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Campionato di calcio Serie A stagione 2018/2019: cronache, classifiche e... soprattutto commenti

Ultimo Aggiornamento: 27/05/2019 00:22
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Juve, l'ultima di Allegri è amara: la Samp vince 2-0 con Defrel e Caprari

Il tecnico saluta i bianconeri con una sconfitta: i blucerchiati si impongono grazie a due reti nel finale


Jacopo Gerna


Chi è venuto a Marassi, alla fine ha avuto ragione. In primis per la festa di Fabio Quagliarella, capocannoniere (a meno di cinquine serali di Zapata e Piatek) coccolato dallo straordinario pubblico di Marassi, che gli ha regalato una standing ovation da brividi quando al 33’ st Marco Giampaolo, da sceneggiatore di quelli che piacciono al suo presidente Ferrero, lo ha richiamato in panchina. E siccome il calcio è tutto tranne che una scienza esatta, subito dopo arrivano i gol di Defrel e Caprari, che timbrano la comunque prestigiosa vittoria della Sampdoria sulla Juventus. Così Massimiliano Allegri, che proprio a Marassi contro il Genoa aveva incassato la prima sconfitta sulla panchina della Juventus, chiude 5 anni memorabili che una sconfitta che non toglie niente al suo posto in prima fila negli annali della Juventus. E adesso, mentre a giorni si capirà se Giampaolo continuerà alla Samp, si apre un’altra settimana di passione per la scelta del successore di Max, il vero tema di interesse in questo periodo. Scelta più che complessa: chiunque verrà scelto, non sarà facile trovare uno al suo livello.

LA PARTITA — E’ stata anche piacevole a tratti: la Juve ha concesso il debutto stagionale al terzo portiere Pinsoglio e l’esordio in serie A per l’interessante Manolo Portanova, dentro nella ripresa per Emre Can (caviglia) e subito protagonista con un paio di stecche di personalità rifilate a Caprari e soprattutto per uno splendido filtrante a Kean, che segna in fuorigioco confermato dalla Var. La Samp ha risposto colpo su colpo, specie nel primo tempo. Quagliarella non ha mai avuto una vera occasione, ma si è fatto applaudire per un paio di acrobazie. Non che ce ne fosse bisogno, ma la memorabile giornata della Samp si è accesa con Defrel e Caparari, uno che prima di infortunarsi stava giocando la stagione della consacrazione. La Samp del 2019/20 avrà bisogno di lui.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Atalanta, apri gli occhi: sei terza e in Champions



Il vantaggio di Berardi (poi espulso) mette paura a Gasperini ,
ma Zapata, Gomez e Pasalic griffano la vittoria storica dei nerazzurri


Guglielmo Longhi

Trascinato dal suo uomo simbolo, l'Atalanta salta l'ultimo ostacolo e va in Champions. Per la prima volta in 112 anni di storia. Ma anche con il Papu Gomez in gran spolvero (due assist e un gol), superare il Sassuolo è stato tutt'altro che semplice.

NERVOSISMO — Primo tempo bello, equilibrato e nervoso. L'Atalanta deve fare la partita e si butta subito avanti, ma il Sassuolo non ha nessuna intenzione di assistere alla festa altrui. De Zerbi presenta il solito 4-3-3, ma con una novità: Locatelli falso nove al posto di Djuricic col compito di aprire gli spazi per il tiro di Berardi o l'inserimento di Duncan. Bourabia, formalmente prima punta, gioca più arretrato, mentre Magnanelli va in marcatura su Gomez. Che si dimostra subito il più vivo dei nerazzurri: il Papu arretra molto per allontanarsi da Magnanelli e cercare l'imbucata per Ilicic o Zapata. Due occasioni in pochi secondi: Pegolo, in campo al posto di Consigli, respinge male con i pugni su Ilicic e bene con i piedi su Gomez. Ma proprio nel momento di maggiore spinta dell'Atalanta arriva l'1-0: discesa di Lirola sulla destra, palla a Duncan che di tacco libera Berardi. Tiro, pallone che sbatte sul palo alla destra di Gollini. La Dea accusa il colpo, il Papu, sempre lui, prova a riorganizzare il gioco ma i due esterni (Gosens più di Castagne) non sono il massimo della brillantezza e l'azione comincia e finisce quasi sempre per vie centrali, dove Demiral è un muro che si fatica a superare. Il pari è abbastanza fortunoso: angolo di Gomez da sinistra, Zapata colpisce male, Bourabia riprende e tira addosso al colombiano che riprende e segna. Il controllo della Var certifica che non c'è colpo di mano, ma di petto. Al 44' Gomez sfiora il gol da fuori, poi tocca a Gosens. La partita si guasta. Rissa nel finale del tempo: tutto nasce da un contrasto Magnanelli-De Roon (ammoniti entrambi). Saltano i nervi, Pegolo viene trattenuto a fatica. Come Berardi che si prende il rosso. Il Milan vince, l'Inter no e l'Atalanta è in Champions quando va negli spogliatoi.

CHE PAPU — De Zerbi lascia due uomini in avanti (Boga e Locatelli), ma per forza di cose il Sassuolo è meno pericoloso. Arriva la notizia del gol dell'Inter. Atalanta in Europa League. Pareggia la Spal col Milan: Atalanta di nuovo in Champions. Ma subito dopo, minuto 8, Gomez sistema le cose: da De Roon a Ilicic, respinta corta di Pegolo, il Papu mette dentro con uno scavetto di destro mentre Demiral tenta disperatamente di intervenire. E ora i risultati che arrivano dagli altri campi non interessano più. De Zerbi rende più offensivo il 4-3-2 e mette una punta: Djuricic per Locatelli. Gasp replica: Pasalic per Masiello. Pochi minuti e proprio il croato a chiudere la partita, di testa, su delizioso cross del Papu, il migliore in campo. Un altro controllo del Var: oltre 4 minuti di attesa ("Il Var non funziona", avvisa lo speaker), poi il gol è confermato. C'è tempo per vedere il secondo giallo al frastornato Magnanelli poi i 15 mila arrivati da Bergamo cominciano a saltellare pensando alla Champions e anche al prossimo derby con gli amici di Brescia.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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L'Udinese ribalta il Cagliari e chiude in bellezza

Pavoletti porta avanti i rossoblù, poi la rimonta a firma Hallfredsson-De Maio per la vittoria degli ospiti di Tudor


Francesco Velluzzi


Festa bagnata, ma non fortunata. Finisce male il campionato del Cagliari, benissimo quello dell'Udinese e del tecnico Igor Tudor, 18 punti in 12 partite. I friulani passano (1-2) alla Sardegna Arena con un gran secondo tempo nel quale il Cagliari e il suo leader Barella scompaiono. Ora la società dei Pozzo dovrà decidere se confermare il tecnico croato. Il Cagliari chiude senza il botto, il decimo posto non arriva, ma neppure l'undicesimo. Certo, su un campo così non era facile per nessuno giocare: la pioggia non ha mai smesso di cadere, l'Udinese non ha mai smesso di crederci.

PRIMO TEMPO — Maran schiera la miglior formazione possibile con Cragno in porta, Srna vince il ballottaggio con Cacciatore, Bradaric quello con Cigarini, Castro torna titolare, ma da mezzala. Tudor ha fuori mezza squadra, Okaka non è neppure in panchina. Badu, alla seconda da titolare, fa il capitano. D'Alessandro si sbatte più di tutti, ma il primo pericolo a Cragno lo crea Mandragora. Il gol, però, lo segna col solito Pavoletti: cross lungo di Srna, spizzata di Pisacane ed il centravanti ci mette la testina d'oro, salendo a quota 16 gol in campionato. Barella vuol segnare a ogni costo, ma trova sempre Musso. Pussetto è ben controllato, mentre Teodorczyck a 6' dall'intervallo costringe Cragno alla paratona in angolo.

SECONDO TEMPO — Nessuno cambia, ma l'Udinese ha più carica: Ter Avest crossa bene, Pussetto segna in spaccata ma dopo il silent check Volpi annulla. Allora Ter Avest si mette in proprio e calcia ma trova Cragno, sorpreso però dal tiro-cross di Hallfredsson col pallone che finisce in rete. Il Cagliari scompare, Maran toglie Castro che non ne ha più e inserisce Birsa, ma l'Udinese colpisce ancora: punizione dalla tre quarti di Mandragora e De Maio colpisce indisturbato portando in vantaggio i bianconeri. Il Cagliari si getta all'assalto nel finale, ma produce solo una gran bagarre. Al cinquantesimo Joao Pedro avrebbe la palla del pari, ma sbaglia tutto spedendo clamorosamente a lato.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Fiorentina e Genoa esultano con l'Inter e si accontentano:
pari ed è ancora Serie A. Ma ai tifosi non basta

Partita equilibrata a Firenze.
I rossoblù raggiungono l'Empoli, battuto 2-1 dall'Inter a San Siro, e lo superano per gli scontri diretti


Filippo Grimaldi


“Niente da festeggiare. Vi dovete tutti vergognare”: i tifosi viola salutano così, con uno striscione a dir poco eloquente, la salvezza della squadra di Montella, che esce fra i fischi. Alla fine al Franchi è comunque festa per due. Salvezza-thrilling anche per il Genoa, al termine di una partita con zero emozioni, ma i rossoblù devono dire grazie al successo interista sull’Empoli, che condanna i toscani alla retrocessione, a pari punti con il Genoa, ma penalizzati dagli scontri diretti. Una serata in cui la squadra di Prandelli resta in serie B sino alle 21.48, quando in avvio di ripresa a San Siro Keita porta avanti i nerazzurri. L’illusione della salvezza dura per il Genoa solo venticinque minuti, perché Traorè (1-1 Empoli) ricaccia la squadra di Prandelli all’inferno, prima che Nainggolan faccia esplodere di gioia la curva ospite per il 2-1 di San Siro. In campo, al Franchi, non si lotta, non si gioca, zero in tutto: partita a ritmo bassissimo, l’importante è evitare rischi, e pazienza se la Viola ha in tribuna uno spettatore d’eccezione, Joe Barone, il braccio destro dell’imprenditore italo-americano Rocco Commisso, pronto a rilevare la proprietà della Fiorentina dai Della Valle.

BRIVIDI — Un finale lieto, ma questa stagione dovrà far riflettere entrambe le società. Soprattutto il Genoa, che contro una Viola tutt’altro che irresistibile, nonostante la necessità teorica di dover vincere, non è mai riuscito a spingere con continuità. Gli ospiti hanno mostrato la loro debolezza strutturale e l’incapacità di proporre un vero gioco offensivo. La partita di Firenze è concentrata in qualche occasione nel primo tempo: dopo ventinove secondi dal via, Muriel si presenta tutto solo davanti a Radu, bravo a respingere. Il Genoa aspetta, nonostante un tridente offensivo con Bessa che in fase di attacco affianca Pandev e Kouame. Domina, però, la paura di sbagliare. Muriel ha un guizzo al 23’, dopo avere saltato Radovanovic (23’), ma non ha fortuna. Al 34’ una punizione dalla destra di Veloso viene respinta con un po’ di fortuna da Lafont dopo una deviazione di Biraghi. Troppo poco, ma basta e avanza per acciuffare la salvezza, prima di una ripresa dove in campo non succede più nulla. La Fiorentina aspetta, il Genoa controlla, ma non punge, la gente si arrabbia. Ma, oggi, contava solo salvarsi.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Pazza Inter, ma alla fine Keita e il Ninja la portano in Champions:
Empoli in B



Partita pazzesca. Icardi sbaglia un rigore.
Handanovic miracoloso. Toscani mai domi, ma alla fine la squadra Spalletti conquista l'Europa che conta


Valerio Clari

Perché ti riduci sempre all’ultimo minuto? Se nasci cicala, non puoi morire formica. E l’Inter, almeno questa Inter, è indubbiamente cicala. Quando arrivi last minute, e le cose vanno bene, ti sembra quasi che così sia più bello, dia più soddisfazione. Tutta l’ansia accumulata si disperde in un urlo liberatorio, le paure si trasformano in piacevoli ricordi. I mezzi infarti in aneddoti. Quando va bene, non sempre va bene. Ma se sei cicala, non starai certo a pensarci, non stasera. L’Inter si prende la Champions al minuto 81: ne mancavano 9, dei 3420 (più recuperi) giocati in stagione. All’ultimo. Lo fa con un gol di Radja Nainggolan, chirurgico nel ribadire in rete dopo un palo di Vecino, arrivato in contropiede.

NO EQUILIBRI TATTICI — L’Empoli sull’1-1 prende il gol che la manda in B in contropiede, non chiedeteci perché. Del resto non è gara da equilibri tattici, ma da psicofarmaci. I nerazzurri rischiano di dover prendere anti-depressivi a manciate, per il quarto d’ora che porta alla combinazione rigore sbagliato-pareggio subito: era passata in vantaggio con un gol (un gran gol) di Keita al minuto 51, aveva avuto il rigore del 2-0 con Icardi al minuto 61. Lo ha sbagliato, con un tiro centrale. E prende gol un quarto d’ora dopo: al minuto 75 l’azione dell’Empoli si sviluppa sulla sinistra. Dalbert, appena entrato per Perisic, esce altissimo e viene superato, Ucan viene pescato in area, va sul fondo e trova sul secondo palo Traoré, che infila l’1-1. Psicodramma servito, poi cancellato da Nainggolan. Ma è solo l’inizio.

IL FINALE — Perché quello che succede dopo è una cosa senza senso e senza freni, con l’Empoli all’arrembaggio e l’Inter suonata soprattutto a sinistra (dove Dalbert è in “errore di sistema”). Sul cross basso di Caputo D’Ambrosio tocca in salvataggio sulla traversa (traiettoria he viola un paio di leggi della fisisca) e poi rischia la crisi isterica. Poi è il momento di San Handanovic, che dopo aver piazzato già un paio di interventi decisivi, piazza la parata–capolavoro, quella che gli ascrive il quarto posto, su Ucan. C’è tempo per un gol in contropiede, senza portiere segnato da Brozovic e annullato dal Var, per il rosso di Keita, per un altro cross empolese che taglia tutta l’area mentre il Meazza trattiene il respiro.

FINISCE COSÌ — Finisce con i giocatori empolesi a terra, distrutti dopo aver sfiorato una rimonta in classifica clamorosa, dopo aver resistito nel primo tempo e risposto nel secondo, e con quelli nerazzurri che fanno a turno per saltare in braccio ad Handanovic, il capitano e il salvatore. Mauro sbaglia il rigore della sicurezza, Handanovic rimedia all’ultimo: c’è tutta la stagione dell’Inter. C’è un’annata da cicala. Che però torna in Champions. O a riveder le stelle, come dicono qui.

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Perotti firma il gol vittoria nella notte di De Rossi:
Roma-Parma 2-1



L’argentino allo scadere segna la rete decisiva dopo quelle di Pellegrini e il pareggio di Gervinho


Andrea Pugliese

Un bagno d’amore, dall’inizio alla fine. Perché 616 partite e 18 anni d’amore meritano solo questo: affetto, passione, anche lacrime ma colme di sentimento. Quello che gli oltre 62mila spettatori dell’Olimpico hanno tributato a Daniele De Rossi per la sua ultima gara in giallorosso. Una partita che la Roma ha vinto in extremis con un gol di Perotti e dove De Rossi è stato tra i migliori per voglia, temperamento ed intensità. La fine è commovente, con lo stadio tutto in piedi per il suo capitano e lui a prendersi l’amore della sua gente. Fino in fondo, fino all’ultimo alito giallorosso. Con Totti e Bruno Conti che premiano De Rossi con una targa e lo stadio che si unisce in un commovente ultimo abbraccio.

LAMPI SPARSI — Prima, però, si è anche giocato. Ranieri cambia alcune scelte in extremis e manda in campo Juan Jesus in difesa e gli argentini Pastore e Perotti davanti. D’Aversa, invece, recupera Gervinho in attacco e decide di giocarsi la partita fin dall’inizio. Già, perché la Roma sembra avvolta in una bolla emozionale per l’addio di De Rossi e ci mette un po’ a sciogliersi, con un Olimpico che si dedica - e anche molto - alla contestazione alla società, prendendo di mira Pallotta, Baldissoni e Baldini. Così nei primi 20 minuti il Parma sembra giocare più leggero, senza paure, con Kucka e Dezi che giostrano anche bene tra le linee. Nulla di trascendentale, ma il possesso palla è quasi sempre gialloblù. Al 21’ la Roma si sveglia dal torpore iniziale e con uno spunto di Pastore mette paura a Frattali, anche se poi a a superarsi è poco dopo Mirante dall’altra parte, con una superparata che nega il gol dell’ex a Gervinho. Florenzi spreca un’ottima ripartenza, ma al 35’ i giallorossi riescono a passare con un tiro dal limite di Pellegrini, su cui la deviazione di Gagliolo è decisiva. Lo stadio torna ad infiammarsi d’amore e stavolta i cori e le manifestazioni d’amore sono tutte per Claudio Ranieri, acclamato da tutto l’Olimpico. Ranieri ascolta, ricambia gli applausi e si commuove, le sue lacrime sono quelle di chi ha davvero a cuore la Roma.

DDE E GLI ALTRI — La ripresa si apre con un paio di buoni spunti di Perotti, con Frattali che sul primo devia il tiro dell’argentino sul palo. Dzeko continua a giocare forse la sua peggior partita della stagione, mentre dall’altra parte Juan Jesus si distingue in una chiusura a campo aperto su Gervinho. De Rossi continua a gestire gioco e ritmo dei giallorossi, un paio di tackle in scivolata dei suoi strappano applausi a scena aperta. Pellegrini va via in velocità che è una bellezza, con la Roma che adesso sembra essere padrona del campo e della partita. Dzeko è protagonista di un cambio polemico, con tanto di applausi ad uno stadio che non si capisce però se fischiava lui o l’ingresso di Schick. La reazione degli ospiti è tutta in un tiro da fuori di Ceravolo e poco più, anche perché Gervinho per due volte spreca alle stelle delle buone occasioni. Al 36’ il momento che tutti aspettavano ma che nessuno voleva vivere, con De Rossi che lascia il campo sostituito da Under e il capitano giallorosso che abbraccia tutti, dentro e fuori il campo. Poi le scintille, con Gervinho che pareggia e chiede scusa ai suoi tifosi e Perotti che a due minuti dalla fine riporta avanti la Roma di testa. Come nel giorno dell’addio di Totti, il gol decisivo per la vittoria giallorossa è il suo. Poi dopo è solo De Rossi. Con uno stadio unito nel saluto all’ultima bandiera giallorossa.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Milan, sogni infranti:
la vittoria sulla Spal non basta, Gattuso termina 5°

I rossoneri passano a Ferrara con i gol di Kessie (2) e Calhanoglu, ma Inter e Atalanta vincono.
L'anno prossimo il Diavolo giocherà in Europa League.
Per gli emiliani a segno Vicari e Fares


Alessandra Gozzini


Il Milan manca l’aggancio alla Champions, ma è stato in corsa fino all’ultima curva. L’assenza dalla grande Europa, iniziata nella stagione 2013-2014, continua. Gattuso se l’è giocata fino in fondo e a Ferrara ha schierato la formazione tipo. La Spal già salva da un mese è distratta prima ma si rimette presto in partita, così da rimandare il verdetto agli ultimi 45’ di stagione. Il primo tempo è infatti tutto rossonero, la squadra di Gattuso trasferisce in campo la volontà di centrare il grande traguardo. La prima occasione è di Piatek già dopo cinque minuti, ma il Pistolero manca il bersaglio. Il gol arriva al 18’, sull’asse Kessie-Calhanoglu: il primo trova libero il compagno e il destro a incrociare è perfetto per rendere inutile l’opposizione di Viviano. La cronaca racconta ancora notizie rossonere. La prima riguarda Donnarumma che va k.o. per un guaio muscolare ed è costretto al cambio: entra Reina al 21’. Già al 23’ il raddoppio milanista: ora è Kessie a essere protagonista diretto. Protagonista vero: controllo di destro e conclusione mancina all’angolo. In cinque minuti la partita si riapre: Murgia crossa e Vicari trova la deviazione dell’1 a 2. Poco altre occasioni, se non per Calhanoglu che tenta il tris rossonero. Non va ma quanto già raccolto è comunque più che sufficiente a chiudere il primo tempo al quarto posto.

SOGNO INFRANTO — Un’illusione che ha reso ancora più brusco il risveglio: di nuovo succede tutto in un tempo ristrettissimo. La Spal pareggia dopo otto minuti: Fares, di testa, su cross di Cionek. Da San Siro arriva il vantaggio dell’Inter, da Reggio Emilia quello dell’Atalanta. Il Milan accusa il colpo, la Spal onora fino in fondo un campionato giocato a ottimi livelli. La carta di Rino è Cutrone, dentro per Abate. Non è lui a conquistare subito dopo il rigore, ma Piatek. Sul dischetto ne va un altro ancora, Kessie: non sbaglia, ed è 3 a 2. Frank alimenta l’illusione Champions, che si infrange definitivamente per i risultati della concorrenza. Il Milan non era padrone del proprio destino ma qui ha fatto tutto quello che poteva fare: nel finale si è giocato più in attesa di notizie dagli altri campi che non in questo stadio. Il sogno Milan finisce qui. L’anno prossimo sarà ancora Europa League, un anno che inizierà con la rivoluzione che riguarderà dirigenti e, forse, allenatore.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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SERIE A 2018/2019 38ª Giornata (19ª di Ritorno)

25/05/2019
Frosinone - Chievo 0-0
Bologna - Napoli 3-2
26/05/2019
Torino - Lazio 3-1
Sampdoria - Juventus 2-0
Atalanta - Sassuolo 3-1
Cagliari - Udinese 1-2
Fiorentina - Genoa 0-0
Inter - Empoli 2-1
Roma - Parma 2-1
Spal - Milan 2-3

Classifica
1) Juventus punti 90;
2) Napoli punti 79;
3) Atalanta e Inter punti 69;
5) Milan punti 68;
6) Roma punti 66;
7) Torino punti 63;
8) Lazio punti 59;
9) Sampdoria punti 53;
10) Bologna punti 44;
11) Sassuolo e Udinese punti 43;
13) Spal punti 42;
14) Parma, Cagliari e Fiorentina punti 41;
17) Genoa e Empoli punti 38;
19) Frosinone punti 25;
20) Chievo(-3) punti 17.

(-3) Il Chievo sconta la penalizzazione per la sentenza del Tribunale della Federcalcio.
Juventus Campione d'Italia.
In UEFA Champions League, oltre i bianconeri, va il Napoli, l'Atalanta (prima volta nella sua storia) e Inter.
Milan e Roma ammesse alla UEFA Europa League insieme alla Lazio che ha vinto la Coppa Italia e va al secondo turno di qualificazione della competizione.
Retrocedono Chievo, Frosinone e Empoli.

(gazzetta.it)
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