Tre ore di stop per richiamare l'attenzione sulla situazione italiana
"Un albo per mettere un po' d'ordine nel settore"
La rivolta delle top model
"Niente sfilate, oggi sciopero"
Milano, si fermano le agenzie: servono regole
di LAURA ASNAGHI
MILANO - È il primo sciopero nella storia delle agenzie delle modelle. Oggi, per tre ore, si ferma il business miliardario delle top model. Dalla 16 alle 19, i telefoni resteranno muti e il personale incrocerà le braccia. Prenotazioni di servizi fotografici e di campagne pubblicitarie slittano di qualche ora, ma tanto basta per segnalare che il mondo della moda italiana è sul piede di guerra.
La rivolta parte da Milano, città che ospita le più importanti agenzie di moda: sono 15 e, da sole, gestiscono l'85 per cento del fatturato legato alle sfilate. Ma ai vertici delle agenzie, aderenti all'Assem, l'associazione che rappresenta anche fotografi, truccatori e parrucchieri, serpeggia il malcontento "per l'assoluta mancanza di regole del sistema italiano, che permette ai concorrenti stranieri di fare quello che vogliono senza l'obbligo di una licenza o di un ufficio "made in Italy" e l'inevitabile evasione fiscale".
Gli agenti delle modelle fanno sul serio. Loro che programmano sfilate e servizi fotografici di modelle importanti come Naomi, Eva Herzigova, Maria Carla Boscono e Eva Riccobono chiedono che anche in Italia si faccia un albo delle agenzie, quelle serie e professionali, per mettere un po' di ordine nel settore. "Partiamo con tre di sciopero - spiega Guido Dolci, il presidente dell'Assem - ma se non otterremo risultati siamo pronti a farci sentire alle prossime sfilate".
L'Albo delle agenzie non serve però solo a tutelare interessi corporativi. "È uno strumento di difesa anche per le ragazze che vogliono sfilare - spiega Piero Piazzi della Woman Model, il "re delle modelle" - con l'Albo delle agenzie autorizzate, si farebbe piazza pulita di chi si spaccia per agente e poi offre opportunità di lavoro che con la passerella non hanno nulla da condividere". Regole chiare e un appello alle riviste femminili: "Fate meno servizi all'estero e riportate le vostre produzioni in Italia". "L'esterofilia è dilagante nel settore - denuncia Guido Dolci - tanto che se un fotografo vuol lavorare per una settimanale di moda italiano deve proporsi da Parigi o da New York, altrimenti non lo prendono neanche in considerazione".
[Modificato da maldini 17/05/2006 12.52]