GUIDO VACIAGO La sai l’ultima sull’Inter? Se vuoi dirla, sgancia quaranta euro. E’ la legge di “Zelig”, dove le battute sui nerazzurri sono state tassate da Gino e Michele, autori del programma, interisti doc e rigorosi compilatori del regolamento interno per il programma che fa ridere l’Italia ogni venerdì sera. Dici una parolaccia durante il tuo pezzo? Quaranta euro. Esageri con un tormentone? Quaranta euro. E, da qualche settimana, vale la multa anche ironizzare sull’Inter. I maligni l’hanno definita un’estensione della convenzione di Ginevra che vieta di sparare sulla Croce Rossa (e non è dato sapere se già questa considerazione sia stata sanzionata). Ma in fondo è vero: troppo facile scherzare sull’Inter, si rischia di essere scontati. Così - si dice - abbiano spiegato la regola gli stessi legislatori, respingendo con sdegno l’etichetta di censori ispirati dal tifo. E poi, effettivamente, la cosa stava degenerando, perché la battuta nerazzurra era ormai debordata in un filone troppo prolifico: più di un comico si presentava al venerdì con l’ultima barzelletta sulla “banda Moratti”. E se non ce n’erano di fresche, se ne riadattavano di vecchie: i nerazzurri come i Carabinieri? Più o meno. Pare che lo stesso Moratti, amico di Gino e Michele, abbia fatto notare la cosa, pur con il consueto garbo. Gli autori hanno recepito e posto il vincolo pecuniario.
Così, la compagnia di comici ha rivisto i copioni. Se non altro i più tirchi. Qualcuno però non resiste e, a costo di lasciare le due banconote da venti nella cassa delle multe, si concede la battutaccia. «Sai che c’è anche un pokemon interista», si è lasciato per esempio scappare lo juventino Cirilli (quello di Tatiana, per intenderci): «L’hanno chiamato Sfigaciù». La tentazione, d’altronde, a volte è davvero troppo forte, perché ridere è uno dei modi migliori di esorcizzare la sfortuna (argomento sul quale i nerazzurri possono ritenersi discreti esperti) e gli sfortunati cronici sono sempre stati eccellenti maschere comiche. Poi, in fondo, i quaranta euro per la risata al nerazzurro vanno pur sempre in beneficenza. E in tal caso ride pure Moratti, che in quel campo non si tira mai indietro.
Ma va anche detto che l’Inter è un bel bersaglio perché spesso è preso di mira dagli interisti stessi, che sull’autoironia hanno costruito una specie di sottogenere letterario o, se volete, una forma di autodifesa: prima che mi piglino in giro gli altri, lo faccio io. Satira preventiva (brevettata da un nerazzurro doc quale Michele Serra). Fateci caso, “Zelig” a parte, le migliori battute sull’Inter le raccontano proprio gli interisti. L’ultima? «Ma è vero che Dio è juventino? No, è interista, però deve un paio di favori a Moggi».
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