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Campionato di Calcio Serie A 2019 - 2020. Tutte le partite - Calendario - Commenti.

Ultimo Aggiornamento: 02/08/2020 23:36
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Ci pensa Mertens, il Napoli si riscatta anche in campionato.
Cagliari contestato



L'attaccante, con un destro a giro che sorprende Cragno, regala la vittoria a Gattuso e arriva a 120 gol con il Napoli.
Zona Europa più vicina. Per Maran un altro k.o.: nel 2020 non ha ancora vinto


Francesco Velluzzi

Le baruffe fanno meglio al Napoli che al Cagliari. Gattuso ieri ha cacciato e non convocato Allan, il Cagliari si lecca le ferite per la brutta settimana iniziata con il banale infortunio di Pavoletti fuori campo. Ma Ringhio fa il bis (0-1): dopo il successo di Milano in Coppa Italia (firmato Fabian Ruiz), fa il colpo anche alla Sardegna Arena grazie alla giocata straordinaria di Mertens che vede Cagliari e poi segna. Decimo gol ai rossoblù del belga. Il Napoli si iscrive alla corsa europea. Dice 33 e adesso attende la terza trasferta di fila a Brescia. Prima di ricevere il Barcellona per la notte stellare di Champions. Per il Cagliari è notte fonde. Non vince dal 2 dicembre. Da allora ha raccolto appena quattro punti. Qualcosa non funziona. Finisce male con la contestazione forte della curva. Ma la squadra è involuta. Non ha l'anima che aveva caratterizzato i 13 risultati utili consecutivi. Non è solo la seconda sconfitta consecutiva che preoccupa. Basta perdere Nainggolan, bussola indispensabile, per fornire una prova incolore in cui l'unico tiro pericoloso arriva al 39' del secondo tempo con il centrale difensivo Klavan. Impensabile ipotizzare un sogno europeo. Domenica i rossoblù vanno a Verona, poi ricevono la Roma. Non tira una buona aria, neppure per il tecnico Maran.

PRIMO TEMPO — Il Cagliari deve rinunciare a Nainggolan squalificato, ma Radja fa sempre rumore perché basta il suo arrivo in tribuna per scatenare telefonini e amanti del selfie. La squadra rimette (seconda volta) la maglia del centenario che non ha portato bene col Milan. La settimana burrascosa non ha prodotti effetti devastanti per Pavoletti che la Sud accoglie con uno striscione "Pavoletti ti aspettiamo". Mentre in Nord invitano i ragazzi di Maran a tirare fuori... il carattere. Si comincia con Pereiro come previsto accanto a Joao Pedro, ma anche col giovane polacco Walukiewicz. Maran non sceglie la difesa a tre come con Inter e Genoa, difende a quattro per fronteggiare il tridente del Napoli, ma sposta Pisacane a destra. Il guerriero dei Quartieri Spagnoli subisce qualche sgasata di Elmas, ma è efficace come centrocampista aggiunto. Il Napoli parte meglio, Joao Pedro parte peggio: si becca con Demme per un fallo che Doveri non gli fischia e si becca ingenuamente il giallo che lo porta in diffida. Il primo tiro rossoblù è di Simeone, fuori. Pereiro si presenta con un tiro a giro che Ospina controlla. Manolas manda di testa fuori. Il Cagliari consente troppi inserimenti agli azzurri che con Callejon chiamano Cragno alla deviazione in angolo. Walukiewicz spende il giallo e consegna una punizione dal limite a Mertens che calcia fuori. Le ultime due fiammate sono di Pereiro che fa tutto benissimo, ma ha la palla sul destro che non è il suo piede e di Elmas con Cragno attento. Ottimo intervento.

SECONDO TEMPO — Partenza con Pereiro che prova ancora il tiro senza fortuna. Ma il Napoli prende campo e consistenza con Elmas devastante e imprendibile. Zielinski da fuori costringe Cragno in angolo alla parata più bella della gara. Sul corner il polacco ritenta fuori. Gattuso capisce che deve osare e manda in campo anche Insigne per Demme, bene, ma stanco. Il risultato è che 4' dopo il Napoli passa. Hysaj serve Mertens a cui Walukiewicz concede spazio, ma la giocata del belga è da manuale. Conclusione splendida e decimo gol di Mertens al Cagliari. Altri cambi: Politano per Callejon, Maran rischia Paloschi per Pereiro e Mattiello per Walukiewicz. Pellegrini trova Ospina, Nandez (che stende Hysaj) il giallo che gli fa saltare Verona. La reazione del Cagliari non è forte, Maran butta dentro anche Birsa ma l'unico pericolo Ospina (bravo in angolo) lo corre su un tiro da fuori del centrale estone Klavan. Cagliari che non c'è più e la Nord fischia. Invita i rossoblù sotto la curva. Non vanno, Nandez rischia di perdere il controllo. Lo portano via.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Immobile e Milinkovic ribaltano l’Inter.
In scia alla Juve rimane la Lazio



Nerazzurri (ora a -3 dalla vetta) in vantaggio con Young ma rimontati nella ripresa.
La decide il serbo che aveva anche colpito una traversa


Carlo Angioni

La Lazio si veste da anti-Juve. Nella notte dell’Olimpico e della prima sfida scudetto è Inzaghi che fa festa davanti alle ambizioni da primato dell’Inter. I biancocelesti prima rincorrono e poi alla fine danno a Conte il secondo dispiacere stagionale in Serie A. La Lazio non perde dal 25 settembre (all’andata con i nerazzurri), la serie positiva si allunga a 19 partite. Stavolta il merito è di Ciro Immobile, che lo zampino ce lo mette sempre e si regala il gol numero 26 in Serie A per pareggiare il vantaggio interista di Young, e di Sergej Milinkovic, che timbra la rimonta e il 2-1 finale che dà la scossa alla classifica. La Juve si stacca e ora è a 57 punti, la Lazio sale a 56, mentre l’Inter resta a 54 e scivola al terzo posto, lasciando per la prima volta da inizio stagione le prime due posizioni.

SUBITO SHOW — La prima a farsi avanti è l’Inter, la Lazio però è subito pericolosissima. Al 4’ colpo di testa di Godin su angolo: all’Atletico era una specialità della casa, qui va alto. Cinque minuti dopo primo acuto biancoceleste: Milinkovic, a cui Barella concede forse troppo spazio (e così sarà per gran parte del primo tempo), avanza dalla trequarti e spara da fuori area. Padelli può solo guardare il pallone che centra la traversa. Al 17’ l’Inter mette il muso davanti: Luiz Felipe salva tutto su cross da due passi di Candreva, con Lautaro in agguato già pronto a infilare a due passi da Strakosha; dopo 2 minuti Brozovic si fa mezzo campo palla al piede e prima di entrare in area serve Lukaku, che spara su Strakosha e forse avrebbe potuto fare di più. La risposta della Lazio arriva immediata: al 22’ il fischiatissimo ex De Vrij intercetta in area su Marusic e allontana il pericolo, al 24’ Immobile lavora bene un pallone in area e serve Leiva, che spara alto.

DIFFERENZE — La squadra di Inzaghi ha un gioco più fluido: Luis Alberto, Leiva e Milinkovic si servono, si trovano. L’Inter fa più fatica in mezzo: se non riparte in velocità, trova poco spazio. Niente di nuovo, perché la mediana biancoceleste è la migliore del torneo e tutti sanno bene cosa fare. Ma proprio un blitz in velocità fa nascere il gol del vantaggio. Ed è come un lampo, al minuto 44: la ripartenza nerazzurra è un capolavoro, Young serve Candreva che spara da lontano, Strakosha respinge in mezzo all’area e l’inglese con un perfetto tap in anticipa Marusic e schiaccia il pallone in porta.

SI RICOMINCIA — Il secondo tempo inizia subito a giri altissimi. E dopo 5’ Immobile pareggia su rigore. Colpa della difesa dell’Inter, che non si fa trovare pronta sull’imbucata di Luis Felipe: Skriniar respinge malissimo nel corpo a corpo con Milinkovic, Padelli non è sicuro in uscita e quando la palla arriva al capocannoniere, De Vrij non può far altro che buttarlo giù. Tutto da rifare per l'Inter, che reagisce al 13’ con la Lu-La: Lautaro, spento come mai in questa stagione, gioca il primo pallone decente e serve benissimo Lukaku che tira ma trova la deviazione provvidenziale di Acerbi. Inzaghi prova ad accelerare con il doppio cambio: fuori Jony-Caicedo e dentro Lazzari-Correa. Conte aspetta e si limita a confermare lo scambio di fascia Godin-Skriniar. Al 20’ Young si ricorda i trascorsi d’attacco e in dribbling entra in area: Luiz Felipe è bravo e fortunato, l’intercetto va in pieno sul pallone. La Lazio non si ferma e al 24’ arriva il vantaggio: su azione di calcio d’angolo Brozovic salva sulla linea il tiro di Marusic, ma poi Milinkovic nel traffico riesce a bucare Padelli, che è coperto e si tuffa in ritardo.

IL FINALE — Al 32’ anche Conte gioca la doppia mossa: fuori Candreva e Brozovic (che non gradisce) e dentro Moses-Eriksen. Proprio il danese scalda subito le mani a Strakosha: l’azione continua e Lautaro segna, ma è in fuorigioco. La Lazio continua a spingere cercando il k.o., l’Inter ci prova in contropiede. L’occasione più grande ce l’ha tra i piedi Immobile al al 40’ ma il miracolo lo fa Padelli: Ciro è bravissimo in area a sfuggire a Godin e il vice Handanovic con la mano devia in angolo. Conte aggiunge anche Sanchez per l’assalto finale. C’è tempo per un brivido dalle parti di Strakosha, ma la difesa biancoceleste libera. L’Olimpico trattiene il fiato nei 5 minuti di recupero ma poi può esplodere. Sì, questa Lazio è da scudetto.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Segna sempre Rebic e il Milan va.
Toro, quinta sconfitta di fila



Il croato regala a Pioli il sesto posto in coabitazione con Verona e Parma.
Per Longo secondo k.o. in due uscite. Esordio in Serie A per Gabbia


Marco Pasotto

Se il Milan sarà quello visto con la Juve e il Toro quello dell'ultimo mese, si raccontavano i tifosi entrando allo stadio, difficilmente la partita resterà in bilico. Lo è stata, parzialmente, per una ventina di minuti della ripresa, quando i granata hanno preso metri al Diavolo, ma la realtà dei fatti dice che il Milan ha meritato questo successo, che avrebbe potuto essere ben più rotondo nel risultato. I rossoneri trovano tre punti vitali per restare aggrappati al treno dell'Europa League (la Champions dista sempre dieci lunghezze ed è meglio evitare di pensarci), mentre i granata inciampano nella quinta sconfitta di fila in campionato (più l'eliminazione in Coppa Italia, sempre a San Siro contro il Milan) e ora devono seriamente fare attenzione alle zone bollenti: il Genoa, terzultimo, è soltanto cinque punti più sotto. Pioli conferma il 4-2-3-1 delle ultime uscite, sistema che – come ha spiegato bene in vigilia – gli ha permesso una svolta non solo tattica, ma anche nell'approccio all'avversario. Il tecnico rossonero avrebbe voluto confermare in blocco l'undici che ha pareggiato con la Juve in Coppa Italia, ma il forfait dell'ultima ora di Calhanoglu (lesione muscolare che sarà valutata meglio nei prossimi giorni) lo ha costretto a un cambio nella zona nevralgica dell'attacco, dietro Ibrahimovic. E allora spazio a Paquetà, talento brasiliano ancora in attesa di esprimersi, che non partiva titolare da novembre. In casa granata Longo alla fine ha dovuto rinunciare a Verdi, alle prese con l'influenza da qualche giorno, mentre Edera – al debutto stagionale dal primo minuto - ha vinto il ballottaggio con Millico e si è piazzato accanto a Belotti dando forma a un 3-5-2 in cui i due attaccanti si sono parlati pochissimo. In difesa Bremer ha rilevato lo squalificato Izzo mentre in fascia si è rivisto titolare Ansaldi a due mesi dall'infortunio.

SPRINT — Il Milan ha iniziato la sfida come ormai sta diventando consuetudine: testa bassa, pressione alta, linee corte e avversario ingabbiato nella propria metà campo. L'unica differenza è stata nell'intensità, parzialmente calata rispetto alle esibizioni con Inter e Juve. Ma è stata comunque sufficiente, considerato l'approccio del Toro: leggero, svagato, non adeguato a un gruppo che, come ha ricordato bene l'allenatore, deve guardarsi seriamente le spalle. I granata hanno abbozzato qualche timida trama, ma si sono smarriti presto in mezzo a una selva di errori non solo sulla trequarti, ma anche in uscita. E lì sono stati dolori perché il tridente rossonero alle spalle di Ibra aspettava con ferocia. A dire la verità non è stata una prima frazione spumeggiante: sul taccuino resta un tiro di Ibra deviato quasi nella sua porta da Lyanco, un'ottima combinazione granata – l'unica dei primi 45 – Edera-De Silvestri-Berenguer, con lo spagnolo che spreca da posizione molto invitante, un sinistro di precisione di Paquetà che chiama alla deviazione complicata Sirigu, e infine il gol rossonero: Kessie e Castillejo portano via palla a Berenguer con molta decisione (cosa che porterà il Toro a protestare vivacemente con Fabbri), Paquetà lancia Castillejo, cross e l'ormai solito Rebic infila Sirigu. È il 25' e il Toro si sfalda ulteriormente, chiudendo il tempo in bambola pressoché totale, con errori imbarazzanti della linea difensiva. Nel Milan esce di scena Kjaer, infortunato, che viene rilevato da Gabbia (al debutto in campionato) e qui c'è un giallo: Musacchio, che si stava scaldando, non entra per un presunto problema a un polpaccio dell'ultimo secondo. E Pioli non la prende benissimo.

SECONDO TEMPO — Nella ripresa il Toro si è dato una registrata, non tanto tecnicamente (ancora parecchi gli errori), quanto nello spirito. E ha iniziato a rubare metri al Diavolo, soprattutto nei primi venti minuti, trovando varchi interessanti soprattutto a sinistra. Belotti, un fantasma nei primi 45, ha finalmente iniziato ad andare a prendersi palloni qualche metro più indietro, aprendo spazi e costringendo i rossoneri al fallo. Una discreta reazione rispetto al nulla quasi assoluto del primo tempo, ma non sufficiente a mandare davvero in apnea il Milan. Che per parecchi minuti ha smarrito certezze – un tasto su cui Pioli dovrà ancora lavorare parecchio – ma ha comunque avuto i palloni migliori per raddoppiare: uno con Ibra (piatto destro a pochi centimetri dal palo), due con Castillejo (la prima delle quali colossale) e una con Bonaventura. Longo a metà frazione ha tolto Edera per Zaza, ma il cambio non ha prodotto effetti. Serviva una scossa che non è arrivata, ma è una scossa che occorre a tutta la stagione, che così rischia di precipitare.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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SERIE A 2019/2020 24ª Giornata (5ª di Ritorno)

15/02/2020
Lecce - Spal 2-1
Bologna - Genoa 0-3
Atalanta - Roma 2-1
16/02/2020
Udinese - Verona 0-0
Juventus - Brescia 2-0
Sampdoria - Fiorentina 1-5
Sassuolo - Parma 0-1
Cagliari - Napoli 0-1
Lazio - Inter 2-1
17/02/2020
Milan - Torino 1-0

Classifica
1) Juventus punti 57;
2) Lazio punti 56;
3) Inter punti 54;
4) Atalanta punti 45;
5) Roma punti 39;
6) Verona, Parma e Milan punti 35;
9) Napoli e Bologna punti 33;
11) Cagliari punti 32;
12) Sassuolo punti 29;
13) Fiorentina punti 28;
14) Torino punti 27;
15) Udinese punti 26;
16) Lecce punti 25;
17) Sampdoria punti 23;
18) Genoa punti 22;
19) Brescia punti 16;
20) Spal punti 15.

(gazzetta.it)
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Insigne-Fabian Ruiz, il Napoli ribalta il Brescia e ora "vede" l'Europa

Buona prova degli azzurri, bravi a reagire dopo il gol di Chancellor.
Con 36 punti Gattuso entra in zona Europa League


Matteo Brega


Il Napoli batte il Brescia 2-1 con i gol di Insigne su rigore e di Ruiz. La squadra di Gattuso dormirà una notte da sesta solitaria, mentre il Brescia (in vantaggio con Chancellor) allunga a 10 le gare consecutive senza vittoria. Il Brescia con la necessità di muovere la classifica, il Napoli con l’esigenza di vincere per continuare la rincorsa all’Europa e coricarsi per una notte da sesti. Diego Lopez conferma le anticipazioni della vigilia e punta sul 4-4-1-1 con Balotelli unica punta sostenuto da Zmrhal. Il Napoli di Gattuso viaggia con il baricentro spostato in avanti visto il 4-3-3: tridente offensivo Mertens-Insigne-Politano.

ILLUSIONE BRESCIA — Dopo un minuto e mezzo Mertens tocca la traversa con un cross impreciso. Il Napoli organizza e crea al 10’ un tiro di Ruiz alto non troppo lontano dalla traversa. Ma al 27’ a passare in vantaggio è il Brescia a sorpresa. Calcio d’angolo di Tonali e Chancellor da solo stacca di testa in terzo tempo e porta in vantaggio la squadra di Lopez. Il primo tempo si chiude con un colpo di testa di Balotelli largo.

RIMONTA NAPOLI — Al 4’ della ripresa la partita cambia subito. Insigne calcia, Mateju la devia di mano, Orsato con il sostegno del Var concede il rigore che lo stesso Insigne realizza al 5’. Tutto in equilibrio nuovamente, con l’onda emotiva che spinge ora il Napoli. E con la colonna sonora di una parte della Nord bresciana che per qualche secondo canta “Lavali col fuoco” e per un periodo più lungo “napoletano Coronavirus”. Al 9’ il Napoli opera il sorpasso con il sinistro a giro di Ruiz. Una meraviglia dello spagnolo che, tutto libero al limite, ha il tempo di mirare e calciare. Ruiz prova con la fotocopiatrice al 14’, questa volta Joronen vola a deviare in angolo. Il Brescia scivola poco alla volta e al 19’ subisce anche il terzo gol, quello di Mertens: la fortuna di Lopez è che il belga parte da una posizione di fuorigioco. Il Brescia a metà ripresa cambia leggermente forma e passa al 4-5-1 con Skrabb a destra e Zmrhal a sinistra. Al 27’ Balotelli avrebbe la palla per pareggiare, ma ci arriva sbilanciato e con la falcata troppo ampia per centrare lo specchio. Al 35’ è ancora Mario a portare il pericolo dalle parti di Ospina con un sinistro dal limite che sfila sul fondo. Finisce così, con il Brescia che infila la seconda sconfitta consecutiva e il Napoli il terzo successo di fila compresa la Coppa Italia.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Entrare in Europa League e vincere la Coppa Italia darebbero un senso a questo campionato del Napoli! FORZA NAPOLI SEMPRE [SM=x611903]





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Miha in emergenza, Palacio lo salva al 91':
è pari tra Bologna e Udinese

Gli emiliani restano in zona Europa, bianconeri ancora tranquilli per quanto riguarda la salvezza


Matteo Dalla Vite


Epperò, con anche un discreto ma insistente caos organizzato là davanti, i mezzi miracoli succedono, nel senso che a un minuto dalla fine un pallone di Tomiyasu calciato di sinistro viene infilato da Palacio quando tutto pareva dire Udinese. Finisce pari, i friulani arrivano solo vicini alla prima vittoria in trasferta nel girone di ritorno non riuscendo quindi ad approfittare di una Sinisa-band ridotta all’osso, con dieci titolari fuori e con anche il portiere di riserva (Da Costa) che ha dovuto prendere il posto di Skorupski, svegliatosi influenzato. Per il Bologna è un puntaccio cercato e sacrosanto; per l’Udinese una bella occasione buttata sulla quale dovrà riflettere: affrontare e non battere una squadra che ha dieci giocatori fuori e tutti potenziali titolari, beh, sarà avventura che rimarrà scolpita nella roccia.

ANCORA OKAKA — Sinisa si è messo in panchina quaranta minuti prima della partita: anche questo è un segnale del suo percorso post trapianto. Ha guardato i Primavera allenarsi a parte e soprattutto i suoi ragazzi… contati, perché Skorupski ha dato forfait la mattina per sindrome influenzale lasciando la squadra in dieci contati più Da Costa (esordio stagionale in A). L’emergenza a casa-Bologna ha rischiato di fare la differenza, mentre dall’altra parte Gotti aveva tutti a disposizione tranne De Maio. L’inizio è bolognese ma Palacio (tiro fuori) e Orsolini (botta debole parata da Musso) non hanno la forza necessaria per rompere definitivamente il muro dell’Udinese, assemblato sul 5-3-2 e con Okaka e Lasagna davanti. I friulani ci provano con De Paul (tiro da fuori area parato da Da Costa) poi c’è un acuto di Skov Olsen (26’, tiro fuori di poco) e alla fine ci riesce Okaka: punizione battuta da De Paul, traiettoria perfetta, Bani e Mbaye non riescono a intervenire e l’ex sampdoriano la infila comoda di testa. Come all’andata. Il Bologna, insomma, si è spento dopo venti minuti di arrembaggio ma il gol preso non ha nulla a che fare con infortuni o emergenza: palla ferma e solite amnesie a difesa schierata per la ventunesima partita di fila in cui prende gol.

RESILIENZA — La ripresa vede soprattutto il Bologna che va vicino alla rete in due occasioni con Orsolini e registra un Mihajlovic alchimista: il tecnico serbo infila prima Baldursson (trequartista classe 2001 islandese al debutto) e poi Juwara cercando risorse e approntando una fase offensiva in cui tutto l’arsenale possibile è in campo, il caos organizzato appunto. Dai e ridai, l’Udinese gestisce la situazione, pensa di aver già tutto in pugno ma non ha fatto i calcoli con la resilienza sinisiana: Jajalo butta una palla e dona la ripartenza al Bologna, Tomiyasu crossa in mezzo e sbuca Palacio, gol dell’1-1 e certificato dal Var per un Bologna che – visto come si era messa – ha fatto mezzo miracolo a differenza di un’Udinese troppo sicura nei momenti in cui non doveva esserlo. Dopo l’occasione col Brescia, Gotti butta via un’altra forte opportunità mentre il Bologna dimostra incessante carattere e adesso se la vedrà contro Lazio e Juventus.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Juve, ci pensa sempre Ronaldo:
vittoria sofferta contro una bella Spal

Bianconeri sul 2-0 con CR7 e il bel gol di Ramsey, poi il rigore di Petagna accende il finale.
Chiellini in campo dal 1’


Luca Bianchin


Ferrara sarà patrimonio dell’Unesco, ma anche i campioni della Juve non scherzano. Sarri vince 2-1 a casa della Spal e allunga – più 4 sulla Lazio, più 6 sull’Inter – con due azioni costruite dai suoi piedi dolci. Il primo gol si sviluppa in orizzontale: cross di Cuadrado per la solita firma di Ronaldo. Il secondo è un verticale Dybala-Ramsey chiuso con uno scavetto del gallese su Berisha. Due azioni che sarebbero piaciute a tutti i Sarri del mondo, quello che a Napoli viveva di palleggio e quello che oggi cerca una sintesi tra il gioco e i campioni. La Juve non è stata la migliore e ha mostrato difetti noti – ritmo a volte lento, giocatori fermi – ma ha lanciato segnali di fumo. Ramsey, come col Brescia, è arrivato in area come si chiede a una mezzala: per Sarri, è fondamentale. E ancora: Cuadrado è stato prezioso da esterno alto, Dybala da falso 9 ha aiutato la circolazione e fatto la differenza, come mille altre volte. All’inizio della settimana della combo Lione-Inter è decisamente qualcosa, anche perché la difesa nel momento chiave ha concesso poco.

I GOL — L’azione del primo gol è stata bella, quella del secondo… migliore. L’1-0 è arrivato al 39’. Ramsey ha allungato per Cuadrado a destra, Reca si è distratto e a quel punto è stata questione di precisione: il Panita ha crossato al volo – perfetto – e Cionek ha violato il primo comandamento del suo piano-partita, “Non perderai mai di vista Ronaldo”. Cristiano lo ha bruciato, è piombato in area come sa e ha sfondato la porta: 1-0 Juve. Dopo 16 minuti del secondo tempo, ecco il secondo: Dybala, come scritto nel manuale del falso 9, si è allontanato dall’area e ha servito il taglio in area di Ramsey. Tocco sotto e palla in porta. La Spal ha accorciato otto minuti dopo su rigore, quando Missiroli ha anticipato Rugani in area generando un contatto che La Penna ha rivisto al monitor del Var, walkie talkie alla mano (il collegamento audio, evidentemente, non funzionava). Petagna non ha sbagliato.

CRISTIANO E CHIELLINI — Nel sabato di Carnevale, però, a Ferrara c’erano due personaggi più attesi della maschera di Dybala: Ronaldo e Chiellini. CR7 ha centrato il record che tutto il mondo Juve aspettava: ha segnato nella undicesima partita consecutiva, come Batistuta a metà anni Novanta e Quagliarella nella scorsa stagione. Record di Serie A eguagliato. Non solo, a cinque minuti dalla fine ha rischiato di tornare al gol su punizione: destro quasi perfetto sulla traversa. Chiellini invece è tornato dal primo minuto, ha giocato 54 minuti e la Juve, guarda caso, ha preso gol quando lui si è seduto in panchina. All’inizio ha sofferto Petagna, poi ha preso le misure e ora si può dire: contro l’Inter, domenica prossima, è probabile ci sia lui al centro della difesa. Anche il pubblico di Ferrara, quando è uscito, l’ha applaudito.

SPAL BELLA, MA… — La Spal non ha giocato male, affatto. A lungo aggressiva, corta, capace di palleggiare e arrivare più volte in zona Szczesny, soprattutto nel primo tempo. Minuto 3: stop e tiro di Petagna davanti a Chiellini in rodaggio. Minuto 22: tiro di Strefezza da destra controllato in qualche modo – sì, anche con fortuna – da Szczesny. Minuto 41: altro tiro di Petagna. I problemi, come spesso nelle partite “grandi contro piccole”, sono stati la concentrazione e la continuità ad alto livello. I campioni della Juve hanno fatto la differenza e nel secondo tempo la Spal non è quasi mai arrivata in zona 2-2. Per Di Biagio, sabato sera con una statistica inquietante: le ultime 18 squadre arrivate alla 25esima giornata con 15 punti non si sono salvate. Così il Carnevale, anche a Ferrara, non sembra una grande festa.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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E anche questa domenica restiamo primi in classifica...
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Stavolta al Milan non basta il solito Rebic.
La Fiorentina pareggia in 10 su rigore



Il croato sblocca, dopo il gol annullato a Ibra (fallo di mani),
ma in vantaggio di un uomo per l'espulsione di Dalbert i rossoneri si fanno raggiungere da Pulgar


Alessandra Gozzini

Uno a uno, un tempo per uno e un punto che aggiunge poco a entrambe: il Milan resta immerso nella battaglia per il sesto posto, la Fiorentina continua a navigare nella zona subito sopra quella dei pericoli. Il primo tempo è di marca rossonera. La squadra di Pioli (omaggiato dalla curva viola) ha un atteggiamento più intraprendente: non conclude abbastanza, per quanto tiene il pallone, ma va più vicino al vantaggio dei padroni di casa. Il gol lo trova anche, con Ibrahimovic, rete che però viene annullata perché iniziata con un tocco di braccio di Zlatan. L'azione con cui lo svedese fa fuori Dalbert, Pulgar e Caceres per poi concludere in diagonale alle spalle di Dragoswki resta uno show fino a se stesso, ma sempre uno show. Anche il primo pericolo era stato rossonero: dopo pochi minuti Castillejo è fermato da Dalbert un attimo prima della possibile battuta a rete. La Fiorentina risponde con Chiesa che ruba palla a Donnarumma ma perde il tempo immediato della conclusione: serve Castrovilli che però alza sopra la traversa. Controreplica Milan: colpo di testa del solito Rebic che esalta i riflessi del portiere viola. Fino al 35' e al gol annullato a Ibra succede pochissimo altro: nella Fiorentina Vlhaovic cerca giocate troppo personali, Castrovilli fa ammonire Calhanoglu ma trova poca collaborazione negli attaccanti, Duncan in mezzo è spaesato. Nel Milan propositivo c'è Bennacer che organizza, Castillejo e Rebic danno l'impressione di poter creare costantemente pericoli e Ibra davanti si sente. Il tocco di braccio con cui avvia l'azione del gol rende vano tutto il resto.

PARI VIOLA — Nel secondo tempo il gol rossonero arriva davvero e passano meno di dieci minuti: il solito Rebic al sesto gol nelle ultime sei di campionato, inquadra la porta e trova la deviazione di Pulgar decisiva per il vantaggio. Nel frattempo Pioli aveva perso l'infortunato Donnarumma: Begovic al suo posto avrà modo per farsi ammirare. Gli episodi incidono nella partita più che il bel gioco: Dalbert è prima ammonito per aver steso Ibrahimovic al limite dell'area e poi espulso dopo l'intervento del Var. Fiorentina in dieci ma non arresa: Cutrone entra al posto di Castrovilli, di dieci uomini in campo tre sono attaccanti. Vlahovic ci prova ma il suo tiro non inquadra la porta, poi è proprio Cutrone a conquistare il rigore del pareggio (fallo di Romagnoli). Pulgar, decisivo con la deviazione per il gol del vantaggio rossonero, si incarica della battuta e pareggia i conti. Nel finale la Fiorentina potrebbe anche raddoppiare: su Caceres è prontissimo Begovic e Vhlaovic alza il tap in. Per il Milan sarebbe stata una punizione immeritata.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Tris Lazio in casa Genoa. E Inzaghi resta in scia Juve

I biancocelesti restano a -1 dalla capolista grazie alle reti di Marusic, Immobile e Cataldi.
Per i rossoblù a segno Cassata e Criscito su rigore


Filippo Grimaldi


Applausi per tutti. La Lazio certifica il suo secondo posto con un successo da brividi (2-3 il finale) che nulla toglie alla grande prova di un Genoa in partita sino alla fine. Finisce nel modo più bello, con rossoblù e biancocelesti sotto gli applausi dei loro tifosi. Non si ferma neppure a Genova la corsa-scudetto della squadra di Simone Inzaghi, che grazie al successo sul campo di un Grifone coraggioso e sfortunato rimane a meno uno dalla Juventus capolista, celebra il ventesimo risultato utile consecutivo e festeggia la rete numero 27 di Immobile. Che, sessantuno anni dopo, eguaglia il record di gol dopo 25 giornate (27 centri sui 58 totali) stabilito da Antonio Angelillo nel 1958-59. Un successo rimasto però in bilico sino alla fine, dopochè l’1-3 di Cataldi su punizione a venti minuti dalla fine pareva avere chiuso la partita. La squadra di Nicola ha confermato i suoi netti progressi sul piano del gioco, ma ha sbattuto contro un avversario più cinico e con la consueta, notevole forza d’urto offensiva. Una Lazio che gioca a memoria, solida, con pochi punti deboli, che neppure lo stop in extremis di Acerbi (fastidio muscolare durante il riscaldamento), sostituito da Vavro al centro della difesa, è riuscito a scalfire.

IN CASSAFORTE — Bastano 102 secondi alla squadra di Simone Inzaghi per capitalizzare una triangolazione Caicedo-Marusic, che il montenegrino trasforma nel gol dello 0-1 aprendosi di forza un varco fra Soumaoro e Masiello. Il Genoa, con Schone recuperato in mediana e Favilli preferito a Pandev in attacco, fatica a trovare la profondità. Il danese si fa vedere su punizione (6’), ma Strakosha è attento, mentre Perin (14’) è decisivo chiudendo l’angolo alla sua destra su un affondo di Caicedo. Gara tosta, su ritmi alti, ma alla squadra di Nicola manca un po’ di buona sorte e di cinismo in più in attacco, che invece non difettano ai biancocelesti: troppa frenesia, ed i palloni si perdono, mentre Immobile e compagni gestiscono il vantaggio all’apparenza senza eccessivi patemi. E, quando vanno in affanno, li aiuta il destino: prima quando Leiva (già ammonito) è graziato da Maresca dopo avere steso Biraschi sulla corsia di destra e un minuto dopo quando Favilli (26’) colpisce di testa il palo alla sinistra del portiere laziale su una punizione di Schone.

AL CENTRO — La Lazio è tosta in mezzo dove Milinkovic, Leiva e Luis Aberto (che manca il bis in avvio di ripresa su assist di Immobile) mostrano i muscoli a un centrocampo rossoblù che schiera Schone e Behrami davanti alla difesa, con Ankersen a destra e Criscito a sinistra più avanzati. I biancocelesti schiacciano forte sull’acceleratore nel secondo tempo: un rimpallo (chiusura di Biraschi su Caicedo) offre a Immobile il pallone del raddoppio. Gara chiusa? Nient’affatto: Cassata s’inventa un gol splendido dal limite dell’area che riapre la gara, mentre l’ingresso di Pandev e Falque (al debutto) dà nuova energia ai rossoblù. Nicola passa al 3-4-2-1, con Sanabria attaccante più avanzato, ma non basta. Cataldi firma una rete pesante, ma un Genoa vivo e concreto va ancora a segno su rigore (in seguito a un consulto con la Var) con Criscito, dopo un tocco di mano di Lazzari (negativo il suo ingresso in campo) su tiro di Pandev. La Lazio ritorna così a casa con un successo pesantissimo. Parlare di scudetto solo ad aprile, come chiede Inzaghi? Difficile, di fronte a questi numeri.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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23/02/2020 23:55
 
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Fonseca cala il poker sul Lecce: la Roma riparte dopo tre sconfitte



Chiuso il periodo nero con il netto successo sui salentini firmato Under, Mkhitaryan, Dzeko e Kolarov.
I pugliesi venivano da tre vittorie consecutive


Andrea Pugliese

La seconda vittoria in quattro giorni, i 102 gol di Dzeko e la vena di un Mkhitaryan assolutamente decisivo. Sono le tre verità con cui la Roma spazza via il Lecce (4-0) e si gode una vittoria salutare, in una domenica surreale per il calcio italiano. Micki si esalta soprattutto nel primo tempo, Dzeko regala assist e gol e quando c'è da metterci una pezza in corsa ci pensa Smalling a blindare il sesto clean sheet giallorosso in campionato. Il Lecce invece cade dopo tre vittorie consecutive, ma senza i vari Farias, Falco, Babacar e Saponara davanti era davvero difficile rendersi pericolosi.

DOMINIO ROMANISTA — Fonseca rilancia Under e Mancini dal via, Liverani ha fuori quasi tutti gli attaccanti e si affida al solo Lapadula. Così a fare la partita è praticamente sempre la Roma, che alla fine del primo tempo chiuderà addirittura con un possesso palla del 63%. Mkhitaryan è in giornata, Under si è buttato via un po' di ruggine addosso e Dzeko è il solito grande regista offensivo. Nel Lecce, invece, Barak regala un po' d brio e dinamismo, ma poi c'è poco più, con Rossettini in grande difficoltà dietro e Petriccione che in mezzo perde una serie di palloni consecutiva. Ad aprire le danze per la Roma è Under (12') con un piattone in corsa sull'uscita di Vigorito, ma il gol è una piccola magia di Mkhitaryan, che prima porta via la palla proprio a Petriccione e poi serve con un tocco morbido il turco sulla corsa. E proprio Mkhitaryan segna anche il 2-0 al 37', sorprendendo Vigorito in uscita su una bella ripartenza orchestrata da Dzeko. Il Lecce invece deve aspettare addirittura 17 minuti prima di affacciarsi per la prima volta dalle parti di Pau Lopez, anche se poi qualche pericolo lo porta anche (decisivo un salvataggio di Smalling su Mayer, pronto a sfruttare. Un erroraccio di Bruno Peres in disimpegno). Ma più in generale è sempre la Roma a creare ed a presidiare l'area avversaria, anche se poi Pellegrini si divora due gol clamorosi e conferma di vivere un momentaccio. Teoricamente la Roma potrebbe andare al riposo anche con un risultato più ampio del 2-0, ma Dzeko e Under non riescono a capitalizzare al massimo le occasioni che gli capitano.

EDIN FORZA 102 — Nella ripresa Fonseca manda dentro prima Kluivert per lo stesso Pellegrini (indurimento flessore sinistro) e poi Perez per Under, con il Lecce che prende un po' di coraggio in più rispetto al primo tempo e prova a riaprire la partita. Il problema per Liverani è che manca di qualità offensiva e Lapadula non riesce mai a trovare la profondità, seppur giocando sempre sul filo del fuorigioco per attaccare gli spazi tra i due centrali romanisti. L'inserimento di Shakhov e poi anche di Tachtsidis ha proprio questo senso: aumentare peso offensivo e ragionare in verticale. Così al 22' la palla buona per riaprire i giochi ce l'ha Mancosu, ma la spreca al lato dal limite dell'area piccola. Peres inizia a spingere meglio che nel primo tempo, proprio mente Dzeko chiude i giochi e fa 3-0: Giacomelli prima annulla per fuorigioco, poi il Var lo corregge ed assegna la rete. Per il bosniaco è il gol numero 102 in giallorosso, al fianco di un pezzo di storia come Vincenzo Montella al sesto posto di sempre dei goleador giallorossi. Poi è Perez a sfiorare al volo il poker, mentre dall'altra parte Lapadula coglie in pieno il palo (ma il centravanti salentino pera in fuorigioco). Al 35' a segnare è invece ancora la Roma con Kolarov (sinistro in corsa), poi contestato dalla curva Sud. Finisce così, con la Roma che c'entra la seconda vittoria consecutiva e si prepara al ritorno di Gand di Europa League.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Le rimanenti partite della 25ª Giornata (6ª di Ritorno) Atalanta - Sassuolo, Torino - Parma, Verona - Cagliari e Inter - Sampdoria sono state rinviate a data da destinarsi a causa dell'emergenza "coronavirus" esplosa improvvisamente in Lombardia e Veneto nei giorni scorsi.
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SERIE A 2019/2020 25ª Giornata (6ª di Ritorno)

21/02/2020
Brescia - Napoli 1-2
22/02/2020
Bologna - Udinese 1-1
Spal - Juventus 1-2
Fiorentina - Milan 1-1
23/02/2020
Genoa - Lazio 2-3
Atalanta - Sassuolo (rinv.)
Torino - Parma (rinv.)
Verona - Cagliari (rinv.)
Roma - Lecce 4-0
Inter - Sampdoria (rinv.)

Classifica
1) Juventus punti 60;
2) Lazio punti 59;
3) Inter(*) punti 54;
4) Atalanta(*) punti 45;
5) Roma punti 42;
6) Napoli e Milan punti 36;
8) Verona(*) e Parma(*) punti 35;
10) Bologna punti 34;
11) Cagliari(*) punti 32;
12) Sassuolo(*) e Fiorentina punti 29;
14) Torino(*) e Udinese punti 27;
16) Lecce punti 25;
17) Sampdoria(*) punti 23;
18) Genoa punti 22;
19) Brescia punti 16;
20) Spal punti 15.

(*) = una partita in meno.
Atalanta - Sassuolo, Torino - Parma, Verona - Cagliari e Inter - Sampdoria
rinviate a data da destinarsi per l'emergenza "coronavirus".

(gazzetta.it)
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Luis Alberto e Correa piegano il Bologna:
ora la Lazio è davanti a tutti



I biancocelesti, ora a +2 sulla Juve, la chiudono nei primi 21’,
anche se nella ripresa soffrono la reazione degli emiliani,
cui vengono annullati due gol

Nicola Berardino

Dopo vent’anni la Lazio torna in testa alla classifica nel girone di ritorno: non accadeva dal 14 maggio 2000, 3-0 con la Reggina, nel giorno del secondo scudetto biancoceleste. In attesa dei vari recuperi d’alta classifica, la squadra di Inzaghi salta primo posto superando il Bologna. Il 2-0 impacchettato già a metà primo tempo grazie alle reti di Luis Alberto e Correa con un avvio di partita strepitoso per ritmo e spettacolarità blinda sino alla fine la prova dei biancocelesti, che poi vanno in evidente affanno contro gli emiliani. Soprattutto nel secondo tempo, il Bologna si rammarica per due gol annullati dopo il controllo Var e per un’ampia serie di occasioni con finalizzate.

IN TRE MINUTI 2-0 — Infortunati Acerbi, Lulic e Marusic, Inzaghi inserisce Luiz Felipe al centro della difesa e Lazzari sulla corsia di destra mentre conferma Jony sulla corsia di sinistra. In avanti, Correa dà il cambio a Caicedo. Mihajlovic, il grande ex festeggiato prima dell’inizio dai tifosi laziali sotto la Curva Nord, recupera sette elementi rispetto all’emergenza della precedente gara contro l’Udinese: Skorupski, Denswil, Soriano, Schouten in campo; Sansone, Medel e Santander cominciano dalla panchina. Al 3’, Correa sciupa una chance clamorosa: solo davanti al portiere, calcia fuori. La Lazio sfiora il vantaggio anche al 5’: punizione di Luis Alberto a lato. Avvio decisamente aggressivo da parte dei biancocelesti. Al 12’, su assist di Luis Alberto, va fuori di pochissimo un diagonale di Immobile. Quattro minuti dopo Skorupski prontissimo in uscita su Correa. Al 18’, la Lazio passa in vantaggio: una veloce combinazione fra Correa e Immobile innesca il destro vincente di Luis Alberto dai limiti dell’area. Primo gol nel 2020 per lo spagnolo. Il Bologna potrebbe pareggiare subito se Strakosha non si opponesse con una prodezza al tiro ravvicinato di Soriano. Biancocelesti a gran ritmo: arriva subito il raddoppio. Al 21’ da Luis Alberto sulla destra, la parabola dell’argentino si insacca con una deviazione di Danilo. Settima rete in campionato per l’ex Siviglia, che non segnava da tre mesi. Il Bologna tenta subito di riaprire la partita. Barrow e soprattutto Orsolini (di poco a lato) provano a impensierire Strakosha. Poi anche Schouten si proietta a rete. Emiliani all’attacco con continuità. La Lazio rischia su un traversone di Orsolini: Patric libera. Il primo tempo si conclude con il Bologna in avanti.

VANO ASSALTO DEL BOLOGNA — Il primo pericolo nella ripresa arriva nuovamente dai rossoblù: al 4’, sulla conclusione di Orsolini è reattivo Strakosha. Al 7’ il Bologna va a segno: ma il gol di Denswil viene annullato da Abisso dopo il passaggio dalla Var per un mani dello stesso difensore. Al 13’, Mihajlovic innesta Santander e Sansone al posto di Orsolini e Schouten per avere un assetto più offensivo. Subito dopo, sostituzione pure nella Lazio. Parolo subentra a Luis Alberto, alle prese con qualche acciacco: stading ovation dell’Olimpico per lo spagnolo. Al 17’ ripartenza di Immobile: lo scavetto del capocannoniere del campionato non inquadra però la porta. Al 22’, il Bologna esulta con Tomiyasu, ma anche questa volta il gol viene cancellato dopo il controllo Var (fuorigioco di Palacio). Al 26’, ultimo cambio nel Bologna: Skov Olsen per Danilo. Al 29’, Strakosha sventa in uscita su Palacio. Inzaghi fa entrare Cataldi al posto di Correa, spostando Milinkovic in avanti. Alla mezz’ora, gran botta dalla distanza di Immobile: para Skorupski. Bologna sempre più arrembante col passare dei minuti. Lazio in difficoltà. Parolo al 35’ si fa largo in area, ma Denswil devia. Al 39’, Caicedo rileva Immobile. I biancocelesti gestiscono il rush conclusivo di partita fortificando la fase di possesso. Dopo cinque minuti di recupero, il fischio finale: molti giocatori della Lazio stremati a terra prima di unirsi nell’abbraccio a centrocampo tra la grande festa dell’Olimpico per il primo posto appena raggiunto.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Al Napoli bastano Manolas e Di Lorenzo,
Gattuso liquida un Torino in difficoltà



Il colpo di testa del difensore greco apre l'anticipo del sabato sera, chiuso dall'inserimento del terzino.
Per i granata gol nel finale di Edera


Maurizio Nicita

Tre vittorie consecutive in campionato il Napoli non le aveva mai conquistate in questa stagione: la piccola impresa è di Rino Gattuso che nell'ultimo mese è riuscito a dare continuità di prestazioni a una squadra prima schizofrenica. E se nelle Coppe gli azzurri sanno trovare la concentrazione migliore, battere in sequenza Cagliari, Brescia (in trasferta) e ora il Torino significa aver trovato un assetto competitivo e ora un posto in Europa non è più una chimera. Longo perde la sua terza gara di fila con i granata passivi e mai vicini al risultato. A dimostrazione che non era la guida di Mazzarri il problema, ma il male del Toro è più profondo e pericoloso per la classifica.

ECCO IL GRECO — Il Napoli in avvio appare un po' distratto, anche se Gattuso cambia solo 4 uomini rispetto alla Champions. Il Toro invece parte a testa bassa, conquistando subito un angolo (su sforbiciata tentata da Belotti). E proprio a seguito di questa azione un'uscita fuori tempo di Ospina mette De Silvestri nelle condizione di battere a rete col portiere fuori causa: ma salva bene Manolas. Il greco diventa grande protagonista dopo che Sirigu respinge bene una bella conclusione di sinistro di Milik dal limite. Il giro palla del Napoli non è velocissimo ed ecco che in queste situazioni i calci piazzati diventano delle ottime occasioni. E così dopo 19' ecco dalla trequarti che Insigne pennella una splendida punizione che Manolas incoccia di testa con un perfetto terzo tempo che anticipa i difensori granata e fulmina Sirigu. Ora la partita si mette nei binari più consoni al Napoli, anche perché il Torino psicologicamente risente il colpo e per tutto il resto del tempo non si affaccia più dalle parti di Ospina, mentre gli azzurri giocano in scioltezza. Ansaldi, nel tentativo di evitare un fallo laterale, compie un maldestro retro passaggio che diventa un assist per Insigne: conclusione non all'altezza del capitano e Sirigu si salva. Il portiere si supera invece quando Lorenzinho mette all'angolino una precisa di testa di Milik. Nel Toro da segnalare solo l'ammonizione di Rincon e Zaza entrambi fallosi (l'attaccante anche nervoso) con l'arbitro Mariani che interviene anche con un certo ritardo.

RIPRESA — Non cambia il canovaccio. È sempre il Napoli a tenere il pallino del gioco e a rendersi pericoloso senza però trovare il raddoppio per imprecisione propria e per bravura di Sirigu. Anzi prima è bravo Nkoulou a contrastare una conclusione di Milik su bel lancio di Insigne. Poi c'è un gran numero in slalom di Lobotka che si presenta così al San Paolo, ma lo slovacco non trova la conclusione vincente. Un traversone di Ansaldi serve a Ospina per riscaldare i guanti, in sicurezza. Per il Toro da segnalare pure una sforbiciata di Zaza che sfiora la bandierina del corner e un sinistro fuori misura di Belotti. E così Sirigu, dopo aver salvato miracolosamente su Di Lorenzo lanciato a rete, capitola per la seconda volta ancora col terzino collega in Nazionale, abile a smarcarsi sul secondo palo su una stupenda imbeccata di Mertens. Nel finale, con un Napoli un po' rilassato, arriva il gol di Edera che segna di testa indisturbato (colpevole Fabian) su cross di Ansaldi. Ma non c'è pathos: gli azzurri controllano e chiudono il tris. Ora giovedì cercano la finale di Coppa Italia: basterà non perdere contro l'Inter.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Questa Atalanta è uno spettacolo:
vince 7-2 a Lecce con super Zapata!



Show delle stelle del Gasp: a segno anche Ilicic, Muriel e Malinovskyi.
Donati: autogol e destro da fuori, che perla di Saponara


Francesco Fontana

Spettacolare (come sempre), magari distratta (a volte capita), molto spesso vincente. E i tre punti conquistati a Lecce profumano tanto, tantissimo di Europa che conta: l'Atalanta passa 7-2 al Via del Mare. E oltre alla vittoria, si coccola uno Zapata monstre, tornato ai livelli - clamorosi - della prima parte di stagione. C'è lui in copertina, insieme alla sua tripletta (gol nel primo tempo, doppietta nel secondo). Del solito Ilicic il momentaneo 2-3, di Donati (sfortunato a beffare Gabriel con un goffo colpo di testa) il primo vantaggio nerazzurro. Lo stesso ex Inter si fa perdonare bucando Gollini poco prima dell'intervallo (bel destro dal limite dell'area), ma è di Saponara la perla - del pomeriggio e dell'illusione - che aveva riaperto il match dopo l'uno-due micidiale della Dea. Nel finale, esultano anche Muriel e Malinovskyi.

LE FORMAZIONI — Liverani sceglie un 4-3-2-1 con Saponara trequartista alle spalle della coppia Mancosu-Lapadula. A centrocampo spazio per Barak mezzala sinistra, Deiola in regia con Majer a destra. In difesa, davanti a Gabriel, ecco Donati, Lucioni, Rossettini e Calderoni. Dall'altra parte, Gasperini conferma l'undici provato nella rifinitura di ieri: senza gli infortunati Toloi, Sutalo e Djimsiti, in difesa c'è De Roon con Caldara e Palomino. Mediana con Hateboer (preferito a Castagne), Pasalic, Freuler e Gosens. Davanti i "titolarissimi" Gomez, Ilicic e Zapata.

DONATI, CROCE E DELIZIA — I nerazzurri viaggiano da soli fino al 29', quando Saponara con una rete "alla Del Piero" sigla il momentaneo 1-2. Prima, Gomez&Co dominano con il solito spartito: gioco uomo su uomo, possesso asfissiante e il jolly Pasalic (due assist) pronto a dare una mano al tridente. Il gol è nell'aria e, puntale, arriva al 17', seppur in modo rocambolesco: corner dalla sinistra di Ilicic, Donati beffa Gabriel con un colpo di testa imparabile. Passano 5' e Zapata - oggi con la solita gamba, quella dei momenti migliori - sovrasta Rossettini con un colpo di testa da bomber vero. Il match sembra chiuso, tuttavia il Lecce non molla e grazie a due gioielli lo riprende: al 29', da centrocampo, lancio di Deiola che pesca sulla sinistra Saponara, geniale con un destro a giro. L'Atalanta accusa il colpo e Donati si prende la personale rivincita: protagonista ancora Saponara, che sullo stesso out lavora un buon pallone. Scarico all'indietro per l'ex Inter, che con un rasoterra potente firma il 2-2 al 40'. C'è da divertirsi: partita finora bellissima.


DEA-GOL CON JOSIP E DUVÀN — Ripresa da copia-incolla rispetto al primo tempo, con la Dea che parte fortissimo e nel giro 17' chiude i conti. Come un tornado: al 2' Ilicic con una finta manda al bar mezzo Lecce prima di metterla dentro facile facile. Al 54' e al 62' tocca (ancora) a Duván: prima, lasciato solo da Lucioni, concretizza l'assist di Pasalic battendo Gabriel per il 2-4. Poi, questa volta servito dall'amico Josip, si porta a casa il pallone grazie a una spaccata posizionato sul secondo palo. Il resto della gara prosegue in scioltezza, l'avversario è incapace di reagire nonostante i cambi di Liverani. E c'è spazio pure per Muriel e Malinovskyi (dentro per Gomez e Ilicic), protagonisti del sesto e settimo centro. Con questi tre punti Gasperini sale a quota 48 in classifica (restando quarto da solo), il Lecce resta laggiù a 25, in zona-retrocessione. Nel prossimo turno (ulteriori ribaltoni di calendario permettendo) per la Dea c'è la Lazio, al Via del Mare arriva il Milan.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Doppio Kalinic, Kluivert e Mkhitaryan: la Roma va.
Cagliari, è crisi senza fine

I giallorossi trovano il secondo successo di fila dopo il 4-0 al Lecce e rimangono a -3 dall'Atalanta.
A Maran non bastano Joao Pedro e Pereiro: è l'undicesima partita di fila senza vittorie


Andrea Pugliese


Gol, errori, fughe e rimonte. Cagliari-Roma è un giostra itinerante, quasi come se si fosse in un luna park aperto fino a tarda notte. Non fosse altro perché il giostraio giallorosso è Nikola Kalinic (due gol e un assist), che non viveva una giornata di gloria da tempo immemore. Ma la Roma alla fine avrebbe potuto segnare anche di più, considerando i 19 tiri finali e le traverse di Under e Kluivert. Per il Cagliari, invece, continua la striscia senza vittorie (11), nonostante una ripresa in cui i sardi hanno provato a metterci tutto quel che avevano. Alla fine colloquio serrato tra i giocatori e i tifosi sardi, ma senza nessun tipo di frizione.

DOPPIO NIKOLA — Maran manda dentro a sorpresa l'ex Olsen per Cragno e Paloschi per Simeone, Fonseca invece deve rinunciare in extremis a Veretout e lancia dal via Villar. Lo spagnolo dimostra buona personalità, ma è un po' tutta la Roma a girare bene. Tanto che nei primi 13 minuti Olsen deve piazzare ben cinque parate decisive, tra cui anche una smanacciata su tiro di Under che si va a stampare sulla traversa. Il turco è indiavolato e dalla sua parte fa a fette Pellegrini, esattamente come Mkhitaryan quando entra in possesso di palla è difficile da contenere. A fare la partita è sempre la Roma, ma come spesso accade in questi casi a passare è la squadra che subisce. Così dopo un parata di Pau Lopez su Pellegrini, è Oliva a trovare in verticale Joao Pedro che insacca con un colpo da maestro (stop di coscia e pallonetto sul palo opposto). Neanche il tempo di festeggiare, però, che la Roma ha già pareggiato, con un assist involontario dello stesso Pellegrini per Kalinic, che insacca di testa a porta vuota. Per il croato è la fine di una maledizione che andava avanti da più di un anno, con l'ultimo gol ufficiale datato 16 gennaio 2019 (Atletico Madrid-Girona 3-3 in Coppa del Re). Ma siccome il Cagliari in Italia è la sua vittima preferita, ecco che Kalinic serve il bis al 41', quando con un tap in ravvicinato conclude l'ennesima iniziativa in velocità lanciata da Under e finalizzata da Mkhitaryan. Al contrario di quanto temeva Fonseca, la Roma sta bene sulle gambe e sembra non risentire per niente delle fatiche di Europa League a Gand. Il Cagliari, invece, soffre in mezzo al campo e non riesce quasi mai ad uscire palla al piede. Così un paio di volte prova a rendersi pericoloso alzando la palla e provando a scavalcare il centrocampo, ma i risultati sono approssimativi. In più Paloschi davanti gira spesso a vuoto e allora così è anche difficile costruire qualcosa di buono.

LUNA PARK — Ad inizio ripresa la Roma può chiudere la contesa su altra iniziativa di Under, ma il tiro di Kluivert si stampa sulla traversa. Poi Ionita spreca un'ottima occasione per il 2-2 e Nainggolan ci prova da fuori. Più in generale sembra un Cagliari più vivo ed aggressivo, ma proprio mentre i sardi provano a riaprire la partita arriva il colpo del k.o., con Kalinic che di testa fa scorrere palla per Kluivert nello spazio, con l'olandese che brucia Olsen in uscita (e lo svedese che si fa male alla spalla per un colpo subito da Pisacane). Allora Maran prova a cambiare qualcosa passando al 4-2-3-1, con gli inserimenti di Pereiro e Simeone. E la mossa funziona, visto che al 30' Pereiro recupera palla a metà campo, fa 20 metri palla al piede e con un piattone a girare brucia Pau Lopez sul palo lontano. Un gol da circoletto rosso, che rianima anche la Sardegna Arena. Anche questa volta però le speranze del Cagliari durano poco, perché cinque minuti più tardi la Roma passa ancora con Mkhitaryan, che sfiora la punizione e finisce alle spalle di Olsen. Non è finita, però, sembra di stare ad un luna park: braccio di Smalling, la Var richiama Di Bello che non aveva visto un rigore clamoroso, tira Joao Pedro ma Pau Lopez respinge, con il brasiliano che però insacca di testa sulla respinta. Allora l'ultima carta di Maran è Ragatzu. Il finale è una battaglia, con Kalinic e Pisacane che litigano anche per le ruggini dell'andata (il famoso gol annullato al croato per fallo sul difensore rossoblù). Poi arriva il fischio finale: fa festa la Roma, per il Cagliari ora sono 11 partite senza vittorie.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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SERIE A 2019/2020 26ª Giornata (7ª di Ritorno)

29/02/2020
Lazio - Bologna 2-0
Udinese - Fiorentina (rinv.)
Napoli - Torino 2-1
01/03/2020
Milan - Genoa (rinv.)
Lecce - Atalanta 2-7
Parma - Spal (rinv.)
Sassuolo - Brescia (rinv.)
Cagliari - Roma 3-4
Juventus - Inter (rinv.)
02/03/2020
Sampdoria - Verona (rinv.)

Classifica
1) Lazio punti 62;
2) Juventus(*) punti 60;
3) Inter(**) punti 54;
4) Atalanta(*) punti 48;
5) Roma punti 45;
6) Napoli punti 39;
7) Milan((*) punti 36;
8) Verona(**) e Parma(**) punti 35;
10) Bologna punti 34;
11) Cagliari(*) punti 32;
12) Sassuolo(**) e Fiorentina(*) punti 29;
14) Udinese(*) e Torino(*) punti 27;
16) Lecce punti 25;
17) Sampdoria(**) punti 23;
18) Genoa(*) punti 22;
19) Brescia(*) punti 16;
20) Spal(*) punti 15.

(*) = una partita in meno;
(**) = due partite in meno
Atalanta - Sassuolo, Torino - Parma, Verona - Cagliari e Inter - Sampdoria
della 25ª giornata rinviate a data da destinarsi per l'emergenza "coronavirus";
Udinese - Fiorentina, Milan - Genoa, Parma - Spal, Sassuolo - Brescia,
Juventus - Inter e Sampdoria - Verona della 26ª giornata probabilmente rinviate al
13 maggio per l'emergenza "coronavirus".

(gazzetta.it)
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Colpo Spal a Parma: decide un rigore di Petagna al 70’

Gara cominciata con 75’ di ritardo per la querelle Governo-Figc-Lega.
Primo tempo blando e senza emozioni, ripresa più movimentata


Andrea Schianchi


Se affrontasse sempre il Parma, la Spal sarebbe da scudetto, altro che ultima il classifica. La squadra di Di Biagio porta via una vittoria (strameritata) dal Tardini, e questo è il quarto successo dei ferraresi contro i gialloblù in quattro incontri di Serie A. Decide un calcio di rigore di Petagna (netto fallo di Bruno Alves su Valoti al 22’ del secondo tempo). Il Parma non ha energie per reagire e si aggrappa a soluzioni individuali che non portano da nessuna parte. Deludono soprattutto Gervinho e Kulusevski, e la difesa, di solito molto attenta, appare invece piuttosto disordinata e in balìa dei saggi movimenti di Petagna e degli inserimenti di Valoti.

CLIMA SURREALE — La partita comincia in un clima surreale alle ore 13.45 dopo il ritardo di un’ora e un quarto imposto poiché si doveva decidere se giocare o meno. Il Parma non ha Kucka, perso all’ultimo momento per infortunio, e schiera Grassi al suo posto. In attacco il tridente che fa sognare: Kulusevski, Cornelius e Gervinho. Di Biagio disegna la Spal secondo un prudente 4-2-3-1: ai mediano Valdifiori e Missiroli si affiancano in ripiegamento gli esterni Murgia (a destra) e Fares (a sinistra), mentre Valoti si occupa di disturbare l’inizio della manovra avversaria. Il piano riesce perché il Parma è imbrigliato e non produce nulla tranne un’azione che porta Gagliolo al tiro in diagonale fuori di poco. È poi lo stesso Gagliolo, poco dopo, a chiudere a Petagna lo specchio per la conclusione.

RIPRESA — Nella ripresa, dopo un tentativo di Kulusevski, è la Spal ad alzare il baricentro e a rendersi pericolosa dalle parti di Colombi. Un primo intervento del Var per un contatto tra Valoti e Iacoponi, ma lo spallino era in fuorigioco. Poi il fallo di Bruno Alves sempre su Valoti e la trasformazione dal dischetto di Petagna. È il 25’ del secondo tempo, il Parma avrebbe il margine per recuperare ma non riesce a imbastire una manovra che sia degna di tale nome. Gervinho fallisce da pochi passi una conclusione di testa e a nulla servono gli ingressi di Caprari, Karamoh e Siligardi. La Spal si rintana e protegge il vantaggio. Adesso la corsa salvezza, pur sempre molto complicata, poggia su basi un po’ più solide.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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