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Campionato di calcio Serie A stagione 2018/2019: cronache, classifiche e... soprattutto commenti

Ultimo Aggiornamento: 27/05/2019 00:22
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Inter-Lazio 0-1: il gol di Milinkovic
di testa decide la sfida da Champions

La rete del serbo al 12' rilancia i biancocelesti a ridosso delle milanesi.
Icardi e Wanda osservano il match dalla tribuna e i nerazzurri chiudono con zero punte


Per ora hanno distrutto il morale, di San Siro. Il pubblico interista esce dallo stadio con un misto di rabbia e delusione, che non si trasforma in asia solo perché le rivali per la corsa Champions frenano tutte. Tutte tranne la Lazio, che festeggia ampiamente: questa vittoria la riporta in corsa per il terzo/quarto posto, oltre a segnare una inversione di tendenza in un campionato che l’aveva vista vincere solo il derby, dei match contro le big. L’Inter affonda colpita da una testa di Milinkovic (1-0) e in parte condizionata dai propri fantasmi, compreso quello che siede in carne ed ossa nelle prime file, Mauro Icardi. Una partita senza reti segnate non può che alimentare i rimpianti per il capocannoniere uscente, ancora spettatore. Non si può esaurire lì, l’analisi di un k.o. che cancella i benefici effetti del derby, ma da lì si rischia di partire. Lo fa il pubblico di San Siro, che non risparmia fischi a squadra e allenatore.

IL GOL — La partita può prendere una direzione dopo 8’ di una discreta partenza nerazzurra, quando su corner Strakosha ribatte sui piedi di Skriniar: porta spalancata , ma palla alta. Così si imbocca l’altro bivio al 13’: D’Ambrosio lascia tempo per pensare e preparare la giocata a Luis Alberto, il suo cross sul secondo palo è perfetto e trova la testa di Milinkovic Savic: ospiti in vantaggio. Per il serbo è un gol pesante, forse il segno di una risalita, per l’Inter è una sentenza a cui non avrà la forza e la lucidità di ribellarsi, nemmeno nel forcing del secondo tempo.

SCELTE — Senza Lautaro, Icardi e De Vrij, con Nainggolan dall’autonomia ridotta (entrerà al 73’), le scelte di Spalletti sono limitate. Quella meno scontata è l’abbandono del 4-2-3-1 del derby per il ritorno al 4-3-3, con Borja per Gagliardini e Vecino di nuovo interno di centrocampo. Lo spagnolo soffrirà la fisicità di Milinkovic e Leiva, l’uruguaiano si presenterà raramente in area avversaria. L’Inter soffre il palleggio degli avversari finché c’è Correa, soffre sempre un ispirato Luis Alberto, viene graziata più volte dalla poca cattiveria degli attaccanti biancocelesti in contropiede (Immobile non in grande serata). Handanovic è decisivo nelle solite 4-5 parate, che probabilmente bastano per cancellare i dubbi sulle sue responsabilità sul gol, quando non accenna l’uscita.

RISORSE — Nella ripresa i nerazzurri creano di più, fanno paura a Strakosha con un paio di tiri di Politano, ma la Lazo si trasforma da formazione di palleggio a collettivo di ordine e lotta. Keita centravanti è un leone in gabbia che ruggisce solo quando riesce a girarsi verso la porta (un paio di volte), Perisic è attivo ma impreciso, dalla panchina, oltre al Ninja in rodaggio, arrivano Candreva e Joao Mario: non granché. Meglio sull’altro fronte Parolo, che dà equilibrio, e Caicedo, che si prende il lusso di saltare uno Skriniar sottotono e crea più di un pericolo. Inzaghi ha risorse, la sua Lazio ha birra e sembra in crescita per il finale di campionato. Inter e Milan sono avvertite.

Valerio Clari

Fonte: Gazzetta dello Sport
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SERIE A 2018/2019 29ª Giornata (10ª di Ritorno)

29/03/2019
Chievo - Cagliari 0-3
30/03/2019
Udinese - Genoa 2-0
Juventus - Empoli 1-0
Sampdoria - Milan 1-0
31/03/2019
Parma - Atalanta 1-3
Fiorentina - Torino 1-1
Frosinone - Spal 0-1
Roma - Napoli 1-4
Bologna - Sassuolo 2-1
Inter - Lazio 0-1

Classifica
1) Juventus punti 78;
2) Napoli punti 63;
3) Inter punti 53;
4) Milan punti 51;
5) Lazio(*) e Atalanta punti 48;
7) Roma punti 47;
8) Sampdoria e Torino punti 45;
10) Fiorentina punti 38;
11) Genoa, Cagliari e Parma punti 33;
14) Sassuolo punti 32
15) Spal punti 29;
16) Udinese(*) punti 28;
17) Empoli punti 25;
18) Bologna punti 24;
19) Frosinone punti 17;
20) Chievo(-3) punti 11.

(*) Lazio - Udinese rinviata per sovrapposizione di impegni.
(-3) Il Chievo sconta la penalizzazione per la sentenza del Tribunale della Federcalcio.

(gazzetta.it)
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Se non esistesse la Juventus...saremmo noi la Juventus! [SM=x1583491]





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Milan-Udinese 1-1, Lasagna risponde a Piatek

Termina 1-1 l’anticipo della 30ª giornata: rossoneri avanti a ridosso dell’intervallo, pareggio al 66’.
Nel primo tempo Donnarumma e Paquetà vanno k.o.



Piatek del giorno: Lasagna. Il menu di San Siro lo servono loro, un pareggio insipido per 1-1 che mette sempre più a rischio il quarto posto del Milan. Gattuso ha provato a cambiare prima e durante la partita, ma a conti fatti è andato più vicino a perderla che a vincerla. Buon punto per i friulani, tosti e compatti pur senza troppi svolazzi: ci si salva anche così.

KESSIE E GIGIO KAPUTT — E’ il giorno del doppio bomber, della rinuncia al 4-3-3 in nome della fantasia. O almeno dovrebbe esserlo. Il primo tentativo di assist di Piatek per Cutrone arriva dopo appena 100 secondi di gioco: Patrick, acclamatissimo dal Meazza, manca l’impatto nell’area piccola. Poi subito il guaio Donnarumma, che accusa una fitta muscolare in un’escursione fuori area, prova a restare in campo ma al 10’ lascia la guardia della porta a Reina. È un altro problema per Gattuso, che si aggiunge a quello capitato a Kessie nell’ultimo allenamento (l’ivoriano non va neanche in panchina). E così il nuovo Milan con Paquetà dietro alle due punte nasce in una versione particolare, con Bakayoko, Biglia e Calhanoglu confermati in mezzo come a Genova e il turn over dei terzini che premia Abate e Laxalt.

PAQUETÀ OUT, PIATEK GOL — L’Udinese, coperta con la difesa a tre che diventa a cinque, corre il primo pericolo a metà del primo tempo, quando Paquetà lascia andare un sinistro potente che sfiora il palo. Poco dopo deve entrare in azione Musso: Paquetà ispira Cutrone, gran controllo e sinistro volante su cui l’argentino interviene in tuffo. Il brasiliano prova a gasare San Siro, ma la smorfia di grinta si trasforma in dolore di lì a poco: un contrasto con Behrami lo mette k.o. (caviglia), entra Castillejo. Buon per il Milan che, un attimo più tardi, Piatek trovi la zampata che sblocca la gara prima dell’intervallo. Merito anche di Cutrone, che controlla in area davanti a un Ter Avest troppo permissivo e innesca il polacco, letale a bruciare Samir e battere Musso in due tempi.

LASAGNA A SAN SIRO — Tudor cambia qualcosa in avvio di ripresa: dentro Wilmot e Okaka, fuori Samir e Ter Avest. La difesa resta a tre, ma l’attacco s’irrobustisce. Ma è soprattutto sul piano della convinzione che i friulani crescono. E alla prima vera chance, al minuto 65, ecco il pareggio: da un corner per il Milan scaturisce un contropiede guidato da Okaka, rifinito da Fofana e concluso da Lasagna. L’1-1 dell’azzurro è anche il suo quarto centro in 5 gare a San Siro. Il Milan incassa il colpo e rischia di affondare subito dopo, ma per fortuna del Diavolo la testata di De Maio e il destro di Lasagna sono imprecisi. Due chance d’oro per l’Udinese. Ne ha una anche Castillejo, ma prima del fischio finale è ancora il Milan a rabbrividire, quando Calhanoglu deve fermare alla disperata un altro contropiede di De Paul. Finisce 1-1, San Siro alla fine fischia più forte di Banti.

Stefano Cantalupi

Fonte: Gazzetta dello Sport
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03/04/2019 00:32
 
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Cagliari-Juventus 0-2: gol di Bonucci e Kean.
Finale di fischi e tensione

I bianconeri contati dagli infortuni non rischiano niente. Caceres esce per un fastidio muscolare.
Dopo il raddoppio l'attaccante della Signora bersagliato dai tifosi sardi



La buona notizia (per i tifosi bianconeri) è che la Juventus torna da Cagliari con un altro pezzettino di scudetto, vincendo 2-0 con reti di Bonucci e Kean nonostante l'emergenza. La brutta (per tutta l'Italia) sono i fischi misti a buu razzisti indirizzati all'attaccante bianconero, preso di mira dai tifosi per un'esultanza irridente (si è fermato a braccia larghe sotto la Nord) dopo il gol. Un finale brutto ed evitabile: a quel punto Matuidi, vittima un anno fa di cori razzisti in questo stesso stadio, chiede all'arbitro di intervenire e poco dopo parte l'annuncio dello speaker.


QUANTE ASSENZE — Tornando alla partita, Allegri si presenta alla Sardegna Arena con un'interminabile lista di assenti (9 per la precisione: Cristiano Ronaldo, Dybala, Mandzukic, Douglas Costa, Cuadrado, Perin, Spinazzola, Barzagli e Khedira) e rispolvera la difesa a tre, con la BCC (Bonucci, Chiellini e Caceres) e un inedito tandem Bernardeschi-Kean (gli unici attaccanti a disposizione) davanti. Maran cerca l'impresa affidandosi al solito Barella, reduce da un'ottima prestazione col Chievo, più Pavoletti e Joao Pedro.

BONUCCI CI METTE LA TESTA — Eppure la Juve B di Cagliari è molto più briosa e volitiva di quella vista quattro giorni fa contro l'Empoli allo Stadium, tanto che dopo poco più di venti minuti passa in vantaggio: angolo (un gentile omaggio di Cepittelli) battuto da Bernardeschi e testa di Bonucci, che salta praticamente indisturbato in mezzo a Joao Pedro e Pisacane. Prima c'erano state un altro paio di occasioni per i bianconeri, zero per il Cagliari, il cui obiettivo principale è provare a sorprendere la difesa bianconera sulle palle alte. L'unica azione pericolosa della squadra di Maran arriva a fine primo tempo, con una buona combinazione Barella-Joao Pedro, ma il brasiliano al volo calcia alto. Madama poco prima aveva sfiorato il raddoppio sempre di testa, con Matuidi.

KEAN, GOL E BUU — I padroni di casa alzano il ritmo nella ripresa, alla ricerca del pareggio, e quasi lo trovano con un insidioso colpo di testa di Pavoletti. Però è ancora la Juve a mettere paura con la potenza fisica di Kean, che lanciato da Pjanic, se ne va da solo in mezzo a due giocatori del Cagliari e arriva fin davanti alla porta, ma il pallone finisce tra le braccia del portiere. Il Cagliari paga la scarsa vena dei suoi giocatori migliori: Barella ha pochi guizzi e Cigarini non imposta come sa. Così Maran prova a muovere le acque inserendo gli ex bianconeri Cerri e Padoin più Birsa, ma è ancora Pavoletti a far tremare la Signora con un colpo di testa (alto). La Juve, che Allegri mantiene a tre dietro anche dopo aver sostituito Caceres con Bentancur (arretrando Emre Can sulla linea dei difensori), attacca ancora con Bernardeschi, ma l'ex viola trova sulla sua strada Kean, che involontariamente manda il pallone fuori. Poi però il ragazzino si fa perdonare col gol che chiude la partita: al 40' cross di Bentancur, lanciato da Emre Can, e tocco sotto porta di Moise. Il resto non è calcio, ma una brutta storia di cui avremmo fatto volentieri a meno.

Fabiana Della Valle

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Empoli-Napoli 2-1: Farias e Di Lorenzo fanno respirare i toscani

Tre punti pesantissimi in chiave salvezza per la squadra di Andreazzoli.
Al Napoli non basta il bel gol di Zielinski



L'Empoli gioca la partita della vita, meritando la vittoria con un secondo tempo eccellente, quando invece si squaglia il Napoli lasciando dubbi e segnali preoccupanti ad Ancelotti. Perché se fra una settimana all'Emirates difendi così con l'Arsenal, il sogno di arrivare alla finale di Baku di Europa League diventa un miraggio. Applausi ai ragazzi di Andreazzoli: conquistano tre punti pesantissimi in chiave salvezza e dopo la buona prestazione di sabato in casa Juve, bissano con una prova convincente di gruppo, giocando con grande intensità e applicazione.

FA TUTTO ZIELINSKI — Andreazzoli deve rinunciare all'ultimo momento al portiere Dragowski e al difensore Dell'Orco, sostituiti da Provedel e Maietta. Più ragionato il turn over di Ancelotti, che cambia 5/11 di squadra, nonostante le assenze. Le novità più rilevanti sono Luperto difensore centrale - la stagione scorsa protagonista proprio qui ad Empoli - il tedesco Younes, alla sua seconda da titolare e l'algerino Ounas dietro Milik in un 4-2-3-1 che prevede anche Mario Rui largo e molto alto. Il Napoli trotterella, un ritmo sufficiente per battere una Roma disastrata all'Olimpico, non un Empoli che deve salvarsi e lotta su ogni palla. Andreazzoli è più cauto nell'atteggiamento così che il Napoli inizialmente trova spazi solo per conclusioni dalla distanza, con Zielinski e Younes. Poi la scintilla quasi casuale, al 28'. Farias, l'uomo più di movimento alla ricerca di spazi, entra in area da sinistra (Malcuit gli lascia troppo spazio) e prova il tiro: il suo destro incoccia il corpo di Zielinski e la deviazione spiazza Meret, che prende gol alla prima conclusione nello specchio. La reazione del Napoli non è veemente ma il baricentro degli azzurri sale, tanto che 10' dopo l'Empoli è a un passo dal 2-0: bello l'attacco in profondità di Farias che crossa basso sul secondo palo, Caputo è puntuale, ma Meret esce a valanga e fa scudo col corpo. Neanche il tempo di dannarsi l'anima, anche per l'infortunio che costringe a uscire Krunic, e i toscani subiscono il pareggio. È Zielinski a rimettere in pari i conti personali e della gara: gran destro da almeno 25 metri e pallone imprendibile per Provedel.

CHE EMPOLI! — Nella ripresa il Napoli... resta nello spogliatoio. Difesa svogliata che sbaglia gli appoggi più semplici e Meret che ci mette qualche pezza sventando un paio di situazioni pericolose su Farias e Caputo. Il gol è nell'aria e arriva su calcio d'angolo, all'8': Bennacer batte tagliato sul primo palo, dove Di Lorenzo salta indisturbato con evidenti colpe di Milik e non solo. Ancelotti prova a cambiare assetto più volte, passando al 4-4-2 con Mertens seconda punta e Fabian Ruiz in regia. Poi nel finale dentro anche Verdi, ancora 4-2-3-1 con Callejon terzino. Ma il Napoli è confusionario e non si avvicina mai al pari. Mentre Traoré domina in mezzo al campo e rilancia invitanti contropiede. L'Empoli non riesce a segnare il gol della sicurezza, ma difende bene una vittoria che le fa rivedere la luce della salvezza. Il Napoli ha una partita (col Genoa al San Paolo) e una settimana per rimettere in ordine le idee e cambiare radicalmente ritmo e approccio a Londra.

Maurizio Nicita

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Frosinone-Parma 3-2: decide il rigore con VAR di Ciofani al 103'

Pinamonti show, ma gli emiliani, in grande emergenza, riprendono per due volte i ciociari.
Prima del penalty per cui l'arbitro si consulta per quasi 10' con gli assistenti al video


Quasi 10' di consulto tra l'arbitro Manganiello e gli assistenti al VAR. Poi il rigore per il Frosinone e al 103' la freddezza di Ciofani che beffa il Parma e tiene viva la fiammella di speranza salvezza della squadra di Baroni. Vince 3-2 il Frosinone, che resta aggrappato alla Serie A, mentre il Parma, in condizioni di forte emergenza, incassa il terzo k.o. consecutivo e vede avvicinarsi pericolosamente le acque torbide della zona salvezza. La sintesi del 3-2 dello Stirpe è tutta qua, anche se non rende giustizia al bel primo tempo dei padroni di casa, trascinati da un magnifico Pinamonti, e alla bella reazione emiliana nella ripresa. La squadra di D'Aversa ha il pregio di non perdere la bussola e restare attaccata alla partita nei momenti di difficoltà. Al resto ci pensa l'autolesionismo dei ciociari, non una novità in stagione. Ma quando pensi ormai a un pareggio scritto, ecco il rigore che non ti aspetti, per fallo di Gobbi su Paganini.


PINAMONTI SHOW — Baroni sa che il suo Frosinone è all'ultima spiaggia e vara un 3-4-1-2 spregiudicato, con Ciano dietro a Trotta e Pinamonti. D'Aversa è senza Gervinho, Biabiany, Inglese, Grassi e Bruno Alves. Esordio dal 1' per l'uruguaiano Schiappacasse, che lascerà però pochissime tracce di sé. Dopo 8' di studio, Beghetto crea la prima, vera occasione da gol, pennellando per la testa di Pinamonti: Gagliolo salva tutto alzando in corner la conclusione del giovane attaccante. È sul lato mancino che i padroni di casa trovano più spazi e al 13' Pinamonti sfrutta al meglio il cross di Valzania per sbloccare il match. Il Frosinone sfiora altre due volte la rete, prima ancora con l'indemoniato Pinamonti e poi con una splendida punizione di Ciano (palla fuori di pochissimo). Il Parma pare tramortito, ma al 18' trova quasi casualmente il pari: cross di Siligardi, palla respinta sul secondo palo dove Gagliolo strozza il tiro, ma pesca Barillà sulla traiettoria. Deviazione, gol e VAR immediata: dopo 3' l'arbitro Manganiello convalida, c'è un difensore dei ciociari a tenere in gioco il centrocampista di D'Aversa. La squadra di Baroni non si abbatte e ricomincia a macinare gioco. Ed è sempre l'asse Beghetto-Pinamonti al 35' a confezionare la chance per il raddoppio. Il colpo di testa dell'ex Inter finisce però largo. Pinamonti è immarcabile e al 46' in girata colpisce pure una traversa, prima di servire subito dopo l'assist a Valzania per il raddoppio. Il centrocampista arrivato dall'Atalanta ci mette molto del suo però, con un destro di rara potenza e precisione all'incrocio.

RIPRESA EMILIANA — A inizio ripresa si vede per la prima e ultima volta Schiappacasse (sostituito subito dopo da Ceravolo), ma Sportiello è bravo ad anticipare l'uruguaiano uscendo dalla propria area. È il preludio del nuovo pareggio, che stavolta arriva su rigore al 58': fallo netto di Sammarco su Siligardi e Ceravolo trasforma dal dischetto spiazzando il portiere. Il Parma prende coraggio, Siligardi poco dopo impegna Sportiello da fuori. La risposta ciociara è in un colpo di testa a lato del solito Pinamonti. Il Frosinone però pare in riserva, mentre gli ospiti man mano che passano i minuti si accontentano del punticino.

VAR PROTAGONISTA — Un errore marchiano, perché pur con poche energie, i padroni di casa hanno la forza per buttare l'ultima palla in area avversaria. È il 92', mischia furiosa, poi Gobbi atterra Paganini. Manganiello concede subito il penalty, ma deve attendere il responso del VAR per capire se l'azione parte da un fuorigioco degli attaccanti ciociari. Si sta fermi quasi 10', scintille incluse tra Sierralta e Ciano e simpatici cori della curva di casa ("Finiamo a mezzanotte!"), poi la decisione definitiva: è rigore! Ciofani mantiene la calma e calcia alla perfezione, Sepe intuisce, ma non tocca. È il 3-2, il Frosinone continua a sperare, il Parma comincia a guardarsi indietro con paura.

Marco Guidi

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Genoa-Inter 0-4:
gol di Gagliardini (doppietta),
Icardi su rigore e Perisic

A Genova il bomber argentino torna a giocare dopo 53 giorni di esilio:
prende un palo, segna un rigore e serve un assist per il compagno croato.
La squadra di Spalletti blinda il terzo posto e vola a +4 sul Milan


Riecco l’Inter. Riecco soprattutto Mauro Icardi. Battuti tre sere fa a San Siro dalla Lazio, i nerazzurri si rimettono a correre superando l’ostacolo Genoa: serviva fare la voce grossa e il 4-0 al Ferraris vale tantissimo, perché ora Spalletti ha 8 punti sul quinto posto occupato da Lazio (che però ha una partita da recuperare), Atalanta (che gioca domani sera), Roma e Torino. Icardi, di nuovo titolare dopo il lungo braccio di ferro con il club, è il migliore in campo: sono bastati 40 minuti per ritrovare il gol e chiudere i conti dopo la rete di Gagliardini al 15’ e prima del tris di Perisic al 54’ (su delizioso assist di Mauro) e del poker ancora del Gaglia all’80’. L’ultima esultanza in Serie A dell’ex capitano era arrivata 109 giorni fa (il 15 dicembre contro l’Udinese) e adesso il numero 9 è a 123 reti nerazzurre come Bobo Vieri, ottavo bomber di sempre dell'Inter dietro Istvan Nyers (133), l’attaccante ungherese degli Anni 50.


RIECCOLO — Non è stata una serata banale per Icardi, bersaglio (come prevedibile) degli insulti dei tifosi nerazzurri già nel riscaldamento. Non giocava dal 9 febbraio, si era ammutinato il 13 febbraio, ma il nuovo debutto interista senza fascia al braccio porta eccome la sua firma. Il primo pallone lo tocca dopo 19 minuti e spiccioli, al secondo prende un palo clamoroso tutto solo davanti a Radu, figlio di una voglia matta - ne siamo sicuri - di spaccare il mondo. In mezzo, tanto parlottare con Nainggolan, un gesto d’intesa con Perisic dopo un cross sballato del croato, e soprattutto la faccia di chi ha la voglia di metterci nuovamente l’impronta. Il Genoa fa poco poco: al Ferraris aveva battuto l’Inter nelle ultime 5 sfide ma dopo questa sconfitta deve guardarsi alle spalle perché il Bologna, terzultimo, è a 6 punti e oggi può accorciare. I rossoblù, contestati dalla curva (che ha sempre Preziosi nel mirino) mettono il naso avanti con Sturaro, poi subiscono troppo il possesso dell’Inter. Che prima aspetta e poi comincia ad affondare. Di Nainggolan il primo tiro, di Politano e Gagliardini i movimenti più importanti. Poi c’è Icardi, di nuovo. E la sua presenza, insieme a un Nainggolan che non ha bisogno di fare meraviglie per fare sentire finalmente il suo peso, è un’arma che rende l’Inter molto più pericolosa. Proprio come Spalletti aveva detto ieri, durante la conferenza stampa in cui annunciava il ritorno di Mauro dal primo minuto.

DECISIVO — Mauro cerca la profondità e quando affonda davvero Romero lo butta giù in area: espulsione e rigore dopo 39'. Mauro discute con Perisic, Skriniar lo carica e lui riprende a segnare (gol numero 10 stagionale in A, il 16° complessivo), come se niente fosse successo, meritandosi l’abbraccio di tutti i compagni, di uno spogliatoio che l’ha riaccolto da pochissimi giorni. Poi c’è spazio ancora per l’assist a Perisic, per tanto movimento sottoporta, e infine il meritato riposo dopo 80’. L'argentino si prende tanti fischi, gli applausi di Marotta e torna in panchina: ora è tornato davvero.

Carlo Angioni

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Roma-Fiorentina 2-2: gol di Pezzella, Zaniolo, Gerson e Perotti

Viola due volte in vantaggio e due volte raggiunti dai giallorossi:
gli uomini di Ranieri restano a -4 dalla Champions



Stavolta la reazione c’è stata e anche doppia, con la Roma che è andata sotto appunto due volte ed è stata sempre capace di reagire. Ma ai giallorossi non basta, perché alla fine il 2-2 interno con la Fiorentina tiene a galla i sogni Champions, ma non li ampia di certo. Contro una squadra, la Fiorentina, che aveva mille motivazioni in meno della Roma, la squadra di Ranieri è sembrata più viva rispetto al k.o. con il Napoli e di questi tempi è già qualcosa. I viola, invece, se ne vanno con il rammarico dei due vantaggi mal gestiti, con la squadra ospite che in entrambi i casi invece di congelare il vantaggio ha concesso subito la possibilità di rialzarsi agli avversari.

BOTTA E RISPOSTA — In un Olimpico per pochi intimi, Ranieri stavolta cambia e scioglie il dubbio che si portava dietro da giorni: Olsen in panchina, in porta c’è Mirante, con Nzonzi che vince il ballottaggio in regia con De Rossi. Pioli, invece, alla fine è costretto a rinunciare a Chiesa e davanti si affida alla coppia Simeone-Muriel, con Gerson ad agire da trequartista. E proprio Mirante è subito decisivo in due occasioni, distinguendosi prima sul tap-in ravvicinato di Benassi e poi sul diagonale in corsa di Muriel. La Roma inizia con un piglio diverso rispetto alla figuraccia con il Napoli, ma a rendersi pericolosa è ancora la Fiorentina, che al 13’ passa con Pezzella su corner di Benassi. Potrebbe essere una mazzata terribile per una squadra fragile come quella giallorossa e invece un minuto dopo arriva il pari di Zaniolo, che di testa sfrutta al meglio l’assist di Kluivert, insaccando sul palo opposto. Così la squadra di Ranieri riprendere fiato e coraggio e prova anche ogni tanto a pressare i portatori di palla. Niente di trascendentale, intendiamoci, anche perché il baricentro è basso, per cercare di cementare al meglio la fase difensiva. Così al 24’ è Muriel a sfiorare il gol, ma il palo gli nega il gol da 25 metri. Dall’altra parte, invece, Lafont è bravo dalla distanza su Dzeko. Complessivamente è un pari giusto, in un primo tempo in cui la Roma ha provato a scuotersi a livello di personalità e la Fiorentina ha trovato in Gerson e Veretout buoni palleggiatori.

SALVA PEROTTI — La ripresa si apre con il secondo botta e risposta: prima il vantaggio della Fiorentina, con Gerson (di proprietà della Roma) che calcia dal limite e Juan Jesus che devia dentro la porta di Mirante, spiazzando completamente il portiere giallorosso. Poi, all’11’, il 2-2 giallorosso con Perotti, che da appena dentro l’area calcia bene al volo e (complice un tocco di Milenkovic) trova il palo opposto. L’argentino è al terzo gol consecutivo, e forse non è un caso che a tenere in vita le speranze di Champions per la Roma sia proprio lui, che in passato ha marchiato il cammino europeo dei giallorossi. La gara si accende, Zaniolo si rende pericoloso e la coppia Kluivert-Perotti in fascia funziona bene. Così Pioli si gioca la carta-Chiesa, Ranieri deve invece rinunciare a Santon che al 23’ si accascia da solo correndo (problema al flessore della coscia sinistra, 43° infortunio muscolare della Roma da inizio stagione). Tra Perotti e Milenkovic volano scintille, Nzonzi si divora il vantaggio di testa da dentro l’area piccola e la partita perde definitivamente equilibrio e vivendo il suo finale solo di duelli individuali. Finisce così, con un pari che alla fine non rende davvero felice nessuno ma tiene a galla entrambi.

Andrea Pugliese

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Spal-Lazio 1-0, Petagna decide su rigore nel finale

Pochi guizzi e ferraresi che incassano tre punti d'oro per la salvezza.
Negli ultimi minuti il Var assegna il penalty dopo che Cionek era finito a terra in area



Ti aspetti una Lazio formato Champions e invece trovi una Spal regale. La formazione di casa batte con pieno merito la squadra di Inzaghi, cogliendo il terzo successo consecutivo in campionato e portandosi in una zona di classifica che rende il sogno salvezza sempre più probabile. Cade male la Lazio. I troppi complimenti ricevuti dopo la vittoria di San Siro con l'Inter hanno evidentemente fatto male alla banda Inzaghi il cui sogno (la Champions) si fa invece molto più complicato. I biancocelesti non entrano mai in partita, trotterellano invece di correre, si concedono al pressing degli avversari e alla fine, quando lo 0-0 pare comunque acquisito, subiscono il rigore che decide la gara grazie alla trasformazione di Petagna.

CONTROLLO TOTALE — Interpretazione tattica perfetta della Spal fino all'intervallo. La squadra di casa si concede solo una distrazione all'inizio, quando Viviano rimedia con un mezzo miracolo su Immobile ad una dormita della retroguardia. Sembra il monologo ad una prestazione di marca laziale e invece da quel momento è la formazione di Semplici ad imporre la sua legge. Fatta di un pressing asfissiante che comincia nell'area avversaria, dalla quale la Lazio fa una fatica tremenda a venir fuori con il suo tradizionale palleggio. Gli emiliani raddoppiano e triplicano sui portatori di palla e la Lazio non riesce mai a trovare sbocchi. Anche perché i suoi ritmi sono decisamente lenti. Così, prima del riposo, l'unico altro guizzo dei biancocelesti è un tiro telefonato di Correa che Viviano non ha difficoltà a neutralizzare. Molto più difficili sono invece gli interventi di Strakosha su Floccari e Fares. Sì, perché la Spal non si limita a neutralizzare il gioco avversario, ma prova a ribaltare l'azione ogni volta che ha l'occasione. E va così vicina al vantaggio oltre che con le due conclusioni respinte dal portiere della Lazio anche con i i tiri che finiscono fuori di poco di Kurtic, Lazzari e Murgia.

DELITTO PERFETTO — Il copione non cambia nella ripresa, anche se col passare dei minuti la Spal sembra perdere un po' della sua foga agonistica. La Lazio però non ne approfitta, agli uomini di Inzaghi manca il cambio di passo. Il tecnico prova a rianimare i suoi con i cambi. Mette dentro prima Caicedo per Correa, poi Durmisi per Lulic (dopo il gol di Petagna entrerà pure Parolo per Patric), ma la squadra biancoceleste non riesce mai a entrare in partita. L'unica occasione da gol arriva in maniera un po' rocambolesca sui piedi di Leiva che conclude debolmente da pochi passi (e Viviano neutralizza). Ci si aspetta che la Lazio che venga fuori nel quarto d'ora finale. A farlo è invece la Spal ridisegnata da Semplici (poi espulso per proteste) con i cambi di Murgia con Schiattarella e Floccari con Paloschi. A dieci dal termine la squadra di casa coglie l'attimo vedendo l'avversario in confusione. Ci prova prima Fares (bravo Strakosha), quindi arriva il rigore per il fallo di Patric su Cionek che l'arbitro Guida prima nega, poi - tramite Var - concede. Petagna trasforma e manda la Spal in paradiso.

Stefano Cieri

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Torino-Sampdoria 2-1: gol di Belotti (doppietta) e Gabbiadini

Un uno-due micidiale del "Gallo" regala tre punti fondamentali alla squadra di Mazzarri.
Granata a - 4 dal quarto posto.



C’è un dolce profumo di Europa che avvolge lo stadio Olimpico: il Torino stende la Sampdoria trascinato da una doppietta di super Belotti (è la sua terza della stagione, aveva piazzato due gol ai blucerchiati anche all’andata), salito a dodici centri in campionato. Vittoria che vale doppio per Mazzarri, perché gli permette di rilanciarsi prepotentemente nella corsa europea e perché ottenuta contro una diretta rivale in una sfida che se non era un euro-spareggio gli somigliava molto. Per Giampaolo, invece, una serataccia: Samp mai in palla per trequarti della partita, aggredita e surclassata in tutte le zone del campo, risvegliatasi solo nel finale con il graffio di Gabbiadini quando ormai era troppo tardi. Un netto passo indietro rispetto alla bella squadra che sabato aveva battuto il Milan.

LA SCELTA DI WALTER — Cancellate Firenze, questo è tutto un altro Toro. Compatto, feroce e concreto. La foga del Toro è un fiume senza interruzioni nel primo tempo: dall’inizio, senza pause, niente blackout, proprio come aveva richiesto Mazzarri alla vigilia. La serata è di quelle che contano, e i granata non la toppano: c’è un Olimpico bello caldo, nonostante la temperatura sia calata di botto, a spingere il Toro che stavolta non tradisce. Mazzarri va avanti per la sua strada, con le sue scelte che non prevedono in questa gara Zaza dal primo minuto, punito con la panchina per la prestazione incolore del Franchi. Il modulo è il 3-4-2-1, con Berenguer e Baselli a rifinire un Gallo scatenato e generoso sin dai primi minuti. Giampaolo cambia poco o nulla rispetto a sabato scorso (solo due novità: Gabbiadini davanti e Bereszynski terzino destro): solito 4-3-1-2 con Ramirez alle spalle di Quagliarella e del già citato Gabbiadini.

LA FOGA DEL TORO — Che sia tutta un’altra serata per il Toro lo si capisce già dopo centoventi secondi, quando Belotti recupera palla a centrocampo su Quagliarella e lancia Rincon: il tiro si stampa sui tabelloni. La Samp è subito in bambola, il Toro è cattivo e fa male. Al 13’ Audero si salva aiutato dalla traversa su un colpo di testa di Baselli prima che Maresca consulti il Var e decida per il fallo in attacco dei granata annullando l’occasione. E’ comunque il segnale che i granata sono in serata: Izzo morde Quagliarella ovunque, Nkoulou è una sentenza nell’anticipo, Rincon corre a tutto campo nonostante un ginocchio sinistro dolorante, Baselli è prezioso nella manovra.

LO SHOW DEL GALLO — Il resto lo fa un Belotti in grande spolvero: dopo diciotto minuti buca con facilità disarmante la difesa blucerchiata, fermato da un tackle in area di Bereszynski: il Toro chiede il rigore, Maresca indica che il difensore ha preso pallone e concede l’angolo. E’ il preludio del vantaggio, che cade al 34’, nell’occasione in cui la Samp difende in dieci per il momentaneo infortunio di Colley (sostituito prima dell’intervallo da Tonelli): sul cross di De Silvestri, il Gallo stacca su Bereszynski e batte Audero facendo esplodere l’Olimpico. Finita? Manco per sogno. Il Toro capisce che è il momento di mettere la Samp alle corde: due minuti dopo Nkoulou sfiora il bis di testa, poi De Silvestri manca il due a zero (al 42’), intanto Andersen atterra Belotti, azione che Maresca rivede al video e decide per un nuovo fallo in attacco. Il meglio allo scadere del primo tempo: Andersen rilancia corto una palla apparentemente innocua, Belotti è lì e spinge in rete il due a zero. E’ il suo dodicesimo gol in Serie A, la sua terza doppietta in questo campionato. Nei primi 45’ Samp non pervenuta.

SPERANZA GABBIADINI — Quando si rientra dall’intervallo, continua il Belotti show: dopo tre minuti per pochi centimetri un diagonale potente non gli regala la tripletta, mentre tre minuti sono i pugni di Audero a frapporsi tra lui e il tris. E la Samp? Prova intorno al quarto d’ora a risalire la corrente, e il suo primo tiro in porta arriva al 12' con Ramirez da fuori area: Sirigu coi pugni c’è. Giampaolo, impietrito davanti alla panchina per tutto il secondo tempo, capisce che è il momento di cambiare qualcosa e poco prima dell’ora di gioco inserisce Defrel per Ramirez. Mazzarri risponde al 23’ giocandosi la carta Parigini al posto dell’ammonito De Silvestri. Ma poco dopo è Defrel a scaricare un destro potente dal limite sui tabelloni: è questo l momento, a metà del secondo tempo, in cui la Samp tenta disordinatamente di rientrare nella partita. Dentro anche Jankto nel finale per i blucerchiati, Djidji per Moretti e Lukic per Berenguer tra i granata. E quando la gara sembra addormentarsi, una conclusione dalla distanza di Gabbiadini rianima le speranze di Giampaolo (e siamo al 37’). Dopo quattro minuti di recupero, il Toro vince 2-1 e fa festa

Mario Pagliara

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Sassuolo-Chievo 4-0: decidono Demiral (doppietta), Locatelli e Berardi

La squadra di De Zerbi, che non vinceva dal 26 gennaio,
si allontana così dalla zona calda della classifica.
Per i clivensi la retrocessione è a un passo


Il Sassuolo cala il poker e si toglie, almeno provvisoriamente, dalla lotta salvezza: a 35 punti, adesso, si respira (leggi qui la classifica). Al di là del rotondo 4-0 finale, la sfida contro il Chievo ha comunque creato qualche problema ai ragazzi di De Zerbi, soprattutto in avvio di partita. La doppietta di uno stopper (Demiral), la sapienza tecnica di Berardi e la costanza di Locatelli consentono agli emiliani di guardare al futuro con maggiore spensieratezza. Ma attenzione alla fase difensiva: se si soffre contro il Chievo che cosa succede quando il tasso tecnico dell'avversario è superiore?


PRIMO TEMPO — Sotto la pioggia gelida l'avvio è da luna park. In dieci minuti succede tutto e il contrario di tutto. Al 4' la zuccata di Demiral porta in vantaggio il Sassuolo, poi c'è la reazione del Chievo che è veemente, rabbiosa e, allo stesso tempo, lucida. Consigli vola a deviare una conclusione di Leris, sul conseguente calcio d'angolo è ancora il portiere del Sassuolo a respingere l'incornata di Bani. E al 9' il "casus belli": Barba interviene su Bourabia a centrocampo, l'arbitro Maggioni fa segno di proseguire, il pallone arriva a Giaccherini che dribbla Demiral e piazza un destro imparabile. Il Chievo esulta, ma la tecnologia spegne l'emozione: il Var giudica falloso l'intervento di Barba, gol non convalidato. I veneti subiscono il colpo, anche se il loro 5-3-2 fa girare la testa al Sassuolo che si fa vedere soltanto con un paio di conclusioni di Berardi su punizione. Al tramonto del primo tempo il secondo sigillo. Calcio d'angolo, stacco imperioso di Demiral e altro gol. Ma dove sono i difensori del Chievo?

SECONDO TEMPO — Basta un quarto d'ora, nella ripresa, a chiudere definitivamente i conti. Al 2' Locatelli conclude alla grande una percussione da centometrista di Lirola e fa 3-0. E dopo una decina di minuti è Berardi a confezionare il poker: sinistro perfetto con annesso tunnel a Cesar. Il resto è accademia pura, il Sassuolo fa girare il pallone e il Chievo non lo prende quasi mai. Un solo episodio rilevante: al 43' un fallo ingenuo di Demiral su Stepinski regala ai veneti la possibilità di accorciare le distanze su rigore. Ma Giaccherini va sul dischetto con la leggerezza di una piuma e si fa parare il tiro da Consigli.

Andrea Schianchi

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Serie A, Atalanta-Bologna 4-1:
poker per Gasperini, tutto in un quarto d’ora

Nel primo quarto d’ora i bergamaschi sbrigano la pratica:
a segno Ilicic (3’ e 5’), Hateboer (9’) e Zapata (15’).
Per gli ospiti gol inutile di Orsolini nella ripresa



Nove minuti (secondo più secondo meno) e il Bologna si polverizza davanti a un’Atalanta più corrosiva di sempre e che adesso è a un punto dalla zona Champions League. Quindici minuti e, poi, la polverizzazione diventa sparizione totale dei rossoblù. Ilicic mette un uno-due da grande star (con Lyanco e Krejci imbarazzanti e fermi) poi Hateboer fa 3-0 in diagonale e buonanotte a Mihajlovic in un solo battito di partita. Avvio polverizzante, col Bologna poi martoriato da Zapata che dopo un quarto d’ora (una volta bevuto Gonzalez) infila il 4-0. Sinisa questa volta ha esagerato nel cambiare la formazione: stravolgimento e Bologna irriconoscibile. Gasp ha semplicemente assistito alla "mattanza" come il presidente del Bologna Joey Saputo, basito in tribuna vicino all’ad Fenucci.

NON C’E’ GARA — Il pre-gara è appunto una grossa sorpresa per quel che riguarda il Bologna. Saputo in tribuna (resterà in Italia fino a martedì prossimo) forse non si attendeva una rivoluzione "Sinisana" del genere: fuori tutti i diffidati per poterli avere contro il Chievo lunedì (Danilo, Dijks, Dzemaili, Mbaye, Poli, Santander) e dentro novità su novità con cambio di modulo, 4-3-3 invece del 4-2-3-1. Appaiono per la prima volta Calabresi, Donsah, Nagy e Krejci, Palacio viene confermato in panchina per far posto a Falcinelli (all’esordio dal 1’ con Sinisa) che fa il centravanti nel tridente completato da Orsolini e Sansone. L’Atalanta, invece, si presenta in formazione sicura: Ilicic e Papu Gomez con Zapata, Palomino dietro, Hateboer e Gosens ai lati. Dopo un ricordo (anche tramite maxischermo) per Ivan Ruggeri ed Emiliano Mondonico, ecco che la partenza è tutta atalantina: in 9 minuti la banda-Gasp fa robe dell’altro mondo aiutata anche dal duo Krejci-Lyanco nel cordone di sinistra. Ilicic s’inventa l’uno a zero da fuori ed è un eurogol, poi ancora lui (e Lyanco persevera nel guardare) e quindi ecco il tris di Hateboer per una partita troppo facile per essere vera e il 4-0 di Zapata dopo aver digerito Gonzalez. In tutto questo Joey Saputo, in tribuna, ha il volto stravolto e si chiede (“Ma cosa stanno combinando?!”) come sia possibile una partenza del genere.

DE ROON DA 60 METRI — Ecco: ma il Bologna, in tutto questo, esiste? Ancora terz’ultimo, almeno fino a lunedì quando incontrerà in posticipo il Chievo, ma non c’è dubbio che la formazione messa da Mihajlovic abbia stravolto una squadra sì inferiore all’Atalanta, certamente stanca dalla rincorsa in classifica, ma che aveva una fisionomia funzionante che è stata letteralmente accartocciata. Bologna che ha sfiorato il gol con Falcinelli sul 3-0 e che ha faticato come mai (nell’era Mihajlovic) a imbastire un’azione decente. Una regressione totale nella quale l’Atalanta ha fatto quello che ha voluto e in cui il Bologna ha sbagliato addirittura cose elementari nel fuorigioco. Fino a rischiare, a pochi battiti dalla fine del primo tempo, pure lo 0-5 con un’uscita di Skorupski che scivolando ha servito De Roon: l'olandese che da sessanta metri sfiora il gol della vita a porta vuota.

EURORSOLINI E ZAPATA — La ripresa? Gasperini toglie Papu Gomez per infilare Pasalic mentre Orsolini infila una perla rara su punizione diretta, una mancinata che lascia Gollini stupefatto e battuto. E’ il 4-1, una sentenza feroce per il Bologna che resta terz’ultimo e in cui poi Sinisa infila altri due altre novità, ovvero Paz e Valencia, classe ’98, esordiente colombiano (e come chiosa di una serata sbagliata, una voce racconta che un tifoso del Bologna avrebbe gettato il cappellino come gesto di stizza verso Saputo seduto in tribuna); sentenza invece esaltante per l’Atalanta che adesso vede la Champions e, domenica, affronterà l’Inter a San Siro. Senza Zapata però, ammonito da diffidato per una sciocchezza sottoporta.

Matteo Dalla Vite

Fonte: Gazzetta dello Sport
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SERIE A 2018/2019 30ª Giornata (11ª di Ritorno)

02/04/2019
Milan - Udinese 1-1
Cagliari - Juventus 0-2
03/04/2019
Empoli - Napoli 2-1
Frosinone - Parma 3-2
Genoa - Inter 0-4
Roma - Fiorentina 2-2
Spal - Lazio 1-0
Torino - Sampdoria 2-1
04/04/2019
Sassuolo - Chievo 4-0
Atalanta - Bologna 4-1

Classifica
1) Juventus punti 81;
2) Napoli punti 63;
3) Inter punti 56;
4) Milan punti 52;
5) Atalanta punti 51;
6) Lazio(*), Roma e Torino punti 48;
9) Sampdoria punti 45;
10) Fiorentina punti 39;
11) Sassuolo punti 35;
12) Genoa, Cagliari e Parma punti 33;
15) Spal punti 32;
16) Udinese(*) punti 29;
17) Empoli punti 28;
18) Bologna punti 27;
19) Frosinone punti 20;
20) Chievo(-3) punti 11.

(*) Lazio - Udinese rinviata per sovrapposizione di impegni.
(-3) Il Chievo sconta la penalizzazione per la sentenza del Tribunale della Federcalcio.

(gazzetta.it)
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Cesare Cadeo è morto.
Addio allo storico conduttore tv e grande tifoso del Milan

Da sempre molto vicino alla squadra rossonera, il giornalista tv si è spento oggi. Aveva 72 anni.
Tra i suoi i programmi sportivi più famosi Goal, Record e Super Record



Cesare Cadeo, giornalista e conduttore tv tra i più popolari, si è spento oggi. Aveva 72 anni. Da sempre tifoso milanista, all’inizio degli Anni 70 è responsabile delle relazioni esterne del Milan di Felice Colombo e Vittorio Duina. Nel 1975 inizia a lavorare a Tvm66, una delle prime emittenti televisive milanesi. Poi passa alla corte di Silvio Berlusconi di cui resterà sempre molto amico, prima a TeleMilano58 poi a Canale 5. Qui partecipa alla realizzazione del Mundialito di calcio e commenta i principali eventi sportivi. Nella stagione 1982/83 conduce Goal con Enzo Bearzot, c.t. della Nazionale campione del mondo in Spagna. Un anno dopo, è lui il presentatore di trasmissioni sportive come Record e Super Record , in onda su Canale 5. Dal 1989 al 1992 eccolo invece su Italia 1 a Calciomania, affiancato da Paola Perego e Maurizio Mosca. Nel 1995 è ospite fisso di Mai dire Gol.

AL FIANCO DI SILVIO — Durante la Presidenza del Milan di Berlusconi è consigliere d'amministrazione del club. È Cadeo nel 1986 a condurre la mitica presentazione all'Arena di Milano della prima squadra targata Silvio ed è sempre lui, il 15 maggio 1988, lo speaker della festa di San Siro per il primo scudetto. Padre di Alessandra, Filippo e Caterina, è stato anche assessore allo Sport della Provincia di Milano tra il 1999 e il 2004.



Gasport

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Parma-Torino 0-0. Per Mazzarri occasione mancata

I granata mancano l’aggancio al quinto posto in un match nervoso.
Tra i nove ammoniti c’è pure Belotti, diffidato, che quindi salterà il match interno contro il Cagliari.
Buon punto per gli emiliani con tanti assenti e reduci da tre sconfitte consecutive



E’ più un mezzo passo falso che un punticino utile per la rincorsa europea quello che il Toro compie al Tardini in questo sabato pomeriggio contro un Parma con metà dei titolari in infermeria e cerotti extralarge in tutti i reparti. D’Aversa raccoglie un punto invece prezioso e meritato dopo tre sconfitte consecutive, per Mazzarri la strada del ritorno verso Torino sarà carica di rimpianti.

MORETTI ANCORA TU — In fondo, i vecchi proverbi indicano sempre la strada. E allora, Toro che vince non si cambia: Mazzarri conferma lo stesso undici del brillante mercoledì notte con la Samp. Uomini e moduli non variano: granata con il doppio trequartista (Baselli e Berenguer) a rifinire alle spalle di Belotti, dentro anche il quasi trentottenne Moretti, alla terza partita da titolare in sei giorni. D’Aversa non può inventarsi granché, in piena emergenza com’è non potendo contare sugli infortunati Bruno Alves, Gervinho, Inglese e Biabiany, e con anche Bastoni a riposo in panchina: Parma arroccato dietro, con una folta linea difensiva a cinque e un centrocampo che è più a quattro che a tre con Sprocati più attento in copertura che propositivo. Davanti il quasi solo Ceravolo.

IL LAMPO DI BASELLI — Si scioglie un po’ alla volta il Toro, che passo dopo passo comincia a guadagnare campo. Gli manca, però, il ritmo delle giornate di gloria, e l’intuizione vincente; il muro emiliano regge per tutto il primo tempo e, tutto sommato, Sepe non corre mai davvero momenti di particolare apprensione. La grinta di Rincon è una garanzia e dopo una decina di minuti si manifesta in una girata al volo fuori bersaglio. Un minuto più tardi è Nkoulou con un colpo di testa sugli sviluppi di un calcio d’angolo a provarci: palla morbida e centrale tra le braccia di Sepe. Non va meglio a Belotti (13’: incornata sui tabelloni) e ad Ansaldi (18’: conclusione dalla distanza in curva). La migliore occasione del Toro nasce al ventesimo da una bella triangolazione tra Berenguer e Baselli, con il diagonale del centrocampista che per un soffio non centra l’angolo. A cavallo della mezzora il Toro attraversa il suo miglior momento della prima metà della gara, impattando però contro un Parma che regge e che prova, ogni tanto, ad uscire in contropiede (come con Kucka al 25’). Prima dell’intervallo bella iniziativa tra Ansaldi e Berenguer, con lo scarico dello spagnolo debole su Sepe. Siamo però al 28’, Mazzarri appoggiato alla sua panchina gradisce poco. Le smorfie di Walter ne tradiscono i sentimenti.

MAZZARRI A 4 PUNTE — Quando si riparte è nuovamente Baselli l’uomo in più del Toro: dopo appena due minuti è suo un numero d’alta scuola, concluso con un tiro a giro che sfiora l’incrocio dei pali. Che possa essere l’inizio di una pressione feroce della squadra di Mazzarri è però solo un’illusione. Il Parma c’è e risponde colpo su colpo: al sesto un diagonale insidioso chiama Sirigu a una parata per nulla banale. Poco dopo l’ammonizione “pesante” di Belotti (era in diffida, salterà Torino-Cagliari), Mazzarri cambia il suo Torino proponendolo a quattro punte: prima dentro Parigini per Rincon, poi Zaza per Ansaldi. I granata si riposizionano con il 3-4-1-2 con Berenguer dietro Belotti-Zaza e Parigini sulla sinistra. Di certo, però, la ripresa è più divertente del primo tempo per numero di occasioni: al 17’ Gagliolo grazia Sirigu sottoporta (palla fuori) sugli sviluppi di un angolo, e un minuto dopo di potenza Berenguer (su assist di Belotti) per una questione di centimetri non fulmina Sepe. Nell’ultimo quarto d’ora, sale il nervosismo in campo: qualche colpo di troppo tra Zaza e Gagliolo prima e tra Berenguer e Sierralta dopo infiammano gli animi in una gara fino a quel momento molto corretta. Non è un sabato da urlo per Belotti e la conferma arriva a cinque dalla fine, quando liberatosi di Iacoponi spara in curva. Alla fine il pari è giusto: il Parma nelle condizioni in cui era ha fatto il massimo, sensazione che invece non ha lasciato il Toro di questo pomeriggio.

Mario Pagliara

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Juventus-Milan 2-1, Dybala e Kean ribaltano il gol di Piatek

Partita equilibrata a Torino:
grande primo tempo del Diavolo che trova il vantaggio con il Pistolero,
nella ripresa la Signora ribalta il match



Non c’è due senza tre e non c’è vittoria della Juventus senza la speciale partecipazione di Moise Kean. Alla dura legge del guerriero con le treccine si è arreso anche il Milan, che era andato in vantaggio e più dei bianconeri è stato dentro la partita. Però Madama è questa: cinica e spietata, capace di prendersi tutto anche quando non gioca al top. L’ha fatto anche stavolta, portandosi a un niente dallo scudetto, grazie al pareggio di Dybala su rigore e al terzo centro in tre gare (5 se contiamo anche la Nazionale) del suo giovane gioiello, che con l’energia e l’entusiasmo dei suoi 19 anni si sta prendendo la Juve. Per il Diavolo di Gattuso un’altra serata no: 4 sconfitte nelle ultime 5 gare.

VANTAGGIO ROSSONERO — Ancora senza l’infortunato Cristiano Ronaldo, Allegri parte con un 3-5-2 inedito, schierando Alex Sandro nel trio di difesa, e lascia in panchina Chiellini, Pjanic, Matuidi e Cancelo, ma dopo meno di mezz’ora è costretto a rivedere i piani per l’infortunio alla caviglia di Emre Can: dentro Khedira, prima volta dopo l’intervento al cuore di fine febbraio, e 4-4-2 con Bernardeschi che trasloca a destra. Dopo un inizio sonnecchiante succede tutto nei minuti finali: prima il Milan chiede un calcio di rigore per fallo di mani Alex Sandro su cross di Calhanoglu (che l’arbitro non assegna dopo aver consultato il Var), e poco dopo (39’) i rossoneri vanno in vantaggio con Piatek. Il gol nasce da un errore di Bentancur, che si fa anticipare da Bakayoko: palla in verticale per il pistolero che non sbaglia. L’1-0 sveglia la Juve, che nei minuti di recupero ci prova prima con Mandzukic (bella rovesciata deviata in angolo) e poi due volte con Dybala.

JUVE, C’è GIOIA — La ripresa inizia sotto il segno del Diavolo, con Piatek, Borini e Bakayoko che cercano il raddoppio. Invece è la Juventus a riaprire la partita, con un rigore procurato e battuto da Dybala. L’argentino se va da solo verso la porta, lanciato da Bonucci, e Musacchio è costretto a sgambettarlo per fermarlo: giallo per il rossonero e penalty che il numero dieci trasforma col sinistro.

MOISE DECISIVO — Trovato l’1-1, Allegri prova a vincerla buttando dentro forze fresche: prima Pjanic e poi Kean, che sostituisce Dybala, non felicissimo. Il ragazzino ha subito la palla buona per il 2-1, ma da pochi passi spara alto. Centrerà bene la porta qualche minuto dopo, ma l’arbitro aveva già fermato il gioco per un fallo di Bonucci su Romagnoli. Si farà perdonare poco dopo: diagonale chirurgico su assist di Pjanic e poi balletto per festeggiare il gol partita. Ora la palla passa al Napoli: se gli azzurri domani sera perderanno col Genoa, prima di volare ad Amsterdam per l’andata dei quarti di finale (10 aprile) la Juve potrà festeggiare l’ottavo tricolore di fila.

Fabiana Della Valle

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Serie A, Sampdoria-Roma 0-1:
De Rossi decisivo, colpaccio da Champions

Il centrocampista giallorosso insacca da pochi passi al 75’
e regala ai suoi tre punti pesanti nella corsa al quarto posto.
Doriani meglio nel primo tempo, Mirante reattivo



Vittoria pesante per i giallorossi grazie al gol di De Rossi nella ripresa, che li riavvicina alla zona-Champions. Stop pesante per la Samp in chiave Europa League dopo il k.o. di Torino: ora per i blucerchiati diventa una gara-chiave il derby di domenica prossima.

SFIDA — Era la sfida fra la qualità della Roma contro il grande dinamismo della Sampdoria. Il primo tempo si regge su questi due concetti, con i giallorossi che schierano l’ex Schick come unica punta in un 4-2-3-1 che consente alla squadra di Ranieri di battagliare con efficacia su una mediana che la Samp riesce a far sua solo quando ha la lucidità e la rapidità di trovare la superiorità numerica grazie alle giocate di Saponara. Giampaolo si affida a Tonelli titolare in difesa al posto di Colley, proponendo di nuovo uno scatenato Defrel in coppia con Quagliarella. Nella Roma, grande spinta di Zaniolo sulla destra, dove duella con Murru, mentre Kluivert sulla corsia opposta tiene in apprensione un mobilissimo Sala.

BOTTA E RISPOSTA — La Samp parte forte e al 6’ di sinistro sfiora il vantaggio con Quagliarella innescato da Saponara, al quale risponde (21’) Kluivert: Audero blocca a terra. E’ una gara che vive su continui spostamenti dell’azione da un fronte all’altro. Defrel è da applausi al 24’, ma il riflesso di Mirante è prodigioso. La Samp capisce che l’unico modo per far saltare una Roma solida e concreta con la palla a terra è quello di sorprenderla sul piano della velocità, ma i giallorossi vanno in affanno solo due volte, non a caso quando prima Schick (che impedisce la ripartenza di Vieira) e poi Kolarov (che interrompe irregolarmente l’accelerazione di Praet sulla corsia destra della Samp) sono costretti a un fallo che gli costa l’ammonizione.

RIPRESA — Schick è pericoloso per due volte (3’ e 9’) in avvio di ripresa, quando sorprende Audero, ma di testa manda a lato, poi Saponara di destro sfora la traversa. Gara vivace come nel primo tempo, poi Giampaolo cerca la svolta inserendo Jankto per Saponara e Gabbiadini per Linetty, con il primo che va a occupare la corsia di sinistra e Defrel che arretra come trequartista con l’ex Southampton in coppia con il capitano della Samp. La Roma sfrutta di più il giro palla, si muove per linee orizzontali, ragiona e la Samp è più imprevedibile. Difficile trovare sbocchi, così Ranieri sostituisce Pellegrini con Dzeko. E’ una sfida che si accende sempre di più nel finale, quando le squadre si allargano e pure l’ingresso di El Shaarawy per Kluivert dà ulteriore spinta ai giallorossi sulla sinistra. Poco dopo la mezz’ora sugli sviluppi di un calcio d’angolo 31’ i giallorossi vanno a segno con De Rossi, che appoggia in rete un pallone allungato da Schick, ma deviato debolmente da Audero, ma che trova De Rossi pronto all’appuntamento con il gol, convalidato dopo l’ok a Mazzoleni dal varista Guida. Finale arrembante della Samp, ma sfortunato, con la Roma addirittura vicina al raddoppio con Zaniolo, che colpisce il palo quasi allo scadere.

Filippo Grimaldi

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Serie A, Fiorentina-Frosinone 0-1: decide una rete di Ciofani

La squadra di Pioli crea ma non sfonda nel primo tempo, i ciociari
trovano il colpaccio all'84' dopo un clamoroso palo colpito da Chiesa.
I ciociari finiscono in dieci per l'infortunio di Salamon,
ma riescono a resistere e si portano a - 5 dalla salvezza



La Fiorentina crolla, il Frosinone spera. Un gol di Ciofani nel finale permette alla formazione di Baroni di espugnare il Franchi ottenendo il secondo successo consecutivo continuando così a sperare nella salvezza. I viola dopo un discreto inizio affondano definitivamente in campo come in classifica. Non vincono da metà febbraio (Spal), in casa il successo manca addirittura dal 16 dicembre 2018. La squadra di Pioli adesso dovrà trascinarsi fino al 25 aprile quando affronterà l'Atalanta nel ritorno della semifinale della Coppa Italia. Unico obiettivo stagionale rimasto.

LA VIOLA SPRECA — Inizio vivace con i portieri protagonisti. Lafont salva su Salamon dopo un minuto, Sportiello respinge il destro secco di Mirallas qualche secondo più tardi. La Viola spinge, il Frosinone tenta qualche ripartenza. Milenkovic spaventa due volte gli ospiti con un colpo di testa finito alto di poco prima, ed una rovesciata a centro area poi. Bloccata senza difficoltà da Sportiello. Al 31' ci prova anche Chiesa servito da Biraghi, ma il colpo di testa dell'esterno finisce fuori. Il controllo della Fiorentina è costante ed al 36' Benassi sugli sviluppi di un calcio piazzato sfiora ancora il vantaggio di testa. Muriel e Chiesa faticano però a trovare spazi con la squadra di Baroni molto chiusa a protezione della propria area e così il primo tempo finisce 0-0.

CAMBI — I primi dieci minuti della ripresa sono abbastanza sconfortanti dal punto di vista viola così Pioli rivoluziona la squadra. Fuori gli inconcludenti Benassi e Gerson, dentro Dabo e Simeone. Fiorentina con il 4-2-4 con Chiesa e Mirallas esterni e Muriel-Simeone accoppiata d'attacco. A sfiorare il vantaggio però è Goldaniga con un colpo di testa a centro area fuori di un niente con Lafont battuto. Il Franchi inizia a mugugnare mentre la squadra fatica a fare gioco e creare occasioni. In compenso sale il Frosinone e Paganini prova l'inserimento vincente: palla fuori. Baroni inserisce prima Ciofani e poi Zampano. Pioli si gioca la carta Vlahovic al posto di uno spento Muriel. Il primo vero squillo di Chiesa al minuto numero ottanta porta alla conclusione del gioiello viola da fuori con la palla che colpisce il palo alla sinistra di Sportiello.

GIOIA FROSINONE — All' 84 a passare sono gli ospiti con un contropiede che permette a Ciofani di girarsi al limite e battere Lafont con un preciso diagonale. La Curva Fiesole contesta pesantemente la proprietà mentre la squadra tenta almeno di conquistare il pareggio. Senza riuscirci. Finisce con il Franchi che fischia, i giocatori viola a testa bassa ed il Frosinone ad esultare sotto il settore dei propri tifosi. La squadra di Baroni è viva e la lotta per la salvezza trova un'altra protagonista.

Giovanni Sardelli

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Serie A, Cagliari: decide Pavoletti.
La Spal lotta ma perde 2-1

La squadra di Maran vince lo scontro per allontanarsi dalla zona retrocessione.
Apre Faragò, poi il pareggio di Antenucci su rigore.
Nella ripresa gol partita di testa del bomber



Un pit-stop con la Juventus e il Cagliari è già ripartito. Ecco tre punti d’oro. La Spal dopo tre vittorie di fila invece si ferma e si trova nuovamente risucchiata nella lotta salvezza. Con Empoli (sconfitta a Udine) e Frosinone (vittorioso a Firenze) sempre vive. E il Bologna che sta risalendo. Dopo la Juve, che arriverà a Ferrara sabato, la squadra di Semplici dovrà affrontare la delicatissima trasferta di Empoli. Insomma, c’è da soffrire. Il Cagliari, invece, è quasi arrivato in porto, a quota 36. Anzi, vede obiettivi più alti, anche se la vita se la complica parecchio: va in vantaggio dopo 2 minuti e mezzo, con Faragò ma si fa riprendere da Antenucci su rigore. Ci vuole l’arrembaggio della ripresa, col solito Pavoletti giustiziere e un vistoso calo della Spal per venire a capo di una partita spigolosa, nervosa, piena di cartellini gialli.

PRIMO TEMPO — Maran una sorpresa la regala sempre: al centro della difesa c’è Romagna, che non giocava dalla gara interna persa con l’Atalanta, con Ceppitelli e non Pisacane. Il resto è scontato. Nel 3-5-2 di Semplici è completamente recuperato Felipe che è in difesa con Vicari, l’unico confermato rispetto alle altre gare e Bonifazi. Dickmann, come annunciato, gioca al posto dello squalificato Lazzari, ma per la Spal la sorpresa è in attacco dove con Antenucci gioca Paloschi. Petagna è stanco, Floccari è rimasto a Ferrara influenzato. Il Cagliari sembra risolverla immediatamente: dopo due minuti e mezzo Barella sgancia il destro da fuori area, Viviano risponde centralmente e Faragò è il più lesto a mettere in rete. Cagliari in vantaggio col primo gol in questo campionato di Faragò. Sembra facile, ma non lo è perché al 16’ su cross di Fares, Ceppitelli allarga le braccia e colpisce il pallone mandandolo in angolo. Vanti ricorre alla VAR e indica il rigore che Antenucci (quarto gol in campionato) trasforma. Ceppi, diffidato, salta il Torino. Succede poco, la partita cala di tono, non di intensità, ne fanno le spese Dickmann e il solito Cigarini che rimedia l’ottavo giallo stagionale. L’ultimo scontro è tra Viviano e Ionita, il portiere ne esce male, ma resiste.

SECONDO TEMPO — E fa bene perché dopo 11 minuti il miracolo lo fa lui su un bolide da dentro l’area di Barella che fa ammonire anche Fares (dopo che Joao ha fatto ammonire Felipe). È il preludio al nuovo vantaggio del Cagliari che arriva al 15’. Cigarini batte la punizione per il fallo su Barella dalla trequarti stacca Ceppitelli che colpisce la traversa, a Pavoletti va meglio e segna l’undicesima gol in campionato eguagliando quelli della scorsa stagione. Il Cagliari vuole chiuderla, ma si scontra ancora con la traversa, stavolta è Ionita che la colpisce. Semplici ricorre ai cambi: dopo aver inserito Costa per Kurtic, rinforza l’attacco con Petagna per Dickmann. E cambia modulo passando al più spregiudicato 4-3-3. La mossa è giusta perchè Petagnone si beve Ceppitelli colpisce, ma debolmente e Cacciatore può salvare. Al 29 si ferma Cigarini. Entra Bradaric. La partita si riaccende: un altro liscio di Ceppiteli spiana la strada alla Spal che si mangia un’occasione, sul ribaltamento è ancora Viviano protagonista, bravissimo a respingere il tiro di Faragò su un contropiede condotto da Barella. Banti annulla anche il 3-1 al Cagliari per fallo di Pavoletti su Viviano. L’ultima mossa di Semplici è Valoti per Schiattarella. Serve ad aumentare la pressione, ma l’unico che rischia di segnare è Birsa (entrato per Joao), ma calcia male, alto. Finisce così, anzi con Viviano che qualcosa ha da dire ai tifosi ferraresi chiusi nel loro spicchio.

Francesco Velluzzi

Fonte: Gazzetta dello Sport
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