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Shelley, Percy Bysshe

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    00 28/08/2013 11:27

    Amo la poesia di Percy Shelley. E' un vero grande Poeta!
    Dirò di lui, ma intanto posto una sua poesia, e avrei intenzione di postarne altre.
    Questa poesia non è consolante. Non indulge a facili romanticismi, è cupa ma vigorosa, realistica.



    STANZE - Aprile 1814


    Via! Sotto la luna la brughiera è fosca,
    rapide nubi hanno bevuto l'ultimo
    pallido raggio della sera: via!
    i venti che si adunano richiameranno il buio,
    e la notte più fonda con il suo sudario
    ammanterà le luci serene del cielo.

    Non ti fermare! Passato è il tempo! Ogni voce
    grida: Su via! Più non tentare
    con un'ultima lacrima la ritrosia della tua compagna:
    l'occhio della tua amante, così vitreo e gelido,
    non osa chiederti di rimanere; dovere e abbandono
    ti riconducono indietro nella solitudine.

    Via, via! Alla tua casa triste e silenziosa;
    versa lacrime amare sul suo desolato
    focolare ed osserva le ombre
    che vanno e vengono incerte come spettri,
    le strane reti complesse che si intessono
    in una malinconica allegria.

    Le foglie dei boschi d'autunno già spogli
    volteggeranno attorno alla tua testa,
    e i bocci della primavera rugiadosa
    risplenderanno ai tuoi piedi, ma l'anima
    o questo mondo un giorno svaniranno
    nel gelo che avvince anche i morti,
    prima che l'occhio severo della mezzanotte
    possa incontrare il sorriso del mattino,
    prima che tu e la pace possiate incontrarvi.

    L'ombre rannuvolate della mezzanotte
    qui finalmente trovano riposo,
    sia perché i venti ormai deboli tacciono,
    sia perché anche la luna è ormai precipitata
    nel proprio abisso; e perfino l'oceano conosce
    una tregua al suo moto irrequieto, e qualunque
    cosa si muova o s'affatichi o si lamenti,
    ora anch'essa si concede il sonno.

    Tu solo nella tomba avrai riposo - e tuttavia
    finché i fantasmi non fuggano, che un tempo
    ti resero caro il giardino, la casa e la brughiera,
    i tuoi ricordi e il tuo pentimento, e le tue
    meditazioni profonde non saranno liberi
    dalla musica di due voci, dalla luce di un dolce sorriso.



    Percy Bysshe Shelley








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    Ecco un'altra sua poesia dove l'estro poetico di Shelley diventa arioso, descrittivo da immagine a immagine.



    La nuvola - di Percy Shelley


    Da mari e fiumi porto fresche piogge
    per i fiori assetati; e alle foglie
    porto un'ombra leggera quando stanno
    a riposare nei sogni meridiani
    Dalle mie ali stillano rugiade
    che svegliano uno ad uno i dolci bocci
    quando sono cullati sul seno della madre
    che danza attorno al sole. Uso il flagello
    della sferzante grandine, e imbianco le verdi
    pianure sottostanti,
    e poi di nuovo la dissolvo in pioggia,
    e mentre passo rintronando rido

    Setaccio le nevi sui monti
    e i grandi pini gemono spauriti,
    tutta la notte è questo il mio cuscino bianco
    mentre dormo abbracciata con i turbini.
    Sublime sulle torri delle mie
    dimore celestiali siede il lampo
    che mi fa da pilota; e in una grotta
    è incatenato il tuono, che lotta strenuamente
    e si dibatte in gemiti terribili;
    con lieve moto sulla terra e il mare
    il pilota mi guida, e lo sospinge
    l'amore di quei geni che si muovono
    nelle profondità del mare violetto;
    sui torrenti e le rocce, sui colli,
    sui laghi e le pianure, ovunque sogni,
    sotto montagne o fiumi lo Spirito che lui
    ama rimane; ed io per tutto il tempo mi riscaldo
    all'azzurro sorriso dei Cieli
    mentre lui si dissolve nella pioggia.

    L'Aurora colore di sangue, con occhi di meteora
    con le sue piume ardenti dispiegate,
    balza sopra il mio nembo veleggiante
    quando la stella del mattino splende
    quasi svanita; in questo modo, al culmine
    di una vetta montana che si scuote e oscilla
    a un terremoto, un'aquila discende
    e si posa alla luce delle sue ali d'oro
    E quando il sole alita al tramonto
    dal mare illuminato i suoi ardori
    di riposo e d'amore, ed il mantello cremisi
    della sera ricade dal profondo abisso
    dei Cieli, io mi soffermo con le ali chiuse
    sopra il nido aereo, serena
    come colomba intenta alla covata.

    Quella fanciulla sferica ricolma
    di fuoco bianco che i mortali chiamano
    Luna scivola splendida sul mio
    corpo simile a un velo che sia stato steso
    a mezzanotte dai venti; e ovunque il passo
    di quei piedi invisibili che gli angeli soltanto
    possono udire, alla mia tenda abbia sfondato il fragile
    traliccio che la copre, dietro di lei occhieggiano
    e spiano le stelle. Io nel vederle rido
    quando fuggono in turbini e assomigliano
    a uno sciame di api dorate, e allora allargo
    lo strappo nella tenda che mi eresse il vento
    finché i fiumi sereni e i laghi e i mari
    come lembi di cielo quaggiù precipitati
    sopra di me dall'alto
    di luna e stelle siano lastricati.

    Cingo il trono del Sole con una fascia ardente
    e quello della luna con un cinto di perle;
    ogni vulcano è spento, le stelle vacillano e ondeggiano
    quando il turbine spiega il mio stendardo.
    Da un promontorio all'altro, con la forma
    dell'arcata di un ponte su un mare torrentizio
    che resiste a ogni raggio di sole,
    resto appesa in alto come un tetto -
    e le colonne sono le montagne.
    L'arco trionfale che oltrepasso in marcia
    con l'uragano e il fuoco e con la neve
    e le Potenze dell'aria incatenate al carro
    non è che l'arcobaleno dai mille colori;
    su cui la sfera di fuoco intrecciava le tinte
    lievi e la fresca terra sorrideva in basso.

    Sono la figlia dell'Acqua e della Terra,
    sono l'allieva del Cielo;
    passo attraverso i pori del mare e delle spiagge;
    mi trasformo, ma mai potrò morire.
    Perché dopo la pioggia,
    quando la volta del Cielo è immacolata e nitida
    e i venti e il sole coi convessi raggi
    levano azzurra la cupola dell'aria,
    io silenziosamente rido a quel mio cenotafio,
    e come un neonato dal grembo,
    come uno spettro dalla tomba sorgo
    dalle caverne della pioggia e lo distruggo ancora.



    Percy. B. Shelley







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    00 01/09/2013 16:59
    Ecco una breve biografia di Shelley.

    Percy Bysshe Shelley, poeta inglese, nacque il 4 agosto 1792 da una famiglia facoltosa. Scrisse la sua prima poesia all'età di dieci anni; studiò alla Sion House Academy di Brentford passando la maggior parte del tempo a leggere in solitudine romanzi neo-gotici, la scuola era per lui "un perfetto inferno".
    Venne educato a Eton dove tra latino e greco si appassionò anche alla sperimentazione scientifica.
    Scrive romanzi, raccolte poetiche, libelli.
    Shelley incontra John Keats.
    Si sposa, si ammala e in seguito rompe tutti i rapporti con la famiglia.
    Continua a scrivere. Si stabilisce a Pisa e la sua produzione letteraria continua.
    Nel febbraio del 1821 muore John Keats, in sua memoria in breve tempo Shelley scrive Adonais.
    1822 - Scrive alcune delle sue più belle liriche per Jane Williams, dalla quale è molto attratto.
    Decide di farsi costruire una barca e intanto si trasferisce a San Terenzo (Lerici) dove affitta una casa, Casa Magni.
    Il piccolo yacht fatto costruire a Genova è pronto e Shelley, sempre più in cattiva
    salute, il 1° luglio salpa con l'Ariel. Con lui navigano Hunt e Byron e si trattengono fra Livorno
    e Pisa per cinque giorni. Il giorno 8, insieme a Edward Williams e a un marinaio di nome Vivian,
    il poeta riprende il mare in direzione di Lerici. In prossimità di Viareggio l'Ariel è travolto da
    una tempesta, e solo dieci giorni dopo i corpi quasi irriconoscibili dei tre uomini furono restituiti
    dal mare, (il corpo di Shelley fu riconosciuto per la presenza di una copia delle poesie di Keats
    nella tasca della giacca).
    Secondo la legge sulla quarantena, le autorità disposero che i corpi fossero arsi. In un primo tempo
    le ceneri di Shelley furono sepolte nel Cimitero protestante di Roma. Il cuore fu dato a Hunt, che
    dopo un litigio lo diede a Mary. Molto tempo dopo fu sepolto a Bournemouth accanto al figlio Percy.







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