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Serie A Campionato 2017-2018: cronache, classifiche e... tanti commenti

Ultimo Aggiornamento: 21/05/2018 13:08
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Serie A, Genoa-Bologna 0-1.
Palacio fa esultare Donadoni

Dopo un primo tempo avaro di emozioni il match si sblocca nella ripresa.
Gol dell'ex per il 35enne argentino. Seconda vittoria di fila per gli emiliani



È una sorta di maledizione quella che affonda il Genoa e mette Juric a forte rischio esonero. I rossoblù giocano una partita complicata, soffrono a lungo, ma creano anche le occasioni per vincere, ma vengono puniti dall’ex Palacio e dal suo contropiede fulminante, che esalta il Bologna, e vengono respinti, alla fine, pure dalla sfortuna. La squadra di Donadoni centra così la terza vittoria in trasferta e vola a 11 punti.

MATCH BLOCCATO — Equilibrio e tensione. Per un tempo Genoa-Bologna propone poco altro. Un paio di conclusioni dalla distanza di Veloso, un tiro da buona posizione di Petkovic, favorito da uno spunto di Palacio e da un errore di Biraschi e l'opportunità migliore, al 25’, con Palacio abile a crossare da destra in maniera pericolosa con Verdi che non arriva a toccare in rete da pochi passi. Solo con lo scorrere del tempo il Genoa trova un po’ di convinzione, anche se al 7’ rischia su un tiro dal limite di Verdi, deviato da Veloso e respinto con difficoltà da Perin.

RIPRESA — Nel secondo tempo l’ingresso di Lazovic, per Rosi, sembra suonare la carica per la squadra di casa. Il Genoa trova spazio a destra e, contemporaneamente, vede crescere Palladino a sinistra. Il Bologna arretra pericolosamente: Laxalt e Ricci sprecano due buone intuizioni di Palladino, poi, al 27’, è Mirante a opporsi, con due prodezze, prima Palladino e poi a Veloso, innescati da Lazovic. È il momento migliore del Genoa, quello in cui arriva però il castigo del Bologna al 28’: lancio improvviso di Pulgar, velo di Destro e Palacio si invola in contropiede, resiste a Laxalt e batte abilmente Perin. È un colpo da k.o., anche perché il Genoa è anche sfortunato: Galabinov, pescato in area da Palladino al 45’, vede respingere il suo colpo di testa dal palo, poi in pieno recupero Palladino fallisce il pari da ottima posizione.

Alessio Da Ronch

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Napoli-Cagliari 3-0: Hamsik, Mertens e Koulibaly.
Sarri fa sette su sette

Continua la corsa a punteggio pieno degli azzurri, che piegano il Cagliari senza troppi problemi.
Si sblocca il capitano



Un gol è per sempre, almeno lo è quello che Hamsik ha segnato dopo quattro minuti al Cagliari su assist (sontuoso) di Mertens perché si tratta del numero 116 in maglia azzurra, uno in più di Maradona. Per il capitano una rete speciale che ha scacciato via un periodo difficile, per il Napoli una partita subito in discesa ed il settimo successo in altrettante partite di campionato. Troppo tenero il Cagliari (che ha perso Sau poco dopo la mezz'ora) per impensierire la squadra di Sarri, capace di mettere in fila dodici successi tra lo scorso anno e quello in corso. Un cammino che lascia presagire una stagione da sogno per gli azzurri.

MERTENS DI RIGORE — Neanche il tempo di annotare le formazioni (confermate le indiscrezioni della vigilia) e Napoli dunque già avanti con il Cagliari costretto a rivedere il suo disegno tattico. Discreta comunque l'organizzazione degli ospiti come la qualità di palleggio di Barella, addirittura una delizia il pallone che quest'ultimo ha servito a Pavoletti al 10' ma la volée in scivolata del centravanti è finita fuori. Nel Napoli, come al solito, la corsia mancina ha creato i maggiori grattacapi agli avversari tanto che Rastelli è stato costretto al 4-4-2 (specie dopo l'uscita di Sau) con Ionita largo a destra per provare ad arginare uno scatenato Ghoulam. Con un taglio da sinistra al centro, Insigne ha sfiorato il gol di testa al 25 dopo un'altra gran giocata di Mertens mentre la prima parata di Cragno è arrivata al 31' su Callejon. Senza forzare il Napoli ha trovato il raddoppio su rigore prima dell'intervallo: fallo ingenuo di Romagna su Mertens, che ha trasformato sicuro. Settimo centro in campionato per il belga e primo tempo in archivio.


ACCADEMIA — La ripresa è iniziata per il Cagliari peggio della prima frazione: due minuti e Koulibaly ha fatto tre a zero approfittando di una dormita colossale della difesa ospite. Il difensore senegalese non ha avuto ostacoli dinanzi a Cragno, battuto da un tocco sporco sotto misura. A quel punto la partita è diventata una sorta di allenamento per gli azzurri che hanno deliziato il pubblico con le loro geometrie e la loro tecnica (vedi tacco di Mertens per Callejon al 10', bravo Cragno a deviare in angolo il tiro dello spagnolo). Il Cagliari da encefalogramma piatto è stato graziato da qualche preziosismo di troppo degli azzurri. Sarri ha fatto esordire Mario Rui e sperimentato prima Rog e poi Ounas (entrato per Allan) al posto di Callejon. Al 37' è arrivato il primo - e unico - tiro in porta degli ospiti con Deiola. Al triplice fischio di Abisso, invece, azzurri in vetta alla classifica aspettando stasera Atalanta-Juve.

Gianluca Monti

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Benevento-Inter 1-2: doppietta di Brozovic, per i campani D'Alessandro

La squadra di Spalletti, aspettando la Juve che gioca stasera, strappa i 3 punti e si porta al secondo posto in classifica:
decide una doppietta del trequartista croato.
Ai campani che colpiscono due legni non basta un gol di D'Alessandro


Senza dare spettacolo, senza convincere appieno, ma con la valigia piena di tre punti l’Inter torna da Benevento con un 2-1 firmato Brozovic (inutile il gol di D’Alessandro) che la tiene lassù, appiccicata alle favorite per lo scudetto e a pieno titolo “dentro” la corsa alla Champions. Si può sorridere in attesa di sistemare soprattutto quelle falle d’attenzione che costringono il popolo nerazzurro a tenere il respiro fino al novantesimo. E oltre.

CI PENSA BROZO — Trasferta a Benevento per l’Inter prima della sosta. La gara perfetta da sottovalutare, quella contro una squadra a quota zero punti, in evidente difficoltà e con un solo gol segnato finora dal pure assente Ciciretti. Luciano Spalletti prosegue con il 4-2-3-1 preferendo Nagatomo a Dalbert come terzino sinistro, Vecino a Gagliardini al fianco di Borja Valero e Brozovic a tutti gli altri candidati nel cantiere del trequartista. Marco Baroni, dopo una settimana di ritiro, annulla le anticipazioni e vara una squadra ben diversa dalle previsioni. Fuori Coda, Puscas, Lazaar e Di Chiara per un 4-5-1 con Lombardi a destra e D’Alessandro a sinistra a supportare l’unica punta Iemmello. Pressione campana e pressione lombarda, i primi dieci minuti sono così nel Vigorito tutto esaurito. Solo che la pressione del Benevento è figlia della voglia di fare e densa di limiti tecnici, quella dell’Inter più ragionata e di qualità. Anche se le conclusioni di Skriniar e di D’Ambrosio sono deboli (lo slovacco scivola) e attutite (deviata quella del Nazionale). Nel frullatore ci entra anche la tattica spallettiana con i tre alle spalle di Icardi che ruotano molto. Al 12’ Brozovic ci prova su calcio di punizione, molto defilato, sul quale Belec mette i pugni per respingere. I nerazzurri ci provano ancora da lontano, questa volta con Candreva, Belec respinge ancora. Alla prima manovra organizzata la squadra di Spalletti passa. Minuto 19, Nagatomo crossa corto sul primo palo da sinistra, Candreva taglia e si porta la palla verso l’esterno ma riesce a girarsi e rimettere ancora in mezzo trovando la testa di Brozovic. Inter avanti 1-0. Tre minuti e i nerazzurri raddoppiano. Icardi si guadagna una punizione da limite in zona centrale, Marcelo insiste per batterla e la infila all’incrocio. Il croato rompe in tre minuti due tabù: primi gol stagionali e gol dalla trequarti centrale su punizione, zona nella quale la squadra di Spalletti era, prima della settima giornata, la meno abituata a prendersi falli.


IL BENEVENTO C'È — La reazione del Benevento arriva al 25’ con la traversa di Memushaj e il conseguente gol annullato a Iemmello per fuorigioco. Quattro minuti e un errore in impostazione di Perisic lancia la ripartenza di D’Alessandro che arriva fino in area nerazzurra, calcia in diagonale e trova un dito di Handanovic a deviare la palla in calcio d’angolo. La partita tendente al sonno viene risvegliata da una ripartenza improvvisa dei campani chiusa da D’Alessandro: un palo-gol che riapre la partita proprio sul finire del primo tempo, al 42’. Borja Valero al 45’ prova a ripristinare il doppio vantaggio, ma la palla sfila a lato. Finisce così la prima frazione con la partita aperta almeno per il risultato. Perché l’Inter ha mostrato una qualità tecnica ben superiore al Benevento, ma anche un rigurgito di superficialità d’attenzione non giustificabili.

ENTRA GAGLIA — Al 6’ della ripresa il primo cambio della partita: dentro Joao Mario per Candreva e il portoghese si sistema almeno inizialmente al posto del Nazionale. Il Benevento sale di tono, anche se sarebbe meglio dire che sale Benevento, la città infilata al Vigorito. Tecnicamente sempre in affanno, la squadra di Baroni spinge con improvvise trovate, come quella del 13’. Cross dalla destra e colpo di testa di D’Alessandro che finisce sul palo. Handanovic sembrava sorpreso, sicuramente lo era la difesa interista che si era persa l’esterno dei campani. Baroni inserisce Chibsah per Memushaj in maniera tale da fornire ossigeno fresco alla mediana. Parigini entra al 28’ al posto di Lombardi e Baroni lo sistema sull’esterno alto di sinistra. Con i mediani ammoniti (Borja Valero e Vecino), Spalletti inserisce Gagliardini al posto dello spagnolo per evitare di finire in inferiorità la gara. Baroni e i suoi la mettono sull’orgoglio e il finale può essere rovente. Al 39’ il Benevento perde palla in fase di impostazione, l’Inter riparte e il destro di Perisic che chiude l’azione è deviato quel poco che basta da Belec per alzare la palla in corner. L’ultimo accorgimento di Baroni è Lazaar che subentra a Viola, mentre quello di Spalletti è Dalbert per Nagatomo.

ANDAMENTO DA SCUDETTO, MA... — Dal finale fumoso non emerge alcun arrosto e così l’Inter vince 2-1 chiudendo anche questo settore tra le pause delle nazionali con un andamento da scudetto. Parola indicibile giustamente, sorretta almeno dalla serie di 6 vittorie e un pareggio. Intanto, una buona base. Il Benevento invece resta fermo a zero punti ma con la consapevolezza di avere corsa, voglia, orgoglio e una città attorno. Non sommano punti, però Baroni – se dovesse essere confermato – sa di poter plasmare una squadra da salvezza su queste fondamenta.

Matteo Brega

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Chievo-Fiorentina 2-1: Simeone in gol, Castro ribalta il risultato

Dopo il vantaggio dei viola firmato dal Cholito al 6',
i padroni di casa crescono e prendono in pugno il match:
Castro prima realizza il pareggio al 25', poi a
inizio ripresa batte ancora Sorrentino, di testa



Quando vedeva la Fiorentina, il Chievo si bloccava: otto sconfitte e un pareggio negli ultimi nove incontri, fino ad oggi. Ma ci pensa Lucas Castro, prima doppietta in A, a cambiare le cifre e gli umori: Rolando Maran esulta con un urlo liberatorio, Stefano Pioli fila a testa bassa negli spogliatoi. I viola vanno in vantaggio, mancano il raddoppio e poi si fanno rimontare. Troppi errori sui lati difensivi, poca lucidità nel cercare il 2-2. Il Chievo non si scompone dopo lo 0-1, cresce in maniera costante e sale a quota 11 dopo sette giornate. E’ un bel vivere.

BOTTA E RISPOSTA — La partita è sempre viva, con occasioni e ripartenze, anche perché le squadre non sono troppo corte. La Fiorentina va in gol al primo tentativo: recupero palla sulla trequarti, tacco di Chiesa per Thereau che crossa per Simeone. Il suo colpo di testa non lascia scampo a Sorrentino. Il pareggio del Chievo arriva grazie anche a un liscio di Biraghi sul cross di Birsa. Castro è solo e non fatica a battere Sportiello da pochi passi. Simeone potrebbe raddoppiare, sempre di testa, prima dell’intervallo: vola Sorrentino all’angolo, mentre Inglese sull’altro fronte non trova la misura sotto porta.

IL SORPASSO — Il raddoppio è fin troppo facile: libero Hetemaj sul cross, liberissimo dall’altro lato Castro che con un pallonetto di testa trova il bis. Sono passati soltanto 50 secondi nella ripresa. Pioli allora cambia: dentro Gil Dias per Chiesa (anche sofferente al ginocchio), Saponara per Thereau e poi Babacar per Benassi. Tre punte e un trequartista. Maran sistema la difesa con Cesar, Depaoli e inserisce Bastien per Birsa che ha appena fallito il 3-1. I tiri della Viola sono sempre sballati, il Chievo resiste e trova la prima vittoria in casa di questa stagione.

Pierfrancesco Archetti

Fonte: Gazzetta delo Sport
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Lazio-Sassuolo 6-1: Luis Alberto show

L'iniziale vantaggio neroverde illude Bucchi, che poi subisce il ritorno dei padroni di casa:
spagnolo migliore in campo, super la sua punizione a fine primo tempo.
Esordio per Nani


Una Lazio da applausi a scena aperta incassa l’ottava vittoria stagionale (su dieci gare), rifilando sei reti al malcapitato Sassuolo. Un successo che rinsalda i progetti Champions ed esalta uno stato di forma eccezionale della squadra di Inzaghi. Che deve rimediare allo svantaggio iniziale, ma poi con Luis Alberto e De Vrij, recuperati alla vigilia, ribalta il risultato per poi dilagare. Prova strepitosa di Luis Alberto, alla prima doppietta con la Lzio. Due gol anche per Parolo. A segno pure il bomber Immobile, giunto alla 14esima rete stagionale (nazionale compresa). Senza scampo il Sassuolo che nel primo tempo si era illuso di poter imbrigliare la squadra di Inzaghi, che nella ripresa ha poi sfoderato il meglio di se stessa.

RINCORSA LAZIALE — In avvio La Lazio fa valere le sue doti sul piano della manovra. Il Sassuolo opta per un approccio guardingo. Il tandem Luis Alberto-Immobile prova subito qualche combinazione. Al 13’ incornata del centravanti che finisce sul fondo. Ma è il Sassuolo a procurarsi la prima vera chance: al 15’ è alta la botta di Sensi su traversone di Lirola. Al 21’, cambio negli emiliani: Peluso rileva Letschert (problemi al ginocchio). Al 27’ Sassuolo in vantaggio con Berardi su rigore concesso per un intervento di De Vrij su Matri che lascia qualche dubbio. L’attaccante emiliano a segno per la quarta sfida di fila contro la Lazio. La squadra di Inzaghi riparte con molta frenesia. Il Sassuolo cerca di approfittarne, ma Strakosha è reattivo sui tentativi insidiosi di Berardi e Duncan. Al 36’ Lazio vicina al pareggio: incornata di Immobile alta di poco. Al 39’, una lunga azione manovrata porta al tiro Lucic, che non centra la porta. Bucchi deve rinunciare anche a Peluso (k.o. per una botta al naso) e al 43’ fa entrare Mazzitelli. La difesa del Sassuolo si ricompatta con quattro elementi: Lirola e Adjapong ai lati dei centrali Acerbi e Cannavaro. Al 46’ la Lazio pareggia con una perla di Luis Alberto. Su punizione dai 25 metri lo spagnolo colpisce all’incrocio dei pali, alla sinistra di Consigli.


EFFETTI SPECIALI — Dopo l’intervallo, si fa notare subito Immobile, ma il colpo di testa viene cotrollato da Consigli. Replica del Sassuolo con Berardi: Strakosha vigila. La Lazio si scalda. Rasoiata di Marusic, sula respinta di Consigli, Acerbi anticipa Immobile su . All’11’ sorpasso della Lazio: su corner di Luis Alberto, colpo di testa imperioso di De Vrij dal centro dell’area. Al 13’ nuova ondata di una Lazio ormai irrefrenabile: Immobile anticipato da Consigli in uscita, sul pallone si avventa Luis Alberto che elude il portiere e va a segnare concludendo un’azione spettacolare nel tripudio dell’Olimpico. Terza sostituzione nel Sassuolo: Politano al posto di Missiroli. La Lazio non si ferma: al 19’, il quarto gol. Lo firma Parolo, pronto a sfruttare di sinistro un rimpallo su tentativo di Lulic. Inzaghi innesta Luis Felipe per far rifiatare De Vrij. La Lazio imperversa. Al 25’, il quinto gol: azione tambureggiante, colpo finale di Parolo. Sassuolo non vuole arrendersi: Strakosha salva su Berardi. Al 27’ standing ovation dell’Olimpico: esce Luis Alberto per cedere il posto a Luis Nani, all’esordio in biancoceleste. Manca Immobile all’appello del gol e il bomber realizza al 36’ su rigore che lui stesso si è procurato in un scontro con Mazzitelli. Nona rete in campionato per il centravanti della Lazio. Inzaghi dà spazio anche al ritorno di Mauricio che avvicenda Radu. Finisce 6-1 con l’Olimpico al top delle emozioni per una Lazio sempre più bella.

Nicola Berardino

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Serie A, Spal-Crotone 1-1: Simy risponde al gol di Paloschi

I padroni di casa partono in vantaggio con Paloschi, ma i calabresi rispondono nel secondo tempo con il nigeriano


Chi interrompe la serie di quattro sconfitte di fila, chi porta a casa il primo punto in trasferta. Un pari che in teoria accontenta tutti, figlio di una partita a due facce: meglio la Spal nel primo tempo, meglio il Crotone nel secondo.

SUBITO PALOSCHI — Venti minuti di equilibrio, anzi è il Crotone a partire meglio con l’inedita coppia d’attacco Simy-Nalini, perché Nicola inizialmente tiene in panchina Budimir e Trotta. Dopo pochi secondi gran tiro da fuori di Mandragora, Gomis para con una certa fatica. E’ il 4-4-2 previsto alla vigilia, con due esterni offensivi come Rodhen e Stoian che cercano di chiedere la fasce, là dove nasce e si sviluppa il gioco della Spal. Semplici risponde con il solito, e collaudato, 3-5-2 con Costa che spinge più di Lazzari. E’ proprio l’ala sinistra a dare il via, minuto 18, a una bella azione in velocità: cross, sponda di Borriello, Antenucci tira, fuori di poco. Due minuti più tardi tocca a Stoian: sventola e brivido. Dopo che Borriello esce per infortunio, la Spal conquista il campo e non lo molla più. Al 37’ Mazzoleni annulla giustamente un gol di Antenucci per un fallo di Paloschi su Ceccherini. Questione di poco e il nuovo entrato colpisce, alla sua maniera. Minuto 39: da Mora ad Antenucci che tira, il pallone corre verso il fondo quando ecco Paloschi che, partito in posizione regolare (lo tiene in gioco Ceccherini) mette dentro da pochi passi. Il tempo di protestare per un mani di Simy, poi si chiude il primo tempo.

BRAVO SIMY — Il Crotone comincia il secondo come il primo: buttandosi in avanti. Errore di Vicari che regala il pallone a Nalini, tiro e paratona di Gomis. Al 14’ la squadra di Nicola pareggia con merito: lasciato libero da Salamon, il gigantesco Simy aggancia un pallone e fa partire un tiro chirurgico col destro. Gomis battuto. La Spal cala vistosamente il ritmo e non riesce più a prendere l’inizativa. Potrebbe passare in vantaggio quando Ajeti svirgola verso Cordaz, bravissimo a respingere e poi a ripetersi su Paloschi con l’aiuto di Simic (proteste degli spallini ma non sembra rigore). Finisce pari: giusto così.

IL RICORDO — Prima della partita Donata Bergamini, sorella di Denis (trovato morto in circostanze misteriose sulla statale jonica nel novembre 1989) ha consegnato una targa al presidente della Spal, Walter Mattioli e all’allenatore del Crotone, Davide Nicola per premiare . Nicola, nel suo pellegrinaggio post salvezza in bici dalla Calabria a Torino, si era fermato dove fu trovato il corpo dell’ex centrocampista del Cosenza: un gesto apprezzato dalla famiglia Bergamini, originaria di Boccaleone di Argenta, a pochi chilometri da Ferrara.

Guglielmo Longhi

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Serie A: Torino-Verona 2-2.
Miha si illude, poi la rimonta di Kean e Pazzini

Incredibile al Grande Torino.
I granata vanno in vantaggio con Iago Falque e Niang ma subiscono la rimonta con due gol allo scadere



Come buttare una partita già vinta e rendersi la vita difficile. Impiega mezz’ora il Toro per riassorbire il contraccolpo del derby, segnando due gol nei primi 45’ con Iago Falque e Niang, poi, in cinque minuti, in zona recupero, arriva la doppia rimonta del Verona consegnata su un piatto d’argento. Gol di Kean che riapre la partita, rete confermata dalla Var che annulla la decisione del direttore di gara di fuorigioco, e rigore regalato da Molinaro per un fallo di mano. È Pazzini tenuto per un’ora in panchina a rimettere in piedi il risultato e salvare la panchina a Pecchia.

GOL GRANATA INUTILI — Il Verona era anche partito bene ma con tutti i limiti degli scaligeri, troppo impalpabili sotto rete. Non a caso la squadra di Pecchia, prima del regalo granata aveva segnato ad oggi un solo gol, alla prima giornata di campionato su rigore di Pazzini. Al contrario il Torino di Mihajlovic è una macchina da guerra, 99 gol segnati in 49 partite con Sinisa in panchina (contando la Coppa Italia), miglior media gol del Toro dopo Superga.

BELOTTI K.O. — Il Toro con l’uscita di Belotti dal campo si è disunito. Il Gallo avrebbe dovuto uscire già prima dell’infortunio per un colpo subito nel primo tempo e che lo stava condizionando. All’80’ il ginocchio destro si è girato e Belotti è uscito in barella tra la preoccupazione del Toro, e in questo caso anche del c.t. azzurro Ventura. A quel punto i padroni di casa sono rimasti in dieci con Mihajlovic che non aveva più sostituzioni a disposizione. E così il Verona ha preso coraggio. Il Torino, rimasto senza attaccanti, ha arretrato pericolosamente il baricentro e il Verona si è rovesciato nella metà campo granata trovando il gol con Kean. L'ex Juve prende prima la traversa a porta vuota e poi segna da due passi sul tiro di Cerci, il gol viene inizialmente annullato per fuorigioco e poi concesso dalla Var. La rete ha l’effetto di una scossa tra i gialloblù che grazie a un paio di parate di Nicolas erano rimasti in partita. Al 46’, nel primo dei 5’ di recupero il braccio di Molinaro combina il patatrac: calcio di rigore che Pazzini non sbaglia e terzo pareggio per il Verona che nella sosta potrà lavorare con più tranquillità e preparare lo scontro salvezza con il Benevento.

TORO A PROCESSO — Altra aria in casa granata. Oltre al responso medico atteso per Belotti, saranno due settimane di “processi” agli errori per due punti gettati al vento, preziosi per chi ha come obiettivo l’Europa League: vietato perdere ancora punti contro le “piccole”. Note positive per il Torino la prestazione di Lyanco, il primo gol di Niang che sblocca il francese dopo una prestazione fino a quel momento inguardabile, il solito Iago Falque in attacco. Troppe distrazioni al contrario da metà campo in giù, centrocampo fragile e con troppi infortuni ed acciacchi.

SERENITÀ — Pecchia invece con il recupero dell’intera rosa potrà lavorare da oggi con più serenità e con Cerci, che nel secondo tempo è stato il migliore dei suoi, in crescendo di condizione.

Francesco Bramardo

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Sono felice per la prima posizione in classifica e sono felice per il nostro Hamsik che si è sbloccato! [SM=x1583472]



Min. 1.45 [SM=x611817]





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Milan-Roma 0-2: Dzeko e Florenzi in gol

I rossoneri giocano un buon primo tempo, poi si sfaldano al
gol del bosniaco e terminano in 10 per l'espulsione di Calhanoglu.
Quarto successo di fila in campionato per Di Francesco



Roma ci sei. Milan ci fai soltanto, e chissà se e come potrai essere da Champions. Lo scontro diretto con mille esami nell'esame premia la Roma, alla quale bastano cinque minuti per affondare il Milan a San Siro: 2-0 firmato Dzeko e Florenzi nel momento clou della partita, quando i padroni di casa spingono e i giallorossi di Di Francesco non incantano come altre volte. Ma anche questo fa la differenza tra una squadra che sta in alto da anni e può puntare a restarci ancora, e un progetto di squadra che ancora squadra non è, o quantomeno non lo è per 90 minuti. Eusebio se ne torna a casa con tre punti d'oro e un quinto posto che potrà mutare in quarto a recupero con la Samp giocato, mentre l'amico Montella si prepara a vivere i giorni peggiori da quando è sulla panchina del Milan. Gli ultimi?

ROMA COL FRENO, POI… — La sensazione è che De Rossi e compagni sembrino per troppo tempo eccessivamente rispettosi del Milan, attenti più a controllare le fiammate avversarie che non a cercare la profondità. Perché quando lo fa, la Roma dimostra di avere la qualità giusta per arrivare dalle parti di Donnarumma, bravissimo a salvare su Florenzi al 61', prima vera occasionissima della partita. In generale, il 4-3-3 di Di Francesco non riesce a svilupparsi in ampiezza e il tecnico paga le assenze in attacco, che non gli offrono alternative a un El Shaarawy in versione poco faraonica. La fame di Dzeko (com'era la storia che non segnava gol decisivi nelle grandi sfide?) è stata la chiave per risolvere il rebus, la stoccata di Florenzi il timbro per la terza vittoria consecutiva a San Siro. Non un scampagnata come nelle altre due occasioni, ma una prova di forza forse ancora più preziosa di quelle passate.

IL DIAVOLO SI SGONFIA — Per una settantina di minuti, il Milan mostra buoni passi avanti quanto a solidità: la banda Montella copre bene il campo e chiude gli spazi, grazie anche alla generosità di Borini e Rodriguez. L'attaccante reiventato esterno di centrocampo si sdoppia sfiancandosi in maniera quasi commovente: toglie l'aria e i tempi a El Shaarawy e prova a fare male quando avanza, scodellando anche un paio di cross interessanti; lo svizzero è tra i più cercati da Biglia in fase di costruzione e dai suoi piedi partono i palloni più insidiosi. Ma restano la fatica immane a creare pericoli – le parate di Alisson su Bonucci e Kalinic arrivano solo a metà ripresa – e l'incapacità di reagire nel momento di difficoltà: incassato il gol di Dzeko al 27', i rossoneri ne prendono un altro da Florenzi al 32' (inspiegabile il movimento di Rodriguez, che anziché coprire sull’esterno giallorosso davanti a Donnarumma, si sposta dalla parte opposta) e Calhanoglu completa l'opera beccandosi il rosso per doppia ammonizione. E i bonus ora sono finiti: dopo la sosta arriva il derby più delicato degli ultimi anni, con l'Inter a guardare i cugini dall'alto dei suoi 19 punti, 7 in più del Milan.

Marco Fallisi

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Atalanta-Juventus 2-2: Caldara e Cristante rimontano, Dybala sbaglia rigore

Succede di tutto: 2-0 Juve con Bernardeschi e Higuain, poi segnano
Caldara e Cristante, prima dell'errore dal dischetto della Joya



Atalanta-Juventus è come un grande romanzo popolare in cui trovi un po' di tutto: l'esordio con gol di Bernardeschi, la conferma di Higuain, i dispetti del promesso sposo (Caldara) e dell'ex amico (Cristante lanciato al Milan da Allegri), due interventi della Var (uno contro e uno pro i bianconeri) e un rigore sbagliato (da Dybala). Finisce 2-2, con la Signora che ferma a 6 la sua striscia di vittorie di fila all'esordio, perdendo la vetta, e con tanti complimenti alla squadra sfrontata di Gasperini, che si conferma bestia nera dei bianconeri.

BOTTA E RISPOSTA — La sblocca Bernardeschi, la chiude Higuain e la riapre Caldara. In fondo sono tutti gol di marca juventina, visto che il difensore bergamasco è di proprietà bianconera. E tutto questo succede nel primo tempo, all'inizio molto tattico, poi bello e vivace. Il primo tentativo d'assalto è un sinistro debolissimo di Higuain su sponda di testa di Mandzukic: da inserire nella categoria gol mangiati. Sei minuti dopo (21') sale in cattedra il deb Bernardeschi, che bagna la prima da titolare con la prima rete con la 33 della Signora: tiro di Matuidi e sulla pessima ribattuta di Berisha s'avventa l'ex viola. Non esente da colpe un altro bianconero in pectore, Spinazzola, che si lascia scappare l'attaccante. L'esterno, cartellino della Juve ma in prestito all'Atalanta, da caso dell'estate (voleva la Signora e la Signora voleva lui, ma il club bergamasco non ha accettato di rinunciare al giocatore in anticipo) è diventato il protagonista, in negativo, della prima parte della serata. C'è lui in marcatura anche su Higuain, che al 24' raddoppia su assist di Bernardeschi. L'Atalanta è ferita ma non s'arrende e alla mezzora riapre la partita con Caldara, che sfrutta una respinta maldestra di Buffon su punizione del Papu Gomez. Gasperini ci crede, toglie Cornelius per Ilicic e prima dell'intervallo ha l'occasione del pari con Kurtic.

VAR E PARI — La ripresa non delude le aspettative. Dopo un tiro (alto) di Higuain ci sarebbe il 3-1 di Mandzukic (12'): colpo di testa su cross pennellato di Dybala. La gioia bianconera dura pochissimo, giusto il tempo dell'intervento della Var, perché rivedendo le immagini l'arbitro annulla per una gomitata di Lichtsteiner (punita col giallo) su Gomez all'inizio dell'azione. Gol annullato gol subito: al 22' l'Atalanta pareggia con un colpo di testa di Cristante, servito magnificamente dal Papu. Allegri chiude con Douglas Costa e Cuadrado in campo (al posto di Bernardeschi e Mandzukic) e vede il settimo sigillo quando l'arbitro, anche qui dopo intervento della Var, assegna il rigore ai bianconeri per fallo di mano di Petagna in area, dopo punizione di Dybala. Batte la Joya, che però stavolta si fa ipnotizzare come da Donnarumma a Doha: penalty parato e vittoria sfumata. C'è ancora il tempo per un fallo in area di Caldara su Higuain, ma stavolta la Var resta silente.

Fabiana Della Valle

Fonte: Gazzetta dello Sport
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SERIE A 2017/2018 7ª Giornata (7ª di Andata)

30/09/2017
Udinese Sampdoria 4-0
Genoa - Bologna 0-1
01/10/2017
Napoli - Cagliari 3-0
Benevento - Inter 1-2
Chievo - Fiorentina 2-1
Lazio - Sassuolo 6-1
Spal - Crotone 1-1
Torino - Hella Verona 2-2
Milan - Roma 0-2
Atalanta - Juventus 2-2

Classifica
1) Napoli punti 21;
2) Juventus e Inter punti 19;
4) Lazio punti 16;
5) Roma(*) punti 15;
6) Torino e Milan punti 12;
8) Chievo, Sampdoria(*), Bologna e Atalanta punti 9;
12) Fiorentina punti 7;
13) Udinese e Cagliari punti 6;
15) Spal e Crotone punti 5;
17) Sassuolo punti 4;
18) Hellas Verona punti 3;
19) Genoa punti 2;
20) Benevento punti 0.

(*) Sampdoria e Roma una partita in meno.


(gazzetta.it)
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L'Atalanta che è stata sempre la nostra bestia nera, a questo giro ci ha fatto un grande regalo!

Come potrei non citare il film "Tifosi" e la famosa frase: "Intanto jamme a Atalanta" ??? [SM=x3421071]










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Juventus-Lazio 1-2, la doppietta di Immobile rimonta Douglas Costa

Il centravanti della Nazionale negli 8' iniziali della ripresa ribalta il gol di Douglas Costa:
Nel recupero palo clamoroso di Dybala che al 96' si fa parare da Strakosha il rigore del pari.
Ora il Napoli può scappare


Massimiliano Allegri l’ha ripetuto fino allo sfinimento: la stagione della Juve passa dalla capacità di non perdere la testa. Ecco, con la Lazio l’ha persa completamente, in nove minuti: giusto il tempo di rientrare dall’intervallo e di consegnare uno scontro diretto alla squadra di Simone Inzaghi. Anzi a Immobile che al 2’ e al 9’ del secondo tempo rovescia la Signora, azzera il primo segnale di vita stagionale di Douglas Costa e manda la Juventus sul sul lettino dello psicanalista: il 2-1 incassato allo Stadium è la prima sconfitta casalinga in 41 partite, ci sarà da riflettere parecchio per raddrizzare la rotta. Il rigore sbagliato da Dybala, il secondo di fila, al 96' avrebbe cambiato il risultato, ma non la sostanza. Strakosha lo para e manda in orbita Simone Inzaghi, stratega sopraffino: vincere qui significa poter arrivare ovunque o quasi.

PRIMO TEMPO — All’inizio Allegri per una volta si priva di Dybala, reduce da volo intercontinentale, e sperimenta: ecco un 4-3-3 che sa di futuro, sfruttando le doti da regista di Bentancur. L’anno scorso la sfida allo Stadium contro la Lazio portò alla storica innovazione delle cinque stelle, modulo messo tra parentesi per una volta. La risposta di Simone Inzaghi, dopo le carezze del collega alla vigilia, è un ordinatissimo 3-5-1-1 in cui il movimento a pendolo di Milinkovic è la chiave per supportare sia il talento di Luis Alberto sulla trequarti che la mediana guidata da Parolo. È il serbo, lasciato troppo libero da un Khedira opaco al rientro, la spina più appuntita nei primi minuti: quando ha campo davanti, si capisce perché sia il sogno proibito della dirigenza bianconera.

IL VANTAGGIO — E in una partita che potrebbe scivolare via pericolosamente, il tap in (di destro) di Douglas Costa cambia lo stato dell’arte. Servono lunghi secondi davanti al monitor prima che la Var dia la sua sentenza: Bastos tiene in linea il numero 11. Se sul gol Strakosha poteva respingere assai meglio, il portiere laziale si supera su un destro tagliente di Khedira. Ma poi ricasca con due piedi nell’errore, anzi fa qualcosa di più. Rischia la figuraccia dell’anno: si addormenta sul rinvio e il contrasto di Higuain si stampa sulla traversa. Tradotto: nell’erroraccio, Strakosha ha però una fortuna irreale. Il Pipita si dispera perché in carriera ha segnato in ogni maniera, ma un gol così manca in curriculum. Seguono minuti confusi con mischie pericolose in area bianconera, ma spesso e volentieri è Chiellini a tappare i pertugi che si aprono. È solo un avvisaglia della grandinata che verrà allo Stadium dopo poco.

SVOLTA NELA RIPRESA — Il secondo tempo ha tutt’altro ritmo rispetto al primo, nel complesso più sonnacchioso. È frenetico e il merito è di uno che di cognome fa Immobile, stranezze della vita e del calcio. Si cambia completamente frequenze, da subito, da quando Barzagli perde l’inserimento di Ciro, su assist dolce di Luis Alberto, e il bomber azzurro pareggia. Poi quando lo stesso indemoniato Immobile viene steso in area da Buffon (ammonito) e trasforma il rigore del sorpasso. In mezzo c’è un gol divorato dal Pipita, stavolta più impreciso che sfortunato, ma nel complesso è incomprensibile il calo di intensità dei bianconeri. Uno di quei blackout che fa imbestialire Allegri: pure Chiellini e Barzagli, perfetti nel primo tempo, non ne azzeccano mezza nei primi quindici minuti.

TUTTO PER TUTTO — Bernardeschi al posto di Douglas Costa (molto fumo oltre al gol) è propedeutico al ritorno al passato: Allegri riabbraccia il modulo partorito proprio contro la Lazio ormai nove mesi fa. Fuori Khedira e Dybala rimette la sua dieci, ma neanche lui riesce a raddrizzare la situazione. Però alle spalle ci sono spazi larghissimi in cui Immobile, sempre lui, spalleggiato benissimo da Milinkovic e Luis Alberto, si buttano con incredibile cattiveria. Al contrario, in casa Juve si vede solo confusione e giocate individuali: il palo di Dybala con un mancino bellissimo strozza l’urlo dello Stadium. Poi un rigore solare arrivato per concessione della Var e testardaggine di Bernardeschi. La scena sembra uguale a quella di Bergamo, con tutta la Juve che si aggrappa al proprio fuoriclasse, e il risultato è uguale: Dybala disteso a terra, senza parole di fronte alla parata avversaria. Tradotto: non arriva un pari immeritato e la Juve cade in casa dopo oltre due anni di onnipotenza, al contrario la Lazio farà bene a non mettere limiti ai propri sogni.

Filippo Conticello

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Roma-Napoli 0-1, Insigne firma l'ottava vittoria su otto

La squadra di Sarri ancora a punteggio pieno va a +5 sulle seconde: nel finale soffre ma passa



Il Napoli passa anche a Roma grazie ad un gol di Insigne, centra l'ottava vittoria consecutiva ed attua la prima fuga del campionato, volando a +5 su Juventus, Lazio e Inter (in attesa del derby milanese). La squadra di Sarri vince la sfida con il grande pragmatismo del primo tempo ed un pizzico di fortuna nella ripresa, quando prima il palo e poi la traversa negano a Dzeko il possibile pari. Più in generale la Roma paga però un atteggiamento troppo passivo nei primi 45', con 4-2-3-1 che non ha mai equilibrato le sorti della contesa. Dall'altra parte, invece, ottimo Koulibaly al centro della difesa e, come al solito, inesauribile Allan in mezzo al campo.

PALLEGGIO AZZURRO — Di Francesco ha quasi le scelte obbligate e ripropone Florenzi alto a destra e Juan Jesus al centro della difesa, al fianco di Manolas, optando però per un 4-2-3-1 che ha l'obiettivo di creare densità in mezzo, intasare le fasce e cercare di far male negli spazi. Sarri invece manda in campo la formazione tipo, senza farsi condizionare dal prossimo impegno con il Manchester City di Champions. E la squadra di Sarri prende in mano subito il pallino del gioco, con un pressing di squadra che manda sempre in difficoltà la Roma in fase d'impostazione. Il Napoli quando sale sembra quasi una gigantesca macchia d'olio nell'oceano: i movimenti sono tutti perfetti, come i sincronismi con cui si attaccano i portatori di palla e si coprono le possibili linee di passaggio avversarie nell'uscita dal pressing. In più Sarri sa che l'anello debole della Roma è a destra, dove Bruno Peres è in costante affanno e Florenzi si deve dannare per andare spesso e volentieri a raddoppiare su Insigne o abbassarsi per contenere le avanzate di Ghoulam. Dall'altra parte, invece, l'atteggiamento della Roma è troppo passivo e il baricentro della squadra eccessivamente basso. Il risultato è un Dzeko desolatamente isolato in fase offensiva, tanto che il bosniaco in un paio di ripartenze si ferma, scuote le braccia ed è costretto a scaricare il pallone indietro, essendosi reso conto di essere solo in mezzo a tutte maglie azzurre. Così è logico che i pericoli arrivino tutti da una parte, anche se poi il Napoli alla fine produce anche poco rispetto a quanto costruisce. Al 19' è Mertens ad impegnare Alisson in corsa, un minuto dopo è Insigne a bruciare il portiere brasiliano sugli sviluppi di un assist involontario di De Rossi. La reazione giallorossa è tutta in un colpo di testa (27') di Dzeko senza alcuna velleità, mentre dall'altra parte ci prova invano (sempre di testa, al 36') il piccolo Mertens. Il primo tempo finisce così, con un possesso palla azzurro del 60% ed una distribuzione dei passaggi che dice 408 per il Napoli e 265 per la Roma, a testimonianza di un palleggio notevolmente migliore da parte degli ospiti.

MAGGIORE EQUILIBRIO — Di Francesco allora prova a sistemare le cose tornando al 4-3-3 ed infatti le secondo tempo la partita diventa più combattuta. Mertens protesta per un mani involontario di De Rossi in area di rigore, Kolarov e Dzeko ci provano da fuori in modo velleitario, ma è ancora Mertens all'11' ad avere la palla del 2-0: Manolas si fa male in ripiegamento difensivo (12esimo infortunio muscolare dei giallorossi da inizio stagione, difficile credere ancora che sia solo sfortuna) e il belga da solo davanti ad Alisson apre troppo il piattone, sprecando al lato. Poi è Hamsik ad avere la palla giusta su assist di Callejon, ma lo slovacco calcia tra le braccia di Alisson. Allora la Roma riesce a scuotersi, tanto che al 22' si rende pericolosa con una incursione di Pellegrini ed al 25' va ad un soffio dal pari con Fazio, il cui colpo di testa viene smanacciato da Reina sul palo. Sarri capisce che è in mezzo il problema ed allora corre ai ripari inserendo Zielinski e Diawara per Hamsik e Jorginho. A fare la partita però adesso è proprio la Roma, alla caccia del pareggio. Ed al 38' ci arriva ancora una volta ad un soffio, con Dzeko, sfortunatissimo (il suo colpo di testa, su angolo di Kolarov, accarezza la traversa dalla parte opposta, con Reina oramai battuto). Ed al 95' c'è anche l'ultima occasione, capita al giovane Under, ma il suo sinistro al volo finisce tra le braccia di Reina. Finisce così, con il Napoli sempre più solo in vetta alla classifica.

Andrea Pugliese

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Inutile dire che con questo filotto il Napoli mette una seria candidatura allo scudetto 2017-2018. Panchina corta permettendo. Ma stavolta Sarri se lo mangia Aurelio De laurentiis se non gli compra mezza squadra a gennaio.
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Fiorentina-Udinese 2-1: l'ex Thereau decide con una doppietta

Il francese segna due gol e condanna Delneri, a cui non basta la rete di Samir nel finale



La decide il grande ex, Thereau, con una doppietta più importante che bella. La Fiorentina sfrutta un grande primo tempo soffrendo invece nel finale il ritorno dell'Udinese. Del Neri deve riflettere sui primi 45 minuti, risultati alla fine dei conti decisivi per il punteggio finale. Pioli piazza tre uomini a centrocampo con Benassi pronto a spingere. Tre uomini anche davanti con Chiesa e Thereau a supporto di Simeone. Del Neri rilancia Widmer e Fofana dal primo minuto. Attacco sulle spalle di Maxi Lopez. La prima occasione capita a Simeone che di testa su assist di Benassi non riesce ad imprimere la giusta potenza al pallone. Bizzarri para.

SOLO FIORENTINA — Al 24' Thereau viene lanciato in profondità, supera Bizzarri in uscita e calcia da posizione defilata. Angella tocca e devia il pallone sul palo. Meglio i viola che si vedono anche annullare un gol per fuorigioco (giusto) di Astori. Il vantaggio della Fiorentina è una logica conseguenza ed arriva al 28'. Cross di Chiesa, Simeone prova a girare di testa con il pallone che arriva a Thereau tutto solo davanti a Bizzarri. Nessun problema a trasformare e classico gol dell'ex. Due minuti più tardi Simeone aggancia un lancio di Benassi e calcia da fuori colpendo in pieno il palo. Poi è Benassi a calciare dal limite, palla altissima. In pratica un assedio e la notizia migliore per l'Udinese è la fine del primo tempo.

ANCORA THEREAU — Del Neri rivoluziona la squadra. Fuori Lasagna e Widmer, dentro Ali Adnan e l'ex viola Matos. Jankto prova a dare la sveglia ai suoi tirando quasi da centrocampo, palla fuori. Decisamente più pericoloso il destro di De Paul, con Sportiello bravo a distendersi in corner. A passare però è ancora la Fiorentina. Veretout si mangia il campo e calcia forte, Bizzarri commette un errore non trattenendo e ancora Thereau deposita in rete a porta vuota. La Var annulla un gol di De Paul per fuorigioco in precedenza di Maxi Lopez, mentre al 67' Del Neri termina i cambi inserendo Perica per Fofana.

BRIVIDI — Al 71' l'Udinese accorcia con Samir, abile a sfruttare un'indecisione dei due centrali viola su un cross dalla sinistra. Pioli si copre: dentro Vitor Hugo, fuori un discreto Benassi. Fuori anche uno zoppicante Chiesa per Eysseric. Ed infine Sanchez per Thereau nel tentativo di mantenere un risultato importantissimo. L'Udinese spinge, la Fiorentina fisicamente crolla ma difende con i denti su tutti i palloni e porta a casa tre punti importantissimi che danno una spolverata alla propria classifica. Resta piuttosto brutta, invece, quella dell'Udinese.

Giovanni Sardelli

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Bologna-Spal 2-1: gol di Poli e Antenucci, autorete di Salamon

Terza vittoria consecutiva per i rossoblù che salgono a 14 punti e si avvicinano alla zona Europa.
La squadra di Semplici lotta ma il gol di Antenucci non basta



Cinquant'anni di attesa per rivedere al vecchio Dall'Ara il derby con la Spal in serie A. Spingono 25mila spettatori (di cui 5mila ferraresi) allo stadio bolognese a fare da cornice al successo della squadra rossoblù, il terzo di fila in campionato, che consolida la classifica degli uomini di Donadoni, oggi a ridosso dalla zona Europa League, e alimenta le loro ambizioni di ripetere le gesta di Sassuolo e Atalanta nelle ultime due stagioni. Il Bologna si impone rischiando la rimonta nel finale da parte della Spal, invero anche sfortunata nello sbattere contro una chiamata negativa di Var (braccio di Di Francesco su cross di Lazzari) e nell'episodio dell'autorete di Salamon che in avvio di secondo tempo orienta la partita a favore.

PALACIO DOC — L'attaccante argentino è nuovo leader del Bologna. Acclamato dai tifosi, cercato dai compagni, veste il ruolo di terminale e suggeritore. Suo l'assist che, dopo mezzora di studio, manda in gol Poli che deve solo appoggiare nella rete spalancata il ponte aereo dell'ex interista, bravo a prendere il tempo ai centrali spallini sulla pennellata di Di Francesco dalla tre quarti. Sempre Palacio, il più anziano giocatore in campo, strappa applausi e ovazioni quando s'inventa un coast to coast di 50 metri mettendo a sedere tutta la difesa avversaria, lo tradisce solo l'ultimo appoggio davanti a Gomis che riesce a sventare la minaccia con un'uscita coraggiosa sui piedi del 35enne centravanti quando ormai il raddoppio sembrava già scritto. La Spal peraltro non rimane a guardare. Cerca di alzare il baricentro ruotando attorno all'attivismo di Mora ma non riesce mai ad innescare le due punte. Sul finire di tempo, un'incursione sul fondo di Lazzari viene stoppata in angolo da Di Francesco che alza il braccio destro in maniera sospetta. Dopo 3' di suspence, l'arbitro Guida, richiamato al Var, indica il calcio d'angolo e non quello di rigore.

AUTOBEFFA — Al ritorno in campo la partita consuma gli ultimi decisivi episodi. Dapprima va in rete Paloschi in mischia ma la posizione dell'ex atalantino è irregolare. Da un fuorigioco al raddoppio dei padroni di casa passano pochi secondi: Donsah fa un break a centrocampo, s'invola verso Gomis, chiede ed ottiene triangolo fino a arrivare al tiro che Salamon in spaccata converte nel beffardo 2-0. Difficile dire se la conclusione del centrocampista ghanese sarebbe finita ugualmente in rete, di sicuro l'intervento scomposto del difensore polacco toglie ogni dubbio. Nel finale la Spal, con gli ingressi di Borriello e Rizzo, accentua il pressing trovando l'1-2 con un gran destro a giro di Antenucci dal limite. Ma nel recupero è il Bologna a sfiorare due volte il tris con Di Francesco che calcia alto da posizione favorevole e col solito Palacio che vede il suo destro al volo stamparsi sulla traversa prima del triplice fischio di Guida.

Andrea Tosi

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Cagliari-Genoa 2-3, Juric centra la prima vittoria

I liguri si impongono con le reti di Galabinov, Taarabt e Rigoni.
Non bastano a Rastelli i gol di Pavoletti e Joao Pedro: quarta sconfitta consecutiva



Risorge il Genoa, affonda il Cagliari. E tutti stretti attorno a Juric. I gol di Galabinov, Taarabt e Rigoni stendono i sardi alla quarta sconfitta di fila e allungano ombre minacciose sulla panchina di Rastelli. Rossoblù orgogliosi fino all’ultimo, ma fischiati comunque dai tifosi dopo la terza sconfitta interna in quattro gare, mentre il Grifone rialza la testa nel giorno più importante.

SUPER TAARABT — I rossoblù partono col piede sull’acceleratore e alla prima vera ripartenza passano in vantaggio all’8’: Taarabt sgomma a centrocampo e lancia in profondità Galabinov, il cui destro sul palo più lontano è preciso e non lascia scampo a Cragno. La posta in palio è alta e la partita è di rara intensità: i sardi rispondono subito con un destro al volo di Pisacane su angolo di Cigarini (sicuro in presa Perin). Com’era prevedibile, a maggior ragione sotto di un gol, i padroni di casa guadagnano metri di campo e costringono il Genoa ad arretrare il baricentro. Ci prova Barella con un tiro carico di veleno al 22’, ma il portiere rossoblù risponde presente. Gli ospiti, però, sono vivi e, replicando l’azione dell’1-0, sfiorano il raddoppio con la premiata ditta Taarabt-Galabinov al 31’, ma stavolta la conclusione del bulgaro è debole e Cragno può respingere. Il portiere si esibisce in un altro ottimo intervento 1’ dopo sul colpo di testa di Rosi in mischia. Ecco allora che Taarabt, in stato di grazia, decide di risolvere la faccenda da solo e, al 35’, si issa al di sopra di tutto in fondo ad una splendida azione corale: ricevuta palla da Galabinov, il marocchino scambia con Rigoni e infilza col destro Cragno, andando poi ad abbracciare in panchina il rinfrancato Juric.

FISCHI — Il Cagliari chiude così il primo tempo tra i fischi e si ripresenta in campo nella ripresa con più cattiveria. Rastelli lascia negli spogliatoi lo spento Van der Weil e trova subito il gol con Pavoletti al 3’ proprio su assist dell’appena entrato Faragò. Al 10’ Perin deve volare sul sinistro di Joao Pedro, mentre al 17’ Cragno – un minuto prima di uscire per infortunio - stoppa Galabinov (servito da Rigoni) con una difficile parata a terra. Il Genoa dà l’impressione di poter affondare il colpo da un momento all’altro: il tris è nell’aria e si materializza al 30’ con la testa vincente di Rigoni (gol meritato) su angolo di Veloso. I sardi accusano il colpo ma tornano in gara al 34’ su calcio di rigore, segnalato dalla Var in ragione di un mani in area di Veloso (rimpallo di Laxalt sul portoghese), ovviamente tra proteste rossoblù. Dal dischetto Joao Pedro non sbaglia e riapre la partita. Gli ultimi minuti sono incandescenti. E il Grifone sfiora il quarto gol con Omeonga dopo un prodigioso riflesso di Rafael su Galabinov. C’è ancora tempo per un’occasione capitata sui piedi di Farias - Perin alza ancora la saracinesca – e ancora per Omeonga, ma il risultato non cambia. Finisce con la festa rossoblù e con i padroni di casa che sotto la curva allungano mani da stringere: ne trovano davvero poche.

Alessio D'Urso

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Crotone-Torino 2-2: Iago Falque e De Silvestri rispondono a Rohden e Martella

La squadra di Mihajlovic frena contro i calabresi e acciuffa il pareggio in pieno recupero.
Ecco come è andata...


Quando il Crotone sognava ormai di compiere un bel balzo in classifica, al terzo minuto di recupero Lollo De Silvestri ci mette il testone e regala un pareggio pesante al Torino. Per due volte in svantaggio, i granata hanno rincorso i rossoblù di Davide Nicola, conquistando un punto che non ha, però, il potere di cancellare i difetti evidenziati per lunghi tratti dalla brigata di Sinisa Mihajlovic, imballata e sin troppo compassata nella costruzione del gioco. Avanti con Rohden nel primo tempo, i calabresi – al terzo risultato utile consecutivo – sono raggiunti in avvio di ripresa da Iago Falque, che da fuori area sorprende Cordaz (comunque, decisivo con almeno tre interventi). Poi la "puntata" di Martella, che riporta in vantaggio il Crotone, e appunto, quasi ai titoli di coda, il colpaccio realizzato da De Silvestri. Il 2-2 suona come una beffa per Cordaz e compagni, mentre per il Torino vale come una liberazione dopo l’incubo di incassare un k.o.


LE SCELTE — Nel 4-4-2 Nicola recupera Mandragora (tornato anzitempo, per un infortunio, dall’impegno con la nazionale Under 21) e in attacco punta sulla coppia Simy-Trotta, facendo inizialmente accomodare Budimir in panchina. Costretto a fare i conti con numerose assenze, Mihajlovic non abbandona il modulo-base 4-2-3-1. Rilancia Moretti nel cuore della difesa al posto di Lyanco, a centrocampo ripropone il tandem Rincon-Baselli (quest’ultimo al rientro dopo la squalifica) e sul fronte offensivo davanti al solito tridente affida il ruolo di terminale offensivo a Sadiq, all’esordio con la maglia granata.

TORO MOLLE — Il Torino cerca subito di sfruttare la velocità di Niang e Iago Falque (il più ispirato nella sua squadra), ma le loro incursioni producono effetti blandi, anche perché al centro Sadiq s’infrange sempre sugli "scogli" Ajeti e Ceccherini. Mihajlovic tenta di trovare soluzioni nuove, invertendo gli esterni offensivi, però senza ottenere gli effetti sperati. Il Crotone argina senza particolari affanni le iniziative avversarie e al 25’, al primo tiro in assoluto nello specchio della porta della gara, si porta in vantaggio. Trotta serve Rohden, che, appena dentro l’area di rigore, è bravo e preciso con un destro a giro a beffare De Silvestri e Iago Falque, piazzati davanti a lui, e a sorprendere il portiere Sirigu nell’angolino più lontano. Per lo svedese è la seconda rete in questo campionato. Mihajlovic dà la carica, dalla panchina si agita spesso per trasmettere indicazioni a Moretti e compagni, sempre lenti nel giro palla e prevedibili nelle accelerazioni nella metà campo avversaria. E’ soprattutto Ljajic ad arrivare alla conclusione e per due volte sfiora il palo alla destra del portiere Cordaz, decisivo con respinte su tiri di Rincon (35’) e Niang (44’). Nei minuti finali del primo tempo i tifosi della curva Sud prendono di mira il tecnico del Torino, con cori offensivi "zingaro, zingaro", per i quali lo stesso Mihajlovic richiama l’attenzione del "quarto uomo".

CHE GIRANDOLA! — Nella ripresa il Torino ha subito un altro passo e va all’assalto della porta di Cordaz, che rischia su conclusioni di Iago Falque, De Silvestri e Moretti e poi salva con un tuffo alla sua destra per ricacciare una punizione velenosa di Ljajic. I granata sembrano padroni del campo e al 9’ agguantano il pareggio, con una botta da 20 metri di Iago Falque, che trova impreparato il portiere Cordaz. I granata potrebbero raddoppiare al 13’, però Niang, pescato da un lancio millimetrico di Ljajic su calcio piazzato, tira debolmente su Cordaz. Gol mancato, gol incassato: così al 19’ il Torino va di nuovo sotto, per la prima rete in Serie A di Martella (servito da Simy dopo un duello con Moretti), che infila Sirigu con un colpo di "punta" di sinistro. Comincia un’altra rincorsa disperata della formazione di Mihajlovic, a caccia del pareggio. Iago Falque e N’Koulou non chiudono bene di testa, nell’area piccola, poi un tiro di Niang è neutralizzato da Cordaz, che crolla al 48’. All’ultimo respiro, da calcio d’angolo, Ljajic pennella per l’incornata di De Silvestri, che anticipa tutti e firma il 2-2.

Giuseppe Calvi

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Sampdoria-Atalanta 3-1: Zapata, Caprari e Linetty ribaltano Cristante

Primo tempo dominato dalla Dea, che nella ripresa esce dal campo.
Capolavoro di Giampaolo: i suoi cambi all'intervallo cambiano il volto del match


Due grandi tecnici lasciano il loro segno su una partita palpitante e imprevedibile, con l’Atalanta di Gasperini dominatrice per un tempo e la Samp, riplasmata da Giampaolo nell’intervallo, capace di ribaltare la sfida con coraggio ed efficacia. Ne esce una vittoria blucerchiata, un 3-1 firmato dai gol di Zapata, Caprari e Linetty che ribaltano l'iniziale vantaggio nerazzurro firmato da Cristante.

PRIMO TEMPO — Gasperini lascia in panchina Gomez e sistema Cristante dietro le punte, azzeccando in pieno la mossa. Il fantasista improvvisato causa una sorta di cortocircuito nella difesa della Samp: quando si inserisce, mentre Ilicic e Petagna si allargano, infatti, Torreira non lo segue e i centrali non trovano mai il tempo giusto per prenderlo. Dopo l’illusorio avvio, con l'errore di Berisha, che perde palla sull’attacco di Quagliarella, ma rimedia ribattendone il tiro, la sfida si mette in discesa per i bergamaschi: Puggioni para le conclusioni di Ilicic e Freuler, poi vede sfilare vicino al palo destro quella di Cristante, quindi, al 21’, cade nell’errore, uscendo a vuoto sul cross di Spinazzola e aprendo così la strada alla conclusione semplice, di testa, dell’incursore Cristante. La reazione blucerchiata è stentata, con il solo Zapata capace di rendersi pericoloso su assist di Praet, il tiro del colombiano, però, trova Berisha pronto alla respinta.

SECONDO TEMPO — Bravo Gasperini, bravissimo Giampaolo, che nel secondo tempo inserisce Caprari e Linetty, rapidità e forza, per Ramirez e Verre, capovolgendo le sorti del match. Gasperini, nel frattempo, si è fatto più cauto, arretrando un po’ Cristante e spostando Ilicic a “marcare” Torreira. Il resto lo hanno fatto Quagliarella e Zapata, assist del primo e gol di testa del secondo all’11’ per il pari, ancora intuizione del colombiano a liberare Strinic e cross vincente per Caprari al 14’. Il colpo finale arriva da Linetty, su invenzione assist di Praet, e incursione perfetta di Linetty al 24’. All’Atalanta non basta l’ingresso di Gomez, che fallisce una buona occasione e Cornelius, stoppato due volte da Puggioni nei minuti finali.

Alessio Da Ronch

Fonte: Gazzetta dello Sport
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