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Campionato di calcio Serie A stagione 2018/2019: cronache, classifiche e... soprattutto commenti

Ultimo Aggiornamento: 27/05/2019 00:22
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Serie A, Torino-Frosinone 3-2:
decisivo Berenguer, seconda vittoria di fila granata

Rincon e Baselli portano il Toro sul 2-0, ma la squadra di
Longo rimonta con Goldaniga (tra le proteste di Sirigu) e Ciano.
È dello spagnolo il gol che fa volare Mazzarri a 12 punti. Bene Zaza



Vittoria doveva essere e vittoria è stata. Il Torino supera 3-2, e con qualche spavento di troppo, un buon Frosinone grazie a una prodezza di Berenguer dopo aver sprecato il doppio vantaggio. La squadra di Mazzarri piazza, così, il break di due vittorie consecutive in campionato dopo il blitz di Verona. Come mai le era accaduto in questo inizio di stagione. Il Frosinone non demerita affatto, riesce a rientrare anche dal doppio svantaggio ma torna ancora a casa con zero punti e altri tre gol sul groppone: la panchina di Longo è a rischio.

NESSUNA SORPRESA — Non è la serata delle sorprese ed è chiaro dalla lettura delle formazioni. Mazzarri rilancia la coppia Zaza-Belotti, lasciando in panchina la sua batteria di trequartisti, da Iago Falque a Soriano, preferendo un centrocampo più folto con la presenza scenica di Meité e la forza di Baselli, oltre alla generosità di Rincon. Il Frosinone non si snatura, nonostante il momento sia già delicatissimo: Longo ripropone il 3-4-2-1 con Campbell e Ciano alle spalle di Ciofani.

CI PENSA EL GENERAL — Il Torino segna per la prima volta in questo campionato nel primo tempo, e non è certo una cosa di poco conto. La squadra di Mazzarri riesce a giocare anche una ventina di minuti di calcio apprezzabile fino al vantaggio di Rincon, ma subito dopo qualcosa s’inceppa e il Toro lascia il campo al Frosinone per tutta la seconda parte del primo tempo. E qui sì che era lecito aspettarsi qualcosa in più. L’avvio granata è sicuramente nel segno della buona volontà: lo dimostra Belotti che dopo sei minuti, su assist di un Ola Aina innescato da una spizzata di Zaza, si ferma sul palo. E’ proprio Zaza l’uomo che segna differenze: le sue incursioni nel cuore dell’area del Frosinone riescono sempre a produrre qualcosa di buono. Come, ad esempio, al 10’ quando proprio Zaza ci prova (conclusione alta), trenta secondi dopo anche Belotti riprende coraggio tentando un diagonale da fuori area (oltre il palo alla destra di Sportiello). Con Meité non certo nella sua serata migliore, Baselli spesso sotto ritmo e gli esterni (sia Aina che Berenguer) che peccano in precisione, la sensazione diffusa è che il Toro di questa sera dipenda molto dalla capacità di Zaza di aprire spazi. E infatti, al 21’, proprio da un assist di Simone Zaza, fresco di riconvoncazione in Nazionale, nasce il vantaggio di Rincon: diagonale preciso alla destra di Sportiello e secondo gol in questa stagione per El General dopo l’acuto in Coppa Italia contro il Cosenza. Passato in vantaggio il Toro arretra, si sgonfia di entusiasmo e il Frosinone ne approfitta guadagnando campo, soprattutto sul centrodestra grazie al dinamismo di Chisbah e Zampano. Ma a parte un paio di colpi di testa di Ciofani (entrambi non a bersaglio), Sirigu vive un finale di primo tempo tranquillo senza mai sporcare i guanti.

EPICENTRO ZAZA — Quando si ritorna in campo, il Torino trova il gol che dà l’illusione di poter mettere in discesa la serata. Tutto ruota ancora intorno a Zaza, che entra anche nel raddoppio di Baselli: sono passati appena sessanta secondi dall’inizio della ripresa quando Aina serve in area per Zaza, che si gira in un attimo, Sportiello si oppone e sulla respinta Baselli firma il raddoppio. L’arbitro Pezzuto aspetta l’ok del Var prima di convalidare: è 2-0 Toro.

IL BLACKOUT GRANATA — E quando la partita sembra ormai risolta, c’è il blackout granata. Si comincia al 13’: da un angolo velenoso di Ciano, Sirigu sbaglia l’uscita, ne approfitta Goldaniga che rimette il Frosinone in partita. Restano molti dubbi su un contatto tra il portiere del Toro e Chibsah: l’arbitro Pezzuto si fida del giudizio di Giacomelli al Var e convalida senza riguardare l’episodio. Passano sei minuti e Ciano timbra il pari con un perfetto colpo di testa sul quale stavolta Sirigu non può nulla. Ma è proprio quando il Toro entra nella fossa, che emerge il cuore granata: prima Izzo va in gol ma è in posizione di fuorigioco, poi arriva la prodezza di Berenguer: palla all’incrocio e l’Olimpico Grande Torino che tira un grande sospiro di sollievo. La squadra di Mazzarri si scioglie, colpisce anche una traversa con Nkoulou, Lukic sfiora il poker lanciato da Parigini, mentre Berenguer salva su Perica. Il Toro porta a casa una vittoria più sudata del previsto ma fondamentale.

Mario Pagliara

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Cagliari-Bologna 2-0, Joao Pedro e Pavoletti affossano Inzaghi

Joao Pedro e Pavoletti a segno contro la squadra di Inzaghi, che fa vedere poco o nulla.
I padroni di casa portano a casa 3 punti importanti



Cerco l'estate tutto l'anno e all'improvviso eccola qua. Splende il sole sulla Sardegna Arena, tanta gente è al mare, ma il Cagliari torna alla vittoria, la prima in casa. Batte il Bologna (2-0) con reti di Joao Pedro e Pavoletti. Da un Joao all'altro. Lui aveva segnato l'ultimo gol del Cagliari col Milan a metà settembre, lui aveva segnato il suo ultimo gol nello scorso campionato, proprio a Bologna (1-1). Il Cagliari fa entrare tutti in campo con i nonni, una bella immagine, una bella iniziativa. Poi in campo vanno i ragazzi che corrono a tutti. Non segnava dal 4° minuto (Joao Pedro) della partita col Milan la squadra di Rolando Maran, era a secco da tre gare e non vinceva dal 2 settembre. Il Bologna poteva fare il tris dopo le vittorie con Roma e Udinese. E proprio la ripresa con l'Udinese con ribaltamento totale dopo lo svantaggio di Pussetto aveva creato più di un'illusione. Tutto sbagliato, tutto da rifare. Inzaghi che cambia solo un giocatore rispetto a domenica scorsa, Djiks per Krejci, trova una squadra fuori fase, senza rabbia, incapace di reagire dopo la prima sberla di Joao Pedro e solo nella ripresa, con qualche tentativo da fuori, dà lavoro al bravo Cragno che torna in azzurro con Barella.

PRIMO TEMPO — Prima del via scontro tra tifosi: ci rimette un bolognese, colpito al volto. Si comincia: Maran, che in difesa ripropone Romagna con l'ottimo Pisacane, in attacco fa quello che pensava di fare con qualche giornata di ritardo: Joao Pedro seconda punta accanto a Pavoletti. Mossa azzeccata perché il brasiliano si rivela decisamente più concreto e pericoloso di Sau e Farias che finora si erano alternati. Con Castro trequartista a svariare da una parte all'altra. E qui sta la chiave perché quelli del Bologna non lo prendono mai. L'argentino, mvp, li fa impazzire. Sembra quello di Verona. Il centrocampo più muscolare (con Ionita, Bradaric e Barella) dei sardi sovrasta quello dei bolognesi perché Dzemaili è troppo lento e Nagy è l'ombra di se stesso. Solo Mattiello (che compie l'unico tiro dopo 12' bloccato da Cragno) e Svanberg meritano il 6 in pagella, mentre il Cagliari corre, va, cerca profondità e inserimenti e non solo palle alte per Pavoletti. Ma il vantaggio dei padroni di casa arriva dopo 22' proprio di testa con Joao Pedro che stacca completamente solo con Danilo che colpevolmente non se ne accorge, su splendida pennellata di Castro che si beve Calabresi. Il Cagliari perde Srna per un problema alla schiena e butta dentro Faragò. La partita è nervosa, Pasqua (che tira fuori 6 gialli) fa fatica a controllarla ma fino al quinto minuto di recupero non succede più nulla.

SECONDO TEMPO — Il Bologna ha il compito di raddrizzarla, il Cagliari di chiuderla. Va bene alla squadra di Maran. Inzaghi inserisce Krejci per Djiks. Ma ha poco da tutti: Falcinelli riesce a girarsi e tira fuori, Nagy fa la prima cosa bella e impegna Cragno che manda in angolo. Inzaghi punta su Orsolini come con l'Udinese e toglie De Maio passando al 4-4-2 con velleità di 4-2-4, ma dopo una stupida rissa su un fallo laterale che vede protagonisti Dessena e Okwonkwo (che se la prende con un raccattapalle che non dà il pallone), giustamente ammoniti, e dopo che Skorupski si salva in angolo sullo scatenato Joao Castro concede il bis: stavolta si fuma Svanberg e mette al centro dove sono soli sia JP che Pavoletti che colpisce e fa 2-0. Ci sono ancora due prodezze di Cragno su Dzemaili e Mattiello. E poi finisce lì. Tutti in vacanza, col Cagliari che festeggia e il Bologna che deve seriamente preoccuparsi.

Francesco Velluzzi

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Udinese-Juventus 0-2: gol di Bentancur e Cristiano Ronaldo

I campioni d'Italia fanno 10 su 10 in stagione chiudendo la partita a Udine già nel primo tempo


Partita dopo partita, e fanno 8 vittorie su 8 in campionato, più le due di Champions, dopo il 2-0 di Udine, prosegue il processo di "Hollywoodizzazione" della Juventus. La Signora arriva sui campi di provincia, i ristoranti e gli alberghi si riempiono, tutto esaurito allo stadio ed esibizione da 3 punti della squadra di Allegri. Troppo superiore ai tre quarti delle squadre del nostro campionato perché ci sia davvero partita. Alla Dacia Arena bastano 4 minuti, in cui la Juve segna due gol e costringe Scuffet a una parata prodigiosa su Mandzukic, per archiviare la pratica Udinese. Che dalla sua prospettiva l'aveva anche affrontata bene: 9 uomini dietro la linea della palla, Behrami a protezione della difesa e ribaltamenti affidati a un contropiedista come Lasagna, che per la verità l'ha vista poco.

COSTRUISCE SZCZESNY — La beffa per la squadra di Velazquez sta nell'incassare il primo gol da una situazione di corner a favore. La cosa speciale la fa Dybala, dopo il rinvio con le mani di Szczesny e un passaggio dalle parti di CR7. La Joya esce vincitore da un contrasto di puro fisico con Fofana, che è tre volte lui. Un giocatore ritrovato, se mai si fosse smarrito. Certo, poi per segnare servono anche un cioccolatino di un devastante Joao Cancelo e l'inserimento di Bentancur, alla sua seconda presenza da titolare dopo Frosinone.

CR7 E BUONANOTTE — La Juve, che della grande squadra possiede ormai anche la maturità, spegne la Dacia Arena subito dopo. Stavolta è Mandzukic a fare un grande lavoro tra Barak e Troost-Ekong, invito a nozze per il sinistro di Ronaldo che fa partire una sassata modello Sassuolo. Fanno 4 in 8 partite per Cristiano, apparso il solito giocatore nonostante una settimana complicata fuori dal campo. La ripresa, che vede un bel salvataggio di Alex Sandro sull'unica occasione dei friulani, serve solo a Scuffet a conquistarsi la palma di migliore dell'Udinese: grandi parate su Bernardeschi e CR7, che per la verità poteva angolare di più il suo destro. Cambia poco: Juve a punteggio pieno dopo 8 giornate. E le prossime tre saranno Genoa allo Stadium, Empoli in Toscana e Cagliari ancora a Torino. Le vincesse tutte e tre, sarebbe record europeo di tutti i tempi: nessuno ha mai vinto le prime 11 di campionato.

Jacopo Gerna

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Empoli-Roma 0-2: in gol Nzonzi e Dzeko. Caputo sbaglia un rigore

Il francese e il bosniaco regalano la terza vittoria di fila in campionato ai giallorossi (quarta considerando la Champions).
I toscani sprecano un tiro dal dischetto concesso al 56'.
La squadra di Di Francesco sale momentaneamente al terzo posto in classifica



Soffre da matti, soprattutto nella ripresa, ma alla fine la Roma porta a casa un'altra preziosa vittoria, la quarta consecutiva tra campionato e Champions, che gli permette di andare alla sosta con il vento in poppa e un morale ad alto livello. A decidere la partita ci pensa una carezza di testa di Nzonzi e l'unica vera buona giocata di Dzeko. Anche se a recriminare e tanto è l'Empoli, che nella ripresa sciupa una serie di occasioni dorate (compreso un rigore) e maledice il settimo palo del suo campionato.

PALLEGGIO E DINAMISMO — Di Francesco lancia Luca Pellegrini dal via, recupera De Rossi in extremis e ricompone la coppia di mediani davanti alla difesa con Nzonzi, Andreazzoli invece rinuncia alla seconda punta (La Gumina) e mette dentro un centrocampista in più (Bennacer) per fare maggiore densità. Del resto, che l'Empoli giochi bene è cosa oramai risaputa dall'inizio del campionato e la squadra di Andreazzoli lo conferma anche in questa circostanza: palleggio, qualità (soprattutto con i piedi di Zajc) e ricerca improvvisa della verticalità su Caputo. La Roma, però, con le tre vittorie consecutive tra campionato e Champions ha oramai ritrovato solidità mentale e compattezza. Così se per circa 20 minuti si vede tanto bel palleggio ma pochi pericoli (tranne un tiro da lontanissimo di Under), al 24' è Lorenzo Pellegrini ad andare via di forza a Capezzi sulla fascia sinistra ed a mettere dentro un bel pallone che prima Dzeko cicca e poi Under strozza al lato di Terraciano. I giallorossi hanno oramai trovato le misure e due minuti dopo è Veseli a salvare in extremis su Under. Con i giallorossi proiettati costantemente alla ricerca del gol, l'Empoli non riesce a sfruttare un paio di ripartenze velenose (una addirittura tre contro uno, sprecata da Capezzi) ed allora al 36' la Roma passa: punizione dalla tre quarti di Lorenzo Pellegrini e spizzata decisiva di testa di Nzonzi che si infila all'angolino basso alla desta di Terraciano. Poi c'è ancora spazio per un po' di battaglia in mezzo al campo, con Acquah che oltre alla corsa prova a metterci anche i muscoli.

TRA ERRORI E CINISMO — Se nel primo tempo si era dovuto attendere un po' per emozionarsi, nella ripresa si parte subito forte. Prima Under sfiora in corsa il 2-0, poi Luca Pellegrini atterra sulla corsa Krunic, Bennacer calcia bene la punizione ma il palo (il settimo della stagione dell'Empoli) gli nega il pari. Al 10' poi un angolo di Bennacer viene deviato maldestramente ancora da Luca Pellegrini, la palla carambola sul braccio di Under e Mazzoleni fischia il rigore, dopo averlo anche rivisto al Var. Sul dischetto, però, Caputo calcia malissimo, con il pallone che finisce alto. Ma la giornataccia di Caputo non è finita qui: al 25' un tiro in corsa di Krunic finisce proprio tra i piedi del centravanti toscano, che da oltre il dischetto di rigore spara alle stelle da ottima posizione; al 28' è ancora Caputo a andar via in velocità ma a calciare sull'esterno della rete. Con la Roma che balla paurosamente, Di Francesco corre ai ripari passando alla difesa a tre, con l'inserimento di Juan Jesus. Dall'altra parte, invece, Andreazzoli inserisce la seconda punta, La Gumina, per dare l'assalto finale. E proprio l'ex rosanero al 36' ha subito l'occasione buona per pareggiare, ma strozza troppo il diagonale in corsa (anche se l'arbitro aveva fischiato il fuorigioco). Così, dopo aver rischiato tantissimo, la Roma la chiude al 40' con Dzeko: il bosniaco la spizza di testa per El Shaarawy e nello spazio si va a riprendere il passaggio di ritorno, bruciando Terraciano da distanza ravvicinata. Finisce così, con i giallorossi a festeggiare sotto lo spicchio pieno di tifosi del Castellani.

Andrea Pugliese

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Serie A, Genoa-Parma 1-3:
Piatek non basta, rimonta e sorpasso gialloblù

La squadra di Ballardini in vantaggio con il solito polacco,
poi il ritorno degli uomini di D'Aversa, ora a un passo dalla zona Europa League



Non basta l’uomo del gol Piatek al Genoa per evitare il primo stop casalingo ad opera di un Parma abile e intelligente, perfetto nello sfruttare gli errori strategici dei rossoblù, imponendo loro un secco 3 a 1. Bastano meno di sei minuti a Piatek per lasciare il segno anche su questa partita: cross di un motivatissimo Lazovic da sinistra e colpo di testa perfetto del polacco. La palla batte sul palo opposto ed entra in rete. Un colpo a effetto, che, insieme agli sprint continui di Lazovic ingolosisce il Genoa. I rossoblù pressano alto e si espongono al gioco di rimessa del Parma: al terzo angolo consecutivo, al 16’, Rigoni, l’ex, pareggia con un tocco da distanza ravvicinata. Sembra un episodio, anche perché Lazovic e Piatek appaiono incontenibili: Sepe è fortunato due volte, prima quando fallisce la presa su un tiro di Lazovic, ma la palla cade oltre la traversa.

RIMONTA GIALLOBLÙ — Poi quando, al 24’, si ritrova a portata di mano la palla colpita di testa da Piatek e rimbalzata sul palo. Pochi centimetri che affossano il Genoa. Il Parma, infatti, approfitta abilmente del pressing alto, ma un po’ sbadato, dei rossoblù e il colpisce due volte: al 26’ Siligardi salta Criscito convergendo da destra verso sinistra, e conclude con il mancino imparabilmente. Quattro minuti e arriva il 3 a 1: lancio perfetto di Barillà da sinistra e Ceravolo, di testa, supera Radu. Ballardini passa al 4-3-1-2 accentrando Lazovic, ma quando Criscito trova il gol, su assist di Piatek, la Var lo cancella per fuorigioco. Così in avvio di secondo tempo i rossoblù passano prima al 4-4-2, poi al 3-5-2, chiudendo il Parma all’indietro ma senza creare occasioni clamorose. A far centro provano Lazovic, Bessa due volte e Favilli, tutti con conclusioni centrali ben neutralizzate da Sepe. L’ultima chance in pieno recupero arriva sul piede di Mazzitelli, ma Gagliolo devia il tiro in angolo.

Alessio Da Ronch

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Serie A, Atalanta-Sampdoria 0-1:
decide il colpo di testa di Tonelli

All’Atleti Azzurri d’Italia sembra un pareggio scritto, poi il gol dell’ex Napoli condanna Gasperini.
I bergamaschi colpiscono due legni con Gomez e Zapata;
la squadra di Giampaolo tiene duro e da calcio d’angolo si prende i tre punti



C’è chi ride e si coccola una classifica con sfumature d’Europa e chi rifletterà ancora a lungo sul grande problema di questo inizio di stagione. La Sampdoria sale a quota 14 punti sbancando Bergamo grazie all’inzuccata di Tonelli, bravo al 76’ ad anticipare tutti e a battere Gollini. Un risultato che, al netto di quanto visto, non rispecchia l’andamento dei 90’, ma in casa Atalanta si deve mandar giù l’ennesimo boccone amaro di un campionato a cui si aggiunge un altro match senza reti segnate (il quinto in 8 giornate). E la classifica inizia a preoccupare (quartultimo posto a soli 6 punti). Nel prossimo turno Doria in casa con il Sassuolo per non interrompere la corsa, Dea a Verona col Chievo in una sfida dove entrambe cercheranno disperatamente punti.

LE SCELTE — In casa Atalanta confermato l’undici ipotizzato alla vigilia: davanti a Gollini ci sono i “titolarissimi” Toloi, Palomino e il rientrante Masiello. De Roon e Freuler in mezzo, sugli out Hateboer vince il ballottaggio con Gosens. Olandese a destra, Castagne a sinistra come a Firenze. Pasalic da “10” (fuori Rigoni) alle spalle di Gomez e Zapata. Samp schierata col 4-3-1-2 con Audero tra i pali, in difesa Bereszynski, Tonelli (che supera Colley), Andersen e Murru. Mediana a tre con Praet, Ekdal e Linetty (Barretto inizialmente in panchina), sulla trequarti spazio per Caprari (preferito a Ramirez). In attacco, ovviamente, Defrel e Quagliarella.

DEA E LEGNI — Primi 45’ più nerazzurri, la Samp è d’attesa. Al 4’ Audero anticipa di piede Zapata, all’11’ prima vera chance: filtrante di Pasalic per il colombiano (in ritardo Tonelli), il cui mancino si spegne sull’esterno della rete. Al 15’ ci prova Palomino su corner di Gomez, ma il suo colpo di testa non crea problemi. Primo squillo Doria al 18’: Linetty per Andersen che incorna, Gollini si oppone alla grande. Il match è intenso e dalla fase centrale sale ulteriormente di ritmo. Al 21’ altra occasionissima Dea: cross di Freuler, Hateboer spreca da pochi passi. Al 22’ tegola per Gasperini: k.o. Masiello (out al Franchi per un problema all’adduttore destro), c’è Mancini. Al 24’ Quagliarella al volo, palla out. La Samp non sembra in partita, al 27’ l’Atalanta ha un’altra super chance: cross di Gomez, stacco di Zapata ma la traversa gli dice di no. Altro legno al 40’, stavolta del Papu che scheggia il palo esterno. Giampaolo si salva anche al 42’, Toloi spreca da ottima posizione con Audero che manda in angolo. Sugli sviluppi Mancini alto di testa. Ad Andersen l’unico giallo dei primi 45’ (steso Zapata). Negli spogliatoi sullo 0-0 dopo 1’ di recupero. Un parziale che va stretto a una Dea più in partita.

TESTA CHE PESA — Pronti-via e giallo anche per De Roon (scalciato Linetty) e Praet (in ritardo su Gomez). All’8’ il tiro-cross di Pasalic che per poco non diventa un assist per il Papu, che in spaccata non ci arriva. Primo brivido Samp nella ripresa. Gasp cambia, all’11’ fuori il croato ex Milan. Dentro Ilicic che si rende subito pericoloso: filtrante per Zapata, rimpallo che favorisce Castagne la cui botta di destro si spegne sul fondo. Sostituzioni anche per Giampaolo (59’), che prova la carta Ramirez per uno spento Caprari. L’ex Bologna scalda subito i guantoni di Gollini, bravo a chiudere sulla propria sinistra. Spazio anche per Barrow al 65’ (fuori Zapata) per cercare di trovare il guizzo vincente, ma nonostante i tentativi è la Samp a sbloccarla. Al 76’ calcio d’angolo dalla sinistra di Ramirez, Tonelli sbuca da dietro e di testa batte Gollini. Nel finale dentro Barreto e Kownacki (per Linetty e Defrel) per difendere un risultato che non cambia più (ottimo Audero su Toloi al 91’). Termina qui, con umori decisamente opposti. Perché alla fine c’è chi ride e chi rifletterà ancora a lungo.

Francesco Fontana

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Serie A, Lazio-Fiorentina 1-0. Gol di Immobile nel primo tempo

Dopo il tonfo nel derby e la pesante sconfitta di Francoforte i biancocelesti tornano a correre.
Decisiva la rete dell’attaccante campano dopo 37’. Viola poco incisivi in attacco



La Lazio può tornare a sorridere. Dopo i k.o. nel derby e con l’Eintracht in Europa League la squadra di Inzaghi riassapora la vittoria contro la Fiorentina e sorpassa i viola in classifica. Il quinto gol in campionato di Immobile apre la strada per i tre punti che però restano in bilico sino alla fine. La formazione di Pioli tenta con tenacia di portare via punti dall’Olimpico ma viene tradita anche da tanta imprecisione e frenesia nella scia di una serie negativa fuori casa (un solo punto in quattro gare).

IMMOBILE SFATA IL TABU’ — Inzaghi recupera Radu dopo cinque gare. Oltre al romeno in difesa torna Wallace dal primo minuto. In avanti Caicedo preferito a Luis Alberto per affiancare Immobile. Pioli conferma in blocco la formazione che si è imposta sull’Atalanta. Lazio subito all’arrembaggio. Al primo minuto, azione in velocita: conclude Parolo, di poco a lato. Al 4’ replica della Fiorentina: insidioso tocco a rete di Pjaca deviato da Radu in angolo. Gara a tutto campo, a gran ritmo. Lazio maggiormente protesa all’attacco, Fiorentina più guardinga e in sofferenza sul pressing avversario. Al 24’,colpo di testa di Caicedo che va fuori. Al 27’ rischia grosso la Lazio: incredibile svarione difensivo di Wallace, Strakosha rimedia su Benassi. Sul ribaltamento di fronte, ginocchiata su Lafont su Leiva nella trequarti. Proteste laziali ma per Orsato è tutto regolare. È ancora la Fiorentina a impensierire Strakosha, pronto alla parata su Simeone. Gara molto accesa. Al 36’ Immobile sblocca il risultato: zampata per chiudere a rete un corner di Leiva smistato di testa da Radu. Primo gol del bomber in nove gare contro i viola. Al 43’ punizione di Leiva respinta da Lafont, sulla ribattuta cerca di concludere Caicedo, contrastato da Gerson, ma il portiere viola si salva. Al 44’, Fiorentina all’attacco: dubbi su un intervento in area di Acerbi su Simeone.

MURO LAZIALE — Avvio di ripresa in linea con l’intensità del primo tempo. Pioli riparte con Fernandes al posto di Benassi. Al 7’ Inzaghi sostituisce Caicedo con Correa. Al 10’ Strakosha respinge su tentativo di Biraghi. Un minuto dopo assalto con Milenkovic: fuori bersaglio. Al 12’ esce Wallace ed entra Luiz Felipe per arginare Chiesa. Al 19’ arriva anche il secondo cambio dei viola: Gerson fa posto a Eysseric. Al 25’ Correa lanciato a rete viene fermato da Vitor Hugo (ammonito). La formazione di Pioli insiste in fase offensiva a caccia del pareggio. Al 35’ ultima sostituzione per la Fiorentina: Sottil subentra a Pjaca. Al 36’ incursione di Lulic: Lafont si oppone. Viola all’assalto, biancocelesti in grande affanno. Al 39’ Strakoska para su Chiesa. Al 40’ applausi per Immobile, sostituito da Berisha. Si fa largo pericolosamente in area Sottil: risolve Radu. Strakosha neutralizza su Eysseric. Come Lafont subito dopo su Correa: vola il portiere e devia in nagolo. Ma è la Lazio a rischiare ancora di subire il gol: Acerbi salva su Fernandes. E Inzaghi può intascare i tre punti dopo tanta sofferenza.

Nicola Berardino

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Milan-Chievo 3-1: spettacolo Suso, Higuain fa doppietta

Terza vittoria consecutiva tra campionato ed Europa League per i rossoneri:
il Pipita sfrutta gli assist dello spagnolo nel primo tempo,
poi nella ripresa ci pensa Bonaventura a mettere al sicuro i tre punti.
Di Pellissier l'unica rete dei gialloblù. Alla ripresa c'è il derby


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Aveva chiesto più sostanza e cattiveria, Rino Gattuso prima di questo pomeriggio, anche a costo di rinunciare a qualche giocata da applausi. Ha ottenuto un Milan concreto e pure bello, che spazza via il Chievo 3-1, infila il secondo successo di fila in A (il terzo, coppa inclusa) e sale a 12 punti in classifica. Il Pipita e Bonaventura segnano, Suso ricama e a San Siro ci si diverte. Tutto perfetto o quasi, perché Donnarumma incassa ancora un gol (succede da tredici giornate consecutive) e ad apparecchiare la giornata da pic-nic dei rossoneri, va detto, è un Chievo oggettivamente mediocre, che collabora attivamente alla festa e imbocca il tunnel delle sconfitte: siamo alla quarta consecutiva, la sesta in otto gare. Situazione preoccupante per D’Anna: la squadra vista oggi, distratta e remissiva, difficilmente potrebbe portare a casa la salvezza.

SEMPRE PIU’ PIPA — La rete che sblocca la gara al 27’ è la numero 50 della gestione Gattuso in Serie A. La firma Gonzalo Higuain, chi se non lui, e al 34’ il Pipita si ripete, realizzando la prima doppietta in rossonero. Rapido ripasso: i gol sono 6 in 7 partite stagionali, da quando ha cominciato il 16 settembre a Cagliari, non si è più fermato. Roba alla Sheva, Inzaghi o Ibra, un ritmo cui i tifosi del Diavolo non erano più abituati. A servirgli i palloni da buttar dentro è sempre Suso – come già successo contro l’Atalanta, l’intesa lievita – ma la banda gialloblù ha responsabilità enormi: prima Bani prolunga sui piedi dello spagnolo un cross di Zapata (titolare per Romagnoli, problema al flessore), poi sempre lui e Rossettini si aprono inspiegabilmente regalando a Jesus un corridoio centrale per pescare il cecchino Higuain.

LA CHIUDE JACK — Nel secondo tempo, al party si unisce anche Jack, che con un sinistro dal limite (deviato da Rossettini) infila il tris rossonero e si fa perdonare un errore clamoroso sullo 0-0. Il Milan di oggi, equilibrato in mezzo grazie a un Biglia sempre lucido, costruisce e non stacca la spina come altre volte: Sorrentino evita ai suoi un passivo più pesante neutralizzando i tentativi di Kessie, Bonaventura, Abate. I gialloblù, al di là del gran bel gol di Pellissier al 18’ della ripresa, non sono capaci di graffiare: i pochi pericoli nei 90 minuti i gattusiani se li creano da soli (vedi pasticcio di Musacchio e deviazione da brividi di Abate, salvata da Gigio, all’alba della gara). Buone notizie per Rino, insomma: alla sosta si va con 7 gol in due turni. Il passo per il derby è quello giusto, la mira del Pipita pure.

Marco Fallisi

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Serie A, Napoli-Sassuolo 2-0: in gol Ounas e Insigne

La squadra di Ancelotti ritrova la vittoria in campionato e sale così
a quota 18 punti in classifica consolidando il secondo posto alle spalle della Juventus.
I neroverdi chiudono in 10 per il rosso diretto a Rogerio



Non puoi concedere un tempo al Napoli come ha fatto il Sassuolo e pensare di uscire indenne dal San Paolo perché la squadra di Ancelotti ha già la maturità per colpire, aspettare, e poi mandarti ko (finisce 2-0 per gli azzurri). Gli azzurri meritano di essere appena dietro la Juve perché hanno dimostrato di essere un organico forte, nel quale sono già in ventuno ad aver giocato almeno una volta dal primo minuto (stavolta è toccato ad Ounas).

SCELTE SBAGLIATE — Vallo a capire, dunque, questo Napoli che Ancelotti smonta e rimonta ogni volta. Rispetto al Liverpool ben otto i cambi, confermati soltanto i due centrali difensivi ed Ospina. Non lo ha capito neppure il Sassuolo perché dopo tre minuti Locatelli ha lanciato in porta Ounas - schierato nell'inedito ruolo di punta - che, approfittando pure della scivolata di Magnani, ha trafitto Consigli per il suo primo gol in A. Il povero De Zerbi si è disperato ma le sue scelte non hanno pagato ed infatti a inizio ripresa le ha sconfessate: Boga, talentino ex Chelsea, è parso acerbo mentre a centrocampo Locatelli e Magnanelli in coppia sono risultati male assortiti. Così i primi minuti sono stati un tiro a bersaglio, con Consigli - prodigioso due volte su Zielinski - che si è visto arrivare pericoli e palloni dalle sue parti (Mertens ha fallito una grossa occasione al 13' con l'esterno destro da ottima posizione e poi ha provato un gol alla Maradona da quaranta metri su altra topica di Locatelli). Il Sassuolo è cresciuto con il passare dei minuti (al 35' Ospina si è opposto al destro di Duricic dal limite) ma Verdi, che si è cambiato di posizione con Ounas, ha continuato a folleggiare tra le linee neroverdi e sfiorato il raddoppio addirittura da calcio d'angolo. Insomma primo tempo a tinte azzurre con pochi sprazzi di "guardiolismo" del Sassuolo.

MATURITÀ — Dentro dopo l'intervallo Bourabia e Berardi per De Zerbi. Così Boateng è rimasto meno solo e Djuricic si è finalmente reso pericoloso costringendo Ospina ad una parata con i piedi. Il primo pericolo lo aveva però creato di nuovo Ounas, servito dal positivo Malcuit, con un bel sinistro sfilato a fil di palo. Ancelotti ha tolto Diawara, meritevole di doppio giallo, per ripartire con Allan e sfruttare la profondità garantita dal neo entrato Insigne (stuzzicante un pallonetto deviato in angolo da Consigli). Il Sassuolo ha provato a spingere, il Napoli a controllare ma è servito, stavolta sì, il miglior Ospina su un mancino di Berardi al veleno. Azzurri maturi al punto di segnare nel miglior momento degli ospiti: percussione di Hysaj e pennellata di Insigne all'angolino alto, un gol alla Del Piero o alla Lorenzinho, se preferite. Alla Garella, invece, l'intervento di Ospina che nel finale di piede ha impedito a Babacar di accorciare le distanze. Il Sassuolo, che ha chiuso in dieci per l'espulsione affrettata di Rogerio dopo un fallo su Callejon, il gol lo avrebbe meritato come ha meritato la sconfitta.

Gianluca Monti

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Spal-Inter 1-2: doppietta di Icardi, in mezzo il gol di Paloschi

Gli emiliani giocano una grande partita, sprecando un rigore e creando più dei nerazzurri.
Ma l'argentino è implacabile...



Volere, volare. Con la solita sofferenza l'Inter batte 2-1 la Spal e vola al terzo posto in classifica. Un successo firmato Icardi e Handanovic: perché se il capitano firma la doppietta decisiva, è altrettanto fondamentale il vice capitano a salvare più volte il risultato nel primo tempo. Per la Spal arriva invece la quarta sconfitta consecutiva: immeritata, che fa male alla classifica ma non al morale e al futuro di una squadra che ha lottato fino all'ultimo contro una big e che il pareggio lo avrebbe anche meritato.

CHI FA, CHI DISFA — Chissà se davvero i giocatori nerazzurri hanno messo la suoneria del cellulare con l'inno della Champions. Di sicuro l'approccio alla gara è giusto, convinto, come chiedeva Spalletti. E al primo affondo (14') l'Inter passa: uno-due Vrsaljko-Borja a destra, il croato serve rasoterra Keita che viene murato, ma sullo sviluppo dell'azione Vrsaljko trova un cross perfetto per Icardi. Torsione del capitano deviata dal braccio di Djourou che batte Gomis. Il capitano nerazzurro torna così al gol su azione in A che mancava dallo scorso 6 maggio a Udine. Ma la risposta della Spal è veemente. Petagna chiama Handanovic alla grande parata in tuffo, poi sull’azione seguente Miranda mette giù Felipe in area. Il rigore c'è (16'), non la trasformazione, con Antenucci che calcia clamorosamente a lato.

PORTIERI IN CATTEDRA — Spalletti inverte Keita e Perisic, e l'ivoriano finalmente dà un cenno di vita rubando palla a Cionek e involandosi verso la porta, ma davanti a Gomis cerca l'assist per Icardi solo davanti alla porta sguarnita, facendosi stoppare dal portiere della Spal in tuffo. Al 39' altra occasione Inter: sull'angolo di Vrsaljko Vecino gira sul secondo palo, Cionek salva in spaccata anticipando anche Icardi a un passo dal raddoppio. Il finale di primo tempo è tutto della Spal, ma il protagonista diventa Handanovic salvando prima d'istinto sul tap-in ravvicinato di Felipe (44') e poi volando sul destro da fuori di Valoti.

CI PENSA MAURITO — Nella ripresa subito un brivido per l'Inter, con Antenucci che non trova la girata di testa a pochi metri da Handa. Ma la palla gol più clamorosa se la divora Petagna (18'): rimpallo nell'area piccola Vrsaljko-Asamoah, il centravanti della Spal prima è bravo a liberarsi al tiro ma poi incredibilmente calcia fuori. L'Inter è in evidente difficoltà: Semplici toglie Antenucci (in serata no) per Paloschi, Spalletti risponde togliendo Keita (che si è giocato malissimo la nuova chance da titolare) e inserendo Politano. E Paloschi ripaga subito il suo allenatore, trovando il pari al 27': cross teso di Fares, Skriniar non aggredisce il pallone, Miranda si fa bruciare dall'ex Milan ed è 1-1, proprio un minuto dopo un'occasionissima sciupata da Nainggolan, su cui era stata decisiva una scivolata di Schiattarella a sporcare il pallone. Spalletti prova la carta Lautaro: fuori Borja, Nainggolan si abbassa in regia e Martinez va a far coppia con Icardi. E Maurito (33') trova subito la zampata del nuovo vantaggio su splendida verticalizzazione di Perisic (fin lì quasi assente). Ma le emozioni non sono finite. Fares al 90' calcia potente dal limite, Vrsaljko si immola in scivolata. Poi dall'altra parte è Gomis a dire no a Perisic. Prima della fine Politano fa in tempo a divorarsi un'occasione in ripartenza. È l’ultimo brivido. L'Inter centra la sesta vittoria consecutiva, la quarta in campionato, e si piazza da sola dietro a Juve e Napoli. Nei piani alti, lì dove Spalletti voleva trovarsi, in scia alle due battistrada.

Vincenzo D'Angelo

Fonte: Gazzetta dello Sport
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07/10/2018 23:41
 
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SERIE A 2018/2019 88ª Giornata (8ª di Andata)

05/10/2018
Torino - Frosinone 3-2
06/10/2018
Cagliari - Bologna 2-0
Udinese - Juventus 0-2
Empoli - Roma 0-2
07/10/2018
Genoa - Parma 1-3
Atlanta - Sampdoria 0-1
Lazio - Fiorentina 1-0
Milan - Chievo 3-1
Napoli - Sassuolo 2-0
Spal - Inter 1-2

Classifica
1) Juventus punti 24;
2) Napoli punti 18;
3) Inter punti 16;
4) Lazio ppunti 15;
5) Sampdoria e Roma punti 14;
7) Fiorentina, Sassuolo e Parma punti 13;
10) Milan(*), Genoa(*) e Torino punti 12;
13) Cagliari e Spal punti 9;
15) Udinese punti 8;
16) Bologna punti 7;
17) Atalanta punti 6;
18) Empoli punti 5;
19) Frosinone punti 1;
20) Chievo(-3) punti -1.

(-3) Il Chievo sconta la penalizzazione per la sentenza del Tribunale della Federcalcio.
(*) Una partita in meno.
Milan-Genoa rinviata al 31/10/2018 (per la tragedia di Genova).

(gazzetta.it)
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08/10/2018 06:48
 
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Dopo 8 giornate la classifica è ancora molto corta, se guardiamo avanti siamo staccati di soli 6 punti rispetto alla Juve ma se guardiamo nello specchietto retrovisore ci sono 10 squadre dietro di noi in una forbice di appena 6 punti!

Anche in coda alla classifica il campionato è ancora apertissimo, bastano un paio di vittorie dell'uno e un paio di sconfitte dell'altro per modificare la zona retrocessione...anche per il Chievo non è detta l'ultima parola! [SM=x4983510]






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21/10/2018 00:27
 
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Roma-Spal 0-2: decidono Petagna su rigore e Bonifazi

Atteggiamento remissivo per i giallorossi, che hanno poche idee e sono troppo prevedibili.
Fischi da parte dei tifosi. Espulso Milinkovic-Savic nel finale



La Roma implode su se stessa e apre il ciclo di sei partite decisive per il suo futuro nel peggiore dei modi, sconfitta per 2-0 in casa da una Spal che si è difesa a lungo, brava a sfruttare nel momento giusto le ingenuità giallorosse. A decidere la partita è un rigore di Petagna ed un colpo di testa di Bonifazi, ma in generale è la prestazione giallorossa a lasciare costernati. Dzeko è apparso irriconoscibile, Luca Pellegrini deve ancora trovare esperienza e maturità, Cristante è abulico finché resta in campo e Under sente il peso delle gare internazionali. Ne viene fuori una squadra sgonfia, ma con i soliti limiti di carattere e personalità. La Spal, invece, ha fatto la partita che doveva fare, difesa e ripartenze. E la vittoria gli rimette le ali verso la parte sinistra della classifica.


TRA ERRORI E INGENUITÀ — Di Francesco tiene a riposo Manolas e rilancia Marcano al centro della difesa con Fazio, Semplici preferisce Valdifiori a Schiattarella in regia e si gioca le due punte, Paloschi più Petagna. Il pallino del gioco è in pratica in mano alla Roma per tutto il primo tempo, con i giallorossi che provano a trovare la chiave giusta (invano) un po’ in tutti i modi: allargando il gioco, verticalizzando negli spazi, palleggiando e cercando il taglio dell’opposto. La netta supremazia territoriale non si concretizza però quasi mai in qualcosa di pericoloso. La Roma è sempre lì e ci prova un paio di volte con Dzeko (al 16’ l’occasione migliore, con il bosniaco che calcia su Milinkovic-Savic in uscita) e un paio di volte con El Shaarawy, che però sbaglia sempre la scelta su attacchi a campo aperto. Poi al 32’ Dzeko protesta per una presunta spinta di Vicari e El Shaarawy non riesce a ribadire in rete da ottima posizione. E come spesso avviene in situazioni come queste, a passare è la Spal al 36’: contropiede a campo aperto di Lazzari, Luca Pellegrini in ripiegamento è ingenuo e tocca il ferrarese sulla schiena, con Pairetto che concede il rigore. Sul dischetto va Petagna che non sbaglia e porta in vantaggio la Spal alla prima occasione in cui gli ospiti si affacciano dalle parti di Olsen.

BUIO GIALLOROSSO — Il giochino si ripete anche ad inizio ripresa, con la Roma che si divora al 9’ il pari con Dzeko (piattone lento su assist in corsa di El Shaarawy, con il bosniaco a tu per tu con Milinkovic-Savic) e la Spal che due minuti dopo la punisce ancora: angolo di Valdifori, Bonifazi svetta su errore a metà tra Cristante e Fazio e di testa insacca il 2-0. Allora Di Francesco prova a rimescolare la carte togliendo proprio Cristante (subissato di fischi) ed inserendo Kluivert, con Lorenzo Pellegrini spostato in mediana vicino a Nzonzi e Under a fare il trequartista alle spalle di Dzeko e pronto a trasformare il 4-2-3-1 in 4-2-4 in fase offensiva. A sfiorare il gol però è ancora la Spal con Petagna, a cui una grande parata di Olsen nega il 3-0 al 18’. Poi succede di tutto: al 22’ Lorenzo Pellegrini sfiora il gol (traversa, con la palla deviata da Milinkovic-Savic), un minuto dopo ancora Olsen salva in uscita su Petagna e al 30’ Milinkovic-Savic si fa espellere con una follia totale: prima prende il giallo per perdita di tempo su rimessa dal fondo, poi per stizza lancia il pallone via con rabbia, giustificandosi con la presenza di un altro pallone nell’aria piccola da poter rinviare. Doppio giallo e caos totale, con la partita ferma per qualche minuto. Con l’inserimento di Coric e Pastore la Roma chiude con tutti giocatori offensivi e una difesa a tre composta da Fazio, Manolas e Florenzi. Semplici, invece, aveva già messo dentro Everton Luiz per fare densità in mezzo al campo e al 48’ sfiora ancora il gol, con Pastore che perde in modo indolente una palla a centrocampo, Fares serve Petagna da solo davanti a Olsen, ma il portiere svedese gli dice ancora no. Finisce così, con la Spal che torna alla vittoria dopo 4 sconfitte consecutive e la Roma che ritrova il buio.

Andrea Pugliese

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Il Genoa ha fermato la corsa della Juve, il Napoli ha battuto l'Udinese per 3-0 e adesso siamo a -4 dalla vetta! [SM=x4983510]








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Serie A, Juventus-Genoa: 1-1. Gol di Ronaldo e Bessa

Apre Ronaldo, pareggia Bessa:
dopo otto vittorie di fila i bianconeri si fermano contro la formazione di Juric.
Nella ripresa Allegri mette Dybala e Bernardeschi, ma la vittoria non arriva



I bimbi possono portare a casa un insegnamento prezioso. I piccoli delle scuole calcio che hanno colorato l’Allianz nella curva che l’ultima volta vomitava insulti adesso lo sanno: in questo gioco (e nella vita) niente è mai scontato, neppure se c’è un alieno nella tua squadra. Hanno visto da vicino Cristiano Ronaldo accendere la magia come nelle favole, ma hanno visto pure la Juve buttarsi via perché convinta di averla vinta già all’intervallo. Poco cinismo davanti, una grave disattenzione dietro ed ecco spiegato questo 1-1 che ferma la cavalcata. Contro il Genoa non è arrivata la nona vittoria consecutiva di Allegri, un delitto in una partita dominata e con un Cristiano ispirato.

RECORD INUTILE — Prima della ripresa globalmente sottotono e dell’harakiri, Ronaldo aveva mostrato ai suoi baby tifosi un vastissimo repertorio oltre il gol: non un appoggio sbagliato, non uno scatto fine a se stesso o una apertura inutile. Cristiano è così, mai banale, squilibrante pure nelle cose facili: non basta, però, se non si dà il morso finale alla preda. E così perde valore pure il suo ennesimo record: nel primo tempo, dopo aver fatto tremare il palo con una testata, con un gol facile facile il portoghese è diventato il primo a segnare 400 gol nei top campionati europei (oltre ai 5 bianconeri, 311 spagnoli e 84 inglesi).

PREMIO AL CORAGGIO — Sul tiro ribattuto di Cancelo e su incertezza del portiere Radu, la palla dell’1-0 è finita sul suo piede. A mancarlo, guarda tu i casi della vita, c’era proprio Piatek. Il capocannoniere, troppo solo a battagliare con i colossi della difesa, ha perso la sfida con un rivale di ben altro blasone. Si è fermato un turno, niente gol per la prima volta da quando veste rossoblu, eppure nella ripresa è cresciuto con tutta la truppa. Il gol di Bessa è, infatti, un premio, forse esagerato, per un secondo tempo coraggioso. Prima il Genoa aveva organizzato soprattutto difesa e timidi contropiedi: Juric, al suo rientro, ha piazzato come pilastro difensivo nel 3-5-2 Cristian Romero, argentino classe 1998 al debutto e in difficoltà contro Cristiano. Non quanto i suoi terzini di fronte alla velocità di Cancelo, signore del primo tempo, e di Alex Sandro, più in palla nella ripresa.

RICCIOLI E FASCIA — Le scelte a sorpresa di Allegri, invece, sono state due, la prima in alto a destra e la seconda attorno al braccio di Bonucci. Cuadrado, di ritorno dal Sud America, si è posizionato accanto a CR7 e Mandzukic e i riccioli si sono dimostrati più vivaci delle ultime volte (malissimo Douglas Costa quando è entrato al suo posto). Leo, invece, è stato scelto come capitano vista l’assenza del sodale Chiellini, più Khedira e Dybala, ed è il segno di riappacificazione finale con il pianeta Juve: l’ultima fascia con la Signora risaliva al 6 maggio 2017, proprio qui all’Allianz, nel derby finito 1-1 contro il Torino.

L’INSEGNAMENTO — Bonucci ha guidato i suoi con autorevolezza, prima di addormentarsi con l’intero reparto, soprattutto Alex Sandro, a metà secondo tempo: tutti convinti che una palla innocua stesse per morire in calcio d’angolo e invece Kouamè ha avuto il tempo di tenerla, crossare indisturbato e Bessa ha staccato comodo. Imperdonabile calo di concentrazione, unico vero rischio in questa A per una Juve così nettamente superiore ai rivali. Alla fine gli ingressi di Dybala e Bernardeschi e il cambio di modulo hanno aggiunto poco o niente: la Juve ha peccato di supponenza e ne ha pagato le conseguenze, come sanno i piccoli (educatissimi) che hanno lasciato delusi l’Allianz.

Filippo Conticello

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Serie A, Udinese-Napoli: 0-3.
Decidono i gol di Fabian Ruiz, Mertens e Rog

Senza Insigne e con Verdi out dopo due minuti, la squadra di
Ancelotti espugna comunque la Dacia Arena e si porta a 4 punti dalla vetta.
Mercoledì c'è la trasferta a Parigi contro il Psg



La risposta del Napoli che arriva da Udine è forte e chiara per la Juventus dominatrice. Al primo pari della capolista gli azzurri approfittano per accorciare la classifica e portarsi a -4. Con la Roma battuta e il derby di domenica a Milano, quella di Ancelotti è la rivale più accreditata allo scudetto. E anche in Friuli la squadra ha saputo gestire i momenti difficili, senza subire gol (chiusa la porta dopo la sconfitta con la Juve: 3 partite fra campionato e Champions) e dilagando nel finale con un avversario stremato. Un ottimo biglietto da visita per presentarsi mercoledì al Parco dei Principi: riuscire a tenere la porta imbattuta anche col Paris Saint-Germain significherebbe veder aumentare le possibilità di qualificazione agli ottavi. Ma andiamo per ordine.

11 SU 11 — Sono le formazioni cambiate da Ancelotti che è costretto a rinunciare al suo uomo migliore, Insigne, e si affida in avanti alla coppia Milik-Mertens. In mezzo il tecnico vorrebbe provare Zielinski regista, accanto ad Allan, ma l'infortunio di Verdi (si stira al primo allungo) costringe il tecnico a spostare esterno il polacco inserendo Fabian Ruiz centrale. Poco male perché l'andaluso al primo pallone buono scaglia un gran destro a giro da applausi: non male come suo primo gol italiano. Il Napoli è padrone in mezzo al campo anche perché il 3-5-1-1 di Velazquez non convince: ha uomini fuori ruolo (Pussetto) e altri fuori fase (Fofana). Uno svarione di Albiol lancia Lasagna verso la porta ma il suo diagonale è parato benissimo da Karnezis, ex che fa lanciare imprecazioni.

RIPRESA AGGRESSIVA — L'Udinese comincia con altro spirito la ripresa, pressando più alto e cercando di chiudere il Napoli che si abbassa sornione, ma fatica nelle ripartenze. Lasagna e Pussetto non riescono a sfruttare un paio di situazioni vantaggiose e poco dopo la metà della ripresa i friulani si spengono. Ancelotti sembra volersi solo difendere mettendo Hamsik per Milik, in realtà trasforma il suo sistema in 4-2-3-1 con Fabian Ruiz che si esalta da trequartista. Ora le ripartenze del Napoli fanno male e su una di queste Malcuit crossa basso in mezzo e sul tiro di Callejon il braccio di Opoku è troppo largo: perentorio dal dischetto Mertens: 71 gol a Napoli, come Higuain. Nel finale entra Rog e dopo soli 40 secondi scaglia un destro che (deviato leggermente da Mandragora) sorprende Scuffet. Certo fortunato questo Ancelotti: mette Ruiz e Rog e questi segnano. D'accordo ma è soprattutto il segno di un progetto convincente, perché coinvolge tutti, capaci di farsi trovare pronti all'appuntamento. Ora ce n'è uno importante a Parigi. E re "Carlò" ci tiene.

Maurizio Nicita

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Serie A, Frosinone-Empoli 3-3: Ucan annulla la doppietta di Ciofani

Ucan riprende Ciofani (autore di una doppietta).
Prima, autogol e gol di Silvestre.
Di Zajc la rete gol del momentaneo 1-1 dei toscani



Nel "gioco della torre" Longo e Andreazzoli, alla fine, si tengono per mano, nessuno cade giù: 3-3 allo Stirpe e la corsa salvezza di Frosinone e Empoli continua. Anche se il pari fa aumentare non poco i rimpianti dei ciociari, aggrappati a Ciofani (doppietta) durante un match pieno di errori e colpi di scena. E’ Uçan, subentrato nel secondo tempo, a riportare a galla i toscani quando ormai i tifosi giallazzurri erano convinti dei 3 punti.

BOTTA E RISPOSTA — Partita che divampa subito: al 5’, dopo un assalto di Ciofani, l’Empoli riparte in contropiede e Caputo, su assist di Acquah, non arriva per pochissimo all’appuntamento col pallone a due passi da Sportiello. Ma i ciociari schiodano lo 0-0 3’ dopo sfruttando un clamoroso svarione di Silvestre: sul cross rasoterra di Zampano, innescato da Ciano, lo sciagurato argentino commette un grave errore in fase di rinvio finendo solo per deviare il pallone in rete. Colpo durissimo da incassare, eppure i toscani si rialzano provando ad impensierire Sportiello due volte con La Gumina, poi con pazienza avanzano alla costante ricerca del gol. Che arriva al 33’ al culmine di un’azione insistita in cui si apprezza tutta la qualità del possesso palla toscano: alla fine Antonelli trova il varco e serve dietro un pallone d’oro per il tocco vincente d’interno di Zajc, che si sblocca dopo 4 pali colpiti in campionato. E l’Empoli chiude il primo tempo in avanti colpendo al 37’ il 9° palo della stagione in A con Silvestre che sull’angolo di Antonelli timbra la traversa con un bel colpo di testa.

RISCATTO SILVESTRE — Il Frosinone si ritrova così ad inseguire gli ospiti, che impattano bene anche il secondo tempo e trovano il gol del sorpasso al 2’ proprio con Silvestre, abile in mischia a correggere in rete un angolo di Zajc. Ma quando il pubblico dello Stirpe comincia a rumoreggiare per la delusione, ecco il nuovo colpo di scena: in area Ciano viene affossato da Capezzi, Orsato consulta il Var e si decide per il penalty che Ciofani trasforma con freddezza al 9’. Il centravanti del Frosinone, alla 200esima gara in giallazzurro, s’intesta la battaglia e al 18’ firma il controsorpasso: stop sull’assist di Campbell e tiro sul primo palo, Provedel deve arrendersi e lo Stirpe viene giù per la felicità. Ma questa non è una partita qualsiasi: i contendenti, a turno, sfruttano le debolezze altrui (nel caso dei padroni di casa, la difesa) e il risultato cambia ancora. L’appena entrato Uçan dimostra quanto di buono si dica sul suo conto spedendo al 34’ il pallone sul palo più lontano con un destro preciso e potente da dentro l’area. È l’acuto che fissa il risultato e pone fine ad un match mai scontato.

Alessio D'Urso

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Bologna-Torino: 2-2. Gol di Iago, Baselli, Santander e Calabresi

La sfida del Dall’Ara si accende nella ripresa quando i granata sprecano il doppio vantaggio maturato nei primi 53’.
È il quarto pareggio stagionale per la squadra di Mazzarri



La forza del Toro, l’orgoglio del Bologna. Finisce in parità, ma i rimpianti di questo due a due sono tutti dei granata, che non hanno la forza di capitalizzare i due gol di vantaggio, dopo la prodezza spettacolare di Iago Falque nel primo tempo e il raddoppio di Baselli nella ripresa. La squadra di Mazzarri parte forte, sembra la padrona assoluta della gara, ma poi manca a livello di continuità, fallendo quella che sarebbe stata la terza vittoria consecutiva. Ai rossoblù va il merito di reagire nel modo giusto dopo un primo tempo impalpabile, concluso con qualche fischio dei tifosi.

ILLUSIONE — Iago Falque, che nei prossimi giorni firmerà il rinnovo del contratto con i granata, è subito decisivo e s’inventa un gol impossibile di sinistro (il primo della sua stagione) che lancia gli ospiti. Helander pasticcia in copertura, non chiude sullo spagnolo e da lì (13’ del primo tempo) gli ospiti diventano padroni assoluti del campo. Inspiegabile il blackout iniziale del Bologna, inconcludente e macchinoso. Inzaghi non si cura della legge dell’ex e lascia in panchina Dzemaili (5 gol in 6 gare al Toro e sino a ieri sempre presente in campionato), con una mediana a cinque retta da Orsolini, Nagy e Poli, e la coppia Palacio-Santander in attacco. Squadra spenta, senza idee, che commette errori in serie e non trova mai la profondità, con un nervosismo preoccupante (Poli e Dijks su tutti). Mazzarri, invece, si affida a un 3-4-2-1 con la novità Djidji (già utilizzato a Bergamo con l’Atalanta) in difesa al posto di Moretti, una mediana a quattro con il rientrante De Silvestri a destra e Berenguer a sinistra, e il doppio trequartista Iago Falque-Baselli a supporto di Belotti. Zaza, recuperato solo giovedì scorso, parte invece, dalla panchina e nel recupero sfiora il 2-3. Il primo tempo è un lungo monologo del Toro: Skorupski, sullo 0-1, è ancora decisivo su Belotti (34’), evitando un passivo peggiore.

REAZIONE — Sembrerebbe una partita senza storia, soprattutto quando all’8’ della ripresa Iago Falque, sempre lui, ruba palla a Nagy, serve Baselli che raddoppia. Sei minuti dopo, sugli sviluppi di un calcio d’angolo, Palacio colpisce il palo di testa e nella carambola successiva Santander deve solo appoggiare la palla in rete. Uno a due e grande reazione del Bologna, che approfitta pure di un Toro che abbassa troppo il baricentro e perde qualcosa a livello di intensità, ma ha la rapidità e la lucidità per arrivare al pari. Succede al 32’, quando sugli sviluppi di un rinvio sbagliato di Sirigu, Lukic (subentrato a Baselli) non è attento, Calabresi anticipa Berenguer, evita Djidji e va a bersaglio. Un’altra giornata no per Belotti: poco concreta la prova del Gallo, che combina poco in fase offensiva e viene sostituito da Mazzarri a metà ripresa con Zaza. Per il salto in alto del Toro serve maggiore continuità. Il Bologna respira, ma la strada è ancora lunga.

Filippo Grimaldi

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Chievo-Atalanta 1-5: in gol De Roon, Ilicic (tripletta), Gosens e Birsa

Tracollo per la squadra di Ventura, mai in partita e in dieci per il doppio giallo a Barba al 40’ del primo tempo.
Resta il -1 in classifica, mentre la Dea riprende a correre (e a segnare)



Gian Piero Ventura riparte con una fragorosa sconfitta che, se ce ne fosse stato bisogno, gli ha prontamente ricordato quanto sia difficile la missione che ha deciso di affrontare: salvare il Chievo. L’Atalanta, che era in crisi di risultati, è stata padrona del campo dal primo minuto e ha vinto in scioltezza quello che oggi poteva essere considerato anche uno scontro diretto visto che i gialloblù sono ultimi e i nerazzurri erano quartultimi al fischio d’inizio. Le prospettive sono chiaramente diverse: ritrovati Ilicic e un po’ di serenità, Gasp può cominciare la rincorsa in classifica. Ventura, invece, ha iniziato malissimo e la decisione di cambiare molto dal punto di vista tattico (passando al 3-4-2-1) non ha aiutato un Chievo in palese difficoltà. L’1-5 finale fotografa perfettamente una partita che non è mai esistita.

PRIMO TEMPO — Fin dall’inizio il gioco è in mano all’Atalanta: un paio di tiri di Gomez finiscono alti. La difesa del Chievo sembra sorpresa dalla mossa di Gasperini, che piazza il Papu centravanti e Barrow a sinistra con Ilicic a devastare la corsia di destra. Il Chievo fatica a fare tre passaggi di fila, le punte non vengono mai innescate, Birsa non sa bene dove andare e il risultato è che la palla è sempre tra i piedi nerazzurri. Al 13’ viene giustamente annullato per fuorigioco un gol di Ilicic, liberato davanti a Sorrentino da una bella azione corale che aveva coinvolto Freuler, Barrow e Gosens. I nerazzurri insistono e nel giro di tre minuti risolvono la partita: al 25’ Ilicic crossa, la palla deviata arriva a De Roon che da fuori area pesca l’angolo opposto con una conclusione violenta e precisa. Al 28’ Freuler trova Ilicic libero a venti metri dalla porta: lo sloveno alza la testa e piazza il pallone all’incrocio. La partita si chiude virtualmente qui e se ci fosse ancora un minimo dubbio sul risultato finale ci pensa Barba a cancellarlo con una folle entrata su Gomez che gli costa il secondo cartellino giallo e quindi l’espulsione.


SECONDO TEMPO — In avvio di ripresa Ilicic timbra a fuoco la gara: segna al 5’ con un sinistro da fuori e al 7’ da un metro dopo un’azione Barrow-Gosens. L’incontro ormai è qualcosa di simile a un allenamento agonistico e Gosens al 27’ si toglie la soddisfazione di realizzare una splendida rete di sinistro da posizione defilata. Il Chievo ha solo un sussulto con Birsa che colpisce il palo su punizione. Meggiorini, entrato al posto di Stepinski, si procura un rigore (passaggio sbagliato di Hateboer, fallo di Gollini) che Birsa trasforma al 39’. L’Atalanta riparte da Verona con il sorriso, il Chievo resta a -1 in classifica, ma soprattutto lascia un’impressione sconfortante.

G.B. Olivero

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Parma-Lazio 0-2: gol di Immobile e Correa

Un rigore di Ciro all'80' e una rete dell'argentino nel
recupero regalano i tre punti alla squadra di Inzaghi



Ancora Immobile (più Correa) e la Lazio va. Terza vittoria esterna per la squadra di Inzaghi e quarto posto confermato (e fino al 92' del derby milanese poteva essere pure di più). Pur senza toccare gli apici di gioco della scorsa stagione la squadra di Inzaghi continua a viaggiare a ritmi impressionanti. E’ un po’ meno brillante rispetto all’ultimo campionato, ma molto più matura. E chirurgica nell’affrontare (e superare) gli avversari di caratura inferiore. Tutti battuti con la pazienza di chi sa di essere più forte. Così, anche al Tardini, la formazione biancoceleste comincia a ritmo lento, dà al Parma l’illusione di non essere in giornata di grazia (accade per tutto il primo tempo), poi però mette il piede sull’acceleratore e non si ferma più. D’Aversa ha poco da rimproverare ai suoi. Gli emiliani giocano con tenacia e concentrazione per spezzare le trame degli ospiti e cercare di metterli in difficoltà appena possono. Ci riescono fino a dieci minuti dal termine, ma alla distanza cedono. Pesano l’assenza di Gervinho e le condizioni ancora approssimative di Inglese che, finché resta in campo, tiene in piedi la baracca, ma poi deve alzare bandiera bianca.

A RITMO LENTO — La prima frazione scivola via senza troppe emozioni. La Lazio prova a fare la partita, ma il giropalla è lento, così il Parma ha vita facile nel chiudere tutti gli spazi. Gli emiliani dal canto loro, si preoccupano troppo di contenere la manovra degli avversari e si affacciano poche volte nella metà campo degli ospiti. Quando lo fanno riescono però a creare qualche apprensione alla retroguardia ospite. Accade in apertura con un tiro strozzato di Siligardi (Strakosha para facile) e poi soprattutto con Inglese che, al 20’, si crea da solo un’occasione che però poi non capitalizza al meglio. La Lazio invece rumina gioco, ma crea pochissimo. L’unica vera opportunità (a parte un tiro di Lulic di poco fuori) arriva a quattro minuti dall’intervallo con Patric che, ben imbeccato da Acerbi, tira debolmente su Sepe.

ALTRA MUSICA — La partita cambia però nella ripresa. La Lazio passa dalla teoria alla pratica e comincia a manovrare in maniera molto più convinta. Si stabilisce nella metà campo emiliana e penetra pure in area. Arrivano così le occasioni di Immobile (tiro svirgolato da buona posizione), di Luis Alberto (bravo Sepe) e di Milinkovic che tenta di piazzarla invece di tirare a botta sicura. Lazio già pericolosa, ma lo diventa ancor di più con i due cambi che fanno definitivamente pendere il piatto della bilancia dalla parte dei romani. Inzaghi mette dentro Berisha e Correa per Leiva e Luis Alberto e a quel punto l’equilibrio si rompe definitivamente. Anche perché il cambio di D’Aversa (obbligato) è a perdere: fuori Inglese (che non ce la fa più) e dentro Ceravolo. Senza Inglese, che da solo teneva impegnata mezza difesa laziale, il Parma si rintana ancor di più nella sua metà campo. La Lazio sfiora il gol con Patric, Correa e Milinkovic e poi la sblocca a dieci minuti dalla fine su un rigore (Gagliolo stende Berisha: penalty ineccepibile). Dagli 11 metri trasforma Immobile, al suo primo gol esterno della stagione e settimo totale. Il centravanti potrebbe raddoppiare qualche minuto dopo su un pallone d’oro servitogli da Correa, ma Sepe fa un mezzo miracolo. Il 2-0 arriva allo scadere con Correa, imbeccato dallo stesso Immobile.

Stefano Cieri

Fonte: Gazzetta dello Sport
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