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Campionato di calcio Serie A stagione 2018/2019: cronache, classifiche e... soprattutto commenti

Ultimo Aggiornamento: 27/05/2019 00:22
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Lazio-Frosinone 1-0: il gol di Luis Alberto fa felice Inzaghi

Annullata una rete a Milinkovic in avvio, poi palo di Parolo.
Gli ospiti non si fanno quasi mai pericolosi



La Lazio si sblocca. Con qualche affanno, con molta sofferenza (risultato in bilico fino alla fine), ma anche con la consapevolezza di una cifra di gioco che comincia a essere molto simile a quella della scorsa stagione. E con qualche uomo chiave (Milinkovic in particolare) che dà importanti segnali di risveglio. Decide la gara l'altro "malato" di questo inizio di stagione biancoceleste, Luis Alberto. Che, tuttavia, rete a parte, combina poco. Il Frosinone resta in partita fino alla fine, ma più per gli errori di mira dei giocatori della Lazio che per meriti propri. Longo costruisce una diga davanti all'area, puntando sulle ripartenze degli esterni. Che però sono rare mentre il muro alzato al centro fa spesso breccia.

MIRA SBAGLIATA — Copione scontato già nel primo tempo. Lazio che fa la partita, Frosinone che pensa innanzitutto a distruggere e poi, quando può, a colpire con le ripartenze. La Lazio sarebbe già in gol dopo 4 minuti, ma la rete di Milinkovic su assist aereo di Acerbi viene tolta dal Var per un fuorigioco millimetrico. La squadra di Inzaghi fraseggia sulla trequarti in attesa di trovare il varco buono. E lo trova in almeno 4-5 occasioni, ma i suoi giocatori peccano di precisioni. È Parolo a dare il via al festival delle occasioni mancate con un palo colpito di testa a porta spalancata. Poi tocca a Mikinkovic sprecare malissimo un'azione molto bella costruita in tandem con Immobile. Il serbo prova a farsi perdonare con due tiri dalla distanza che escono entrambi di un soffio. Poi nel finale tocca a Immobile divorarsi un paio di buone opportunità: sulla prima appoggia fuori a due passi dalla porta (ma forse c'è un fuorigioco di Lulic che lo serve), sulla seconda conclude debolmente e sulla linea salva Salamon. E Il Frosinone? Ogni tanto prova a farsi vedere dalle parti di Strakosha. E un paio di pericoli seri li fa anche correre alla difesa laziale. Su entrambi sono decisivi i salvataggi di Acerbi (prima su Cassata, poi Perica).

DECIDE LUIS — Dopo le tante occasioni sciupate nel primo tempo, la Lazio passa alla prima palla-gol costruita nella ripresa. Azione confusa nell'area del Frosinone: ci prova prima Immobile, poi Lulic, ma alla fine il tiro decisivo è di Luis Alberto che capitalizza al meglio un rinvio corto di Capuano. A quel punto la Lazio, sia pure con meno intensità rispetto alla prima frazione di gioco, continua a stazionare nella metà campo avversaria per cercare di mettere al sicuro il risultato. Ci prova ancora Milinkovic dalla distanza (Sportiello salva con qualche difficoltà), poi è Acerbi ad avere la palla giusta su angolo di Luis Alberto prolungato da Parolo, ma il difensore spedisce la palla di poco alta. Col passare dei minuti, però, la formazione di casa rallenta, anche perché Inzaghi tarda a effettuare i cambi. Li farà solo nei minuti finali (Murgia, Caicedo e Badelj per Milinkovic, Immobile e Luis Alberto). Longo invece si gioca molto prima le carte Ardaiz e Ghiglione (fuori Zampano e Perica) e poi nel finale butta dentro pure Soddimo. I ciociari non creano occasioni da gol clamorose, ma costringono comunque a tenere la Lazio con il fiato sospeso fino alla fine.

Stefano Cieri

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Serie A, Sampdoria-Napoli 3-0:
doppietta di Defrel e favoloso Quagliarella

La squadra di Ancelotti esce male da Marassi: prima sconfitta stagionale.
Splendido il terzo gol del grande ex, che non esulta: colpo di tacco al volo e palla sul secondo palo.
Verdi e Insigne fuori dopo 45'



Aspettavi il Napoli invece ecco una splendida Samp vincere anche più nettamente del punteggio mostrando qualità tecnico-tattiche notevoli in un primo tempo eccellente, unite alla capacità di stringere i denti nella ripresa quando la squadra di Ancelotti prova a reagire. A suggello il gol capolavoro del napoletano Fabio Quagliarella con un colpo di tacco al volo di destro che ammireremo per anni nelle clip video, tanto è bello. Bellezza scomparsa in casa Napoli che dopo aver compiuto due rimonte, cade pesantemente ed ha tanti interrogativi da risolvere, tattici e non solo.

CAPOLAVORO GIAMPAOLO — Il primo tempo della Sampdoria è quasi da manuale del calcio. Pressing alto, Saponara che non fa mai girare Diawara in costruzione, linea della difesa alta e attenta, gli 11 messi in campo da Giampaolo si muovono come fossero legati da elastici e chiudono le linee di passaggio a un Napoli troppo lento e orizzontale nel far girare palla. Anche se Ancelotti, rispetto alle prime due uscite, accentua il pressing alto e alza di più la difesa. Meccanismo che però non funziona all'11', quando da calcio d'angolo per gli azzurri parte il più classico dei contropiedi con Saponara che smarca Defrel: destro di controbalzo e vantaggio meritato per i blucerchiati. Il Napoli non riesce a ragionare, anche perché gli avversari non danno tempo. E così è ancora la Doria a rendersi pericolosa con Quagliarella che apre troppo il suo piatto destro su bel cross rasoterra di Murru. Episodio dubbio al 24' quando su uno spiovente Audero esce un po' scoordinato ed entra in contatto con Milik, che poi di destro appoggia in gol. L'arbitro Massa fischia una carica al portiere, ma il polacco non sembra far fallo. Ma si tratta di un episodio perché è sempre la Samp a far vedere le cose migliori e poco dopo la mezz'ora arriva il raddoppio e qui la difesa del Napoli fa di nuovo acqua, perché consente il cross di Bereszynski, il controllo in area di Quagliarella che riesce ad allargare a Defrel che può sganciare il suo sinistro, comunque destinato in porta nonostante la disperata deviazione di Albiol. Nel finale di primo tempo il Napoli alza il baricentro, ma c'è solo una conclusione dalla distanza di Insigne che prova a sorprendere Audero dalla distanza, sull'unico errore in uscita della difesa della Samp, col perfezionista Giampaolo che si arrabbia.

ANCELOTTI PASSA AL 4-2-3-1 — Carletto prova a correre ai ripari, ma stavolta il gap sulla partita va oltre i due gol subiti. Comunque la vivacità di Ounas a destra e quella di Mertens che gioca vicino a Milik creano un paio di situazioni, col belga al tiro in due occasioni ma non particolarmente preciso. Andarsen sfiora l'autogol su un cross teso di Ounas, ma poi gli azzurri si sgonfiano e viene fuori il carattere dei blucerchiati che ora lottano su ogni pallone e hanno più fame e voglia di vincere degli avversari. Fino a quando alla mezz'ora il napoletano Quagliarella si inventa quel po po di gol con tutto lo stadio in piedi ad applaudire, come a fine gara.

Maurizio Nicita

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Sassuolo da sogno: ora è secondo.
Il Genoa si arrende sotto i "cinque colpi" dei neroverdi

Un vero e proprio spettacolo quello visto a Reggio Emilia, 8 gol e tante emozioni.
La tripla B (Boateng, Babacar e Berardi) funziona e fa sognare De Zerbi


In ambito finanziario BBB indica un rating di affidabilità discreto sul lungo periodo. In casa Sassuolo, la BBB (Berardi, Babacar, Boateng) ha portato invece risultati eccellenti alla sua prima uscita stagionale dal primo minuto: 5-3 al Genoa per i padroni di casa che, dopo un inizio titubante, hanno preso in mano le redini della partita, dilagando nella seconda parte della prima frazione di gioco. In gol Boateng, Lirola, Babacar, Spolli (autogol) e Ferrari per i neroverdi, abili a ribaltare il vantaggio di Piatek, tre reti in due gare di campionato. Il gol di Pandev al 25' e la seconda marcatura dell'attaccante polacco al 38' della ripresa servono solo per rendere meno amara la sconfitta ai rossoblù.

NOVITÀ — De Zerbi cambia rispetto al pareggio di Cagliari: dentro un centravanti di ruolo, Boateng si defila leggermente e si posiziona al fianco di Babacar. Sul lato opposto, confermatissimo capitan Berardi. Davide Ballardini, invece, ripropone gli undici vincitori del match contro l'Empoli. E la "continuità" sembra pagare: Consigli si supera su Lazovic all' 11' ma non può nulla sedici minuti dopo sul tiro di Piatek. Un rinvio approssimativo di Lirola colpisce l'attaccante polacco che è il più reattivo a capire dove sarebbe terminato il pallone e con un diagonale di sinistro supera l'estremo difensore neroverde.

IL RISVEGLIO — Dopo un inizio difficile il Sassuolo cambia marcia guidato da Babacar che, fino al pareggio emiliano, aveva sbagliato tutti i palloni toccati. Da colpevole a eroe in otto minuti: al 34' libera Boateng davanti al portiere con un pregevole colpo di tacco, al 38' costringe Marchetti a una difficile respinta, facilitando non poco il tap in vincente di Lirola, al 41' è rapido a ribadire in rete un pallone vagante in area (nell'azione, da applausi la rovesciata di Boateng). Ma non è tutto: nel recupero del primo tempo è ancora un tiro della punta a causare il goffo autogol di Spolli.

LUNA PARK MAPEI STADIUM — Emozioni finite? Assolutamente no. Nella ripresa, infatti, ci pensa Ferrari a realizzare il pokerissimo per i ragazzi di De Zerbi grazie a un colpo di testa sugli sviluppi di un calcio d'angolo battuto da Locatelli. E ancora Favilli, subentrato a Lazovic, ruba palla a Lemos e mette Pandev nelle condizioni di ridurre le distanze. A sette minuti dalla fine, poi, Piatek sigilla il punteggio sul 5-3. I neroverdi salgono così a 7 punti, nelle zone nobili della classifica. Insomma, un Sassuolo da tripla A grazie alla sua tripla B.

Pietro Razzini

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Serie A, Torino-Spal 1-0: decisivo Nkoulou, esordio per Zaza

Partita interrotta per un'ora a causa del maltempo.
In apertura di ripresa, il gol del difensore di testa su calcio d'angolo.
Prima vittoria in campionato per Mazzarri.
L'attaccante debutta e scatta l'obbligo di riscatto dal Valencia



Torino-Spal in due atti, ma alla fine è festa granata, grazie al gol di Nkoulou al 7’ della ripresa. Una serata complicata: partita sospesa infatti per 58 minuti al 18’ del primo tempo per il violento nubifragio che si è abbattuto sul capoluogo piemontese poco prima del fischio d’inizio ed è proseguito sino al momento dello stop da parte dell’arbitro Pasqua, un attimo dopo che Walter Mazzarri aveva lasciato intendere a gesti che non si poteva proseguire. Doveva essere sulla carta, per i granata, l’occasione per andare a caccia della prima vittoria in campionato e rilanciarsi dopo il sussulto d’orgoglio nella ripresa a San Siro con l’Inter, una settimana fa e così è stato. Per la Spal di Semplici, invece, è mancato qualcosa sul piano dell’intensità per proseguire il felice cammino iniziato con le due vittorie consecutive in campionato.
LEZIONE — Il Torino, sotto il nubifragio, aveva fatto però capire subito di avere imparato la lezione, partendo forte, nonostante un campo impossibile. In campo con un 3-4-1-2 (e Soriano trequartista), la squadra di Mazzarri aveva schiantato gli ospiti sul piano del ritmo, grazie alla rapidità di Iago Falque e di Belotti, che dopo cento secondi dal via impegnava per due volte Gomis.
SVOLTA — Alla ripresa del gioco dopo lo stop forzato, il Toro ha provato ancora ad alzare il ritmo, ma mancando in fase di finalizzazione. Sul fronte ospite, solo un colpo di testa di Missiroli (41’) per provare a mettere in difficoltà Sirigu. Tutta un’altra storia nella ripresa, con i padroni di casa subito in vantaggio (7’) con un colpo di testa di Nkoulou su un angolo battuto da Soriano: lì il Toro ha provato per due volte a chiudere la partita con Iago Falque. La Spal ha cercato di recuperare, ma con troppo affanno e senza mostrare una vera e propria reazione. Fares ha impegnato Sirigu al 17’, poi nel Toro ha debuttato Zaza (26’), al posto di Iago Falque. Da lì alla fine, Toro con il 3-5-2 e, davanti la coppia formata dal Gallo e dall’ex Valencia: con la sua prima presenza è scattato per il Torino l’obbligo di riscatto per 12 milioni. L’ultimo quarto d’ora di gara ha regalato l’unico vero cambio di passo per la Spal, che con l’ingresso di Paloschi al posto di Cionek è passata al 4-3-3. Nel finale, prodezza di Sirigu (37’) su una punizione di Kurtic.

Filippo Grimaldi

Fonte: Gazzetta dello Sport
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SERIE A 2018/2019 3ª Giornata (3ª di Andata)

31/08/2018
Milan - Roma 2-1
01/09/2018
Bologna - Inter 0-3
Parma - Juventus 1-2
02/09/2018
Fiorentina - Udinese 1-0
Atalanta - Cagliari 0-1
Chievo - Empoli 0-0
Lazio - Frosinone 1-0
Sampdoria - Napoli 3-0
Sassuolo - Genoa 5-3
Torino - Spal 1-0

Classifica
1) Juventus punti 9;
2) Sassuolo punti 7;
3) Fiorentina(*), Spal e Napoli punti 6;
6) Atalanta, Inter, Empoli, Roma, Torino, Udinese e Cagliari punti 4;
13) Sampdoria(*), Milan(*), Genoa(*) e Lazio punti 3;
17) Parma, Bologna, Frosinone e Chievo punti 1.

(*) Una partita in meno.
Sampdoria-Fiorentina rinviata al 19/09/2018 (per la tragedia di Genova).
Milan-Genoa rinviata al 31/10/2018 (per la tragedia di Genova).

(gazzetta.it)
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Sorpassati dal Sassuolo! [SM=x611823]





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Re:
ilpoeta59, 03/09/2018 17.56:

Sorpassati dal Sassuolo! [SM=x611823]




Se si sblocca CR7 li risorpassate... tranquilli !

[SM=x3340604]
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Serie A, Inter-Parma 0-1: una magia di Dimarco condanna i nerazzurri

È amaro il rientro dalla sosta per Spalletti, non basta Icardi a mezzo servizio.
I gialloblù resistono e colpiscono al 79' con il difensore cresciuto nel vivaio interista.
Secondo k.o. in campionato



Quattro punti in quattro partite: la partenza è lenta. Quattro gare senza vittorie di fila a San Siro: lo stadio è pieno, ma non è un fortino. Due sconfitte con Sassuolo e Parma: l’Emilia piace poco. Persino il gol dell’ex, una saetta di sinistro di Dimarco: il settore giovanile fa felici gli altri. L’Inter perde 1-0, viene raggiunta dal Parma, nel weekend può vedere scappare le altre big. Rivede sì le stelle, ma sono quelle dei fumetti, quelle che girano intorno alla testa dopo aver preso uno schiaffone o una brutta botta.

RITMO — I numeri della classifica sono impietosi, i numeri del match daranno una illusoria ragione all’Inter, che tiene più palla, tira di più in porta, occupa la metà campo avversaria. Ma lo fa senza convinzione e con ritmi che si alzano solo per un breve tratto della ripresa, quando Perisic sembra voler spingere sull’acceleratore. Non è nemmeno questione di turnover, perché i presunti titolari, quando entrano nella ripresa, non cambiano lo spartito. Icardi non colpisce su un paio di palle buone, mentre la forma di Brozovic è ancora tutta da trovare, e l’assenza di un alternativa può preoccupare.

DIMARCO — Il Parma viaggia con le cinture allacciate e velocità controllata, nel suo ritorno a San Siro: formazione coperta, centrocampo di lotta, offensive limitate a rilanci lunghi per Inglese o a contropiede vecchio stampo, cercando di sfruttare le volate di Gervinho: un tiro parato a testa, quello dell’ivoriano è il più pericoloso, ma annullato da un fuorigioco confuso. Alla disciplina aggiunge un primo lampo di Stulac, e poi la giornatona di Dimarco: salva due gol in difesa (si immola su Nainggolan e salva su una linea, con sospetto tocco di mano, su Perisic), poi alla prima sortita offensiva trova un gran tiro di sinistro da 25 metri: finisce nel sette, è 1-0.

VERSO GLI SPURS — I pensieri di Champions convincono Spalletti a partire con le rotazioni che saranno una costante di questa stagione. Quindi, oltre a Gagliardini a centrocampo, dentro Candreva (Politano in panca) e Dalbert (per Asamoah). Anche Icardi è inizialmente in panchina e la sua mancanza si sente sui cross che l’Iter prova a buttare in mezzo, spesso senza trovare destinatari. L’occasione migliore del primo tempo è per Perisic, su una palla prolungata da Bruno Alves: porta spalancata, ma tiro alto. Il più attivo è Nainggolan, che aggiunge la soluzione “tiro dal limite”: un paio parati, uno fuori. Nella ripresa aumentano le mischie in area, l’infortunio di D’Ambrosio porta al passaggio alla difesa a tre, ma la porta non si trova e il Parma fa il colpaccio. Martedì arriva il Tottenham: l’Inter lo riceverà già con una certa pressione sulle spalle.

Valerio Clari

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Napoli-Fiorentina 1-0: Insigne regala il successo ad Ancelotti

Gli azzurri ritrovano il successo con una rete dell'attaccante e salgono a quota 9 punti
agganciando temporaneamente la Juve in vetta alla classifica



Vince la sua scommessa Carlo Ancelotti che voleva tramutare il San Paolo semivuoto in un luogo di gioia. Ha sofferto il Napoli a superare un'ottima Fiorentina, ma alla fine gli azzurri hanno mostrato la pazienza del proprio allenatore e a risolvere la partita ci ha pensato con un colpo di classe Lorenzinho Insigne, cui il tecnico chiede una posizione più centrale e proprio da un taglio in mezzo è arrivato il gol decisivo, su bell'assist di Milik, subito dentro la partita pur partendo dalla panchina. Alla fine i pochi tifosi presenti esultano e la squadra si prepara alla prima trasferta di Champions con animo decisamente diverso rispetto a quello di Genova di due settimane fa. Nessuna bocciatura per la squadra di Pioli che tiene bene il campo, concede poco ma ha meno giocatori decisivi del Napoli.

MODULI CANGIANTI — Per la prima volta in questa stagione il Napoli parte in maniera decente, senza regalare un tempo agli avversari e senza prendere gol. Ancelotti presenta un 4-4-2 inedito puntando sui Bassotti per scardinare la cassaforte Viola. Mertens e Insigne vicini, con Callejon e Zielinski larghi e Allan ad affiancare Hamsik, più sicuro e brillante con una linea mediana a quattro. Soprattutto la posizione di Mertens tende continuamente ad allargarsi, con Zielinski che entra dentro, insomma si cerca di togliere riferimenti alla difesa toscana. Ma Pioli non è da meno e spiegare in numeri il suo modulo non è semplice. Il riferimento è Veretout regista basso davanti all difesa a quattro, poi la differenza la fanno il dinamismo di Eysseric uomo-ovunque capace di danzare fra le linee e Benassi abile a cercare la profondità centralmente a supporto di Simeone. Il resto lo fa un indiavolato Chiesa che fa l'esterno di destra in partenza, poi anche a sinistra, con interessanti capatine centrali e un magistrale recupero difensivo alla mezz'ora quando su calcio d'angolo la Fiorentina si fa trovare copertissima dietro ed è proprio Federico a salvare con una spettacolare scivolata che chiude la linea di passaggio decisiva. Gara molto tattica e occasioni pochine. In avvio un po' incerto Dragowaski su tiro-cross di Callejon. Poi all'11' è Karnezis (preferito a Ospina, tornato dal Sudamerica solo due giorni fa, e c'è anche Maksimovic al posto di Albiol) a non farsi sorprendere dalla distanza da Eysseric. Si fa sorprendere Vitor Hugo da una accelerazione di Insigne che però non risulta ugualmente efficace nella conclusione. Prima della chiusura è Chiesa pericoloso con un tiro dal limite.

SI CAMBIA ANCORA — In questa partita a scacchi nella ripresa ognuno prova le sue mosse, con Ancelotti che inserisce Milik e il Napoli che passa al 4-2-3-1 con Zielinski dietro al connazionale. Il Napoli cerca di alzare il ritmo e la Fiorentina subisce un po' perché i suoi maratoneti Eysseric e Benassi accusano la fatica. E allora Pioli passa anche lui al 4-2-3-1 inserendo dalla panchina la mediana Dabo-Fernandes. Ma la Viola non punge più, mentre il Napoli ci crede di più e trova il colpo del suo campione. Nel finale i toscani non riescono mai ad avvicinarsi in maniera pericolosa a Karnezis, primo portiere azzurro a finire imbattuto una gara. E allo scadere è Zielinski che la palla del 2-0 ma Dragowski riesce in qualche modo a chiudere lo specchio al connazionale. Ora si parte per Belgrado con un Napoli più Ancelottiano.

Maurizio Nicita

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Serie A, Frosinone-Sampdoria 0-5,
la squadra di Longo crolla nella ripresa

Segna tutto l’attacco dei blucerchiati: Quagliarella, Caprari, doppietta di Defrel e Kownacki.
Ancora a secco di gol i giallazzurri laziali



La Sampdoria bissa la vittoria col Napoli e si riscatta dal mal di trasferta. Il colpaccio di Frosinone spezza una serie negativa fuori casa che contava otto k.o. in 9 gare per allungarsi con Giampaolo a 22 stop nei 39 precedenti turni esterni. Cade anche il tabù con le matricole che affliggeva la gestione del tecnico doriano, risaliva al marzo del 2014 (2-1 sul Sassuolo). Amaro il debutto in A allo Stirpe (due turni di squalifica e a porte chiuse) del Frosinone che manca ancora l’appuntamento col gol. Il vantaggio di Quagliarella al 10’ già spiana la partita che però passa nelle mani della Samp solo nella ripresa, quando la formazione doriana vola timbrando una cinquina grazie ai gol di Caprari, Defrel (doppietta) e Kownacki (rigore).

ANCORA QUAGLIARELLA — Rispetto all’ultima gara, le novità nel Frosinone sono rappresentata dagli innesti di Krajnc in difesa e di Soddimo a centrocampo. Nella Sampdoria torna Colley al centro della difesa. Prima stagionale per Caprari, che prende il posto dell’infortunato Saponara nella trequarti. Arbitra Irrati: curiosa coincidenza con l’altro precedente in A della sfida (3 anni fa, 2-0 per ciociari). La squadra di Giampaolo affila le su doti in fasi di palleggio. Il muro dei giallazzurri si apre al 10’. Un errato disimpegno di Brighenti viene catturato da Caprari che apre sulla destra per Barreto: traversone per il colpo vincente di Quagliarella. Seconda rete di fila e 129esima in A per l’attaccante a segno per tre volte in altrettante sfide ai ciociari in campionato. Il Frosinone prova a reagire subito: un lancio lungo di Brighenti innesca Perica che viene anticipato da Audero. La squadra di Longo si scuote e miscela aggressività a buon ritmo a tutto campo. Al 20’ la traversa si oppone a un colpo di testa di Brighenti. Insiste il Frosinone, la Samp controlla in trincea. Al 27’ capocciata di Salamon fuori bersaglio. I ciociari spingono per alimentare con continuità la manovra d’attacco, ma i liguri sono pronti e agili nelle ripartenze. Nel finale del primo tempo la Samp riemerge nel possesso palla mentre il Frosinone rallenta senza però abbassarsi troppo. All’intervallo con 1-0 per la formazione di Giampaolo.

DILAGA LA SAMP — Subito il Doria all’assalto nella ripresa. Trama articolata, varco sulla sinistra per Quagliarella che pennella un traversone per il colpo al volo di Caprari: al 2’ i liguri fissano il raddoppio. Che vale come un sigillo sulla partita. Il Frosinone comincia a smontarsi. E al 10’ Defrel, servito da Andersen, si esalta in un’azione personale e va a infilare Sportiello col gol del 3-0. Fischi sulla squadra di Longo. Caprari a terra dolorante: viene sostituito da Ramirez. Al 17’ un cambio pure nel Frosinone: Hallfredsson rileva Maiello. Tre minuti dopo Quagliarella viene sostituito da Kownacki. E al 23’ ecco Campbell all’esordio in A: gli fa posto Ciano. Ma è la Samp a imperversare col suo gioco in verticale. Vieira avvicenda Ekdal. Alla mezz’ora applausi del tifosi del Frosinone per Ciofani al rientro in squadra dopo 5 mesi: subentra a Perica. La Sampdoria non è a sazia. Al 38’ poker con Kownacki su rigore (fallo di Hallfredsson sullo stesso polacco). E al 41’ arriva anche il quinto gol: ancora a segno Defrel che cosi replica la doppietta firmata una settimana fa col Napoli. Per il Frosinone è una notte da incubo.

Nicola Berardino

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Serie A, Roma-Chievo 2-2:
in gol El Shaarawy, Cristante, Birsa e Stepinski

I giallorossi in vantaggio di due reti, si fanno rimontare
dalla squadra di D'Anna e rischiano anche di perdere al 95'



Niente luce, la Roma resta dentro il tunnel buio in cui è da inizio stagione pareggiando in casa (2-2) anche contro l'ultima della classe, il Chievo. E alla fine i giallorossi devono ringraziare anche Olsen, che a 15 secondi dalla fine del recupero piazza un autentico miracolo su Giaccherini senza il quale il tonfo giallorosso sarebbe state anche più fragoroso. Così al doppio vantaggio iniziale di El Shaarawy e Cristante nella ripresa hanno risposto le reti di Birsa e Stepinski. Ma l'impressione è che la Roma sia durata poco più di mezzora, poi il nulla o quasi. E ad approfittarne è stato un Chievo che alla fine esce dall'Olimpico con un punto meritato probabilmente insperato. Per annullare quel -3 inflitto dalla Procura sono questi i risultati che possono aiutare a fare la differenza.

STRAPPO IN AVANTI — Di Francesco sceglie Nzonzi in regia e concede un turno di riposo a Fazio, dando spazio a Juan Jesus. D'Anna, invece, conferma le previsioni della vigilia e cerca di mettere equilibrio ad una squadra in difficoltà. Con un caldo asfissiante, i ritmi non possono essere incessanti, ma la Roma si ritrova chiaramente a fare la partita fin da subito, quando dopo appena 25 secondi di gioco si rende pericolosa con Dzeko di testa. Poi è ancora Dzeko ad andare dentro sul filo della linea di fondo ed a creare scompiglio, finché al 10' non arriva il vantaggio: cross da destra di Florenzi e tap-in ravvicinato di El Shaarawy, lasciato troppo libero da Rossettini. Il vantaggio è la conseguenza di un palleggio lento ma costante dei giallorossi, che provano spesso a far sbilanciare la difesa avversaria, trovando però pochi spazi per andare avanti. Ed allora per il 2-0, al 30', serve la giocata di un campione come Edin Dzeko, che di petto addomestica in area l'assist di Under, lavora bene in protezione e regala il pallone giusto per Cristante, che a rimorchio insacca di piatto. Per i padroni di casa sembra tutto fatto o quasi ed invece non è così, perché il Chievo sfiora in ben due occasioni il gol di testa, prima con Stepinski e poi con Birsa.

BUIO GIALLOROSSO — Nella ripresa D'Anna manda dentro Hetemaj per Obi e il centrocampo veneto trova maggiore qualità e consistenza. Così gli ospiti riequilibrano anche la bilancia dal punto di vista del palleggio e dell'intraprendenza, non avendo neanche più nulla da perdere. E la maggiore fiducia di questo inizia di ripresa viene premiata al 7', quando Birsa da poco fuori l'area trova l'angolino alto del palo opposto, dove Olsen non può proprio far nulla. La reazione giallorossa è in uno spunto in velocità di Under (bella la risposta a mano aperta di Sorrentino) e nel 4-2-3-1 che Di Francesco disegna dal 25' in poi, con l'ingresso di De Rossi al fianco di Nzonzi (e Cristante trequartista). Questo perché la difesa stava dando segnali di cedimento e il centrocampo non filtrava più come all'inizio. Ed allora meglio compattarsi che rischiare. Il problema è che la Roma è oramai calata fisicamente e non ha più equilibrio. Così al 38' arriva il pareggio del Chievo, con un patatrac generale della difesa: Karsdorp è fuori posizione, Jesus buca l'intervento e mette in difficoltà Kolarov che rischia l'autogol (deviazione parata da Olsen), la palla arriva a Stepinski che la difende, si gira e insacca sul lato opposto, con Kolarov e Nzonzi lenti in marcatura e Olsen che resta sulle gambe. Il 2-2 è un disastro generale della retroguardia giallorossa e l'ennesima dimostrazione di quanto sia invece bravo Stepinski. Al 5' minuto di recupero un Karsdorp inguardabile si fa saltare netto da Giaccherini, che poi trova a giro il lato opposto, con Olsen che fa un autentico miracolo con cui regala almeno un punto alla Roma. Finisce così, con i cori della Sud contro Pallotta e l'impressione che per la Roma siano molte di più le ombre che le luci.

Andrea Pugliese

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Genoa-Bologna 1-0, ancora decisivo Piatek

Il polacco sblocca una sfida equilibrata e lancia in classifica i liguri, ora a quota 6 punti.
Gli uomini di Inzaghi restano a secco di successi e con un solo punto in quattro gare



Piatek trascina il Genoa al secondo successo, affossando Inzaghi e il suo Bologna con un tiro di destro ad effetto dal limite dell’area e valorizzando al meglio l’assist di Criscito. Per il centravanti polacco sono 4 le reti in campionato. Altre 4 le aveva messe a segno nell’unico match di coppa Italia contro il Lecce. In totale, così, le sue marcature sono 8 in quattro sfide ufficiali consecutive.

EQUILIBRIO — Questa volta la prodezza di Piatek esalta un Genoa abbastanza opaco anche se il successo è meritato. La prudenza dirige la sfida a lungo, con Ballardini che prova a cambiare l’inerzia, quasi nulla, della partita passando dal 3-4-1-2 al 3-5-2 dopo un quarto d’ora, senza grande successo per la verità. Le uniche, piccole, emozioni, per 40 minuti arrivano solo dalle distrazioni, un paio a testa, di Pulgar e Mazzitelli, i due registi. Il primo tiro in porta, però, lo si vede allo scoccare del quarantesimo minuto, con Hiljemark che chiama in causa Skorupski con una conclusione dal limite, dopo una mischia furiosa nell’area del Bologna. Due minuti dopo la chance migliore del primo tempo per il Genoa: contropiede impostato da Mazzitelli su Piatek, che scatta dalla propria metà campo ma arriva alla conclusione decentrato a destra e Skorupski riesce a ribattere il suo tiro. L’unico brivido provocato dagli emiliani, invece, arriva da un cross di Dijks da sinistra che filtra in area ma sul quale Okwonkwo si butta con un attimo di ritardo.

IL LAMPO — Anche nel secondo tempo è Ballardini a cercare di smuovere le acque, inserendo Lazovic per uno spento Hiljemark. Poi Kouame per l’acciaccato Pandev. Al 24’ arriva il gol di Piatek e il Genoa lo rende meritato con un bel finale di partita. Il Bologna praticamente non reagisce e Lazovic sfiora il 2 a 0. Poi, nel recupero, Pulgar si fa espellere per un brutto colpo a Romulo.

Alessio Da Ronch

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Serie A, Juventus-Sassuolo 2-1: Cristiano Ronaldo, è doppietta!

Il fuoriclasse portoghese si sblocca e segna i suoi primi due gol in campionato con la maglia juventina.
La squadra di De Zerbi resiste per 50 minuti, poi deve arrendersi.
Ma nel finale torna in partita con Babacar.
Follia Douglas Costa: espulso per uno sputo a Di Francesco


Lo Stadium fa “uuuhhh” alle 16.10 e non è un urlo di sorpresa, di paura, di sconforto: è un misto di gioia e liberazione. La Juventus batte il Sassuolo 2-1 con due gol di Cristiano Ronaldo e colpo di testa a partita quasi finita di Babacar. Allegri conferma la sensazione di dominazione sul campionato – la Juve è prima da sola con 12 punti in 4 partite – ma questo per i prossimi anni sarà il pomeriggio del primo gol di Cristiano Ronaldo in bianconero. Probabilmente lo avrebbero segnato anche Georgina e Cristianinho, in tribuna con maglietta nera e t-shirt grigia, ma allo Stadium non potrebbe importare di meno. Infatti esulta sia quando CR7 segna sia quando va a esultare vicino alla bandierina: gesto del braccio per chiamare il pubblico e classica statua a gambe larghe. Cristiano, libero dall’ansia da gol, sorride divertito.

I GOL — La doppietta merita racconto dettagliato. L’1-0 arriva al minuto 5 del secondo tempo, fin lì Juve un po' lenta e Sassuolo ordinato. Ferrari ha appena salvato De Zerbi e tutta Sassuolo deviando davanti alla porta un ponte di Mandzukic su cross di Alex Sandro. Dybala allora batte il corner e Bonucci, un po’ in stile Ibra, trova la deviazione volante. Ferrari, proprio lui, potrebbe mettere semplicemente in angolo, invece tocca di testa sul palo, forse ingannato da una deviazione. Il resto è carambola: Consigli è preso in controtempo e Cristiano appoggia in porta per la festa collettiva. Il 2-0 è più spettacolare. Il Sassuolo si sbilancia un po’ e la Juve ringrazia in contropiede. Douglas Costa, entrato per Mandzukic, libera Emre Can che attraversa il campo e libera Ronaldo per il sinistro incrociato. Maledizione rotta e rincorsa iniziata nella classifica marcatori. Non solo, Cristiano avrebbe potuto segnare anche terzo e quarto gol. Douglas Costa a un quarto d’ora dalla fine gli ha regalato un gran cross ma CR7 con il destro ha incrociato troppo e messo fuori. A dieci minuti dalla fine, stesso esito con una deviazione dopo gran tiro di Cancelo respinto da Consigli.

JUVE — La Juve, come già successo, ha dato l’impressione di essere superiore anche al 60-70% del ritmo. Troppo talento. Allegri ha scelto a sorpresa Dybala e ha tenuto fuori Bentancur per non rinunciare al suo Khedira domenicale. Paulo, seguendo gli istinti, ha giocato quasi da trequartista in una Juve classica di questo inizio stagione: grande avvio, con occasione dopo 6 minuti, e andamento compassato per il resto del primo tempo. Il secondo tempo è stato sicuramente migliore, a parte un finale orrendo: deviazione concessa a Babacar per il 2-1 e cartellino rosso a Douglas Costa oltre il 90’ per uno sputo assurdo a un avversario. Decisione presa da Chiffi con l'aiuto della Var: il brasiliano potrebbe prendere tre giornate di squalifica, che gli farebbero saltare anche Juve-Napoli. Emre Can, alla prima da titolare, è andato oltre l’assist per Cristiano – bella partita – mentre Cancelo, in campo per De Sciglio bloccato nel riscaldamento, a destra ha dato la solita qualità.

SASSUOLO — Il Sassuolo a tratti è piaciuto per organizzazione però non è stato molto pericoloso. Per Szczesny, quasi un pomeriggio sul divano. Duncan ha segnato un gran gol col sinistro – piccolo particolare, il gioco era fermo per un fallo di Djuricic – e Boateng ci ha provato con un tacco spalle alla porta, creativo ma fuori misura. Così De Zerbi ha esultato solo per la deviazione di Babacar, entrato nel secondo tempo, e forse ha sperato quando all’ultima azione Berardi ha crossato in area col sinistro. Ma un 2-2, per quanto visto nei 90 minuti precedenti, sarebbe stato clamoroso.

Luca Bianchin

Fonte: Gazzetta dello Sport
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16/09/2018 18:29
 
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Udinese-Torino 1-1.
De Paul la sblocca, poi gol fantastico di Meité

Dominio granata sul piano del gioco, ma i friulani trovano il vantaggio
al 28’ in contropiede con De Paul, al 4’ della ripresa l’1-1 del francese.
All’11’ gol annullato a Berenguer per un fuorigioco che non c’era, nella ripresa Belotti chiede un rigore.
In avvio si fa male Iago


Il Torino domina, ma non riesce a calare il colpo del k.o. L’Udinese non approfitta di un Torino poco efficace nel primo tempo, e non capitalizza la rete del provvisorio uno a zero di de Paul, bravo e fortunato a trovare l’angolino alla destra di Sirigu approfittando di una sfortunata deviazione di Nkoulou che sorprende il numero uno ospite. Nella ripresa cambia tutto dopo il gran gol del pareggio segnato da Meité, che trova il varco giusto e infila il pallone all’incrocio: Scuffet battuto e, a quel punto, la gara cambia. Gli uomini di Mazzarri trovano fiducia, alzano il ritmo e vanno spesso vicini al raddoppio. Efficace a tratti l’innesto di Zaza, che al 18’ del primo tempo aveva sostituito Iago Falque, bloccato da un problema al flessore della coscia destra. Finisce 1-1: il Torino è furioso per almeno due gravi errori arbitrali e per il mancato utilizzo della Var (tra cui il gol annullato a Berenguer sullo 0-0).

DUE GRAVI ERRORI — La squadra di Mazzarri, però, recrimina per due episodi molto dubbi: il primo all’11’ quando, sul punteggio di 0-0, il gol di testa di Berenguer viene annullato su segnalazione del guardalinee per un presunto fuorigioco. Sbagliata la segnalazione dell’assistente, ma l’arbitro Valeri fischia senza chiedere la consultazione della Var. Poi, nella ripresa (al 20’), quando Samir affonda Belotti davanti alla porta friulana mentre il Gallo sta per calciare in porta.


E SUL GOL DI DE PAUL... — Da rivedere, per il Toro, l’esperimento del 3-4-2-1, con due trequartisti alle spalle di Belotti. Sul gol friulano di De Paul, vivaci proteste della panchina granata per un contatto Fofana-Meité, con il granata caduto a terra. L’Udinese è stata pratica e cinica, nel primo tempo ha cercato di non dare campo al contropiede granata, pagando però il solito equivoco di Lasagna per lunghi tratti apparso troppo isolato e poi quasi fuori dal gioco quando nel finale Velazquez lo ha spostato a sinistra dopo avere inserito la torre Teodorczyk. Nel finale, l’Udinese ha di nuovo provato ad alzare il baricentro, sprecando con Machis una facile occasione al 48’.

Filippo Grimaldi

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Serie A, Empoli-Lazio 0-1:
Parolo decisivo, Caputo nel finale sfiora il pari

Seconda vittoria consecutiva per la squadra di Simone Inzaghi dopo la trasferta di Frosinone.
Uno sfortunato finale non premia gli uomini di Andreazzoli



Seconda vittoria consecutiva per la Lazio. Dopo l’1-0 sul Frosinone, altro successo di misura (e non privo di sofferenze) contro un’altra neopromossa, l’Empoli. La squadra romana resta convalescente, appare soprattutto ancora troppo giù di tono a livello fisico, ed insufficiente nei suoi uomini-chiave, ma intanto migliora la classifica e soprattutto il morale. Inzaghi ha ancora tanto da lavorare per ritrovare la formazione brillante della scorsa stagione, però con 6 punti in classifica dopo 4 gare può farlo con minore pressione. Passo indietro invece per l’Empoli, non tanto per il risultato negativo, quanto per una prestazione soddisfacente solo a tratti e priva della carica agonistica che non può mancare nelle squadre che lottano per la salvezza.

ERRORI E RIMPIANTI — Squadre in campo con gli uomini e i moduli annunciati. Consueto 3-5-1-1 per Inzaghi, albero di Natale per Andreazzoli. La prima frazione si chiude sullo 0-0 con grandi rimpianti da ambo le parti. La Lazio va molto vicina al gol in apertura e chiusura di tempo, mentre nella fase centrale è l’Empoli a sfiorare la marcatura. In particolare a cavallo della mezzora quando la squadra di casa ha una doppia colossale occasione nella stessa azione. La palla buona capita sui piedi di Acquah che però si vede neutralizzare il tiro da un intervento prodigioso di Strakosha. Sulla ribattuta, col portiere laziale fuori causa, Zajc deve solo depositarla in rete, ma spara incredibilmente alto. Un minuto dopo l’Empoli il gol lo trova pure, con Caputo, ma Orsato giustamente annulla per fuorigioco. Prima e dopo il momento-sì dei toscani, però, è la Lazio che va ripetutamente vicina alla segnatura. Nei primi minuti ci prova due volte Milinkovic. Nella prima occasione, dopo essersi liberato al tiro da campione, fallisce male la conclusione. Sulla seconda opportunità, invece, è Rasmussen a negargli il gol con un salvataggio incredibile. Poi, poco prima dell’intervallo, la squadra di Inzaghi spreca altre tre ottime palle-gol. C’è prima un tiro di Luis Alberto deviato da Rasmussen con una porzione di corpo vicina al braccio (ma la Var dice che è tutto regolare), poi Milinkovic si inventa un colpo di tacco nell’area piccola che Terracciano riesce a deviare in angolo con la punta delle dita. Ma sull’angolo la Lazio è ancora a un passo dal gol: a fermare il colpo di testa di Wallace provvede il palo.

BASTA UN PAROLO — Dopo le occasioni sprecate nel finale di primo tempo la Lazio diventa subito cinica in apertura di ripresa. E già al 2’ i biancocelesti sono in vantaggio. Milinkovic lavora una palla sulla trequarti finché non trova il corridoio giusto per Lulic, il cui cross, deviato da Di Lorenzo, finisce sui piedi di Parolo che deve solo spingerla in rete, con Rasmussen che prova invano ad intervenire. Su quel gol la Lazio imposta il resto della gara e alla fine i fatti gli danno ragione. La partita infatti viene addormentata dagli uomini di Inzaghi praticamente fino allo scadere. Inzaghi usa sapientemente i cambi, togliendo prima Radu (infortunato) per Caceres e poi gli appesantiti Milinkovic e Luis Alberto con Correa e Durmisi. Andreazzoli risponde con La Gumina, Traore e Mraz, ma i suoi cambi non svegliano un Empoli che, una volta preso il gol, si smarrisce. Tanto che, prima del 90’, per Strakosha arrivano solo un paio di pericoli con Caputo (sul primo salva Leiva, sul secondo l’attaccante tira alto). Ma, quando l’1-0 sembra ormai già scritto, ecco che nei minuti conclusivi succede di tutto. L’Empoli si butta in avanti e lascia praterie alla Lazio che va vicinissima al raddoppio prima con Correa (palo, a Terracciano battuto) e poi con Marusic che, a tu per tu col portiere, sbaglia clamorosamente. Erroracci che per poco non costano caro, perché proprio all’ultimo secondo dei 4 minuti di recupero, Caputo ha una palla d’oro davanti a Strakosha che però si supera e riesce a metterci una pezza.

Stefano Cieri

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Cagliari-Milan 1-1: il gol di Higuain risponde al ritorno di Joao Pedro

Rossoneri subito sotto per la rete del brasiliano, al ritorno dalla squalifica per doping. Poi il forcing porta al pareggio del Pipita. Cragno decisivo nel finale su Suso



Il Milan rallenta, il Cagliari avanza. La squadra di Gattuso esce dalla trasferta sarda con l'idea che non è tutto sbagliato, tutto da rifare, ma qualcosa da aggiustare c'è. Giovedì si va in Lussemburgo per L'Europa League e per il doppio impegno i rossoneri devono attrezzarsi. Finisce 1-1 alla Sardegna Arena che festeggia, come nelle favole, il ritorno in campo dopo sei mesi (per la squalifica per doping) del brasiliano Joao Pedro. Il numero 10 esulta nel migliore dei modi: rientro con gol che il Cagliari difende per oltre 50 minuti quando, messo alle corde dal forcing del Milan, è calato di ritmo, subendo la zampata di Gonzalo Higuain che torna al gol e segna la sua prima rete con la maglia rossonera davanti a tutto l'establishment di Casa Milan e sotto gli occhi dei cestisti dell'Armani e del Banco di Sardegna Sassari, ospiti in una tribuna stracolma, come stracolmo è il resto dello lo stadio, in cui sono stati inaugurati due nuovi settori. Uno ospita i ragazzi delle scuole, la scuola di tifo, la Curva Futura. Bella iniziativa.

MODULI — Maran sceglie di dare fiducia subito a Joao Pedro che scalpita da mesi in cui ha giocato solo 20' a Firenze il 13 maggio. In attacco accanto a Pavoletti c'è Farias. 4-3-1-2 d'ordinanza per tamponare il 4-3-3 di Gattuso che punta tutto sulla qualità e la mobilità di Suso, devastante. La mossa di Maran è premiata dopo appena 4 minuti: Srna innesca Pavoletti che in corsa brucia Romagnoli e scaglia un destro sul quale Donnarumma con un prodigio devia sul palo. La palla finisce però sui piedi di Joao che tira a colpo sicuro e stavolta Gigio tocca ma non ha scampo. È il tripudio del brasiliano che scaglia anche il pallone al cielo e si rivolge al Signore. Il Cagliari tiene un ritmo forsennato, pressa altissimo e spezza ogni trama del Milan, il cui centrocampo è sovrastato dal dinamismo e dalla qualità di Barella, dall'impatto di Castro e dall'intelligenza tattica di Bradaric che è dappertutto e sempre al posto giusto, al contrario di Biglia che sembra sempre fuori posizione. Dopo 13 minuti Farias, forse l'anello debole, nonostante il tanto movimento, scivola in area su di un'altra possibile occasione. Cragno dimostra di essersi meritato l'azzurro respingendo alla grande su Rodriguez. Il Milan non è quello visto a Napoli e con la Roma, spinge solo a destra con Kessie e Suso che mettono in difficoltà Padoin. Ma è il Cagliari che sfiora il 2-0 con Barella che su una palla messa fuori area, si coordina e prende il palo. Il Milan risponde solo con Suso, il più attivo, che pesca Bonaventura, ma in fuorigioco: il Milan protesta, come protesta Maran per una presunta trattenuta su Pavoletti in area.

RIPRESA — Il secondo tempo comincia con l'assedio del Milan; Maran capisce che è dura e butta Ionita per Farias. Ma dopo 10 minuti è 1-1: lo stinco di Kessie innesca il Pipita che supera anche Cragno e segna il primo gol in campionato in maglia rossonera. Maran si copre col 4-4-2 come a Bergamo, ma dopo 18' toglie anche lo sfinito Joao Pedro inserendo Sau. Il Cagliari è alle corde, stanco, stremato. Srna e Padoin soffrono sulle corsie, ma reggono. Il Milan vuole la vittoria come a gennaio, quando ribaltò con un doppio Kessie il gol di Barella. Ma non è serata. Maran fa entrare anche Dessena (perché?) al posto di Castro, Gattuso che ha già inserito Castillejo, risponde con Laxalt per Rodriguez. Ma l'unico sussulto è del solito Suso, sul quale lo strepitoso Cragno si oppone ancora una volta deviando in angolo. Gli ultimi assalti sono di Higuain (colpo di testa fuori) e Castillejo (destro al volo alto): il fortino sardo non capitola più e Maran si gode il punto.

Francesco Velluzzi

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Serie A, Spal-Atalanta 2-0: Petagna spietato, doppietta da ex

Nel posticipo della quarta giornata, la squadra di Gasperini cade a Ferrara
sotto i colpi dell'ex atalantino, scatenato nella ripresa: secondo k.o. consecutivo.
La Spal vola: nove punti come il Napoli, meno tre dalla Juve



La serataccia di Ferrara certifica che l'Atalanta non ha ancora superato lo shock di Copenaghen. In casa della Spal è arrivata la seconda sconfitta consecutiva in campionato, un k.o. (2-0) che brucia ancora di più perché porta la firma di chi vestiva la maglia nerazzurra fino a pochi mesi fa, Andrea Petagna. Spietato l'ex atalantino, concreto come poche volte lo avevano visto a Bergamo. E affamato come il resto dei suoi nuovi compagni, galvanizzati dalla prima partita giocata nel rinnovato stadio Mazza. Per la squadra di Semplici è un momento d'oro: nove punti in quattro partite, gli stessi del Napoli e tre in meno della Juve.


ATALANTA, CI SEI ? — Irriconoscibile l'Atalanta in campo a Ferrara. Gasperini prima ha disegnato l'attacco con Rigoni e Gomez a supporto di Zapata, poi è tornato sui suoi passi addirittura senza aspettare il riposo: dopo 38 minuti ha fatto uscire l'argentino ex dello Zenit per Ilicic, al debutto. Una mossa per cercare di scuotere una squadra molle, che non riusciva a trovare spazi tra le linee strettissime del 3-5-2 della Spal. Tutta la produzione offensiva dei nerazzurri nel primo tempo è stata un colpo di testa di Zapata fuori di poco e un destro dalla distanza di Gomez. La musica non è cambiata nella ripresa e la Spal ne ha approfittato: Petagna è andato in gol sfruttando una dormita della difesa atalantina su un cross su punizione di Lazzari (infuriato Gasperini), poi ha raddoppiato con un sinistro sporcato dalla deviazione di Toloi. È stato un doppio colpo da k.o.: impossibile rialzare la testa per questa Atalanta. C'è da dire, però, che nel finale ha lasciato qualche dubbio il fallo di Petagna su Ilicic, giudicato fuori area: il rigore poteva almeno riaprire la partita. Nei nerazzurri si è salvato solo Gollini, bravo in almeno un paio di occasioni. Per il resto, una serata da dimenticare in fretta se, come ha detto Gasperini, si vuole provare a superare la delusione per la mancata qualificazione all'Europa League inseguendo un sogno ancora più ambizioso.

E LA SPAL SOGNA — Perfetta invece la partita della Spal, spinta dal pubblico di casa. Da brividi l'atmosfera allo stadio Mazza, che è tornato a ospitare la sua squadra dopo la conclusione dei lavori di ammodernamento: ora questo gioiello nel cuore di Ferrara ha una capienza di oltre 16mila posti, tutti al coperto. Una giornata storica celebrata dai tifosi con una splendida coreografia che ha coinvolto tutti i settori. La squadra di Semplici ha risposto senza risparmiarsi, giocando ad altissima intensità per tutti i novanta minuti: impeccabili Felipe e Vicari in difesa, generosi Missiroli e Lazzari, quest'ultimo il migliore dei suoi. Il resto lo ha fatto Petagna. In questo primo mese di campionato in cui le big procedono a singhiozzo, la Spal si sta divertendo a fare l'anti-Juve con il Napoli: chi lo avrebbe mai detto?

Valerio Albensi

Fonte: Gazzetta dello Sport
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SERIE A 2018/2019 4ª Giornata (4ª di Andata)

15/09/2018
Inter - Parma 0-1
Napoli - Fiorentina 1-0
Frosinone - Sampdoria 0-5
16/09/2018
Roma - Chievo 2-2
Genoa - Bologna 1-0
Juventus - Sassuolo 2-1
Udinese - Torino 1-1
Empoli - Lazio 0-1
Cagliari - Milan 1-1
17/09/2018
Spal - Atalanta 2-0

Classifica
1) Juventus punti 12;
2) Spal e Napoli punti 9;
4) Sassuolo punti 7;
5) Sampdoria(*), Fiorentina(*), Genoa(*) e Lazio punti 6;
9) Roma, Torino, Udinese e Cagliari punti 5;
13) Milan(*), Atalanta, Inter, Empoli e Parma punti 4;
18) Bologna e Frosinone punti 1;
20) Chievo(-3) punti -1.

(-3) Il Chievo sconta la penalizzazione per la sentenza del Tribunale della Federcalcio.
(*) Una partita in meno.
Sampdoria-Fiorentina rinviata al 19/09/2018 (per la tragedia di Genova).
Milan-Genoa rinviata al 31/10/2018 (per la tragedia di Genova).

(gazzetta.it)
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La Spal (a pari punti con il Napoli) mi evoca ricordi di quando ero bambino e facevo le raccolte Panini! [SM=x4983510]





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Serie A, Sampdoria-Fiorentina 1-1, a Simeone risponde Caprari

Nel recupero della prima giornata di campionato toscani avanti nel primo tempo col Cholito,
nella ripresa il gran destro a giro dell'ex Pescara fissa il pareggio finale. Deludono Quagliarella e Defrel



Gol d'autore a Marassi nel recupero del primo turno di campionato rinviato dopo il crollo del ponte Morandi a Genova. Fiorentina e Sampdoria ci provano e fanno divertire il non folto pubblico del Ferraris (tra proteste ultrà per l'orario e poca voglia di gioire a un mese dalla tragedia) in una sfida a viso aperto sbloccata da una testata di Simeone e chiusa da un perfetto destro a giro di Caprari. Lo scatto in classifica non riesce né a Giampaolo né a Pioli, vincere oggi voleva dire staccarsi dal gruppo e raggiungere la sorpresa Spal e il Napoli a quota 9 punti all'inseguimento della Juve già in fuga a punteggio pieno. Programmi in fumo e primo pari in campionato per entrambe le squadre che comunque muovono la classifica e danno l'idea di poter far bene anche alla lunga.

BENE I VIOLA... IN VERDE — La Samp è partita benino ribattendo colpo su colpo ai toscani, con un Caprari piuttosto ispirato ma poco aiutato da Quagliarella e Defrel. I viola (in realtà verdi, visto l'insolito colore di maglia sfoggiato a Marassi) rischiano più che altro per un improvvido tentativo di dribbling di Dragowski su Defrel che per poco non si trasforma nel più assurdo degli autogol ma in generale è la squadra di Pioli che attacca e crea pericoli. Simeone ci prova due volte e alla terza esulta col colpo di testa vincente al 13' su perfetto assist da sinistra di Biraghi. Lo stesso terzino e Pjaca sfiorano il raddoppio (bravo Audero, e magari il c.t. Mancini, in tribuna, ha preso appunti), la Samp invece maledice la traversa sulla punizione di Caprari.

LA RIPRESA — Nella ripresa è ancora l'ex Pescara - e sempre su punizione - a far paura a Pioli ma Dragowski risponde presente. Giampaolo prova a servire meglio le punte con Praet per l'ammonito Linetty ma è sempre Caprari a prendersi la scena al 15' col gol bellissimo dell'1-1: destro a giro dal vertice sinistro dell'area, imparabile per Dragowski. Giampaolo nonostante tutto lo toglie per far spazio a Ramirez, Marassi gli tributa un lungo e meritato applauso. Girandola di cambi, esordio in A tra i viola per Mirallas e il baby Sottil. Nella Samp esce anche il deludente Quagliarella (i due bomber, con lui anche Defrel, hanno steccato). Finale meno spettacolare ma di marca viola con Mirallas e Milenkovic pericolosi da fuori area. Troppo poco però per sperare nel colpaccio.

Gasport

Fonte: Gazzetta dello Sport
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