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Campionato di calcio Serie A stagione 2018/2019: cronache, classifiche e... soprattutto commenti

Ultimo Aggiornamento: 27/05/2019 00:22
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Allan-Mario Rui, i bomber che non ti aspetti.
E il Napoli batte la Spal



Gli emiliani sotto, dopo la rete del brasiliano, trovano il pari dal dischetto con Petagna.
Ma il terzino portoghese nel finale fulmina Viviano e regala i tre punti ad Ancelotti


Mimmo Malfitano

Vince il Napoli, ma la Spal non ha demeritato. Torna al gol Allan che proprio a Ferrara aveva segnato la sua ultima rete nella passata stagione. E la vittoria arriva nei minuti finali, con un gran tiro di Mario Rui. Agli emiliani manca un rigore, mentre quello trasformato da Petagna è servito solo per il momentaneo pareggio.

FUORI INSIGNE — Vuole giocarsela, Leonardo Semplici. E, dunque, non risparmia nessuno dei titolari. C’è la possibilità di vivere un altro pomeriggio storico dopo la grande emozione provata nel battere la Juventus. È una partita, in ogni modo, che ha ben poco da chiedere al campionato: entrambe le squadre hanno raggiunto i rispettivi obbiettivi. Si gioca per onorare queste ultime giornate. Carlo Ancelotti non vuole rischiare chi non è nelle migliori condizioni e, così, lascia fuori Insigne e Mertens, fermati da problemi muscolari. C’è l’opportunità, allora, per Amin Younes di giocare nuovamente dal primo minuto, al fianco di Milik, mentre Luperto affianca Koulibaly al centro della difesa.

PALO MILIK — La prima azione pericolosa è della Spal, al 3’: il colpo di testa di Floccari, sul cross di Lazzari, finisce a lato. Il Napoli, in ogni modo, comincia a pressare, spingendo soprattutto a centrocampo, con Fabian Ruiz, mentre a sinistra l’asse Mario Rui-Younes è poco incisivo. Milik ricorda bene questo stadio, nel settembre di due anni fa, si ruppe il legamento crociato del ginocchio destro dopo aver subito lo stesso infortunio a quello sinistro durante Polonia-Danimarca, nell’ottobre 2016. Ma non sono i ricordi a spegnerlo, perché al 6’ colpisce prima il palo e sulla ribattuta trova la respinta di Viviano.

PROTESTE SPAL — La Spal reclama un rigore al 12’, quando Koulibaly entra in contrasto con Petagna. Abbattista non ha esitazione e fa proseguire il gioco, mentre dal replay pare netto il fallo del difensore napoletano. Stupisce che il Var, Piccinini, non abbia richiamato il collega quantomeno per rivedere l’azione. Lo stesso Petagna (25’) conclude tar le braccia di Meret da pochi metri. Alla mezz’ora, Semplici è costretto a sostituire Missiroli, contuso in un contrasto di gioco, al suo posto entra Schiattarella. Il Napoli è molto impreciso. Callejon, Younes e Milik difettano nell’inquadrare la porta e gli errori si susseguono.

SBLOCCA ALLAN — Ad inizio ripresa il Napoli sblocca il risultato con Allan. L’azione nasce da un rinvio debole di Viviano, intercettato dal brasiliano che dopo uno scambio con Younes trova l’angolo più lontano per il vantaggio napoletano. Il secondo tempo è un bel vedere, le azioni si susseguono da una parte e dall’altra. Meret respinge su Petagna (30’) dopo un errore in uscita di Fabian Ruiz. E la Spal trova il pareggio al 38’ quando Luperto atterra in area Floccari. Stavolta Abbattista non ha esitazioni e indica il dischetto. Alla battuta va Petagna per l’1-1.

EMOZIONI FINALI — Gli ultimi dieci minuti sono dominati dalle emozioni. Il Napoli ritorna in vantaggio con Mario Rui, al 43’ e Meret si supera per difendere i tre punti parando in rapida successione su Jankovic e Antenucci.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Mirante para, Florenzi e Dzeko segnano.
La Roma batte la Juve e spera ancora



Le reti nel finale condannano i bianconeri, senza vittorie da 3 gare.
Traversa di Pellegrini, palo di Dybala. I giallorossi sono ancora in corsa per la Champions


Andrea Pugliese

Una vittoria sofferta, voluta, festeggiata alla fine con tutto il cuore. Perché tiene a galla la Roma nei sogni di Champions e permette ai giallorossi di sperare ancora fino alla fine. A marchiare il successo giallorosso i gol nel finale di Florenzi e Dzeko, anche se un grazie speciale Ranieri lo deve tributare a Mirante, autore sullo 0-0 di almeno quattro parate fondamentali. La Juve ha gestito la partita a lungo, ma non è mai riuscita a chiuderla. E alla fine è stata punita da un colpo di genio di Florenzi e dal contropiede finale Under-Dzeko.

MIRANTE SUPER — Ranieri per la prima volta parte dal via con il 4-3-3, un po' per mettersi a specchio con la Juve e non soffrire troppo in mezzo al campo, un po' per mettere finalmente Zaniolo nel suo ruolo ideale, quello di mezzala. Allegri, invece, è senza 8 giocatori e con la Juventus va a caccia di una vittoria di prestigio, non avendo ancora mai vinto da quando i bianconeri sono diventati campioni d'Italia. E se nei primi 45 minuti i bianconeri non chiudono in vantaggio è solo per uno strepitoso Mirante, che compie tre parate clamorose su Cuadrado (6') prima e Dybala poi (16' e 28', con l'aiuto del palo). Insomma, a menare le danze è quasi sempre la Juventus, che palleggia e poi prova a verticalizzare all'improvviso. Ed è proprio così che i bianconeri costruiscono un paio delle tre occasioni da gol, con Cristiano Ronaldo che sulla prima di Dybala si porta a spasso mezza difesa giallorossa. E la Roma? È tutta lì, rintanata negli ultimi 25 metri, con il 4-3-3 che in fase difensiva diventa 4-5-1 e la voglia di rubare palla per ripartire. Succede bene al 18', quando El Shaarawy va in transizione e Pellegrini da destra colpisce la traversa, anche se l'impressione è che il centrocampista giallorosso colpisca male il pallone, volendolo mettere in mezzo e non tirare. Resta il pericolo, bissato poi da un'altra percussione laterale di El Shaarawy, il migliore tra gli uomini di Ranieri.


FLO ED EDIN — Nella ripresa la Roma prova allora a cambiare marcia, spinta come le succede da un paio di mesi a questa parte soprattutto dall'energia di El Shaarawy (pericolosissimo in un paio di occasioni). Il problema è che quando si allunga la Roma a tratti si sfalda. Così la partita scivola su Ronaldo, che prima è protagonista di un acceso faccia a faccia con Florenzi e poi riesce anche a segnare l'atteso gol (19'), annullato però per fuorigioco. Il portoghese ha una voglia immensa di gol, anche per accorciare su Quagliarella e provare fino alla fine a vincere la classifica dei marcatori. Nel frattempo Kluivert funziona a intermittenza, Mirante si distingue ancora su Emre Can e Zaniolo prova a metterci più fisicità rispetto al primo tempo. Così succede che al 35' Florenzi e Dzeko lavorano un bel pallone sulla trequarti, con il terzino che supera Szczesny in uscita con uno "scavetto" di qualità. La festa per il terzino giallorosso è sotto la curva per una pace attesa da tempo, con le telecamere inquadrate più tardi e quello "Spiderman…" urlato in diretta, mimando il gesto delle ragnatele. Non è finita, perché al 47', su uno degli ultimi tentativi della Juve di trovare il pari, Under si fa 40 metri palla al piede e serve a Dzeko la palla del 2-0, con il bosniaco che di piatto non sbaglia. Vince la Roma, che così può continuare a sperare ancora nella Champions. Per la Juve, invece, una sconfitta indolore e il rammarico di quel primo tempo chiuso sullo 0-0.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Bologna-Parma 4-1, per Mihajlovic la salvezza a un passo



I rossoblù raggiungono la Fiorentina a quota 40.
Per D'Aversa e i suoi l'incubo retrocessione non si allontana


Luca Aquino

L'effetto Dall'Ara continua. Il Bologna centra la sesta vittoria consecutiva in casa e sostanzialmente chiude i conti in chiave salvezza riportandosi cinque punti sopra l'Empoli a due giornate dal termine. Dovrà invece ancora soffrire il Parma, che resta solo a +3 sui toscani. La squadra di D'Aversa – 1 sola vittoria nelle ultime 16 partite - è stata troppo rinunciataria ed è andata al tappeto sull'uno-due bolognese a inizio ripresa, con Orsolini e Pulgar protagonisti, incassando un pesante 4-1 dopo essere rimasta in dieci per l'espulsione di Bruno Alves.

BOLOGNA SPRINT — Mihajlovic ripropone Destro al centro dell'attacco con Palacio allargato a sinistra al posto dello squalificato Sansone e l'inizio del Bologna è tambureggiante. Nei primi dieci minuti, i rossoblù vanno tre volte vicino al gol, sorprendendo la difesa del Parma con palloni filtranti. Sepe è però prontissimo a sventare ogni minaccia: al 3' interviene su Destro, un minuto dopo su Krejci che approfitta degli spazi aperti da Palacio sulla corsia per inserirsi, e al 9' è ancora reattivo sul rasoterra ravvicinato di Orsolini. La furia rossoblù si placa dopo questo avvio sprint, il Parma riordina le idee con il 3-4-3 di D'Aversa che tiene gli esterni Gazzola e Dimarco bloccati a formare una linea a 5. Una conclusione larga di Gervinho, su una combinazione da calcio d'angolo all'11', è il primo e unico squillo, ma la manovra del Bologna alla lunga diventa prevedibile e frenetica senza impensierire ulteriormente Sepe, che si limita ad alzare sopra la traversa un angolo calciato direttamente in porta da Pulgar al 25'.

UNO-DUE ROSSOBLÙ — Il secondo tempo inizia ancora su ritmi bassi fino al lampo di Orsolini che, servito in area da Dzemaili, trova la coordinazione con il sinistro per sbloccare il risultato al 7'. Il Parma accusa il colpo, passano altri sette minuti e il Bologna raddoppia su punizione guadagnata da Dzemaili con Gervinho ammonito. Pulgar la piazza benissimo, centra il palo con la palla che carambola sulla mano di Sepe e finisce in rete. D'Aversa rischia tutto con il rientrante Inglese e Siligardi, ma le velleità di rimonta naufragano subito. Bruno Alves viene ammonito per fallo su Orsolini, il nervosissimo portoghese strattona il bolognese a terra e Pairetto estrae il secondo giallo che lo manda sotto la doccia.

RESTA CON NOI — Mihajlovic inserisce Santander per Destro, che non gradisce troppo, e il Bologna rischia di dilagare subito con Dzemaili, Pulgar e Palacio. Il terzo gol è nell'aria e arriva al 27' con l'incornata di Lyanco su angolo di Orsolini. Non c'è più partita, il Dall'Ara è in festa e alla mezz'ora parte il coro "Sinisa resta con noi", con Inglese che trova il gol della bandiera al 36' quando i rossoblù allentano leggermente la morsa. Non è però finita qui, perché negli spazi lasciati dal Parma si infila Pulgar che propizia l'autorete di Sierralta per il 4-1 definitivo, prima del debutto in A del giovane difensore Gabriele Corbo, primo millenial rossoblù.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Apre Politano, chiude Perisic: Chievo k.o., l’Inter torna al 3° posto



I nerazzurri conquistano tre punti importanti per la Champions con un gol per tempo.
Omaggio del Meazza a Pellissier


Valerio Clari

Ci sono momenti per essere “pazza Inter” ed altri in cui un po’ di noiosa ordinarietà è quello che ci vuole. San Siro apprezza un 2-0 tutto sommato secondo programmi, anche se il secondo liberatorio gol arriva un po’ troppo tardi per i nervi provati da anni di tentati (e a volte riusciti) suicidi. L’Inter piega un Chievo senza troppi stimoli e con qualche ragazzo a fare esperienza per la prossima B, torna terza e torna a +4 sulle quinte: decidono Politano e Perisic, ancora non i centravanti. Lautaro gioca 10 minuti, Icardi i primi 80, combinando poco e beccandosi i fischi (non solo della Curva). Alla fine si segnala un uomo in mutande che gira per il campo: non è un folle, ma Sergio Pellissier, che aveva donato tutti i suoi indumenti a un pubblico che ne onora l’ultimo passaggio a San Siro. Cose belle. Meno belli i cori anti-napoletani con cui la Nord prepara la partita della prossima settimana. I cori razzisti potrebbero costare la chiusura del settore per l’ultima di campionato. Ultima a cui l’Inter spera di arrivare tranquilla: se così non sarà, servirà un’altra gara ordinaria, poco folle, matura. Basterà per l’obiettivo stagionale.

DOMINIO? — L’Inter passa dopo 39 minuti in cui aveva messo insieme 10 corner (tre di fila calciati sul portiere da Cedric), il 75 per cento di possesso palla, e due occasioni con Perisic (di testa, salva Bani e di piede, parato). Al 39’ è sempre Ivan , in posizione centrale ad andare via ad Hetemaj e calciare: la palla rimpalla su Cesar e finisce a Politano, che si sinistro sorprende tutti calciando sul primo palo: palla sul legno interno e gol. San Siro stavolta non trema ma respira: vorrebbe subito il secondo, per togliersi i cattivi pensieri. Così quando il giro-palla diventa un po’ troppo conservativo e compassato arrivano anche alcuni fischi. Le statistiche infatti parlano di un dominio, l’occhio vede una squadra dal ritmo un po’ basso e un centravanti, Icardi, poco coinvolto.

ICARDI E PERISIC — Due i sussulti della partita di Mauro, preferito a Lautaro in nome forse di una scientifica e pilatesca alternanza: tutti nel secondo tempo, prima un colpo di testa alto, a risposta mo’ di risposta all’unica vera occasione Chievo (Vignato fuori di poco), poi l’avvio di un contropiede rifinito da Nainggolan e chiuso da Perisic con un destro sul palo (19’). Quando a poco più di dieci minuti dalla fine Spalletti lo sostituisce con Lautaro il Meazza, in passato (e anche a inizio gara) diviso sul capitano, si ricompatta nei fischi, se non totalitari, maggioritari. Poco dopo entra Pellissier (applauditissimo), e visto che il risultato resta in bilico, fra il pubblico interista cresce un po’ d’ansia. Nonostante la superiorità numerica (espulso Rigoni per fallo su un positivo Asamoah) non si tira il fiato fino al minuto 86, quando Perisic raccoglie la respinta del palo di Cedric e infila il 2-0 (coi veronesi ha un conto aperto). Il Chievo era tappa di avvicinamento alla Champions, e in fondo così è stato. Ne restano due, con più salite.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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SERIE A 2018/2019 36ª Giornata (17ª di Ritorno)

11/05/2019
Atalanta - Genoa 2-1
Cagliari - Lazio 1-2
Fiorentina - Milan 0-1
12/05/2019
Torino - Sassuolo 3-2
Frosinone - Udinese 1-3
Sampdoria - Empoli 1-2
Spal - Napoli 1-2
Roma - Juventus 2-0
13/05/2019
Bologna - Parma 4-1
Inter - Chievo 2-0

Classifica
1) Juventus punti 89;
2) Napoli punti 76;
3) Inter punti 66;
4) Atalanta punti 65;
5) Milan e Roma punti 62;
7) Torino punti 60;
8) Lazio punti 58;
9) Sampdoria punti 49;
10) Sassuolo e Spal punti 42;
12) Cagliari, Bologna e Fiorentina punti 40;
15) Parma punti 38;
16) Udinese punti 37;
17) Genoa punti 36;
18) Empoli punti 35;
19) Frosinone punti 24;
20) Chievo(-3) punti 15.

(-3) Il Chievo sconta la penalizzazione per la sentenza del Tribunale della Federcalcio.

(gazzetta.it)
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Okaka schianta la Spal, ma che fatica!
Udinese, vittoria salvezza

Successo importante per i bianconeri, che adesso aspettano i
risultati dei toscani e del Genoa per festeggiare la permanenza in A.
Primo tempo a senso unico, nella ripresa si sveglia la Spal ma non basta


G.B.Olivero


L'Udinese festeggia la salvezza - in virtù del successivo pari del Genoa col Cagliari - battendo la Spal in una partita che sembrava chiusa già all'intervallo e che poi si è improvvisamente riaperta nella ripresa.

PRIMO TEMPO — La chiave del successo contro la Spal arriva dalla testa ancor prima che dalle gambe e quindi dall'approccio alla gara: il gruppo di Semplici è salvo da tempo e per 45 minuti non mostra la consueta cattiveria, mentre i friulani sono ovviamente molto determinati. Non è un caso che le tre reti del primo tempo arrivino da calcio piazzato, ossia da situazioni in cui la differenza di concentrazione può emergere in modo evidente. Al 6' De Paul batte molto bene una punizione dalla trequarti e Samir è bravo ad anticipare tutti e a superare Gomis. Al 31' e al 35' arrivano due reti in fotocopia: angolo di De Paul, stacco vincente di Okaka, che colpisce indisturbato. La Spal difende a zona sui calci da fermo, ma l'attenzione è ai minimi termini e l'Udinese ne approfitta. Solo sull'1-0 la squadra di Semplici aveva avuto una grande occasione per segnare, ma dopo un tiro sporco di Lazzari la palla era giunta a Petagna che di destro da buona posizione aveva allargato troppo la conclusione.

SECONDO TEMPO — Dopo l'intervallo, però, la situazione cambia perché la Spal modifica il proprio atteggiamento: si vedono subito maggiore determinazione e cattiveria. All'8' Petagna salta Troost-Ekong e segna di destro e al 14' Valoti di testa sfrutta bene un cross da sinistra di Kurtic realizzando il 2-3 che preoccupa i friulani. Semplici inserisce Antenucci, Jankovic e Paloschi passando prima al 4-3-1-2 e poi al 4-3-3. L'Udinese è frenetica, gestisce male la palla e riparte con fatica mentre la Spal prende campo e sfiora il pareggio al 29' con un bel sinistro al volo di Kurtic che finisce sul fondo. Al 45' Antenucci si libera bene al limite dell'area, ma conclude alto e in pieno recupero una conclusione al volo di Lazzari termina in curva. I tifosi dell'Udinese, quindi, possono festeggiare: la salvezza è davvero vicina.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Var-Criscito, il Genoa agguanta il pari all'89': il Cagliari è salvo



Pavoletti sblocca il match, nel finale il Grifone trova l’1-1 grazie al rigore assegnato con il Var.
Maran salvo, domani l’Empoli può superare Prandelli


Francesco Velluzzi

Genoa, la sofferenza continua. Cagliari, sei salvo. Dal Ferraris esce un pareggio (1-1) che il Genoa acchiappa nel finale su rigore con il leader e capitano Mimmo Criscito. Il Cagliari va in gol a fine primo tempo con Pavoletti sfruttando ansie e paure del Grifone ed erge un bunker a difesa di Cragno che la squadra di Prandelli fa fatica ad abbattere pur con tanta qualità offensiva. Ma per essere sicuro di restare in A dovrà vincere a Firenze l’ultima partita. Il Cagliari si riconcilia con tutti, agguanta il punto che serve, gli sfugge la vittoria per un altro rigore subito, dopo Napoli (è Bradaric a intervenire con la mano).

PRIMO TEMPO — Cesare Prandelli sceglie l’esperienza di Pandev e il piglio da centravanti di Lapadula lasciando in panchina Koaume, dietro di loro spazio alla fantasia di Bessa che, però, deve anche controllare Barella. Il Cagliari di Maran si mette a specchio. Il tecnico Trentino abbandona il suo amato abito, il 4-3-1-2 per indossare il 3-5-2 dove Cacciatore fa il terzino con Pisacane e Klavan e i croati, riabilitati, Srna e Bradaric in mezzo. Uno fa il quinto a destra, l’altro il regista al posto di Cigarini. Davanti c’è la novità del doppio centravanti: Pavoletti con Cerri che lotta e disturba, ma non tiene tanto il pallone. Il Genoa è obbligato a far la partita che è spezzettata, piena di falli. Klavan e Criscito beccano il giallo. Il Cagliari mette un muro, chiude tutto, difesa che funziona con l’aiuto di Bradaric che ha più attitudine del Ciga a coprire. Il Cagliari raramente mette la testa avanti, Cacciatore salva due volte con buon tempismo, Cragno si supera su Pandev, ma nell’ultima parte di tempo i sardi si propongono sempre con Pavoletti che super Gunter (si sente eccome l’assenza dello squalificato Romero) e pure Radu, ma trova Biraschi a salvare, ma al 40’ l’ex genoano non perdona, si beve Gunter, controllo, stop e gran tiro, imparabile per Radu. Sono 15 per lui, record in serie A. Il Genoa viene insultato dai tifosi (in curva lo striscione “Preziosi infame”), ma va al riposo, in svantaggio e impaurito.

SECONDO TEMPO — La mossa di Prandelli negli spogliatoi è Koaume per Pedro Pereira che, peraltro, aveva fatto bene e aveva spinto tanto. Pandev va dietro le punte. Koaume dà gas e tira subito, al 5’: fuori. Il Genoa preme, ma Cragno non corre mai seri rischi. Tanta pressione, tutti dentro, ma il Cagliari ne esce sempre bene. Al 21’ Maran perde Pavoletti e mette dentro Joao Pedro. Lapadula otto minuti dopo, fischiatissimo, lascia il posto a Sanabria. Fuori anche Cacciatore (Romagna) e Cerri, esausto (Birsa). Il bunker sardo resiste fino al 43’ quando Bradaric commette un fallo di mano su cross di Criscito che Valeri (andando al Var) sanziona col rigore. Stavolta Criscito, da capitano vero, va sul dischetto e con una gran botta spiazza Cragno. Ci sono poi 5’ di recupero, ma c’è spazio solo per l’espulsione del neo entrato Pezzella per un fallaccio su Barella.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Roma fermata dai pali, la Champions è un miraggio.
Solo 0-0 contro il Sassuolo



Sotto la pioggia legni colpiti nel secondo tempo da Dzeko e da Kluivert in modo rocambolesco.
Ranieri recrimina per le occasioni fallite, nel finale gol annullato a Fazio


Andrea Pugliese

Per la prima volta Ranieri resta a secco. Nel senso che finora la sua Roma, in dieci gare, aveva sempre trovato il gol. Stavolta invece non ci riesce, un po’ per sfortuna (due pali e un gol annullato per fuorigioco) e un po’ perché ha iniziato a spingere troppo tardi, giocando a ritmi blandi per quasi un’ora. Con questo 0-0 i giallorossi di fatto salutano la Champions, anche se la matematica lascia ancora un minimo raggio di luce (leggi la classifica). Per il Sassuolo un pari che fa morale e anche classifica, conservando il decimo posto. La squadra di De Zerbi, tra l’altro, alla fine sembrava davvero non averne più ed allora bene così.

RITMI ESTIVI — Ranieri alla fine decide di mettersi a specchio e opta per il 4-3-3, con De Rossi in panchina e Under rilanciato dal via. De Zerbi, invece, preferisce Djuricic a Babacar, con il serbo che gioca più da falso nueve che da centravanti. Se non fosse che la temperatura è invernale, sembrerebbe quasi un’amichevole estiva di inizio stagione per ritmo e intensità. Insomma, si gioca con il freno a mano tirato, tra l’altro in un clima di aperta contestazione dei tifosi giallorossi alla società (cori continui contro Pallotta, Baldissoni e Baldini). La Roma, che dovrebbe vincere, prova ogni tanto ad accelerare e quando lo fa è soprattutto proprio grazie a Under, che sembra nella giornata giusta. È suo il primo e principale pericolo per il Sassuolo, poi ci sono una serie di tentativi (sterili) da parte di Dzeko, ma quasi sempre senza convinzione e cattiveria. Poi Under semina ancora il panico in area e Kolarov ci prova da fuori, ma il tiro è velleitario. E il Sassuolo? Magnanelli lavora un’infinità di palloni, Lirola sovrappone spesso e volentieri in fascia su Berardi, ma Duncan è in una giornata completamente no e Locatelli si accende solo a sprazzi. Così i pericoli veri per la porta di Mirante arrivano solo nel finale, quando prima è bravo Fazio in scivolata su una bella combinazione Berardi-Lirola e poi è decisivo Mirante di piede su Djuricic, ben pescato nello spazio da Berardi. Dall’altra parte, invece, un’uscita-pressing lavorata in modo magistrale da Under ed El Shaarawy poco prima aveva di fatto mandato in porta Florenzi, abbattuto però da Magnanelli a venti metri dalla porta.

OCCASIONI A VUOTO — Nella ripresa si vede qualcosa in più, anche perché la Roma deve vincere e nel provare ad alzare i ritmi perde qualcosa dal punto di vista dell’equilibrio e della compattezza. Ed infatti le prime occasioni sono tutte per il Sassuolo, sull’asse Locatelli (pallonetto di poco alto)-Boga (prelibatezza di un soffio fuori). Poi in 4 minuti, dal 12’ al 16’, è la Roma a sfiorare il gol in tre occasioni: prima con una bicicletta volante di El Shaarawy incredibilmente fuori dal centro dell’area, poi con un tiro da fuori di Dzeko che scheggia il palo esterno ed infine con un colpo di testa in tuffo di Cristante su cui Consigli è strepitoso. Adesso la partita è più bella, almeno dal punto di vista delle occasioni. Demiral calcia alle stelle da ottima posizione, ma poi si fa perdonare salvando in scivolata su Pastore un gol quasi fatto. Poi il Sassuolo reclama per un contatto dubbio Mirante-Djuricic in area di rigore, mentre dall’altra parte una ripartenza di El Shaarawy produce un mischione in area, con la palla che casualmente sbatte su Kluivert e finisce sul palo. Oramai sono saltati tutti i riferimenti e si gioca sull’inerzia. Fazio mette fuori di testa, Lirola si rende pericoloso da fuori, ancora Fazio al 48’ trova il gol di controbalzo, ma la rete è annullata per fuorigioco precedente di Dzeko. Il difensore argentino è oramai un attaccante aggiunto e l’ultimissima occasione capita ancora sui suoi piedi, ma calcia alto da ottima posizione. Finisce così, con il Sassuolo che difende il decimo posto e la Roma che dice praticamente addio ai sogni di Champions.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Samp, l’uomo in più non basta.
Quaglia a secco, 0-0 contro il Chievo



Espulso Barba al 38’ per un’entrata decisa su Defrel.
Il capocannoniere del campionato resta fermo a 26 reti,
tributo e terzo tempo per Pellissier al momento della sostituzione nella ripresa


Guglielmo Longhi

Al minuto 28 del secondo tempo, Sergio Pellissier lascia il calcio e il Bentegodi, tra gli applausi di compagni e avversari e di quelli della sua gente. In curva due striscioni riconoscenti. Per lui: “Si scrive Sergio, si legge Chievo. Grazie capitano”. E per il presidente Campedelli: “Nessuna retrocessione cancella le emozioni vissute. Grazie Luca”. È la festa del capitano che chiude a 40 anni, dopo 513 gare e 139 gol (112 in A). Finita la partita con un triste 0-0, la festa riprende, sullo schermo vanno i suoi gol e lo stadio può dimenticare la caduta in B dopo 11 anni. A salutarlo anche Gigi Delneri, l’allenatore della prima storica promozione in Serie A. E poi arriva lui con i figli mentre i tifosi alzano i cartelli con il 31. E poi tocca a Campedelli che ritira idealmente il numero.

TANTO PELLISSIER, POCO GIOCO — Dall’altra parte c’era un altro attaccante, non molto più giovane di lui, che puntava al titolo di capocannoniere: Fabio Quagliarella. Due squadre che non hanno più niente da dire (una retrocessa da tempo, una fuori da tutto) hanno trovato un obiettivo comune: far segnare i centravanti. Ma i ritmi sono da allenamento. Meglio il Chievo nel primo quarto d’ora, al 10’ è in vantaggio con Leris ma la Var annulla per fuorigioco il primo gol in A del francese (male Colley e Linetty). Poi la Samp si sveglia: Ekdal fuori di poco. Pellissier non segna ma dimostra di essere altruista, con due assist non sfruttati: per Depaoli (fuori) e per Stepinski, orrenda svirgolata. Al 40’ Barba si dimentica il clima di festa e si fa cacciare per un’entrataccia su Defrel. Con l’uomo in meno, Di Carlo passa al 4-3-2. E alla fine, l’occasione migliore del primo tempo: sinistro di Gabbiadini e gran volo di Semper che respinge con la mano di richiamo. Il secondo tempo non è meglio anzi. La Samp non sa sfruttare la superiorità numerica e si limita a un lungo quanto inutile possesso palla. E anche Quagliarella sembra svogliato. L’unico a far festa è un ragazzo di 40 anni.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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19/05/2019 19:20
 
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L’Empoli ora vede la salvezza.
Toro matato e lontano dall’Europa



I toscani dominano per 30’ e passano con Acquah,
subiscono la reazione granata fino al pareggio di Iago,
ma poi dilagano con Brighi, Di Lorenzo e Caputo


Mario Pagliara

Se il campionato finisse oggi, l’Empoli sarebbe salvo. I toscani schiacciano un Toro per lunghi tratti irriconoscibile, spingendolo fuori dalla corsa per l’Europa (se il Milan alle 18 batterà il Frosinone, il Toro sarà matematicamente fuori dalle coppe). Finisce quattro a uno per gli azzurri di Toscana che rifilano ai granata il peggior passivo del suo campionato. La squadra di Mazzarri crolla sotto i colpi di Di Lorenzo, di Caputo e degli ex Acquah e Brighi. Il pari momentaneo di Iago Falque è solo un’illusione, in una domenica per Mazzarri e i suoi da incubo.

EMPOLI TRAVOLGENTE — Il pari, al sabato, del Genoa ha caricato a mille questo Empoli, che sogna la grande impresa (sarebbe salvo in caso di vittoria sia con il Toro che domenica prossima in casa dell’Inter). E si vede: la squadra di Andreazzoli gioca una prima mezz’ora di intensità e convinzione, spesso pericoloso in contropiede con Farias (come dopo sette minuti: Izzo riesce nel tentativo di salvare in scivolata, con la palla che gli sbatte sulla schiena) e favorito dagli svarioni difensivi, soprattutto sul proprio centro sinistra, del Torino. Già, il Toro. Accompagnato in Toscana dall’entusiasmo di quattromila tifosi, e con la caccia all’Europa tutta aperta, ci si aspettava un Toro molto più determinato in avvio. E invece la squadra di Mazzarri parte al piccolo trotto, con ritmi troppo bassi per poter davvero incidere sulla gara. E con il peccato, grave, di commettere qualche errore di troppo.

DISASTRO AINA — Se l’Empoli gioca un calcio ordinato e frizzante, una grande mano gliela porge la domenica da incubo di Aina. L’esterno nigeriano sostituisce l’infortunato Ansaldi sulla sinistra, e commette a ripetizione una serie di svarioni, fino a quello più grave che offre il gol del vantaggio ad Acquah. Il primo inciampo arriva dopo undici minuti: ad Aina non riesce un controllo agevole a centrocampo, innescando la ripartenza di Farias. Sirigu è costretto ad una delle sue più belle parate. Ancora Farias (al 24’) impegna Sirigu rasoterra, ma in questa circostanza Aina non ha colpe. Ce le ha, e come, sul vantaggio empolese: il nigeriano sbaglia un passaggio semplice davanti alla propria area riconsegnando la palla a Pajac. Il resto è l’assist per Acquah, che ringrazia con il più classico dei gol dell’ex.

BELOTTI SUL PALO — Colpito al cuore, il Toro inizia a giocare dopo la mezz’ora trascinato dalla grinta di Belotti e dagli assist di De Silvestri. Proprio da un traversone di “Lollo” nasce al 35’ l’acrobazia di Belotti che calcia al volo di sinistro: Dragowski è super nell’intervento. Trenta secondi dopo ancora sull’asse De Silvestri-Belotti arriva il colpo di testa secco e potente del Gallo sui tabelloni e di poco a lato. A due minuti dall’intervallo, l’occasione più ghiotta dei granata: dagli sviluppi di un angolo, Belotti schiaccia ancora di testa colpendo prima il palo pieno e dopo la gamba di Traoré che salva sulla linea.

I 4 MINUTI DI IAGO — Dopo il gol sembrerebbe tutto un altro Toro, e l’illusione arriva nei primi minuti della ripresa. L’ingresso di Iago dopo otto minuti del secondo tempo (al posto di un disastroso Aina) sembra cambiare il volto dei granata. Mazzarri ridisegna i suoi con un 4-3-3, con De Silvestri e Izzo sulle fasce, Baselli in regia, Berenguer e Iago esterni al servizio di Belotti. Il Toro alza i ritmi. Falque entra subito in partita e impiega quattro minuti per metterci la firma, indovinando un tiro perfetto (servito da Belotti) che riporta il punteggio sulla parità: quinto centro in campionato per il galiziano che non segnava dal 23 febbraio. L’uno a uno non accontenta nessuno, così due minuti dopo Traoré sbaglia un interessante contropiede, mentre la conclusione potente del sorpasso di Rincon è strozzata da un miracoloso Dragowski (17’). Si gioca ora a viso aperto.

CHI ENTRA SEGNA — E quando il Toro dà l’impressione di poterla anche vincere, l’Empoli ricomincia a correre e rulla i granata. La regola sembra essere che chi entra segna. Andreazzoli getta nella mischia Matteo Brighi che, un minuto dopo essere entrato, si trova subito al momento giusto nel posto giusto. Al 19’ Sirigu fa un miracolo sul diagonale di Farias, ma deve arrendersi sulla successiva conclusione di Brighi: il Toro incassa un altro gol da un ex, proprio come accaduto nel primo tempo con Acquah. Tornato sotto, Mazzarri si gioca la carta Zaza (per Meité) passando a un Toro super offensivo con il 4-2-4: Iago, Zaza, Belotti e Berenguer tutti dentro. Più che il Toro, è però l’Empoli a dilagare: è il 25’ quando Pajac pesca Di Lorenzo solo nell’area granata che timbra il tre a uno. Un minuto dopo è ancora Sirigu ad evitare il tracollo su Traoré. Il Toro piano piano si arrende, ricomincia a commettere una sfilza di errori, e al 44’ arriva anche il 4-1 di Caputo. La festa è tutta dell’Empoli. Che ora nella salvezza ci crede.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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19/05/2019 19:24
 
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Autorete di Gerson, Parma salvo.
Fiorentina in pericolo

Partita tiratissima ma alla fine una sfortunata deviazione del brasiliano
su cross di Scozzarella costa la quinta sconfitta di fila per la squadra
di Montella che per salvarsi dovrà almeno pareggiare in casa col Genoa


Andrea Schianchi


È festa al Tardini. Il Parma conquista con una giornata di anticipo la salvezza battendo la Fiorentina in capo a una partita tiratissima. È di Ceravolo il sigillo che vale la prossima serie A. La squadra di Montella, apparsa senza idee e senza grinta, prolunga l’agonia: domenica al Franchi c’è la supersfida contro il Genoa e lì la Viola non deve perdere.

PRIMO TEMPO — Il Parma si presenta senza Inglese, che si è infortunato nell’ultimo allenamento, e con Gervinho capitano. Ed è proprio l’ivoriano, dopo una pericolosa incursione di Chiesa innescata da un errore di Sprocati, a sfiorare il vantaggio: tiro deviato che va a baciare il palo (minuto 9). La Fiorentina palleggia, ma sempre a ritmo piuttosto lento, e i centrocampisti emiliani riescono ad arginare le iniziative viola. Simeone si muove molto, però non azzanna (tiro fuori al 38’, mancato intervento sotto porta al 43’ e altra conclusione alta al 45’). Prima è invece la squadra di D’Aversa a sfiorare il gol con Gagliolo che inzucca da azione d’angolo e colpisce la traversa.

SECONDO TEMPO — Il Parma, in avvio di ripresa, perde anche Gervinho e allora sembra proprio che non ci sia nulla da fare. La Fiorentina spinge e sfiora il gol con Chiesa (Sepe devia sul palo) e con Benassi. La paura s’impossessa del Tardini. Kucka prova a scuotere i compagni: colpo di testa salvato sulla linea da Benassi. Ma gli emiliani faticano tremendamente a risalire la corrente. Milenkovic ciabatta sul palo una conclusione molto facile (33’). Ma è il Parma, con la forza della disperazione, a prendersi la gloria: punizione di Scozzarella in area, tutti a saltare, c’è un rimpallo, l’ultimo tocco è di Gerson che spiazza Lafont impossibilitato a intervenire. È il gol della salvezza. Il resto sono minuti di sofferenza per i tifosi emiliani e inutili tentativi della Viola che mai impensierisce Sepe.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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19/05/2019 21:05
 
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Gigio salva, Piatek e Suso segnano:
il Milan resta in corsa. E ora aspetta l'Atalanta



I rossoneri, dopo un primo tempo incolore, rischiano di andare sotto, ma Donnarumma para un rigore a Ciano.
Poi l'uno-due micidiale: Gasp agganciato, Europa League in cassaforte


Stefano Cantalupi

Dopo la grande paura, il sollievo. Il Milan batte 2-0 il Frosinone e si guadagna il diritto di sistemarsi davanti al televisore per “gufare” l’Atalanta. Meno scontato di quanto si pensi, il successo sui ciociari già retrocessi: dopo lo 0-0 dell’andata, ci sono voluti altri 57 minuti per rompere la loro resistenza. E c’è voluto soprattutto un grosso contributo di Donnarumma, enorme nel respingere un rigore a Ciano. Il tutto in un piovoso pomeriggio di saluti, nel Meazza rossonero. Saluti al Diavolo che gioca l’ultima partita in casa, saluti a un Abate commosso fino alle lacrime prima, durante e dopo il match. Se non altro, Ignazio ha indossato la maglia che il Milan vestirà nella prossima stagione: oggi i rossoneri sono andati in campo col nuovo kit.

PARTENZA SOTTO RITMO — Ci si attendeva una partenza indiavolata, per evitare che la squadra di Baroni potesse acquistare fiducia col passare dei minuti e credere nella possibilità di uscire indenne da San Siro. Così non è: i primi 45 minuti sono bloccati, il 3-5-2 dei ciociari imbriglia il 4-3-3 “gattusiano” e Bardi non deve parare granché fino all’intervallo. Idee confuse, tensione, poco ritmo. Il primo ritorno negli spogliatoi, allora, è accompagnato dai fischi degli oltre 61mila tifosi rossoneri accorsi al Meazza. Ci vuole una sveglia, perché Piatek sembra il sosia del super bomber d’inizio anno, Suso si accende a intermittenza e Kessie e Calhanoglu sbagliano davvero troppo in costruzione.

SAN GIGIO — La sveglia potrebbe suonarla Borini, che ha immediatamente un’occasione d’oro sul destro. Niente, sopra la traversa. Passa un attimo e accade qualcosa che per il popolo milanista è una ferita al cuore: Abate, proprio lui, sbaglia l’intervento in area e atterra Paganini. Rigore. Donnarumma, però, dimostra una volta di più la personalità del fuoriclasse e para il penalty di Ciano, rianimando lo stadio ammutolito. Si ripeterà nel finale, con un altro prodigio su Valzania.

UNO-DUE — Rino ha visto abbastanza: dentro Cutrone per Bakayoko, si passa al 4-4-2. E finalmente, dopo 564 minuti di digiuno, torna a segnare Piatek: calcia Borini (che si era appena mangiato un gol di testa), la carambola favorisce il polacco, tenuto in gioco da Ariaudo. Rete, pum pum pum pum. E ancora rete 9 minuti dopo, al 66, stavolta di Suso’: punizione pennellata, gara chiusa dopo il batticuore. Finisce così e per il Milan almeno l’Europa League adesso è certa (come la fine dei sogni europei del Torino). Ma qui si spera ancora in qualcosa di molto più grande, a novanta minuti dalla fine del campionato.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Juve-Atalanta 1-1: Mandzukic risponde a Ilicic


I bergamaschi agganciano l'Inter in classifica:
per qualificarsi senza pensare agli altri risultati dovranno battere il Sassuolo nell'ultima giornata


Nel giorno della festa per lo scudetto, la Juve pareggia 1-1 con l’Atalanta. La squadra di Gasperini si illude con il gol di Iicic nel primo tempo, nella ripresa però Mandzukic fissa il risultato in parità con un gol impossibile. L'Atalanta con questo punto aggancia l'Inter: per qualificarsi in Champions senza pensare agli altri risultati dovrà vincere l’ultima sfida con il Sassuolo.
La partita dello Juventus Stadium è stata anche l’occasione per salutare Barzagli, che dirà addio al calcio, e ad Allegri, all’ultima panchina casalinga in bianconero.

SEGNA ILICIC - Allegri schiera ovviamente titolare Barzagli. In avanti, fiducia a Dybala con Cuadrado e Ronaldo ai suoi lati. Gasperini va sul sicuro in attacco: Gomez dietro a Ilicic e Zapata.
Dopo un inizio super della Juve (Ronaldo sbaglia davanti alla porta), esce fuori l’Atalanta. Al 19’ tocco di mano di Alex Sandro in area: Rocchi va a vedere le immagini del Var e lascia correre. Gasperini in panchina non sembra per niente d’accordo. Poco dopo Zapata supera mezza difesa della Juve, ma il suo tocco a superare Szczesny finisce a lato di pochissimo. Al 33’ arriva il vantaggio bergamasco. Calcio d’angolo di Gomez: Masiello prolunga, la palla sfila davanti a Szczesny, sul secondo palo tutto solo Ilicic non può sbagliare.

MANDZUKIC, CHE GOL! - Allegri cambia: lascia negli spogliatoi Alex Sandro e mette dentro Bernardeschi. Al 61’ finisce la partita di Barzagli: standing ovation dello stadio. Entra Mandzukic. Dentro anche Mancini per Gosens. La Juve prende campo e l’Atalanta, nonostante gli spazi, non riesce a ripartire. E’ pericolosa solo su una punizione, deviata, di Ilicic: Szczesny però è attento. Esce anche Gomez per Pasalic. La squadra di Gasperini continua a soffrire e all’80’ prende il gol. Cross di Cancelo dalla trequarti, sul secondo palo sbuca Mandzukic che in scivolata e da posizione impossibile tocca la palla, che passa sotto le gambe di Gollini ed entra in porta. Allegri vuole vincerla: fuori Matuidi per Kean. Succede poco però. Giusto il tempo di un’espulsione diretta a Bernardeschi per un brutto fallo su Barrow.

Fonte: Corriere dello Sport
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Napoli-Inter 4-1: Ancelotti travolge Spalletti


Una doppietta di Fabian Ruiz e i gol di Zielinski e Mertens costringono i
nerazzurri a giocarsi la Champions nella sfida dell'ultima giornata con l'Empoli.
Inutile il rigore finale di Icardi


NAPOLI - Il Napoli travolge l’Inter e costringe Spalletti a guadagnarsi la Champions negli ultimi 90 minuti. Sarà una partita di fuoco domenica prossima a San Siro con l’Empoli, che ha disperato bisogno di punti per salvarsi. Sorride invece Ancelotti che centra la quarta vittoria consecutiva e si avvicina agli 80 punti (ora è a 79), l’obiettivo che si era dato l’allenatore per questo finale di stagione. Nella notte che consacra Fabian Ruiz (super doppietta) e conferma le enormi qualità di Zielinski, il più festeggiato dal San Paolo è l’idolo Mertens, che sale sul podio dei marcatori della storia del Napoli a 108 reti agganciando Sallustro (davanti solo Maradona a 115 e Hamsik a 123).

PERLA ZIELINSKI - Con Icardi che parte dalla panchina, l’Inter prova un approccio propositivo alla notte del San Paolo anche se si capisce subito che il Napoli non ha nessuna voglia di fare da sparring partner. Primo perché Ancelotti vuole superare gli 80 punti in classifica, secondo perché negli occhi degli azzurri si legge la voglia di vendicare la sconfitta dell’andata. Mertens grazia in avvio Handanovic, fresco vincitore del premio di miglior portiere del campionato. Lo stesso fa Milik poco dopo, con un sinistro che non inquadra la porta. L’Inter fraseggia bene ma non riesce ad affondare, quando il Napoli alza i giri però il primo tempo cambia faccia. Un errore in uscita di Asamoah dà il via all’azione del vantaggio, firmato con un bolide dal limite da Zielinski. Da quel momento in poi la squadra di Spalletti va in difficoltà, fatica a eludere il pressing alto del Napoli e rischia più volte di prendere il secondo, soprattutto da Callejon. Le uniche scosse provano a darle Perisic, Lautaro e Nainggolan, ma Karnezis non rischia mai seriamente.

SHOW AZZURRO - Spalletti cambia le carte in tavola nella ripresa, con l’inserimento di Icardi al posto di Politano e il passaggio al 3-5-2 con Perisic a destra e Asamoah a sinistra a tutta fascia e D’Ambrosio nel terzetto difensivo con Skriniar e Miranda. L’Inter sembra più determinata, avanza il baricentro, tiene sotto pressione il Napoli per diversi minuti, ma, come già successo nel primo tempo, quando gli azzurri cambiano marcia fanno male. Sull’asse Callejon-Mertens arriva il raddoppio di testa di “Ciro”, mentre la partita la chiude invece Fabian Ruiz, con una stupenda doppietta: prima è bravo a depositare in rete l’assist comodo comodo di Malcuit e poi a fulminare di sinistro Handanovic. Il San Paolo applaude tutti e regala una standing ovation a Mertens e Koulibaly (il difensore autore di un prodigioso salvataggio sulla linea a portiere battuto salterà il Bologna insieme con Allan). E l’Inter? Si abbatte, senza mai mollare. Con Spalletti che ci prova con Vecino e Candreva, che non è nemmeno fortunato con Lautaro (traversa) e che trova il gol della bandiera con Icardi su rigore nel finale. La Champions nerazzurra passa per l’Empoli.

Fonte: Corriere dello Sport
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Sinceramente non mi spiego come il Napoli si sia riuscito ad avvicinare alla Juventus solo a scudetto assegnato.
Rifilare 4 pappine all'Inter in cerca di un posto Champions non è cosa da poco, anzi...
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20/05/2019 23:09
 
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Pioggia di gol all'Olimpico:
Bologna-Lazio è 3-3, Mihajlovic salvo



Partita pirotecnica, griffata dalle reti di Correa,
Bastos e Milinkovic da una parte, Poli, Destro e Orsolini dall'altra


Nicola Berardino

Missione compiuta. Con 90 minuti d'anticipo il Bologna chiude all'Olimpico la pratica salvezza. Serviva un punto per avere l'ok dell’aritmetica e contro la Lazio i rossoblù di Mihajlovic incassano il pareggio in coda a un 3-3 rocambolesco. Partita bella e avvincente, soprattutto nella ripresa scandita da cinque gol. La squadra di Inzaghi ha inseguito sino all'ultimo la vittoria nella scia del trionfo in Coppa Italia: a fine partita, festeggiamenti con giro di campo dei biancocelesti. Dalla curva laziale uno striscione con dedica speciale: "La Nord saluta De Rossi. Fiero ed irriducibile nemico sul campo".

ANCORA CORREA — Inzaghi fa debuttare in A il portiere Guerrieri, 23 anni, cresciuto nel vivaio biancoceleste. Squalificato Radu, confermata la linea difensiva della finale di Coppa Italia con Bastos e Luiz Felipe al fianco di Acerbi che però si sposta sulla sinistra. A centrocampo, si rivedono Romulo e Badelj. Leiva smistato nel ruolo di interno. In avanti, spazio alla coppia Immobile-Correa. Due novità nel Bologna rispetto alla formazione che ha battuto il Parma: rientrano Dijks in difesa e Poli a metà campo. Out Sansone, resta Destro come terminale offensivo. Partita subito nel vivo. Al 3' bel tiro a rete di Correa, ribattuto però da Lulic. La squadra di Mihajlovic affila la manovra: al 10' tocco di Soriano a lato. Al 12' spunto di Palacio murato dalla difesa laziale. Al 13', tocco di magia di Correa e la squadra di Inzaghi va in vantaggio. Su lancio filtrante di Leiva, l'argentino porta avanti il pallone di tacco e poi infila Skorupski. Terzo gol di fila per Correa, compreso quello del raddoppio nella finale di Coppa Italia. Il Bologna si rilancia in avanti, ma resta in allerta per le rapide ripartenze biancocelesti. Pulgar, Poli e Palacio provano a forzare il muro laziale dalla distanza. Al 29' duetto in velocità con Correa e Immobile che mira sul primo palo ma Skorupski sventa. Al 35', Bologna insidioso con una punizione di Orsolini deviata in angolo da Badelj che era in barriera. Lazio vicinissima al raddoppio con Immobile: al 39', tiro di poco a lato.

RIMONTA ROSSOBLÙ — Si riparte dopo l'intervallo sotto una pioggia sempre più fitta. Al 5', il Bologna centra il pareggio. Sulla sinistra Palacio innesca Poli che con un tiro potente beffa Guerrieri. Al 7' il bis dei rossoblù, Orsolini crossa dalla destra, Palacio rimette al centro per la zampata vincente di Destro. Maxi esultanza dei giocatori del Bologna sotto la panchina di Mihajlovic. All'8' primo cambio della partita. Altro debutto in A nella Lazio, ecco Armini che rileva Luiz Felipe, fermato da guai muscolari. Partita apertissima. E al 14' la Lazio fa il 2-2 con un gran gol di Bastos: parabola a rientrare su assist di Immobile. Si gioca a tutto campo. Al 17', uscita di Guerrieri fuori area per bloccare Poli. Al 19', il tris del Bologna: in mischia segna Orsolini sugli sviluppi di un corner. Gol valido dopo il passaggio dalla Var per valutare una manata di Destro su Armini. Al 20', al posto di Badelj, entra Cataldi, che è alla centesima gara in A. Il centrocampista si rende subito pericoloso con una rasoiata respinta da Skorupski. Santander sostituisce Destro al 26'. Due minuti dopo Leiva cede il posto a Milinkovic, premiato prima della gara dalla Lega come miglior centrocampista del campionato. Applausi per il serbo, autore del gol che ha sbloccato la finale di Coppa Italia. Si fa male Poli e al 35' Dzemaili gli dà il cambio. Pochi secondi dopo con una punizione magistrale Milinkovic coglie l'angolo alla sinistra di Skorupski e firma il 3-3. Lazio all'assalto finale per i tre punti. Al 43', Immobile si fionda al tiro, deviato in angolo. Ultima sostituzione nel Bologna: Krejci rileva Palacio. Quattro minuti di recupero, vissuti fino all'ultimo respiro. Resta il pareggio in una gara da applausi e sorrisi per tutti.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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SERIE A 2018/2019 37ª Giornata (18ª di Ritorno)

18/05/2019
Udinese - Spal 3-2
Genoa - Cagliari 1-1
Sassuolo - Roma 0-0
19/05/2019
Chievo - Sampdoria 0-0
Empoli - Torino 4-1
Parma - Fiorentina 1-0
Milan - Frosinone 2-0
Juventus - Atalanta 1-1
Napoli - Inter 4-1
13/05/2019
Lazio - Bologna 3-3

Classifica
1) Juventus punti 90;
2) Napoli punti 79;
3) Atalanta e Inter punti 66;
5) Milan punti 65;
6) Roma punti 63;
7) Torino punti 60;
8) Lazio punti 59;
9) Sampdoria punti 50;
10) Sassuolo punti 43;
11) Spal punti 42;
12) Bologna, Cagliari e Parma punti 41;
15) Fiorentina e Udinese punti 40;
17) Empoli punti 38;
18) Genoa punti 37;
19) Frosinone punti 24;
20) Chievo(-3) punti 16.

(-3) Il Chievo sconta la penalizzazione per la sentenza del Tribunale della Federcalcio.

(gazzetta.it)
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25/05/2019 23:41
 
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Frosinone e Chievo non sfondano, senza reti l'"anticipo" di B.
Ultima in carriera per Pellissier

Pareggio tra ciociari e veneti nella prima partita dell'ultimo turno di campionato


Nicola Berardino


Frosinone e Chievo, già retrocessi da tempo, si congedano dalla Serie A con un prova d’orgoglio. Anche nel faccia a faccia finale le due squadre confermano i propri limiti realizzativi e così il gol non arriva. Tuttavia onorano il campionato sino all’ultimo istante nella gara che porta anche l’addio al calcio di Sergio Pellissier, bomber nella storia del Chievo e ora pronto a un ruolo di primo pirano nella società di Campedelli.

IN EQUILIBRIO — Nel Frosinone, rispetto alla formazione opposta al Milan, torna Capuano sulla sinistra della retroguardia e in attacco c’è Dionisi, alla prima stagionale da titolare. Nel Chievo squalificati Barba e Stepinski, infortunato Leris, mentre Bani e Tomovic non sono al meglio e partono dalla panchina. In difesa si rivedono Frey e Andreolli. A metà campo si riaffaccia Rigoni; in avanti tocca a Pucciarelli affiancare Pellissier. I ciociari cercano subito di sorprendere la squadra di Di Carlo, ma i tentativi di Valzania e Dionisi non riescono a impensierire Semper. Al quarto d’ora invece il tiro radente di Ciano dà brividi ai veneti: di poco a lato. Un minuto prima Pellissier aveva insaccato in rete ma l’azione era stata invalidata per un fuorigioco di Andreolli. Chievo attento e ordinato, agile nelle ripartenze ma non riesce a puntare la porta del Frosinone. Che macina gioco con continuità pur ingolfandosi in fase offensiva. Al 33’ si ferma Dioussè per guai muscolari e Di Carlo innesta a centrocampo Burruchaga, che è al debutto in A. Primo tempo equilibrato, giocato a buon ritmo da entrambe le formazioni, a caccia dello spunto per far saltare il banco.

APPLAUSI PER TUTTI — Nella ripresa il Frosinone riparte con Maiello al posto di Valzania. Ariaudo tenta la via della rete del Chievo ma il suo colpo di testa è fuori bersaglio. Replica Cesar con una capocciata controllata da Bardi. La squadra di Baroni avanza il baricentro. Al 17’ Piazon rileva Vignato. Un minuto dopo Ciofani dà il cambio a Zampano e il Frosinone passa al 3-4-1-2. Al 22’ qualche dubbio su un mani in area di Depaoli viene fugato dal silent check. Insistono i ciociari. Al 33’ nel Chievo esce Pucciarelli e ecco un altro debuttante, Juwara. Dall’altra parte, Trotta rileva Dionisi. Ci prova Beghetto al 39’ ma Semper è di guardia. Assalto dei ciociari. Va alto l’ultimo tentativo di Ciano e lo 0-0 non si sblocca. Ma al fischio finale lo Stirpe riserva solo applausi e l’ultima immagine è una zoomata sul volto ricco di emozioni di Pellissier, avvolto nell’abbraccio di compagni e avversari.

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Gran finale Sinisa: 3-2 al Napoli.
Doppio Santander, Bologna decimo per una notte



Doppio vantaggio rossoblù nel primo tempo con il Ropero e Dzemaili.
Nella ripresa la squadra di Ancelotti pareggia (Ghoulam e Mertens), poi il paraguaiano ritrova il vantaggio


Mimmo Malfitano

È la notte di Federico Santander che regala al Bologna l’ultima perla di questo campionato. Una doppietta spettacolare, di testa, che spegne le velleità del Napoli, spento e privo di iniziativa, nel primo tempo, e più energico con gli inserimenti di Callejon e Mertens nella ripresa. Un doppio cambio che non è servito, però, a Carlo Ancelotti per evitare l’ottava sconfitta. Il Dall’Ara ha vissuto una delle migliori serata della stagione, tra l’entusiasmo della gente che ha invitato a più riprese Mihajilovic a restare.

PALACIO SUPER — Bologna è in festa per la salvezza, mentre il Napoli vuole i tre punti da questa partita per superare quota 80 punti in classifica. Motivazioni relative, comunque, che servono per dare un senso a quest’ultima giornata di campionato che aprirà alle meritate vacanze. Sia Mihajlovic sia Ancelotti, tuttavia, vogliono giocarsela, ma mentre il tecnico del Bologna schiera la migliore formazione, quello del Napoli non può contare su Koulibaly e Allan, squalificati, sul febbricitante Meret e porta in panchina Callejon per dare un’ulteriore possibilità a Simone Verdi, che torna nella sua Bologna. C’è anche una novità tattica: si parte con il 4-2-3-1 anziché l’abituale 4-4-2. Ma a fare la differenza è Rodrigo Palacio, il vero tormento della difesa napoletana. In apertura, il Napoli prova un paio di conclusioni con Verdi (8') dopo uno scambio con Younes e con Insigne, solito tiro a giro: entrambe finiscono a lato. I primi venti minuti sono alla camomilla, le emozioni scarseggiano. Poi, cresce il Bologna e Palacio comincia a spingere sulla fascia sinistra dove Malcuit in prima battuta e Albiol in seconda, non riescono a fermare. Da una angolo di Pulgar (31') nasce il colpo di testa di Lyanco che accarezza la parte alta della traversa.

SANTANDER IN CIELO — Palacio ci prova una prima volta (37') ad esaltare Orsolini, ma l’esterno spreca di testa un’opportunità favorevole. L’argentino è scatenato, ha ancora una classe pura, delle qualità che servono per elevare il gioco del Bologna. È delizioso il cross di sinistro (43') sul quale Santander stacca su Albiol e batte Karnezis. Il Napoli lascia ampi spazi dalla metà campo in su il centrocampo a 2 regge (Zielinski e Fabian Ruiz) non regge la pressione di Pulgar e Dzemaili. Ed è proprio il mediano svizzero a partire in contropiede (45’) e a raddoppiare dopo un’incursione solitaria, senza che nessuno dei difensori avversari ne ostacolasse la conclusione. Il Bologna chiude in vantaggio il primo tempo. Meritatamente.

GHOULAM ACCORCIA — La reazione del Napoli non tarda ad arrivare. Fabian Ruiz, ad inizio ripresa, mette di poco a lato un diagonale di sinistro (9’) e due minuti dopo arriva il gol di Ghoulam tenuto in gioco da Dijks sul lancio lungo di Fabian Ruiz. Il guardalinee, però, sbandiera il fuorigioco e c’è bisogno dell’intervento della Var per convalidare il gol. La stessa Var che, però, non interviene al 13’, quando Palacio viene steso in area da Albiol. Il fallo pare evidente, ma il var, Manganiello, suggerisce a Di Palo di continuare. Ancelotti non ci sta a perdere ed allora tira fuori Insigne e Verdi, impalpabili, per inserire Mertens e Callejon.

ANCORA MERTENS — E la mossa del tecnico napoletano si dimostra subito azzeccata. Il Napoli diventa padrone del gioco, costringe l’avversario nella propria metà campo. Milik mette di poco fuori un colpo di testa (22’) sull’angolo di Ghoulam. Il dominio del Napoli si concretizza al 34’, quando Younes assiste Mertens che da distanza ravvicinata appoggia in rete il pallone del 2-2. Zielinski, poi, colpisce addirittura il palo con un gran diagonale dalla distanza (42’). Ma, un minuto dopo Santader regala al Bologna la vittoria deviando in rete il cross di Svanberg (43’).

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Il Torino chiude alla grande una stagione da record: 3-1 alla Lazio



Iago, Lukic e De Silvestri firmano l'ultimo successo di una annata memorabile.
Di Immobile il gol della bandiera laziale


Mario Pagliara

Il Toro saluta il campionato con una bella vittoria contro la Lazio, per tre a uno, ponendo il settimo sigillo su una stagione che sì si chiude senza Europa ma che sarà ricordata per essere stata quella dei record: la squadra di Mazzarri archivia la stagione al settimo posto, lasciandosi dietro la Lazio a 59 punti. I 63 punti del Toro valgono il record nella storia del club nell’epoca della Serie A a tre punti, e con la vittoria di oggi il Toro di Mazzarri conquista anche il primato di punti in casa (38) in un campionato di Serie A.

ORE 14.48: IL MORETTI DAY — Ci possono essere motivazioni che vanno ben oltre la classifica, i punti e la vittoria a spingere ventiquattromila cuori granata a riempire (anche) in questa ultima giornata di campionato l’Olimpico Grande Torino. Uno dei questi, e senza dubbio il più emozionante, si materializza alle quattordici e quarantotto, quando tutto lo stadio si alza in piedi per applaudire l’ultima volta da giocatore di Emiliano Moretti. Piovono applausi, scivola anche qualche lacrimuccia per il Moro, accompagnato dalla moglie Carolina e dai due bambini, dopo seicento presenze da professionista, ventuno anni di carriera, gli ultimi sei vissuti sempre a cento all’ora con la maglia granata. E con l’etica e la professionalità come una quotidiana stella polare. Il Moro è stato una delle bandiere di questo Toro contemporaneo, e questo il popolo granata glielo riconosce: mentre compie il giro di campo, accompagnato dal direttore operativo del Toro Alberto Barile e dopo un appassionante abbraccio con il presidente Urbano Cairo, da ogni settore si alza il coro “Emiliano uno dei noi”. La Curva Maratona lo omaggia con uno striscione, “Un uomo vero, un condottiero, il popolo granata l’hai reso fiero! Grazie Emiliano”. E i cori per Moretti, che entra in campo all’84’ al posto di Izzo raccogliendo la seconda standing ovation della domenica e ricevendo la fascia di capitano da Belotti, continuano anche mentre lo speaker dà lettura delle formazioni. Insomma, oggi è solo il Moretti day. Tutto il resto può passare anche in secondo piano.

PALLEGGIO E CONTROPIEDE — E d’altronde lo spettacolo offerto da Torino e Lazio nel primo tempo è lo specchio della tipica gara da fine stagione. Godibile il palleggio della squadra di Mazzarri per larga parte del primo tempo, l’undici di Simone Inzaghi prova a rispondere con qualche pericoloso contropiede. Nulla da far battere i cuori, tant’è che il primo tiro della partita cade dopo venticinque minuti, quando Aina scarica tra le braccia di Proto. Bisogna aspettare il finale per mettere a verbale una seconda e doppia mini emozione: Sirigu disinnesca in uscita un contropiede di Cataldi (al 42’) e per poco, due minuti dopo, una carambola non favorisce Lukic nell’area della Lazio, la cui deviazione fortuita sul tiro di Aina si spegne di poco oltre il palo.

UNO-DUE IN 120’ — Quando inizia la ripresa, al Toro vengono i “due minuti” e in centoventi secondi piazza l’uno-due che mette alle corde la Lazio. Dopo sei minuti ci pensa Iago Falque a spezzare l’equilibrio, raccogliendo un assist direttamente da fallo laterale di Aina con la difesa romana che colpevolmente lo lascia libero nel cuore dell’area. Il galiziano chiude l’annata con un bottino di sei gol in campionato. Due minuti dopo Meité innesca Lukic in contropiede: il serbo scappa via, mette a sedere Proto e raddoppia (per lui è il secondo gol stagionale). I giocatori granata corrono tutti verso la panchina ad abbracciare Moretti.

LA FESTA FINALE — La partita diventa anche divertente, e la Lazio ha il merito di non mollare. Al 21’ ci pensa Immobile a rimettere i suoi in corsa raccogliendo il filtrante di Parolo: gol dell’ex, senza esaltare, il suo sedicesimo in campionato e il numero novantanove in Serie A. A dieci dalla fine, De Silvestri con un tocco morbido, la chiude sul 3-1. Si arriva così alla festa dopo il novantesimo, con il giro di campo di tutti i giocatori accompagnati dalle loro famiglie a raccogliere l’applauso del pubblico. Anche se i 63 punti non sono bastati per entrare in Europa, i tifosi intonano il coro "grazie ragazzi" e sono in piedi nel riconoscere a questo Toro di aver vissuto un anno da protagonista. E da record.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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