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Campionato di Calcio Serie A 2019 - 2020. Tutte le partite - Calendario - Commenti.

Ultimo Aggiornamento: 02/08/2020 23:36
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Rigore sbagliato e autogol:
non è la serata del Lecce, la sfida salvezza va al Genoa



Rossoblù in vantaggio con Sanabria, poi raggiunti da Mancosu, che in precedenza calcia alle stelle un penalty.
A lanciare a +4 in classifica la squadra di Nicola è una sfortunata autorete di Gabriel


Filippo Grimaldi

Cuore e batticuore, in questo pazzo due a uno (gol di Sanabria, Mancosu e autorete nel finale di Gabriel) che rilancia le speranze di salvezza del Genoa contro un Lecce che ha avuto la forza di rientrare in partita nella ripresa, ma è crollato nel finale. A quattro giornate dalla fine è salito a quattro lunghezze il vantaggio del Grifone sui pugliesi, a fronte di un calendario, sulla carta, da qui al 2 agosto, che sembra però meno ostico per la squadra di Liverani. Il Genoa è andato in vantaggio a inizio partita con Sanabria (8'), bravo a sfruttare un rimpallo che ha tradito la difesa dei pugliesi, ingannando anche Gabriel. Da lì in poi, i rossoblù hanno cercato di mantenere il possesso del pallone, pensando soprattutto a non concedere varchi agli affondi degli ospiti. Che sono andati vicini al pari con Farias (39', colpo di testa da ottima posizione, ma a lato), dopoché in precedenza entrambe le squadre avevano dovuto fare i conti con un infortunio: i rossoblù hanno perso Sturaro (sostituito da Barreca), mentre fra gli ospiti si è bloccato Babacar (problema al ginocchio destro), sostituito dall'ex rossoblù Lapadula. E proprio l'attaccante appena entrato in campo s'è conquistato il rigore che già nel primo tempo avrebbe potuto riaprire il match, quando Perin ha travolto in uscita lo stesso Lapadula e Doveri ha concesso poi il tiro dal dischetto dopo il consulto con la Var. Un episodio che ha generato grande tensione in campo e sulle panchine (espulso il diesse dei pugliesi, Meluso). Mancosu, però, dal dischetto ha calciato altissimo (46'), riuscendo però poi a trovare nella ripresa il gol che lascerebbe intatte le speranze del Lecce di salvarsi. Nicola ha aggiunto un uomo in mediana, ma Mancosu ha trovato il pari provvisorio con un tiro-cross che ha sorpreso tutta la difesa rossoblù.

GUERRA DI NERVI — Dopo il pari ospite, la partita ha vissuto una lunga fase senza vere occasioni da gol, ma caratterizzata da un crescente nervosismo da entrambe le parti. Fino al colpo di scena finale, quando Jagiello s'è inventato un tiro velenoso dal limite finito sul palo e poi, dopo una pazza carambola, sulla schiena di Gabriel e infine in rete. Vano, a quel punto, l'assedio finale della squadra di Liverani.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Prodezza di Politano al 95': il Napoli aggancia il Milan.
Udinese beffata



De Paul spaventa Gattuso, poi Milik entra al posto dell'infortunato Mertens e pareggia subito.
Nella ripresa traversa di Zielinski, ma anche tiro di De Paul deviato sul palo da Koulibaly.
Alla fine la prima rete in azzurro dell'ex Inter


Roberto Pelucchi

Al quinto minuto di recupero, quando il pareggio sembrava rispecchiare quanto visto in campo, è arrivato il lampo di Matteo Politano, quello tanto atteso. Il gran gol dell'ex giocatore dell'Inter - il primo in maglia azzurra - ha riportato la vittoria in casa Napoli dopo i due pari contro Milan e Bologna. Ma quanta fatica. L'Udinese, passata con De Paul e poi rimasta chiusa ermeticamente davanti a Musso, non avrebbe rubato nulla. E' stata fortunata (traversa di Zielinski con palla entrata in porta, ma non del tutto), però con Lasagna e De Paul ha avuto anche l'occasione per vincere, nonostante sia stato il Napoli a mettere le tende nella metà campo dei friulani. Il gran numero di tiri in porta non si è sposato con la precisione. C'è voluto Politano all'ultimo respiro per prendere i tre punti.

LE MOSSE — Gennaro Gattuso cambia otto giocatori rispetto alla partita di Bologna, Di Lorenzo è squalificato e Younes k.o.; ritorno di Ospina in porta e in avanti il tridente classico con Callejon, Mertens e Insigne. Luca Gotti è arrivato al San Paolo con gli uomini contati: Okaka squalificato, Jajalo, Mandragora e Teodorczyk infortunati; centrocampo quindi obbligato e tandem offensivo composto da Nestorovski e Lasagna.

BOTTA E RISPOSTA — Fatica più del previsto il Napoli nel primo tempo, perché l'Udinese copre bene il campo e con l'organizzazione impedisce agli azzurri di arrivare in modo limpido davanti a Musso. Al 9' Nestorovski segna, ma è in nettissima posizione di fuorigioco, non c'è neppure bisogno della Var, basta il guardalinee. Tra tiri ribattuti al limite dell'area e palloni facili preda di Musso, il Napoli stuzzica l'Udinese, ma non le fa male. Così al 22' sono i friulani, a sorpresa, a portarsi in vantaggio: Zeegelaar scambia con Nestorovski sulla fascia sinistra e mette al centro, irrompe De Paul che di destro trafigge Ospina; settimo gol in campionato per il centrocampista. La reazione del Napoli è immediata e il tiro a giro dal limite di Mario Rui impegna Musso. Al 31' lo zoppicante Mertens viene sostituito da Milik: sembra un guaio per Gattuso e si rivela invece una fortuna, perché al primo pallone toccato - su cross da destra di Fabian Ruiz - il polacco fa 1-1. Da qui alla fine del primo tempo c'è soltanto il Napoli, ma Musso non ha problemi contro Milik e Insigne.

SFORTUNA ED ERRORI — Il Napoli, a inizio ripresa, alza i ritmi alla ricerca del gol, e l'Udinese alza il muro davanti a Musso. Nestorovski e Lasagna restano sperduti nella trequarti campo napoletana, in attesa di essere innescati e, quando capita, c'è l'intervento di un Koulibaly implacabile. Al quarto d'ora bordata di Zielinski deviata da Musso sulla traversa, poi la palla ricade dentro la porta, ma non completamente: non è gol. Non c'è paragone tra i tiri in porta (e fuori) del Napoli (una ventina) e quelli dell'Udinese (due), ma il risultato resta inchiodato sull'1-1. C'è di tutto: sfortuna, una certa abilità difensiva dei friulani e l'imprecisione dei giocatori di Gattuso. Al 25' sinistro velenoso di Lasagna e gran respinta di Ospina in angolo. Al 35' Mario Rui prende l'esterno della rete. Anche l'Udinese ha il suo episodio jellato quando il tiro di De Paul, destinato a entrare in porta, viene deviato da Koulibaly contro il palo. Al 5' di recupero la prodezza di Politano, un sinistro imparabile dal limite dell'area: palo e rete. Udinese beffata, ma anche Napoli senza fine.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Gol, errori e ribaltoni tra Roma e Inter.
Ma col 2-2 ride solo la Juve

Apre De Vrij, rimontano Spinazzola e Mkhitaryan, nel finale il rigore di Lukaku.
Bianconeri a +5 su Conte con una partita in meno


Chiara Zucchelli


Se sarà un punto guadagnato, o se invece saranno due punti persi, l’Inter lo scoprirà soltanto domani sera al termine di Juventus-Lazio. Intanto, stanotte, dopo il 2-2 contro la Roma, la squadra di Conte (sicura di giocare la prossima Champions) dormirà a meno cinque dai bianconeri, mentre quella di Fonseca vede il Milan sempre più vicino, a meno due. La partita si decide nel finale dei due tempi e il protagonista è sempre lo stesso: Leonardo Spinazzola.

CHI SI RIVEDE — E’ lui a realizzare il gol dell’1-1 giallorosso ed è lui a stendere Moses regalando, allo scadere, all’Inter il rigore del pareggio. Una serata particolare, quella del terzino, che a gennaio era andato a Milano per firmare il contratto con il club nerazzurro (scambio con Politano), salvo poi tornare a Roma con un nulla di fatto.

A SPECCHIO — Chissà se anche il pareggio di questa sera si trasformerà in un nulla di fatto per entrambe le squadre e i rispettivi obiettivi: scudetto e piazzamento europeo. Conte e Fonseca, fin dall’inizio, se la giocano in mediana: difesa a tre per entrambe le squadre (nella Roma Kolarov parte titolare, Smalling in panchina), in mezzo nell’Inter si alza e si abbassa Brozovic e a lui, spesso, pensa Diawara. In attacco per l’Inter c’è Lautaro, con Lukaku in panchina, nella Roma Dzeko è affiancato dall’ormai inseparabile Mkhitaryan e da Pellegrini. La Roma parte forte, dopo neppure 10’ Mancini si divora un gol di testa dopo una brutta uscita di Handanovic, ma è l’Inter ad andare in vantaggio al 15’ con de Vrij che su angolo di Sanchez salta tra Kolarov e Spinazzola e batte Pau Lopez. La Roma prova a reagire, l’Inter controlla bene anche grazie ad un ottimo Gagliardini, preciso in entrambe le fasi, e il primo tempo scivola via tra qualche nervosismo (gomito alto di Mancini su Lautaro, Barella ammonito per un fallo su Mkhitaryan), un tiro di Brozovic su bellissima invenzione di Sanchez (Pau Lopez blocca facilmente) e quando l’Inter sembra sicura di andare al riposo in vantaggio la Roma pareggia.

VAR CONTESTATA — Dzeko, ormai trequartista, serve Spinazzola che da posizione defilata tira in porta. De Vrij prova il recupero, ma non può che accompagnare il pallone in porta, la Roma festeggia, ma Di Bello va al Var per verificare un fallo precedente di Kolarov su Lautaro. Gol convalidato, si va al riposo sull’1-1. Nella ripresa al 49’ Handanovic chiude lo specchio a Veretout, lanciato ancora da Dzeko, mentre 5’ più tardi lancio da 25 metri di Bastoni che Lautaro aggancia nel migliore dei modi battendo Pau Lopez: Di Bello annulla per fuorigioco. La Roma passa in vantaggio al 57’: splendida combinazione sull’asse Dzeko - Micky, il bosniaco approfitta di un rimpallo Bastoni-De Vrij e l’armeno con rapidità conclude a rete, rubando proprio il pallone al compagno. Nono gol stagionale per lui in 20 partite di campionato, di cui tre nelle ultime 4 giocate. La Roma sembra in pieno controllo del match, Fonseca toglie Ibanez (fastidio all’adduttore) per Smalling, Conte si gioca le carte Lukaku e Eriksen, ma non riesce a sfondare. Al 43’ Spinazzola la combina grossa: invece di rinviare inciampa su se stesso e rifila un calcio a Moses: rigore inevitabile. Sul dischetto va Lukaku, che pareggia e tiene ancora in corsa l’Inter lo scudetto. In attesa di Juventus-Lazio di domani il sogno è quanto meno difficile.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Juve, le mani sullo scudetto:
2-1 alla Lazio, CR7 la manda a +8 sull'Inter

Tutto nella ripresa: rigore di Ronaldo con la Var e poi raddoppio in contropiede, Immobile accorcia dal dischetto


Matteo Pierelli


Il solito, inappagabile Cristiano Ronaldo con una doppietta (30° gol in questo campionato, come Ciro Immobile a segno anche lui) stende la Lazio e spiana definitivamente la strada alla Juve verso il nono scudetto consecutivo. Il titolo può arrivare già giovedì a Udine. I bianconeri devono vincere e sperare che l’Inter non faccia lo stesso con la Fiorentina; oppure pareggiare alla Dacia Arena con l’Inter sconfitta e l’Atalanta non vincitrice sul Bologna: a quel punto allo champagne già in frigorifero da tempo si potrà togliere il tappo.

TUTTO NELLA RIPRESA — È stato il rigore al 50’ a far cambiare il corso a una partita che nel primo tempo era stata equilibrata (un palo per parte). Un penalty concesso per un mani di Bastos in area (segnalato dal Var a Orsato) su tiro dello stesso Cristiano che poi è stato ancora una volta implacabile dal dischetto. A quel punto la Lazio si è disunita e quattro minuti dopo un grave errore di Luiz Felipe da ultimo uomo ha lasciato Dybala involarsi verso la porta: l'argentino ha appoggiato a Ronaldo che ha fatto bis a porta vuota. Un uno-due micidiale firmato da CR7 (per lui anche un palo di testa al 66’) che ha lanciato la Juve a più otto a quattro giornate dalla fine. Ormai Maurizio Sarri intravede il traguardo del primo scudetto da allenatore, dopo un secondo tempo in cui la Juve ha giocato in modo convincente, al netto della solita disattenzione nel finale. Stavolta è stato Bonucci a commettere un grave errore e a stendere Immobile in area, che poi non ha perdonato dal dischetto. Ma ormai era l’83’: troppo tardi per sperare nella rimonta, anche Milinkovic su punizione allo scadere è andato vicino al pari (bravo Szczesny).

LAZIO... IMMOBILE — Sorprese già nel riscaldamento con Gonzalo Higuain - scelto da Sarri titolare - che si fa male e rientra subito negli spogliatoi, lasciando così spazio a Paulo Dybala. Si parte con ritmi blandi per il gran caldo. La Lazio rimaneggiata per le tante assenze cerca di concedere pochi spazi agli avversari, la Juve (con Bentancur regista al posto di Pjanic) punta sulle giocate dei suoi campioni. Il primo pericolo lo creano i bianconeri dopo 10 minuti: palo di testa di Alex Sandro (su assist di De Ligt) a Strakosha battuto. La Lazio risponde con un paio di buone accelerazioni di Anderson sulla sinistra che creano qualche apprensione nella difesa bianconera. Poi è Rabiot (al 35’) a tentare di sfondare a sinistra, ma la sua conclusione dopo una sgroppata pregevole è respinta da Strakosha in angolo. Poco prima della fine del primo tempo arriva il palo di Ciro Immobile con un gran tiro da fuori. La Lazio in pratica si ferma lì. Nella ripresa Ronaldo la spingerà sempre più giù e con un punto nelle ultime cinque partite è impossibile sognare di vincere lo scudetto. A Simone Inzaghi resta comunque un piazzamento Champions (ancora da puntellare ma solo aritmeticamente) di grande valore.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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SERIE A 2019/2020 34ª Giornata (15ª di Ritorno)

18/07/2020
Verona - Atalanta 1-1
Cagliari - Sassuolo 1-1
Milan - Bologna 5-1
19/07/2020
Parma - Sampdoria 2-3
Brescia - Spal 2-1
Fiorentina - Torino 2-0
Genoa - Lecce 2-1
Napoli - Udinese 2-1
Roma - Inter 2-2
20/07/2020
Juventus - Lazio 2-1

Classifica
1) Juventus punti 80;
2) Inter punti 72;
3) Atalanta punti 71;
4) Lazio punti 69;
5) Roma punti 58;
6) Napoli e Milan punti 56;
8) Sassuolo punti 48;
9) Verona punti 45;
10) Bologna punti 43;
11) Cagliari e Fiorentina punti 42;
13) Sampdoria punti 41;
14) Parma punti 40;
15) Torino punti 37;
16) Udinese punti 36;
17) Genoa punti 33;
18) Lecce punti 29;
19) Brescia punti 24;
20) Spal punti 19.

(gazzetta.it)

Spal matematicamente retrocessa in Serie B con 4 turni di anticipo.
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L'Atalanta vola con Muriel:
l'1-0 al Bologna vale secondo posto e record di punti

Ancora una volta decisivo il colombiano entrando dalla panchina:
Dea a quota 74, superato l’ex primato del 2016-17 (72)


Matteo Dalla Vite


Un colpo feroce, risolutivo, dei suoi: Luis Muriel fa schizzare l’Atalanta al secondo posto mettendola anche sul podio dei record di punti… all-time, quindi 74 e scavalcando il massimo del 2017 (cima-72). Il Bologna gioca e resiste, combatte con dignità ritrovata dopo i cinque gol presi dal Milan ma per la trentesima volta di fila subisce gol. E quando succede questo, il più delle volte ti pieghi. Gasperini, espulso nel primo tempo dopo litigio con Bigon e Mihajlovic, si gode un’Atalanta principessa del campionato che sostanzialmente soffre due volte e tutte per opera dell’ex Barrow, che in una occasione prende la traversa (deviazione di Gollini) e nella seconda spara alto un pallone godibilissimo.

MOSCERINI E BOLOGNA — I giocatori lottano costantemente con sciami di moscerini e le missioni di Gasp sono sostanzialmente tre: continuare a macinare calcio e chilometri proiettandosi piano piano per la gara di Champions contro il Psg, raggiungere il record dei 74 punti (quindi due punti oltre i 72 del 2017) agganciando il secondo posto e piazzare la pietra dei 100 gol in A. Per fare questo, inizialmente Gasperini infila Pasalic al posto di Malinovskyi e per il resto conferma Zapata e il Papu davanti; Mihajlovic, invece, prosegue nei suoi mettendo Svanberg al fianco di Medel e Skov Olsen al posto di Orsolini per far sì che i due abbandonino contro una squadra di spessore le proprie morbidezze assortite. Davanti, poi, Sinisa rimette Palacio e Barrow, mentre Soriano resta sempre l’ago imprescindibile della terra di mezzo. Ed è proprio l’ex Villarreal a fare la prima cosa vera della partita, il tutto – però – dopo una biotta da fuori di Zapata (bloccata da Skorupski) e tre cross feroci atalantini da sinistra e destra: Soriano si accentra dalla zona di sinistra e tuona un tiro che Gollini devia con grande fatica in angolo. Sinisa si sgola, Gasp corregge: per mezz’ora è il Bologna a comandare le operazione, con Svanberg e Soriano che spiccano nella terra di mezzo, e al 20’ Barrow arriva vicino alla porta con una rasoiata dal limite di poco fuori. La reazione dell’Atalanta è un tiro di Zapata stoppato da Denswil e un colpo morbido di Pasalic.

TRAVERSA, LITIGIO E ROSSO — La reazione da show a volume ovviamente alto e udibile, però, è di Gasperini che al minuto 36 (dopo un fallo di Gosens su Skov Olsen) litiga con il ds Bigon (in piedi), volano parole grosse fino a quando Sinisa interviene in difesa del proprio giocatore e Gasperini si accende ancora di più: i due tecnici (che già battibeccavano) litigano (e si sente tutto), arrivano a tre metri l’uno dall’altro a braccio teso; La Penna espelle Gasp dopo frase verso il bolognese (doppio giallo: dice il tecnico dell’Atalanta a rosso squadernato) e ammonisce Mihajlovic. Subito dopo (minuto 39’), Barrow ha una doppia occasione: incoccia la traversa dopo deviazione di Gollini e sul rimbalzo colpisce il pallone che va fuori non di tanto. Morale: scintille e zero gol in un primo tempo in cui l’Atalanta ha creato tanto senza arrivare al senso del calcio.

MURIEL E TRENTESIMA — Appoggiato, da espulso sulla gradinata centrale ma spostato verso sinistra, Gasperini opera il cambio: dentro Muriel e fuori Pasalic; il colombiano azzecca subito il corridoio giusto e, assistito da Gosens, calcia in diagonale ma trova un signor Skorupski. L’occasione successiva è di Barrow su appoggio di Tomiyasu (gol sbagliato al minuto 17) ma basta un cambio campo per vedere il vantaggio dell’Atalanta: Bravo Castagne a difendere un pallone importante, a servirlo a Zapata che lo protegge e lo smista verso Muriel tre metri indietro. Il colombiano, non schermato, la mette in maniera implacabile: vantaggio atalantino e Bologna che prende gol per la trentesima volta di fila. Il resto è Bologna che schiuma gioco ma senza impensierire Gollini e Atalanta che conserva guardando avanti: dal secondo gradino della classifica.

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Il Milan non si ferma più. E ritrova anche Ibra:
sua la doppietta che stende il Sassuolo

Calhanoglu manda due volte in gol lo svedese, per gli emiliani
(in 10 da fine primo tempo per il rosso a Bourabia) rigore di Caputo



Non si ferma la corsa del Milan. I rossoneri vincono 2-1 sul campo del Sassuolo e si confermano la squadra migliore del momento, con 5 successi e un pari nelle ultime sei partite. Al Mapei Stadium torna in copertina Zlatan Ibrahimovic, che firma la doppietta decisiva inframmezzata dal rigore di Caputo. Successo meritato per il Milan, bravo a capitalizzare le occasioni e a sfruttare al meglio gli episodi. Il più rilevante di questi è la più che ingenua espulsione di Bourabia, che già ammonito entra male su Rebic nel recupero del primo tempo. Qui i piani di De Zerbi, che si era tenuto Boga e Djuricic per la ripresa, vanno a farsi benedire. Infatti i rossoneri non concedono quasi nulla e vanno più volte a sfiorare il tris.

ASSE DECISIVO — Il Sassuolo parte frizzante, con le iniziative di Berardi a compensare la leggerezza di Haraslin e Raspadori, interessanti ma ancora molto sotto ai livelli di Boga e Djuricic. Peluso sbaglia in disimpegno, Calha crossa e Ibra di testa la sblocca mentre Muldur lo guarda. Il mani del turco provoca il rigore del pari di Caputo, assegnato con la Var. Ma l’asse turco-svedese riporta avanti il Milan. Raspadori perde palla e il Milan in pochi secondi va a segnare, con Calhanoglu a smarcare Zlatan. La ripresa scorre senza grandi sussulti: un eccezionale Locatelli tiene in partita De Zerbi, ma il Milan, nonostante gli infortuni nel primo tempo di Conti (ginocchio) e Romagnoli (polpaccio) lascia disoccupato Donnarumma. E la corsa di Pioli, premiata dal rinnovo, può continuare.

Gasport

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La salvezza del Parma è di rigore:
resa del Napoli sotto i colpi di Kulusevski

Tre penalty decidono un match non esaltante.
A segno Caprari, Insigne e Kulusevski. Ritmi bassi degli azzurri che hanno una Champions da onorare


Maurizio Nicita


Allo scoccare dell’ora di gioco, nel silenzio del Tardini riecheggia l’urlo di Rino Gattuso: “Siamo fermi! Siamo fermi!”. È la sintesi di una gara che Parma e Napoli giocano al piccolo trotto. E se gli emiliani stanno cercando di chiudere dignitosamente, gli azzurri devono prepararsi a Barcellona e fra ritmi troppo bassi e tanti errori in disimpegno c’è poco da essere ottimisti. Certo, la stanchezza, il caldo-umido. D’accordo, ma non è che le condizioni climatiche possano migliorare da qui all’8 agosto. Il Parma diventa la bestia nera del Napoli, battuto sempre 2-1. Seconda sconfitta per Gattuso dalla ripresa e campanello d’allarme che continua a suonare, da Bologna a Parma: così contro il Barcellona non c’è speranza.

ASSETTI — Squadre a specchio con il 4-3-3. D’Aversa rinuncia a Kulusevski e Gervinho in avvio e presenta un tridente con Siligardi-Caprari-Karamoh. Gattuso rilancia Maksimovic e Allan titolari e schiera Lozano falso nueve.

LE TRIANGOLAZIONI AZZURRE — Si parte a ritmo blando e la prima occasione la crea il Napoli sempre abile nelle triangolazioni strette, con un solo tocco. E così Insigne “usa” Allan come sponda e il brasiliano gli ridà palla in area, Politano taglia sul primo palo e il capitano gliela mette nel vertice dell’area piccola, ma la girata di destro del mancino non è perentoria e il portiere Sepe riesce a respingere in qualche modo. Il pallino del gioco lo tiene la squadra azzurra ma col Parma che resta molto basso, Lozano non ha profondità e diventa marcabilissimo e mentre Gattuso urla di dare ampiezza alla manovra, gli azzurri tendono troppo ad accentrarsi e faticano ad arrivare al tiro. Ci prova solo Fabian, ma da buona posizione rimane col corpo sbilanciato indietro e tira alto.

ERRORI E RIGORI — Funziona meno bene Allan da mezzala sinistra, e il brasiliano pressato inventa un assurdo passaggio indietro che diventa assist per Karamoh, che non riesce a trovare l’attimo per tirare e appoggia dietro per Siligardi: il suo sinistro viene salvato sulla linea di testa da Di Lorenzo. Il Napoli continua a macinare uno sterile possesso palla, Politano e Lozano si scambiano anche le posizioni, ma l’azione è troppo lenta per riuscire a smarcare qualcuno nelle fitte maglie difensive parmigiane. E quando meno te l’aspetti ecco l’infortunio di Mario Rui che, pur frenando, incrocia in area le gambe di Grassi, un ex: rigore, perfettamente realizzato da Caprari al tramonto del primo tempo.

GRASSI: DA UN RIGORE ALL'ALTRO — A inizio ripresa, Grassi commette l’ingenuità di andare a contrastare un tiro di Fabian col braccio un po’ largo, nella dinamica dell’azione l’arbitro Giua fischia una punizione dal limite, ma richiamato dal Var si rende conto che il tocco è appena in area. La realizzazione di Insigne dal dischetto è impeccabile. Nella girandola di cambi da segnalare che D’Aversa cambia tutto l’attacco, inserendo Kulusevski, Inglese e Gervinho. Mentre Gattuso schiera Callejon come falso nueve. Il Napoli accelera il giro palla. Poi ancora un incrocio di gambe, abilmente creato da Kulusevski con Koulibaly e lo stesso svedese freddo a spiazzare Meret dal dischetto. Finale tutto del Napoli, che da una triangolazione Zielinski-Insigne mette Younes in grado di calciare un rigore in movimento, che il tedesco spreca malamente.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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L'Inter si è arresa: 0-0 con la Fiorentina.
E la Juve può festeggiare lo scudetto già domani

Nerazzurri fermati due volte dal palo.
Ai bianconeri basterà vincere a Udine per laurearsi Campioni d'Italia per la nona volta consecutiva


Fabio Russo


L'Inter si è già arresa. Il secondo pareggio consecutivo dei nerazzurri (0-0 in casa con la Fiorentina, dopo il 2-2 di Roma) consegna nelle mani della Juventus il primo match ball scudetto: ai bianconeri basterà vincere stasera a Udine (alle 19.30) per laurearsi Campioni d'Italia per la nona volta consecutiva. La squadra di Conte, che parte forte e cala alla distanza, viene fermata due volte dal palo e, di conseguenza, da un destino che, a parte qualche rigurgito di speranza poco meno di una settimana fa, sembrava ineluttabile dall'8 marzo, giorno della sconfitta nello scontro diretto dell'Allianz Stadium. Solo che adesso i nerazzurri vedono sfuggirsi anche il secondo posto, a vantaggio dell'Atalanta, che guida la volata con un punto di vantaggio.

TURNOVER, MA NON TROPPO — Rispetto alla partita di domenica a Roma, Conte ne cambia 4: D'Ambrosio e Godin prendono il posto di Skriniar e Bastoni, Eriksen e Lukaku sostituiscono Brozovic e Lautaro Martinez. Un cambio in più, invece, per Iachini, che sorprende lasciando Chiesa in panchina (al suo posto Venuti) e varia altri tre quinti del centrocampo: rispetto alla gara interna contro il Torino, fuori Ghezzal, Pulgar e Lirola, dentro Duncan, Badelj e Dalbert. Una modifica pure davanti, con Cutrone che si riprende la maglia da titolare ai danni di Kouamé.

PORTA STREGATA — Sotto il diluvio, l'avvio dei nerazzurri è di grande ritmo, grazie al pressing alto di Barella e Gagliardini e ai lampi di Eriksen, mobile su tutto il fronte della trequarti. Così, nei primi 10 minuti, l'Inter costruisce due palle gol. Prima, al 5', Terracciano si supera due volte, sia sul flipper impazzito generato dalla deviazione di due suoi compagni di squadra, sia su Lukaku da pochi passi. Poco dopo, al 10' il portiere viola si ripete sulla conclusione velenosa di Barella dal limite. Quando il numero uno della Fiorentina non può nulla, è il palo a salvarlo: succede al 18', sull'asse Eriksen-Lukaku, con il colpo di testa da centro area del belga che finisce sul legno. A metà della prima frazione, Conte perde De Vrij, che appoggia male il ginocchio sinistro, riatterrando da uno stacco di testa: dentro Ranocchia. I ritmi si abbassano e, nell'unica altra occasione del primo tempo, è ancora Terracciano a risultare decisivo: servito da Young, stavolta Lukaku, da pochi metri, gli calcia addosso. Qui, però, è più un gol sbagliato che un miracolo del portiere.

INTER-MITTENTE — Nella ripresa, i nerazzurri partono ancora all'arrembaggio ed è di nuovo il palo a salvare Terracciano: sulla conclusione da fuori di Sanchez (bella combinazione con Lukaku) il portiere viola mette le mani "molli", ma tanto basta per deviare la conclusione sul legno. Conte ci prova con Lautaro Martinez e Moses per Sanchez e Candreva, ma poco cambia. Le energie scarseggiano e crescono i viola: prima, al 57', Castrovilli spreca una ripartenza, calciando un rigore in movimento tra le braccia di Handanovic; poi, al 79', il capitano nerazzurro si supera ed è fenomenale nel murare la conclusione di Lirola da due passi, al termine di un bello scambio con il neoentrato Chiesa. I nerazzurri evitano una beffa immeritata, ma questo 0-0 si aggiunge alla sagra dei rimpianti per un destino che era scritto da tempo, ma che i quattro pareggi e la sconfitta (col Bologna) dopo il lockdown hanno rapidamente accelerato.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Lapadula condanna il Brescia alla B.
Ma per il Lecce la salvezza resta difficile

I giallorossi a segno anche con Saponara però il Genoa vince il derby
e la distanza resta invariata (-4 a tre giornate dalla fine).
Per il club di Cellino amara retrocessione nonostante la rete di Dessena


Matteo Nava


Un super Lapadula e un provvidenziale Saponara mantengono accese le speranze del Lecce, mentre il Brescia cade 3-1 e saluta la Serie A dopo una gara giocata con davvero poca convinzione. Sono queste le conseguenze della sfida salvezza del Via del Mare, indirizzata già a metà primo tempo dal doppio vantaggio giallorosso e messa in dubbio solamente per una manciata di minuti nella ripresa sulla scia del gol di Dessena. A fine partita mesto rientro negli spogliatoi di Torregrossa e compagni, il Brescia è retrocesso aritmeticamente in B ma nemmeno i salentini possono festeggiare granché, il Genoa vince il derby e il -4 in classifica resta inalterato.

CHE LAPADULA! — I primissimi istanti di gara al Via del Mare vedono però un Brescia volenteroso di giocarsi le ultime carte per quella che sarebbe una clamorosa salvezza, anche se ben presto sono i padroni di casa a prendere in mano le redini del gioco, spingendo per il vantaggio. Il primo squillo è una bella azione corale che però Mancosu non riesce a finalizzare pericolosamente, mentre il vantaggio lo firma Lapadula al 22’. Punizione di Falco dalla sinistra e incornata vincente dell’attaccante, bravo a eludere la marcatura del giovane Papetti per l’1-0. La reazione è repentina su un’indecisione di Paz, ma Gabriel respinge la botta sul primo palo di Zmrhal. Alla mezz’ora poi, con un orecchio al derby della Lanterna, una bellissima giocata di Barak crea un break dalla sinistra e sugli sviluppi dello stesso Lapadula raccoglie una respinta corta di Joronen e ribatte in rete per la doppietta (9 gol in campionato, record per lui). La squadra di Lopez accusa il colpo e non riesce a essere davvero pericolosa fino all’intervallo.

NON FA FESTA NESSUNO... — In avvio di ripresa è un gigantesco rischio di Gabriel a risvegliare un Brescia che sembrava rassegnato: cross a campanile di Tonali, il portiere brasiliano va in presa alta ma si fa scivolare il pallone dai guantoni, recuperandolo solamente sulla riga tra il panico dei giocatori giallorossi. Gli ospiti quindi si ridestano, alzando il baricentro e sfruttando i cambi conservativi di Liverani (fuori Lapadula e Falco). Al 64’ è Dessena ad accorciare le distanze con una rete in mischia sugli sviluppi di corner: Gabriel la tocca con la punta delle dita ma non è abbastanza. Il Lecce a questo punto fatica a reagire, ma Saponara si prende tutti i meriti del caso e inverte di nuovo l’inerzia del match: contropiede di Tachtsidis, bravo a servire il fantasista per la rete del 3-1. Con le notizie della vittoria del Genoa al Ferraris si rabbuia però il futuro dei giallorossi che rimangono a -4, mentre il Brescia vede spegnersi le possibilità di salvezza: la squadra di Lopez torna infatti in Serie B un anno dopo la promozione in A.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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La Spal non c'è più, la Roma ne fa 6 in scioltezza.
Zaniolo torna e fa un gran gol

A segno Kalinic, Cerri, Carles Perez, Kolarov, due volte Bruno Peres e la giovane stella


Chiara Zucchelli


Prima il meraviglioso gol che chiude la partita, poi l’abbraccio con Mancini. Da una discussione con il difensore era nata tutta la polemica e la settimana difficile di Nicolò Zaniolo, da un abbraccio con lui il numero 22 della Roma chiude i conti. Con le voci, con il broncio e con la Spal, visto che la sua rete è la sesta di una partita che alla Roma di Fonseca serve a centrare tutti gli obiettivi della serata. Portare a casa i tre punti possibilmente senza soffrire, e tenere a distanza il Milan in chiave quinto posto: missione compiuta. La squadra di Fonseca batte 6-1 la Spal a Ferrara, chiudendo la partita nella ripresa, dopo che nel primo tempo i ragazzi di Di Biagio (già retrocessi), avevano comunque provato a vendere cara la pelle. Per la Roma in gol Kalinic, Carles Perez, Kolarov, Bruno Peres (doppietta) e Zaniolo, per la Spal gol (bellissimo) di Cerri, autore del momentaneo 1-1.

ORGOGLIO SPAL — La migliore notizia della serata, per la Roma, è il quinto risultato utile consecutivo: quattro vittorie e un pari (con l’Inter) per i giallorossi che, sfumata la Champions, sanno che la lotta con il Milan per l’Europa League non è ancora terminata, visto che i rossoneri sono a meno due. Intanto, però, portano a casa un altro prezioso successo. E lo fanno con una squadra con qualche cambio rispetto all’Inter: nei giallorossi ci sono Kalinic, Cristante e Carles Perez al posto di Dzeko, Veretout e Mkhitaryan, mentre nella Spal sono in panchina Petagna e Missiroli, con Cerri confermato e i rientri di Valdifiori e Murgia. Il copione è chiaro: la Roma attacca, la Spal si difende e prova a ripartire. E si fa pericolosa un paio di volte quando Pau Lopez esce male, mettendo in difficoltà la sua retroguardia. Dopo 6’ la Spal deve fare a meno di Sala - infortunio al tendine d’Achille - e al 10’ la Roma passa in vantaggio con Kalinic che ribatte in rete una respinta di Letica su girata di Pellegrini. La Var fa aspettare un paio di minuti per sospetto fuorigioco proprio del capitano della Roma, ma il gol è convalidato. Al 23’ la Spal pareggia con Cerri: assist di Valdifiori dalla trequarti, splendido terzo tempo dell’attaccante che salta più in alto di Kolarov e batte Pau Lopez. La Roma passa ancora al 38’ quando Carles Perez entra in area e di collo pieno batte Letica sul secondo palo. Un gol splendido, quello dell’ex Barça arrivato a gennaio, il primo in campionato. Con la sua rete sono sei i marcatori della Roma nati dal 1996 in avanti, come nessun’altra squadra.

EUROGOL — Nella ripresa Fonseca sposta Peres a sinistra al posto di Spinazzola con l’inserimento di Zappacosta e la Roma dopo neppure 2’ va sul 3-1: Kolarov si fa perdonare l’errore su Cerri e tira un missile dalla distanza. Letica non interviene malissimo e il serbo festeggia. Al 51’ la Roma cala il poker con Bruno Peres (diciassettesimo marcatore stagionale) che, con un diagonale preciso, approfitta di una discesa sulla fascia di Zappacosta e di un passaggio da centro area di Kalinic. Dopo 20’ nella girandola di cambi Fonseca mette dentro Zaniolo, che poco dopo sfiora il gol di sinistro. La Spal prova a farsi vedere con Petagna (salvataggio sulla linea di Smalling), ma è un fuoco di paglia. La Roma controlla agevolmente, chiude i conti con un eurogol all’Incrocio ancora di Bruno Peres, e poi con la meraviglia di Zaniolo che parte da centrocampo, salta tre avversari e di sinistro chiude i conti. Con la Spal, con Mancini, e forse anche con se stesso.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Borini spaventa il Toro, poi rimedia Zaza: col Verona finisce 1-1



I veneti vanno in vantaggio dal dischetto, poi l'attaccante granata pareggia con un gran colpo di testa
e nel recupero traversa di Belotti: il vantaggio sul Lecce scende a 6 punti.
De Silvestri infortunato a una spalla


Roberto Pelucchi

Un guizzo da grande attaccante di Zaza permette al Torino di rimontare un bel Verona, passato in vantaggio a inizio ripresa con Borini su rigore. I granata, però, rinviano il discorso salvezza: il vantaggio sul Lecce, vittorioso sul Brescia, è di 6 punti. Ancora tanti, ma non abbastanza per permettere ai granata di allentare la tensione. E anche il Genoa s'avvicina. Domenica il Torino dovrà chiudere i conti battendo la Spal a Ferrara.

LE MOSSE — Lukic squalificato, out Izzo: Longo in avanti piazza Verdi alle spalle della coppia Zaza-Belotti. Juric, fresco di rinnovo del contratto fino al 2023, non ha Amrabat (squalificato) e sistema Salcedo al centro dell'attacco, sorretto da Verre a destra e Borini a sinistra.

MEGLIO L'HELLAS — Passano pochi minuti e Longo è già nei guai: dopo un contrasto, De Silvestri cade pesantemente sulla spalla destra. Il giocatore granata resiste alcuni minuti al dolore, ma poi si arrende e viene portato in ospedale per accertamenti. Il suo posto in campo è preso da Aina. Il match resta equilibrato per un quarto d'ora, ma si vede subito che l'Hellas ha qualcosa in più. Infatti, con il passare dei minuti, la squadra di Juric comincia anche a produrre occasioni da rete. La prima al 18', quando un tiro di Verre viene smorzato da Bremer e Sirigu si ritrova la palla tra le gambe. Lyanco ferma un ottimo attacco in velocità di Borini (angolo). I granata faticano a innescare gli attaccanti e quando lo fanno la scelta delle giocate è quasi sempre sbagliata (ahi ahi, Zaza). Alla mezz'ora Belotti va giù in area: le immagini rallentate mostrano le mani di Rrahmani sulla schiena del capitano granata, ma per l'arbitro non c'è stata spinta, soltanto un leggero tocco, e fa proseguire (niente Var). La catena di sinistra del Verona (Lazovic-Borini) sforna eccellenti accelerazioni e Lyanco va spesso in difficoltà. Nel finale tiro al volo di Salcedo e salvataggio di Nkoulou, poi altra destro di Lazovic di poco a lato. I granata, dal canto loro, non sfruttano un paio di punizioni. Il tempo si chiude senza gol, ma con il Verona soddisfatto.

RIGORE GIUSTO — La partita prende una brutta piega per il Toro dopo dieci minuti della ripresa, quando una prepotente accelerazione dell'infaticabile Borini a sinistra viene fermata in piena area da Nkoulou con il gomito. L'arbitro Valeri inizialmente dà angolo per l'Hellas, ma dopo aver rivisto l'azione al monitor non può non dare il rigore al Verona, trasformato dallo stesso Borini. Il Torino, a questo punto, diventa nervoso e in rapida successione vengono ammoniti Zaza per un fallo e Verdi per proteste. Le azioni d'attacco sono sempre pasticciate, mai limpide. Longo toglie Lyanco e mette Berenguer, passando al 4-2-4. Benefici immediati, perché su un cross perfetto di Ansaldi, Zaza si butta di testa da grandissimo attaccante e pareggia la partita (67'). La partita si fa più equilibrata, anzi, l'Hellas sembra accusare il colpo e il Toro è più intraprendente. Belotti ha un'occasione d'oro, ma Silvestri si salva alzando la palla sopra la traversa. Subito dopo altra occasione per il capitano, per un Toro trasformato dopo il gol del pareggio. Nel recupero traversa piena di Belotti, di testa, e il Verona tiene il punto coi denti.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Lerager accende la Lanterna:
il derby di Genova è rossoblù dopo 4 anni

Un destro del danese regala il preziosissimo 2-1 al Genoa sulla Samp.
Gabbiadini aveva risposto al rigore di Criscito.
La squadra di Nicola resta a +4 sul Lecce terzultimo


Stefano Cantalupi


Arriva dalla Danimarca l'uomo che accende la Lanterna: un destro di Lukas Lerager vale la rete del 2-1 in casa della Samp, regala al Genoa il derby dopo quattro anni ed è una poderosa boccata d'ossigeno nella lotta salvezza, perché il Lecce resta terzultimo a -4. Esulta Nicola, mentre Ranieri perde il suo primo derby in Italia.

CRISCITO E GABBIADINI — Piove al Ferraris sul derby numero 120, ma la tensione non si raffredda minimamente. Il Genoa ha l'acqua alla gola nonostante l'ultima vittoria sul Lecce, la Samp è già salva, ma la supremazia cittadina non sente ragioni di classifica. Nicola, per scardinare la doppia linea difensiva strettissima di Ranieri, abbina la potenza fisica di Pinamonti alla tecnica di Pandev, e al 22' raccoglie i frutti: il macedone anticipa Colley in area e conquista un rigore che Criscito scaraventa sotto la traversa. È il premio per l'avvio di gara convinto dei rossoblù, ma i tifosi del Grifone si possono godere l'1-0 solo per una decina di minuti. Al 32' li gela Gabbiadini, appena tornato in campo dopo un colpo al ginocchio sinistro: un tiro di Linetty rimpallato lo favorisce e Manolo punisce, incrociando col destro. Si va al riposo sull'1-1, non prima però di un episodio da Var significativo: Romero contrasta l'uscita di Audero, Lerager mette dentro, ma un fuorigioco dell'argentino chiude ogni dibattito sull'eventuale carica sul portiere. Rete annullata.

LA VENDETTA DI LERAGER — Gli andrà meglio nel secondo tempo, a venti minuti dal 90'. Stranezze dei derby, perché la ripresa aveva visto fin lì la Samp all'attacco, in pressione quasi costante, ancora più pericolosa dopo l'ingresso di Quagliarella. E invece un recupero palla di pura voglia di Jagiello beffa Berezynski e consegna il pallone a Lerager al limite dell'area: destro secco, Audero in ritardo e gol del 2-1, con tanto di esultanza polemica all'indirizzo degli uomini al Var. Nicola accarezza l'impresa nel suo primo derby d'allenatore, soffre a bordo campo telecomandando la resistenza ed esplode al fischio finale di Guida: successo pesantissimo, merito anche di Perin che nel finale silenzia l'ultimo squillo blucerchiato, bloccando un destro di Ramirez.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Calhanoglu pennella, Gigio para un rigore.
Ma poi Zapata riprende il Milan: 1-1

L'Atalanta sale momentaneamente a -5 dalla Juve, ma l'Inter ora potrebbe scavalcarla al secondo posto.
Ai rossoneri non riesce il sorpasso sulla Roma


Stefano Cantalupi


Un punto che forse non aiuterà l'Atalanta ad arrivare seconda o il Milan a chiudere quinto, ma che conferma l'ottimo momento delle due squadre: tra Diavolo e Dea è un 1-1 di qualità, nel terzultimo impegno di questo campionato infinito.

GIGIO PARA-RIGORI — Che il Milan stia benone lo dimostra anche il primo tempo di stasera al Meazza, contro la squadra più devastante del momento: Pioli ha tante assenze e deve schierare dall'inizio Gabbia e Biglia, ragazzi di generazioni diverse, nonché Laxalt al posto dello squalificato Hernandez. Eppure i rossoneri reggono discretamente l'urto atalantino iniziale e al 14' si ritrovano in vantaggio: Calhanoglu - in stato di grazia come mai gli era accaduto nell'ormai lunga avventura italiana - dipinge una punizione sotto l'incrocio da posizione defilata, scavalcando Gollini, che non è certo piccolo di statura. Capolavoro. E Donnarumma dà un altro dispiacere alla Dea dieci minuti dopo: pestone di Biglia a Malinovskyi in area, rigore concesso da Doveri dopo controllo Var e paratona di Gigio sul penalty (bruttino, in verità) dell'ucraino. All'intervallo, però, si va sull'1-1, perché Zapata è un gigante tecnico difficilissimo da arginare: quando al 34' un'azione convulsa di Freuler lo libera in area non c'è niente da fare per nessuno, compreso Calabria che cerca vanamente di rallentarlo. Pareggio che ci sta.

PALO DI BONAVENTURA — Muriel è la carta principale di Gritti (Gasperini è squalificato) per la ripresa, Pioli allo scoccare dell'ora di gioco opta per il triplo ingresso di Bonaventura, Leao e Krunic, in modo da non perdere freschezza contro un avversario che non consente di scalare marce atleticamente. Il match, così, si mantiene godibile, con occasioni da entrambi le parti: Zapata va vicino al bis con un tiro deviato, Bonaventura va vicinissimo al gol del dell'ex centrando il palo dopo un contropiede di Leao. Sono gli ultimi veri fuochi, il risultato non cambia più: l'Atalanta va a -5 dalla Juve ma ora è a rischio sorpasso da parte dell'Inter, il Milan si piazza in scia alla Roma ma non riesce a mettere la freccia.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Kulusevski, assist e magia a giro:
il Parma espugna Brescia ed è decimo

I lombardi, già matematicamente retrocessi in B, si sono presentati con appena 5 giocatori in panchina.
I gialloblù, dopo la salvezza ottenuta contro il Napoli, salgono a quota 46 punti


Matteo Brega


Il Parma vince 2-1 per la seconda volta di fila. Dopo il Napoli cade anche il Brescia. Darmian, Dessena e una magia di Kulusevski disegnano il risultato finale. Solo 16 convocati per il Brescia, sintomo di un finale di campionato approssimativo dal punto di vista spirituale (dalla società in giù). Diego Lopez perde anche Joronen e Donnarumma, oltre allo squalificato Sabelli e ai lungodegenti (più Balotelli). Roberto D'Aversa presenta il miglior Parma possibile con Gervinho-Caprari-Kulusevski in avanti.

PRIMO TEMPO MORBIDO — La partita lancia il primo segnale con Kulusevski che, lanciato da Sepe, si infila tra Mangraviti e Gastaldello, supera Andrenacci in uscita e poi scarica alto sulla traversa. Il Brescia si mostra al 36' con un guizzo di Ayé, che calcia con un sinistro centrale e morbido.

RIPRESA VIBRANTE — L'avvio della ripresa è brillante nei primi 4'. Prima Caprari, di tacco, colpisce il palo, poi, subito sulla ripartenza, Ayé impegna Sepe con un destro violento. La partita vive di lunghi momenti apatici e così, per vivacizzarla, subentra la tattica. D'Aversa toglie Kucka e inserisce Siligardi, che prende il posto di Kulusevski come ala destra e retrocede il prossimo giocatore della Juve a mezzala. Poco dopo il Parma passa in vantaggio. Gervinho lancia Kulusevski in profondità, il Brescia si fa attrarre a sinistra e sul cross basso dello svedese nessuno segue Darmian sul lato debole. Emiliani avanti 1-0. La risposta è nei piedi di Ayé, che davanti a Sepe sbaglia clamorosamente e anche sulla seconda opportunità donata a Spalek il Brescia rimbalza. I lombardi, però, pareggiano pochi minuti dopo con Dessena, al secondo centro consecutivo dopo quello di Lecce. Ma il pareggio vive per poco meno di 20'. Quando Kulusevski decide di illuminare il Rigamonti con un destro a giro sul quale Andrenacci non potrebbe mai arrivare. Una magia che determina il risultato finale. Il Brescia perde la partita e l'ultimo virtuale obiettivo, il terzultimo posto. Resta solo da evitare l'ultimo.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Super Lukaku e il solito Sanchez:
l'Inter si riprende il 2° posto.
Il Genoa adesso trema



Conte vince la sfida con gli attaccanti e scavalca l'Atalanta: 76 punti sono il maggior bottino dopo il Triplete.
La squadra di Nicola deve tifare Bologna per evitare il ritorno del Lecce


Carlo Angioni

Seconda e con il maggior bottino di punti dopo il Triplete, al pari di Leonardo. L’Inter di Conte passa a Genova, scavalca l’Atalanta (76 punti a 75) e a -4 costringe la Juve a vincere domani contro la Samp se vuole conquistare lo scudetto con due giornate di anticipo. Merito di Romelu Lukaku e di Alexis Sanchez. Il belga firma la doppietta e sale a 23 gol in Serie A (terzo interista di sempre al debutto dietro Nyers e Ronaldo) e 29 con la maglia dell’Inter. Mai aveva segnato tanto in una sola stagione. Il cileno realizza il quarto gol dell’anno, il terzo dopo la ripresa. E il Genoa? La squadra di Nicola gioca, resta viva sino a 10 minuti dalla fine ma resta 4 punti sopra la linea della salvezza (cioè dal Lecce, che domani gioca in casa del Bologna): obbligatorio per tirarsi fuori dai guai fare punti con Sassuolo e Verona nelle ultime due partite.

PRIMO TEMPO — Conte, che con il Genoa non ha mai perso, ripropone la Lu-La ed Eriksen dal primo minuto. Nicola lancia il 18enne Nicolò Rovella, regista della Primavera che fin qui aveva giocato solo 28 minuti in A, all’andata nell’ultima di Thiago Motta a San Siro. Il ragazzino si mette ai fianchi di Eriksen, non demerita in costruzione ma soffre un po’ in copertura. L’Inter del primo tempo gioca a ritmi non folli ma piano piano si avvicina sempre di più alla porta di Perin. Conte urla e chiede più cattiveria, soprattutto a Lautaro, e più profondità ai difensori. La prima occasione all’8 è genoana: l’ex Pinamonti stacca di testa anticipando Godin ma la palla va a lato. Al 13’ si vede Eriksen, al 22’ super contropiede Lukaku-Eriksen chiuso dal diagonale dal limite di Brozovic che trova la deviazione in angolo. Il Genoa è sempre troppo lungo, gli attaccanti Favilli-Pinamonti dialogano poco. Dall’altra parte l’Inter si prepara per mettere il naso davanti: al 30’ Lukaku protegge bene il pallone e lo dà a Eriksen che sparacchia alto da due passi; al 32’ Romero è bravissimo a salvare su Lautaro pronto a calciare tutto solo davanti a Perin. Due minuti più tardi ecco il gol: l’azione parte da Eriksen, il cross dalla sinistra è di Biraghi, Lukaku sposta Zapata, che cade, e segna di testa. Il Genoa protesta, per Massa tutto regolare. I rossoblù si fanno sotto e al 43’ vanno vicinissimi al pari: Gagliardini stende Behrami, sulla punizione va Jagiello che aggira la barriera ma il pallone esce di un soffio con Handa che può solo guardare.

LA RIPRESA — Il secondo tempo inizia a ritmi bassi, servono i cambi a dare la scossa. Dopo 20 minuti finisce la partita di Lautaro ed Eriksen, che restano due grossissimi punti di domanda. Ancora una volta poco incisivi, il Toro e il danese non hanno sfruttato nemmeno la chance Genoa. Al loro posto Sanchez e Borja Valero, per provare a dare più dinamismo: il cileno gioca tanti palloni, ha voglia da vendere e si vede. Proprio i due nuovi entrati, con l’assistenza di Moses, confezionano l’occasionissima per chiudere i conti al 25’, ma Borja Valero viene stoppato da Ankersen sul tap in da due passi. Nicola gioca la carta Pandev per rinforzare l’attacco e si fa più pericoloso. Al 30’ bella discesa genoana, ma Pinamonti con il tacco volante spreca. C’è anche spazio per Destro, mentre Conte torna al caro 3-5-2 per contenere l’avversario. Al 37’ il Genoa ci prova ancora: cross di Goldaniga, testa alta di Zapata. È l’ultimo assalto, perché nell’azione successiva l’Inter chiude il match: ci pensa il folletto Sanchez, su perfetto cross di Moses dalla destra. Ma c’è tempo ancora per il tris di Lukaku, che al 48' si fa metà campo di corsa e poi chiude lo slalom in area con il gol numero 29 in stagione. L’Inter è seconda: chissà se Conte stasera sarà contento di essere il primo dei perdenti.

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Hysaj e Allan rilanciano il Napoli:
ma al Sassuolo annullati 4 gol per fuorigioco!

Il terzino albanese, che non aveva mai segnato a Napoli, e il brasiliano regalano i tre punti a Gattuso.
Ma De Zerbi può recriminare per il numero incredibile di gol non convalidati dalla Var



Mettete assieme il primo gol al Napoli di un giocatore che tutto sa fare tranne segnare, Elfrid Hysaj, e quattro gol cancellati dalla Var per fuorigioco, per altro in modo corretto. Ne viene fuori una vittoria per 2-0 del Napoli sul Sassuolo (sigillo finale di Allan), che tutto avrebbe meritato tranne una sconfitta con due gol di scarto. Così anche una partita sostanzialmente di fine stagione, in cui le motivazioni sono un quinto posto per il Napoli e la difesa dell’ottavo per il Sassuolo, finisce in copertina.

LA PARTITA — Viene indirizzata dopo 8’ dal primo gol al Napoli in 192 presenze di Hysaj, aiutato da un pessimo intervento di Consigli sul destro da fuori del terzino albanese. Il Sassuolo non cambia spartito: ogni volta che attacca può creare un pericolo, mentre dietro ogni ripartenza del Napoli è potenzialmente letale. Solo che la squadra di Gattuso, che sciupa più volte il raddoppio anche per l’abulìa di Milik, Insigne e Callejon (gol divorato da due passi), perde efficacia e metri di campo alla distanza, fatta eccezione per un palo di Mertens nel finale e il gol di Allan nel recupero. La squadra di De Zerbi confeziona almeno sei palle gol, di cui quattro sono gol annullati per fuorigioco, alcuni per questione di centimetri.


GLI EPISODI — Si parte al 32’: la puntata di classe di Djuricic a bruciare Ospina in uscita è vanificata dal fuorigioco (netto) del serbo sull’imbucata di Caputo. Sei minuti più tardi ancora Djuricic, imprendibile nel primo tempo, avvia e conclude in rete l’azione che però è vanificata dal millimetrico offside di Traore. Nella ripresa un gran movimento di Ciccio Caputo è reso inutile dalla posizione di partenza di Berardi, mentre è lo stesso centravanti a servire l’assist a Berardi partendo da posizione irregolare. Un record assoluto da quando esiste la Var. Che rovina la serata a De Zerbi, ma non il suo lavoro.

Gasport

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Lecce beffato a Bologna, da 0-2 a 2-2 ma perde
tra i veleni nel recupero: ora la B è vicina



La squadra di Mihajlovic avanti subito con Palacio e Soriano.
Poi la rimonta con Mancosu e Falco ma al 93' in contropiede il gol
di Barrow dopo un presunto rigore nell'area rossoblù


Andrea Tosi

Finisce col gol di Barrow in pieno recupero la sfida del Dall'Ara. In contropiede dopo un contatto in area su cui il Lecce ha reclamato un rigore, il gambiano ha chiuso il 3-2 rocambolesco e pieno di errori che condanna virtualmente i pugliesi al ritorno in B dopo una sola stagione di rientro nel massimo campionato. Tante occasioni per entrambe le squadre, una partita che poteva finire 6-5 o 5-6. Bologna così ritrova la vittoria casalinga che mancava dal 1 febbraio, il Lecce con 80 gol incassati può solo affidarsi all'aritmetica per sperare di superare il Genoa nelle ultime due giornate.

INIZIO SHOCK — Il Lecce si gioca la vita ma da come inizia la partita sembra già in spiaggia. Pronti via e il Bologna passa: Skov Olsen stanga dal limite, Gabriel respinge, Skov ritorna sul pallone e lo serve in mezzo a Barrow che con una magia di tacco pennella l'assist per Palacio che trova il tempo per battere una difesa di statuine. Per il Trenza è il ritorno al gol, il settimo stagionale, che mancava dal 22 febbraio. Sono passati appena 62", è la segnatura più veloce di tutto il campionato. Al Lecce non basta il gol a freddo per capire che la partita si è messa subito male, al 5' arriva anche il bis: Soriano dal limite ha tutto il tempo per mirare e infilare Gabriel con un fendente rasoterra. Per i rossoblù il duplice vantaggio è quello che serviva per scrollarsi dubbi e sospetti di un disimpegno anticipato. Il Lecce molto offensivo non punge. Solo Falco, con un tiro a giro che sfiora l'incrocio dei pali, si fa vivo in avanti.Dopo il "cooling break" il Bologna va molto vicino al tris col siluro di Barrow, mobilissimo, che si stampa sulla base del palo. Ancora Barrow insiste ma viene murato da Gabriel sul più bello. Il portiere brasiliano ha molto lavoro da sbrigare per le molte conclusioni in porta degli avanti di Mihajlovic. Poi Palacio, diffidato, si fa ammonire e dovrà saltare mercoledì il derby appenninico di Firenze. In pieno recupero arriva la frittata difensiva dei rossoblù: Palacio svirgola un respinta su corner, sulla parabola alta Skorupski si scontra con Dijks, la palla rimane viva Lucioni tira, Skorupski devia come può e Mancosu di petto appoggia nella porta vuota il punto dell'1-2 che rianima gli ospiti e allunga a 31 partite di fila con gol al passivo il record negativo dei padroni di casa.

VERSO IL PARI — Al ritorno in campo il Lecce ha un'altra faccia. Falco fa tremare l'incrocio dei pali, decisiva la deviazione di Skorupski, la partita adesso ha un'altra storia Mancosu si divora il pari tirando fiacco su Skorupski un rigore in movimento.Puntuale arriva il 2-2 con fendente di Falco che al terzo tentativo centra il bersaglio grosso. Il Bologna è squagliato, il Lecce ha subito la chance per il sorpasso ma il colpo di testa di Lapadula finisce fuori. La rumba dei cambi spezzetta la gara che il Lecce vorrebbe prendere in mano. Il ritmo scema, il Lecce prova l'ultimo sforzo, sul tiro a colpo sicuro del solito Falco arriva Krejci a salvare sulla linea: il ceco, ubriacato s'infortuna. Il finale riporta il Bologna davanti. Dopo tre minuti di recupero il Lecce reclama un rigore per un contatto tra Denswil e Mancosu, che cade in area. Sul ribaltamento di campo, la volata di Santander, passando per Orsolini, dà a Barrow l'occasione di firmare il suo nono gol e di riconfermarsi match winner della squadra emiliana. Il Lecce impreca. E la Serie B si avvicina.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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27/07/2020 00:12
 
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Subito Okaka: l'Udinese vince e festeggia la salvezza.
Cagliari in crisi nera

Finisce 1-0.
I friulani, già sicuri della permanenza in A, agganciano (e superano per gli scontri diretti) la squadra di Zenga


Stefano Cantalupi


Aggancio, anzi sorpasso. Nel giorno in cui si assicura la permanenza in Serie A con due turni d'anticipo, l'Udinese vince 1-0 a Cagliari, sale a 42 punti come la squadra di Zenga e la sopravanza al 13° posto per gli scontri diretti favorevoli. Decide un gol di Okaka a gara appena iniziata.

SUBITO OKAKA — Le buone notizie per i friulani iniziano ad arrivare ancor prima del fischio finale: il 3-2 del Bologna al Lecce li salva aritmeticamente. Non per questo, però, la squadra di Gotti entra in campo a mente più rilassata: la differenza di atteggiamento rispetto al Cagliari è evidente e al 2' si trasforma nel gol dell'1-0. Lo segna Okaka: bel controllo sul lancio di Stryger Larsen, aggiramento di Ceppitelli col fisico e Cragno è battuto. Il portiere dei sardi avrà modo di mettersi in evidenza da lì all'intervallo, perché l'Udinese arriva facilmente dalle sue parti con Lasagna e soprattutto con De Paul, presente e ispirato. L'argentino ingaggia un duello prolungato col portiere avversario, senza riuscire a spuntarla. E il Cagliari? Lento, svagato, impreciso. Zenga osserva da bordo campo con lo sguardo torvo, provando a capire come dare una scossa nell'intervallo.

SERIE NEGATIVA — I rossoblù (oggi in maglia bianca) in effetti escono dalla pausa con un po' di convinzione in più. L'Udinese ha sempre parecchie chance in contropiede, situazione in cui si ritrova spesso quattro contro quattro, ma se non altro Musso comincia a vedere più di qualche pallone nella sua area. L'intervento più appariscente deve compierlo su Mattiello, poi mette le mani anche sul tentativo di Pereiro. Non è, invece, la giornata giusta per Simeone: il Cholito ha una chance di sinistro ma calcia alto, poi manca abbastanza clamorosamente l'impatto con un pallone invitante a centro area. In pieno recupero, Simeone avrebbe la possibilità di redimersi con l'assist del pari, ma Joao Pedro manda fuori da due passi. Al fischio finale di guida, il morale dei sardi è sotto i tacchi: dall'ultima vittoria, il 4-2 al Toro, ormai è passato un mese.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Doppio Veretout su rigore:
la Roma batte 2-1 la Fiorentina e allunga sul Milan



I giallorossi conquistano tre punti preziosi, trovando il successo nel finale dopo il pareggio di Milenkovic.
Proteste viola per il penalty decisivo. Per Pellegrini frattura al naso, domani l'intervento


Chiara Zucchelli

Due gol di Veretout su rigore, l’ex che a Firenze ha scoperto l’Italia e la Serie A, avvicinano la Roma al minimo obiettivo stagionale: la qualificazione diretta in Europa League. La vittoria per 2-1 contro la Fiorentina, arrivata allo scadere grazie ad un rigore contestatissimo dai viola per presunto fallo di Terracciano su Dzeko, porta i giallorossi a più 4 sul Milan a due giornate dal termine. La Fiorentina, dopo sei risultati utili di fila, è costretta ad arrendersi alla doppietta del francese, che non esulta in nessuna delle due occasioni per rispetto ai suoi ex compagni, ed esce dal campo a dir poco imbufalita per la decisione di Chiffi.

TROPPO CALDO — Iachini, rispetto alla sfida con l’Inter, cambia cinque uomini, compreso Castrovilli, squalificato, e si affida in attacco a Ribery e Kouame. Nel 3-5-2 viola Chiesa soffre in copertura, mentre dai piedi di Pulgar passa la maggior parte dei palloni. Nella Roma succede lo stesso con Dzeko, che di mestiere fa il centravanti, ma è praticamente il regista offensivo della squadra. Ben assistito sugli esterni da Spinazzola, soprattutto, e da Peres, il capitano della Roma fa una splendida torre per Mancini, che però spedisce il pallone nella deserta curva Nord. La prima mezzora del primo tempo, complice anche il gran caldo, scivola via senza emozioni, ad un quarto d’ora dall’intervallo le squadre provano ad alzare i ritmi, ma succede tutto allo scadere.

MINUTI DI FUOCO — Al 44’ fallo di Lirola che stende in area Bruno Peres, servito meravigliosamente da Dzeko con un pallonetto a scavalcare la difesa. Sul dischetto va Veretout che spiazza Terracciano e porta in vantaggio la Roma. Il francese non esulta, la Roma sì e la Fiorentina ne approfitta visto che un minuto dopo Pezzella, ben appostato sul secondo palo sulla punizione di Pulgar, colpisce il palo. La Roma riparte subito, ma il gol di Mancini di testa è annullato per fuorigioco. Nella ripresa Iachini toglie Ribery e Kouame per Cutrone e Vlahovic e la Fiorentina si fa più pericolosa. Nonostante sia la Roma a sfiorare il raddoppio con un tocco morbido di Mkhitaryan, che si inserisce lanciato in area su passaggio di Spinazzola, ma il suo tiro attraversa l’area e salva la Fiorentina, il pari arriva all'11’. Angolo di Pulgar, Milenkovic salta tra Mancini e Diawara e batte Pau Lopez. Il numero 4 della Fiorentina è ancora protagonista quando, durante uno scontro con Pellegrini, costringe il romanista ad uscire (frattura al naso, si opererà domani).

PALI E PROTESTE — Al suo posto Fonseca inserisce Zaniolo e al 20’ Mkhitaryan in area trova lo spazio per tirare e colpisce il legno alla sinistra di Terracciano. La Fiorentina non si fa mai vedere dalle parti di Pau Lopez, la Roma prova a riportarsi avanti proprio con Zaniolo, che si libera e dal limite lascia partire un sinistro che sfiora la traversa, anche grazie al tocco di Terracciano. La Roma si fa vedere ancora con Dzeko (due volte), ma l’occasione più grossa è per Kolarov, che colpisce ancora il palo, Sull’azione successiva, al 42’, dopo un tiro di Carles Perez, arriva un rigore per la Roma per fallo di Terracciano che in uscita si scontra con Dzeko dopo che il bosniaco ha tirato: tante le proteste viola (ammonito anche Iachini), sul dischetto di nuovo Veretout, che spiazza ancora una volta il portiere viola. Chiffi concede 6’ di recupero, ma non c’è più niente da fare. Per la Roma arriva la quinta vittoria nelle ultime sei e l’Europa, da stasera, è un po’ più vicina.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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