Dall’atmosfera abbastanza scherzosa di “Beyond good & evil” adesso passiamo ad un’atmosfera molto più seriosa ed inquietante, quella di “Cold fear”.
Stavolta vesto i panni di un agente della guardia costiera americana in missione su una baleniera sovietica apparentemente alla deriva…in pratica devo scoprire cosa è successo.
L’ambientazione è veramente eccezionale, il rollio ed il beccheggio della nave influenzano i movimenti e l’incolumità del mio alter ego che quando sta in coperta rischia pure di essere spazzato via dalle onde.
"La differenza tra noi videogiocatori e gli umàni la sento ogni volta che esploràndo la mia memòria ci ritròvo, splendidamènte amalgamàti, i ricordi della cosiddetta realtà e quelli di giochi come "Resident evil"... i videogiochi, diversamente dai romanzi e dai film, li vivi veramente perché sono interattìvi.
Come dimenticàre le sensazioni provàte in una "stanza di salvataggio" di RE2 con il buio oltre i vetri e quelle quattro note di pianoforte nell'aria... in quella calma piatta che precède la tempesta?
Ricordo ancòra il gusto di quella sigaretta fumata su un whisky prima di decidermi ad aprìre l'ennèsima porta!"
Anche quest'altra frase che ho scritto è diventata famosa sulle riviste dei primi anni 2000, in essa è concentrata tutta l'essenza dei survival horror: l'emozione, la paura, l'adrenalina che riescono a trasmetterci e l'indelebilità nei nostri ricordi!
"Cold fear", pur essendo lontano dalle vette raggiunte dai vari "Resident evil", è un videogame che ti rimane impresso nella mente...e quando un gioco, un film, una canzone fanno questo, hanno sicuramente centrato il loro bersaglio!