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Campionato di Calcio Serie A 2019 - 2020. Tutte le partite - Calendario - Commenti.

Ultimo Aggiornamento: 02/08/2020 23:36
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È Cornelius l'incubo del Genoa:
altra tripletta, il Parma vola al settimo posto

Come nel girone d'andata, il danese segna 3 gol ai rossoblù.
Sepe para un rigore a Criscito, che uscirà infortunato.
Iago accorcia, Kulusevski sigilla il 4-1


Stefano Cantalupi


Dovesse restare in Serie A, il Genoa farà bene a presentare una mega-offerta al Parma per Cornelius: tra andata e ritorno, il danese in questo campionato ha segnato addirittura 6 gol ai rossoblù, su 11 totali. Due triplette: quella di stasera consente al Parma di sbancare il Ferraris (4-1) e conquistare tre punti che tengono quanto mai vivo l'obiettivo Europa. Verona scavalcato, Milan raggiunto e settima poltrona della classifica, quella con la finestra sulle coppe. Nicola, invece, non si scrolla di dosso la compagnia del Lecce terz'ultimo.

SEPE RE DEI RIGORI — I deja-vù a Genova non riguardano solo Cornelius. Per la seconda volta in tre giorni Iacoponi commette fallo da rigore, per la seconda volta in tre giorni Sepe rimedia. Stavolta la deviazione del portiere frustra la battuta dello specialista Criscito (che uscirà infortunato nella ripresa, altro guaio), mandando il pallone sul palo. Episodio importante, certo, ma all'interno di un primo tempo stra-dominato dal Parma: Kulusevski va via da tutte le parti, Gervinho non è straripante ma crea sempre scompiglio, Hernani sfrutta con un bell'assist la chance da titolare.

IAGO E KULUSEVSKI — Il rebus irrisolvibile per il Genoa, però, è un Cornelius in stato di grazia, che sovrasta soprattutto l'incerto Romero e trova Perin in serata tutt'altro che perfetta. L'1-0 del danese nasce da un buon posizionamento in area, il raddoppio da un gran controllo volante con immediato sinistro in diagonale. Il tris, ispirato da un cross di Laurini, arriva con una perfetta torsione di testa. Iago Falque, entrato dopo l'intervallo, si prende quanto meno la soddisfazione di trasformare il secondo rigore concesso alla squadra di Nicola. Ma prima della fine arriva il poker, meritatissimo, di Kulusevski, che scarica in porta un sinistro potente. Notte fonda sul Genoa. E il tempo per rialzarsi è poco: sabato a Brescia c'è già una sfida-verità.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Belotti timbra, Sirigu conserva:
prima gioia per Longo, risale il Toro

Il decimo gol in campionato del Gallo e le parate del
portiere regalano una vittoria fondamentale ai granata.
Friulani poco concreti



Il Toro, a prescindere dalla guida tecnica, ha due enormi certezze: i gol di Andrea Belotti e le parate di Salvatore Sirigu. Così non ci si deve stupire se l’1-0 con cui i granata battono l’Udinese regalando la prima gioia a Moreno Longo, porta la firma dei due migliori giocatori del Torino. Il Gallo sfrutta un bell’assist di Simone Edera, la vera scommessa di Longo, per segnare il gol numero 10 in campionato, agevolato anche da Juan Musso, per una volta non impeccabile nell’intervento sul sinistro del centravanti. E il portiere è decisivo in almeno due occasioni, sul destro da fuori di Fofana e sul colpo di testa di De Maio. L’Udinese non ha demeritato, ma si è confermata squadra migliore nel concedere poco all’avversario che nel costruire palle-gol, anche per una certa sterilità delle punte.

LA PARTITA — È stata migliore nel primo tempo, con l’Udinese che poteva segnare con Nestorovski in avvio ma si è ritrovata sotto al primo tentativo pericoloso del Torino. Le parate di Sirigu hanno blindato il risultato all’intervallo, mentre nella ripresa la squadra di Longo ha concesso pochissimo, conquistando tre punti che danno una bella sistemata alla classifica, con il margine sulla zona-pericolo che sale a sei punti anche per le sconfitte di Genoa e Lecce.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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L’Inter si butta via:
incredibile 3-3 col Sassuolo!
Ora lo scudetto è più lontano

Partita incredibile al Meazza: nerazzurri sotto, poi avanti 2-1 incassano per due volte il pareggio.
A segno Caputo, Lukaku (rigore), Biraghi, Berardi (penalty), Borja e Magnani.
Juve lontana 8 punti


Vincenzo D’Angelo

Emozioni, gol, errori e rimpianti. In sintesi, ecco Inter-Sassuolo. Spettacolare per il 3-3 finale, ma anche ricca di contraddizioni, di distrazioni e ingenuità. Con il Sassuolo che passa subito, ha in mano la gara per 40’ ma poi si addormenta, ritrovandosi all’intervallo sotto di un gol. E poi con l’Inter che trova l’ultimo vantaggio a 4’ dalla fine e non riesce a portare a casa tre punti, palesando limiti mentali prima ancora che tecnici. E adesso sarà davvero difficile per Conte continuare a credere che tutto può succedere…

SCATTO E CONTROSORPASSO — Per l’Inter è un inizio shock, forse dovuto anche ai cinque volti nuovi dal 1’ e all’ossatura centrale rivoluzionata, con Borja dentro per Barella, Ranocchia per De Vrij e Sanchez per Lautaro. Al 4’ gli emiliani sono già avanti: l’ispiratissimo Djuricic si trova una prateria davanti e con l’esterno pesca in area Caputo che tutto solo batte Handanovic in diagonale per il vantaggio del Sassuolo. E i nerazzurri accusano il colpo, palesando un certo disordine organizzativo. Berardi per due volte in 10’ entra in area in uno contro uno ma Bastoni riesce a murarlo. La reazione dell’Inter è timida: colpo di testa di Sanchez (12’) di poco a lato su cross di Biraghi. Fino al 40’ è un’Inter in balia degli eventi, che fa fatica a costruire e che lascia al Sassuolo la possibilità di arrivare a ridosso dell’area con troppa facilità. Poi il classico episodio che cambia la sfida: un ingenuo Boga mette giù Skriniar in area, cercando di rinviare il pallone: rigore che Lukaku trasforma (41’) spiazzando Consigli, per il 25 centro personale in stagione. Ma non è finita: mentre le squadre sembrano aspettare l’intervallo, ecco che l’Inter trova la fiammata vincente. Percussione centrale Biraghi-Sanchez, palla che carambola ancora sul terzino che da due passi colpisce forte dal basso verso l’alto, bucando ancora Consigli. Inter avanti al riposo, quasi senza accorgersene.

GAGLIA, CHE ERRORE — Inter più aggressiva a inizio ripresa: Biraghi (3’) impegna su punizione consigli, che poi è bravo ad alzare in angolo anche un destro da fuori di Gagliardini (5’). Ma è clamoroso quello che Gagliardini combina al 18’, quando a porta vuota (dopo spunto del neoentrato Lautaro e sinistro potente di Lukaku respinto) spara sulla traversa da dentro l’area piccola. Intanto Conte richiama Eriksen (prova opaca stavolta) per Agoume, cercando di portare forze fresca in mediana, che torna a cinque. Poi alla mezz’ora cambia entrambe le fasce, come successo con la Samp.

ALTALENA DI GOL — Un cambio che incide… in negativo e in positivo. Nel primo caso per colpa di Young che nel giro di tre minuti prima rischia il rigore (tocco in area di mano) e poi lo regala mettendo giù in area Muldur: un’ingenuità identica per dinamica al penalty concesso su Skriniar. Berardi (36’) dal dischetto fulmina Handanovic. Ma 5’ minuti dopo sempre Young si procura una punizione laterale che batte l’altro subentrato Candreva: pallone dolce sul secondo palo dove Borja Valero approfitta della dormita di Defrel e tutto solo a mezzo metro dalla porta trasforma in oro. Finita? Macché. Candreva si divora il 4-2, poi al 43’ Handa salva su Muldur con un bel riflesso, ma sugli sviluppi dell’angolo di Djuricic, su controcross rasoterra, Magnani in mischia timbra il 3-3. Nel recupero Skriniar trova il tempo per il secondo giallo che gli costerà la squalifica. Ma il rammarico più grande per Conte è stato perdere una vittoria ormai in pugno. Se non è un addio ai sogni di gloria poco ci manca: “per vincere bisogna ammazzare l’avversario” aveva detto appena tre giorni fa il tecnico dopo la Samp. Una lezione che la squadra non sembra ancora aver imparato.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Dzeko ribalta la Samp con due magie:
la Roma resta in corsa per la Champions



Sotto per il gol di Gabbiadini, i giallorossi nella ripresa trovano la forza per vincere in rimonta:
l'Atalanta quarta resta a 6 punti


Marco Guidi

Pur soffrendo e sbagliando parecchio, la Roma la sfanga e resta in corsa per un posto nella prossima Champions League. Il merito è soprattutto di Edin Dzeko, che con una doppietta d'autore ribalta la Samp e regala tre punti pieni di speranza. Certo, l'Atalanta resta lontana a +6, ma fermarsi oggi per i giallorossi sarebbe stata una mezza sentenza. Fonseca sceglie a sorpresa Ibanez in coppia con Smalling dietro, rilancia Diawara in mediana e rispolvera pure Pastore in un inedito trio con Carles Perez e Mkhitaryan alle spalle di Dzeko. Ranieri si presenta molto coperto, con Gabbiadini unica punta e le linee di difesa e mediana molto vicine. Il rischio è che l'attaccante resti solo, ma da Jankto a Linetty, Depaoli e Thorsby, i centrocampisti sono abili a lanciarsi in avanti di volta in volta.

AUDERO SHOW, POI DIAWARA... — L'inizio partita, a dirla tutta, è decisamente di marca giallorossa. Audero si esalta su Dzeko al 3' (volo sull'incornata di testa del bosniaco) e al 6' (deviazione miracolosa sul sinistro a tu per tu), poi chiude lo specchio a Pastore al 10' (che bella la serpentina dell'argentino, prima del tiro sul primo palo). Tre occasioni nitide, ma il calcio ha le sue leggi: se sbagli, paghi. E infatti all'11' passa a sorpresa la Samp. Diawara la combina grossa con un retropassaggio sciagurato, Gabbiadini salta anche Mirante e non perdona. La Roma incassa il colpo e rischia ancora sul sinistro al volo sempre di Gabbiadini, poi al 19' Augello prova a restituire il favore appoggiando a Mkhitaryan a centro area doriana, ma Audero è ancora pronto a bloccare il tiro secco dell'armeno in due tempi.

VERETOUT, CHE PECCATO — A San Siro la Samp faticava a proporsi, a Roma invece trova spazi per far male a volontà. Una mano gliela dà di nuovo Diawara al 28', perdendo un pallone sanguinoso ai 30 metri e lasciando strada spianata a Jankto: il destro del ceco è toccato da Mirante sul palo. Brivido. Tre minuti dopo, Veretout realizza un gol da cineteca. Esultanza giallorossa, ma il Var gela il centrocampista francese: prima della sua splendida conclusione, c'è un tocco galeotto col braccio di Carles Perez sul rinvio di Yoshida. Subito dopo è Mirante a fermare l'incursione di Depaoli.

RIPRESA — Mkhitaryan al volo col sinistro sfiora il palo al 49', ma la Samp non sta a guardare e in contropiede Jankto, servito da Depaoli, impegna Mirante in tuffo. La Roma non carbura, Fonseca prova a svegliarla con i cambi all'ora di gioco: dentro Zappacosta, Cristante e Pellegrini, fuori Peres, Diawara e Pastore. Ranieri risponde con Leris per uno stanchissimo Jankto (tra i migliori) e Bonazzoli per Gabbiadini. La girandola di sostituzioni giova però più ai padroni di casa e al 64' è proprio un neo entrato, Pellegrini, a pennellare un assist perfetto per il sinistro al volo di Dzeko: stavolta Audero non può nulla. Il pari dà vigore alla Roma, Kolarov va subito vicino al sorpasso con il sinistro da fuori. La Samp è tramortita e a tenerla in piedi è ancora una volta Audero al 68', deviando sul palo con la punta delle dita la punizione del solito Kolarov.

SEMPRE DZEKO — Entrano anche Under da una parte e Ramirez dall'altra. Poi pure Kalinic. Ma il nome da tenere in mente è sempre uno a Roma: Edin Dzeko. All'85' il lungo rinvio di Cristante è trasformato in oro dal centravanti bosniaco, che ancora al volo, ma stavolta col destro, fredda il povero Audero. L'assalto blucerchiato nel finale è infruttuoso. Per la Roma sono tre punti di speranza, per la Samp la corsa alla salvezza resta ancora lunga.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Atalanta, rimonta da vera Dea: la Lazio crolla e la Juve scappa a +4

Biancocelesti sul 2-0 con l’autorete di De Roon e Milinkovic,
reazione pazzesca dei bergamaschi con Gosens, Malinovskyi e Palomino


Francesco Fontana


La sfida più attesa, per mille motivi. Per una classifica da Champions e scudetto, ma anche per una rivalità nata dopo la finale di Coppa Italia dell’anno scorso. La vinse la Lazio (tra le polemiche), questa sera esulta l’Atalanta nel deserto del Gewiss Stadium: finisce 3-2 con Gosens, Malinovskyi e Palomino che annullano l’autogol di De Roon e la perla di Milinkovic-Savic. Così la Dea “vede” l’Inter restando quarta (a +6 sulla Roma, che pareggia contro la Sampdoria), la Lazio perde parecchio terreno in ottica tricolore.

GASP E INZAGHI: LE SCELTE — Due i dubbi della vigilia in casa Atalanta, vinti - guarda caso - da Palomino e Malinovskyi su Caldara e Ilicic (non al top per una leggera distorsione accusata prima del Sassuolo). L’ucraino si sistema sulla trequarti con Gomez alle spalle dell’unica punta Zapata. Per il resto è tutto confermato con Gollini in porta, Toloi e Djimsiti dietro, centrocampo completato da Hateboer, Freuler (Pasalic out per squalifica) e Gosens, strepitoso contro il Sassuolo (come oggi). Dall’altra parte Inzaghi, che rinuncia agli infortunati Lucas Leiva, Luiz Felipe, Marusic e Lulic, lancia là davanti la coppia Correa-Immobile con Milinkovic-Savic, Cataldi e Luis Alberto a supporto. Poi spazio a Lazzari e Jony sugli out. In difesa, davanti a Strakosha, ecco Patric, Acerbi e Radu. Arbitra Orsato di Schio.

CHE LAZIO, GOSENS GOL — Si parte con uno spavento per la Lazio (Zapata al 5’ sbaglia un rigore in movimento), poi i biancocelesti passano: discesa di Lazzari sulla destra, cross in mezzo e De Roon buca Gollini segnando il più classico degli autogol. L’Atalanta prova a reagire e guadagna campo, tuttavia si scopre con la Lazio che riparte in contropiede e non a caso, all’11’, arriva il raddoppio con Milinkovic-Savic, strepitoso a battere con un destro potente e preciso da fuori area. Applausi. La Dea non molla e ci prova (Gomez e Zapata vicini al gol nella stessa occasione al 28’), ma sono i biancocelesti a sfiorarlo veramente: Immobile accarezza il palo con un destro a giro, al 29’ ancora Ciro va a un passo dal tris. Inzaghi si dispera, Malinovskyi impegna Strakosha dalla distanza e Gosens riapre tutto al 38’ con un’inzuccata da bomber “frustrando” un cross di Hateboer. Si va negli spogliatoi con la Lazio avanti per 2-1, ma l’Atalanta è viva. Eccome…

ATALANTA INFINITA — E nella ripresa – pronti-via – ha una doppia chance con Freuler e Djimsiti. Il pallino resta in mano ai ragazzi di Gasperini, la Lazio cerca di gestire, “ammortizzare” i colpi dell’avversario e a far male, come nel primo tempo, ripartendo. Anche se l’avversario sembra più corto e stretto, così gli spazi diminuiscono. Aumenta il ritmo di un’Atalanta che decide di andare fortissimo… nel segno di Malinovskyi: suo il gol del 2-2 con una legnata paurosa al 66’. È il pareggio di chi non ha mai mollato, sognando addirittura un sorpasso che arriva 14’ dopo: premiato lo stacco di Palomino, che di testa sigla un clamoroso 3-2 approfittando delle gravi incertezze di Strakosha in uscita e Caicedo in marcatura. Finisce così: vince chi ci ha creduto di più e che ora non si pone limiti. Questa Atalanta è veramente infinita…

Fonte: Gazzetta dello Sport
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SERIE A 2019/2020 27ª Giornata (8ª di Ritorno)

22/06/2020
Fiorentina - Brescioa 1-1
Lecce - Milan 1-4
Bologna - Juventus 0-2
23/06/2020
Spal - Cagliari 0-1
Verona - Napoli 0-2
Genoa - Parma 1-4
Torino - Udinese 1-0
24/06/2020
Inter - Sassuolo 3-3
Atalanta - Lazio 3-2
Roma - Sampdoria 2-1

Classifica
1) Juventus punti 66;
2) Lazio punti 62;
3) Inter punti 58;
4) Atalanta punti 54;
5) Roma punti 48;
6) Napoli punti 42;
7) Parma e Milan punti 39;
9) Verona punti 38;
10) Cagliari punti 35;
11) Bologna punti 34;
12) Sassuolo punti 33;
13) Fiorentina e Torino punti 31;
15) Udinese punti 28;
16) Sampdoria punti 26;
17) Genoa e Lecce punti 25;
19) Spal punti 18;
20) Brescia punti 17.

(gazzetta.it)
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"Dygualdo" e De Ligt: la Juve fa poker al Lecce e vola a +7

Salentini in dieci per un'ora: espulso Lucioni.
Dybala, Ronaldo, Higuain e l'olandese trovano tutti i gol nella ripresa e
allargano momentaneamente il divario sulla seconda in classifica


Matteo Pierelli


Un inizio con la testa altrove, come spesso accade contro le “piccole”. Poi l'espulsione di Lucioni alla mezzora del primo tempo semplifica tutto e la Juve si fa una passeggiata di salute, asfaltando il Lecce grazie al “Dygualdo”: gioiello di Dybala (al 53’), rigore di Ronaldo (62’) e sigillo di Higuain (84’), prima che anche De Ligt (85’) partecipi alla festa. Ad aprire la partita è un autentico gioiello dell'argentino più giovane: il sinistro che finisce all'incrocio è un pezzo di bravura sopraffina, che di fatto manda al tappeto un Lecce che fino a quando è stato in parità numerica ha giocato meglio dei bianconeri. E così, la squadra di Sarri, almeno per una notte, va a più sette sulla Lazio, che era l’unico obiettivo di una Signora che in campionato ha arpionato il quinto successo consecutivo.

INIZIO STENTATO — Nel primo quarto d'ora Lecce padrone del gioco. La squadra di Liverani fa girare meglio la palla nella metà campo avversaria e dopo cinque minuti va vicina al gol: Mancosu per Rispoli che spreca tutto con una conclusione alle stelle. Che la Juve sia sbadata lo dimostra Cuadrado che al 16’ mette in difficoltà la difesa perdendo una palla in area che finisce sui piedi di Mancosu, il cui tiro viene bloccato da Szczesny. L'unico che cerca di dare la scossa alla Juve è Rabiot che da 30 metri impegna Gabriel. Poi arriva l'episodio del rosso: Lucioni sbaglia il controllo di un pallone facile facile e poi stende Bentancur lanciato a rete: l'arbitro Piccinini lo butta fuori. A quel punto i bianconeri prendono il controllo del match, anche se la mira degli attaccanti è sballata: clamorosi gli errori sottoporta di Ronaldo (di testa) e ancor di più di Bernardeschi, che riesce a sbagliare un gol già fatto a tre metri dalla porta (vuota), su assist del portoghese.

TRAVOLGENTE — Nella ripresa è un'altra Juve, anche grazie all’ingresso (al 52’) di Douglas Costa. La superiorità numerica si fa sentire e la qualità dei singoli anche. E così, da un errore di Shakhov la palla arriva a Ronaldo che innesca il gran sinistro di Dybala. Poi è lo stesso portoghese a procurarsi e trasformare (con un tiro centrale) il rigore della tranquillità che lo manda a 23 gol in campionato. Il portoghese poi cerca più volte il raddoppio ma è fermato da un miracolo di Gabriel. Poi al 77’ spazio per Muratore, che esordisce in Serie A anche se è già stato venduto all'Atalanta, e per Higuain, che si presenta subito con un gran destro. Preludio al sinistro vincente che gli fa chiudere un digiuno che durava dal 15 gennaio. Poi De Ligt, di testa, butta dentro il terzo gol in maglia bianconera: è sempre più nel cuore della Signora.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Il Brescia parte col turbo, il Genoa lo riprende con due rigori: 2-2



Scontro salvezza a due facce: i gol di Donnarumma e Semprini illudono Lopez.
Nicola la rimonta con i tiri dagli 11 metri di Iago e Pinamonti


Pierfrancesco Archetti

Il pareggio fa comodo soltanto al Genoa, che si stacca dal Lecce e tiene il Brescia a otto punti, sul fondo. Per il Brescia era una sorta di finale, scappa ma viene ripreso da due rigori. Il primo fa arrabbiare i bresciani che stavano gestendo il doppio vantaggio. Già prima del quarto d’ora, e in tre minuti pensavano di aver steso il Genoa, sempre attaccando sulla sua destra. Un tunnel di Torregrossa a Behrami lancia Sabelli che serve Donnarumma: il centravanti non sbaglia. Azione simile per il raddoppio, percussione tra Bjarnason e Sabelli, l’islandese non conclude con un tiro secco ma Semprini lo corregge in rete per il suo primo gol in A.

I LIMITI DEL BRESCIA — Il Brescia non ha troppe alternative: Lopez inserisce Torregrossa al posto di Skraab, affiancandolo a Donnarumma, per il resto è la stessa formazione che ha pareggiato a Firenze. In difesa tocca ancora a Papetti, 18 anni tra una settimana, e Mateju. Il ragazzo è molto incerto. Bjarnason è il vice Bisoli a centrocampo dove la regia è sempre affidata a Tonali, che soffre quando Iago Falque si sposta su di lui e anche dopo, così viene cambiato nella ripresa in cui si denota la poca qualità del Brescia in panchina rispetto a quella degli avversari.

LA RIVOLUZIONE DI NICOLA — Il rigore del 2-1 cambia faccia alla partita: contrasto Papetti-Romero in area, una spinta debole e un tocco con il gomito, non sembra nulla di grave ma Irrati decide per il penalty fra le proteste. Falque insacca e all’ultimo secondo del primo tempo potrebbe anche pareggiare, ma Joronen lo ferma. Dopo il tracollo con il Parma, Nicola ridisegna centrocampo e attacco: fuori Schone, dentro Behrami, Iago Falque e davanti la coppia Pinamonti-Destro al posto di Pandev-Favilli. Il capitano Criscito è infortunato, a sinistra soffre troppo Barreca quando il Brescia all’inizio spinge. Destro potrebbe aprire i giochi al 7’, ma la sua conclusione è deviata dal portiere. Ma è nella rivoluzione del secondo tempo, con Nicola che effettua cinque cambi nei primi 21’, che arriva il rigore, stavolta solare, del pari. Mani di Dessena ancora su Romero, e penalty insaccato da Pinamonti. Sturaro e Sanabria tentano il colpaccio, ma Joronen ancora li ferma. Anche il Brescia con l’esordiente Ghezzi potrebbe trovare il 3-2, ma il tiro va alto.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Poker Cagliari, Zenga fa festa in casa.
Toro, l'orgoglio non basta



Granata sotto 3-0 al 47’ colpiti da Nandez, Simeone e Nainggolan.
Poi Bremer e Belotti la riaprono, ma Joao Pedro chiude i conti su rigore


Mario Pagliara

Walter Zenga sorride e può festeggiare la sua prima vittoria casalinga sulla panchina del Cagliari. Sardi molto più brillanti, a tratti devastanti nelle percussioni centrali e sugli esterni, trascinati da un centrocampo che con Nandez, Nainggolan e Rog segna una differenza abissale. Sotto 3-0 al 47’ (gol di Nandez, Simeone e Nainggolan), il Toro non dispiace e tenta la rimonta con Bremer e Belotti. L’orgoglio c’è, ma non basta. Perché poi Joao Pedro chiude i conti dal dischetto. Finisce 4-2.

I 5 MINUTI DEL CAGLIARI — Va detto che nel primo tempo non è affatto un brutto Toro, ma poco dopo il quarto d’ora è già sotto due a zero. Cagliari cinico e spietato, certamente più reattivo e assolutamente ben organizzato; granata puniti da due disattenzioni. Così, al 17’, il Torino è già con la testa sott’acqua, con un doppio passivo che punisce anche fin troppo la squadra di Longo che, sia in avvio come nella seconda parte del primo tempo, si è fatta preferire sul piano del gioco e del palleggio. Il Cagliari di Zenga è abile nel sfruttare le prime due indecisioni della difesa granata: stappa subito la partita (11’) con un jolly dalla distanza di Nandez, abile nel sfruttare l’errore di Izzo che rilancia una palla spiovuta da calcio d’angolo davanti alla propria aerea di rigore e non sull’esterno. Sei minuti dopo un secondo errore, stavolta molto più grave e in condivisione tra De Silvestri ed Aina incerti nel far scattare il fuorigioco, regalano a Lykogiannis la possibilità di scappare via e servire a Simeone la palla comoda del raddoppio.

NIENTE RIGORE SU BELOTTI — Con molti giocatori stanchi, il Torino ha il pregio di non disunirsi. Anzi, come accaduto prima dei cinque minuti nei quali ha incassato l’uno-due, ricomincia a giocare. Aina è completamente fuori partita, Edera e Berenguer non al meglio, eppure i granata non smettono di provarci. Al 24’, ad esempio, sugli sviluppi di un calcio d’angolo Bremer è travolto alle spalle da Simeone ma per l’arbitro Mariani è tutto regolare. Passano tredici minuti, e da una percussione centrale sull’asse Meité-Belotti nasce l’occasione più ghiotta: Cragno riesce ad opporsi al Gallo da distanza ravvicinata, ma Belotti al momento della conclusione viene vistosamente sbilanciato. Mariani non concede il rigore. Decisione che invece l’arbitro prenderà al 42’, quando stabilisce in presa diretta che Nkoulou abbia intercettato con il braccio un cross di Nandez. Decisione rivista al Var dallo stesso Mariani: la palla sbatte sulla spalla posteriore destra del camerunese.

DELIZIOSO NAINGGOLAN — Il Cagliari è perfettamente in partita, e tiene botta colpo su colpo. Ad inizio ripresa, anzi, prova a chiudere virtualmente la contesa con una fiondata potente e chirurgica di Nainggolan: Sirigu non può nulla. Al 47’ Cagliari-Torino 3-0. All’ora di gioco Longo getta nella mischia Ansaldi (per De Silvestri) e Verdi (per Edera), reduci entrambi da infortuni.

L’ILLUSIONE DI ANSALDI — I cambi portano vivacità e forze fresche al Toro. Il gol del 3-1 nasce proprio da Ansaldi: cross dalla sinistra, sponda di Aina e timbro di Bremer (60’). Il Toro è vivo e si vede: l’ingresso di Ansaldi cambia radicalmente il volto dei granata. Al 65’, Belotti colpisce al volo su calcio d’angolo di Verdi e rimette tutto in discussione: ora il punteggio è di 3-2 per il Cagliari. E’ davvero una partita infinita, ma i colpi di scena non sono per nulla conclusi. Due minuti dopo, Nkoulou stende Pellegrini in area, Mariani non può che concedere il rigore. Joao Pedro dal discetto spiazza Sirigu: 4-2 Cagliari. I granata insistono fino all’ultimo minuto di recupero, senza arrendersi. Il Cagliari si chiude: Zenga può festeggiare la sua prima vittoria casalinga.

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La Lazio non molla: Immobile e Luis Alberto
rimontano la Fiorentina, niente fuga Juve

Un rigore trasformato dal capocannoniere e gran gol dello
spagnolo cancellano il capolavoro di Ribery. Bianconeri a +4



La Lazio post-covid non è la stessa, meravigliosa squadra ammirata fino a marzo. Ma le è rimasta la mentalità vincente, insieme a giocatori in grado di risolvere le partite con un’azione. Con la Fiorentina rimonta da 0-1 vincendo 2-1 anche se i viola giocano meglio, vanno in vantaggio con una perla di Ribery, mancano il 2-0 e subiscono la rimonta della squadra di Inzaghi, aiutata da un rigore concesso per una caduta di Caicedo su Dragoswki in uscita.

UOMINI-CHIAVE — Ciro Immobile è parecchio in ritardo di condizione, ma in una pessima serata tira fuori l’impeccabile trasformazione dagli 11 metri. Luis Alberto, fino allo stop il miglior giocatore della serie A o giù di lì, gioca una partita quasi normale per uno che fa la differenza come lui. Però è proprio lo spagnolo, a 8’ dalla fine, a inventarsi l’azione personale conclusa dal destro da tre punti, dopo l’involontaria sponda di Igor, che tiene la Juve solamente a più 4. Perdere altri punti avrebbe probabilmente scritto la parola fine al campionato, questi tre punti invece valgono doppio per la spinta morale che daranno alla Lazio.

VIOLA SFORTUNATA — Dopo la scialba prova col Brescia, la squadra di Iachini (oggi in tribuna per squalifica) ha mostrato una certa solidità difensiva, con trame illuminate da un Ribery devastante finché non ha finito la benzina. Il gol realizzato al 25’ è da rivedere mille volte: tre giocatori mandati al bar (Patric, Parolo e Acerbi, quest’ultimo con una finta deliziosa), il rammarico emerge dalla parata di Strakosha su Castrovilli e dalla traversa spaccata dal sinistro di Ghezzal, sostituto dello squalificato Chiesa. Eravamo ancora sullo 0-1, probabilmente la storia sarebbe stata diversa. Anche se coi “però”. non si scrivono i campionati

Gasport

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Rebic e Calhanoglu stendono la Roma: adesso il Milan vede l'Europa

I giallorossi di Fonseca più pericolosi nel primo tempo,
i rossoneri alzano il ritmo nella ripresa sfondano con il croato e un rigore del loro numero 10


Marco Pasotto


Il Milan supera per la prima volta in stagione una big e affonda due a zero la Roma. Il match, dunque, emette un verdetto piuttosto chiaro: i rossoneri hanno tutte le carte in regola per conquistare un posto al sole in Europa League mentre per i giallorossi la Champions è qualcosa di sempre più lontano. Se non aritmeticamente, quanto meno per ciò che si è visto a San Siro, con un secondo tempo consegnato quasi interamente agli avversari.

30 GRADI A SAN SIRO — Il Milan ha vinto meritatamente, in virtù di una ripresa giocata con lucidità, aggressività e – fattore determinante di questi tempi – una tenuta atletica che gli ha addirittura permesso di chiudere la sfida a pochi minuti dal novantesimo. E’ però doveroso sottolineare che il Diavolo aveva giocato il turno precedente lunedì e la Roma mercoledì: due giorni di differenza, con gli oltre 30 gradi milanesi zeppi di afa delle ultime ore, sono parecchi. Pioli ha recuperato Kjaer in difesa e quindi ha potuto schierare lo stesso undici che ha sbancato Lecce in scioltezza. Ovvero quello con il tridente Castillejo-Bonaventura-Calhanoglu dietro Rebic. Fonseca è ricorso invece a un ampio turnover, cambiandone sei (fuori Bruno Peres, Ibanez, Kolarov, Diawara, Carles Perez e Pastore, dentro Zappacosta, Mancini, Spinazzola, Cristante, Kluivert e Pellegrini) rispetto all’uscita con la Samp.

SQUADRE A SPECCHIO — Sistemi di gioco a specchio, con fase offensiva giallorossa affidata a Kluivert, Pellegrini e Mkhitaryan alle spalle di Dzeko. Il primo tempo è filato via senza grandi emozioni. Sensazione? Più per la paura di scoprirsi che dell’afa. In realtà nessuno ha voluto prendersi più responsabilità del lecito, restando in comfort-zone e confidando magari nell’errore dell’avversario. La Roma è riuscita a disarmare le fasce rossonere, tenendo basso Hernandez con Mkhitaryan e asciugando i rifornimenti a Castillejo, ma non è riuscita a sviluppare una pressione costante. In termini di organizzazione di gioco la Roma ha trasmesso sensazioni migliori, ma parliamo di differenze minime, che hanno portato i giallorossi a comandare davvero soltanto nella parte centrale, quando per circa un quarto d’ora il Milan si è ritrovato schiacciato davanti alla propria area. Donnarumma però ha corso un solo, reale pericolo, quando un cross di Kluivert sporcato da Kessie è terminato sulla testa di Dzeko, che ha girato a lato di pochissimo. Sul versante opposto la grande occasione è capitata invece sulla testa di Calhanoglu, imbeccato da Hernandez, ma il 10 rossonero, tutto solo, si è divorato il gol senza riuscire ad abbassare il pallone.

ROSSONERI MEGLIO NELLA RIPRESA — Nella ripresa meglio il Milan. Decisamente meglio, praticamente per tutti i 45. Più incisivo, con un giro palla più veloce anche grazie ai cambi effettuati quasi subito (9’) da Pioli: dentro Paquetà e Saelemaekers al posto di Bonaventura e Castillejo (mentre Fonseca ha inserito prima Carles Perez per Kluivert, poi Perotti per Mkhitaryan e Kalinic per Dzeko). I pericoli sono stati praticamente tutti per la Roma. Nell’arco di un paio di minuti – tra il 20’ e il 22’ – prima è stato Calhanoglu a impegnare molto seriamente Mirante, poi ci ha provato Paquetà con un destro insidioso. L’inerzia del match è rimasta la stessa fino al 31’, minuto del gol: erroraccio di Zappacosta che ha innescato Rebic, il croato ha atteso che i compagni salissero e il Milan è andato in buca spaziando da un versante all’altro. Paquetà ha crossato dalla parte opposta per Saelemaekers, che ha servito Kessie: acrobazia parata da Mirante e pallone sui piedi di Rebic (privo di marcatura), che prima è stato murato dal portiere giallorosso e poi è andato in buca.


CALHA LA CHIUDE — La Roma ha tentato una reazione, più che altro di pancia, senza riuscire a portare pericoli a Donnarumma, e a pochi minuti dallo scadere il match si è chiuso definitivamente: entrata scomposta di Smalling su Hernandez in area e rigore trasformato da Calhanoglu. Chiudere la sfida all’attacco e a pochi giri di orologio dal fischio finale è forse la notizia più bella della giornata in casa rossonera.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Gattuso ingrana la quinta: 3-1 alla Spal.
E ora il Napoli è a -3 dalla Roma



Con la vittoria sui ferraresi ultimi in classifica sono
cinque le vittorie consecutive in campionato degli azzurri,
che ora vedono il quinto posto.
Palo di Insigne, a cui a fine primo tempo viene anche annullato un gol


Mimmo Malfitano

C’è poco da fare contro questo Napoli. L’ha capito subito la Spal, che ha provato a contenerne l’azione ma, alla fine, ha dovuto arrendersi alla qualità e alla freschezza fisica dei ragazzi di Rino Gattuso. Tre a uno, il risultato finale, ma sarebbe potuto essere più ampio il passivo per gli emiliani se gli attaccanti napoletani fossero stati più precisi nelle conclusioni. E’ la quinta vittoria consecutiva in campionato per il Napoli, la seconda da quando la serie A è ripartita dopo la lunga pausa. Dries Mertens ha consolidato il primo posto nella classifica dei marcatori di tutti i tempi del club, realizzando la rete numero 123. José Callejon, invece, ha raddoppiato con uno dei suoi soliti gol, in diagonale, mentre Younes ha chiuso la partita. Il gol della Spal è stato segnato da Andrea Petagna che a fine campionato si trasferirà alle dipendenze di Gattuso.

AMPIO TURNOVER — Il turnover di Rino Gattuso è ampio. Rispetto alla gara di Verona ci sono Meret, Callejon, Elmas, Lobotka e Mertens, mentre per Manolas c’è ancora la panchina. La particolarità è rappresentata dal centrocampo, del tutto inedito, con Fabian Ruiz, Lobotka e Elmas. Nella Spal, al posto dell’infortunato Berisha, c’è Letica, mentre in attacco Di Biagio schiera Andrea Petagna, acquistato dal Napoli a gennaio scorso e lasciato in prestito agli emiliani fine al termine del campionato.

SUBITO MERTENS — Pronti via e il Napoli s’impossessa del pallone. La manovra è veloce, come gli scambi tra i mediani e gli attaccanti: una qualità tecnica da fare invidia. Dopo 4 minuti, un assaggio di tutto questo, quando Fabian Ruiz trova il corridoio giusto per liberare Mertens al tiro, tutto solo dinanzi a Letica. Il pallonetto dell’attaccante belga, 123 gol con il Napoli, è qualcosa di delizioso. Il guardalinee di sinistra, Caliari, resta fermo con la bandierina alzata. Rapido il controllo e il Var, Nasca, conferma la regolarità del gol. E’ un bel vedere il palleggio del Napoli, il pallone vola da destra a sinistra, e viceversa, con una facilità incredibile. Lorenzo Insigne è in gran forma, gioca in scioltezza, e al 6’ libera al tiro Elmas: la conclusione sfiora il palo alla destra di Letica.

CHE PETAGNA — La Spal fa fatica a difendersi, di tanto in tanto prova a ripartire con qualche accelerata di Reca sulla sinistra o centralmente, con Fares. E in una delle tante incursioni di Reca, arriva il pareggio degli emiliani. L’esterno polacco va via a Callejon e arriva quasi sulla linea di fondo: preciso il cross sul quale si avventa Petagna che di sinistro batte Meret. Un minuto prima, Insigne aveva colpito il palo dopo uno scambio con Elmas.

SOLITO CALLEJON — Il risultato di parità resta in piedi appena sette minuti, il tempo necessario al Napoli per ricompattarsi e riprendere il fraseggio a centrocampo. Così, dalla sinistra, Elmas vede lungo per Callejon e lo serve con un’apertura precisa. E’ altrettanto preciso lo stop dello spagnolo e il diagonale di destro che riporta in vantaggio il Napoli. La Spal non vuole arrendersi, dalle retrovie Cionek lancia lungo Cerri, a scavalcare Koulibaly. La conclusione potente dell’attaccante finisce alta sulla traversa. L’arbitro, Pairetto, concede tre minuti di recupero e in questa frangente va in gol anche Insigne, al termine di uno scambio ravvicinato con Mertens. Un’azione bella, peccato che l’attaccante belga sia in posizioni irregolare e dopo aver consultato il Var, l’arbitro annulla.

I CAMBI — La ripresa ricalca un po’ quello che è stato l’atteggiamento napoletano nei primi 45 minuti. Callejon sbaglia un rinvio fuori dalla propria area (11’), e favorisce il destro immediato di Valoti: Meret si distende e respinge. Lo stesso attaccante dopo appena due minuti gira a volo il pallone sul cross di Mertens: Letica blocca. Intorno al 20’, Gattuso richiama in panchina Insigne e Mertens e inserisce Lozano e Milik. L’attaccante messicano gioca nel suo ruolo naturale di esterno sinistro e rende bene. Dopo la mezz’ora, invece, è la volta di Di Biagio a cambiare: fuori Murgia e Strefezza per Dabo e D’Alessandro. Dalla panchina, comunque, arriva il terzo gol del Napoli. Younes è entrato da appena un minuto (32’), al posto di Callejon, quando Fabian Ruiz disegna una parabola perfetta per il suo colpo di testa vincente.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Samp impantanata: il Bologna passa con Barrow-Orsolini



La squadra di Ranieri non fa passi avanti in classifica:
il margine sul terzultimo posto del Lecce resta di un solo punto.
Bonazzoli illude nel finale


Andrea Tosi

A Marassi il Bologna torna alla vittoria che mancava dal 23 febbraio (anche allora in trasferta: 2-3 sul campo della Roma) punendo la Samp con due gol ravvicinati che spaccano la partita a metà della ripresa nel giro di un paio di minuti. Il protagonista è Riccardo Orsolini che prima si guadagna il rigore che sblocca il risultato con l'esecuzione fredda e perfetta di Barrow e poi raddoppia personalmente con un guizzo di testa sotto misura dopo una percussione dell'attaccante gambiano subentrato nella ripresa. Il Bologna rompe così anche il tabù sul campo dove non vinceva dal marzo 1998. Nel finale arriva il gol di Bonazzoli che dimezza le distanze ma non evita alla Samp una sconfitta che fa male e conferma i limiti della squadra, ancora inguaiata nella zona rossa della classifica.

PRIMO TEMPO FATICOSO — Ranieri lascia fuori Ramirez, uno dei tanti ex della gara su entrambi i fronti, e dà fiducia in avanti a La Gumina che fa coppia con Gabbiadini. Mihajlovic presenta il cambio di modulo provato in settimana con un 4-3-3 che vede i ritorni da titolari dei due leader Poli e Palacio, oltre a quello di Bani al rientro dalla squalifica, mentre Soriano si abbassa in mediana accanto allo stesso Poli e a Medel. In avvio il Bologna tiene in mano il gioco con un palleggio continuo nella trequarti avversaria. La difesa doriana cura molto la fascia destra per chiudere il temuto Orsolini, braccato da Murru. La prima occasione al 20' arriva proprio da un angolo battuto dall'azzurro di Mihajlovic che pesca lungo Sansone appostato sul secondo palo, il tiro dell'esterno sinistro viene respinto da Audero e sulla mischia che ne consegue è Tonelli a spazzare via la minaccia. La Samp fatica a trovare la misura dei passaggi e non sfrutta la superiorità numerica a centrocampo dove Medel, molto intenso e reattivo, è su tutti i palloni. Nella seconda metà del primo tempo la Samp riesce a guadagnare un po' di campo, ma non ha peso in attacco perché Gabbiadini, per fare gioco, è chiamato sempre a muoversi lontano dall'area. All'improvviso arriva la fiammata dei padroni di casa con La Gumina che incrocia al volo di sinistro un lancio di Gabbiadini e impegna Skorupski ad una respinta a terra. Poi Soriano ci prova con un sinistro di esterno dal limite che non trova lo specchio, imitato da La Gumina che gira di testa sopra la traversa un invito del solito Gabbiadini. Poi Orsolini spreca una punizione interessante dai 20 metri con un tiraccio da dimenticare. All'intervallo è 0-0 con un tiro in porta per parte, lo spettacolo non abita qui.

UNO-DUE ROSSOBLÙ — Nella ripresa la Samp accentua il pressing, il Bologna muove i primi cambi con Barrow e Schouten. La partita non decolla, tanti falli e poche idee. Poi il doppio lampo rossoblù: contropiede su palla recuperata con lancio lungo che arriva a Orsolini il cui controllo non è impeccabile ma costringe Murru ad un intervento falloso e anche ingenuo che Doveri punisce col penalty. Barrow di destro non dà scampo ad Audero. Passano un centinaio di secondi e lo stesso Barrow semina il panico fino ad alzare un pallone che Orsolini può accompagnare in porta. Un errore di Skorupski consente a Bonazzoli di scrivere l'1-2 e sperare nel recupero. Ma nei 7' addizionali non succede nulla. Per il Bologna è il sesto colpo esterno, per la Samp il settimo k.o. interno.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Sassuolo-Verona batticuore: Rogerio pareggia al 97'

Hellas avanti per 3-1 con Lazovic, Stepinski e Pessina.
Poi rimonta neroverde con Boga (doppietta) protagonista


Matteo Brega

[IMG]https://images2.gazzettaobjects.it/methode_image/2020/06/28/Calcio/Foto_Calcio_-_Trattate/1223404545[1]-kRpC-U37022038884855nH-528x329@Gazzetta-Web_528x329.jpg?v=202006282145[/IMG]

Sassuolo e Verona architettano un 3-3 tutto concentrato nella ripresa. Lazovic, Stepinski e Pessina per l’Hellas, due volte Boga e Rogerio per gli emiliani. Succede tutto in 46’ netti, nella ripresa.
Calcio propositivo: così De Zerbi e Juric interpretano il loro lavoro e quindi il 4-2-3-1 del primo andrà a intrecciarsi con il 3-4-2-1 del secondo. Il Sassuolo si presenta con Berardi, Defrel e Haraslin alle spalle di Caputo, il Verona risponde con Stepinski punta centrale supportato da Pessina e Zaccagni.
I primi 20’ però non regalano grandi sprazzi di gioco da raccontare. Sarà per il caldo o anche per il traffico intenso a metà campo dove i due sistemi di gioco portano a concentrarsi undici elementi. Squadre strette e corte, difficile trovare spazi interessanti. Finisce così 0-0 il primo tempo senza sussulti memorabili.

RIPRESA SPETTACOLO — De Zerbi prova a smuovere qualcosa inserendo Boga per Haraslin a inizio ripresa. Ma il lampo è del Verona che al 6’ passa con un destro preciso e violento di Lazovic dal limite. Controllo e destro, Consigli la tocca ma non alza la palla sopra la traversa. L’Hellas avanti all’alba del secondo tempo. La risposta del Sassuolo arriva due minuti dopo con Boga che punta Adjapong e nello stretto trova lo spazio per calciare di sinistro in diagonale. In 120 secondi sono accadute più cose che in 47’ del primo tempo. E continuano ad accadere perché al 12’ il Verona ripassa in vantaggio con Stepinski: cross di Lazovic d’esterno destro, il polacco tutto solo ci arriva di petto e riporta avanti l’Hellas.
Al 21’ parata spettacolare di Silvestri su Muldur che entra in area e scarica un sinistro teso che il portiere vede all’ultimo deviando in corner. Altri due minuti e la difesa del Sassuolo apre la strada all’Hellas. Peluso e Bourabia si ostacolano, Rogerio è distratto, la palla resta sulla traiettoria di Pessina che davanti a Consigli non sbaglia.

IL FINALE — Il Sassuolo riapre però il finale di gara grazie ancora a Boga. Al 32’ controlla una palla al limite, osserva Silvestri e con un destro a giro va a trovare l’angolo giusto. Al 35’ il piatto di Locatelli dal limite non è un problema per Silvestri. A tre minuti dalla fine Berardi calcia dal limite di destro, Silvestri è determinante per una parata non semplice. Silvestri annega un paio di tentativi del Sassuolo e il risultato non cambia. Ma al 7’ di recupero Rogerio pesca un destro dalla distanza che prende il palo e poi entra. Forse l’unico modo per superare Silvestri era proprio quello, trovare una via impensabile. Finisce 3-3 (il secondo consecutivo per gli emiliani), con un secondo tempo vero concentrato di emozioni.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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L'Atalanta non si ferma più: 3-2 a Udine e sesta vittoria di fila



Segnano gli ex Zapata e Muriel (doppietta): a Gotti non basta Lasagna


Francesco Fontana

Gotti cade e vede nero, come la classifica della sua Udinese che resta in zona critica, a 28 punti. L’Atalanta, tanto per cambiare, vola e non si ferma più: centrata la sesta vittoria consecutiva in Serie A consolidando il quarto posto raggiungendo quota 57, a +9 sulla Roma (k.o. contro il Milan), e restando a -4 dall’Inter, ok a Parma. Alla Dacia Arena finisce 2-3, risultato tutto colombiano grazie al capolavoro di Zapata in avvio e alla super doppietta di Muriel, entrato nella ripresa al posto di Malinovksyi. Di Lasagna il momentaneo 1-1 al 31’ e il definitivo 2-3 all’87’.

GOTTI COL 3-5-2, ILICIC OUT — In casa Atalanta, davanti a Gollini, torna titolare Caldara dopo la vittoria sul Sassuolo. Out Palomino, accanto all’ex Milan ci sono Toloi e Djimsiti. A centrocampo chance per Castagne al posto di Gosens, a destra Hateboer. In mezzo, con Freuler, ecco Pasalic (fuori De Roon). Infine l’attacco, confermato quello visto con la Lazio: Ilicic e Muriel partono dalla panchina, dal ‘1 Gomez e Malinovskyi alle spalle di Zapata. Dall’altra parte, nel suo 3-5-2, Gotti si affida alla coppia Okaka-Lasagna là davanti. A centrocampo – assenti De Paul e Mandragora, rispettivamente per squalifica e infortunio – Stryger Larsen, Fofana, Jajalo, Walace e Sema, in difesa Troost-Ekong, Nuytinck e Samir. In porta Musso. Arbitra Di Bello di Brindisi.


CHE DUVÁN, LASAGNA-GOL — Si parte e il primo squillo arriva al 6’ con Fofana: lanciato da solo in porta, Gollini si conferma super chiudendo in uscita bassa. Passano 30’’ e Musso risponde alla grande due volte su Malinovksyi (diffidato e ammonito, niente Napoli) e Gomez. Il gol è nell’aria ed è nerazzurro. Minuto 9: lancio lungo del Papu, aggancio clamoroso di Zapata che manda al bar Troost-Ekong. Piattone e Musso battuto: applausi (e tanti) per il gigante di Cali. L’Atalanta prova a raddoppiare (al 29’ pericoloso ancora Malinovoskyi), ma 2’ dopo i nerazzurri si scoprono e lasciano troppo campo a Lasagna: questa volta Gollini non basta, l’ex Carpi non perdona siglando l’1-1. Ci prende gusto Kevin e al 38’, servito da un ottimo Fofana, la alza troppo e il suo pallonetto si spegne sopra la traversa. Brivido per la Dea. Il risultato non cambia: 1-1 e tutti negli spogliatoi.


LA PENNELLATA DELL’ALTRO EX — Il secondo tempo riparte senza cambi in casa Udinese, Gasperini richiama Djimsiti e dà fiducia a Palomino. La partita si conferma bella, il ritmo non si abbassa e i bianconeri ci provano con Walace al 51’, con un destro che finisce fuori di poco alla destra di Gollini. Altre sostituzioni per il Gasp: richiamato Malinovskyi, dentro l’altro ex Muriel. Al 55’ nuovo brivido per la Dea, il pericolo è grosso, ma Walace grazia il Gollo calciando centrale da una posizione molto, molto ghiotta. Niente da fare, si resta sull’1-1. Gasperini non è contento: fuori Hateboer e Pasalic, dentro Gosens e De Roon. E la Dea torna a girare, seppur non come al solito. Quanto basta per ripassare in vantaggio. Che capolavoro di Muriel al 71’: Bacao stende Gomez al limite dell’area, l’altro ex pennella una punizione perfetta che si infila all’incrocio. Musso non può nulla come al 79’, quando ancora Muriel regala un altro colpo dei suoi bucando il portiere argentino dalla distanza: traiettoria forte e precisa che va proprio lì, nell’angolino basso. La partita sembra chiusa (negli ultimi minuti dentro anche Ilicic), ma la doppietta di Lasagna tiene il risultato in bilico fino all’ultimo. Tuttavia, si chiude sul 2-3. Per i bergamaschi è una vittoria pesantissima: quarto posto consolidato, la Roma è a -9. L’Udinese resta nelle zone caldissime (28 punti), a Zingonia si continua a sognare...

Fonte: Gazzetta dello Sport
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E’ un’Inter tutta cuore e testa: va sotto a Parma,
soffre ma la ribalta con De Vrij e Bastoni

Due giocate aeree dei difensori nel finale regalano una vittoria preziosa a Conte.
La Juve resta a +8, Parma punito oltre i propri demeriti



Sette giorni fa, dopo la vittoria nel recupero con la Samp, Antonio Conte caricava l’ambiente a pallettoni. “Romperemo le scatole fino alla fine”. Ci aveva visto giusto il tecnico dell’Inter: quando la sua squadra sembrava pronta a salutare le residue speranze di scudetto, a Parma arriva una rimonta abbastanza clamorosa, coi gol di De Vrij (84’) e Bastoni (87’) a ribaltare il vantaggio iniziale di Gervinho. Risultato che premia lo spessore morale dei nerazzurri e punisce il Parma oltre i propri demeriti. La squadra di D’Aversa, comunque calata nel finale, non aveva concesso praticamente nulla. Poi nel finale, rimasta in 10 per le proteste di Kucka dopo il pari, è sparita dal campo.

LA PARTITA — Parte subito bene il Parma: Gervinho è nella sua miglior giornata del 2020, l’Inter costruisce poco e soffre sulle fasce. L’ivoriano riceve il cross di Kucka, manda al bar Candreva e batte Handanovic, osservato da un D’Ambrosio troppo contemplativo. L’inedita retroguardia completata da Godin e De Vrij permette molto al Parma: Cornelius si mangia il raddoppio in un paio di occasioni, Sepe osserva gli sterili attacchi dell’Inter. Anche perché Eriksen è fuori partita, Lautaro si sbatte ma non incide, Lukaku non la vede mai e tra Candreva e Biraghi non c’è una cosa degna di nota.

I CAMBI — Dopo metà ripresa in cui non succede molto, Conte si gioca Moses (per Candreva), Young (Biraghi) e Sanchez (Eriksen). La situazione migliora, anche se la svolta arriva su palla inattiva con l’intelligente assist di Lautaro per De Vrji, mai così in sofferenza dietro ma decisivo in avanti. Kucka manda a quel paese l’arbitro: voleva una spinta di Lautaro che non c’è. Ed è proprio un nuovo entrato, Moses, a pennellare per la testa di Bastoni, completamente dimenticato dal Parma, il pallone del ribaltone. L’Inter vince e mostra un grande cuore, anche se Conte non potrà essere troppo contento dopo la peggior prestazione post-covid.

Gasport

Fonte: Gazzetta dello Sport
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SERIE A 2019/2020 28ª Giornata (9ª di Ritorno)

26/06/2020
Juventus - Lecce 4-0
27/06/2020
Brescia - Genoa 2-2
Cagliari - Torino 4-2
Lazio - Fiorentina 2-1
28/06/2020
Milan - Roma 2-0
Napoli - Spal 3-1
Sampdoria - Bologna 1-2
Sassuolo - Verona 3-3
Udinese - Atalanta 2-3
Parma - Inter 1-2

Classifica
1) Juventus punti 69;
2) Lazio punti 65;
3) Inter punti 61;
4) Atalanta punti 57;
5) Roma punti 48;
6) Napoli punti 45;
7) Milan punti 42;
8) Parma e Verona punti 39;
10) Cagliari punti 38;
11) Bologna punti 37;
12) Sassuolo punti 34;
13) Fiorentina e Torino punti 31;
15) Udinese punti 28;
16) Genoa e Sampdoria punti 26;
18) Lecce punti 25;
19) Brescia e Spal punti 18.

(gazzetta.it)
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La Lazio vince ancora in rimonta: al Torino non basta Belotti

Immobile regala un rigore ai granata (a segno il Gallo), ma si fa perdonare col gol del pari.
Il 2-1 lo segna Parolo con un tiro deviato da Bremer


Mario Pagliara


In una caldissima serata torinese, la Lazio piazza il blitz trascinata dai gol di Immobile e Parolo. Finisce 1-2, punteggio che permette alla squadra di Inzaghi di rimanere in scia della Juve vittoriosa in casa del Genoa. Nulla da fare per il Toro, in vantaggio per metà partita grazie al rigore trasformato in avvio da Belotti. Per il gruppo di Longo è stata solo un'illusione, perché, sulla distanza, i granata hanno perso il confronto soprattutto sul piano atletico.

È SUBITO GALLO — Moreno Longo e Massimiliano Farris (Simone Inzaghi, squalificato, segue la partita dalla tribuna) non hanno neanche il tempo di prendere posto davanti alle rispettive panchine che il Toro si ritrova già in vantaggio. È la storia del quarto minuto: Verdi calcia una punizione dall'angolo sinistro dell'area di rigore della Lazio, Parolo riscodella al centro dove Nkoulou riesce a calciare e sbatte sulla mano di Immobile. Per l'arbitro Massa non ci sono dubbi: calcio di rigore e ammonizione per Ciro. Andrea Belotti dal dischetto non fallisce: Strakosha è battuto, il Gallo può festeggiare il suo dodicesimo gol in campionato. Il terzo di fila, dopo quello all'Udinese e al Cagliari.

RAGNATELA TORO — Il vantaggio iniziale sposta, subito, l'inerzia della partita dalla parte del Toro. Moreno Longo disegna una squadra con un 3-5-2, optando per tre cambi rispetto a Cagliari: Lyanco in difesa (Izzo in panchina), Lukic (fuori Berenguer) in mezzo al campo incollato a Milinkovic-Savic, Verdi (turno di riposo a Edera) a fare la spalla di Belotti. Inzaghi non cambia il suo 3-5-2, con davanti la coppia Immobile-Caicedo. Il Toro costruisce la partita su una strategia votata all'attesa, grazie a una fitta ragnatela tessuta da Longo tra difesa e centrocampo. Il pallino del gioco è stabilmente nei piedi dei centrocampisti della Lazio, ma il Toro chiude quasi tutti i varchi e il primo tempo va in archivio con il vantaggio granata.

IMMOBILE FA 29 — In un primo tempo molto disciplinato, la difesa del Toro qualche spazio pure lo concede. La Lazio, sospinta dalle urla di Inzaghi dalla tribuna, non riesce ad approfittarne e paga il primo tempo impreciso di Ciro Immobile. Come accade al 23’, ad esempio, quando Ciro servito da Milinkovic spara altissimo da ottima posizione. La storia si ripete al 37’: Immobile riesce a sfondare nel cuore del muro granata, ma spara ancora in curva. Spreca un'ottima occasione. Ciro si fa perdonare in avvio di ripresa, abile nel capitalizzare un assist delizioso di Luis Alberto (e un errore di posizionamento di Lyanco): buca Sirigu, l'uno a uno è il suo ventinovesimo gol in questa Serie A.

L'URLO DI PAROLO — Nella ripresa la serata caldissima di Torino presenta il conto: il Toro comincia a boccheggiare quasi subito ma stringe i denti; la Lazio continua il suo giro palla, atleticamente non dà grandi segni di cedimenti. Le prime forze fresche entrano nella contesa al quarto d'ora della ripresa: Lukaku (per Jony) e Correa (per Caicedo) per la Lazio; Ansaldi (per De Silvestri) e Berenguer (per ) per il Toro. In occasione della pausa per permettere ai calciatori di dissetarsi, Longo lancia nella mischia anche Edera al posto di Aina. Il Toro atleticamente è alle corde, la Lazio insiste: serve un super Sirigu per evitare il raddoppio di Milinkovic, trenta secondi dopo - sugli sviluppi dell'azione - il portierone granata deve arrendersi sulla staffilata di Parolo deviata da Bremer con una suola. Per il tentativo di rimonta finale del Toro entrano anche Millico e Djidji, ma non ci sono né le forze né le occasioni per acciuffare il pari.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Gioielleria Juve a Marassi con perle di Dybala-CR7-Douglas:
Genoa travolto e +4 sulla Lazio

Tre capolavori nella ripresa spianano la strada ai bianconeri, che nel finale incassano il gol di Pinamonti


Matteo Pierelli


Missione compiuta. Sempre grazie a loro due: Paulo Dybala e Cristiano Ronaldo, prima che Douglas Costa completi la festa, addobbata con tre capolavori. Quando una partita si complica la Juve tira fuori dal cilindro i colpi dei suoi fuoriclasse e per gli avversari è notte fonda. E così i bianconeri rispondono alla vittoria della Lazio a Torino, andando a prendersi tre punti molto importanti sul campo di un Genoa che ha resistito solo un tempo: il vantaggio sui biancocelesti resta di quattro punti. Come contro il Lecce è una magia di Dybala a semplificare le cose a Maurizio Sarri: l’argentino è l’uomo del momento, il giocatore che in questa stagione spacca le partite e non segna mai gol banali: la Joya, al 50’, si esibisce in uno slalom in area avversaria prima di esplodere un sinistro imparabile per Perin. Per non essere da meno, Cristiano gli risponde da par suo sei minuti dopo, con una gran botta dal limite che il portiere rossoblù può solo ammirare. Come può ammirare la parabola di Douglas Costa, entrato da poco, che al 73’ firma il 3-0, prima che Pinamonti al 76’ renda leggermente meno amara la serata del Genoa.

SPAZI CHIUSI — Eppure la Juve nel primo tempo patisce gli spazi chiusi dai rossoblù. I bianconeri, partiti con Rabiot al posto di Matuidi e Bernardeschi esterno alto a destra nel tridente con Dybala e Ronaldo, nella prima mezzora schiacciano il Genoa: gran possesso palla e fraseggi corti, a cercare di continuo un pertugio che però non c’è. E così i bianconeri ci provano da lontano, prima con Bernardeschi e poi con Cristiano Ronaldo, ma l’ex Perin si fa sempre trovare pronto. La squadra di Sarri è poi pericolosa con Dybala, fermato in angolo dopo bello scambio con CR7, e con Rabiot, il cui colpo di testa è bloccato a terra da Perin, superlativo nel fermare Ronaldo al 43’, su un tiro ravvicinato del portoghese. Una situazione di dominio tattico dei bianconeri che però non serve a sfondare contro un Genoa attento e bravo a chiudere tutti gli spazi, ma mai pericoloso dalle parti di Szczesny.

RONALDO SOSTITUITO — Nella ripresa la resistenza del Genoa si attenua e la Juve sfonda con le sue stelle. Una volta segnato il 3-0, Sarri toglie anche dal campo (era il 74’) Ronaldo: stavolta fra i due un abbraccio e un “cinque” di intesa, non come a novembre contro il Milan... Energie risparmiate in vista del derby di sabato contro il Torino. Il Genoa, invece, dopo un solo punto in tre partite dopo la ripresa, per trovare le risorse per raggiungere la salvezza dovrà cambiare atteggiamento: la squadra di Nicola è apparsa troppo rinunciataria e rassegnata contro un avversario comunque nettamente superiore.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Simeone non si ferma più, ma con Mihajlovic non si passa:
tra Bologna e Cagliari è 1-1



A Barrow risponde il Cholito, il pari serve però a poco.
Le due squadre falliscono l'avvicinamento alla zona Europa League


Andrea Tosi

Lo spareggio per il decimo posto, che vale la parte sinistra della classifica, lascia tutto come prima: il pareggio va bene al Cagliari che mantiene il suo punto di vantaggio sul Bologna, ancora senza vittoria in casa. Il botta e risposta tra Barrow e Simeone a cavallo dell'intervallo fissa un pari tutto sommato giusto.

SPRINT BOLOGNA — Il Bologna ritrova Barrow titolare dopo le bacchettate di Mihajlovic per spronarlo ad essere più aggressivo al posto di Sansone e c'è Schouten al posto dell'infortunato Poli. Tra gli ospiti c'è la conferma del baby Carboni, classe 2001, in difesa. In avvio il Bologna prova a forzare i tempi guadagnando un paio di punizioni non sfruttate da Barrow e Orsolini mentre il Cagliari perde Ceppitelli, uscito per un problema fisico, e sostituito da Lykogiannis, un cambio che comporta il cambio di sistema con la difesa a 4. Alla mezzora arriva il primo tiro in porta di Palacio, murato da Cragno, dopo una bella imbucata di Barrow che si propone anche come suggeritore. Il Bologna accentua la pressione prima dell'intervallo anche perché il Cagliari fa molto poco in avanti. Un tiro dal limite di Soriano sibila fuori di poco. All'improvviso si scuote la squadra di Zenga con una penetrazione di Rog dalla sinistra conclusa con un cross teso che attraversa l'area della porta di Skorupski senza trovare la correzione di Simeone. Poi Palacio alza la mira davanti a Cragno: occasione gol. Sul ribaltamento di fronte si fa vivo Joao Pedro chiamando Skorupski ad un intervento a terra. Il recupero di 4' dice bene al Bologna che quasi allo scadere trova il vantaggio: Barrow penetra di forza, sfrutta un paio di rimpalli favorevoli, e di sinistro supera Cragno sul suo primo palo: è il quinto gol dell'attaccante gambiano, il primo in casa.

RIMONTA CHOLITO — In avvio di ripresa il Cagliari firma il pareggio con Simeone che sul filo del fuorigioco insacca un assist di Nainggolan: per l'ex viola si tratta del decimo sigillo stagionale, il quarto nelle ultime 4 giornate (suo record personale) che per la difesa del Bologna suona come la 24sima partita di fila con almeno un gol al passivo. Così è difficile sognare in grande. Skorupski si allunga bene su una fucilata di Joao Pedro, poi è Cragno a distendersi su Barrow. Gli schemi sembrano saltati con squadre troppo lunghe. Si fa male anche Walukiewicz, ormai per Zenga è una maledizione, dentro Pisacane. Anche il Bologna muove i cambi con tre ingressi in un colpo solo, si rivede Krejci dopo 7 mesi di oblio. Nell'ultimo quarto d'ora non succede più nulla e i 6' di recupero diventano un supplizio per due squadre stanche: il pareggio era scritto da un pezzo.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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