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Campionato di calcio Serie A stagione 2018/2019: cronache, classifiche e... soprattutto commenti

Ultimo Aggiornamento: 27/05/2019 00:22
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Serie A, Inter-Genoa: 5-0:
decidono la doppietta di Gagliardini e i
gol di Politano, Joao Mario e Nainggolan

Nel secondo anticipo dell'11ª giornata i nerazzurri trionfano con i rossoblù davanti ai 70mila di San Siro



Settima vittoria di fila, una risposta di forza al Napoli agganciato a quota 25 punti, un nuovo messaggio alla capolista Juve. L'Inter batte un altro colpo (9 successi nelle ultime 10 uscite compresa la Champions) e stavolta è tutto troppo facile. Con una squadra rivoluzionata e più di un occhio che guarda già alla rivincita di martedì con il Barcellona, i nerazzurri annientano il Genoa, sconfitto con un pesante 5-0. Juric, dopo aver perso mercoledì a San Siro il recupero col Milan solo al 91', stavolta al Meazza dura pochissimo e affonda nel finale. Decisivo l'uno-due interista al 14' e al 16' del primo tempo: segnano Gagliardini e Politano, prima volta di due gol italiani dell'Inter entro il 20' dal 1996 (allora ci riuscirono Branca e Carbone contro il Padova). Poi, nella ripresa, il tris di Gaglia e i gol nel recupero di Joao Mario e Nainggolan.

CAMBI — Luciano Spalletti l'aveva detto alla vigilia: "Farò dei cambi, voglio grinta e qualità, meritiamoci i 65mila tifosi di San Siro". E così è, perché i nerazzurri - davanti a oltre 67mila spettatori - giocano bene ma anche perché il Genoa fa proprio poco e non dà mai la sensazione di poter portare pericoli davanti a Handanovic. L'Inter si rivoluziona, lascia in panchina Icardi, Vecino e Asamoah, dà nuovamente fiducia a Joao Mario e rilancia Gagliardini, Dalbert e Lautaro dal primo minuto. Juric rinuncia al capocannoniere Piatek e in attacco si affida ai due ex Pandev-Kouamé. I cambi premiano Spalletti, che ci mette poco per indirizzare il match.

DECISIVI — Al 2' è già occasionissima: cross di Politano, Lautaro da due passi tira fuori di coscia. Altri 2' ed è Perisic, su assist di Joao Mario, ad andare fuori di poco. Il Genoa si vede all'11' con Lazovic, che salta in area D'Ambrosio e ci prova forte a giro: palla alta. Al 14' la partita si sblocca: Biraschi si complica la vita su Lautaro, l'Inter recupera il pallone e si fionda in area. Un rimpallo su tiro di Lautaro favorisce Joao Mario, il portoghese quasi involontariamente serve Gagliardini che la mette dentro da due passi. La posizione del centrocampista è dubbia, ma anche la Var dopo qualche minuto convalida il vantaggio. Non c'è quasi il tempo per festeggiare perché dopo un passaggio da brivido di Handanovic che balla sulla linea di porta l'Inter raddoppia: ancora Joao Mario in versione assistman, stavolta è bravissimo Politano a tagliare anticipando Lazovic. L'esterno si trova solo davanti a Radu: 2-0 Inter. Che può fare anche tris: al 35' ancora Politano, ma Radu devia in angolo, poi De Vrij di testa va fuori di pochissimo.

RIPRESA — Cambia qualcosa nella ripresa? No, per niente. Perché dopo 5' arriva il terzo gol, ancora con Gagliardini, che ribadisce di forza in gol una respinta sulla linea di Radu su Perisic e firma la prima doppietta in Serie A (alla presenza numero 69). Nel Genoa arriva anche il momento del capocannoniere Piatek (un po' tardi, chissà cosa ne pensa il presidente Preziosi) e Pandev torna in panca sotto una pioggia di applausi: San Siro non dimentica uno degli eroi del Triplete. Il polacco si vede subito con una zuccata, parata da Handanovic, ma nella morsa De Vrij-Skriniar non trova grandi spazi. C'è tempo per gli applausi di San Siro per una discesona di Skriniar, per le accelerazioni di Keita, per la manciata di minuti concessa a Nainggolan dopo l'infortunio nel derby. Poi nel recupero arrivano anche il poker firmato Joao Mario e il 5-0 del Ninja, al primo gol al Meazza. L'Inter va di corsa e ora può davvero pensare al Barcellona.

Carlo Angioni

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Serie A, Fiorentina-Roma 1-1: in gol Veretout (rigore) e Florenzi

La Viola resta imbattuta in casa ma cerca ancora la vittoria che manca da più di un mese.
Per i giallorossi secondo 1-1 di fila in campionato



A pensarci bene, il momento più emozionante è stato quando tutto il Franchi ha intonato lo storico coro per Gabriel Batistuta, il vecchio campione. Il galateo ovviamente prevede diplomazia, ma siamo convinti che il Re Leone - guardando quello che Dzeko e Simeone sprecavano - rimpiangerà di non essere più giovane, perché lui certe palle non le sbagliava di sicuro. Così, salomonicamente, finisce con un 1-1 santificato dalle reti di Veretout su rigore (un po' dubbio) e di Florenzi nel finale, sotto gli occhi in tribuna di Paulo Sousa, associato nelle scorse settimane alla panchina giallorossa in caso di esonero di Di Francesco. Vero che la rete del pari è arrivata sui titoli di coda, ma la Roma non meritava di perdere, mantenendo sempre il controllo del match con oltre il 62% di possesso palla.

RIGORE E VAR — Pioli in avvio manda in panchina Pjaca a favore di Mirallas, che parte sulla fascia destra. Probabile che l'idea sia quella di aggredire con Biraghi e Chiesa la fascia più debole dei giallorossi, cioè quella sinistra composta da Under e Florenzi, ma in realtà a fare la partita è soprattutto la squadra di Di Francesco, che s'impossessa del centrocampo, piantando le tende nella trequarti avversaria: Benassi e Gerson sono fragili nel contenimento in appoggio a Veretout e lasciano campo libero a Pellegrini, Nzonzi e Zaniolo, ex delle giovanili viola e all'esordio da titolare in Serie A. I meccanismi inceppati in mediana mandano un po' in confusione anche la difesa nelle uscite, così al 3' è Dzeko, servito da Zaniolo, a tirare in bocca a Lafont da ottima posizione. Intendiamoci, i viola provano sempre a ripartire, cercando la profondità dietro la linea composta da Fazio e Juan Jesus, ma due buone occasioni capitano a Simeone, che 6' di testa sfiora il palo e al 17', dal limite dell'area, conclude fuori. I giallorossi però intensificano il ritmo e al 15', su cross di Florenzi, Fazio sfiora il vantaggio di testa anticipando Hugo. Al 21', poi, un'altra ghiotta occasione capita a Dzeko che, servito da Pellegrini, solo davanti al portiere tira alto. La Fiorentina soffre, riuscendo ad alleggerire la pressione solo con una debole semirovesciata di Gerson al 30'. La svolta però è nell'aria. Se al 13' un errato retropassaggio di El Shaarawy aveva innescato Benassi che però si era allungato il pallone, al 30' Under non viene perdonato, perché sul suo servizio al portiere si avventa Simeone che, nonostante si allunghi il pallone al momento del controllo, riesce ad evitare Olsen, che nell'impatto inevitabile lo mette giù. Banti fischia il rigore, il controllo Var però è doveroso perché i dubbi non mancano, ma il "silent check" conferma tra le proteste. Dal dischetto Veretout si dimostra implacabile, segnando al 32' il 3° gol stagionale, tutti su rigore, portando il suo bottino in A a 11 centri, di cui 7 su penalty. La Roma però non ci sta e sfiora il pari due volte nel giro di due minuti. Al 35' una palla battuta da Pellegrini viene deviata di testa da Milenkovic sul palo per poi attraversare tutto lo specchio della porta e finire fuori. Al 36' invece è Lafont che, in mischia, devia su tocco involontario verso la porta di Mirallas. Insomma, i viola chiudono il tempo con un vantaggio insperato.

FLORENZI SALVA — La ripresa comincia dando spazio quasi subito ai cambi. Prima Fernandes per Mirallas, con l'ex Gerson che passa alto sulla fascia destra; poi Kluivert per El Shaarawy, mentre a metà del tempo toccherà a Cristante prendere il posto di Zaniolo, autore però del primo squillo della seconda frazione, quando un suo tiro all'8' veniva deviato da Lafont in tuffo. A salire in cattedra però è Chiesa, che negli spazi comincia ad esaltarsi, spaziando a sinistra ma anche destra, come peraltro per un po' aveva fatto pure nel primo tempo, e finendo addirittura centravanti al momento dell'uscita di Simeone e l'ingresso di Piaça. È lui, infatti al 13' a creare la migliore occasione per i viola, entrando in area dopo uno scambio con Benassi e servendo Simeone a porta vuota, ma l'argentino non segue l'azione che muore tra l'incredulità dello stadio. Al 17', poi, sempre l'azzurro tira fuori di poco. Paradossalmente nelle ripresa la Fiorentina sfrutta meglio gli spazi nelle ripartenze, mentre è la Roma - pur insediata nella trequarti avversaria - a non essere troppo pericolosa, nonostante l'avanzamento di Pellegrini a trequartista con l'ingresso di Cristante per Zaniolo. Se al 24' Kolarov, defilato, conclude fuori di poco, le vere occasioni da gol latitano, finché al 40' - con i viola asserragliati in area - un cross del terzino serbo non viene smanacciato in modo impreciso da Lafont, la palla arriva sul sinistro di Florenzi, che al volo fa l'1-1. I titoli di coda sono sempre giallorossi, con Dzeko che al 47' impegna il portiere in una deviazione. Troppo tardi, però, perché la partita è ai titoli di coda. Morale: se la Fiorentina tutto sommato non fa drammi, la Roma chiude con l'amaro in bocca. D'altronde la squadra giallorossa è alle prese con la peggiore partenza in campionato dal 2009-10, quando i punti erano 14 e non 16. A proposito, in quella stagione finì seconda dietro l'Inter del Triplete. Chissà se bastano i ricorsi per giustificare ottimismo.

Massimo Cecchini

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Juventus-Cagliari 3-1: apre Dybala, chiude Cuadrado.
È record di punti

I bianconeri soffrono contro la formazione di Maran ma
portano a casa altri 3 punti e tornano a +6 su Napoli e Inter.
Si tratta della miglior partenza di sempre in Serie A



L’Allianz Stadium, che torna finalmente a tifare dopo mille polemiche, osanna Ronaldo, si spella le mani per l’avvio folgorante di Dybala, ma alla fine dei conti deve spedire una lettera di ringraziamento in Croazia: contro il Cagliari la Juve la spunta anche a un autogol beffardo di Filip Bradaric, di professione vice-Modric. Così i bianconeri riescono a riguadagnare il vantaggio che tengono nella tormenta, senza rischiare ma senza entusiasmare, fino all’allungo finale del 3-1. Ci sono state Juventus migliori da queste parti, ma in fondo basta e avanza per rimettere tutte le rivali che ringhiano alle spalle a meno 6. E segnare il record della miglior partenza in serie A che finora era detenuto dalla Juve di Capello 2005-06.

AVVIO LAMPO — Con lo United alla finestra e una infermeria riempita oltre misura (anche Mandzukic costretto a lasciare il ritiro per il ritorno del disordine alla caviglia) Allegri sperimenta un tridente diverso rispetto al solito, sfruttando il ritorno dell’elettricità di Douglas Costa: assieme a lui e a re Cristiano, c’è Dybala in crescita ormai verticale nel ruolo di secondo. Il movimento ossessivo tra loro è la conferma del fatto che una Juve “totale” è finalmente sbocciata: il trio non occupa ruoli prestabiliti, ma le posizioni sono interscambiabili. E all’inizio è Paulo a fare il centravanti, con un impatto folgorante sul match: già dopo quarantaquattro secondi e si esibisce in un balletto in area. Dybala la sposta a sinistra, fa venire le vertigini a Ceppitelli e Pisacane e poi riesce a calciare scivolando. Il tiro sarebbe innocente, ma prende fuori tempo Cragno, poi ci vogliono due minuti e passa di silent check per mettere il sigillo sulla regolarità dell’1-0.

UN BUON CAGLIARI — Sarebbe un colpo di fucile per le ambizioni del Cagliari che, però, è davvero un’ottima squadra, una delle migliori tra quelle di mezza classifica arrivate. A dirla tutta, sfrutta anche una certa apatia bianconera pre-Champions. Statico, quasi scolastico, l’undici di Allegri produce fiammate nella difesa sarda, ma mai un vero incendio. Al contrario, la formazione di Maran è baldanzosa e manovriera, ben organizzata con le sue linee strette a centrocampo e Castro da trequartista a supportare Joao Pedro e Pavoletti: lo specialista di testa costringe Szczesny al miracolo, ma con una novità, una girata di piede. Ma è il suo compare di attacco brasiliano a trovare il pari: al 36’ Pedro arpiona un pallone difficile in area, aggira Cancelo e calcia sul primo palo. Fino a quel momento la squadra di Maran, amicone di Allegri, aveva sofferto solo sulla corsia di destra della Juve, a tratti illegale per qualità e velocità: a tratti Cancelo plana come un falco oltre la metà campo e Douglas, tornato ai suoi standard dopo le ultimi vicissitudini, è il più ispirato. Bizzarria del destino, la rete immediata del 2-1 Juve, un po’ immeritato per i bianconeri, arriva quando l’esterno mancino si sposta dall’altro lato: un suo cross affilato viene deviato in rete da Bradaric (che dopo rischia pure il rigore: tocca di mano, ma è salvato dalla Var).

LA RIPRESA — Dura così solo due minuti appena il pareggio cagliaritano in un primo tempo della Juve senza bollicine: manca soprattutto Ronaldo, applauditissimo in avvio con una maglia celebrativa data dal presidente Agnelli, ma meno efficace di altre volte, anche se fa comunque tremare il palo a fine primo tempo. La solita ricerca ossessiva del gol del portoghese continua nella ripresa in cui cambia un partner in crime: accanto a lui c’è Cuadrado, un po’ troppo impreciso sul più bello, al posto di Douglas. È il secondo cambio, invece, con Alex Sandro al posto di Pjanic, a modificare leggermente la forma della Juventus: viene meno un regista tradizionale e il brasiliano diventa una mezzala fisica, soluzione spuria che può tornare utile in questa penuria di centrocampisti. Così la Juve riesce a coprire meglio il campo di fronte a un Cagliari che si dispone con un più audace 4-3-3 dopo l’ingresso di Faragò. La Juve potrebbe allungare più volte, eppure rischia parecchio prima di sfondare: nel giro di un minuto una conclusione a botta sicura di Pavoletti viene salvato da Benatia che si immola e subito dopo ecco il contropiede del 3-1. All’87’ c’è una prateria per Cristiano che non è egoista e dà il cioccolatino finale per Cuadrado.

Filippo Conticello

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Serie A, Lazio-Spal 4-1:
tutto facile per i biancocelesti,
doppietta di Immobile

L'attaccante apre la strada ai suoi con una doppietta: poi le magie dalla distanza di Cataldi e Parolo.
Inzaghi si porta a + 3 dal Milan. Inutile la rete di Antenucci



La Lazio supera la delusione per il k.o. con l’Inter e contro la Spal centra la settima vittoria in campionato, rafforzando il quarto posto. Sotto gli occhi del c.t. Mancini, Immobile avvia il successo con una doppietta (sul secondo gol incide la deviazione di Costa). Nella ripresa le reti di Cataldi e Parolo suggellano la superiorità della Lazio. Per la squadra di Semplici arriva la sesta sconfitta nelle ultime sette giornate: il gol di Antenucci che porta all’1-1 si rivela una forte illusione in un confronto più difficile del previsto. Prima volta da avversari per i fratelli Milinkovic: vince Sergej che però non riesce a segnare a Vanja.

AVANTI CON IMMOBILE — Infortunati Leiva e Badelj, Inzaghi dà spazio a Cataldi in cabina di regia. Sulla fascia destra della mediana Patric viene preferito a Marusic, mentre Wallace avvicenda Luiz Felipe in difesa. Semplici rilancia Vanja Milinkovic tra i pali dopo la squalifica subita per l’espulsione contro la Roma all’Olimpico. Nella retroguardia, ecco Bonifazi; a centrocampo entra Everton Luiz al posto dello squalificato Schiattarella; in avanti, c’è Antenucci al fianco di Petagna. Lazio subito aggressiva. Al 9’ Caicedo sfiora il palo su lancio di Lulic. La Spal verticalizza puntando sulle sgroppate di Lazzari. Al 19’ uscita a vuoto di Vanja Milinkovic ma Patric non riesce a inquadrare la porta. Spal insidiosa al 21’: Strakosha vola per deviare una parabola di Antenucci. Al 26’ la Lazio colpisce: un destro spettacolare a volo di Immobile su corner di Cataldi fulmina Vanja Milinkovic. Ma la Spal reagisce immediatamente: al 28’ incursione di Lazzari sulla destra, sul traversone Antenucci sfugge a Wallace e sigla il pareggio. La Lazio riparte: al 31’ Vanja Milinkovic si oppone a un diagonale di Immobile, innescato da Caicedo. Al 35’ biancocelesti di nuovo in vantaggio: Immobile duetta con Caicedo prima di concludere a rete con una traiettoria deviata da Costa. Al 44’ Caicedo cerca il tris, ma il suo sinistro è fuori bersaglio. Poi Milinkovic para su Parolo in acrobazia. Finale di tempo tra le proteste laziali: Guida non punisce un intervento di Vicari su Immobile lanciato a rete.

POKER BIANCOCELESTE — Nella ripresa la Spal si presenta con Cionek al posto di Bonifazi. Gara a tutto campo e ancora a ritmo sostenuto. La squadra di Semplici guadagna metri. Al 14’ Cataldi reduera un palone sfuggito a Everton Luiz e con un bolide dalla distanza sigla il terzo gol. Inzaghi fa rifiatare Caicedo e inserisce Correa. Che al 17’ sfiora il gol calciando alto dopo una bella iniziativa. Al 18’ secondo cambio nella Lazio: Lukaku al debutto stagionale rileva Lulic. Al 24’ Semplici fa entrare Paloschi per sostituire Petagna per ravvivare l’attacco. Un minuto dopo però arriva il poker della Lazio: un altro disimpegno sbagliato di Everton Luiz, si inserisce Parolo e da fuori area fa secco Milinkovic. Che al 27’ sventa un doppio tentativo di Correa. Inzaghi fa entrare Berisha al 29’ per Sergej Milinkovic che esce tra gli applausi anche del fratello. La Lazio imperversa: al 32’ palo di Immobile. Correa mina vagante in attacco. Ultima sostituzione nella Spal: Dickmann surroga Everton Luiz e il modulo passa al 4-4-2. La squadra di Inzaghi conclude la partita controllando il gioco. Al fischio finale il tributo dell’Olimpico per la Lazio sempre più in zona Champions.

Nicola Berardino

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Serie A, Chievo-Sassuolo 0-2: De Zerbi ride, Ventura a picco

Il colpo in trasferta va volare i neroverdi: sesto posto in classifica per la squadra di De Zerbi.
I veneti, invece, sono sempre più in crisi: la salvezza resta un miraggio



Non serve nemmeno il miglior Sassuolo per allungare il pessimo ritorno in panchina di Ventura. Il suo Chievo affonda per la terza volta consecutiva, e senza mai tirare in porta. Un disastro, certificato dal -1 che la classifica, dopo 10 giornate, ancora inchioda i gialloblù.

PRIMO TEMPO — Primo tempo non bello. Il Chievo è impostato al non prenderle: 3-4-1-2 nominale ma 5-2-1-2 effettivo, perché Ventura distende una linea a cinque, mette Giaccherini su Magnanelli e Stepinski-Birsa a offuscare la costruzione dei due difensori centrali. Il pallone è del Sassuolo. Meno fluido del solito. Così le azioni latitano, falli e ammonizioni si moltiplicano (4 nei primi 37’). Il primo squillo è una punizione di Berardi al 15’: alta. Al 26’, Di Francesco si inserisce in area, il suo cross basso è respinto dalla difesa, raccolto da Berardi che stoppa e tiro, ancora largo. Al 40’ si vede il Chievo: filtrante di Birsa per Stepinski, ma il suo cross basso viene intercettato. Il tiro in porta, per il Chievo, non sembra previsto. E due minuti dopo il Sassuolo passa con la prima vera manovra del suo repertorio: sponda di Boateng per il taglio di Berardi, dentro per il taglio opposto di Di Francesco, doppio dribbling e diagonale vincente. Primo tiro nello specchio della partita.

SECONDO TEMPO — Non migliora, per la verità, il secondo tempo. Che il Chievo inizia aggredendo, ma cinque o sei minuti di possesso palla non producono occasioni. Ventura mette Meggiorini e passa al 4-3-1-2, ma la situazione non migliora. De Zerbi passa al 3-4-2-1 con Magnani per Duncan e riprende il controllo della partita. Ventura torna allora al 3-4-3, con Tanasaijevic (un difensore…) per Obi: cambio ineffettivo. Anzi, il giovane serbo si fa ammonire due volte nel giro di cinque minuti e dal 43’ per il Chievo il finale è in dieci. Le chance, intanto, sono solo per possibile raddoppio del Sassuolo: Sensi allarga troppo il diagonale al 37’, Berardi liberato da Lirola calcia su Sorrentino al 45’. Solo al 46’ un sussulto Chievo: Magnani stoppa Stepinski dopo un rimpallo, poi un cross basso attraversa tutta l’area. Lo 0-2 arriva in chiusura ed è una comica autorete di Giaccherini: Berardi in solitudine calcia ancora addosso a Sorrentino, il Giak appoggia di petto al portiere che però è ancora a terra e il pallone rotola in rete. Emblematico.

Alex Frosio

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Serie A, Parma-Frosinone 0-0: vince l'equilibrio.
Rosso diretto per Stulac

Un punto che serve poco a entrambe le squadre.
I crociati in 10 dal 60' per l'espulsione dello sloveno che paga un pericoloso intervento su Chibsah



Una partita autunnale: noiosa, a tratti persino malinconica. Lo 0-0 è lo specchio di ciò che Parma e Frosinone producono: soltanto un tiro ciascuno nella porta avversaria. Troppo poco per vincere e per rompere quell'equilibrio che i due allenatori, D'Aversa e Longo, con tanta pazienza avevano costruito alla vigilia. Non ci sono uomini in campo in grado di saltare il nemico e di creare la superiorità numerica, non ci sono lampi, non ci sono scatti, né improvvise verticalizzazioni. Con questo canovaccio come si può pretendere che si veda un briciolo di spettacolo?

POCHE OCCASIONI — Il primo tempo è una sfida a scacchi con il Parma che prova a rubare il pallone in zona centrale e a ripartire e il Frosinone che sceglie la soluzione degli attacchi laterali. Ma Gervinho non è in giornata e non accelera quasi mai, mentre dall'altra parte non possono bastare Zampano a destra e Beghetto a sinistra per creare pericoli alla porta di Sepe. Tant'è vero che l'unico tiro nello specchio è del Parma con Siligardi che, da fuori, impegna Sportiello.

FOLLIA STULAC — Nella ripresa ci si attende il salto di qualità, ma si rimane delusi. Al 16', poi, il Parma resta in dieci per la giusta espulsione di Stulac (entrataccia su Cibsah) e da quel momento cerca di non sprofondare. Il Frosinone, pur in superiorità numerica, dimostra evidenti limiti in fase di conclusione e una imbarazzante lentezza nella costruzione della manovra. Soltanto un brivido per gli spettatori: il colpo di testa di Vloet, proprio sulla sirena, che Sepe vola a deviare in calcio d'angolo. Il risultato è giusto, ma il bel calcio è un'altra cosa.

Andrea Schianchi

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Sampdoria-Torino 1-4.
Gol di Belotti (2), Iago Falque, Izzo e Quagliarella

Non c’è storia a Genova:
l’attaccante granata e della Nazionale ritrova la via della rete dopo oltre un mese di astinenza.
I doriani di Giampaolo non entrano mai in partita



Orgoglio Torino (che sale in classifica a un punto dalla zona-Europa), crollo Samp. Quarantadue giorni dopo l’ultimo sigillo, Belotti è tornato a segnare rompendo un digiuno che durava da 479’ (Torino-Napoli 1-3, 23 settembre scorso) ed aprendo il largo successo (1-4) su una Sampdoria a lungo in difficoltà di fronte al pressing e all’aggressività di un Torino solido e attento in difesa. Il successo ospite è maturato nel primo tempo, quando al 12’ il Gallo, su cross di De Silvestri, ha sbloccato la partita. Grandi proteste dei blucerchiati, in campo e fuori, perché mentre il Toro manovrava in attacco il blucerchiato Barreto, infortunato (e poi sostituito da Linetty), era assistito dal medico blucerchiato fuori dal campo, in prossimità del tunnel degli spogliatoi. Impossibile, per il signor Rocchi, fermare il gioco, e questa è stata la spiegazione fornita dal direttore di gara al capitano blucerchiato Quagliarella.

IN CHIAROSCURO — Una Samp apparsa poco ordinata sin dall’inizio, incapace di produrre il suo solito gioco, ed in affanno di fronte alla manovra molto fisica degli ospiti. La Samp era scesa in campo con la novità Barreto sulla mediana, Caprari in attacco al fianco di Quagliarella, mentre Murru, recuperato, partiva regolarmente in difesa. Granata, invece, come previsto, con la stessa formazione schierata con la Fiorentina una settimana fa, e l’amuleto Frustalupi in panchina al posto dello squalificato Mazzarri. I blucerchiati hanno accusato il colpo, anche perché il Torino – imparata la lezione delle ultime partite – ha continuato a schiacciare forte sull’acceleratore: la squadra di Giampaolo si è così dovuta accontentare di un tiro impreciso di Praet (17’) e di una conclusione di Caprari (22’) fuori misura.

BIS — Troppo poco per arginare la furia degli ospiti, che al 40’ si sono procurati l’occasione per il raddoppio: cross di Baselli, aggancio volante di Belotti, travolto in uscita da Audero, dopo il vano intervento di Murru. Rigore assegnato dal signor Rocchi e dal dischetto ancora Belotti ha fatto centro. Per Belotti due gol nella stessa partita sette mesi dopo l’ultima volta. Chiusura di primo tempo con il Toro vicinissimo al tris con Iago Falque (47’), ma il gol dello spagnolo era solo questione di tempo.

GARA CHIUSA — Al 12’ della ripresa, su cross di De Silvestri, dopo una sponda di Ola Aina, il sinistro di Iago Falque, al secondo centro stagionale, ha di fatto chiuso la partita. Tre a zero e Samp che non è riuscita ad approfittare neppure del gol di Quagliarella sugli sviluppi di un rigore (spinta di Baselli su Praet) assegnato dopo il consulto con la Var, battuto dallo stesso attaccante e respinto da Sirigu (20’). Toro da favola: sul cross di Ola Aina la mezza girata al volo di Belotti ha trovato Audero (25’) pronto alla respinta in quella che è stata la miglior azione della partita, a riprova di un Toro molto solido anche fisicamente. Ma non era ancora finita: anche Izzo (33’) ha partecipato alla festa del gol, sugli sviluppi di un angolo calciato da Berenguer e intercettato da Belotti, con il difensore (sotto gli occhi di Evani…) pronto all’appuntamento con il gol. Per la Samp, serve ripartire in fretta: k.o. inspiegabile per una squadra che sino a oggi, in casa aveva subìto solo tre reti.

Filippo Grimaldi

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Serie A, Bologna-Atalanta 1-2:
Mbaye illude, rimontano Mancini e Zapata

I felsinei partono forte con la rete dell’ex Inter, nella ripresa si scatena la Dea:
in un quarto d’ora, il match è ribaltato. E ora Gasp arriva a 3 vittorie di fila



Terza vittoria di fila dell’Atalanta, che a forza di picconare il muro del Bologna (bravo a portarsi in vantaggio ma non a evitare di farsi sopraffare dal possesso-palla bergamasco) è riuscita a ribaltare con merito una gara che pareva condannata a perdere. Squadra di Gasperini decisamente più attrezzata ma pure aiutata da due “infortuni” della difesa bolognese, prima di Gonzalez (colpo di tacco disperato che serve Mancini) e poi di Mbaye che aveva infilato l’1-0 e che poi ha… appoggiato la palla di testa a Zapata per il ribaltone. Un ribaltone che rilancia decisamente l’Atalanta, rivitalizzata proprio dall’ingresso del colombiano, schierato da Gasperini ad inizio della ripresa.


SUBITO MBAYE — Fino a prima del match era stato l’avvento di Ilicic a cambiare da così a così l’Atalanta di Gasp. Oggi è stato il ritorno di Zapata, autore oltretutto del 2-1 definitivo. Gasperini si affida alla nuova formula (3-4-1-2), con Papu Gomez a galleggiare fra trequarti e attacco in una giostra che prevede anche lo sloveno ex Fiorentina e Barrow, tutti in costante movimento. Inzaghi torna a cambiare il suo Bologna dopo i due pareggi (in rimonta e da rimontato) contro Torino e Sassuolo: per il tecnico rossoblù c’è nuovamente il 3-5-2, sinonimo di duttilità tattica dopo il 4-3-3 che tanto aveva dato. Non c’è Danilo - rientrato da un infortunio - ma Gonzalez al centro della difesa, viene confermato il baby Calabresi, mentre dopo due gare vissute in panchina torna Dzemaili che viene preferito a Poli; davanti, Santander e Palacio, quindi Orsolini si rimette in panchina. Ed è proprio la coppia offensiva del Bologna che confeziona il vantaggio: palla da sinistra dell’argentino, il paraguaiano è in mezzo all’area e nonostante il contrasto di Mancini riesce a metterla nel profondo dell’area dove Mbaye infila l’1-0 anticipando Gosens. E’ il secondo gol degli ultimi tre che il Bologna segna nei primi minuti di gioco, segno di un diverso approccio alla gara rispetto al passato.

POSSESSO E MURO — L’Atalanta elabora e trova solo due opportunità (una in porta) degne di nota perché fra Ilicic che spara due volte a lato e Hateboer che trova Skorupski c’è solamente tanta reazione non lucidissima. Il Bologna è sull’autostrada che le piace di più: dopo il vantaggio gioca di ripartenza e in tre occasioni (con Palacio, Santander e Pulgar) arriva vicino al 2-0. In fin dei conti, chi è andato più vicino al pari al minuto trenta è stato Barrow che un attimo prima del tiro è stato tappato da un intervento perfetto di Gonzalez, centrale della difesa a tre bolognese. Lo spartito del primo tempo è possesso dell’Atalanta e Bologna che attende la palla giusta per ripartire e ferire: succede sostanzialmente la prima cosa e non la seconda, nel senso che Palacio (apparso stanco già sul finire del Lato A) accartoccia due ripartenze per mancanza di fiato.


RIBALTONE — Gasp corregge la mancanza di forza e lucidità offensiva inserendo Zapata per Barrow ed è proprio l’ex sampdoriano a cercare subito la porta, botta alta che sfiora la traversa. Il Bologna prosegue nel proprio spartito e quando Dzemaili batte a rete con sicurezza da appena dentro l’area ecco che Palomino ribatte una traiettoria da gol assicurato. Solo che la rete la fa l’Atalanta e sostanzialmente c’era da aspettarselo: perché la supremazia e la territorialità alla fine pagano e una palla infilata in mezzo da Zapata viene sporcata da un colpo di tacco disperato di Gonzalez che apre al diagonale di Mancini, 1-1. In fondo il Bologna avrebbe potuto raddoppiare in due occasioni e l’Atalanta ne ha approfittato appena il muro bolognese ha mostrato uno spiffero. Ciò che in pratica mostra anche dopo al minuto 25: palla in mezzo di De Roon, Gonzalez e Freuler vanno in contrasto aereo, palla vagante e Mbaye la spizza servendo Zapata, botta rapida e 1-2. Il Bologna tenta la reazione, Inzaghi infila Orsolini e Destro, Gasperini mette Pasalic e insomma vince la più forte. Con la squadra più debole che a forza di comprimersi si è quasi autoesclusa.

Matteo Dalla Vite

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Udinese-Milan 0-1: Higuain k.o., decide Romagnoli al 97’

Botta a un fianco per il Pipita, ma decide il capitano nel recupero:
i rossoneri mantengono la porta inviolata dopo 16 gare di campionato e restano in zona Champions


“Dobbiamo difendere la zona Champions a tutti i costi, dopo la fatica che abbiamo fatto per conquistarla”. Rino Gattuso aveva caricato il Milan così, alla vigilia del match con l’Udinese. E ha portato fortuna ai suoi Diavoli: alla Dacia Arena i rossoneri sprecano parecchie buone opportunità e sembrano incappare nel primo 0-0 della stagione, ma al settimo minuto di recupero esultano per il gol-partita del loro capitano. È ancora Alessio Romagnoli l’eroe dell’extra-time, come mercoledì nel recupero col Genoa. E il Milan resta quarto, in zona Champions, a pari punti con la Lazio.


AHI PIPITA — Dura 35 minuti la partita di Gonzalo Higuain: poi lascia il campo a Castillejo per una botta a un fianco subita in un contrasto con Mandragora. Se già il Milan senza Biglia era sperimentale (4-4-2 e Kessie-Bakayoko in mediana) l’ennesimo infortunio pesante lascia ancora più spazio all’improvvisazione. L’Udinese ne approfitta per mandare parecchi giocatori al tiro (Pussetto e Mandragora i più convinti, Ter Avest quello con la chance migliore su servizio di Lasagna), ma i rossoneri hanno un paio di ottime chance a loro volta. Suso ci prova col solito sinistro, fuori di poco, poi tocca a Cutrone scaldare le mani di Musso. Nulla di fatto, però, fino all’intervallo.

CASTI SPRINT — La ripresa si apre con Castillejo sugli scudi. L’ex Villarreal prima prova a bissare il gol di Reggio Emilio ma trova i guanti di Musso sulla traiettoria, poi dà un’accelerata sulla sinistra e serve a Suso il più comodo degli assist, ma stranamente l’altro spagnolo fa cilecca col prediletto sinistro. Senza Calhanoglu e Bonaventura acciaccati, in panchina Gattuso non ha grandi opzioni per provare a vincere la partita: la mossa è Borini al posto di Laxalt. E le occasioni, in realtà, ci sono, perché i friulani perdono compattezza nel quarto d’ora finale e concedono alcune ripartenze pericolose. Castillejo, però, non abbina la lucidità all’intraprendenza, e Velazquez tira un sospiro di sollievo.


CHE FINALE — Dall’altra parte, Donnarumma si prende la sua soddisfazione, parando su Lasagna e mantenendo finalmente inviolata la porta dopo 16 turni di campionato con almeno un gol al passivo. È il preludio a un finale incredibile: prima l’espulsione di Nuytinck (95’) per fallo su Castillejo lanciato verso la porta avversaria, poi l’assalto finale, col cross di Cutrone, col palleggio prolungato di Suso in area e la botta vincente di capitan Romagnoli. Il guardalinee sbandiera un inesistente fuorigioco di Cutrone a inizio azione, Gattuso protesta e si fa espellere, ma a rimediare è il Var, che convalida l'1-0. Milan da batticuore, ma più vivo che mai. E ora Betis e Juve per spiccare il volo o tornare a terra.

Stefano Cantalupi

Fonte: Gazzetta dello Sport
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SERIE A 2018/2019 11ª Giornata (11ª di Andata)

02/11/2018
Napoli - Empoli 5-1
03/11/2018
Inter - Genoa 5-0
Fiorentina - Roma 1-1
Juventus - Cagliari 3-1
04/11/2018
Lazio - Spal 4-1
Chievo - Sassuolo 0-2
Parma - Frosinone 0-0
Sampdoria - Torino 1-4
Bologna - Atalanta 1-2
Udinese - Milan 0-1

Classifica
1) Juventus punti 31;
2) Inter e Napoli punti 25;
4) Milan e Lazio punti 21;
6) Sassuolo punti 18;
7) Torino punti 17;
8) Fiorentina e Roma punti 16;
10) Atalanta e Sampdoria punti 15;
12) Parma e Genoa punti 14;
14) Cagliari punti 13;
15) Spal punti 12;
16) Udinese e Bologna punti 9;
18) Empoli e Frosinone punti 6;
20) Chievo(-3) punti -1.

(-3) Il Chievo sconta la penalizzazione per la sentenza del Tribunale della Federcalcio.

(gazzetta.it)
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Serie A, Frosinone-Fiorentina 1-1: gol di Benassi e Pinamonti

Ennesimo stop per la Viola che non vince da cinque partite.
Per i ciociari quarta gara senza subire sconfitte



Il tempo si incaricherà di chiarire se sarà scalata o meno verso le zone tranquille della classifica, ma intanto il Frosinone dimostra ancora una volta di possedere un carattere d’acciaio riprendendo la Fiorentina nei titoli di coda con un gol capolavoro di Pinamonti (destro all’incrocio dei pali, secondo centro in Serie A e secondo da subentrato), quando ormai i viola pensavano di aver ormeggiato in porto i 3 punti. Ed invece no: il giovane attaccante ex Inter inchioda i viola al quarto 1-1 di fila in campionato dopo l’acuto illusorio di Benassi in avvio di ripresa, alla quinta rete in campionato, in fondo ad un match di terribile intensità.

NIENTE PENALIZZAZIONE — Nella sera in cui il Frosinone festeggia le nozze d’oro con la Serie A (50esima gara nel massimo campionato) e archivia senza penalizzazioni la querelle col Palermo relativa alla finale di ritorno dei playoff di Serie B (la Corte Sportiva d’Appello ha rigettato ieri l’istanza del club siciliano e inflitto ai ciociari, difesi dall’avvocato Mattia Grassani, un’ulteriore ammenda di 25mila euro), il confronto con i viola è subito ispirato alla costante ricerca del gol da parte di entrambi i contendenti. Dopo un’occasione in avvio sprecata da Zampano, è l’ex Sportiello a salire in cattedra stoppando al 14’ Simeone col piede sinistro in spaccata e Biraghi al 21’ in tuffo da calcio piazzato. I ciociari si ridestano al 33’ con un colpo di testa di Capuano che attraversa tutta l’area di rigore e si perde sul fondo, poi è dominio Fiorentina: Beghetto, spinto da dietro da Pjaca in area, colpisce al 38’ il palo della sua porta alla destra di Sportiello (reattivo 2’ prima su Pjaca) sfiorando il clamoroso autogol. E nel finale di tempo Benassi lascia partire un destro dal limite dell’area e il pallone fa la barba al palo.

SPALLE LARGHE — Il secondo tempo mantiene ciò che i primi 45’ promettevano, almeno dal punto di vista viola: è Benassi l’uomo della svolta, sua la firma sul gol che schioda lo 0-0. Il colpo di spalla del centrocampista sul cross di Chiesa disorienta Sportiello, preso in contropiede nell’occasione, ed è l’ennesima rete incassata dal Frosinone dopo l’intervallo. La partita divampa e i ritmi resteranno altissimi fino alla fine. Longo le prova tutte passando al 3-5-2 con Pinamonti e Cassata in campo. E dopo aver rischiato di sprofondare, per colpa anche dello scarso cinismo degli attaccanti ospiti sottoporta, i leoni ciociari trovano il pari quasi al fotofinish con il destro irresistibile proprio dell’ex interista "gran riserva". Lafont non può nulla, la Fiorentina rafforza la poco lusinghiera leadership di squadra che ha perso più punti da situazione di vantaggio in questa Serie A (10), lo Stirpe viene giù per la felicità e i giallazzurri vanno a dormire con un punto in più sull’Empoli.

Alessio D’Urso

Fonte: Gazzetta dello Sport
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10/11/2018 23:56
 
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Serie A, Torino-Parma 1-2: in gol Gervinho, Inglese e Baselli

I granata interrompono la loro striscia di imbattibilità che durava da sei partite.
Ritorno al successo per i gialloblù che non vincevano da più di un mese



È un Parma che inizia a sognare l’Europa quello che sbanca questo pomeriggio il Grande Torino. D’Aversa porta a casa la terza vittoria in trasferta della sua stagione, trascinato da un Gervinho in condizione strepitosa, e irrompe con 17 punti nel mischione delle squadre che lottano per l’Europa League. Il Toro s’inceppa proprio sul più bello: la squadra di Mazzarri non supera l’esame di maturità dopo il blitz in casa della Sampdoria. E mostra un passo indietro netto sul piano del gioco.

IL GRANDE INCUBO — Alla vigilia, il grande incubo di Mazzarri si concentrava sul rischio di un rilassamento di questo Toro dopo l’esaltante vittoria del Ferraris contro la Sampdoria. E i segnali che le paure del tecnico non fossero del tutto infondate arrivano pochi minuti dopo il fischio: centottanta secondi, e già una botta di Gervinho spaventa (e non poco) Sirigu. Bastano una decina di minuti per capire che il Parma tiene il campo, mentre il Toro è troppo compassato per essere vero: la fotocopia alla lontanissima (e sbiadita) della squadra aggressiva e propositiva vista contro la Fiorentina e la Sampdoria. Che sia rilassamento è difficile dirlo, ma sicuramente da parte del Toro c’è un deficit evidente di approccio. D’Aversa disegna un Parma ordinato, sorprendendo tutti con la posizione di Scozzarella in mezzo al centrocampo, con accanto Barillà e Grassi, attentissimi in tutte le fasi. Puntuale e preciso: in avvio, il Parma approfitta di un Toro in evidente crisi di identità e gli riesce praticamente tutto.

INGLESE ALLA IBRA — Parlava ieri di “mentalità” Mazzarri nel presentare la partita. E forse anche dal pasticcio che combinano dopo nove minuti Izzo e Nkoulou si capisce che non erano certo queste le conferme di cui era alla ricerca il tecnico granata: i due difensori firmano una frittata da “Gollonzo”, per Gervinho è un gioco da ragazzi bucare Sirigu da due passi (è il suo quarto gol in questa Serie A). Andato sotto, però il Toro non si scuote: Baselli ci prova con un sinistro (al 19’), ma la conclusione nasce male e finisce peggio. Un minuto dopo c’è un tocco di spalla di Djidji in area su cross di Barillà: l’arbitro Massa rivede l’episodio al Var dal campo e, giustamente, non assegna il rigore. Ma il pomeriggio da incubo del Toro continua, e si arriva al 25’ quando cade il raddoppio degli emiliani: Gagliolo in corsa produce l’assist perfetto per Inglese, la giocata in acrobazia, alla Ibrahimovic, del centravanti è da applausi: vale lo 0-2 e il suo terzo gol in campionato. Alla mezzora, addirittura, serve un ottimo Sirigu per evitare che Biabiany piazzi il tris: Toro non pervenuto, Parma padrone al Grande Torino.

EPISODI — Gli episodi possono cambiare l’inerzia di una gara: capita con la rasoiata di Baselli, storia del 37’, con la quale risolve una mischia in area. Più col cuore, meno col gioco, il Toro rientra in partita e da qui all’intervallo si vede una squadra diversa: sfiora il pari con De Silvestri (al 42’) e chiede l’espulsione di Gagliolo un minuto dopo quando atterra De Silvestri lanciato in porta al limite dell’area (ma fuori). Il fallo è netto, per Massa invece non c’è nulla: né punizione, né sanzione disciplinare. Anche dopo aver rivisto le immagini in tv, è confermata la sensazione del campo: il fallo c’era, da valutare se era chiara occasione da rete.

TRAVERSA GIALLOBLU — Al rientro dagli spogliatoi, Mazzarri si gioca dopo due minuti la carta Zaza (per Djidji) e al 13’ anche Berenguer (per Soriano) passando a un 4-2-4 super offensivo. Il Toro ci mette più voglia, il Parma si difende concedendo pochissimo e spreca (al 9’) in contropiede l’occasione che può chiudere i conti: Gervinho parte a campo aperto su un errore a centrocampo di Belotti, ma la traversa ferma Inglese. L’equazione tanti attaccanti più occasioni non calza a questo Toro, pericoloso solo con due colpi di testa (di Belotti e Zaza). Aiutato anche dagli ingressi di Gazzola, Ceravolo e Deiola, il Parma mette in cassaforte il vantaggio. Rincon si becca un’ammonizione (era diffidato, andrà in squalifica), dentro nel finale anche Parigini. Il Toro chiude con cinque attaccanti, ma è il Parma ad avere ancora due occasioni a ridosso del recupero, entrambe con Gagliolo: Sirigu evita che il passivo diventi più pesante.

Mario Pagliara

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Serie A, Spal-Cagliari 2-2:
Pavoletti e Ionita firmano la rimonta dei sardi

Petagna e Antenucci aprono la strada ai ferraresi che poi subiscono il ritorno della squadra di Maran:
Pavoletti e Ionita firmano il pareggio



Finisce pari, 2-2. Ed è giusto così. La Spal scaccia gli incubi. Prende un punto dopo che in 7 partite ne aveva fatti solo tre a Roma, il Cagliari si conferma solido e concreto. E dopo aver pareggiato a Firenze e fatto un figurone allo Stadium con la Juve, esce indenne anche dal Mazza. Rimonta uno svantaggio di due gol col solito Pavoletti (fresco d'azzurro e sesto gol) e con Ionita che trova lo spiraglio giusto per battere Gomis Sun bel cross di Padoin. Ma la Spal recrimina, rosica, esce scontenta. Semplici nella ripresa, dopo aver raddoppiato con il solito ottimo Antenucci la rete del primo tempo di Petagna (quarto centro) vede uscire per infortunio prima Felipe (schiena bloccata) e Vicari (botta) e con una difesa rabberciata (Bonifazi e Simic) , pur con l'ottimo Cionek non regge l'urto del Cagliari che aveva subito il raddoppio nel momento di maggior pressione.

PRIMO TEMPO — La partita comincia con qualche sorpresa: Semplici cambia ancora in porta, stavolta tocca a Gomis e sta a guardare Milinkovic-Savic. Maran non cambia i croati Srna e Bradaric, ma cambia al centro della difesa dove Romagna ritrova il posto con Pisacane che si accomoda in panchina. Ma la partenza a razzo dei ferraresi brucia il Cagliari che a Torino aveva preso gol dopo un minuto, stavolta lo becca dopo due e mezzo. Antenucci pesca Lazzari a destra che mette al centro dove Petagna è solo a centro area. Colpisce di testa e la deviazione di Srna è ininfluente. E' l'ennesima falsa partenza del Cagliari che per la quinta volta becca il gol nei primi 20, la quarta nei primi 14'. Il Cagliari è nervoso, accusa il colpo, ne fa le spese Barella che sbaglia a farsi ammonire per proteste dopo 8' per la richiesta del VAR su un contatto peraltro fuori area. Dopo 12' la Spal potrebbe chiuderla: crossa Fares, respinge Ceppitelli, ma su Petagna che colpisce ma trova lo straordinario Cragno a ribattere. Giallo anche per Castro. Maran passa al 4-4-2 per coprire meglio le spalle ai terzini e il Cagliari comincia a giocare, il suo possesso è più concreto e Barella pesca Joao Pedro che calcia fuori. Anche la Spal cade in fallo co Valdifiori e Felipe. Il Cagliari potrebbe protestare per un fuorigioco molto dubbio di JP10 lanciato in porta. Ma è ancora Antenucci che pesca nuovamente Lazzari a destra, ma l'esterno sciupa male.

SECONDO TEMPO — Si torna in campo con il Cagliari che è carico e deciso a rimontare. Semplici toglie Valdifiori e cerca altra qualità con Kurtic. Padoin pesca Joao Pedro che manda fuori. Maran si accorge che Bradaric (sotto tono) non fa gioco, quelli che costruiscono sono Barella (il migliore ancora una volta) e Castro e toglie il croato, momento no, rilanciando Sau. Il modulo cambia, per non dare punti di riferimento, i rossoblù spingono, ma dopo i due cambi dei difensori trova il raddoppio con Antenucci che fa un movimento stupendo eludendo un insufficiente Srna (la sosta gli giova) e sfruttando il traversone del motorino Lazzari. Il Cagliari ha tempra, non si arrende, ha coraggio e due minuti dopo al 26' dimezza con Pavoletti che sale in cielo sull'angolo di Srna. Primo tiro nello specchio. La Spal dietro è disorientata e Padoin due minuti dopo pesca Ionita che ha il tempo di fare le cose per bene e battere Gomis. Potrebbe fare tris Joao Pedro, ma calcia a lato. C'è movimento ancora, ma meno benzina. Entrambe vorrebbero vincere, ma l'unico brivido l fa correre Kurtic che tocca una palla sulla quale Cragno c'è. La Spal rimugina, il Cagliari va sotto la curva dei suoi tifosi a regalare le maglie.

Francesco Velluzzi

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Genoa-Napoli 1-2: Kouamé, Fabian Ruiz e l'autogol di Biraschi

Gli azzurri la ribaltano dopo la sospensione per la pioggia grazie ai cambi di Ancelotti


Napoli all'ultimo respiro, che porta a casa tre punti d'oro approfittando dell'autogol di Biraschi nel finale. Un due a uno contestato dai genoani. La partita che nessuno si aspetta, con il Genoa in vantaggio nel primo tempo grazie a un colpo di testa di Kouamé, bravo ad anticipare Hysaj su un cross dalla destra di Romulo (20'), fino al pari di Fabian Ruiz (17' della ripresa), che di sinistro batte Radu su di un tacco magico di Mertens, subentrato nell'intervallo a Milik. Lì la partita, che al 13' della ripresa era stata sospesa per tredici minuti a causa di un nubifragio sul Ferraris, perde d'intensità. Fatica e terreno pesantissimo trasformano l'ultimo quarto d'ora in una battaglia.

PRIMO TEMPO — E dire che la partita era iniziata con un clima pesante in gradinata Nord prima del via, con una contestazione annunciata rivolta al presidente Enrico Preziosi. Contro di lui uno striscione pesantemente offensivo: chi l'ha fatto entrare? In campo, il Napoli presentava tre novità: Hysaj per Maksimovic, Zielinski per Fabian Ruiz, Milik per Mertens. Il Genoa, invece, è sceso in campo con Hljemark alla prima da titolare sotto la gestione Juric, Veloso in regia al posto dell'infortunato Sandro e Criscito che torna al suo posto come esterno basso difensivo a sinistra dopo la squalifica. Un primo tempo che aveva visto il Napoli subito pericoloso: al 3' cross di Allan dalla destra, ma sul palo opposto Biraschi anticipava Zielinski. Sul fronte rossoblù immediata replica di Piatek (gran tiro a lato, 8'), poi era Insigne (11') sfortunato: diagonale bellissimo, ma pallone sul palo. Fino all'episodio-chiave del primo tempo: Romulo, sino a quel momento costretto a giocare basso per contenere Mario Rui, si inventava un cross dalla destra pescando sulla fascia opposta Kouamé, che di testa batteva Ospina. Il Napoli provava invano a riorganizzarsi, ma complice anche il terreno pesante per la forte pioggia, non riusciva a dare velocità alla manovra per sorprendere un Genoa molto attento, che puntava sulle ripartenze del polacco e di Kouamé. Al 36', la migliore occasione per la squadra di Ancelotti: combinazione Callejon-Milik e gran riflesso di Radu, che evitava il pari del Napoli.


SECONDO TEMPO — Ripresa con la doppia sostituzione di Ancelotti (Mertens per Milik e Fabian Ruiz per Zielinski) che cambia gli equilibri della partita. Al 13' l’arbitro Abisso ha sospeso la sfida, ripresa appunto dopo meno di un quarto d'ora, con un episodio curioso: squadre in campo per due minuti ad aspettare il rientro di Ospina. Poi, sull'uno a uno, il Genoa non è più riuscito a imporre il suo gioco. Il Napoli, più vivace, ha pagato il terreno pesantissimo, continuando però a spingere sino al gol. Per il Genoa, una mazzata pesantissima a due settimane dal derby.

Filippo Grimaldi

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Serie A, Atalanta-Inter 4-1: gol di Hateboer,
Icardi (rigore), Mancini, Djimsiti e Gomez

Bergamaschi in vantaggio al 9' con svizzero, poi Handanovic fa i miracoli.
L'argentino pareggia su rigore prima che i bergamaschi dilaghino. Nel finale espulso Brozovic



Quattro per quattro. Quattro gol per quattro vittorie di fila: l’Atalanta passa sopra l’Inter come un carrarmato, non come un Suv. La peggior edizione stagionale della squadra di Spalletti viene “demolita” dalla banda Gasperini: 4-1. La sosta per l’Inter sarà lunga, la serie di vittorie è interrotta, i quattro gol subiti sono record stagionale. La Dea è bella e affamata, l’Inter è spenta, confusa, quasi irriconoscibile. Surclassata fisicamente, graziata nel primo tempo, rimessa in partita dal rigore ma poi mai capace di presentarsi dalle parti di Berisha. D’Ambrosio e Asamoah un disastro, centrocampo in affanno, Brozovic (fra i meno peggio) espulso nel finale, Perisic ancora non pervenuto. Zapata prima e Gomez poi, con armi diverse, dominano gli avversari, spedendoli a -3 dal Napoli secondo e affacciandosi in zone interessanti della classifica.

DOMINIO — Gosens è un treno in corsa che gli interisti non prendono mai, Zapata vince tutti (ma proprio tutti!) i corpo a corpo e i duelli personali, Papu Gomez e Ilicic non danno punti di riferimento, prendono palla sulla trequarti e ne saltano almeno un paio ad azione. A fine primo tempo, con gli interisti che sembrano giocare in sneaker senza tacchetti (tanto sono impacciati e in ritardo), il fatto che l’Atalanta sia solo 1-0 è un fenomeno paranormale con cui Gasperini dovrebbe infuriarsi. Le tre ammonizioni rimediate a centrocampo (Vecino, Brozovic, Skriniar) sono il segno di un’Inter mai così in difficoltà, forse nemmeno col Barça. Il gol arriva alla seconda occasione, dopo 8’, con un cross da sinistra di Gosens che taglia tutta l’area e trova la scivolata di Hateboer. Poi se ne contano altre sei nitide, dall’autopalo di D’Ambrosio con carambola su Handanovic del 10’, fino al miracolo del portiere su Toloi del 45’. Le due più clamorose se le mangia Ilicic, da due passi: in una si schianta sul palo, nell’altra si fa stoppare da Handa.

ILLUSIONE E K.O. — L’incantesimo di cui è preda l’Inter sembra svanire dopo il lungo intervallo, quando in due minuti trova rigore e trasformazione dello stesso. Parte tutto da un rinvio svirgolato di Berisha: Politano raccoglie e crossa, Mancini è lì attaccato e la palla gli tocca il braccio. Icardi trasforma con freddezza. Spalletti ha inserito Borja (per Vecino) per dare un po’ di fosforo e palleggio, ma è soprattutto la squadra di Gasp a rifiatare, accusando la cancellazione del primo tempo in un minuto. Superato lo shock, però, la Dea si risveglia, e in versione meno sprecona. Stavolta basta una punizione ben battuta da Ilicic per trovare lo stacco di testa di Gianluca Mancini, che colpisce per la terza gara di fila. Colpisce una terza volta anche l’Atalanta al 43’: punizione laterale di Ilicic ancora testa di un difensore: stavolta è Djimsiti a saltare più in alto di un irriconoscibile Skriniar per fare 3-1. L’Inter è al tappeto, Papu Gomez inferisce nel recupero, ma aggiungendoci “bellezza”: gran tiro a giro. Bergamo si conferma città difficile per i nerazzurri di Milano. Così tanto, però, non era lecito attenderselo.

Valerio Clari

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Serie A, Chievo-Bologna 2-2:
gol di Santander, Meggiorini, Obi e Orsolini

L’ex c.t. Ventura intasca il primo punto dopo 3 sconfitte
consecutive e i veneti salgono a quota zero in classifica.
Al Bentegodi gol ed emozioni, contestato il primo gol rossoblù



Il Chievo è vivo e riparte da… zero. Il Bologna fa un passettino in avanti ma se doveva vincere una gara per sciogliere dubbi e cattivi pensieri, beh, quella gara era questa. Ventura, che a fine partita annuncerà a sorpresa le sue dimissioni, fa il suo primo punto , trova una reazione vivissima dai suoi e senza cinque uomini (compreso Giaccherini in tribuna e inizialmente Birsa in panchina) vede una squadra che lotta e convince trovando un pareggio che annulla la penalizzazione: le cronache avevano raccontato che avrebbe potuto far risultato anche contro il Sassuolo ed evidentemente i prodromi di quei progressi si sono visti oggi. Il Bologna riesce a pareggiarla con Orsolini (che Inzaghi continua a usare come arma della disperazione) dopo essere stato sotto perché ferito da un uno-due fatto di rabbia e di un rigore (quello dell’1-1) dubbio. In sostanza: il pari dimostra un Chievo vivo che – a quota zero - comincia oggi il suo campionato; il Bologna, invece, ne fa sempre una per complicarsi la vita.

CHI EVAPORA, CHI RESUSCITA — Ventura ha un esercito di acciaccati compreso Giaccherini che va in tribuna e pure Birsa (disponibile) non sta benissimo al tal punto da “cominciare” la gara dalla panchina. Inzaghi non ha altre alternative alla vittoria per allungare la classifica e nelle sue scelte ci sono il baby rivelazione Svanberg (al posto di Poli), il capitano Dzemaili e ritrova la titolarità (post infortunio) Danilo in mezzo alla difesa. Schemi a specchio e il Bologna sfoggia la terza maglia con stilizzato il Nettuno e votata tramite internet dai tifosi. L’inizio è bolognese tanto che per la terza gara di fila i ragazzi di Inzaghi vanno in rete subito: c’è bisogno dlla Var per convalidare un colpo di testa di Santander considerando “giocata” il tocco di Bani che rimette in gioco il paraguaiano. Siamo all’alba della partita e il Chievo sembra già spacciato: solo che il Bologna fallisce il 2-0 clamoroso con Dzemaili e il Chievo comincia ad avere coraggio: l’1-1 arriva su rigore dubbio per cross del marocchino Kiyine toccato da Calabresi (trasformazione di meggiorini) e il 2-1 a Bologna confuso e incapace di giocare parte da destra con Depaoli, rovesciata di Meggiorini che Obi tocca in rete tenuto in gioco da Svanberg. Bologna evaporato e Chievo resuscitato.

PRESSIONE CHIEVO — Inzaghi decide di far entrare Orsolini e Poli, il primo cambia subito le cose mentre il secondo non si discosta molto dalla gara insufficiente di Dzemaili: fatto sta che il Bologna ricomincia a produrre qualcosa e su cross di Krejci dalla sinistra ecco proprio l’Under 21 inzuccare dopo esser stato lasciato solo da Rossettini. Il Bologna cerca di vincerla ma – a parte un colpo di testa all’indietro di Santander e una punizione di Orsolini stesso – è il Chievo a provarci seriamente e corposamente: fra Birsa, Depaoli e Stepinski la squadra dell’ex c.t. pare una lavatrice. Col Bologna che non si è lavato e levato di dosso il solito vizio di prendere gol.

Matteo Dalla Vite

Fonte: Gazzetta dello Sport
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11/11/2018 20:02
 
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Serie A, Empoli-Udinese 2-1: Iachini, esordio vincente

Buona la prima per l’allenatore subentrato ad Andreazzoli:
Zajc e Caputo regalano la seconda vittoria stagionale ai toscani,
che non ottenevano i 3 punti da quasi due mesi



Debutto vincente per Beppe Iachini. Il suo Empoli supera per 2 a 1 l’Udinese risalendo posizioni in classifica. Decisivi i gol di Zajc e Caputo ma ancor più decisivo è stato il portiere Provedel, autore di alcune formidabili parate.

SITUAZIONI OPPOSTE — L’Empoli non vinceva dalla gara di agosto contro il Cagliari. Il passo falso potrebbe invece costare la panchina a Velazquez. L’Udinese è precipitata in zona retrocessione. Sarà la famiglia Pozzo a decidere se continuare o meno a dare fiducia al tecnico spagnolo. Bisogna però dire che Fofana e compagni avrebbero meritato il pareggio. L’Udinese è padrona del campo per quasi tutto il primo tempo. Provedel, portiere dell’Empoli, viene graziato all’inizio da Lasagna. L’attaccante friulano ha un’altra opportunità al 25’ quando viene liberato in area da un perfetto tocco di De Paul. Lasagna batte a colpo sicuro ma centra la traversa. L’Empoli sembra incapace di reagire. La squadra di Velezquez arriva al tiro con grande facilità. Provedel si supera per respingere le conclusioni di Pussetto, De Paul e Fofana. L’Udinese sfiora il gol a ripetizione. Ma, al 41’, va a segno l’Empoli al suo primo vero assalto. Bella triangolazione in area Zajc-Krunic-Caputo, la palla arriva ancora a Zajc che da pochi passi batte l’incolpevole Musso. L’Udinese reagisce subito ma la velenosa conclusione di Pussetto viene deviata in angolo dal portiere dell’Empoli.

LA RIPRESA — L’Udinese inizia anche la ripresa all’attacco. Ma al 6’ l’Empoli raddoppia. Angolo di Zajc per Krunic che di testa allunga la palla sul palo opposto dove Caputo, dimenticato dalla difesa friulana, corregge ancora di testa di rete. Un altro sbandamento clamoroso del pacchetto arretrato di Velazquez. Iachini opera il primo cambio inserendo il giovane attaccante La Gumina. Un talento che il nuovo tecnico dell’Empoli dovrà cercare di recuperare. Finalmente al 18’ anche l’allenatore dell’Udinese opera una sostituzione inserendo l’attaccante Machis al posto del difensore Samir. L’Udinese non si arrende e al 33’ conquista un rigore per un contatto in area Maiello-Lasagna. E’ la Var ad aiutare Giacomelli che aveva decretato una punizione dal limite. Ma De Paul sbaglia sparando alto. Tre minuti dopo invece è Pussetto ad accorciare le distanze in mischia. Il finale regala continui capovolgimenti di fronte ma l’Empoli riesce a difendere il 2 a 1.

LUCA CALAMAI

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Serie A, Roma-Sampdoria 4-1:
gol di Juan Jesus, Schick, El Shaarawy (2) e Defrel

I giallorossi tornano alla vittoria in campionato dopo tre giornate.
Prosegue invece la crisi di risultati dei blucerchiati alla terza sconfitta consecutiva



La Roma torna a vincere in casa in campionato e si regala una sosta serena, al contrario della Sampdoria, giunta alla sua terza sconfitta consecutiva. Nel 4-1 dei giallorossi decisivo El Shaarawy e molto bene Kluivert. Schick invece latita a lungo fino al gol scacciacrisi, rete che la gente giallorossa spera possa sbloccarlo. Tra gli ospiti c'è rabbia e amarezza per il rigore su Ramirez prima concesso e poi annullato con l'ausilio del Var, rigore che avrebbe potuto riportare la Sampdoria in partita (la gara era ancora sull'1-0).

JESUS AVANTI — Di Francesco rilancia Jesus al fianco di Manolas al centro della difesa e lascia fuori Under davanti, Giampaolo invece si affida davanti ai due ex giallorossi Caprari e Defrel, privilegiando la velocità all'esperienza di Quagliarella. Ne viene fuori una partita giocata più di spada che di fioretto, con Giampaolo che prova subito a pressare alto la Roma e Di Francesco che usa più o meno lo stesso metro. Così di gioco per un po' se ne vede assai poco, così come le conclusioni: quella di Linetty in avvio, un tiro finito fuori di Cristante poco dopo il quarto d'ora. Poi la Roma al 20' passa e allora la gara si accende: angolo di Pellegrini, Cristante gira benissimo di testa sul palo opposto e Jesus gli "ruba" il gol in extremis, toccando la palla sulla linea di porta. Una volta sbloccata, la partita diventa più bella, anche se poi le occasioni vengono fuori da giocate da fermo o dei singoli. Come al 33', quando su di una punizione di Ramirez il portiere della Roma Olsen esce male e per poco Kolarov non fa il patatrac (colpo di testa finito sul proprio palo). O come il minuto dopo, quando Kluivert brucia Murru in velocità, penetra in area e di piatto beffa Audero, tranne vedersi negare il gol dal palo. E Schick? Era l'uomo più atteso, si è visto poco e niente.

PATRIK E GLI ALTRI — Tra l'altro, la ripresa si apre proprio con un'occasionissima per l'attaccante ceco (splendido l'assist di El Shaarawy), ma Schick è ancora una volta approssimativo e Colley salva in extremis. Poi al 9' Irrati concede un calcio di rigore per un contatto dubbio in area tra Manolas e Ramirez, l'assistente al Var Passeri lo convince a rivederlo al video e l'arbitro torna sui suoi passi, annullando il penalty. E proprio nel momento in cui Di Francesco manda a scaldarsi Dzeko per richiamare in panchina Schick, il ceco segna il 2-0: attacco laterale di El Shaarawy, sovrapposizione di Kolarov e palla tagliata dentro del serbo, su cui Schick arriva bene e di piatto insacca sul palo opposto. Poi il ceco lascerà comunque il campo per un problema al flessore della coscia destra, mentre la Roma al 20' reclama un rigore per tocco di Colley con un braccio su tiro di El Shaarawy, ma Irrati al Var dice ancora no. Al 27' l'eurogol di El Shaarawy: prima Audero lo contrae in corsa, poi il Faraone recupera palla, si gira e con un destro morbido a girare trova l'incrocio opposto, sull'ovazione generale dell'Olimpico. Poi fila via tutto senza grandi emozioni, fino alla fine, quando prima Olsen si distingue per una superparata su colpo di testa ravvicinato di Vieira e poi Defrel, con un pezzo di bravura, realizza il 3-1 (complice l'errore di Manolas e la marcatura lenta di Florenzi). Ma c'è ancora gloria anche per El Shaarawy, che in pieno recupero fissa il risultato finale sul 4-1, sfruttando una respinta sbagliata di Audero. Finisce così, con la Roma che riprende la sua corsa verso il quarto posto e la Sampdoria a interrogarsi sul perché di questa mini-crisi.

Andrea Pugliese

Fonte: Gazzetta dello Sport
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11/11/2018 20:09
 
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Serie A, Sassuolo-Lazio 1-1: Ferrari risponde a Parolo

Pareggio nella sfida per l'Europa tra i neroverdi e i biancocelesti: succede tutto nel primo tempo



La sfida dal sapore europeo del Mapei Stadium termina in pareggio. La Lazio guadagna un punticino sull’Inter, sconfitta a pranzo a Bergamo, mentre il Sassuolo si fa raggiungere dalla Roma, vittoriosa contro la Sampdoria. Gli ospiti sbloccano subito la partita: al 7’ Luis Alberto calcia dopo un bel cross di Immobile, Ferrari salva sulla linea ma Parolo ne approfitta e a porta vuota non sbaglia. Terzo gol in una settimana per il centrocampista azzurro. Il Sassuolo non si fa abbattere, reagisce e al 15’ pareggia con Ferrari, che sfrutta un bel traversone di Lirola e di testa batte Strakosha. La partita è piacevole, la squadra di De Zerbi ha in mano il pallino del gioco ma la Lazio è attenta nel compattarsi e ripartire. E al 29’ va vicinissima al nuovo vantaggio con una ripartenza di Luis Alberto che serve Immobile: il diagonale dal limite dell’area si stampa sul palo lontano. Nel finale di primo tempo gli ospiti alzano il baricentro e provano a giocare nella metà campo avversaria, ma si va negli spogliatoi sul punteggio di 1-1.

RIPRESA — A inizio ripresa la partita è spezzettata, con molti falli che interrompono il ritmo che aveva caratterizzato i primi 45 minuti. Inzaghi prova a dare la scossa inserendo Correa per uno stanco Luis Alberto. Il Sassuolo continua ad avere più possesso palla, ma la manovra non è incisiva. La Lazio, di contro, non riesce a creare il presupposto per tornare in vantaggio. Al 20’ Immobile spreca un clamoroso contropiede servendo Correa in fuorigioco: gran parata di Consigli, ma il gioco era fermo. I biancocelesti alzano il baricentro e De Zerbi sostituisce Sensi con Djuricic. Il Sassuolo torna pericoloso con Duncan, che calcia da fuori area ma non sorprende Strakosha, bravo a respingere. Doppio cambio in pochi minuti per Inzaghi: Lukaku e Berisha entrano al posto di Lulic e Lucas Leiva, mentre De Zerbi inserisce Rogerio per Adjapong. La partita rimane imprecisa e più “sporca” rispetto al primo tempo: il possesso del Sassuolo è sterile e la Lazio è poco cattiva in ripartenza. De Zerbi si gioca l’ultimo cambio inserendo Babacar al posto di Boateng. Nel finale il Sassuolo ci prova, ma non basta: finisce 1-1

Gasport

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11/11/2018 23:20
 
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Milan-Juve 0-2: gol di Mandzukic e CR7,
Higuain sbaglia un rigore e viene espulso

Nottataccia per il Pipita, che sbaglia un rigore sullo 0-1 e viene espulso nel finale.
Vittoria bianconera con un gol per tempo



La Juve replica al Napoli e mantiene le distanze: sbanca San Siro con Mandzukic e Cristiano. Il Milan che aveva avuto l'occasione di pareggiare con Higuain è battuto sul piano del risultato e del gioco, non della volontà. Nei rossoneri decimati dagli infortuni Gattuso sceglie la soluzione più semplice: Calhanoglu e Suso arretrano sugli esterni di centrocampo, Kessie-Bakayoko fanno diga in mezzo e con Higuain c'è Castillejo e non l'acciaccato Cutrone. Nella Juve invece la sorpresa è dietro: fuori il fischiatissimo Bonucci, dentro Benatia. Per Khedira c'è invece Bentancur. I rossoneri arrivano dai 90' di Siviglia, giocati ancora con le forze residue tra indisponibili e giocatori con necessità di turnover. Anche la Juve arriva dalla Champions con il Manchester ma ha tre motivi in più di vantaggio: le 24 ore in più di riposo, la rosa ben più attrezzata e la voglia di riscattare la sconfitta casalinga.

SUBITO MANZU — Così, qui a San Siro si presenta subito agguerrita, anche facilitata dai primi appoggi sbagliati di Bakayoko. Ronaldo è il primo che arriva al tiro, che inquadra più la Sud che la porta: fischi. All'8' però è già vantaggio Juve: cross dalla sinistra di Alex Sandro che trova sul secondo palo Mandzukic. Mario anticipa Rodriguez e inganna Donnarumma con il rimbalzo del pallone. Il Milan reagisce (all'inizio) più con il possesso palla che con occasioni vere: queste arrivano dopo con Suso, prima dalla distanza e poi con un azione personale palla al piede che arriva a servire Higuain in area. È l'altro episodio chiave del primo tempo: il controllo del Pipita è intercettato di mano da Benatia. Mazzoleni, con l'assistenza del Var, ordina il rigore. Higuain spiazza Kessie (rigorista rossonero che avrebbe voluto calciare) ma non Szczesny che devia sul palo.

CRISTIANO GOL — Nella ripresa c'è ancora Allegri in comando: Cristiano esercita Donnarumma, sulla punizione di Dybala è il palo esterno e non Gigio a salvare i rossoneri. La mossa di Rino è sostenere Higuain con Cutrone entrato al posto di Castillejo. La forza d'attacco resta però sbilanciata in favore dei bianconeri, che hanno l'uomo dei cinque Palloni d'Oro. Su un errore in disimpegno di Laxalt ne approfitta Cancelo, che in area conclude sul portiere, Cristiano si avventa sulla ribattuta e segna il raddoppio. La partita tra le squadre finisce qui, quella personale di Higuain no: su un fallo su Benatia rimedia il giallo e poi il rosso diretto, per una presa di posizione a muso duro con l'arbitro Mazzoleni. Il Pipita, nervosissimo, è scortato fuori dai compagni. Su San Siro cala il silenzio.

Alessandra Gozzini

Fonte: Gazzetta dello Sport
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