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Campionato di calcio Serie A stagione 2018/2019: cronache, classifiche e... soprattutto commenti

Ultimo Aggiornamento: 27/05/2019 00:22
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Udinese-Chievo 1-0, Teodorczyk decide nel finale

La partita della Dacia Arena viene decisa all’83’:
il polacco si fa parare il rigore da Sorrentino ma poi ribadisce in rete.
Tre punti d’oro per i bianconeri, sprofondano i gialloblù



Se qualcuno vuole imparare a vincere una partita senza meritarla affatto, si riguardi Udinese-Chievo. Al tramonto della sfida, un gol di Teodorcczyk che ribatte in rete il suo rigore respinto da Sorrentino, ridà fiato e morale per la lotta salvezza a un Udinese sull’orlo di una crisi di gioco, se non di nervi. Ci mette lo zampino la Var, che concede la massima punizione, diremmo in modo molto severo, per un’alzata di gomito di Djordjevic su Lasagna . Così il Chievo, che aveva giocato molto meglio, torna a Verona con zero punti e con la fiammella della speranza sempre più fievole, praticamente spenta. L’unica sua colpa è stata quella di non concretizzare le occasioni avute, merito anche di un Musso sempre attento.

TANTO CHIEVO — Prima del gol, si era vista una squadra arrancare in cerca di uno straccio di manovra, l’Udinese, e un’altra con le idee chiare di come portare avanti il pallone, almeno fino all’area. A pochi minuti dall’inizio, Depaoli, per dire, si è divorato un gol di testa. Comunque, Il Chievo piaceva con Hetemaj dominatore a centrocampo, Giaccherini sempre pronto al lancio giusto, e una difesa attenta che lasciava poco o nulla a Okaka e Lasagna. L’Udinese discreta invece si è vista soltanto con due tiri da fuori (bellissimo quello di Nuytinck che ha colpito il palo), fino a quando non è entrato Pussetto che ha dato lucidità e cambio di ritmo. Anche nella parte finale il Chievo ha avuto più occasioni (bravo Musso su quella tripla di Megguiorni e De Paoli) ma in ripartenza perché finalmente con l’argentino l’Udinese spingeva di più e alla fine ha trovata il premio inaspettato. Colto dal giocatore appena entrato. I polacchi sono gli uomini del momento.

Fabio Bianchi

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Serie A, Inter-Sampdoria 2-1: decide Nainggolan

Senza Icardi sono di D'Ambrosio e del belga i gol che decidono l'incontro.
Di Gabbiadini il momentaneo pareggio blucerchiato



Potere della cresta, che batte il cappellino. Radja Nainggolan decide Inter-Sampdoria, tornando dominante, diventandolo forse per la prima volta a Milano. La cresta che aveva abbandonato (“Ho trent’anni, basta”) è stata rispolverata con funzioni taumaturgiche. Funziona. E sposta i riflettori, per un po’, da quel cappellino in tribuna, quello di Mauro Icardi, accompagnato dalla chioma bionda di Wanda Nara. Il celebre assente, inquadrato dai maxi-schermi quasi a chiamare i fischi (arrivati), vede l’Inter vincere 2-1, e mostrare una prova convincente, almeno rispetto i “bassi” dell’ultimo periodo. La squadra di Spalletti costruisce tanto, sbaglia molto, non è impermeabile dietro, ma strappa applausi e soprattutto, tre punti importanti nella risalita dallo sprofondo in cui sembrava caduta a gennaio. L’erede di Mauro, nel ruolo di centravanti, mostra colpi più a servizio della squadra che nella ricerca della porta. Fa tanto e bene in costruzione e assist, non segna in un paio di occasioni buone. Ma Lautaro c’è, anche per il futuro. Ed è tornato anche Perisic: corsa, dribbling, tiri, assist. La Samp agguanta il pareggio e non lo tiene: giocare gioca, piacere a tratti piace, però manca sempre un po’ di sostanza. Le idee ci sono, i fatti non sempre.

I GOL — Tutto ciò che era rimasto in fase potenziale, in una gara da spazi aperti come non se ne vedono troppe nella nostra Serie A, trova sfogo nel giro di cinque minuti, fra il 28’ e il 33’. Lì saltano in un colpo solo il tabù offensivo dell’Inter e la sua imbattibilità difensiva casalinga. Il primo a fare le veci di Icardi è il meno atteso, in quei panni: D’Ambrosio. In realtà fa quasi tutto Perisic che taglia la difesa da sinistra, ingannando Bereszynski e crossa basso. Ma il terzino ci va in allungo, fissando l’1-0. I 55mila di San Siro non hanno ancora finito di esultare che una palla in area rimpalla fra Brozo e Skriniar e un doriano a terra: Gabbiadini, appena entrato, ci si avventa e batte Handanovic. Ma i casini di questi tempi sono almeno serviti a superare la fase in cui l’Inter si scioglieva alla prima difficoltà. Ora ha recuperato voglia, coesione, spinta nervosa: così 3’ dopo il pari ritorna vanti. Corner di Candreva, deviazione all’indietro di Skriniar e tiro di controbalzo di Nainggolan: due rimbalzi e palla in buca.

INTER — Spalletti aveva scelto di esaltare il buon Nainggolan di questo ultimo periodo tenendolo dietro le punte nel 4-2-3-1 che ha in Lautaro il vertice avanzato e in Politano l’uomo più “carico” dal 1’. Il Ninja si presenterà dalle parti della porta avversaria (pericolosamente con un tiro a giro dopo 31’), ma spesso anche in ripiegamento difensivo, con sprint all’indietro e tackle come ai “tempi belli”. Anche grazie al belga l’Inter costruisce più degli avversari, sfruttando le buoni doti di dialogo di Lautaro (a cui manca il killer instinct al 6’, dopo fuga solitaria) e la voglia, apprezzabile e apprezzata, di Perisic. A volte però gli uomini di Spalletti si spezzano in due tronconi, lasciando buchi a centrocampo e più spesso vengono infilati dalla corsia di Dalbert, in visibile difficoltà e quasi costante ritardo. Però le occasioni da gol, specie nella ripresa, sono molteplici: i doriani concedono campo da correre, e i vari Perisic e Nainggolan se lo prendono tutto. Politano fa e disfa, sfiora il gol, esce e lascia il posto a un Candreva che risulterà, nel suo piccolo, decisivo col corner. Le feste dopo i gol raccontano di un gruppo compatto, Spalletti che entra in capo dimostra quanto questa gara fosse importante. Per un mucchio di motivi, non solo di classifica.

Valerio Clari

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Napoli-Torino 0-0: Sirigu e il palo mandano la Juve a +13

Gli azzurri stoppati dalle parate del portiere e dal legno
colpito da Insigne nella ripresa: primo posto lontanissimo.
I granata restano in scia al treno che vale l'Europa



Una partita a senso unico che finisce con uno zero a zero quasi incredibile, per come sia maturato. Perché il Napoli chiude nella propria trequarti il Torino che non riesce mai a rendersi effettivamente pericoloso con un’unica conclusione (telefonata) di Izzo all’89’. Ma la crisi degli attaccanti napoletani appare evidente. Manca determinazione sotto porta e, nonostante Ancelotti faccia entrare in corsa pure Mertens e Verdi passando al 4-2-3-1, non c’è verso di battere Sirigu, che diventa l’eroe della serata per il quarto cleen-sheet consecutivo, in campionato al Toro non capitava da oltre trent’anni: aprile 1988. E così ora gli azzurri scivolano a -13 dalla Juve.

MILIK QUANTE OCCASIONI — Ancelotti dà un segnale chiaro ai suoi: pochissimo turn over perché il campionato non si abbandona. Rispetto all’impegno di Zurigo in Europa League solo due cambi: Ospina in porta e Hysaj a sinistra, perché Ghoulam non è ancora al meglio. Per il resto centrocampo e attacco confermati. Mazzarri invece preferisce spostare Ansaldi mezz’ala è lasciate De Silvestri e Aina esterni, fuori Baselli. E anche Iago Falque con Berenguer al fianco di Baselli. Il Torino cerca di pressare alto e non schiacciarsi, ma negli uno contro uno in mezzo al campo prevalgono gli azzurri che spostano palla velocemente. Il Napoli del primo tempo è un bel vedere e costruisce almeno sei palle gol nitide nonostante la grinta della fase difensiva granata. Per ben quattro volte è Milik a trovarsi con i movimenti corretti al posto giusto, ma in questo momento non ha l’istinto killer del connazionale Piatek. E così per due volte in scivolata, a un metro della porta, non riesce a correggere in rete su ottimi suggerimenti di Zielinski e Fabian Ruiz. Mentre sul cross di Hysaj la girata del polacco è fuori di poco, ed è poi centrale la conclusione su altro cross di Zielinski. Non finisce qui perché Malcuit, rubando palla a Berenguer, lancia in profondità Insigne che, tutto solo, si fa deviare in angolo da Sirigu la conclusione. Mentre allo scadere Fabian Ruiz scaglia un sinistro perentorio, ma Moretti riesce a metterci il piede per alzare il calcio d’angolo. Il Torino non arriva mai a impensierire Ospina, perché Berenguer prova qualche serpentina, ma troppo lontano dalla porta, mentre quando Rincon - favorito da un rimpallo - si ritrova un pallone da sbattere in rete, gli si para davanti Koulibaly che come un supereroe in scivolata “para” e riparte.

IL COPIONE NON CAMBIA — Mazzarri abbassa un po’ Berenguer per non fare straripare gli azzurri, che però arrivano alla conclusione con facilità, ma su Fabian Ruiz e Milik rimedia Sirigu, che quando è battuto da una stupenda traiettoria a giro di Insigne, viene salvato dal palo. Nel finale Napoli sbilanciato ma Aina prima e Belotti dopo non trovano lo spunto per andare in porta.

Maurizio Nicita

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Serie A, Roma-Bologna 2-1: gol di Kolarov, Fazio e Sansone

Nel posticipo della 24ª giornata i giallorossi vincono e vanno a un punto dal quarto posto.
Sugli scudi Olsen, che salva i suoi in più occasioni.
Traversa di Soriano nel primo tempo



La Roma resta nella scia diretta del Milan, a un punto dal quarto posto. Contro il Bologna arriva la quinta vittoria nelle ultime sette giornate. Tra tante sofferenze culminate nel primo nella traversa di Soriano e riemerse nel finale col gol di Sansone dopo l’uno-due dei difensori goleador Kolarov e Fazio. Un successo nel segno di Olsen, il portiere giallorosso in serata strepitosa. Prima sconfitta per il Bologna nella terza gara della gestione Mihajlovic, che ha però ridato anima e forza alla squadra rossoblù.

BOLOGNA D’ASSALTO — Di Francesco inserisce Nzonzi al posto di De Rossi in regia. Tra i pali torna Olsen. C’è Kluivert nel tridente con Zaniolo e Dzeko: El Shaarawy parte dalla panchina. Mihajlovic completa la difesa con Helander e Dijks al posto degli infortunati Gonzalez e Mattiello. Nella trequarti Sansone rileva lo squalificato Palacio. In avanti Santander avvicenda l’ex Destro, fermo ai box. Bologna subito intraprendente. Al 4’ incursione di Edera, fermato da Manolas con deviazione in angolo. Replica Florenzi che si insabbia nell’area emiliana. All’8’ botta di Soriano: Olsen alza sopra la traversa. Al 14’ sinistro di Dzeko smistato in angolo con successiva chance per il colpo di testa di Manolas, fuori bersaglio. Guadagna metri la Roma che fa crescere la propria manovra. Al 23’ ripartenza rapidissima del Bologna: Soriano perde l’attimo giusto al tiro. Risale la formazione di Mihajlovic: compatta e quadrata. Al 32’ rischia la Roma: un rilancio di Pellegrini rimbalza su Santander, palla verso la porta ma sul fondo. Al 35’ Olsen è reattivo su un tocco ravvicinato di Soriano innescato da Santander: brividi per la Roma. Al 42’ il portiere giallorosso respinge una parabola di Poli, Edera non è lesto a ribattere a rete. Al 46’ Soriano si infila nella difesa romanista e timbra la traversa, poi Santander non inquadra la porta. Fischi dell’Olimpico per la Roma a fine primo tempo.

RILANCIO GIALLOROSSO — Dopo l’intervallo, Di Francesco riparte con El Shaarawy al posto di Cristante e passa al 4-2-3-1. Fazio perde palla e Soriano sgancia la ripartenza per Edera, Olsen è di guardia. Al 7’ buona occasione per la Roma ma Florenzi non riesce ad appoggiare per Dzeko a centro area. El Shaarawy scambia con Dzeko prima di essere atterrato da Helander: Di Bello decreta il rigore. Al 10’ dal dischetto Kolarov porta in vantaggio i giallorossi. Settimo gol in campionato per il difensore goleador- Il Bologna scatta subito alla riscossa. Al 12’ Olsen fa scudo su una rasoiata di Poli. Dall’altra parte ecco Zaniolo che prova a sorprendere Skorupski ma il portiere del Bologna rimedia. Partita vivissima a tutto campo. Al 20’ Mihajlovic sostituisce Edera con Svanberg. Due minuti dopo, De Rossi subentra a Kluivert. Al 25’, assalto della Roma con Dzeko: libera Danilo. Al 27’, secondo cambio nel Bologna: spazio a Dzemaili per Poli. E un minuto dopo la Roma raddoppia. Corner di Kolarov, palla spizzata da De Rossi e destro vincente di Fazio. Ultima sostituzione tra gli emiliani: al 30’ Falcinelli dà il cambio a Pulgar per un assetto più offensivo. Il Bologna va avanti: al 32’, botta di Helander di poco a lato. Al 37’ Olsen si oppone pure a Falcinelli. Di Francesco rinsalda la difesa con Santon che al 38’ rileva Florenzi. Il Bologna ci crede: al 39’, perla di Sansone, che parte dalla sinistra, si accentra tagliando mezza difesa giallorossa e poi fa esplodere un destro angolato. Il gol dà ulteriore carica gli emiliani. Ma la Roma resiste con tenacia e ansia. I tre punti sono una scia luminosa nel cammino verso la Champions.

Nicola Berardino

Fonte: Gazzetta dello Sport
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SERIE A 2018/2019 24ª Giornata (5ª di Ritorno)

15/02/2019
Juventus - Frosinone 3-0
16/02/2019
Cagliari - Parma 2-1
Atalanta - Milan 1-3
17/02/2019
Spal - Fiorentina 1-4
Empoli - Sassuolo 3-0
Genoa - Lazio 2-1
Udinese - Chievo 1-0
Inter - Sampdoria 2-1
Napoli - Torino 0-0
18/02/2019
Roma - Bologna 2-1

Classifica
1) Juventus punti 66;
2) Napoli punti 53;
3) Inter punti 46;
4) Milan punti 42;
5) Roma punti 41;
6) Atalanta e Lazio punti 38;
8) Fiorentina e Torino punti 35;
10) Sampdoria punti 33;
11) Sassuolo punti 30;
12) Parma punti 29;
13) Genoa punti 28;
14) Cagliari punti 24;
15) Udinese e Spal punti 22;
17) Empoli punti 21;
18) Bologna punti 18;
19) Frosinone punti 16;
20) Chievo(-3) punti 9.

(-3) Il Chievo sconta la penalizzazione per la sentenza del Tribunale della Federcalcio.

(gazzetta.it)
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23/02/2019 00:15
 
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Serie A, Milan-Empoli 3-0: rossoneri a valanga.
Piatek non si ferma più

I rossoneri superano i toscani grazie alle reti del polacco, di Kessié e di Castillejo.
Quarto posto confermato. L'Inter, attesa dalla Fiorentina, è lontana un solo punto



Per il Milan sarà un bel weekend: qualunque cosa accada da qui a domenica sera, lo chiuderà al quarto posto della classifica, con vista Inter. Merito del 3-0 all’Empoli con cui i rossoneri conquistano i tre punti nell’anticipo della 25esima giornata: un successo netto, che matura nel secondo tempo e che rinforza le ambizioni Champions di Gattuso.

VAR IN AZIONE — Rino era stato chiaro alla vigilia: con Iachini non si scherza. E infatti, gasati dal 3-0 al Sassuolo dello scorso turno, i toscani nel primo tempo riescono con organizzazione e personalità a frenare l’entusiasmo del Diavolo, pure reduce dall’impresa di Bergamo e da un inizio di 2019 positivo. In questo senso, l’Empoli riceve una (sacrosanta) mano dalla Var, che al 10’ invalida la rete di Paquetà: colpo di testa vincente, ma posizione di fuorigioco sul cross di Rodriguez.

CASTI CI PROVA… — L’osservato speciale è naturalmente Krzysztof Piatek, sul quale Silvestre monta una guardia preventiva, per impedirgli ricezioni pulite. Il polacco sembra faticare un po’ più di quanto era avvenuto nelle ultime uscite, Veseli dà una mano a Di Lorenzo nel contenimento di Paquetà, così alla fine le occasioni migliori prima dell’intervallo capitano a Castillejo. Il vice Suso ci prova tre volte, costringendo in un paio di situazioni Dragowski a tuffarsi per mantenere lo 0-0. Basta questo per scaldare i quasi 48mila di San Siro, che fin lì avevano riservato i loro applausi più convinti ad Andrea Conti, titolare per la prima volta dopo un anno e mezzo.

… ISPIRA… — La partita si spacca all’inizio della ripresa, ancora per merito di Castillejo: i gol sono di Piatek e Kessié, ma lo spagnolo è protagonista sia sul primo (ruba palla e ispira l’assist di Calhanoglu) che sul secondo, col filtrante sfruttato da Kessié per il pallonetto del 2-0. “Pum pum”, canta il Meazza, in onore di Kris e Franck. È una doppia botta troppo dura da digerire per l’Empoli, che in due minuti vanifica quanto di buono aveva fatto fino a quel punto.

… E CHIUDE IL CONTO — E quando piove, a volte grandina: Castillejo completa il suo show personale al minuto 68, deviando in rete l’assist di Conti per il 3-0. Da lì in poi non c’è più match: Cutrone rileva Piatek, Borini dà fiato a Paquetà. I due gioielli del mercato di gennaio rifiatano, perché martedì c’è la prima delle due sfide alla Lazio che valgono l’accesso alla finale di Coppa Italia. E il Milan ci arriva col morale a mille.

Stefano Cantalupi

Fonte: Gazzetta dello Sport
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23/02/2019 23:43
 
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Serie A, Torino-Atalanta 2-0:
Izzo-Iago, Dea sconfitta e agganciata

Con un gol per tempo i granata sconfiggono la squadra di Gasperini e la raggiungono al settimo posto in classifica



Ricorderemo questo sabato per essere il giorno in cui il Toro apre il gas nella rincorsa verso l’Europa. Il miglior Torino visto in questa stagione in casa stende l’Atalanta formato trasferta, agganciando proprio i bergamaschi al sesto posto in classifica (in attesa delle partite delle altre). Izzo e Iago Falque gli eroi di Mazzarri, che per la quinta partita consecutiva non subisce gol, e non accadeva dal 1985, consentendo a Sirigu di allungare la sua imbattibilità a 493’. La squadra di Gasperini torna a casa con il secondo k.o. consecutivo, e stavolta deraglia anche in trasferta. Nel suo terreno di caccia preferito.

NEL NOME DEL MONDO — Ci sono due cartoline che, nel prepartita, generano emozioni nei ventimila del Grande Torino, compresi i mille e quattrocento tifosi arrivati da Bergamo. Giù gli applausi da tutto lo stadio quando la signora Clara Mondonico, la figlia di Emiliano, indimenticato tecnico di Torino ed Atalanta, si palesa a bordocampo per ricevere l’omaggio del Toro dalle mani del presidente Urbano Cairo. È un battito granata quando, pochi minuti dopo, la Primavera del Toro al completo (calciatori, dirigenti e tecnici) compie il giro d’onore con in mano la Supercoppa vinta mercoledì sera.

il TRIS DI ARMANDO — Avvolgente e giocata a tutto campo, in avvio questo Torino-Atalanta non tradisce le aspettative. I granata provano a fare la gara e si fanno preferire nella prima parte del primo tempo, l’Atalanta risponde colpo su colpo ed esce sulla distanza. Si gioca sul filo dell’equilibrio, spezzato talvolta dai calci di fermo (all’8’ Iago si ferma sulla barriera) o dagli errori individuali di troppo commessi dai difensori del Toro. Come quando Pasalic non approfitta della falla aperta da Nkoulou e Aina (13’), o come quando tre minuti più tardi Nkoulou perde l’equilibrio e lancia Gosens (tiro inguardabile) che nella circostanza s’infortuna (dentro il Duemila Kulusevski). Mazzarri urla, ma non è finita. Perché la sciocchezza più grossa la commette Baselli nel tentare un dribbling in area offrendo un’occasione d’oro a Mancini (22’): Sirigu gli chiude lo specchio, sul colpo di testa successivo Castagne non inquadra lo specchio. Graziato, il Toro non si disunisce e riprende possesso del centrocampo. Prove di gol di Meité al 35’ (tiro di poco alto), sette minuti dopo Izzo la sblocca: sugli sviluppi di un calcio d’angolo, la conclusione di Iago sporcata da un difensore si stampa sul palo, dal mischione emerge Izzo che ribatte in gol. È il suo terzo gol in questa stagione.

IAGO DUE MESI DOPO — Quando si rientra dopo la ripresa Meité innesca la scintilla, Iago Falque produce la fiammata: il francese lavora un bel pallone sulla sinistra, Iago sfodera la specialità della casa: dribbling secco nel cuore dell’area, e conclusione precisa all’angolino. Iago si sblocca poco meno di due mesi dopo il suo ultimo acuto nel 3-0 all’Empoli nel giorno di Santo Stefano. L’Atalanta accusa il colpo, e si vede: prova a reagire subito con Castagne (6’) ma il tiro si addormenta tra le braccia di Sirigu. Ma è il Toro che continua nel predominio territoriale, e i bergamaschi si disuniscono con il passare dei minuti. Gasperini getta nella mischia la gioventù di Barrow, Mazzarri risponde con l’esperienza di Ansaldi. Iago Falque, il più positivo dei suoi, sfiora due volte la doppietta (al 19’ e alla mezzora). Prima della doccia c’è ancora il tempo di una grande chiusura di Sirigu su Zapata allo scadere e dell’esordio in Serie A, nel recupero, del bomber della Primavera, il Duemila Vincenzo Millico. Poi è festa granata.

Mario Pagliara

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Frosinone-Roma 2-3: gol di Ciano,
Pellegrini, Pinamonti e doppietta di Dzeko

Giallorossi distratti, ma contano i 3 punti che riportano il Milan a una lunghezza di distanza.
Per il derby brutte notizie: Manolas esce in barella tra le lacrime


Sembrava un'altra occasione persa, un altro passo falso subito in rimonta. E invece al quinto minuto di recupero ci ha pensato Edin Dzeko a salvare la Roma e a darle una vittoria fondamentale (3-2) nella rincorsa al quarto posto che vale la Champions (leggi qui la classifica). Dzeko che, tra l'altro, aveva già marchiato a fuoco la rimonta giallorossa nel primo tempo. Per il Frosinone, invece, il rammarico di un pareggio che sembrava oramai cosa fatta e che invece si è smaterializzato per ingenuità.


DUE VOLTI — Di Francesco voleva un approccio diverso dal primo tempo vissuto con il Bologna e invece la Roma finisce con il ricalcare più o meno le stesse tracce di lunedì scorso. Disattenta, imprecisa in fase d'impostazione, poco cattiva nei duelli. Così il Frosinone prende subito coraggio e capisce che può essere una serata importante in chiave salvezza. Anche perché dopo appena 5' di gioco la squadra di casa è avanti con Ciano: malinteso sulla trequarti tra De Rossi e Nzonzi, la punta giallorossa calcia dal limite, Olsen para con un bagher pallavolistico e resta per terra peccando nella reattività, con la palla che lentamente si insacca sul lato opposto. E di occasioni per raddoppiare la squadra di Baroni ne ha addirittura due, con Ciano che prima si divora il 2-0 da pochi passi a botta sicura, poi si vede anticipato di testa da Marcano nel momento giusto. In mezzo la Roma si era reso però pericolosa con un colpo di testa su cui Sportiello si è salvato in angolo. Poi Dzeko battibecca a lungo con i tifosi del Frosinone successivamente a una rimessa laterale restituita secondo la gente gialloblù in modo scorretto (purtroppo si è registrato anche qualche insulto razzista nei confronti del bosniaco). È la scintilla che accende il bomber giallorosso, che al 30' approfitta di una dormita in area di Goldaniga e di destro insacca il pari (con l'ausilio del palo) e un minuto dopo lancia nello spazio El Shaarawy, con Sportiello che devia il diagonale, su cui però arriva in scivolata Pellegrini siglando il 2-1 giallorosso. In due minuti la Roma si riprende una partita che sembrava essersi complicata da sola, più per demeriti propri che non per la forza della squadra di casa.

EDIN AL FOTOFINISH — La ripresa è un compendio di confusione tattica, palloni sbagliati e scelte approssimative. Da entrambi le parti, anche a causa di un vento sempre più forte che rende difficile giocare qualsiasi pallone. Il Frosinone è obbligato però a inventare qualcosa in più, ma le idee non sempre sono supportate dalla qualità. Ma anche la Roma quando c'è da costruire fa una fatica immensa e allora la partita resta lì, impantanata e a tratti anche noiosa. Così Baroni si gioca la carta Pinamonti, che appena entrato (23') avvia una ripartenza su cui il Frosinone ha la palla del possibile pari: cross sul fondo di Zampano, con lo stesso Pinamonti che da solo a centro area non riesce a coordinarsi da posizione favorevolissima. Alla mezzora Di Francesco perde Manolas per infortunio (il greco esce in barella dopo uno scontro con Molinaro) e questa è una pessima notizia anche in vista del derby e del Porto, in Champions. Senza il riferimento difensivo, la retroguardia giallorossa balla e al 35' prende il 2-2: lancio di Molinaro per Pinamonti, scambio con Ciano tra tre giallorossi inermi (De Rossi, Marcano e Kolarov) e piatto vincente della punta gialloblù. A rimettere in piedi la partita per i padroni di casa è soprattutto Baroni, che azzecca i cambi e ridà animo ai suoi. E al 40' il Frosinone ha anche la palla della possibile vittoria, ma stavolta Olsen è bravo a tu per tu con Trotta. In tribuna centrale scoppia una rissa tra tifosi, in campo sono invece saltati tutti i riferimenti. Al 50' però, proprio all'ultimo respiro, la Roma trova una vittoria fondamentale, con Dzeko che di pancia mette dentro l'assist di El Shaarawy. Finisce così, con la Roma a festeggiare una vittoria d'oro nella corsa alla Champions (il Milan è sempre a +1) e il Frosinone a leccarsi le ferite.

Andrea Pugliese

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Sampdoria-Cagliari: 1-0. Ritmi alti,
poi decide Quagliarella su rigore

Equilibrio per gran parte della sfida.
Decisivo il penalty per fallo di Pellegrini su Gabbiadini.
Il capitano non sbaglia e batte Cragno, comunque in giornata



La Samp riprende la sua corsa dopo tre k.o. di fila e supera a fatica un Cagliari che fuori casa continua a raccogliere pochissimo e si arrende soltanto su un rigore di Quagliarella nella ripresa (fallo contestato di Luca Pellegrini su Gabbiadini), dopo avere però disputato un buon primo tempo. Sino all’intervallo, infatti, i sardi hanno tenuto alto il ritmo, con un pressing che ha creato qualche affanno alla squadra di Giampaolo, che ha schierato Sala titolare al posto di Bereszynski. Fra gli ospiti, invece, debutto in serie A del gioiellino della Primavera, Riccardo Doratiotto, 19 anni, in coppia con Pavoletti. L’unico limite della squadra di Maran, sino all’intervallo, è stato quello di non avere mai concretizzato la maggiore spinta offensiva.

DETERMINATI — Eppure il coraggio degli ospiti, schierati con Barella dietro alle due punte, ha creato continua apprensione nei padroni di casa, che solo al 16’ si sono resi pericolosi: su cross di Ekdal, Jankto si fa però respingere la sua conclusione troppo debole da Pisacane sulla linea di porta. Al 26’ tiro alto sulla traversa di Barella. È stato, questo, il miglior momento della Samp nel primo tempo, alla mezz’ora due volte al tiro con Quagliarella (murato) e quindi con Sala, neutralizzato da Cragno.

DUBBIO — Al 34’, dopo una respinta di Audero su Pavoletti, l’arbitro Massimi grazia Deiola dopo avere consultato la Var a bordo campo, nonostante il suo durissimo intervento su Praet, che avrebbe meritato il rosso diretto. Il primo tempo si è chiuso senza gol, e nella ripresa la Samp ha provato subito ad essere più propositiva e meno passiva, favorita anche dall’ingresso in campo di Gabbiadini, che garantisce quelle accelerazioni mancate nel primo tempo.

SVOLTA — È la svolta della gara: il Cagliari si chiude, la Samp attacca e cresce. Al 18’ il solito, ottimo Cragno è stato decisivo per due volte su Quagliarella e, quindi, su Ekdal, prima dell’episodio-chiave: il contatto in area ospite Pellegrini-Gabbiadini (19’) è punito con il rigore che Quagliarella trasforma. Diciassettesimo gol in campionato e festa Samp al termine di un finale molto nervoso.

Filippo Grimaldi

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Bologna-Juventus 0-1, Dybala entra e decide la sfida

I bianconeri ripartono dopo la sconfitta di Madrid ma faticano contro i rossoblù di Mihajlovic.
Decide un gol al 67’ dell’argentino, appena entrato al posto di Alex Sandro.
Nel finale Perin devia sul palo un destro di Sansone



La favola della grande che dormicchia, subisce, non paga e alla fine vince è un grande classico nel libro di narrativa del calcio. Bologna-Juve è un nuovo, grande esempio. La partita in due righe: la Juventus fa una gran fatica, il Bologna domina per un’ora, poi entra Dybala e a metà del secondo tempo segna il gol-partita. L’azione è un concentrato di Juve, trenta secondi i cui i suoi campioni fanno la cosa giusta. Mandzukic su un rinvio di Perin rende giocabile il pallone – e quasi fa a botte con Mbaye, ma questa è un’altra storia -, permettendo a Matuidi di mostrare la giocata migliore della sua partita e arrivare sul fondo a crossare. Su quel traversone da sinistra, Helander rinvia malissimo, piano e centrale, così per Dybala, che ha seguito l’azione, è quasi troppo facile far gol da centro area. Soriano e Pulgar, due metri più in là, si pentiranno per una settimana di non averlo seguito da vicino.

JUVE PREOCCUPANTE — Allegri ancora una volta vince una partita con un cambio: fuori Alex Sandro, dentro Paulino, il grande escluso dalla formazione titolare. I segnali per il 12 marzo, il giorno del giudizio, però sono tutti negativi. La Juve per ampi tratti della partita sembra una squadra sotto shock. Allegri all’inizio mette Cancelo largo a destra, in teoria esterno offensivo, poi chiede a Bentancur di fare il play e usa Bernadeschi da mezzala destra. La chimica è ai minimi termini, ma la questione non pare tattica. I passaggi sbagliati non si contano, Bonucci lancia più volte nel vuoto, soprattutto nessuno salta l’uomo. Ronaldo, in questo contesto da ritmi bassi e grande depressione, è completamente normale, un po’ isolato e mai pericoloso. Il sinistro del gol di Dybala, non per caso, è il primo, vero tiro in porta della partita. Nei 66 minuti precedenti, giusto un brivido: una giocata di Bernardeschi che, nel primo tempo, salta secco Poli e calcia fuori col mancino.

BOLOGNA GENTILE — La domenica del Bologna invece è opposta. Lucidità in costruzione, bel gioco ma poco cinismo. Il primo pericolo, un tacco alto di Santander, è un manifesto programmatico. La squadra gioca decisamente bene e El Ropero è tra i migliori, un gigante saggio che gioca di sponda, fa salire la squadra e dà un gran fastidio alle difese. Nel solo primo tempo si contano sei-sette azioni promettenti: tiri fuori di Soriano, Edera e Santander, un cross di Sansone che non trova il solito Armadio numero 9, una chiusura di Rugani su Soriano. Mihajlovic non esulta solo perché – un paradosso, per un tipino come lui – alla squadra mancano completamente cattiveria e istinto killer. Ne avesse anche solo una manciata, la Juve andrebbe all’intervallo in svantaggio oppure cadrebbe dopo 10 minuti del secondo tempo.

LE DUE PALLE-GOL — Eccola, la prima delle due grandi occasioni per il Bologna. Un angolo da sinistra, complice un rimpallo in stile-Madrid, libera Mbaye a due passi dalla linea di porta, ma Ibrahima calcia senza poesia e si fa ribattere il tiro da Alex Sandro. La seconda grande palla-gol invece arriva oltre il 90’, dopo che Allegri ha messo in campo Chiellini al posto di Bernardeschi per difendere il risultato. Una palla allontanata dalla difesa viene calciata in porta da Sansone: sembra un tiro innocuo – da lontano, con poca coordinazione – invece Perin deve fare il fenomeno per deviarlo sul palo, e sulla respinta, allontanare anche un destro di Orsolini. E’ la scena finale: la Juve, a +16 in attesa del Napoli, esulta stretta attorno al suo portiere. In tempi duri, ogni scampato pericolo è energia per il futuro.

Luca Bianchin

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Serie A, Chievo-Genoa 0-0: vince la noia, solo una chance per Kouamé

Partita senza emozioni a Verona:
i veneti guadagnano un punto sulla quota salvezza ma sono a -11
dall’Empoli, i rossoblù vanno a +11 sul Bologna terzultimo


La salvezza è sempre più vicina per il Genoa (+11 sul Bologna terzultimo) e sempre più lontana per il Chievo (-11 dall’Empoli quartultimo): il pareggio del Bentegodi lascia queste indicazioni anche se non si è assolutamente visto l’ampio distacco che c’è in classifica tra le due squadre. Il Chievo, pur senza creare grosse occasioni, avrebbe meritato qualcosa di più di un Genoa rinunciatario e mai pericoloso.


PRIMO TEMPO — La partita fin dall’inizio si gioca nei trenta metri centrali, una serie di duelli che genera tanti falli e nessuna occasione. Entrambe le squadre faticano a liberare qualcuno per una conclusione, in area si entra poco e così gli spettatori si annoiano. Il Chievo spinge a destra con il generoso Schelotto, che lavora bene in coppia con Leris, mentre il Genoa prova invano a ripartire con Bessa e Kouamé che spesso si trovano quasi in linea alle spalle di Sanabria. Al 32’ una conclusione centrale da fuori di Jaroszynski costringe Radu alla prima, semplice parata. Il portiere del Genoa blocca dieci minuti dopo una punizione di Kiyine e prima dell’intervallo Radovanovic (ex fischiato dai tifosi del Chievo) calcia in curva da fuori. La squadra di Prandelli chiude il primo tempo senza aver mai tirato nello specchio della porta di Sorrentino.

SECONDO TEMPO — Dopo l’intervallo ci si aspetta un Genoa più convinto e invece è il Chievo a provarci con maggiore determinazione grazie a una serie di tiri dal limite che non creano pericoli ma che almeno dimostrano la volontà di infastidire il portiere rossoblù. Il primo e ultimo tiro in porta del Genoa è di Sanabria, ma si tratta di un innocuo passaggio a Sorrentino. Prandelli passa al 4-4-2 che in fase di possesso diventa 4-2-4 inserendo Lazovic al posto di Lerager, ma tutti i giocatori offensivi della sua formazione sono in una pessima giornata. Così il Chievo prende fiducia e nel finale cerca di vincere la gara con qualche mischia e un calcio di punizione di Piazon, appena entrato. Radu respinge e la partita finisce in parità (quinto risultato utile consecutivo per Prandelli).

G.B. Olivero

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Sassuolo-Spal 1-1: Petagna risponde a Peluso

Un gol per tempo e perfetta parità:
il difensore neroverde sblocca il match con una bella girata,
nella ripresa l'attaccante biancazzurro a segno dal dischetto




Dove c'è Spal c'è Var. La formazione ferrarese si prende un punto sul campo di un Sassuolo apparso sempre più confuso e nervoso con il passare dei minuti, e se lo prende con un rigore che l'arbitro Maresca aveva negato, ma che ha poi concesso dopo aver rivisto l'azione al Var. E sempre la Var è servita per cambiare, seppure relativamente, la decisione del direttore di gara napoletano, che nel finale aveva espulso Duncan appena ammonito per un intervento scomposto su Missiroli e dopo aver rivisto l'azione ha cambiato colore: rosso diretto e epilogo rabbioso per De Zerbi e i suoi uomini.

ANDAMENTO LENTO — Se la chiusura è stata in qualche modo pirotecnica, non altrettanto si può dire per l'inizio del match. Andamento lento, molti errori dalla metà campo in su, un sostanziale equilibrio nel possesso palla, anche se la Spal sembra più razionale nello svolgimento del gioco: ci vogliono 32 minuti per vedere un tiro in porta, ma il gol segnato da Demiral viene annullato per un tocco di mano. La difesa a tre impostata da De Zerbi regge però regge ed è il Sassuolo a passare in vantaggio nel finale del primo tempo grazie a una grande scelta di tempo di Peluso, bravo a inserirsi su un calcio di punizione battuto da Sensi: sinistro in corsa e Gomis a terra.

RISCOSSA SPAL — La Spal rientra negli spogliatoi scossa ma non abbattuta, e si vede alla ripresa del gioco. Petagna e Floccari non mollano e Adjapong è bravo a sventare il pericolo già pochi minuti prima del pareggio. L'episodio chiave al minuto 21, quando in seguito a un corner Floccari cade in mezzo all'area e si lamenta per una trattenuta di Magnanelli. Maresca fa cenno di rialzarsi, ma il Var vigila. Qualche minuto, e il rigore viene concesso (e Magnanelli ammonito): Petagna non sbaglia e arriva così in doppia cifra. Ma soprattutto risveglia l'orgoglio della Spal e trascina il Sassuolo in uno stato di profondo nervosismo. Nel prossimo turno, contro il Milan, De Zerbi dovrà inventarsi ben di più di una difesa a tre.

Alessandra Bocci

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Serie A, Parma-Napoli 0-4: gol di Zielinski, Milik (2) e Ounas

Gli azzurri tornano a vincere e a segnare.
Padroni di casa praticamente mai in partita, la Var annulla un rigore
concesso da Chiffi alla squadra di D’Aversa nella ripresa



Il Napoli ritrova gol, entusiasmo, vittoria e autostima. Tutte cose che in trasferta non accadevano dallo scorso anno, 16 dicembre a Cagliari. Da quell’1-0 in Sardegna (gol di Milik al 90’ su punizione) il Napoli si era un po’ perso. Prima la sconfitta 1-0 con l’Inter poi 0-0 ancora a San Siro col Milan. E poi sempre 0-0 a Firenze, quindi stesso risultato anche al San Paolo col Torino. E il mal di gol che montava nella testa degli azzurri.

TRAZIONE POLACCA — Tutta un’altra storia a Parma, dove D’Aversa non riesce a opporre grande resistenza al Napoli. Che affonda soprattutto a sinistra dove Iacoponi appare debole e lo diventa ancor di più perché Machin (preferito a Barillà) copre poco e Biabiany resta un po’ guardare. Peccato che i migliori palloni capitano sul sinistro di Hysaj (Ancelotti lo sceglie facendo riposare Ghoulam) che dovendo passare il pallone sul suo piede, il destro, perde un tempo di gioco. Zielinski però fiuta quegli spazi e riesce a inserirsi sempre con maggiore efficacia. E così quando al 19’ Hysaj si contorce di destro per servire di prima il compagno ecco che Zielinski come coltello nel burro affonda nell’area parmigiana e di destro piazza il pallone dove Sepe non può arrivare e Bruno Alves in ritardo si vede infilato in tunnel. Il Napoli ora gioca più leggero, mentre il Parma non riesce a salire. Perché Inglese risulta macchinoso e Gervinho non riesce mai ad accelerare, anche perché Malcuit lo segue efficacemente a uomo in ogni angolo di campo. Sì perché Ancelotti è discepolo di Sacchi, ma fino a un certo punto. Il Napoli tiene i padroni di casa negli ultimi venti metri. E così quando Gagliolo atterra al limite dell’area Milik è lo stesso polacco a battere la punizione. Siparietto: Ancelotti chiama Koulibaly che corre verso Milik a riferire il messaggio del tecnico. La barriera salta: che Arek batta rasoterra. Il polacco esegue alla perfezione - modello Rivaldo al Milan - e così Milik festeggia il suo terzo gol su punizione diretta (record del campionato) andando ad abbracciare e ringraziare Ancelotti.

NIENTE RIGORE — Nella ripresa con Siligardi al posto dello spento Machin, il Parma ci mette almeno un po’ di intensità. E in un’azione confusa in area Malcuit, nel tentativo di rinviare, prende la gamba di Bruno Alves: Chiffi fischia il rigore ma poi viene richiamato dal Var Di Bello. Un attimo prima Callejon subisce fallo da Gagliolo è così Chiffi assegna la punizione a favore del Napoli. Ancelotti però è un po’ nervoso in panchina e urla ai suoi che perdono attenzione sbagliando passaggi elementari e lasciando spazio a un Parma che ci prova.

ASSIST BIABIANY — Ma nel momento migliore degli emiliani ecco la cappellata di Biabiany, che da centrocampo effettua un inspiegabile passaggio all’indietro tramutatosi un assist per Milik che sgancia il suo sinistro preciso senza che Bruno Alves vada oltre l’osservazione. Partita chiusa ma risultato che diventa pesante per il Parma con gli ultimi due entrati, Verdi e Ounas, che confezionano il quarto gol. Evidente la debolezza del Parma, ma stavolta il Napoli almeno si ritrova sulle cose che sa fare meglio. Gli scambi in velocità negli ultimi venti metri. Ritrovano fiducia gli attaccanti, l’unica faccia triste è quella di Mertens: lui non fa gol dall’anno scorso e la porta non l’ha “vista” neppure stasera.

Maurizio Nicita

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Fiorentina-Inter 3-3: autogol di De Vrij,
gol di Vecino, Politano, Perisic e Muriel

Var protagonista a Firenze, tra rigori dati, reti concesse e annullate.
I nerazzurri sono a +2 sul Milan e +3 sulla Roma


A Firenze si gioca il calcio storico, disciplina che ripropone un gioco antico. A Firenze oggi va in scena anche il calcio futuristico: si gioca con tre poli di attrazione. Non più solo le due porte, ma anche lo schermo della Var a centrocampo, dove l'arbitro Abisso si reca con una certa frequenza, seguito da orde di giocatori che restano lì, a sbirciare, nemmeno se potessero influenzarne l'esito. Fiorentina-Inter è un tripudio di Var, consultata dopo il gol al 1' e poi ripetutamente fino al rigore del 11° minuto di recupero quando comunque si prende la decisione sbagliata: finisce 3-3. Uno stillicidio, con parecchie decisioni ribaltate (non benissimo la terna a occhio nudo) tensioni de tifosi e sceneggiate di chi era in campo. Spalletti alla fine si infuria, perché vede svanire la quinta vittoria consecutiva, la quarta senza Icardi. L'Inter aveva ribaltato la gara di forza mentale, con un Perisic ormai sempre più calato nei panni di leader. Pioli esulta, perché perdere questa gara gli avrebbe fatto male. Ma nessuno sa bene come giudicare il tutto: del resto era un esperimento, questo calcio a tre "porte".

PARTENZA CHOC — Il Franchi, si sa, non è campo favorevole all'Inter. Però così… Dopo 17 secondi la Fiorentina è in vantaggio, la rete più veloce in A almeno negli ultimi 15 anni: lancio lungo di Ceccherini, sprint di Chiesa che saluta Dalbert, cross e deviazione di tacco di Simeone e poi di De Vrij nella propria porta. L'Inter ha la fortuna e il merito di pareggiarla, a sua volta, al primo tiro in porta: sviluppi di un corner al 6', palla ricacciata in area da Nainggolan, tocco al volo di Vecino, che trova il primo gol in campionato, contro la sua ex-squadra e quindi non festeggiato. Lafont non è perfetto, il sospetto fuorigioco tiene tutti fermi per 3', in attesa della Var, ma poi si riparte dal pari. Il pericolo scampato non accende l'Inter, che invece per mezz'ora quasi non passa la metà campo.

ALLUNGO INTER — La Fiorentina non colpisce mentre l'Inter fatica a trovare le misure difensive e nonostante la latitanza iniziale di tutti gli uomini d'attacco nerazzurro. Dopo la mancata "fuga per la vittoria" di Gerson (al 29' ruba palla a Vecino, non viene chiuso ma tira fuori) di colpo si spegne. La squadra di Spalletti prende coraggio, al 40' Politano fa tutto da solo e fa tutto bene, tranne l'esultanza (almeno secondo Perisic). L'ex Sassuolo converge da destra, tira a giro e trova l'angolino: poi festeggia con le mani alle orecchie, come Icardi, e Perisic glie tira giù. La gara ha svoltato, Perisic manca il terzo gol già in chiusura di tempo, lo trova dal dischetto dopo 7' della ripresa. Sulla punizione in mezzo di Brozovic c'è la mano di Fernandes, vista dalla Var. Il Franchi si scalda, in tribuna ci si agita, in Curva parte il classicone "come la Juve": il gol annullato a Biraghi, sempre dalla Var, per fallo di Muriel su D'Ambrosio è una nuova scossa tellurica.


CONTRORIMONTA — La seguente la provoca Muriel, con una punizione perfetta, irraggiungibile (74'). Ma si trema ancora nel recupero, e ancora per la Var: Abisso stavolta conferma la sua decisione dopo aver visto la tivù. Giudica mano quella di D'Ambrosio sul cross di Chiesa: Veretout trasforma per il 3-3. La squadra di Pioli agguanta il punto nonostante un'ora senza squilli di Simeone, qualche errore di troppo di Gerson, le responsabilità di Lafont su due gol, e l'inconsistenza del subentrante Pjaca. Ci pensa Chiesa, in quasi tutte le azioni decisive. L'Inter, apparsa meno quadrata ed ermetica che nelle ultime uscite, con qualche storica sofferenza sugli esterni, è però una squadra mentalmente rigenerata, che ha voglia e corsa fino al 90'. Il Milan adesso è a -2, ma la Viola era l'ostacolo più duro di questa fase del campionato. Ora prima del derby ci sono Cagliari e Spal: il peggio, nonostante i casi aperti, potrebbe essere alle spalle.

Valerio Clari

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Lazio - Udinese rinviata per sovrapposizione di impegni sia del campo (domenica ha giocato la nazionale di Rugby) che dei laziali (impegnati in settimana in Coppa Italia. Si prevede il recupero non prima del 26° turno.
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SERIE A 2018/2019 25ª Giornata (6ª di Ritorno)

22/02/2019
Milan - Empoli 3-0
23/02/2019
Torino - Atalanta 2-0
Frosinone - Roma 2-3
24/02/2019
Sampdoria - Cagliari 1-0
Bologna - Juventus 0-1
Chievo - Genoa 0-0
Sassuolo - Spal 1-1
Parma - Napoli 0-4
Fiorentina - Inter 3-3
25/02/2019
Lazio - Udinese (rinv.)

Classifica
1) Juventus punti 69;
2) Napoli punti 56;
3) Inter punti 47;
4) Milan punti 45;
5) Roma punti 44;
6) Lazio(*), Torino e Atalanta punti 38;
9) Fiorentina e Sampdoria punti 36;
11) Sassuolo punti 31;
12) Genoa e Parma punti 29;
14) Cagliari punti 24;
15) Spal punti 23;
16) Udinese(*) punti 22;
17) Empoli punti 21;
18) Bologna punti 18;
19) Frosinone punti 16;
20) Chievo(-3) punti 10.

(*) Lazio - Udinese rinviata per sovrapposizione di impegni.
(-3) Il Chievo sconta la penalizzazione per la sentenza del Tribunale della Federcalcio.

(gazzetta.it)
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ilpoeta59, 25/02/2019 06.47:



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Cagliari-Inter 2-1: autogol di Perisic, Lautaro e Pavoletti

Barella sbaglia un rigore, Martinez colpisce anche un palo.
Se Milan e Roma vincono domani, Spalletti si trova fuori dalla zona Champions


È finita la carica nervosa? O la rabbia per il finale di Firenze, sommata alla tensione di una stagione che raramente è stata normale, ha mandato in corto circuito l'Inter? Di sicuro c'è che il Cagliari sa approfittarne, anche se "decide" di voler soffrire fino al 96', sprecando il rigore del 3-1. I sardi vincono con merito, grazie a un primo tempo arrembante, prendendosi tre punti fondamentali per allontanarsi dalla zona calda. Caldissima diventa la corsa Champions, con la squadra di Spalletti che ora rischia il sorpasso dal Milan e l'aggancio della Roma. La crisi era iniziata con Icardi abile, arruolato e capitano, sembrava superata con lui sul lettino, ora rischia di riaprirsi, e trasformare i nerazzurri da fuggitivi (per la Champions 2019-20) a inseguitori. E non è mai una bella posizione. Tanto più se i "casini" interni non mancano.


INTER SPENTA — Ma ignorando per un momento questioni extra-campo e testa, l'Inter perde la gara anche sul campo, lasciando le fasce ai sardi, trovando una resistenza solo in Nainggolan e Lautaro, vedendo Perisic tornare alla versione spenta, aggiungendo alla solita sofferenza dei terzini anche una giornata negativa dei due centrali. Il tutto di fronte a un cliente difficile e letale come Pavoletti, invidiando al centrocampo dei sardi Barella, finendo col rimpiangere anche Srna, su cui era stato fatto un pensierino, e che in fin dei conti sarebbe stato meglio di Vrsaljko. Pensieri neri di una notte in cui i nerazzurri vedono complicarsi l'ultima fetta del campionato.

PARTENZA FORTE — I tre gol presi dall'Inter a Firenze, al netto del rigore inventato, non erano stati un caso. La difesa dell'Inter ha perso la sua ermeticità, alla Sardegna Arena, poco protetta anche da un centrocampo spento, balla che è un piacere. Il Cagliari parte con il piede sull'acceleratore, e lo alza solo al 13', quando si ferma per il tributo a Davide Astori. Ma poi ricomincia, sempre aggressivo, con le sovrapposizioni sulle fasce: dopo tre occasioni mancate e un rigore reclamato (braccio di Asamoah?), passa al 30'. Punizione (dubbia) battuta da Cigarini, Ceppitelli non tocca, la prende Perisic che infila involontariamente Handanovic: 1-0. Lo svantaggio non sveglia l'Inter, che 1' dopo ha bisogno di un "paratone" di Handanovic su Joao Pedro per evitare il 2-0. Anche il pareggio è un lampo estemporaneo, in un primo tempo di gioco offensivo latitante. Nainggolan, fra i più attivi, se ne va sulla destra e piazza un cross sul primo palo: Lautaro di testa anticipa Ceppitelli e pareggia. È il 38', non è la fine dei dolori interisti. Faragò perdona, Pavoletti no: al 43' gran gol del centravanti, su cross da destra di Srna. Skriniar manca l'anticipo, De Vrij viene anticipato dal destro al volo di "Pavoloso".

NIENTE RIMONTA — Nella ripresa la carica di un Cagliari comunque ottimamente messo in campo inevitabilmente si esaurisce un po': l'Inter guadagna metri di campo, prova a costruire, va vicino al pari con Lautaro (azione personale) e con Politano (gran riflesso di Cragno) prova a dare più geometrie con Borja Valero (per un deludente Vecino), che all'82' si costruisce la palla per il 2-2, ma poi manda alto. Quando Cragno respinge sul palo anche la girata di Lautaro, si torna alla mossa Ranocchia centravanti. Non è mai un buon segno, infatti poco dopo Despodov rimedia il rigore (fallo di Skriniar) che Barella spedisce nella curva prefabbricata dei sardi. La gioia del Cagliari è rinviata, ma esplode dopo 6' di recupero per tre punti inattesi.

Valerio Clari

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Empoli-Parma 3-3: gol, Var e spettacolo

Partita ricca di emozioni al Castellani con gli emiliani rimontati tre volte dalla squadra di Iachini



Tanti gol e tante emozione per un rocambolesco 3 a 3. Un risultato che piace più al Parma che all’Empoli. La squadra di Iachini parte bene con due conclusioni di Krunic (palla alta sopra la traversa) e Farias (neutralizza il portiere Sepe). Ma al 13’ il Parma passa in vantaggio. Punizione di Siligardi per Gervinho, la difesa azzurra non riesce a far scattare il fuorigioco e l’attaccante del Parma beffa con un tocco elegante Dragowski. La squadra di Iachini reagisce subito. E cinque minuti dopo arriva il pareggio. Bel numero di Farias che salta in area Barillà e mette al centro per Dell’Orco che appoggia il pallone in rete. Il primo tempo scivola via in equilibrio fino al nuovo vantaggio degli emiliani che arriva nel recupero. Ancora una punizione di Siligardi, la palla arriva a Bruno Alves che rimette il pallone in area per Rigoni che di testa batte Dragowski. I dirigenti azzurri protestano con l’arbitro Di Bello. Il motivo? Il quarto uomo avrebbe comunicato alle due panchine che non ci sarebbe stato recupero. Ma la rete di Rigoni è arrivata dopo il 45’.

LA RIPRESA — L’Empoli pareggia al 14’ del secondo su rigore concesso dall’arbitro per un contatto in area Gagliolo-Caputo. È il bomber azzurro ad andare sul dischetto e a battere Caputo. Per lui è il dodicesimo centro. Iachini inserisce il gioiellino Traorè al posto di Acquah nel tentativo di alzare ancora il ritmo. D’Aversa risponde proponendo un altro attaccante, Biabiany. Al 25’ Sepe è bravo a deviare in angolo una conclusione velenosa di Krunic. E cinque minuti dopo a frenare in uscita un’incursione di Di Lorenzo. Al 36’ il Parma torna avanti con Bruno Alves che corregge in rete una conclusione di Kucka. La Var impiega un paio di minuti prima di convalidare la rete del 3 a 2 della squadra di D’Aversa. Ma non è finita. L’Empoli torna all’assalto e pareggia in mischia con un autogol dello stesso portoghese su tiro di Silvestre. È il 3 a 3. Un pari tutto sommato giusto.

Luca Calamai

Fonte: Gazzetta dello Sport
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