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Campionato di calcio Serie A stagione 2018/2019: cronache, classifiche e... soprattutto commenti

Ultimo Aggiornamento: 27/05/2019 00:22
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Roma-Frosinone 4-0: magia di Ünder e tacco di Pastore

La squadra di Di Francesco dimentica la figuraccia di Bologna e riparte:
tre gol nel primo tempo, a segno anche El Shaarawy.
Nella ripresa fa centro Kolarov.
Esordio in A per Zaniolo e Luca Pellegrini. Sabato il derby



La Roma scaccia gli incubi, supera nettamente (4-0) il Frosinone e prova a preparare al meglio il derby di sabato prossimo. A decidere la partita la vena di Ünder e Pastore, unita ai gol di El Shaarawy e Kolarov. Per i giallorossi anche la gioia dell'esordio assoluto in Serie A di due baby, Zaniolo e Luca Pellegrini. Per il Frosinone, invece, è notte buia. Manca il fuoco, la cattiveria, la voglia di provare ad andare oltre l'ostacolo a tutti i costi. Per i ciociari è arrivata l'ora di cambiare presto rotta, per inseguire l'obiettivo salvezza.

MONOLOGO GIALLOROSSO — Di Francesco rilancia Pastore dal via, stavolta in posizione di trequartista, alle spalle di Schick. In mediana, a protezione della difesa, Nzonzi e De Rossi, con il capitano giallorosso che taglia il traguardo storico delle 600 presenze in giallorosso. Neanche il tempo di respirare che la Roma è già avanti: taglio ad accentrarsi di Ünder palla al piede, con il turco che da circa 20 metri beffa Sportiello, non perfetto nella respinta. Il Frosinone prova allora a riorganizzarsi, pressando alto e cercando di togliere le linee di passaggio ai giallorossi. L'intenzione c'è ed è buona, i risultati molto meno. Così è sempre la Roma a costruire, con Schick che ha tre occasioni consecutive, tutte sprecate malamente. Al 26’ allora è Pastore a calciare alto da ottima posizione, ma l'argentino stavolta c'è e si vede: prima lancia con un tocco delizioso l'azione che porta alla traversa di Schick (con deviazione di Sportiello), poi al 28' replica l'eurogol segnato all'Atalanta, siglando il 2-0 di tacco su assist di Santon. Buttatasi alle spalle paure e timori, la Roma si scioglie definitivamente e al 35' arriva anche il 3-0: doppio errore di Capuano, Under va dentro e regala ad El Shaarawy un pallone che deve solo essere appoggiato in rete.

GESTIONE ED ESORDI — La ripresa alla fine è un libro facile e scorrevole, dove per fortuna della Roma stavolta manca il finale a sorpresa. Niente effetto thrilling, come con il Chievo per esempio. La Roma di fatto si limita a gestire la partita ed a provare a rimpinguare il bottino. E ci va vicino al 19', quando una pennellata di Ünder (con deviazione) finisce in pieno sull'incrocio. Prima, invece, il Frosinone aveva provato a rendersi pericoloso con Pinamonti e Cassata, ma invano in entrambi le occasioni. Quel che manca ai ciociari, nella ripresa come nel primo tempo, è il fuoco e la cattiveria agonistica che serve ad una squadra che deve salvarsi. E la squadra di Longo farebbe bene a trovarla presto, già con il Genoa, prima che sia davvero troppo tardi. Poi il 4-0 di Kolarov di piatto, ma il pezzo di bravura è di Luca Pellegrini (all'esordio assoluto in Serie A, esattamente come Zaniolo) che va via di forza a Zampano e serve l'assist giusto per il serbo. Al 90', sugli sviluppi di una punizione di Soddimo, la palla arriva a Chibsah, che di destro coglie il palo. La vittoria con il Frosinone non sana la ferita, come dimostrano anche i fischi in massa al Monchi e Baldissoni, quando vengono inquadrati separatamente dalle telecamere. Alle porte però c'è il derby, quella può essere un'ottima panacea.

Andrea Pugliese

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Spal-Sassuolo 0-2. Adjapong-Matri, neroverdi terzi in classifica

La squadra di de Zerbi espugna Ferrara e vola tra le prime tre a quota 13 punti.
Nel finale Djuricic potrebbe anche trovare il tris, ma spreca a tu per tu con Consigli


Il Sassuolo vince a Ferrara ed è terzo in classifica. La squadra di De Zerbi conquista un importantissimo successo concretizzando nella ripresa una superiorità tecnica evidente, anche se la Spal ha giocato a lungo alla pari ed è pure andata molto vicina al vantaggio sia nel primo tempo (Felipe non è riuscito a segnare da due passi) sia nel secondo (rete annullata a Simic per fuorigioco). Entrambe le squadre hanno dato buone risposte agli allenatori, ma alla fine è emersa la maggior qualità del Sassuolo.

PRIMO TEMPO — De Zerbi fa ampio uso del turnover anche per le non buone condizioni di Berardi e Boateng, che si accomodano in panchina insieme a Lirola e Di Francesco. Il tecnico sceglie il 3-4-2-1 con Djuricic e Boga alle spalle di Babacar. Come al solito, il Sassuolo applica un gioco fatto di movimenti continui, cambi di posizione e attacchi improvvisi alla porta. La Spal, invece, propone il classico 3-5-2 con un'attenta chiusura centrale e il tentativo di colpire per vie laterali. A destra Lazzari è più incisivo di quanto appaia Fares a sinistra, le punte Petagna e Antenucci però non vengono mai innescate anche perché i tre difensori di De Zerbi funzionano bene e pure a centrocampo il Sassuolo controlla abbastanza agevolmente la situazione. Se la partita resta nelle mani dei neroverdi, l'occasione più grande capita però alla Spal sugli sviluppi di un corner: al 19' Simic fa da torre per Felipe che da due metri centra Consigli, il cui riflesso comunque è quasi prodigioso. Il Sassuolo replica con un paio di conclusioni larghe di Babacar e con un tiro del guizzante Boga che costringe Gomis al tuffo.

SECONDO TEMPO — Dopo l'intervallo il Sassuolo sembra sonnolento mentre la Spal alza il ritmo. Al 7', su azione d'angolo, viene annullato un gol a Simic per fuorigioco attivo di Petagna. Il Sassuolo si risveglia e trova il vantaggio al 14' con una splendida combinazione Boga-Babacar: l'attaccante tira, Gomis respinge, Felipe per rinviare colpisce Adjapong che segna. Da quel momento il Sassuolo fa emergere la superiorità tecnica nella gestione del pallone e nelle ripartenze. Babacar spreca qualche buona occasione, poi al 36' gli viene annullata una rete per fuorigioco di Lirola. Al 42' entra Matri che in tre minuti colpisce il palo dopo un'azione personale e poi segna sfruttando un assist di Djuricic innescato da un errore di Simic. Lo stesso Djuricic spreca il tris sbagliando il cucchiaio sull'uscita di Gomis, ma la partita ormai era già chiusa.

Ferrara G.B. Olivero

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Empoli-Milan 1-1: Caputo su rigore risponde all'autogol di Capezzi

I rossoneri si fanno rimontare ancora una volta.
Terracciano migliore in campo con una serie di interventi prodigiosi



Resta tristemente nella colonna di destra della classifica, il Milan. E anche se il recupero col Genoa potrebbe proiettarlo dall'altra parte, l'1-1 di Empoli è un bottino davvero magro e triste. Un altro pareggio, un'altra rimonta subita dopo quella dell'Atalanta. I dubbi che restano, le certezze che proprio non arrivano.

SENZA GONZALO — Accomunati dall'ingrato destino di chi semina molto e raccoglie poco, Empoli e Milan si presentano al Castellani per chiudere il 6° turno di Serie A con un risultato che dia sostanza. Non c'è Higuain, sostituito con scarsi risultati da Borini al centro del tridente, ma il gol che sblocca subito la partita è al 99% argentino: Biglia riprende un cross di Laxalt mal gestito da Krunic, il restante 1% ce lo mette Capezzi che incappa nell'autorete dell'1-0. Una mazzata per un Empoli privo della fantasia dello squalificato Zajc (c'è Traorè a fare il trequartista dietro La Gumina e Capito), ma i toscani hanno subito un paio di occasioni per approfittare delle difficoltà del Milan in fase di gestione del risultato. Ci pensa Donnarumma, esitante nell'uscita su La Gumina ma bravissimo a opporsi al tiro, e poi reattivo a deviare sul palo un pezzo di bravura tecnica firmato Caputo.

SUSO 100 — Passato il brivido, il Milan riprende a creare occasioni, ma trova sulla sua strada un Terracciano in serata di grazia: il portiere dell'Empoli nega due volte a Bonaventura il raddoppio, diventando addirittura prodigioso su Kessie e Suso. A proposito dello spagnolo: partita numero 100 in rossonero, cerca il gol che manca da febbraio senza fortuna, ma il suo contributo arriva, anche se a intermittenza.

PASTICCIO ROMAGNOLI — Ancora più discontinuo Calhanoglu, che inizia la ripresa sprecando una chance potenziale con uno stop approssimativo. Al suo posto entrerà Castillejo, ma in mezzo c'è il frittatone di Romagnoli che costa l'1-1: il capitano rossonero, fin lì tra i migliori, balbetta in area col pallone tra i piedi, lo perde e poi mette giù il neo-entrato Mchedlidze. Il duello Caputo-Donnarumma si ripete dal dischetto e stavolta la spunta il numero 11 dell'Empoli. Pari. Raggiunto ancora una volta (e con Cutrone in campo nel finale), il Milan affida la possibilità di tornare in vantaggio al sinistro di Suso, ma Terracciano dice no altre tre volte, l'ultima delle quali è un capolavoro. Rischia tantissimo, però, il Diavolo, quando lo scatenato Mchedlidze va giù ancora in area: stavolta Fabbri fa proseguire e la Var non interviene. Nei minuti di recupero ci provano tutti, anche Musacchio e Bakayoko. Ma non è serata, neanche stavolta. Un gol per uno, un punto per uno, ma va bene solo all'Empoli.

Stefano Cantalupi

Fonte: Gazzetta dello Sport
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SERIE A 2018/2019 6ª Giornata (6ª di Andata)

25/09/2018
Inter - Fiorentina 2-1
26/09/2018
Udinese - Lazio 1-2
Atalanta - Torino 0-0
Cagliari - Sampdoria 0-0
Genoa - Chievo 2-0
Juventus - Bologna 2-0
Napoli - Parma 3-0
Roma - Frosinone 4-0
27/09/2018
Spal - Sassuolo 0-2
Empoli - Milan 1-1

Classifica
1) Juventus punti 18;
2) Napoli punti 15;
3) Sassuolo punti 13;
4) Lazio punti 12;
5) Fiorentina e Inter punti 10;
7) Genoa(*) e Spal ppunti 9;
9) Sampdoria, Roma e Udinese punti 8;
12) Parma punti 7;
13) Milan(*), Atalanta, Torino e Cagliari punti 6;
17) Empoli punti 5;
18) Bologna punti 4;
19) Frosinone punti 1;
20) Chievo(-3) punti -1.

(-3) Il Chievo sconta la penalizzazione per la sentenza del Tribunale della Federcalcio.
(*) Una partita in meno.
Milan-Genoa rinviata al 31/10/2018 (per la tragedia di Genova).

(gazzetta.it)
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Roma-Lazio 3-1: Di Francesco, 3 gol contro la crisi

Il derby va ai giallorossi. Avanti col "solito" tacco, stavolta di Pellegrini.
Nella ripresa Immobile pareggia ma subito dopo Kolarov trova il gol su punizione.
La chiude Fazio nel finale



Ha segnato sotto la Sud, esultato sotto la Monte Mario e festeggiato sotto la Tevere, evitando solo la Nord, la curva che un tempo era sua. Aleksandar Kolarov ha chiuso così i conti con il suo passato biancoceleste, riconsegnando la vittoria alla Roma nel momento in cui sembrava poterle sfuggire di mano per il gol di Immobile. Ma la mossa decisiva per i giallorossi è stata un'altra, l'ingresso di Lorenzo Pellegrini per un Pastore ancora alle prese con i polpacci che danno fastidio. La mossa del destino, verrebbe da dire. Già, perché la partita monumentale è proprio quella del centrocampista giallorosso, romano e romanista, che apre le danze di tacco, si guadagna la punizione del 2-1 e calcia quella del 3-1 (Fazio di testa), oltre che prodursi in un paio di recuperi difensivi a dir poco decisivi. La Lazio, invece, ha pagato l'ingenuità difensiva di fine tempo ed un palleggio a centrocampo partito bene, ma poi calato con il tempo di qualità e intensità. Per i biancocelesti si arresta così la serie di cinque vittorie consecutive (Europa League compresa), con Inzaghi che proverà a ripartire di slancio già dalla prossima sfida, quella casalinga con la Fiorentina.

EQUILIBRIO ED ERRORI — Di Francesco lancia Florenzi davanti come trequartista di destra e mette dentro Santon, dopo la buona prova del terzino contro il Frosinone. Nella Lazio, invece, Inzaghi in difesa preferisce Caceres a Wallace e conferma il classico 3-5-1-1. Con un caldo mostruoso, i ritmi non possono essere incessanti e infatti la partenza è lenta. Di Francesco prova a pressare alto ma senza mai eccedere, perché la paura di scoprirsi e di lasciare campo alle ripartenze biancocelesti c'è. Luiz Felipe è subito decisivo in tackle su El Shaarawy, ma poi è proprio la Lazio a crescere nel fraseggio e nella ricerca della verticalità. Un paio di situazioni nell'area giallorossa mettono i brividi, compreso un tiro di Immobile che sembra destinato a far esultare la gente biancoceleste, se non ci fosse la schiena di Santon in una deviazione provvidenziale in angolo. Poi un errore di Kolarov (23') regala palla a Marusic, ma Luis Alberto spreca da due passi dalla porta l'assist del montenegrino. Sul ribaltamento di fronte è Dzeko ad andar bene via tra due, ma Strakosha dice di no e si ripete (stavolta di piede) un minuto dopo su Pastore, ben pescato in verticale da Florenzi. Questo è l'unico vero acuto dell'argentino, che poi sarà costretto a lasciare il campo al 36' per un problema muscolare al polpaccio sinistro (al suo posto Lorenzo Pellegrini, anche lui da trequartista centrale). La Roma nel frattempo è cresciuta sia a livello di manovra, sia di intensità e al 26' una ripartenza velocissima porta Florenzi a tu per tu con Strakosha, ma è ancora Luiz Felipe a salvare con un recupero mostruoso da dietro che vale di fatto un gol. A seguire prima De Rossi e poi El Shaarawy non arrivano di un soffio alla deviazione decisiva quasi sulla linea di porta. Insomma, il gol giallorosso sembra davvero nell'area e arriva puntuale al 45', al termine di un pasticcio totale della difesa biancoceleste: Dzeko anticipa Acerbi facendo la sponda di testa, Lui Felipe frana su El Shaarawy in area, Strakosha esce male, la palla arriva a Caceres che non riesce a rinviare e così Pellegrini di tacco insacca a porta vuota. Un patatrac pesantissimo per la squadra di Inzaghi, con Pellegrini che esulta polemicamente facendo il gesto delle orecchie ai tifosi.

LA VENDETTA DELL'EX — Nella ripresa, dopo appena 8' di gioco, Simone Inzaghi decide di mettersi a specchio, anche lui 4-2-3-1, con gli inserimenti di Badelj e Correa per Parolo e Luis Alberto. A cercare di chiudere la partita è però la Roma, anche se i vari tentativi di Kolarov, Pellegrini e Dzeko non portano ai frutti sperati. Così arriva il pareggio della Lazio (22') su un disastro assoluto di Fazio: controllo sbagliato (due volte) dell'argentino da ultimo uomo, Immobile gli ruba palla e con un diagonale trafigge Olsen sul palo opposto. Sembra l'inizio di un'altra partita ed invece al 26' Badelj atterra Pellegrini dal limite, sulla punizione va Kolarov (il grande ex) che di sinistro trova l'angolo giusto. Il 2-1 è l'apoteosi del serbo, che festeggia fortissimo un gol che lo fa entrare di diritto nei cuori giallorossi. Poi Di Francesco decide di passare alla difesa a tre, per blindare la vittoria. Il lucchetto ce lo mette però Fazio, che di testa al 41' insacca una punizione battuta perfettamente da Pellegrini, facendosi così perdonare l'errore sull'1-1. È finita, con la Roma che rifa pace con la sua gente e la Lazio ad interrogarsi sugli errori commessi.

Andrea Pugliese

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Juventus-Napoli 3-1: gol di Mertens, Mandzukic (2) e Bonucci

Azzurri subito in vantaggio col belga, poi il croato (autore di una doppietta) e il difensore firmano la rimonta bianconera.
In tutti i gol lo zampino di Cristiano Ronaldo. Allegri è ora a +6 su Ancelotti.
Da segnalare l'espulsione per doppia ammonizione di Mario Rui al 58'



Il portoghese è un infiltrato. Il primo incontro categoria pesi massimi del campionato – prima contro seconda, favorita contro principale rivale scudetto – dimostra che Cristiano Ronaldo è di un altro livello anche in un contesto così prestigioso. La Juve batte 3-1 il Napoli con doppietta di Mandzukic e gol di Bonucci, va a +6 in classifica e onora i Mondiali di ciclismo con la prima fuga del campionato. CR7 non segna però è decisivo, l’uomo partita anche più di Mandzukic. Si vede in tre momenti. Primo: nelle difficoltà del primo tempo, con il Napoli in vantaggio e la Juve ancora negli spogliatoi, Ronaldo calcia due volte in porta e regala a Mandzukic una palla solo da spingere in porta. E’ l’1-1. Secondo: all’inizio del secondo tempo, con la partita ancora in equilibrio, Cristiano trasforma una ripartenza di Dybala nel 2-1. Sul suo tiro da lontano, Ospina devia sul palo e Mandzukic tocca ancora a porta vuota. Terzo: quando il Napoli, in dieci per il doppio giallo a Mario Rui, sembra incredibilmente vicino a rimettere in piedi la partita, Ronaldo gira di testa un angolo da destra. La palla, diretta in porta, finisce sui piedi di Bonucci che appoggia – a porta vuota… e sono tre – il pallone di fine serata. Conclusione rapida e semplicistica: la Juve è la migliore (d’Italia, per ora) anche perché ha il migliore, mentre il Napoli non è ancora pronto per l’Everest.

LA PARTITA — Eppure la Juve era partita male, contro tendenza. La curva non canta e Ancelotti all’inizio sembra avere in mano la partita con il suo 4-4-2 atipico. Zielinski prende un palo da 25 metri, Insigne calcia subito e Mertens dopo 10 minuti cancella i primi cori dello stadio con il gol del vantaggio. Bonucci sbaglia un passaggio in costruzione per Dybala, Allan anticipa l’argentino e ha la porta in faccia a 30 metri da Szczesny. Il flipper che nasce – Allan per Callejon, Callejon di prima prima per Mertens, Mertens di tocco a porta vuota – manda il Napoli in vantaggio come nella partita di aprile. In questi cinque mesi però sono successe un po’ di cose, una su tutte: Cristiano Ronaldo ha cambiato indirizzo. Così Cristiano nel primo quarto d’ora calcia da lontano due volte, la seconda dopo un grande controllo al volo, e per due volte trova Ospina. Il gol del pareggio di Mandzukic cancella l’illusione del Napoli e la Juve prende un controllo che sostanzialmente non perderà mai fino alla fine. Tra l’1-1 e il 2-1 del croato, arrivato a inizio secondo tempo dopo quel tiro da lontano di Ronaldo, infatti il Napoli sogna solo con un tiro di Mario Rui poco prima dell’intervallo e rischia parecchio quando una punizione di Ronaldo, sempre lui, scatena una mischia chiusa da una deviazione di Hamsik su tiro di Pjanic. Il resto è un piano inclinato: l’espulsione d Mario Rui, un’occasione mancata da Callejon e il 3-1 di Bonucci.

JUVENTUS SOLIDA — La Juve, come da richieste di Allegri della vigilia, è stata solida, concreta più che scintillante. In mezzo al campo ha vinto la sfida contro Hamsik e Allan, ha trovato un Emre Can versione corazziere ed è stata salvata da Szczesny nell’azione forse più importante della partita: a 18 minuti dalla fine, ha parato un tiro di Callejon che si era liberato in area. Dybala, titolare, ha generato l’azione del 2-1 e Bonucci, colpevole sul primo gol, si è riscattato con il 3-1. Tutti contenti. Paradossalmente, l’unico che nel finale si è disperato è stato Ronaldo. Voleva a tutti i costi il gol (come sempre…) ma ne ha mancato uno non complicato nel secondo tempo. Poco male: ha una settimana di tempo per riposarsi e pensare all’Udinese.

NAPOLI LEGGERO — Il Napoli invece torna a casa disilluso. Insigne, l’uomo immagine, non ha inciso praticamente mai, Hamsik in mezzo ha sofferto tanto e i terzini, che in una squadra non sono così secondari, hanno faticato: Hysaj saltato sul primo gol, Mario Rui espulso per due falli su Pjanic. Addirittura Albiol e Koulibaly, insieme da una vita, non si sono mossi bene nell’azione del pareggio. Cristiano si è trovato uno contro uno a sinistra con Hysaj e lo ha saltato facile, poi ha crossato col mancino. Emre Can ha tagliato in area e, sull’incrocio con Mandzukic, Albiol e Koulibaly hanno fatto la stessa scelta: si sono preoccupati del tedesco col 23. Mandzukic, rimasto solo in area, cortesemente ha ringraziato. Ancelotti ha provato con Fabian Ruiz e Milik, senza successo perché contro le squadre come la Juve va così: l’occasione passa due volte quando va bene, più spesso una. Se non la prendi, resti al secondo posto, a rischio sorpasso dal Sassuolo.

Luca Bianchin

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Inter-Cagliari 2-0: primo gol di Lautaro, poi Politano

Il numero dieci argentino torna e strappa applausi con un gol e grandi giocate. L'esterno chiude il conto al 90'.
Nel secondo tempo, annullato il pareggio di Dessena per un tocco con il braccio.
Per la squadra di Spalletti è la quarta vittoria di fila tra Champions e campionato



Non era stato un’illusione estiva. Decisamente non è Gabigol. Non è solito aspettare, e farsi aspettare, a lungo. Lautaro Martinez firma la quarta vittoria consecutiva dell’Inter (terza in campionato) e marchia la sua prima da titolare a San Siro con un gol dopo 12 minuti. Ci aggiunge partecipazione al gioco, una rovesciata per aprire un contropiede, alcune discese sulle fasce. Nonostante un calo nella ripresa, abbastanza per far riposare tranquillo Icardi, forse anche per aprire una sorta di dualismo, almeno fra i detrattori di Maurito. Fra questi non c’è sicuramente Spalletti, che invece si gode l’aggiunta di una credibile risorsa offensiva, il primo gol e una signora prestazione di Politano e una classifica da “prime quattro”.

COL TURNOVER — Il successo arriva con sei cambi rispetto all’ultima uscita: turnover “pesante” dopo due impegni di campionato e prima di Eindhoven. Bastano anche Dalbert (comunque positivo), Borja e Gagliardini (solo per citare le seconde linee conclamate) per avere ragione di un Cagliari che a San Siro mostra davvero poco: 2-0. Quando Dessena segna l’1-1 sembra davvero un premio eccessivo per gli isolani (0 tiri in porta), che fino a quel punto avevano usato male, servendolo poco, Barella, l’unica arma “impropria” a loro disposizione. La Var comunque “becca” la mano del centrocampista e il gol di Dessena, che incomprensibilmente protesta, diventa solo una “sveglia” per i nerazzurri, quella che già aveva provato a dare Joao Pedro, entrato tardi (prima Ionita, perché?) e subito pericoloso con dribbling e tiro alto.

COLPISCE IL TORO — Lautaro segna al primo tiro in porta del suo campionato. Non è l’esordio a San Siro solo perché Spalletti lo aveva buttato dentro nel recupero di Inter-Torino. Però né allora né nel debutto in casa Sassuolo aveva mai concluso verso la porta. Al 12’ il cross di Dalbert gli pare la palla buona: stacca sopra Klavan, che pure è più alto di una decina di centimetri abbondanti, colpisce di testa mandando all’angolino basso: 1-0. Riassumendo: il Toro incorna, l’Inter si rilassa. Pure troppo, visto che bisogna aspettare una palla “ciccata” da Candreva dopo 35’ per vedere un’altra occasione e attendere il secondo tempo per misurare Cragno all’opera, sempre su Antonio (liberato da un tocco di Nainggolan ma lento) e due volte su Politano, a caccia della prima rete con tiri da fuori.

POLI-GOL — Gli sforzi di Matteo, presente su tutto il fronte d’attacco, vengono premiati al 90’, quando il corner di Brozovic viene allungato da una testa cagliaritana: Politano colpisce al volo, e complice una deviazione di Srna, finisce sul palo lontano. Decimo marcatore stagionale, testimonianza di una squadra un po’ più orchestra che in passato. Nella giornata del turnover si segnalano anche applausi per Borja Valero all’uscita dal campo, dopo 80’, una prestazione da terzino convincente per Dalbert e un’altra gara senza gol incassati. L’Inter rischia di arrivare al derby, dopo la trasferta in casa Spal, con punti e convinzione da “big”.

Valerio Clari

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Juve, Marotta lascia: "Non sarò più a.d. bianconero.
Le nostre strade si separano"

Il dirigente si presenta a Sky: "La società e gli azionisti stanno attuando una politica di rinnovamento.
Nella lista dei nuovi candidati non ci sarà più il mio nome.
Smentisco che io possa essere candidato alla Figc"



Le strade della Juventus e di Beppe Marotta si dividono. L'amministratore delegato bianconero un po' a sorpresa subito dopo la vittoria della Juve sul Napoli si presenta ai microfoni di Sky Sport e annuncia il suo addio al club bianconero: "Il mio mandato di amministratore delegato scadrà il 25 ottobre, la società e gli azionisti stanno attuando una politica di rinnovamento. Nella lista dei nuovi candidati non ci sarà più il mio nome. Rimarrò al contempo nella Juve come direttore generale dell'area sport. Fino a quando? Questo è un accordo di cui parleremo col Presidente. Smentisco categoricamente che io possa essere candidato alla Figc, in questo momento è un'esperienza che non mi tocca e quindi posso tranquillamente affermare che non sarò il candidato". Incalzato dalle domande dei giornalisti di Sky, Marotta ha poi aggiunto: "Sì, le nostre strade si separano, è un dato di fatto, quindi non voglio aggiungere altro in questo momento. C’è in me anche un po’ di emozione, quindi evidentemente riprenderemo il discorso più avanti.", ha chiuso Marotta facendo intendere che il nuovo ruolo sarà temporaneo.

"CHIARIRÒ PIÙ AVANTI" — "Sono stati otto anni molto belli, coronati da tanti successi - continua ancora Marotta -. Per cui non posso dimenticare questo periodo e chiaramente la Juventus sarà sempre nel mio cuore, così come le persone che rappresentano la Juventus". Marotta però non chiarisce se la scelta sia sua o della società: "Forse saremo più precisi più avanti, adesso ci tengo a comunicarlo perché c’è questa imminente scadenza di presentazione di una lista che sarà fatta lunedì e nella quale non comparirà il mio nome, per cui prima di evitare che ci siano prese di posizione capziose da parte di qualcuno mi sembrava doveroso puntualizzare questa cosa, poi avremo tempo e modo per affrontare nei dettagli questa situazione".

CARRIERA — Marotta nella sua avventura a Torino ha conquistato sette scudetti, quattro Coppe Italia e tre Supercoppe italiane. L'ultimo riconoscimento individuale, da dirigente della Juve, è arrivato in settimana, quando a Marotta è stato consegnato il `best executive´ come miglior manager dell'anno. Stasera l'annuncio di lasciare Torino, dove invece rimarrà il ds Fabio Paratici. Nei prossimi giorni si capiranno i motivi che hanno indotto Marotta a prendere la decisione comunicata stasera.

Gasport

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E' morto l'ex arbitro Luigi Agnolin


Aveva 75 anni, diresse ai Mondiali '86 e '90 e finale 'Campioni'





È morto oggi l'ex arbitro Luigi Agnolin, tra i più famosi fischietti italiani. Aveva 75 anni. Lo rende noto l'Aia. Arbitro dal 1961, Ha diretto 226 gare in Serie A in cui esordì il 18 marzo 1973 in Fiorentina-Cagliari.

Nominato arbitro internazionale nel 1978, rappresentò l'Italia ai Mondiali dell'86 in Messico e del '90 in Italia. Diresse la finale della Coppa dei campioni 1988 tra Psv e Benfica, vinta dagli olandesi. Tra il 1990 e il 1992 ha ricoperto il ruolo di Commissario della CAN C, prima di lasciare l'Associazione.

Nel 2006 fu nominato Commissario Straordinario dell'Associazione Italiana Arbitri. Il presidente dell'Aia Marcello Nicchi, insieme ai componenti del Comitato nazionale, al responsabile del Settore Tecnico Arbitrale Alfredo Trentalange ed ai Responsabili degli organi tecnici nazionali, anche a nome dei 33.000 arbitri italiani, hanno espresso alla famiglia di Agnolin profondo cordoglio e vicinanza.

Fonte: ANSA
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Serie A, Bologna-Udinese 2-1.
Gol di Pussetto, Santander e Orsolini

Seconda vittoria interna consecutiva per la squadra di Pippo Inzaghi.
Dopo la Roma battuti anche i friulani con la rete decisiva del numero 7 entrato dalla panchina



E poi arriva il Bologna. Un Bologna finalmente animato da quel “Fire and Desire” che è slogan di Saputo, ritornello concretizzato contro la Roma e sparito in tante altre circostanze. Se è vero che la cifra tecnica dell’Udinese è superiore a quella degli uomini di Inzaghi, è altrettanto vero che il Bologna di porta a casa tre punti figli dell’insistenza, del notevole calo anche comportamentale dei friulani, della rabbia e anche di due exploit firmati Santander e Orsolini, con quest’ultimo che in 10’ segna il 2-1 e prende pure palo.

RIGORE — Inzaghi, nonostante la riduzione della squalifica di Pulgar da 3 a 2 giornate, sceglie ancora il magiaro Nagy in mezzo al campo: ai suoi lati rientra Svanberg e c’è sempre Dzemaili che fra gli avversari vede il suo compagno di nazionale Behrami, perno davanti alla difesa di un 4-1-4-1 che passa molto dagli esterni, soprattutto da De Paul. L’Udinese è padrona della trequarti e nella prima mezzora arriva quattro volte al tiro: mira sballata di De Paul stesso, Lasagna e Mandragora. Il peso netto del primo tempo si svolge tutto in tre momenti: al 14’ Svanberg si infila in area su rimpallo difensivo, contrastato da Troost-Ekong va per terra; l’arbitro Manganiello non dà rigore, poi Orsato lo consiglia di guardare la Var, video visto e rivisto ma il direttore di gara non smentisce se stesso. Sbagliando. Il Bologna è rabbioso e Santander sfiora il vantaggio: minuto 28, Scuffet e Stryger salvano un pallone già in rete. Poi, il ribaltamento: l’Udinese fra De Paul, Mandagora, Fofana e Pussetto giostra palloni e movimenti come vuole e proprio da un cambio-campo di De Paul nasce l’1-0 per i friulani: palla a Pussetto che, non seguito da Krejci, infila Skorupski così bene che l’applauso è automatico. Il Bologna vive un legittimo sbandamento, cerca l’avvicinamento con palleggio ma serve una botta violenta di Santander dal limite dell’area (minuto 43’) per pareggiare il Lato A del match.

ORSOLINI SCATENATO — La ripresa è sostanzialmente bolognese: l’anima di Inzaghi ispira i rossoblù che approfittano dell’arretramento inspiegabile dell’Udinese e che al 7’ arrivano vicino al 2-1 con Dzemaili che però svirgola solo soletto in piena area. Al decimo ci riprova Svanberg (fuori di poco), poi conclude un’altra volta, fuori. Intanto Pippo ha cambiato un esterno (Dijks per Krejci) mentre Velazquez ha messo D’Alessandro e poi Teodorczyk per uno spento Lasagna. Il Bologna spinge, guadagna tre contropiede e alla fine arriva al vantaggio: Samir dorme su un’incursione di Mattiello, Orsolini (appena entrato per Svanberg nel ruolo di interno destro) è fieramente in mezzo all’area, botta di destro in solitaria e Scuffet tocca ma non evita il vantaggio bolognese. E’ il minuto 37, l’Udinese ha in Fofana l’unico elemento capace di fare tutto e di mantenere alta l’attenzione rispetto agli altri ma tiri verso Skorupski no, non arrivano se non alti e senza forza. Così, il Bologna si compatta bene e riparte: in una di queste situazioni, Santander butta via un’occasione propizia (tira senza vedere due compagni soli in mezzo all’area) e in un’altra Orsolini colpisce il palo. Bologna a sette punti, Udinese un gradino sopra: Pippo Inzaghi ha trovato una squadra piena di volontà, Velazquez sulle volontà della sua dovrà riflettere.

Matteo Dalla Vite

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Chievo-Torino 0-1: Zaza entra e rilancia i granata

L'ex attaccante del Valencia è decisivo con uno spettacolare colpo in scivolata nel finale:
premiati gli sforzi del Toro nella ripresa. Prima vittoria esterna, Mazzarri sale a nove punti



Vittoria pesantissima del Torino sul campo del Chievo, grazie al primo gol granata di Zaza al 43’ della ripresa su lancio di Berenguer, in una sfida che si è accesa nel finale, ma a lungo povera di emozioni. I granata si rilanciano in classifica cogliendo il primo successo esterno della stagione, mentre la squadra di D’Anna, dopo un buon primo tempo, si è mostrata troppo rinunciataria nella ripresa, subendo alla fine la crescita degli ospiti, che nel finale hanno giocato con Iago Falque alle spalle della coppia Belotti-Zaza.

DOPPIA FACCIA — Il primo tempo è stato grigio e senza emozioni, con il Chievo più efficace e volenteroso in attacco e un Torino apparso per lunghi tratti della gara ancora una volta troppo prevedibile, timido e con un gioco eccessivamente macchinoso. La squadra di D’Anna è stata padrona del campo nel primo quarto d’ora di gara, grazie alla spinta di Leris e Giaccherini sulle corsie esterne, che hanno bloccato sul nascere la spinta di De Silvestri (poi costretto ad uscire per infortunio) e Aina in un Torino nel quale Mazzarri ancora una volta ha cambiato faccia, passando al 3-4-2-1 con Edera e Soriano alle spalle di Belotti. Il maggiore pressing dei padroni di casa a inizio partita ha messo paura agli ospiti: Depaoli (3’), Leris ((12’) e Rigoni (16’) sono andati vicini al gol. Poco Toro nel primo tempo: quando la squadra di Mazzarri provava a uscire dalla propria metà campo, commetteva l’errore di accentrarsi troppo. Il primo tiro granata è arrivato al 18’ (Rincon fuori misura), prima di altre due occasioni di Aina (23’) e Edera (25’). In una situazione già difficile, a complicare la vita di Mazzarri c’è stato, appunto, l’ennesimo k.o. di De Silvestri, sostituito da Berenguer sulla corsia di destra, mentre in attacco D’Anna perdeva Djordjevic, sostituito da Stepinski. Il primo tempo era tutto qui. Un Chievo di buona volontà, e un Torino a livello offensivo poco inconsistente.

INTUIZIONE — Una mediocrità assoluta anche ad inizio ripresa: Leris (4’) da ottima posizione calciava altissimo, poi Mazzarri provava a scuotere l’apatia del suo Torino mandando in campo Zaza (13’) al posto di Edera, e passando al 3-5-2. Una mossa rivelatasi vincente, visto che proprio l’ex Valencia dava la scossa ai compagni. Belotti si faceva vedere con una conclusione centrale al 17’, poi alla mezz’ora il tiro di Aina trovava Sorrentino pronto alla ribattuta. Ma i granata avanzavano il loro baricentro con l’ingresso di Iago Falque, efficace sulla corsia sinistra. Fino alla prodezza granata nel finale: felice intuizione di Berenguer e capolavoro dell’attaccante. La lezione di Mazzarri, evidentemente, gli è servita. E il Chievo? La squadra velenosa che sperava di vedere D’Anna è durata poco. Troppo poco.

Filippo Grimaldi

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Serie A, Fiorentina-Atalanta 2-0: in gol Veretout (rigore) e Biraghi

La squadra di Pioli fa 4 su 4 al Franchi e vola in classifica.
Ancora male l'Atalanta che resta ferma a una sola vittoria in campionato.
Decisivo l'errore arbitrale in occasione dell'1-0



A cosa serve la Var? Impossibile non chiederselo dopo la partita di Firenze, decisa dalla tecnologia. I viola hanno vinto 2-0 contro l'Atalanta e adesso sono terzi con Inter e Sassuolo in attesa della sfida dei neroverdi con il Milan. Ma sul successo pesa il grave errore arbitrale che ha mandato in vantaggio la Fiorentina dopo un'ora di calcio brutto e poco propositivo. Strano, visto quello che finora aveva mostrato la squadra di Pioli. Al 16' della ripresa Chiesa è caduto in area dopo un contatto con Toloi: Valeri ha fischiato il rigore, ma è stato l'attaccante ad andare a sbattere contro il difensore dopo aver "zappato" il terreno correndo. Incredibile che non sia intervenuta la Var. Non sappiamo se Doveri non sia riuscito a convincere Valeri a riguardare l'azione o se sia stato l'arbitro a incaponirsi sulla sua decisione. Resta il fatto che Veretout ha calciato il rigore cambiando la partita. Anche il raddoppio viola, firmato da Biraghi su punizione nel recupero, è frutto della tecnologia: solo grazie alla goal-line technology ci si è accorti che la palla aveva superato la linea prima della respinta di Gollini. La tecnologia c'è, basta usarla bene per evitare errori gravi.

PRIMO TEMPO — La partita è stata molto meno bella del previsto. Nessuna sorpresa nello schieramento viola, con il tridente Chiesa-Simeone-Pjaca, mentre Gasperini inverte le posizioni di Freuler (che si muove alle spalle delle punte) e Pasalic (centrale di sinistra nel centrocampo a quattro). La sorpresa, invece, è nell'andamento della partita: l'Atalanta tiene il pallone e attacca con continuità, la Fiorentina si limita a un contenimento poco lucido e a ripartenze per nulla insidiose. La pressione dei nerazzurri è notevole così come la spinta sulla fascia destra dove Gasperini ha piazzato Gomez con il duplice scopo di creare superiorità numerica in coppia con Hateboer contro il povero Biraghi, abbandonato al suo destino da un Gerson svagato, e di bloccare il terzino viola evitando o riducendo i suoi pericolosi cross. Al 6' Gomez manda Castagne al tiro, ribattuto. Al 12' il Papu vince un contrasto con Pezzella, entra in area e calcia da posizione defilata: palla sul fondo. La Fiorentina subisce e non riparte, Pioli inverte le fasce di Chiesa e Pjaca ma senza risultati. Quando Chiesa torna a destra, piazza l'unico spunto viola del primo tempo: al 44' salta Castagne e crossa, ma Simeone viene anticipato. La Fiorentina, che nel frattempo ha sostituito l'infortunato Benassi con Fernandes, non impegna mai Gollini, ma anche l'Atalanta, seppur padrona del gioco, va al riposo con il rammarico di non aver trasformato in occasioni e magari in gol la superiorità evidenziata dal fischio d'inizio.

SECONDO TEMPO — In avvio di ripresa l'inerzia della gara non cambia, ma l'Atalanta non punge e poi rallenta i ritmi. Così la Fiorentina pian piano viene fuori, spreca un buon contropiede e al 18' va in vantaggio con il rigore già descritto. Da quel momento l'Atalanta mette sotto assedio l'area viola. Gasperini inserisci prima Rigoni e poi Barrow, Lafont sbaglia un paio di uscite, Rigoni non ne approfitta. Al 40, però, il giovane portiere è bravo su un rasoterra di sinistro di Gomez. La Viola non corre più rischi, anzi protesta per un lieve contatto tra De Roon e Mirallas e raddoppia al 94' con una punizione di Biraghi che Gollini respinge oltre la linea: è il 2-0 che chiude l'incontro.

G.B. Olivero

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Frosinone-Genoa 1-2: Piatek non si ferma più

Il polacco non si ferma più: ottavo gol in Serie A.
Per i ciociari prima rete della stagione in A che però non basta ad evitare la sconfitta



Genoa avanti tutta, Frosinone nei guai. Prima vittoria esterna stagionale del Grifone, nuovo k.o. dei ciociari. E toccherà probabilmente a Massimo Rastelli nelle prossime ore (a meno di clamorosi contrordini) subentrare a Moreno Longo sulla panchina dei giallazzurri, contestati a fine gara dai tifosi allo Stirpe in fondo ad un’altra partita segnata da ingenuità difensive e poco cinismo sottoporta. E’ ancora una volta Piatek il mattatore di giornata: la sua doppietta spinge più su i liguri ed è l’ennesima conferma di un momento di grande ispirazione.

ALL'ASSALTO — Primo quarto d’ora di marca giallazzurra. E Radu deve azionare i guanti su un tiro violento dai 20 metri di Zampano e poi su un cross carico di veleno di Campbell, schierato sulla trequarti accanto a Ciano. Il Genoa ricorre al lancio per sorvolare la palude di centrocampo e, al 17’, su un filtrante di Criscito, Kouame sorpassa Goldaniga ma sbaglia alla fine il passaggio che avrebbe potuto mandare in porta Pandev. Il Grifone percorre – a ragione - la strada del contropiede. Scelta che si rivelerà vincente. La prima occasione è già nitida. Al 24’, dopo un salvataggio in mischia di Biraschi, la ripartenza rossoblù è immediata e ben gestita da Pandev: in fondo all’azione Romulo, servito da Kouame, spedisce però il pallone alto sopra la traversa da ottima posizione.

IMPLACABILE — Ma ad un certo punto decide di salire in cattedra l’implacabile Piatek e per i ciociari si fa subito dura: il polacco al 33’ dimostra un’incredibile disinvoltura nel controllare un pallone e spedirlo rasoterra alle spalle di Sportiello con un destro potente (sponda di Kouame), poi l’attaccante raddoppia 3’ dopo con un comodo tap-in sull’assist dello stesso Kouame, raggiungendo quota 8 nella classifica marcatori dopo appena 7 giornate. Il Frosinone accusa il colpo durissimo inferto dal Genoa (schierato per la prima volta quest’anno col 3-4-1-2), ma prima dell’intervallo trova un calcio di rigore per effetto di un contrasto Perica-Spolli in area (l’argentino in leggero ritardo) tra le proteste degli ospiti. Dagli undici metri al 41’ Ciano non sbaglia, firmando il primo e tanto atteso gol della stagione, quindi Chibsah in chiusura colpisce il palo esterno con una conclusione dai 25 metri.

BATTAGLIA — Alla ripresa del gioco Longo inserisce Ciofani al posto di Perica (in ritardo di condizione) ottenendo più profondità. E Campbell al 7’ divora un’occasione all’altezza del dischetto. I ciociari ci credono, ma per pochissimo non capitolano in seguito al clamoroso doppio palo colpito al 27’ con un destro ad incrociare da Kouame lanciato in porta. La partita decolla e nel giro di 3’ Sandro salva su Chibsah e Salamon spreca porta vuota dopo un’uscita a vuoto di Radu. Il Genoa si ricompatta in fase difensiva col passare dei minuti e riesce a congelare il vantaggio fino al triplice fischio. Festa per gli ospiti, fischi per i padroni di casa.

Alessio D'Urso

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Parma-Empoli 1-0: Gervinho decide la partita

L’ivoriano segna il gol vittoria nel primo tempo.
Nel finale Sepe miracoloso su La Gumina



Difesa d’acciaio, contropiede velenoso e una discreta dose di fortuna, che non guasta mai. Così il Parma supera l’Empoli nonostante i toscani siano padroni del campo per quasi tutta la partita. Ma nel calcio non basta avere il dominio, bisogna anche sapere che cosa fare quando si ha il pallone tra i piedi. Il Parma, che viaggia sempre per le linee verticali, è un serpente che morde e fugge. L’Empoli, più elegante nella manovra, dimostra una scarsa propensione al tiro. E le volte che inquadrano la porta di Sepe i ragazzi di Andreazzoli sono pure sfortunati: due pali.

PRIMO TEMPO — D’Aversa deve rinunciare a Inglese (infortunato) e rispolvera Ceravolo: non proprio la stessa cosa. Per dare qualità offensiva mette Siligardi al posto di Di Gaudio. Ma a fare la partita è l’Empoli, con il Parma che aspetta e chiude i varchi in mezzo al campo. La superiorità numerica dei toscani porta a un evidente possesso palla cui tuttavia non segue una corretta fase di finalizzazione. Tradotto: l’Empoli tira poco per la mole di lavoro che svolge. E così Gervinho, al 33’ in contropiede, «spettina» la retroguardia di Andreazzoli e beffa Terracciano sul palo più vicino: il portiere non pare immune da colpe. A quel punto ci si aspetta la reazione veemente dell’Empoli che, invece, continua a macinare il solito titic-titoc in orizzontale. Sul finale del primo tempo Zajc calcia a colpo sicuro, ma il tiro sbatte sul palo.

SECONDO TEMPO — Complice l’uscita per infortunio di Gervinho dopo 5 minuti, il Parma si ritira ancora di più nel suo guscio e lascia l’iniziativa all’Empoli. Che con Caputo colpisce un altro palo e sfiora il gol del pareggio in diverse. Ma il muro di D’Aversa tiene, grazie anche all’ingresso di Gazzola a metà frazione e al passaggio alla difesa a cinque. Il capolavoro che sigilla la vittoria è di Sepe che, nel recupero, smanaccia in angolo una conclusione di La Gumina.

Andrea Schianchi

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Sassuolo-Milan 1-4: gol di Kessie, Suso e Castillejo.
Djuricic accorcia nel finale, ma poi ancora Suso...

Torna il sereno su Gattuso, che non vinceva dalla terza giornata contro la Roma.
Per De Zerbi primo k.o. interno in campionato



Doveva essere la serata della svolta, in un senso o nell'altro: o fuori dall'anonimato o dentro la crisi fino al collo. Barrare l'opzione uno per il Milan vittorioso a Reggio Emilia: 4-1 al lanciatissimo Sassuolo e bel passo avanti nel morale e nella classifica di Serie A, proprio nella serata più complicata per le assenze illustri.

NUOVO MILAN — Contro un avversario tra i più indigesti per il Diavolo (sconfitto dagli emiliani bel 4 volte in 10 confronti), Gattuso mette in campo quel che c'è, visto che i due ragazzi presentati in piazza Duomo a inizio agosto – Higuain e Caldara – restano out per infortunio. Cutrone e Borini sono disponibili solo per la panchina, dunque il tridente diventa Suso-Castillejo-Calhanoglu, con l'ex Villarreal a coprire la posizione centrale più a lungo del turco. Pronti-via e Suso sembra potersi scrollarsi di dosso l'astinenza di gol che dura da febbraio, ma centra in pieno la traversa, rimandando la gioia di qualche decina di minuti.

KESSIE COAST TO COAST — È il preludio a un primo tempo non sempre ordinato ma ricco di occasioni, da una parte e dell'altra. Di Francesco si vede negare il gol prima da Donnarumma e poi da un recupero disperato di Abate, ma il Milan ha una chance favorevolissima in contropiede con Kessie, il cui pallonetto viene spazzato via da Lirola sulla linea, dopo la traversa in avvio di Suso. Se il Sassuolo cerca di bucare la difesa rossonera con passaggi filtranti per Boateng, Di Francesco e Berardi, il Milan se la gioca più sulla velocità in ripartenza. E prima dell'intervallo può esultare: il vantaggio arriva con una cavalcata solitaria di Kessie, che vince un contrasto con l'ex Locatelli nella trequarti difensiva e vola fino al limite dell'area opposta per battere Consigli.

FURIE ROSSONERE — Considerate le rimonte subite di recente, Gattuso torna in panchina a inizio ripresa tutt'altro che tranquillo. Ma stavolta è diverso. Stavolta c'è solo da mettersi comodi e ripassare le esultanze in spagnolo, perché due missili di Suso e Castillejo mandano il punteggio sul 3-0 in un quarto d'ora. Rino esulta, sì, ma senza perdere la concentrazione, c'è una partita ancora da portare a casa. E in effetti le trappole sono dietro l'angolo: Boga e Djuricic, le due mosse di De Zerbi per provare a tornare in gara, confezionano la rete dell'1-3 che rende meno anestetizzato il finale di match. Abbastanza per cui sudar freddo, di questi tempi. Ma l'ultimo quarto di gara trascorre senza troppi sussulti, e gli oltre 3mila tifosi rossoneri accorsi al Mapei possono cantare soddisfatti, sperando in cuor loro di aver assistito a un nuovo inizio per il Milan, mentre Suso in pieno recupero scaraventa in porta il sinistro (deviato) del definitivo 4-1.

Stefano Cantalupi

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Serie A, Sampdoria-Spal 2-1. Gol di Paloschi, Linetty e Defrel

Nel posticipo della settima giornata di A i doriani tornano a vincere.
Ospiti in vantaggio dopo 21’, poi la squadra di Giampaolo torna in corsa e nel secondo tempo completa il sorpasso



Torna al gol Defrel, torna a vincere la Samp (2-1), in affanno negli ultimi venti minuti contro la Spal, in una partita equilibrata. Ha deciso Quagliarella con esperienza e qualità: non ha segnato, ma ha mandato in gol i compagni, e la Samp può rilassarsi, ha superato il tour de force, come lo aveva definito il suo allenatore Giampaolo, e ha raggiunto la colonna nobile della classifica. Presto per dire qualsiasi cosa, ma ora si può proseguire tranquilli. Quanto alla Spal, non sono arrivati punti, ma la conferma di una solidità notevole: i buoni propositi di salvezza sono fondati, non a caso gli uomini di Semplici hanno lottato per il pareggio fino alla fine.

IL RIBALTONE — Si comincia subito con un'azione Defrel-Barreto, poi c'è ancora Barreto, ma in fuorigioco. È la Spal a colpire per prima, con un tiro sbagliato di Lazzari che diventa un'ottima palla gol per Paloschi. Il centravanti, attivissimo fino al momento della sostituzione, non sbaglia e porta in vantaggio i suoi al 21': passano soltanto quattro minuti, e il trio Defrel-Quagliarella-Linetty confeziona il pareggio. La partita va avanti in equilibrio per tutto il primo tempo, nel secondo la Samp accelera e Defrel coglie il vantaggio che schioda Giampaolo dalle sue paure: il merito della rete di Defrel però è ancora una volta per metà di Quagliarella, che tira, trova pronto Gomis, coglie il pallone ribattuto e rilancia il compagno. Dopo il 2-1 la Samp, stanca, perde campo, potrebbe segnare ancora, ma rischia in più occasioni. Audero è bravo su Petagna in un paio di situazioni. Le gambe sono stanche, ma la concentrazione regge: così arrivano i tre sospirati punti.

Alessandra Bocci

Fonte: Gazzetta dello Sport
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SERIE A 2018/2019 7ª Giornata (7ª di Andata)

29/09/2018
Roma - Lazio 3-1
Juventus - Napoli 3-1
Inter - Cagliari 2-0
30/09/2018
Bologna - Udinese 2-1
Chievo - Torino 0-1
Fiorentina - Atalanta 2-0
Frosinone - Genoa 1-2
Parma - Empoli 1-0
Sassuolo - Milan 1-4
01/10/2018
Sampdoria - Spal 2-1

Classifica
1) Juventus punti 21;
2) Napoli punti 15;
3) Fiorentina, Inter e Sassuolo punti 13;
6) Genoa(*) e Lazio ppunti 12;
8) Sampdoria e Roma punti 11;
10) Parma punti 10;
11) Milan(*), Torino e Spal punti 9;
14) Udinese punti 8;
15) Bologna punti 7;
16) Atalanta e Cagliari punti 6;
18) Empoli punti 5;
19) Frosinone punti 1;
20) Chievo(-3) punti -1.

(-3) Il Chievo sconta la penalizzazione per la sentenza del Tribunale della Federcalcio.
(*) Una partita in meno.
Milan-Genoa rinviata al 31/10/2018 (per la tragedia di Genova).

(gazzetta.it)
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Certe volte le partite scudetto si giocano troppo presto, adesso come facciamo a rimontare 6 punti di svantaggio contro una Juve che non perde mai?
Target secondo posto...sperando in un miracolo...anzi due! [SM=g8890]





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Ansa ha scritto "a Napoli" ma si fa presto a dire Napoli se non si conosce il posto!
Varcaturo (frazione di Giugliano, comune in provincia di Napoli) non è un porto di mare, è di più...Varcaturo è uno di quei porti interstellari visti nei film di fantascienza dove incontri mostruosità di ogni genere!

I ladri napoletani rispettano i giocatori del Napoli! [SM=x4983510]





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Ma pensi che sia possibile che il primo delinquente capitato da quelle parti per caso possa rapinare l'orologio ad un giocatore del Napoli e nessuno (della camorra...) interviene ?
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