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Campionato di calcio Serie A stagione 2023/2024 di Award & Oscar FFZ

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    binariomorto
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    00 21/04/2024 11:48
    Urlo Coppola al 93': il Verona piega
    l'Udinese e si prende tre punti d'oro

    Due legni colpiti da Noslin e Folorunsho,
    i friulani sprecano tre nette palle gol.
    E nel recupero arriva il guizzo del difensore


    Vincenzo Di Schiavi


    E alla fine spunta la testa di Coppola. Il Bentegodi esplode al 93' con un'incornata del difensore che pietrifica Okoye. L'Udinese cade così, in un atroce finale, lasciando punti pesantissimi, quando almeno il pari lo avrebbe meritato. Il balzo dell'Hellas è vitale: ora i punti sono 31 e gli spettri si spostano tutti sulla testa dei bianconeri che se hanno un demerito è quello di sprecare troppo.

    DUE OCCASIONI — Buon impatto degli ospiti che con Samardzic e Pereyra a supporto di Lucca coprono meglio il campo. Il 4-2-3-1 dell’Hellas invece è poco efficace, specie in mezzo. Il destro di Payero apre il match ma non provoca brividi. Dopo 15’ gli ammoniti sono già tre (Serdar, Cabal e Walace), tradendo una tensione ben palpabile. Ci si gioca molto, imperversa il tatticismo e quindi si stenta a decollare. Magnani protesta con Guidi per una trattenuta in area, Cabal ci prova di testa e poi è ancora Payero a colpire da lontano, ma la mira è di nuovo sbilenca. La prima vera grande occasione capita nei piedi di Lucca: angolo e l’attaccante che devia da due passi ma Montipò è attentissimo. Una punizione di Samardzic si spegne non lontano dal palo, poi l’Hellas esce dalla morsa e comincia a guadagnare campo. Il finale è tutto gialloblù: Ehizibue chiude su Noslin a due passi dalla porta, poi sempre l’attaccante veronese coglie il palo di testa.

    RIPRESA — Stessi protagonisti del primo tempo. Un destro di Serdar sembra scuotere il Verona e invece l’Udinese ha tre occasioni per passare che non sfrutta: incredibile l’errore di Lucca, tutto solo a centro area. Poi Ehizibue non aggancia da pochi passi e Bijol sfiora il palo di testa. Sfuriata che spinge Baroni a dare più peso al proprio attacco per dribblare la pressione friulana. Dentro Bonazzoli e Swiderski per Mitrovic e Silva con il passaggio a un 4-4-2 piuttosto offensivo. In realtà il pallino resta in mano agli ospiti, ma sui ribaltamenti l’Hellas attacca con maggiore impeto. Il sinistro di Cabal è bloccato in due tempi da Okoye, la risposta di Ehizibue fa tremare il Bentegodi. Ci si prova in ogni modo, ma quando si arriva lì, manca la stoccata. Folorunsho coglie la traversa di testa. Poi il blitz di Coppola. Che profuma di salvezza.

    Fonte: Gazzetta dello Sport
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    00 21/04/2024 14:43
    Uragano Lecce! Gendrey, Dorgu e Piccoli
    firmano la vittoria e inguaiano il Sassuolo



    Avvio di gara devastante per i salentini che segnano due
    volte sfruttando le amnesie difensive degli avversari.
    Il terzo gol nella ripresa.
    I salentini ipotecano la permanenza, padroni di casa impotenti per larghi tratti


    Matteo Pierelli

    La cura Gotti continua. Il Lecce fa il colpo anche in casa del Sassuolo (dove non aveva mai vinto) e mette altri tre mattoncini sulla costruzione della salvezza. Nel primo quarto d’ora i pugliesi colpiscono con Gendrey e Dorgu e poi nella ripresa arriva il tris definitivo di Piccoli in contropiede: per il tecnico che ha sostituito D’Aversa è la terza vittoria (e un pari) in cinque partite. Un ritmo altissimo, che mette i salentini in una posizione molto comoda. Per il Sassuolo invece questa è una sconfitta che fa malissimo: lo spazio per rientrare in teoria ci sarebbe anche, ma giocando così lo spettro della Serie B è sempre più vicino per una squadra che scende in campo con troppa paura di sbagliare e va in tilt alla prima difficoltà. Per tirarsi fuori dai guai a questo punto servirebbe un mezzo miracolo.

    TUTTO IN 15 MINUTI — Il Sassuolo scende in campo con il consueto 4-2-3-1 con Thorstvedt a centrocampo e Bajrami alle spalle di Pinamonti. Dall’altra parte Gotti opta per il 4-4-2 con Piccoli che fa coppia con Krstovic davanti, in mezzo Blin e Rafia, sulle fasce Oudin e Dorgu. Parte meglio il Lecce che prende subito in mano le redini del gioco: Blin di testa va vicino al vantaggio. E’ solo l’antipasto del gol che arriva all’11’: punizione dalla sinistra di Oudin, Consigli non esce, Gendrey si fionda alle spalle di Thorstvedt, lo sovrasta e la butta dentro. Sassuolo scosso, che accusa il colpo. E infatti poco dopo, al 15’, arriva il raddoppio: cross basso dalla sinistra di Gallo, Erlic non interviene, Dorgu da due passi infila Consigli. I padroni di casa tentano di reagire con Pinamonti di testa e Defrel che ci prova da lontano: Falcone non trema. Il Sassuolo non riesce ad allagare il gioco sulle fasce, così il Lecce ha gioco facile a chiudere gli spazi. La squadra di Gotti ci prova anche in contropiede: al 41’ Krstovic è murato da Erlic. Il primo tempo se ne va così, con il Lecce in controllo e il Sassuolo che lo chiude con un tiro debole e centrale di Pinamonti.

    DOMINIO LECCE — Nella ripresa Ballardini ne cambia tre (dentro Doig, Volpato e Mulattieri per Viti, Bajrami e Defrel) ma la musica non cambia. Il Lecce non si fa mai trovare impreparato dietro e anzi in contropiede va ancora a segno al 61’ grazie a Piccoli, lanciato da Krstovic. Poco dopo la squadra di Gotti va vicina al poker ancora con Piccoli, murato da due passi da Consigli. Il resto è pura accademia, si gioca solo per far passare il tempo fino al 90’: così, i tifosi del Lecce, che hanno invaso il Mapei Stadium, possono fare festa fino alla fine.

    Fonte: Gazzetta dello Sport
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    00 22/04/2024 08:28
    Il Toro non sfonda: il Frosinone strappa un buon punto

    Occasioni per Zapata e Okereke a cui rispondono Soulé e Cheddira.
    I granata salgono a 46 punti, gli ospiti agganciano l'Udinese a 28


    Mario Pagliara


    Il Toro si è inceppato sul più bello. Non va oltre un deludente zero a zero casalingo contro un Frosinone vivace e propositivo. Per la squadra di Juric è il secondo pareggio consecutivo dopo il derby: i due punti raccolti nelle ultime tre partite (tra Empoli, Juve e Frosinone) rallentano la rincorsa dei granata, ancora a distanza rispetto all’ottavo posto del Napoli che vale un posto in Europa. Se otto giorni fa nella stracittadina c’erano stati spirito e cuore nella ripresa, questo pomeriggio si sono intravisti solo a tratti in una delle prestazioni più grigie della gestione Juric. Tutt’altro umore in casa Frosinone. Di Francesco gioca, invece, un calcio godibile, organizzato, in alcuni momenti poco prevedibile e, alla fine, porta a casa un punto pesantissimo per la corsa salvezza.

    DUE BRIVIDI — Due interessanti novità in avvio: Di Francesco si inventa Brescianini nella posizione di centravanti puro, marcato a uomo da Buongiorno a tutto campo, in un Frosinone disegnato con il 3-4-3. Juric (squalificato, il vice Paro è in panchina) rilancia Okereke sulla trequarti in un Torino posizionato, come da abitudine, con il 3-4-2-1. Nel primo tempo gioca meglio il Frosinone, grazie a una manovra molto più fluida e a un palleggio cercato ripetutamente. Il Torino la imposta, come da dna del calcio di Juric, sui duelli fisici provando a colpire con le ripartenze di Bellanova e Vojvoda. Due brividi in partenza: al 14’ Soulé salta netto Rodriguez e tenta di sorprendere Milinkovic (poco fuori). Due minuti dopo Vojvoda rispolvera il tiro a giro, dando l’illusione del gol. Prima dell’intervallo altre due occasioni, una per parte: la prima di Valeri (23’) che scarica un missile dal limite sui tabelloni non molto distante dalla porta. La seconda (31’) con Zapata che si divora un rigore in movimento su assist di Tameze. Zero a zero all’intervallo.

    POCHE EMOZIONI — Il primo squillo della ripresa è portato da una conclusione del volenteroso Okereke (12’), respinta da Turati coi pugni. Un minuto dopo Rodriguez scivola e causa un pasticcio, lanciando Cheddira in volata verso Milinkovic attento a neutralizzarne il tentativo. Per scuotere un Toro incapace di trovare giocate e varchi, Juric dispone l’ingresso in campo di Sanabria (22’) al posto di Okereke senza apportare alcuna modifica allo schema tattico. Tre minuti dopo la palla del vantaggio cade sul collo di Soulé, ma la mira non c’è e il tiro va fuori. Entrano, poi, pure Lazaro (per Vojvoda) e l’ex Seck (per Brescianini) nel Frosinone. Accade poco o nulla, in una ripresa con poche emozioni nella quale il Frosinone ha tenuto meglio il campo portandosi a casa un punto pesantissimo. Allo scadere Zapata spedisce in curva un diagonale potente, dopo il Toro esce tra i fischi del proprio pubblico.

    Fonte: Gazzetta dello Sport
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    00 22/04/2024 08:32
    Basta mezza Fiorentina: segnano Kouame e Ikoné,
    Salernitana a un passo dalla B



    Due reti nell'ultimo quarto d'ora sono sufficienti ai toscani
    per prendersi una partita dalle poche emozioni:
    profondo turnover per Italiano tra Conference League e Coppa Italia,
    campani a un passo dalla retrocessione


    Alex Frosio

    La Fiorentina non molla niente, anche se a Salerno sembra farlo a lungo. Nel finale, l'ingresso di Kouame fornisce il terminale offensivo che serviva ed è proprio il 99 a sbloccare la partita, rifinita poi al 95' da Ikoné. La Viola accorcia la classifica in zona Europa e può dedicarsi all'Atalanta, avversaria mercoledì nel ritorno della semifinale di Coppa Italia.

    PRIMO TEMPO — Italiano non porta Bonaventura, Nico Gonzalez, Belotti, Beltran e Nzola. Un po' per necessità e un po' per scelta, il tecnico sceglie una Viola senza centravanti. O meglio, lo fa Barak, con Castrovilli in appoggio – bentornato, non giocava dal 2 giugno 2023 –, Ikoné e Sottil sui lati. Colantuono risponde con un 3-5-2 mobile, nel quale Candreva fa la mezzala sinistra, Ikwuemesi e Tchaouna le punte. Abbiamo parlato soprattutto dell'attacco, ma entrambe le squadre producono pochissimo. La Fiorentina non vuole sprecare energie, la Salernitana non sembra in grado di pungere. La Viola si impadronisce del pallone, uno spunto di Ikoné all'11' – accentramento e sinistro debole – promette bene ma non ha seguito. Tanto possesso ospite, e pure tanta noia, perché non c'è penetrazione in area. Al 38' su angolo di Candreva, Sambia tutto solo liscia il colpo di testa e Basic al volo conclude debolmente. Al 39' sinistro debole di Ikoné sugli sviluppi di un angolo. L'unica vera occasione arriva al 42', sulla prima e unica percussione centrale della Fiorentina: Barak infila per Ranieri, subentra Ikoné che "scippa" il difensore centrale pronto alla girata e colpisce lui di destro, a lato, con Ranieri che lo manda a quel paese.

    SECONDO TEMPO — Ancora più grossa l'occasione a inizio ripresa: esterno di Castrovilli, Pierozzi buca su Sottil che vola verso Ochoa ma poi sbatte il destro sul portiere messicano. Sembra il segnale del cambio di ritmo della Fiorentina, che invece di nuovo non arriva: la Viola palleggia sul perimetro, ma non riesce ad affondare. Serve il centravanti. E Italiano lo mette al 25': Kouame per Castrovilli (e Arthur per Lopez). Il nuovo entrato si trova subito a tu per tu con Ochoa su lancio di Ikoné: altra chiusura di super-Memo. Ma il gol è maturo: al 35' lungo giro palla fino al cross di Ranieri verso il secondo palo dove Kouame sovrasta Pellegrino (entrato al posto di Pirola) e di testa scavalca Ochoa. Colantuono passa al 4-2-4 con Zanoli e Simy, Italiano si protegge con Milenkovic e la difesa a 5, ma sempre lasciando 3 uomini davanti. E al 50' trova anche il raddoppio: fuga di Ikoné a sinistra, palla per Faraoni che sostiene e crossa, Mandragora in area calcia su Ochoa ma sulla respinta serve Ikoné che appoggia a porta vuota. Cade ancora la Salernitana, e solo il pareggio del Frosinone a Torino non rende aritmetica la retrocessione. Ma se l'Udinese batte la Roma nei minuti restanti di giovedì, sarà Serie B senza giocare per la squadra campana.

    Fonte: Gazzetta dello Sport
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    binariomorto
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    00 22/04/2024 08:36
    Atalanta, il momento d'oro continua:
    CDK e Touré stendono il Monza,
    Gasp a -1 dalla Roma

    Finisce 1-2: nel primo tempo segna l'ex MIlan, raddoppio nella ripresa dell'altro attaccante.
    Inutile il gol di Maldini, che entra, segna e poi colpisce un palo clamoroso al 95'



    Un gol per tempo, solita prestazione di livello, col lusso di tenere un bel po' di titolari in panchina: l'Atalanta passa a Monza 2-1, con le reti di De Keteleare e Tourè (Maldini per i padroni di casa) e sale al sesto posto a una sola lunghezza dalla Roma che deve recuperare giovedì i restanti minuti della gara con l'Udinese in trasferta e lunedì affronta il Bologna. È stata una gara molto vivace, non monotona, con la Dea sempre brava a rintuzzare gli attacchi della squadra di Palladino che verso la fine del primo tempo è costretta a capitolare. Minuto 41, ed ecco l'incornata vincente di De Ketelaere su corner di Lookman: il belga si libera della marcatura di Gagliardini a centro area e da pochi passi ha il tempo per colpire e mettere alle spalle di Di Gregorio che in precedenza aveva negato il vantaggio facendosi trovare pronto su Kolasinac e De Ketelaere, mentre El Bilal e Lookman hanno sprecato da posizione favorevole. Solo Zerbin, dall'altra parte, è riuscito a impensierire Carnesecchi con un bel tiro da fuori area.

    ANSIA FINALE — Nella ripresa l'Atalanta (che nel primo tempo aveva perso Holm per un problema muscolare) gestisce, si rende pericolosa con Lookman e va al raddoppio al 72' con Tourè che strappa e apre per Lookman che a centro area chiude il triangolo restituendo palla al maliano per lo 0-2. Sembra finita, ma Maldini all'88' si inventa il tiro da fuori che si infila alla sinistra di Carnesecchi. Gasp va su tutte le furie, il Monza crede nel pareggio, e al 95' Maldini ancora di destro centra il palo pieno. Scampato pericolo, l'Atalanta porta a casa i tre punti.

    Gazzetta dello Sport

    Fonte: Gazzetta dello Sport
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    Pamela©
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    00 22/04/2024 08:45

    Napoli, l'agonia continua: ko anche a Empoli.



    Poeta oramai segue il calcio solo sulla Play Station!!!!! [SM=x611841]



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    binariomorto
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    00 23/04/2024 08:40
    Bologna, altra impresa per la Champions!
    Ne segna tre alla Roma e blinda il 4° posto



    Grande prova degli emiliani che con un primo tempo di qualità ipotecano il successo.
    Segnano El Azzouzi e Zirkzee, i giallorossi accorciano con Azmoun,
    ma Saelemaekers chiude la partita


    Andrea Pugliese

    Il Bologna passa a Roma per 3-1 e se non ha messo la parola fine sulla corsa-Champions, almeno una bella ipoteca sì. Perché ora – in attesa del recupero di Udine – la squadra di Motta ha ben otto punti di vantaggio sui giallorossi e addirittura 11 sull’Atalanta (che deve però recuperare anche lei una gara, con la Fiorentina). Insomma, i giochi sembrano virtualmente chiusi e anche con merito. Quello con cui i rossoblù si sono presi la partita dell’Olimpico: gioco, qualità, coraggio. A siglare il successo le reti di El Azzouzi, Zirkzee e Saelemaekers, per la Roma la rete della speranza (vana) di Azmoun. L’assenza di Lukaku ha pesato eccome, ma l’impressione è che la squadra giallorossa abbia risentito del grande sforzo fisico profuso contro il Milan.

    L'ALLUNGO — Il Bologna palleggia bene, esce sempre palla al piede, non spreca mai niente. I meccanismi sono quasi perfetti, triangoli mobili continui, linee di passaggio, sempre l’assistenza di uno o due compagni al portatore di palla. Insomma, una squadra che funziona quasi come un orologio svizzero, al contrario della Roma che invece va strappi. Qualcosa inventa (basti pensare alle occasioni d’oro che sprecano prima El Shaarawy e poi Paredes), ma è meno fluida del solito e soprattutto assai nervosa. Tanto che alla fine del primo tempo i giallorossi hanno già 4 ammoniti (El Shaarawy, Angelino, Pellegrini e Paredes), tutti gialli ineccepibili, anche se sul primo – quello di Paredes – la Roma protesta tanto (ma l’argentino accentua platealmente un contatto con Zirkzee, ammonito anche lui). Sta di fatto che la squadra di Motta gira meglio e al 14’ passa con un capolavoro volante di El Azzouzi, su cross dell’ex Calafiori. Il centrocampista marocchino festeggia sotto la Sud, che non la prende bene (eufemismo). Ma la verità è che la Roma non riesce mai a trovare la profondità con Abraham (che gira a vuoto) e sulle fasce Ndoye e Saelemaekers vincono i rispettivi duelli con Angelino e Celik. Così prima lo stesso Saelemaekers colpisce la traversa in pieno su punizione, poi Zirkzee si inventa un gol bello più nella fase iniziale (come va via a Mancini) che non per la finalizzazione. Si va all’intervallo sul 2-0 per il Bologna e tanti pensieri in casa giallorossa.

    BOTTA E RISPOSTA — Al 5’ della ripresa la Roma può subito accorciare, ma Posch respinge sulla riga con il volto un siluro di El Shaarawy. Quindi De Rossi cambia un po’ tutto: dentro Karsdorp, Spinazzola e Azmoun per i deludenti Celik, Angelino e Abraham. Ed è proprio Azmoun a riaprire i giochi quasi subito, all’11’, con Skorupski che capitola al terzo tentativo in serie dell’iraniano. Ma il Bologna è vivo e reagisce subito, su una palla persa da Dybala è Zirkzee a innescare Saelemaekers, che con un dolce scavetto fa 3-1. La partita di fatto finisce qui, con la Roma che non ha più energie (né mentali né fisiche) per rialzarsi. Ed infatti si va avanti a ritmo ridotto, con il Bologna che controlla e i giallorossi che assistono inermi. A 5’ dalla fine Pellegrini ha l’occasione giusta per riaprirla, ma spreca alto. Prima della fine va a segno anche Castro, gol annullato per fuorigioco iniziale. Finisce così, con il Bologna a un passo dal paradiso.

    Fonte: Gazzetta dello Sport
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    binariomorto
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    00 23/04/2024 08:45
    Acerbi e Thuram affondano il Milan,
    la seconda stella arriva col derby



    Finisce 2-1. Il difensore della Nazionale e l'attaccante francese decidono il derby,
    la capolista vola a +17 e si prende il tricolore "in casa" dei cugini rossoneri.
    Inutile il gol di Tomori nel finale. Nel recupero espulsi Theo, Dumfries e Calabria


    Marco Pasotto

    Il sogno proibito e l’incubo più perfido si materializzano nella stessa serata. Come mai era successo nella lunga storia calcistica di Milano (e dell’intera Serie A). L’Inter si cuce in colpo solo scudetto e seconda stella, e si prende il lusso di farlo a casa dei cugini. Il derby mai visto tinge di nerazzurro la notte del Meazza e la sofferenza finale, dopo che il Milan dimezza lo svantaggio, consegna al successo una dimensione ancora più profonda. E’ un tricolore che arriva con cinque giornate di anticipo dopo una cavalcata quasi immacolata, e che consegna il settimo titolo a Zhang (incollato davanti alla tv in Cina) e il sesto a Simone Inzaghi. Cardinale invece era a San Siro e osserva impassibile in tribuna il sesto derby di fila perso dal suo Milan. Un fantasma che pare non ci sia modo di esorcizzare. Il clima milanese di queste ore rappresenta alla perfezione l’animo rossonero: pioggia battente e freddo. Soprattutto per Pioli, anche se non era (più) questa la partita che avrebbe potuto cambiare il suo destino.

    LE SCELTE E LE MOSSE — In un contesto del genere – cinque derby persi di fila, obbligo di vittoria - era il Milan ad aver necessità di cambiare vestito tattico per cercare spostare gli equilibri. E di mosse Pioli ne ha fatte parecchie. La più evidente: Giroud fuori e Leao centravanti di movimento con compiti di profondità per provare ad allungare il monoblocco nerazzurro e dare meno punti di riferimento. Ma a cambiare è stato proprio l’assetto, col ritorno alla difesa a tre (Calabria-Gabbia-Tomori) che in passato contro i nerazzurri un po’ di solidità in più l’aveva portata. Davanti Pioli si è sbizzarrito con la fantasia: una sorta di 3-2-5 con Adli – primi minuti in un derby per lui – accanto a Reijnders in mediana e poi Musah larghissimo a destra, Hernandez a sinistra, Loftus e Pulisic in supporto a Leao. Inzaghi ha invece confermato tutte le indicazioni della vigilia, compresa la scelta di preferire Darmian a Dumfries sulla destra. Scontato tutto il resto: Calhanoglu al centro della mediana, Barella e Mkhitaryan ai suoi lati, Lautaro e Thuram davanti. Un abito cucito su misura ormai da tempo, a cui il Milan proprio non riesce a trovare contromosse efficaci. Un po’ a livello tattico e un po’ perché, molto banalmente, l’Inter è più concreta e ben educata nello sviluppo del gioco. Un impianto solido che non cede e non ha cali di tensione.

    DISCESA — L’ennesima centrifuga di ruoli e posizioni non ha giovato al Diavolo, che in pratica ha consegnato a Inzaghi tre dei cinque uomini offensivi: Leao centravanti è stato un’anima persa, smarrito tra le maglie nerazzurre così come Loftus e Pulisic, che hanno sbattuto ripetutamente contro il muro avversario, incapaci – e spesso, impossibilitati - nel saltare l’uomo. Col passare dei minuti, dopo un avvio promettente e discretamente rabbioso del Milan, l’Inter ha iniziato ad affondare i due soliti coltelli nella pancia del Diavolo: Barella (Adli) e soprattutto Mkhitaryan (Reijnders) hanno aperto varchi sempre più consistenti – sì, film già visto, siamo al sequel del sequel -, senza disdegnare di armare la corsa e il cross di Dimarco. La discesa nerazzurra è iniziata al minuto numero 18: angolo di Dimarco, Pavard prolunga di testa e Acerbi infila da due passi in solitudine totale. E’ l’ennesima stortura difensiva rossonera della stagione: quattro milanisti contro tre interisti, eppure Acerbi viene ignorato da tutti. Nel primo tempo l’Inter ha altre due occasioni gigantesche: clamoroso l’errore di Lautaro a cinque metri da Maignan e poi è Thuram a graziare i rossoneri con un piatto destro calciato con troppa sufficienza da ottima posizione. E il Milan? Una sola volta vicino al gol, quando Calabria ha girato di prima in porta un cross di Musah, esaltando i riflessi di Sommer.

    PASSERELLA — Intervento notevole, e lo stesso non si può dire su Maignan in occasione del raddoppio nerazzurro. La ripresa è iniziata solo da quattro minuti e l’Inter sigilla match, scudetto e stella con una discesa di Thuram che prima sfugge a Tomori – morbido morbido in marcatura – e poi disegna un destro rasoterra preciso e infido ma non irresistibile su cui Maignan va giù troppo lentamente. A quel punto la partita nerazzurra ha iniziato a diventare un red carpet da srotolare minuto dopo minuto, fino a quando il Milan ha accorciato con Tomori, dopo un flipper in area. Mancavano dieci minuti al novantesimo e l’Inter si è ritrovata rintanata nei suoi ultimi trenta metri sotto la spinta di un Milan decisamente ringalluzzito. Okafor si è avvicinato al pari, ma la diga interista ha retto e al Milan sono saltati i nervi: espulsi Hernandez e Calabria, ma a quel punto mancava soltanto il fischio finale. Festa sotto la Nord, il deserto sotto la Sud.

    Fonte: Gazzetta dello Sport
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    00 23/04/2024 08:53





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    00 23/04/2024 08:55
    SERIE A 2023/2024 33ª Giornata (14ª di Ritorno)

    19/04/2024
    Genoa - Lazio 0-1
    Cagliari - Juventus 2-2
    20/04/2024
    Empoli - Napoli 1-0
    Verona - Udinese 1-0
    21/04/2024
    Sassuolo - Lecce 0-3
    Torino - Frosinone 0-0
    Salernitana - Fiorentina 0-2
    Monza - Atalanta 1-2
    22/04/2024
    Roma - Bologna 1-3
    Milan - Inter 1-2

    Classifica
    1) Inter punti 86;
    2) Milan punti 69;
    3) Juventus punti 64;
    4) Bologna punti 62;
    5) Roma(*) punti 55;
    6) Atalanta(*) punti 54;
    7) Lazio punti 52;
    8) Napoli punti 49;
    9) Torino punti 46;
    10) Fiorentina(*) punti 47;
    11) Monza punti 43;
    12) Genoa punti 39;
    13) Lecce punti 35;
    14) Cagliari punti 32;
    15) Verona e Empoli punti 31;
    17) Udinese(*) e Frosinone punti 28;
    19) Sassuolo punti 26;
    20) Salernitana punti 15.

    (gazzetta.it)

    NOTE
    Inter Campione d'Italia (con 5 giornate di anticipo) e seconda stella con lo
    scudetto n° 20, questo il primo verdetto della stagione 2023/2024.
    (*) Una partita in meno
    Atalanta - Fiorentina rinviata a data da destinarsi.
    Udinese - Roma interrotta al 72' sul punteggio di 1-1.
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    00 25/04/2024 23:53
    Recupero 32ª Giornata
    Roma, vittoria di testa:
    Cristante stende l'Udinese al 95',
    De Rossi a -4 dal Bologna

    Giocati i minuti rimanenti dopo la sospensione per il malore occorso a Ndicka.
    Amara la prima di Cannavaro, i friulani restano a quota 28


    Francesco Velluzzi


    Cosa avrà pensato un difensore campione del mondo e Pallone d’oro come Fabio Cannavaro, da martedì alla guida dell’Udinese, nel vedere lo scempio combinato da Joao Ferreira che al quarto minuto, e ultimo, di recupero spedisce in corner un cross sul quale aveva almeno due scelte a disposizione? Eppure questo errore condanna l’Udinese, esattamente come a Verona, alla sconfitta nel recupero che la Roma porta a casa conquistando tre punti fondamentali per la corsa alla Champions. L’eroe è Bryan Cristante che su corner battuto dal solito Dybala salta indisturbato tra tre bianconeri e mette dentro. Non c’è più tempo per reagire. Finisce 1-2 quel che restava da giocare. Un successo importantissimo per i giallorossi che non avevano gradito la soluzione adottata dalla Lega. Un’altra pericolosa caduta per i friulani che ora devono fare un miracolo in cinque giornate per salvarsi.

    INTERROTTA — La sfida era stata interrotta il 14 aprile per il malore accusato da Evan Ndicka. Un grosso spavento per tutti, con il difensore ivoriano che era stato portato in ambulanza d’urgenza al Santa Maria della Misericordia e trattenuto per una notte per essere poi dimesso con maggior serenità e senza conseguenze cardiologiche. Così si è deciso per il 25 aprile. Unica data possibile.

    IN CAMPO — L’Udinese, al netto delle assenze obbligate di Kamara ed Ehizibue, che erano stati sostituiti da Zemura e Ferreira, è quella che ci si immaginava e che Fabio Cannavaro manda in campo con il 3-4- 2-1 con Samardzic e Pereyra dietro Lucca e il Tucu attivissimo in pressione. De Rossi, invece, lancia Abraham davanti in un 4-2-3-1 in cui sta fuori Paredes e Karsdorp fa il terzino destro. Il trio dietro Abraham è composto da Dybala, Azmoun e Angelino. Alle 20 si comincia con pochi spettatori. I romani sono un gruppetto, il 14 aprile lo spicchio da 1300 era pieno. I friulani non sono più di 5 mila. Si comincia con uno scontro forte tra Perez e Azmoun. Ci rimette l’argentino bianconero che torna in campo col turbante. L’Udinese prova a proporsi, è sicuramente più aggressiva e un gran tiro di Lucca al 36’ costringe Svilar al più grande intervento con una super deviazione in angolo. Ma la Roma può sempre creare pericolo e infatti all’ultimo minuto di recupero il quarto, Ferreira manda in angolo senza un motivo un pallone che avrebbe potuto allontanare. Un corner di Dybala, poi un altro sul quale Cristante spedisce di testa in rete saltando da solo tra Lucca, Ferreira e Walace. Finisce come a Verona, col gol preso all’ultimo istante. E con la Roma che va a “scusarsi” sotto la Nord dell’Udinese. E i tifosi che se la prendono, come al solito, con Gino Pozzo.

    Fonte: Gazzetta dello Sport
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    00 26/04/2024 00:00
    SERIE A 2023/2024 32ª Giornata (13ª di Ritorno)

    25/04/2024
    Udinese - Roma 1-2

    Classifica
    1) Inter punti 86;
    2) Milan punti 69;
    3) Juventus punti 64;
    4) Bologna punti 62;
    5) Roma punti 58;
    6) Atalanta(*) punti 54;
    7) Lazio punti 52;
    8) Napoli punti 49;
    9) Torino punti 46;
    10) Fiorentina(*) punti 47;
    11) Monza punti 43;
    12) Genoa punti 39;
    13) Lecce punti 35;
    14) Cagliari punti 32;
    15) Verona e Empoli punti 31;
    17) Udinese e Frosinone punti 28;
    19) Sassuolo punti 26;
    20) Salernitana punti 15.

    (gazzetta.it)

    NOTE
    (*) Una partita in meno
    Atalanta - Fiorentina rinviata a data da destinarsi.
    Inter Campione d'Italia (con 5 giornate di anticipo) e seconda stella con lo
    scudetto n° 20, questo il primo verdetto della stagione 2023/2024.
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    00 27/04/2024 00:42
    Frosinone, comodo tris alla Salernitana:
    Di Francesco respira, i campani retrocedono

    Due gol nella prima mezzora (Soulé e Brescianini) e la firma finale di Zortea
    alimentano le speranze di salvezza dei padroni di casa che salgono a 31 punti.
    La squadra di Colantuono saluta la A dopo tre stagioni


    Vincenzo Di Schiavi


    Trenta minuti ed è già tutto scritto. Il Frosinone si prende una vittoria indispensabile per la fuga verso la salvezza, salendo a 31 punti. La Salernitana, da questa sera, è aritmeticamente in Serie B. I granata salutano la A dopo tre stagioni in coda ad un’annata balorda che ha visto ben quattro allenatori in panchina: Sousa, Inzaghi, Liverani e l’incolpevole Colantuono.

    UNO-DUE — Di Francesco ripropone Brescianini altissimo, tale da formare in attacco la punta centrale di un tridente con ai lati Cheddira e Soulé. Sull’altra sponda, non c’è Candreva squalificato e Colantuono piazza Vignato e Tchaouna alle spalle di Ikwuemesi. Il Frosinone impiega poco a capitalizzare. Dopo un guizzo di Soulé deviato in angolo, al 10' Sambia abbraccia in area Valeri e Forneau indica il rigore. Soulé va sul dischetto e spiazza Costil. La Salernitana pare rassegnata, fatica all’idea di dover prendere in mano il gioco, la reazione è a basso voltaggio. Così comanda il Frosinone con Brescianini, uomo ovunque, a dettare ritmi e idee. Ed è proprio lui a raddoppiare quando sulla Salernitana comincia a piovere sul bagnato. In una ripartenza gialloblù, Pierozzi incespica da solo lasciando campo libero a Cheddira che appoggia centralmente per Brescianini: il centrocampista entra in area e fredda Costil (25'). Due gol in mezzora evocano sentenze anticipate. I granata per la verità si scuotono, due volte Coulibaly mette apprensione a Turati, ma la salita ormai appare troppo ripida.

    RIPRESA — Nel Frosinone entra Cerofolini per Turati, vittima di un taglio alla mano in uno scontro con Vignato. Colantuono inserisce Pasalidis per lo sfortunato Pierozzi. I granata danno segnali di vitalità, i padroni di casa provano a gestire. L’audacia degli ospiti però non trova riscontro sotto porta, i gialloblù invece si fanno vedere con un destro di Cheddira senza pretese. La Salernitana prova a dare un senso a una serata triste con un finale orgoglioso (occasioni per Gomis e Ikwuemesi), stroncato dal tris di Zortea in contropiede con un sinistro all'angolino. Poi, al triplice fischio, restano la speranza da una parte e i rimpianti dall’altra.

    Fonte: Gazzetta dello Sport
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    00 27/04/2024 21:24
    Urlo Krstovic al 92', ma Pessina pareggia su rigore al 96':
    Lecce e Monza si prendono un punto



    L'attaccante montenegrino sblocca una partita poco
    spettacolare con un gol strepitoso all'inizio del recupero,
    poi il capitano dei brianzoli segna dal dischetto


    Francesco Velluzzi

    Finisce 1-1 al Via del Mare tra Lecce e Monza. Ma chi pensa che sia stato un semplice pareggio tra chi cerca gli ultimi punti per salvarsi aritmeticamente, il Lecce, e una squadra già salva che vuol chiudere bene, il Monza, deve andare a rivedersi l'incredibile recupero. La squadra di Luca Gotti mette la testa avanti dopo 1'27" della coda della gara con un gran tiro di Nikola Krstovic, sarebbe salva (anche se pure col punto praticamente è fatta). Ma commette anche un'incredibile ingenuità sull'azione successiva, cioè la ripartenza del Monza: la palla lanciata lunga finisce sul braccio di Venuti. Colpevole. L'arbitro Santoro, decisamente insufficiente, stavolta non sbaglia e assegna il rigore che Pessina trasforma spiazzando Falcone e salvando il Monza dalla sconfitta, sarebbe stata la quarta in cinque gare.

    CHE SORPRESA — Ma i brividi ci sono anche prima del via. Lecce regala emozioni, sempre. Prima comincia un bambino che si piazza dal mattino davanti all'hotel dove soggiorna la squadra, con un cartello preparato alla perfezione, retto da due aste. È il suo compleanno e chiede espressamente la maglia, cosa che ormai negli stadi fanno in tanti. Prima ottiene la foto col presidente Saverio Sticchi Damiani. Ma il gesto più emozionante lo fa il vice presidente Corrado Liguori che gli porta la maglia di Almqvist. Il bimbo si commuove. Allo stadio le emozioni continuano e sono fortissime. Perché prima del via scende in campo Samuel Umtiti, il campione del mondo francese che lo scorso anno è stato fondamentale al centro della difesa per la salvezza della squadra di Marco Baroni. La stagione al Lille non è stata stupenda come quella precedente in Salento. Umtiti ha avuto guai a un ginocchio, ha giocato poco. E oggi è tornato. A prendersi l'ovazione del Via del Mare. Lui ha ricambiato alla grande. Ha abbracciato tutti, ha ricevuto la sua maglia 93 dal presidente, poi ha preso il microfono e ha fatto commuovere uno stadio intero: "Sono uno di voi. Lo sarò per sempre. Sono leccese. Qui mi sento nella mia casa. Grazie ancora di tutto".

    IN CAMPO — Poi ecco le squadre in campo: Gotti sceglie gli stessi 11 che hanno stravinto (0-3) a Reggio Emilia col Sassuolo. Chi cambia è Raffaele Palladino che tiene in panchina sia Colpani che Djuric e lancia dal 1° Colombo che lo scorso anno era il centravanti del Lecce e regalò col rigore a Monza la salvezza ai giallorossi. Dentro pure il talentuoso Valentin Carboni. In panca anche Gagliardini e Caldirola. Il tecnico del Monza parte come con l'Atalanta: 4-2-3-1 in fase di possesso con Pessina sottopunta, ma a svariare, mentre in fase di non possesso è 4-4-2 come quello del Lecce. Le emozioni sono sicuramente inferiori a quelle del pre-partita. Il primo tiro al 9' di Blin su cross di Dorgu: fuori. Il primo giallo, invece, lo becca l'ex Colombo per una brutta entrata su Blin. Il Lecce cerca l'affondo, il Monza quando scende è pericoloso e Rafia deve andare dappertutto a recuperar palloni. Kyriakopoulos va dentro il campo e il più bel tiro del primo tempo è suo. Va fuori di pochissimo. Santoro lascia correre un po' troppo, punisce col giallo Oudin e grazia Pablo Marì. Le squadre si guardano, attentamente, nessuno vuole rischiare, ma al 42' chi rischia è il Lecce: un bel filtrante di Pessina è diretto a Colombo al quale Pongracic toglie il gol. Poi al 45' i difensori del Monza ribattono tre conclusioni del Lecce e subito dopo è il portiere biancorosso Di Gregorio a consegnare un pallone a Krstovic che il montenegrino serve bene a Oudin che non conclude facendo arrabbiare il centravanti.

    SECONDO TEMPO — Si riparte senza cambi. Ma al 4' Krstovic può cambiare la partita: calcia fuori, ignorando Piccoli. Santoro continua a ignorare falli e gialli, un po' troppo. Un fallaccio di Piccoli su Pessina non è sanzionato e genera la scomposta reazione di Izzo. Gli animi si scaldano un po'. Krstovic calcia ancora fuori. E al 13' ecco le prime sostituzioni. Palladino si gioca Djuric e Colpani (per Valentin Carboni). Colombo esce tra gli applausi per il passato qui, non per la prestazione: insufficiente. Gotti risponde mandando in campo Sansone e Gonzalez per Piccoli e Rafia. Ancora cambi: Almqvist per Dorgu nel Lecce. Palladino ne fa due: Maldini per Zerbin, Gagliardini per Akpa Akpro. Gotti passa al 4-2-3-1, Krstovic e Izzo giocano duro e finiscono ammoniti. Succede poco anche perché gli errori da una parte, dall'altra e da parte dell'arbitro sono continui. Ma nel finale arriva un'occasione per il Lecce al 43' con Gallo che vince il contrasto ma calcia su Di Gregorio che para facile e una per Colpani che calcia al volo ma fuori. Il recupero è di 4 minuti e succede di tutto. Lo sfrutta il Lecce che colpisce con Krstovic su assist di Pierotti con una gran botta imparabile per Di Gregorio. Ma appena il Monza riparte, lancia lungo e in un contatto sull'esterno Venuti, entrato da poco, tocca con la mano. Rigore sacrosanto che Pessina trasforma e fa 1-1. Finisce così.

    Fonte: Gazzetta dello Sport
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    binariomorto
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    00 27/04/2024 21:28
    Nessun gol, un super Sportiello ferma la Juve.
    E mezzo Milan si prende un punto



    La sfida per il secondo posto finisce senza gol.
    Il portiere rossonero, titolare dopo il forfait di Maignan,
    decisivo almeno tre occasioni


    Filippo Cornacchia

    La Juventus e il Milan non sanno più vincere e lo hanno dimostrato una volta di più nello scontro diretto dell’Allianz Stadium. Pareggio senza reti (0-0) e con poche emozioni, quasi tutte concentrate nella ripresa grazie all’assalto dei bianconeri. I rossoneri, incerottati dalle squalifiche post derby con l’Inter (out Theo, Tomori e Calabria) e dal forfait nel riscaldamento di Maignan, ringraziano Sportiello, reattivo e decisivo. La Signora non riesce a sfondare nonostante una ripresa più coraggiosa grazie all’inserimento di Chiesa. Alla fine il Milan - ultimo successo il 6 aprile contro il Lecce - consolida il secondo posto. Mentre la Juventus, che non vince dal 7 aprile con la Fiorentina, non accorcia in classifica e adesso rischia di essere agganciato dal Bologna, impegnato con l’Udinese.

    AFFONDI — Allegri rilancia Yildiz in coppia con Vlahovic, mentre Pioli parte con il trio Pulisic, Loftus-Cheek, Leao alle spalle di Giroud. Ma nel primo tempo sono soprattutto le difese – e la fase difensiva – delle due squadre ad aver la meglio sui rispettivi attacchi. Un po’ le assenze del Milan (a partire dallo squalificato Theo Hernandez) e un po’ il momento delicato di entrambe: nei primi 45 minuti il tatticismo e la chiusura degli spazi prevale sullo spettacolo. I bianconeri provano a liberare tra le linee Yildiz e Cambiaso, pericoloso quando trova varchi per tentare il tiro come in un paio di occasioni fuori bersaglio. Vlahovic, seguito in tribuna dal c.t. della Serbia Dragan Stojkovic, si muove molto, ma raramente viene servito in zone calde. I rossoneri, trovando pochi spazi centralmente, cercano di sfondare a sinistra puntando sugli uno contro uno di Leao. Il portoghese, spesso triplicato i marcatura (a Gatti si aggiungono Cambiaso e Weah), non ha i metri davanti a sé per sgasare e fatica a trovare lo spunto nello stretto. Così l’occasione migliore arriva da fermo. Una punizione di Vlahovic, da posizione simile al gol di Cagliari, obbliga Sportiello ad allungarsi e sveglia l’Allianz Stadium, fino a quel momento un po’ insonnolito dalla partita.

    RABBIA VLAHOVIC — Sportiello è decisivo anche a inizio ripresa prima su Kostic e poi su Danilo. Dopo l’ora di gioco Allegri ridisegna la Juventus inserendo Chiesa, McKennie e Milik al posto di Kostic, Weah e Vlahovic. Ma il numero nove non prende per niente bene il cambio. Al rientro in panchina, DV9 scaglia per terra tutto quello che trova, lancia un’occhiataccia anche in direzione di Allegri, però poi rientra negli spogliatoi con la borsa del ghiaccio sul ginocchio. Pioli risponde con Bennacer al posto di Adli, Okafor per Giroud e nel finale inserisce anche Chukwueze e i 2005 Bartesaghi e Zeroli. Cambiano le squadre e a guadagnarci è soprattutto la Juventus grazie alla freschezza di Chiesa. I bianconeri si rendono pericolosa con due sgommate di Federico a sinistra: sulla prima Sportiello respinge il colpo di testa di Milik e sulla seconda Thiaw salva con il volto su Rabiot. In mezzo uno strappo di Leao a tagliare la difesa bianconera.

    Fonte: Gazzetta dello Sport
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    binariomorto
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    00 27/04/2024 23:38
    Lazio, ci pensa l'ex Zaccagni:
    3 punti per l'Europa, ma che sofferenza col Verona

    Alla squadra di Tudor servono sette occasioni da rete per battere l'Hellas.
    Traversa di Luis Alberto e palo di Pedro.
    I biancocelesti salgono a 55 punti, i veneti restano quart'ultimi


    Nicola Berardino


    Terzo successo di fila di campionato e la Lazio sale al sesto posto aspettando il risultato dell’Atalanta. La marcia con Tudor ha riaperto la via per l’Europa. Ma per portarsi in vantaggio sul Verona i biancocelesti devono aspettare il 27’ della ripresa: Zaccagni da subentrato infila il colpo dell’ex. Il Verona paga quell’azione fatale in una prova generosa che però infrange una serie di tre risultati utili in trasferta e recrimina per la chance sciupata all’ultimo da Henry.

    EQUILIBRIO — Tudor, ex di turno come Casale e appunto Zaccagni, recupera Felipe Anderson e Kamada, che ripartono da titolari. In difesa Casale rileva l’infortunato Gila. Dopo tre gare torna da titolare Isaksen, schierato nella nuova posizione da esterno destro a centrocampo. Confermato Castellanos al centro dell’attacco: Immobile in panchina, come i recuperati Zaccagni e Lazzari. Baroni inserisce Tchatchoua in difesa, arretra Folurunsho e Serdar in mediana. Nella trequarti Noslin e Mitrovic ad affiancare Lazovic. Swiderski terminale offensivo. Il primo tentativo a rete è della Lazio: al 4’, Guendouzi, a lato. Come la replica del Verona, più, insidiosa con Noslin. Manovrano i biancocelesti creando pressione: efficace la copertura dei gialloblù. Al 19’ Montipò ribatte su una fiondata di Isaksen. Ci prova Felipe Anderson: para il portiere veneto. Al 26’ Isaksen controlla male su un buon assist di Luis Alberto e sciupa una ghiotta opportunità. Intanto, Baroni potenzia ancora la fase difensiva arretrando Lazovic. Al 32’ capocciata di Swiderski: fuori bersaglio. Al 35’ Verona pericoloso: uscita a vuoto di Mandas, a porta vuota Swiderski tira fuori. Proteste laziali per una trattenuta in area su Guendouzi da parte di Serdar. Partita in equilibrio. All’intervallo sullo 0-0.

    IL COLPO DELL'EX — Nella ripresa la Lazio subito vicina al gol. Al 3’ traversa di Felipe Anderson su botta dalla distanza. Bella verticalizzazione della Lazio al 9’, ma Luis Alberto non inquadra la porta. Ripartenza del Verona: Mandas para su Lazovic. Cresce il ritmo. Al 14’, doppio cambio nelle due squadre. Nella Lazio entrano Zaccagni e Pedro per Isaksen e Casale. Nel Verona Suslov per Swiderski e Duda per Mitrovic. Al 21’ Pedro calcia incredibilmente fuori da buonissima posizione. Al 27’ la Lazio sblocca il risultato. Zaccagni porta via il pallone a Suslov, scambia con Luis Alberto e infila Montipò. Gol dell’ex per Zaccagni che aveva già segnato nell’1-1 dell’andata. Al 31’ Luis Alberto sostituito da Hysaj. Altre due sostituzioni nel Verona: Centonze e Bonazzoli rilevano Tchatchoua e Lazovic. Al 37’ prodezza di Mandas su tocco ravvicinato di Coppola. Nuovo ribaltone: palo di Pedro. Al 40’ Henry sostituisce Folorunsho. Mentre nella Lazio Vecino e Immobile avvicendano Felipe Anderson e Castellanos. La Lazio continua ad attaccare. Quattro minuti di recupero. A 20’ secondi dalla fine Henry calcia alto la chance per pareggiare. E la squadra di Tudor può festeggiare tre punti che contano tanto per la classifica.

    Fonte: Gazzetta dello Sport
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    00 29/04/2024 00:43
    Calhanoglu fa partire la festa scudetto:
    due gol nella ripresa e l'Inter batte anche il Torino



    A San Siro i granata se la giocano fino all'espulsione (troppo severa) di Tameze,
    poi il centrocampista decide il match con una doppietta


    Andrea Ramazzotti

    L'Inter campione d'Italia batte anche il Torino e nel giorno della festa scudetto tiene vivo sia l'obiettivo di superare i 97 punti conquistati da Mancini nel 2006-07 sia quello di superare quota 100. La vittoria non è di quelle facili per gli uomini di Inzaghi che nel primo tempo soffrono i granata e passano solo nella ripresa, dopo il rosso a Tameze: a quel punto la marea nerazzurra diventa incontenibile e Calhanoglu firma la doppietta decisiva, con tutto San Siro che canta per il turco. Per l'Inter gara numero 42 con almeno un gol e record della Juventus distante solo due incontri, ma è anche il ventesimo clean sheet della stagione: anche in questo caso c'è aria di record in un campionato che si sta trasformando in una lunga passerella per Lautaro e compagni. Il Torino, invece, venerdì in casa contro il Bologna avrà l'occasione per rientrare in zona Europa: non vince da quattro incontri e non segna da tre. Contro la formazione di Thiago Motta serve un'impresa.

    MEGLIO IL TORO — Inzaghi schiera i titolarissimi a eccezione degli infortunati Acerbi e Dimarco, sostituiti rispettivamente da De Vrij e Carlos Augusto, mentre Juric risponde con la difesa a quattro e Zapata unica punta. Il primo tiro è di Rodriguez, con Sommer che para; replica Thuram con uno slalom concluso con una botta fuori bersaglio. Ricci fa l'incursore alle spalle del colombiano ex Atalanta, Lazaro sta alto a sinistra e Vlasic ha facoltà di movimento, ma si allarga soprattutto a destra disegnando in fase di possesso un 4-2-3-1 che punge: il Torino dimostra di avere voglia e di non essere alla festa dell'Inter per fare da sparring partner. Zapata scalda ancora i guantoni di Sommer che respinge e, a livello di occasioni, l'inizio è più granata che nerazzurro anche perché il numero 91 di testa, dopo il quarto d'ora, manda di poco a lato, con il portiere svizzero fuori causa. L'Inter, con tre soli allenamenti settimanali nelle gambe e contagiata dal clima di celebrazioni dello stadio, ha meno fuoco dentro rispetto al solito e Juric la frena ulteriormente con il pressing di Ricci sul regista Calhanoglu. La palla gira meno velocemente, i tempi d'esecuzione non sono quelli consueti e il Toro concede solo un tiro nello specchio, a Lautaro, nel finale della prima frazione. Ai punti meglio Rodriguez e compagni.

    DOPPIO CALHA — La ripresa si apre con l'espulsione di Tameze che ferma Mkhitaryan al limite dell'area: Maria Sole Ferrieri Caputi tira fuori il giallo perché l'armeno, prima del contatto, sembra spostarsi con la palla sull'esterno, ma viene richiamata al monitor dal Var e cambia decisione estraendo il rosso. Proteste granata: l'espulsione in effetti è eccessiva, troppo severa. L'arbitro si lascia condizionare dal Var cambiando la sua prima decisione che era corretta. Juric passa al 5-3-1, ma chiaramente la pressione su Calhanoglu non c'è più e l'Inter inizia a palleggiare con libertà. La mareggiata monta in pochi istanti e, su una palla persa da Lazaro, dopo una bella combinazione tra Barella, Lautaro e Mkhitaryan, l'ex Roma serve l'assist dell'1-0 a Calhanoglu, implacabile con il suo diagonale. San Siro esplode e spinge ulteriormente la squadra che trova il raddoppio dal dischetto: dubbio fallo di Lovato in area su Thuram (quinto penalty conquistato in stagione) e Calhanoglu, al quale Lautaro lascia la battuta, arrotonda ulteriormente il suo nuovo record di reti in campionato (13). Juric butta nella mischia Sanabria per Zapata e Vojvoda per Lazaro, mentre Inzaghi dà spazio alle seconde linee schierando Sanchez, Asllani, Frattesi, Buchanan e Arnautovic, senza però togliere il capitano, alla ricerca del gol che gli manca dal 28 febbraio. Per il Martinez missione fallita, ma la festa dell'Inter può comunque continuare. Per sbloccarsi l'argentino ancora capocannoniere del campionato avrà un'altra chance sabato a Reggio Emilia contro il Sassuolo. Intanto i pullman scoperti aspettano la squadra per la festa nelle vie di Milano. Sarà una lunga serata di festa per il popolo nerazzurro.

    Fonte: Gazzetta dello Sport
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    00 29/04/2024 00:47
    Il Bologna in dieci riprende l'Udinese e fa un altro passo verso l'Europa

    Vantaggio di Payero nel primo tempo.
    I rossoblù restano in dieci per l'espulsione di Beukema,
    Saelemaekers trova il pari su punizione.
    Palo di Davis nel finale


    Matteo Dalla Vite


    Per il Bologna l’Europa aritmetica deve attendere e l’aggancio al terzo posto fallisce. Per l’Udinese un punto d’oro, conquistato con muro, furbizia, molte perdite di tempo e… addirittura un palo colpito da Davis all’ultimo secondo del match. Gara non bella, rude, con i friulani che hanno chiuso in avanti dopo aver sofferto per tutta la gara davanti a un Bologna sì pieno di manovre ma anche inefficace che però ha ripreso la gara ridotto in dieci per espulsione di Beukema. C’è voluto un “arcobaleno” su punizione di Saelemaekers per raddrizzare la partita dopo la rete – bella e ben costruita – di Payero nel primo tempo. La squadra di Motta continua la sua marcia: una sola sconfitta (contro l’Inter) nelle ultime 14 partite.

    GIOCO E MURO — Thiago Motta inserisce Kristiansen al posto di Calafiori mantenendo El Azzouzi, Ndoye (niente Orsolini, che entrerà nella ripresa) e Saelemaekers. Cannavaro, alla seconda gara in A dopo aver incontrato la Roma, decide di mettere sia Samardzic sia Pereyra dietro a Lucca: la ricerca dei punti è sovrana vista anche la vittoria del Frosinone. L’inizio è muro contro gioco, nel senso che l’Udinese si “arma” ogni tanto in ripartenze e il Bologna tenta – anche con lanci e cross – di saltare il reticolato friulano, compatto, attento, tosto, aggressivo. Ma è dura, anche perché l’Udinese gioca con mestiere, fisicità e anche qualche astuzia che innervosisce soprattutto Motta.

    VANTAGGIO — È un’Udinese che non fa giocare e aggressiva, tanto che il Bologna cerca più il gioco lungo di quello fraseggiato: la squadra di Motta tenta la via della rete ma l’Udinese copre e difende, a tal punto che il primo tempo vede due tiri sporcati (Zirkzee) e uno alto di Aebischer. Ma l’Udinese è pronta a sfruttare gli errori e succede al 2’ di recupero: Freuler, pressato, perde palla in mezzo al campo, Lucca si avvia verso il tiro sporcato da Beukema, palla a Payero che – arrivando prima di Posch - segna, come successe all’andata, il vantaggio dell’Udinese che poi arriva anche vicino al bis al tramonto del primo tempo con colpo di testa di Perez. Morale: il Bologna gioca ma non sfonda, l’Udinese alla primissima occasione sfrutta al meglio l’occasione.

    DIECI E ARCOBALENO — Dopo un primo tempo senza fiammate giuste, Motta infila l’accendino Orsolini: ancora angoli guadagnati mentre Okoye continua a perdere tempo nei riavvii del gioco (ammonizione corretta) e il Bologna s’innervosisce. Al 14’ conclusione dopo azione manovrata di Ndoye: nelle braccia, facilmente, del portiere dell’Udinese. Cannavaro infila Ferreira, Motta perde Beukema (20’ st) che in pochi minuti si prende due gialli, il secondo per aver fermato Samardzic: Bologna in dieci dal 20’. Ma al 32’ s.t. c’è una punizione dalla sinistra: Saelemaekers la batte di prima ed è un arcobaleno decisivo, 1-1. Il belga ci prova anche successivamente, sfiorando il vantaggio in due occasioni: per il Bologna un’occasione mancata anche per via di un’Udinese molto furba e coperta e alla ricerca – a tutti i costi – di granelli da salvezza. Uno è arrivato, in qualche modo.

    Fonte: Gazzetta dello Sport
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    binariomorto
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    00 29/04/2024 00:51
    Atalanta, scatto Champions: Pasalic e Lookman stendono l'Empoli



    Comoda vittoria dei nerazzurri che sbloccano il risultato su rigore.
    I toscani scendono a +2 dalla zona retrocessione


    Matteo Brega

    L’Atalanta batte 2-0 l’Empoli grazie ai gol di Pasalic su rigore e di Lookman, uno per tempo.

    PASALIC DI RIGORE — Gian Piero Gasperini sceglie Zappacosta e Ruggeri sulle fasce evitando quindi il turnover sugli esterni. Davanti occhi su Touré a caccia del secondo gol di fila in campionato dopo quello di Monza. Davide Nicola si presenta con il 3-4-2-1 liberando Fazzini da compiti tattici alle spalle di Niang e insieme con Cambiaghi. Il primo tempo è spezzettato dai fischi di Fabbri che interrompe fin troppo il gioco. A metà tempo lascia il campo Walukiewicz per problemi fisici ed entra Cacace. La partita si movimenta al 38’ quando il direttore di gara viene richiamato dal Var per rivedere l’intervento di Pezzella su Touré. Per Fabbri non c’è nulla, ma una veloce rivisitazione dell’intervento fa notare che il maliano anticipa l’avversario e viene toccato sul polpaccio. Rigore dunque che Pasalic al 42’ batte e trasforma. Per il croato è il secondo centro consecutivo dopo quello realizzato contro la Fiorentina mercoledì nella gara di ritorno della semifinale di Coppa Italia. L’Atalanta sembra svegliarsi dopo il l’1-0 e con Miranchuk va vicino al raddoppio. Il russo chiude però debolmente una ripartenza veloce di Touré. Finisce così il primo tempo.

    LAMPO LOOKMAN — Si riparte senza cambi. E dopo 6’ l’Atalanta raddoppia. Lookman parte dalla sinistra lasciando sul posto Bereszynski, arriva al limite e calcia sorprendendo Caprile sul suo palo. Dopo 12’ ecco i primi cambi della Dea: dentro Ederson, Kolasinac e Hateboer per De Roon, Ruggeri e Djimsiti. Al 15’ ancora Lookman pericoloso con un diagonale di sinistro largo di poco solo per una leggera deviazione. Dal corner seguente Caprile deve sacrificarsi in uscita bassa per respingere il tentativo di Hien. Un minuto dopo interviene Nicola: toglie Niang, Grassi e Fazzini per inserire Caputo, Marin e Kovalenko. Ma è la Dea che al 18’ va vicina al gol. Cross morbido di Hateboer, Miranchuk di testa colpisce troppo centrale. Lookman è dentro alla partita totalmente, insegue Bereszynski e gli ruba palla, riparte e serve Miranchuk che dal limite non trova la porta di poco. L’Empoli timidamente si affaccia nella metà campo avversaria con l’accelerata di Cambiaghi a sinistra chiusa da un cross per Kovalenko che sul primo palo gira e trova l’esterno della rete. Al 28’ entra anche Koopmeiners per Miranchuk. Al 35’ una veloce ripartenza dell’Empoli si conclude con un destro centrale di Marin: un’opportunità che i toscani avrebbe dovuto e potuto sfruttare meglio. Finisce 2-0 per l’Atalanta che grazie al contemporaneo pareggio della Roma consente alla Dea di portarsi a due punti dai giallorossi con una partita da recuperare. Per l’Empoli un passaggio a vuoto che però lascia inalterate le sue speranze di salvezza, anche se l'Udinese terz'ultimo, con il pari a Bologna, si avvicina a 2 punti di distanza.

    Fonte: Gazzetta dello Sport
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    00 29/04/2024 00:55
    Quattro gol, tanta Var e un punto a testa:
    il Napoli rallenta la corsa Champions della Roma

    Dybala porta in vantaggio i giallorossi,
    Olivera e Osimhen ribaltano il risultato,
    poi Abraham torna al gol e fissa il 2-2 finale


    Vincenzo D'Angelo


    Ci sono annate che nascono male e finiscono peggio. E non c’è modo di raddrizzarle. Stavolta il Napoli c’è, lotta, s’impegna, risorge dopo lo svantaggio ma a pochi metri dal traguardo si scioglie e subisce il 2-2 di Abraham, dopo ennesima topica difensiva. Solo al limite dell’area piccola, l’inglese infila di testa e ritrova il gol un anno dopo l’ultimo, confermando che la Roma di De Rossi non finisce mai ed è tornata grande. Ma stavolta avrebbe meritato il Napoli, ancora contestato e a rischio ritiro, anche se stasera meriterebbe applausi. Ma per vincere bisogna essere perfetti, la squadra di Calzona non lo è mai stata e continua il suo calvario, chiudendo la 15ª gara consecutiva subendo almeno un gol. Imbarazzante per chi avrebbe ambizioni di alta classifica.

    NAPOLI INTRAPRENDENTE — Il Napoli prova a caricare subito, ma Anguissa non arriva alla deviazione di testa. La Roma si fa vedere su azione d’angolo, con sponda di Mancini per Pellegrini, il cui colpo di testa finisce alto. Poi è monologo azzurro: al 7’ Ndicka mura bene Osimhen in scivolata, poi è Svilar (19’) a salvare in uscita bassa su Di Lorenzo. Il portiere romanista è ancora protagonista alla mezzora, quando respinge un diagonale di Osimhen, scappato via per trenta metri palla al piede e arrivato stanco alla conclusione. Al 36’ occasionissima per Anguissa: Ndicka buca l’intervento e si apre un’autostrada per il camerunese, che a tu per tu con Silvar calcia malissimo in curva. Due minuti dopo, Kvara a costringere Svilar al volo provvidenziale. Sul piano dell’impegno il Napoli c’è, ma il risultato non si sblocca e dalle curve continua la contestazione.

    OLIVERA RISPONDE A DYBALA — Napoli ancora vicino al vantaggio a inizio ripresa con Lobotka, ma è ancora Svilar a salvare in uscita bassa e poi Mancini anticipa Kvara a porta vuota. Quando pensi che il Napoli possa sbloccarla, ecco l’episodio che cambia la gara. Ed è il solito regalo della difesa azzurra: Juan Jesus mette giù Azmoun defilato e spalle alla porta. È rigore (14’) che Dybala trasforma con freddezza. I toni della contestazione aumentano di decibel, ma il Napoli trova subito il pari: Olivera (19’) calcia da fuori, deviazione amica di Kristensen che alza la parabola e scavalca Svilar.

    BOTTA E RISPOSTA TRA I 9 — La partita si accende: Politano (20’) pennella per Osimhen, colpo di testa a millimetri dal palo. Poi ancora Osi s’invola in campo aperto, ma Svilar si conferma in stato di grazia. Però il Napoli è vivo e continua a spingere, Sanchez (da poco entrato per Bove) da terra stende Kvara, il Maradona s’infuoca, l’arbitro lascia andare ma poi richiamato al Var assegna il penalty. Dal dischetto (39’) va Osimhen, già due errori in campionato. Ma stavolta resta freddo e spiazza Svilar per l’esultanza e l’abbraccio di squadra. Sembra la fine di un incubo, ma la Roma ha forza mentale oltre che qualità, si butta avanti e su azione d’angolo trova il pari: Ndicka prolunga il corner, Abraham solo sul secondo palo fa 2-2. Il guardalinee alza la bandierina, ma il Var cambia decisione e conferma il pari. Finisce così: per la Roma è un punto d’oro in chiave Champions, per il Napoli è solo un’altra frenata. Ma almeno orgoglio e cuore, stavolta, si sono visti.

    Fonte: Gazzetta dello Sport
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