forse colpa sua se non aveva ancora conosciuto un amore, perché non aveva accolto nessuno nel profondo del cuore, preferendo ignorare quell'aspetto della vita? No, si rispondeva sempre alla fine, non avrebbe potuto anche volendo, nessuno degli uomini incontrati aveva fatto parlare il suo cuore, non in quel modo.
Qualche volta, però, era accaduto che porgesse l'orecchio ad una frase lusinghiera, che indugiasse per un po' con lo sguardo su di un volto, colta da turbamento, ma ogni volta l'aveva presto distolto, per un motivo o per l'altro sentiva nell'intimo di non poter dar seguito alla cosa e, più tardi, se n'era rallegrata.
Avrebbe soltanto voluto trovare sincerità e lealtà in quei cuori maschili, ma qualche cosa le faceva scorgere l'impronta delle Forze Oscure e il loro comportamento veniva puntualmente a confermarlo. Lyllian scoteva il capo ricordando i fatti cui aveva assistito.
Non aveva potuto liberarli dal Dominio Oscuro, c'erano casi nei quali sembrava che 'Forza della Vita' e 'Oceano d'Amore' si rifiutassero d'agire. Forse non era ancora il momento di liberarli, forse non lo sarebbe stato mai, lei non avrebbe saputo dirlo. Era però sicura che Chi Tutto Conduce conosceva il Tempo Per Ogni Cosa e presto o tardi il Bene avrebbe vinto.
Chissà se e quando sarebbe venuto per lei il momento dei frutti maturi nella stagione d'amore!
*****
Giunta in una terra rigogliosa Lyllian si fermò per qualche tempo in una grande cittadina dove la Legge era amministrata con rigore, per consentire una relativa sicurezza agli abitanti, e tuttavia fervente di svariate attività: fiorivano l'arte ed il commercio, s'addestravano i soldati, si favorivano iniziative benefiche.
Offrì il proprio aiuto ove vi fosse stato bisogno e così trascorse le sue giornate continuando ad occuparsi del prossimo.
Per tutto quel tempo ebbe modo d'osservare altre molteplici forme del potere delle Forze Oscure, benché i residenti del luogo non indicassero con questo nome il terribile nemico, essi gliene davano molti altri, ma per Lyllian era evidente di che cosa si trattasse mentre assisteva ai piccoli e grandi drammi quotidiani e quando era chiamata a portare soccorso. Non le sfuggiva la presenza del Male e tutta la sofferenza, spesso nascosta, che procurava insinuandosi all'interno delle menti e deturpando i cuori, diffondendo malanimi e gelosie, sospetti e rancori, persuadendo con astuzia gli animi meno accorti all'inganno, ai soprusi, al tradimento, spargendo ovunque i semi della discordia attraverso l'invidia e la brama di possesso e di potere.
Soltanto con se stessa ammise la tentazione che lei pure a volte provava davanti alle manovre insidiose e subdole del Potere delle Tenebre, era un essere umano e vi era esposta come chiunque altro.
No, nemmeno lei sfuggì alla lotta, tutt'altro, e proprio perché portava in sé i doni degli Spiriti della Vita gli attacchi del Male furono durissimi. Riportò ferite, non era invulnerabile, ma questo, invece di prostrarla, l'aiutò a comprendere ancor meglio le battaglie, le ferite o le sconfitte altrui.
Imparò che 'Oceano d'Amore' era un privilegio, pur se da lei non richiesto, che esigeva un alto prezzo, ma che valeva la pena di pagare.
La supplica del nobile cuore di suo padre, che per lei aveva invocato la salvezza, era stata accolta e Lyllian conobbe la fragilità umana, e perciò provò grandi dolori, ma non il trionfo del Nemico. "Che il Male in lei non vinca!" aveva invocato il padre nell'ultimo suo respiro e così fu.
Una notte uscì dalla città e non vi fece più ritorno. Non passò molto tempo prima che si cominciassero ad udire strane storie che la riguardavano, vi fu chi disse d'averla riconosciuta, al di là delle Grandi Acque, in una donna solitaria che raccoglieva pietre insolite dalle viscere della terra e poi le lucidava con pazienza facendole brillare alla luce dell'ultimo sole, quindi le lasciava cadere nel pozzo profondo dell'Oblìo. Vi fu chi disse d'averla invece vista nell'atto di richiamare la vita nel corpo esanime di un Cavaliere, colpito a morte dal Potere delle Tenebre; altri affermarono non poter essere che lei la figura straordinaria, avvolta di luce azzurra e da lingue di fuoco, che brandiva una spada lucente mentre sbaragliava le truppe nemiche che avevano assalito un villaggio di pescatori, ultimo baluardo del Bene in una lontana regione. Altri ancora diffusero la voce che era stata riconosciuta in una donna che s'accompagnava ad un Vampiro nella Foresta Inesplorata al di là delle Grandi Montagne e, certo protetta dai suoi doni, a lui avesse donato il suo amore, commossa dalla sua immensa solitudine.
In realtà non si seppe più nulla di lei. Nessuno poté dire con certezza dove fosse e se trovò l'amore anche per sé, ma i cantastorie, narrando di lei di contea in contea, cantarono di una donna che seguiva il suo destino forgiandolo secondo il modello depositato nel suo cuore: il volto del dono che portava in sé.
continua