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Campionato di Calcio Serie A 2020 - 2021. Tutte le partite - Calendario - Commenti.

Ultimo Aggiornamento: 27/05/2021 00:19
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Soriano show, Mihajlovic sorride: 4-1 del Bologna al Parma

Nell'ultima gara della seconda giornata il centrocampista segna
una doppietta e serve a Skov Olsen l'assist del k.o, al 94' segna Palacio.
La rete di Hernani evita un passivo pesantissimo ai gialloblù, che chiudono in 10 per l'espulsione di Iacoponi


Andrea Tosi


Gran poker del Bologna che vince facile il derby regionale punendo un Parma partito forte e poi crollato sotto i gol di Soriano e compagni. Mihajlovic cambia coi giovani il suo Bologna: dentro il 18enne Hickey, lo scozzese al debutto assoluto, al posto dello squalificato Dijks e Skov Olsen sulla corsia di Orsolini, scalato in panchina. Il Parma ripresenta Gervinho e punta su Dezi come "falso nueve" in un sistema che all'inizio getta scompiglio nella difesa rossoblù. Dopo 1'20" infatti Tomiyasu deve murare in extremis la battuta a colpo sicuro di Gervinho dopo un prolungato dribbling dell'ivoriano che mette a sedere mezza difesa avversaria. Poi Karamoh mette in porta Brugman ma il pallonetto di testa del centrocampista argentino viene bloccato da Skorupski, uscito coi tempi giusti per evitare guai. Il Bologna sembra soffrire ma intanto comincia a crescere Hickey che assume molte iniziative con grande personalità. Da un corner di Barrow nasce l'improvviso vantaggio dei padroni di casa: sulla parabola del gambiano prolungata in area irrompe Soriano il cui colpo di testa viene bloccato da Sepe oltre la linea del gol. Il Parma incassa il colpo ne approfitta per piazzare il raddoppio ancora con un destro dal limite di Soriano, fortunato prima su un rimpallo e poi sulla deviazione di Bruno Alves che mette fuori causa Sepe. Il Parma reclama un rigore per un mani sospetto di Tomiyasu in scivolata su Karamoh ma nella sostanza non crea pericoli mentre dall'altra parte Hickey si guadagna la fiducia dei compagni che lo cercano di continuo negli scambi in profondità e in appoggio.

LA RIPRESA — All'intervallo il 2-0 premia la squadra che ha più voglia di vincere. Nella ripresa il Parma accentua il pressing, Gervinho cerca la corsa ma arriva il tris di Skov Olsen su assist di Soriano, match winner del Dall'Ara tra gli applausi dei mille tifosi in tribuna. Cominciano i cambi: dentro Siligardi per Dezi, calato dopo il grande inizio. Un rinvio svirgolato di Skorupski a difesa aperta consente a Hernani di accorciare le distanze allungando la serie di partite del Bologna con almeno un gol al passivo. Gli ospiti però non prendono slancio anzi si complicano di più la vita con l'espulsione di Iacoponi. Nel recupero arriva il quarto centro rossoblù di Palacio che ribadisce la sua tradizione anti Parma: per il Trenza è l'11° gol in carriera rifilato alla squadra gialloblù dal 2009 ad oggi.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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SERIE A 2020/2021 2ª Giornata (2ª di Andata)

26/09/2020
Torino - Atalanta 2-4
Cagliari - Lazio 0-2
Sampdoria - Benevento 2-3
Inter - Fiorentina 4-3
27/09/2020
Spezia - Sassuolo 1-4
Verona - Udinese 1-0
Crotone - Milan 0-2
Napoli - Genoa 6-0
Roma - Juventus 2-2
28/09/2020
Bologna - Parma 4-1

Classifica
1) Napoli, Milan e Verona punti 6;
4) Juventus e Sassuolo punti 4;
6) Atalanta(*), Lazio(*), Inter(*), Benevento(*), Bologna, Fiorentina, e Genoa 3 punti;
13) Cagliari e Roma punti 1;
15) Udinese(*), Spezia(*), Torino, Sampdoria, Crotone e Parma punti 0.

(gazzetta.it)

Benevento - Inter, Udinese - Spezia e Lazio - Atalanta sono state posticipate al 30 settembre d'ufficio per consentire un adeguato
inizio della preparazione della nuova stagioone a causa del protarsi degli impegni agonistici della precedente.
(*) Atalanta, Benevento, Inter, Lazio, Spezia e Udinese una partita in meno.
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Inter show a Benevento:
vince 5-2 con doppietta di
Lukaku e il primo gol di Hakimi



Partita ricca di reti: gran debutto dal 1' del marocchino che segna e fa assist.
Di Gagliardini e Lautaro gli altri centri nerazzurri.
Vidal si fa male all'esordio da titolare, ma Conte è a punteggio pieno.
Per i campani a segno due volte Caprari


Filippo Conticello

Conte ha prima salutato Pippo e poi gli ha scatenato contro le sue mille bocche di fuoco: bell'amico. E povero Inzaghi che poco ha potuto col suo volenteroso Benevento: il 2-5 finale non deve certo abbatterlo perchè arriveranno partite più morbide. Ma è la fotografia nuda e cruda di quello che può essere questa Inter in costruzione: basta che sia razionale come in questo recupero della prima giornata in terra sannita. Qui, per evitare l'impazzimento un'altra volta, Conte ha scatenato i nuovi, Hakimi-Vidal, e ha trovato tutt'altra squadra: più lucida ed energica. Il marocchino ha bullizzato almeno tre terzini che Inzaghi gli ha messo sulla strada, mentre Arturo è stato il solito acceleratore di potenza. Per il resto, Sensi ha ben altro dinamismo rispetto a Eriksen e Skriniar, recuperato alla causa dopo le sirene del mercato, aggiunge solidità alla difesa. Lo svolgimento è stato una logica conseguenza di queste premesse.

LA PARTITA — Già dopo 29" si sprigiona tutta la potenza della fuoriserie di Conte: Kolarov arma il sinistro per un lancio panoramico e poi Hakimi, dopo l'uno due con Sanchez, può fare quello che gli riesce meglio nella vita, infilarsi alle spalle del terzino avversario. Dopo il viola Biraghi, stavolta è toccato al povero Barba. Lukaku è il bomber destinato a raccogliere la manna dal cielo: lo ha fatto con la Fiorentina, si è ripetuto alla stessa identica maniera col Benevento. La sensazione è che non sarà l'ultima volta. La doccia gelata non impedisce al Benevento di essere se stesso, ovvero una squadra manovriera e coraggiosa in cui gli esterni devono spingere nel 4-3-2-1, ma questo spalanca le porte all'Inter quando ha campo davanti.

DILAGARE — Il raddoppio sgorga sempre dalla stessa fascia, con un cross del marocchino, ammorbidito dolcemente da Young: il gol lo fa con un bel sinistro Gagliardini, ma è il gioco sulle corsie a rubare l'occhio. Dopo l'esperimento di Perisic a San Siro, le fasce nerazzurre sembrano tornate ai legittimi proprietari. Poi Gaglia, particolarmente in palla, offre l'assist per il 3-0 facilissimo di Lukaku. Insomma, un festival che i 1000 del Vigorito sono costretti ad applaudire. L'ortodossia contiana presuppone, però, che la palla si giochi sempre dal basso: a volte la sfera scotta troppo sui piedi di Handanovic che, così, fornisce sotto forma di pacco regalo l'occasione trasformata da Caprari nell'1-3. In questo caso, niente di particolarmente grave per Conte, ma verranno partite in cui sarà meglio non fare questi doni agli avversari. E a proposito di offerte, dopo i tanti passaggi elargiti ai compagni, è il formidabile Hakimi a ricevere un omaggio: glielo fa il povero Letizia che cicca nell'aria piccola, e Achraf segna comodamente il quarto gol, ciliegina di un primo tempo super.

SECONDO TEMPO — Al di là del punteggio, il Benevento ha piena cittadinanza in questa categoria e lo dimostra regalando un secondo tempo coraggioso: il palo timbrato da Moncini, dopo bello scambio, e l'occasione di Letizia sono un esempio delle buone armi in possesso di Inzaghi: contro avversari più morbidi dell'Inter potrà sfruttarle, intanto può consolarsi con il meritato bis segnato da Caprari. Conte, invece, nella ripresa perde presto una delle sue frecce: Vidal lascia per un dolore alla coscia e verrà valutato nelle prossime ore. Gli ingressi successivi di Brozovic, Perisic e di Lautaro per Lukaku (l'argentino fa in tempo pure a segnare il quinto gol della serata) sono da leggersi in ottica Lazio. Domenica l'Inter vuole confermarsi lassù e il primo scontro diretto arriva al momento giusto. Benevento, però, regala un'altra bella notizia: il fatto che in un impianto così raccolto ci siano mille persone, ben distribuite sulle due tribune, fa sembrare la partita più vicina alla normalità. Il vociare del pubblico si sente finalmente distinto, il tifo e i fischi percepiti dai giocatori sono piccolo pezzi di vita riconquistata.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Galabinov eroe dello Spezia: la prima vittoria è a Udine

Successo meritato per i liguri, grazie alla doppietta del bulgaro.
Preoccupano i friulani, a cui non basta l’espulsione di Terzi nella ripresa


Francesco Velluzzi


Scrive la storia lo Spezia di Vincenzo Italiano, è buio pesto per l’Udinese sconfitta (0-2) dai liguri che colgono la prima fondamentale vittoria in serie A. Aveva parlato di un bambino di 15 giorni Italiano dopo la scoppola interna di domenica col Sassuolo, ma stavolta la sua squadra ha mostrato la maturità di chi la A può giocarsela eccome. L’impresa dello Spezia, che resiste anche in 10 dopo l’espulsione del capitano Terzi, ha due eroi: il centravanti Galabinov, 31 anni, bulgaro, un esempio di come si interpreta il mestiere. Freddo, preciso, mestierante e abile il portiere brasiliano Rafael, 38 anni, scaricato dal Cagliari a fine stagione, ma desideroso di mettersi ancora i guanti. Li indossa al 20’ della ripresa quando il nuovo titolare Zoet (preferito da Italiano al friulano Scuffet, artefice della promozione) si fa male e deve uscire in barella. Non solo para tutto, ma fornisce anche l’assist del secondo gol al bulgaro. L’Udinese deve recriminare tanto perché non bastano le pesantissime assenze a creare un alibi di ferro per la squadra di Gotti. Tutto ruota attorno a De Paul che non può bastare, soprattutto se deve inventarsi regista. Un’altra serata storta dopo quella di Bergamo, ancora un litigio col gol. C’è il pubblico sulla tribuna centrale (mille persone), l’unica aperta. I più fortunati nel cuore della tribuna, ricevono un pacco dono che sembra natalizio con la cena completa: dalle orecchiette alla delizia al limone. E pure la mascherina nera del club. Ma il cibo rischia di andare di traverso perché la squadra di casa proprio non ne azzecca una.

PRIMO TEMPO — Gotti decide di dar fiducia al 2002 Martin Palumbo, il suo pupillo come il già testato (a Verona) Mamadou Coulibaly. Sono loro a giostrare da mezze ali accanto a De Paul che deve agire da faro del centrocampo. A Gotti mancano tutti e quattro i centrali: Mandragora, Walace, Jajalo e pure Arslan. Oltre a Nuytinck e Stryger Larsen. E in più i nuovi innesti Pereyra e Bonifazi non sono ancora pronti. Insomma, il quadro non è confortante. Italiano ne cambia sei rispetto al debutto interno col Sassuolo. Recupera il vecchio volpone capitan Terzi e Maggiore. Ridà fiducia a Gyasi come esterno d’attacco e tiene in panchina Farias per l’eventuale svolta. In cabina di regia c’è Matteo Ricci che innanzitutto deve schermare l’estro di De Paul, ma se ne infischia e dopo 1’26” va in gol con un gran tiro da fuori area che colpisce prima il palo. Ma l’arbitro Prontera è chiamato dal Var (Pairetto) che gli segnala la posizione irregolare di Verde e l’Udinese respira. Zero emozioni fino al 24’ quando Okaka, servito in area da Samir, spara alto. Dopo 4’ il gol (ma stavolta si vede subito) viene annullato a Lasagna per fuorigioco. E’ buonissimo, invece, quello che regala il clamoroso, neppure tanto, vantaggio allo Spezia. Gyasi (29’) si fa beffe di Becao mette un cross sul quale Galabinov (gran primo tempo) è solissimo e di testa batte Musso. La reazione dell’Udinese non c’è, c’è soltanto Rodrigo De Paul che si danna l’anima e cerca di risolvere da solo, quando imbecca bene Lasagna (che aveva fatto ammonire Terzi) a 2’ dalla fine, l’attaccante di San Benedetto Po trova il gran recupero di Chabot. E lo Spezia va negli spogliatoi felice. Meritatamente perché ha giocato più e meglio dell’Udinese.

SECONDO TEMPO — L’Udinese torna in campo decisa a far la partita e a recuperare lo svantaggio, ma la ragnatela dello Spezia è difficile da aggirare. Italiano inserisce Bartolomei per Deiola, Gotti prova Forestieri per Palumbo dopo 56’. Ma i problemi dei liguri cominciano poco dopo perché al 16’ il portiere Zoet si fa male su un rinvio e deve uscire in barella. A 38 anni torna in campo Rafael, dopo l’esperienza di Cagliari. Gotti butta dentro Nestorovski per Okaka e Ouwejan per Zeegelaar. Gli effetti sono immediati perché il macedone imbecca Lasagna che a tu per tu con Rafael si fa murare. Lo Spezia perde Terzi per doppia ammonizione (su Forestieri) e finisce in 10. E’ assalto Udinese con Italiano che immette forze fresche Farias, Erlic e l’ex Pordenone Pobega. Gotti tenta il tutto per tutto: Matos al posto di Samir e imposta un 4-2-4. Ma anche questa mossa procede poco se non una tra botta di Ouwejan (bravo) che Rafael riesce a respingere alla grande. Non sbaglia niente Rafael. Resiste bene in 10 il fortino dello Spezia. E il portiere brasiliano si trasforma anche un bravo assist man perché su un’uscita trova col rinvio un pallone perfetto per Galabinov tutto solo che, al contrario degli attaccanti bianconeri, non fallisce e chiude la partita.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Atalanta, è il solito spettacolo:
poker da applausi anche a casa della Lazio



I nerazzurri chiudono il primo tempo già in vantaggio di tre gol (Gosens, Hateboer e Gomez).
Nella ripresa gol illusorio di Caicedo, ma il Papu chiude il match con un gioiello all'incrocio


Nicola Berardino

Non ha scampo una Lazio incerta contro un’Atalanta spietata e scatenata: la squadra di Gasperini passa all’Olimpico con un severo 4-1 a suggellare una prova da vera big. Già nel primo tempo i nerazzurri ipotecano la vittoria portandosi sul 3-0 con le firme di Gosens, Hateboer e Gomez. Che nella ripresa replica segnando il quarto gol che smonta le illusioni laziali aperte dal gol di Caicedo. Atalanta con personalità d’alta classifica a differenza della Lazio ancora a caccia di una propria identità anche perché sinora Inzaghi non ha potuto far fruttare gli acquisti per l’assetto titolare. Per ritrovare i livelli della passata stagione si prospetta una strada decisamente in salita per la formazione biancoceleste.

TRIS NERAZZURRO — Rispetto alla formazione di Cagliari, Inzaghi deve rinunciare a Correa che si ferma prima della partita per un mal di schiena e va in panchina. Tocca a Caicedo affiancare Immobile. Gasperini ritocca lo schieramento di Torino con Malinovskyi alle spalle delle punte Gomez e Zapata e inserendo Palomino e Djimsiti in difesa. Avvio aggressivo da parte della Lazio, mentre l’Atalanta resta guardinga. Ma già al 10’ la formazione di Gasperini si porta in vantaggio. Traversone di Gomez, il colpo di testa di Hateboer innesca il tocco vincente di Gosens dal limite dell’area piccola. Proteste laziali per una spinta di Hateboer su Marusic. Ma Maresca, con l’ausilio del Var, convalida il gol. La Lazio si innervosisce, accusa il colpo e soprattutto perde di lucidità in fase di costruzione del gioco. L’Atalanta sente di avere in pugno la partita. Sale in cattedra con le sue sicurezze. E al 32’ timbra il raddoppio. Si inverte la scena rispetto al primo gol. Questa volta è Gosens con un cross tagliato a ispirare il colpo al volo di Hateboer. La Lazio prova a reagire, Al 34’ traversa di Immobile su un palone catapultato in area da Marusic. Ma è l’Atalanta ad avvicinarsi ancora al gol: Strakosha si oppone a Zapata. Il tris nerazzurro è solo rimandato. Al 32’ su una respinta corta di testa di Patric si scaglia Gomez che entra in area e segna con preciso rasoterra. Finale di tempo con Lazzari che smista al centro invece di tenare la conclusione da posizione favorevole.

IL BIS DEL PAPU — Due cambi in avvio di ripresa. Gasperini avvicenda Djimsiti con Romero. Poi Inzaghi sostituisce Leiva con Cataldi. La Lazio si ricarica. Al 9’ prodezza di Sportiello su tiro ravvicinato di Marusic. Due minuti dopo, nuova sostituzione nell’Atalanta: De Roon al posto di Pasalic. Al 12’ Caicedo riapre i giochi. L’ecuadoriano, lanciato da Milinkovic , infila Sportiello in uscita. Inzaghi cambia Radu con Bastos. Immobile si fionda verso Sportiello che gli chiude lo specchio della porta: palla sull’esterno della rete. Non sbaglia invece Gomez al 16’: il Papu, servito da Malinovskyi, sigla la sua doppietta con uno spettacolare diagonale sotto la traversa. La Lazio si sente smarrita. Al 25’ Inzaghi mette nuova benzina a centrocampo, rinunciando a Milinkovic, Lazzari e Luis Alberto. Spazio a Djavan Anderson, Escalante e Akpa Akpro. Alla mezz’ora la Lazio impreca per un intervento di Romero su Caicedo all’ingresso dell’area. La squadra di Inzaghi si rianima. Romero fa muro su un bolide di Caicedo. Al 37’ Gasperini innesta Lammers per Zapata e Muriel per Gomez. Ed è proprio Muriel a sciupare una ghiotta chance per portare l’Atalanta ancora a segno. Mojica subentra a Gosens. Con orgoglio la Lazio va all’attacco sino all’ultimo soffio del terzo minuto di recupero, ma non è la serata per graffiare un’Atalanta impeccabile.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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SERIE A 2020/2021 Posticipi 1ª Giornata (1ª di Andata)

30/09/2020
Benevento - Inter 2-5
Udinese - Spezia 0-2
Lazio - Atalanta 1-4

Classifica
1) Napoli, Atalanta, Inter, Milan e Verona punti 6;
6) Juventus e Sassuolo punti 4;
8) Bologna, Fiorentina, Lazio, Spezia, Benevento e Genoa punti 3;
14) Cagliari e Roma punti 1;
16) Torino, Udinese, Sampdoria, Crotone e Parma punti 0.

(gazzetta.it)
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Samp, che colpaccio! Quagliarella e Verre stendono la Fiorentina



Primi punti per la squadra di Ranieri in campionato.
Alla Viola, con Chiesa capitano (all'ultima a Firenze?) che prende un palo clamoroso al 95', non basta Vlahovic


Filippo Grimaldi

L'audace colpo della banda-Ranieri. Con una perla di Verre, la Samp conquista i suoi primi punti stagionali e manda al tappeto (1-2 il finale) una Fiorentina che parte bene, poi si squaglia illudendosi per il pari provvisorio di Vlahovic, ma andando al tappeto per la prodezza di Verre a sette minuti dalla fine. Per i viola, però, il palo colpito al 50' della ripresa da Chiesa. Blucerchiati in campo con Ramirez alle spalle di Quagliarella unica punta. Gli ospiti mostrano maggiore concretezza. La Viola ha poche idee, scarso dinamismo e un atteggiamento poco propositivo che alla fine costa caro. Eppure la squadra di Iachini, schierata con Kouame in avanti al fianco di Vlahovic, inizia bene, poi si perde alla distanza, e non riesce a difendere nel finale l'uno a uno grazie al serbo. Certo, Iachini ha l'attenuante dell'assenza di Ribery, ma la sua squadra mostra nel complesso poche idee e paga anche la serata non felicissima di Chiesa, che si batte, ma concretizza poco. Una sfida messa in discesa dalla Samp già nel primo tempo con il rigore del suo capitano (43'), lanciato da Candreva, bravo a conquistarsi il tiro dal dischetto per una netta trattenuta dell'ingenuo Ceccherini. Eppure la Fiorentina, nella notte della possibile ultima recita di Chiesa, gioca venti minuti di grande sostanza in partenza: Chiesa è murato dalla difesa ospite dopo ottanta secondi, poi Kouame spreca un pallone facile (9') su lancio di Bonaventura. Vlahovic ci prova ancora al 13', Audero va in angolo.

PASSO INDIETRO — E qui comincia la lenta involuzione dei viola, in evidente affanno sulla crescita della Sampdoria che inizia a trovare spazi con Candreva a destra e Ramirez che parte per vie centrali e poi spazia sull'intero fronte d'attacco. Le prime crepe nella difesa viola si mostrano al 22', quando Quagliarella ruba palla a Dragowski (irregolarmente, però: l'attaccante tocca il portiere sulla spalla destra) e va a segno. La squadra di Ranieri insiste, Damsgaard prende coraggio e inizia a spingere forte a sinistra. La Viola è appannata, insicura e prevedibile: al minuto 36 Candreva dalla destra mette in area un pallone su cui entra Castrovilli in scivolata, colpendo la traversa della porta di Dragowski, che poi però è super su Ramirez.

IL RISCATTO — La ripresa non cambia il canovaccio di una partita in cui la Sampdoria fa tesoro del gol di vantaggio, ma non rinuncia ad attaccare. Candreva, sempre lui al 10' colpisce l'incrocio dei pali alla sinistra di Dragowski, legittimando la supremazia blucerchiata. Iachini toglie uno spento Kouame per Cutrone, ma nulla cambia. Vlahovic riesce comunque (27') a trovare il pari su un tiro sporco di Milenkovic. Partita finita? Macché: Verre con un pallonetto delizioso beffa Dragowski. Ma la Fiorentina non ci sta: nel recupero sfiora il pari con un diagonale velenoso di Chiesa che finisce sul palo.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Sassuolo, altro poker e De Zerbi primo per un giorno! Crotone k.o.



Neroverdi in vetta con 7 punti.
Decidono i due attaccanti, ancora in gol (doppietta per l'ex Bari).
Locatelli chiude il match. A Stroppa non basta Simy


Pierfrancesco Archetti

Il Sassuolo è primo da solo per una notte, il Crotone resta ultimo a zero punti. A lungo la differenza tra le due squadre non è quella che indicano classifica e risultato: fino all’85’ la partita resta aperta, poi due reti nel finale danno più spessore ed esagerazione al successo del Sassuolo. Dovrebbe essere felice Roberto Mancini, visto che segnano i tre azzurri da lui convocati: Berardi, Caputo (doppietta) e Locatelli. Il Crotone dovrebbe essere più cattivo sotto porta, alla fine prevale soltanto per i tiri in porta: 6-4, ma il finale è 4-1 per gli avversari.

EQUILIBRIO — Già nel primo tempo si esprime meglio il Crotone ma l’unica rete è del Sassuolo. Per uscire dal traffico di centrocampo, a Locatelli riesce un cambio di campo eccellente. Berardi pescato sul settore destro vince un duello con Reca, lo scambio con Defrel gli offre la possibilità di tiro. Conclusione bassa non irresistibile e con una minima deviazione dello stesso Defrel, Cordaz non ci arriva. Il Crotone invece arriva con più facilità in area, però non ha veleno nelle conclusioni. La chance migliore arriva con una punizione di Cigarini, ma la palla si stampa sulla traversa. Invece Messias, Vulic e compagni sono troppo morbidi quando hanno la possibilità di tiro.

DUE RIGORI — Il Crotone si sistema a 3-5-2 con il debutto dal primo minuto di Reca e Vulic, sempre con Simy in attacco affiancato questa volta da Messias, il quale si sdoppia in avanti fra trequarti e area. Il Sassuolo con il solito 4-2-3-1 non riesce a distendersi, spesso viene insabbiato in mezzo e raramente riesce ad affondare sui lati. La rete è l’unico tiro in porta della prima parte contro i quattro degli avversari. L’altra grande opportunità capita a Toljan che però manca il raddoppio tirando alto in diagonale da pochi passi. A inizio ripresa un fallo inutile di Bourabia su Cigarini permette al Crotone di pareggiare con un rigore di Simy. Ancora su rigore, dopo 9 minuti, il Sassuolo va avanti con Caputo. L’arbitro Pezzuto chiamato al Var punisce un mani di Pereira su cross di Kyriakopoulos, appena entrato per Muldur. Il Crotone reagisce ma senza l’aggressività necessaria e il pareggio non arriva. Così il Sassuolo in contropiede triplica con Caputo, lanciato da Berardi, e arrotonda al 93’ con Locatelli.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Pedro fa un gran gol, l’Udinese non segna mai: Fonseca e la Roma respirano

Decide un capolavoro dell’ex Barcellona nella ripresa,
friulani generosi ma senza attaccanti pericolosi


Andrea Pugliese


Idee, spunti e un gol di rara bellezza. Pedro si è regalato così la sua prima grande giornata in giallorosso, consegnando alla Roma la sua prima vittoria stagionale (1-0) con un gioiellino a girare che non ha lasciato scampo a Musso. E in una partita in cui Udinese e Roma hanno confermato tutte le grandi difficoltà attuali dei loro centravanti (clamorosi gli errori sotto porta di Dzeko e Lasagna), è stato proprio lo spagnolo a regalare i primi veri sorrisi a Friedkin. Per i giallorossi prova sontuosa in fase difensiva di Ibanez, ottimo nelle letture e in chiusura. Nell’Udinese, invece, non è bastato un buon De Paul, che prima da mezzala e poi da regista davanti alla difesa ha provato sempre ad inventare qualcosa di diverso. La squadra di Gotti, in tre partite, non è ancora mai riuscita ad andare a segno. E questo la dice lunga sullo stato di forma dell’attacco friulano.

PUNTE A SALVE — Gotti butta dentro subito Pereyra e riporta De Paul a fare la mezzala, Fonseca invece conferma l’undici che ha pareggiato con la Juventus, con Pellegrini ancora in cabina di regia e Pedro e Mkhitaryan alle spalle di Dzeko. Ne nasce una partita in cui la Roma ha il dominio territoriale (62,2% di possesso palla all’intervallo), ma l’Udinese è brava ad attaccare gli spazi. De Paul è il centro di ogni giocata bianconera, Lasagna cerca sempre di giocare alle spalle dei difensori giallorossi e Pereira prova a pungere, ma non ha ancora il supporto della forma migliore. Dall’altra parte, invece, Ibanez è strepitoso nelle letture difensive e in un paio di chiusure (anche quella al 43’, quando Lasagna gli parte alle spalle ma il brasiliano gli sporca il pallone a tu per tu con Mirante), Pellegrini palleggia bene in mezzo al campo ma Dzeko non riesce ancora ad essere Dzeko. Il bosniaco ha un’occasione d’oro al 22’ (su lancio in verticale di Ibanez), ma spreca alto faccia a faccia con Musso. Prima la Roma era andata vicino al gol anche con Pellegrini, che non è riuscito a ribadire in gol da due passi a causa del recupero super in ripiegamento di Pereira. Pericolosa anche l’Udinese, con un paio di spunti di Lasagna (tiro da fuori, bene Mirante) e Ouwejan, sulla cui palla tagliata ancora Lasagna arriva in ritardo. Più in generale a mancare nei primi 45 minuti sono proprio le punte, a conferma proprio del momento buio che vivono da entrambe le parti.

GIOIELLO PEDRO — La ripresa si apre più o meno con lo stesso spartito del primo tempo. Con una differenza, però, che al 9’ Pedro regala il suo primo affresco italiano, sfruttando un regalone di Becao (passaggio in orizzontale) e bruciando Musso con un tiro a giro da fuori. Lo spagnolo quando prende palla sembra danzare, quando può fa anche male. Poco dopo arriva anche il 2-0 di Mkhitaryan, annullato però per fuorigioco (netto). Allora Gotti cambia le carte e mette dentro Molina e Forestieri per Ter Avest e Arslan, con De Paul che torna a fare il regista davanti alla difesa. L’idea è di aumentare la qualità in mezzo al campo, per accrescere anche i fornimenti alle punte. Così al 22’ Mirante deve superarsi su Lasagna (e sulla ribattuta di Forestieri), poi è Okaka a sprecare la palla del pareggio su iniziativa di Molina e infine Ouwejan a mettere i brividi alla Roma da fuori. Insomma, l’Udinese cresce, alla caccia del primo gol del campionato. Ci riprova Molina (bene Mirante in angolo), poi Gotti mette dentro anche Nesterovski, per l’assalto finale. Ma l’Udinese nel frattempo ha perso la forza propulsiva di metà ripresa e la Roma riesce a portare a casa la sua prima vittoria stagionale. Con i sorrisi finali di Dan e Ryan Friedkin.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Atalanta, altra goleada.
Cagliari travolto 5-2: Dea a punteggio pieno



A segno Muriel, Gomez, Pasalic, Zapata e Lammers (da applausi).
Di Godin (all'esordio con i sardi) l'illusorio pari


Francesco Velluzzi

Cambia solo il numero dei gol che stavolta, rispetto a Torino e Lazio, sono cinque e non quattro. E per fortuna, del Cagliari, tra i pali c’è Alessio Cragno che ne toglie altrettanti. L’Atalanta è un rullo inarrestabile. Il debutto all’ora di pranzo al Gewiss Stadium, pronto per la Champions, è uno spettacolo per mille che divorano panini, crostata e pop corn all’intervallo come fosse una partita di Nba di basket. Perché anche qui lo spettacolo è assicurato. La differenza è che si gioca all’aperto e c’è sole al primo tempo, ma soprattutto tanto vento. Finisce 5-2 per i nerazzurri primi in classifica con 13 gol all’attivo e cinque al passivo. Perché il Cagliari qualche fastidio lo crea. Basterà registrarsi, recuperare qualche acciaccato, da Caldara a Toloi e Gollini per far suonare la musica anche in Europa. Stavolta al Cagliari non riesce l’impresa, che compiva dal 2017 con tre blitz da grande squadra. Qui qualcosa va rivisto, anche senza l’arrivo di Nainggolan, un affare che può riservare sorprese agli ultimi minuti del mercato, dove però deve arrivare un terzino, se non due. Perché lì nascono i problemi maggiori.

PRIMO TEMPO — Le formazioni sono quelle annunciate con l’Atalanta che ha maggiori assenze rispetto al Cagliari. Ai noti indisponibili si è aggiunto Toloi. L’Atalanta dimostra di non fare sconti a nessuno. E dopo 7’ è già in vantaggio. Errore in uscita e Palomino lancia nel corridoio centrale Luis Muriel in mezzo ai difensori gialli del Cagliari. Sembra fuorigioco, ma Orsato dal Var dà l’ok e Pasqua convalida. Gara subito in salita per la squadra di Eusebio Di Francesco che vuole chiudere gli esterni nerazzurri e dà raccomandazioni soprattutto a Lykogiannis. Ma l’Atalanta, pur pasticciando in qualche occasione dietro, davanti è una macchina che funziona alla perfezione e continua a creare problemi con Cragno che respinge su gran botta di De Roon al 22’, ma il Cagliari cresce con un 4-2-3-1 che (oscilla con un 4-4-2 a seconda dei movimenti di Joao Pedro) vede il brasiliano Joao Pedro al centro tra lo scattante Sottil (bene, il migliore dopo Cragno) e Nandez e Simeone (ancora ininfluente) davanti a cercare l’acuto. E infatti guadagna campo e gli uomini di Gasp devono intervenire più volte in scivolata per frenare gli assalti a destra. Al 24’, su angolo di Marin, Diego Godin colpisce indisturbato di testa e pareggia. Debutto con gol per il campione uruguaiano con la sua specialità. Ma l’illusione del Cagliari dura solo 5’ perché dall’altra parte c’è il genio del Papu. Gomez (come mercoledì a Roma con la Lazio in occasione dell’1-4) si inventa una conclusione imparabile per Cragno. E i mille del Gewiss Stadium lo osannano. E da lì l’Atalanta prende il largo sfruttando la pochezza a destra dietro dei rossoblù. Se Faragò è prestato al ruolo di terzino, a Zappa (anche lui offensivo) manca l’esperienza e l’azione telecomandata del 3-1 viene rifinita da Gosens proprio da lì dalla sua parte e a Pasalic (37’) resta che metter dentro. Difesa rossoblù che preoccupa dappertutto. E il 4-1, forse troppo severo per quel che il tempo ha espresso, lo confeziona Duvan Zapata (primo gol in campionato) sempre sulla corsia di destra (dove Zappa manca) bevendosi nell’uno contro uno Godin e battendo Cragno.

SECONDO TEMPO — L’Atalanta non molla e Cragno (davvero superlativo) deve compiere due prodezze su Zapata e Romero, ma al 7’ il Cagliari accorcia con azione che è sviluppata da Nandez per Lykogiannis, che mette al centro e Joao è lesto ad anticipare tutti. Poi è Simeone a sfiorare il 4-3 su percussione di Sottil. La partita ritorna equilibrata col Cagliari che guadagna una punizione centrale per fallo su Rog. Joao la calcia sulla barriera. Si cambia: al 20’ Gasp toglie Zapata e Gomez... ma entrano Lammers e Malinovskyi. DiFra, come promesso, fa debuttare anche il francese (preso dall’Ajaccio insieme al fratello) Tramoni per il regista Marin. Gasp concede ancora minuti al colombiano Mojica e si copre un po’ inserendo Freuler per Muriel. Mentre dall’altra parte (Caligara per l’ottimo Sottil) il bomber di due stagioni fa Leonardo Pavoletti rimane mestamente a scaldarsi e a incitare i compagni (perché?). Non è finita perché c’è gloria anche per uno degli ultimi arrivati, Sam Lammers. L’olandese ex Psv ubriaca Lykogiannis con un numero da fenomeno e colpisce in diagonale per il 5-2. Poi è ancora Cragno su Malinovskyi. Ah, per la cronaca Pavoletti (16 gol due tornei fa) entra a 5’ dalla fine (insieme a Klavan e Faragò).

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Lapadula e Montipò fanno sorridere il Benevento: Bologna sconfitto

Con una rete dell'ex attaccante di Milan e Lecce i campani superano di misura la squadra di Mihajlovic.
Decisivo il portiere giallorosso, autore di quattro parate strepitose


Matteo Dalla Vite


Vendetta? Rivincita? Forse sì o forse no, ma resta il fatto che Filippo Inzaghi riceve e rivede il Bologna dopo quell’esonero del gennaio 2019 e lo batte. Perché la squadra di Mihajlovic sbaglia quasi l’incredibile - anche per l'opposizione di un super Montipò - e perché il cinismo di Lapadula (su assist di Sau appena entrato) porta tre punti che in certe situazioni parevano insperati, viste le occasioni prodotte dal Bologna nell’arco della gara. Però il calcio è questo: Inzaghi questa volta sorride e il suo Benevento si porta a sei punti in classifica, bottino grossissimo; Mihajlovic sacramenta per gli errori enormi dei suoi (Skov Olsen soprattutto) ma anche perché la sua squadra prende gol da 36 partite di fila e perde pure Medel che – schierato da difensore centrale - si infortuna dopo nemmeno 20’. Per i rossoblù, occasione buttata; per le Streghe festa grandissima.

DUE K.O. — Sinisa fa inizialmente riposare Danilo e mette appunto Medel centrale al fianco di Tomiyasu: il cileno, quel ruolo, lo fa sempre con la propria nazionale ma è anche una mossa per ovviare al non-acquisto di un difensore centrale che Sinisa stesso avrebbe voluto, ancor più dopo la cessione di Bani al Genoa. Con l’arretramento del Pitbull, il Bologna vede Svanberg vicino a Schouten e davanti c’è ancora Skov Olsen al posto di Orsolini, relegato a formare una panchina corposa e qualitativa. Filippo Inzaghi spalma la formazione prevista con Iago Falque dall’inizio al fianco di Caprari e dietro alla prima punta Moncini. Il Bologna arriva da 35 gare di fila con gol preso e la sfida è ovviamente – e anche – fra Mihajlovic che per due volte ha sostituito proprio SuperPippo, nel Milan prima (2015) e nel Bologna attuale (gennaio 2019). L’inizio è prevalentemente attesa perché si fanno male in due: Moncini al 15’ lascia posto a Lapadula; Medel, al minuto 18’, deve arrendersi e far spazio a Danilo in una squadra che ha i difensori centrali contati.

OCCASIONI — Il Benevento è squadra che ha individualità e che sa pungere ma il Bologna tiene le linee compatte e finisce per ferire di più: è praticamente gol quella serpentina (con assistenza di Svanberg) che fa Barrow, fermato solo da Montipò al 27’; poi, ci prova Skov Olsen e ancora in numero uno campano mette bene la manona. Il tutto fino a quando il Benevento non riesce a uscire dal guscio: Iago Falque è sempre ispido, Hetemaj va via a sinistra e mette un cross (minuto 46) che Skorupski è costretto a smanacciare, Tomiyasu prima perde palla e poi riesce a murare Letizia. Morale: qualche fiammata e maggior dominio, anche caratteriale, del Bologna, che però non riesce a sfruttare al meglio due occasioni belle, soprattutto con Barrow che al Benevento (nel 2018, in maglia-Atalanta) segnò il suo primo gol in serie A.

ESULTANZA E VAR — La ripresa? Cinque cambi a testa, e vantaggio sannita al 21’: angolo battuto da Sau subentrato a Caprari (che all’11’ si era mangiato l’1-0), situazione confusa nella quale Hickey si perde Lapadula, capace e svelto nel segnare il vantaggio. Mihajlovic sacramenta spesso davanti alla leggerezza dei suoi in fase conclusiva: per esempio Skov Olsen arriva altre due volte vicino alla rete ma un po’ Montipò e una situazione di fuorigioco lo devitalizzano. Il Bologna arriva anche al pari (con Svanberg, minuto 23’ s.t.) ma la Var annulla per un colpo di braccio di De Silvestri. Inzaghi mette forze fresche col 3-5-2, Sinisa infila Sansone, Orsolini, Vignato, quindi gente che potrebbe cambiare la gara. Macché: quando Sansone crossa contro Soriano si capisce che il Bologna si è infilato in un tunnel dal quale è uscita la rivincita di Pippo, che al triplice fischio esulta come in Champions ripensando, magari, alla sua parentesi bolognese che bene proprio non andò.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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05/10/2020 00:21
 
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Lautaro illude l'Inter,
Milinkovic rialza la Lazio:
pareggio con polemiche



Rete del Toro nel primo tempo, il serbo fa 1-1 nella ripresa,
poi viene espulso Immobile per una reazione su Vidal.
Nel finale rosso anche a Sensi


Filippo Conticello

Antonio Conte, alla ricerca della bellezza, deve mangiarsi le mani per l’occasione perduta. Nel primo scontro diretto della stagione alla sua Inter manca la concretezza e la maturità per ammazzare l’avversario incerottato e, in casi come questi, l’inciampo è sempre dietro l’angolo. Simone Inzaghi, alla ricerca solo di un po’ serenità, può esultare per un pari di orgoglio strappato in una situazione complessa: tre laziali k.o. in un tempo, peggio di così è dura. Lazio-Inter finisce così pari, un 1-1 di rimpianti reciproci assortiti. Nel mentre l’Atalanta è scappata via e non ha l’aria di voler rallentare.

L’AVVIO — All’inizio Conte lucida un centrocampo da combattimento (Vidal-Gagliardini con Barella più avanti) per coprire le nuove fasce creative, ma c’è un peccato originale. Se a destra Hakimi è una garanzia in ogni centimetro di campo, dall’altro lato Perisic sta scoprendo un nuovo modulo e a volte è in ritardo, peserà sul match. Se poi alle spalle deve inseguire un furetto come Lazzari, i rischi si triplicano: l’azzurro, nei primi minuti, vince la sfida incrociata tra sprinter e corre di più del suo alter ego marocchino. Tra l’altro la Lazio, dopo la scoppola contro la Dea di mercoledì, sembra rinsavita. È più ordinata, anche perché i nerazzurri non spingono a tavoletta come i diavoli del Gasp. Oltre all’opzione Lazzari, Inzaghi si affida ai solito ricami di Luis Alberto, mentre la coppia Immobile-Correa non sembra nella giornata migliore. E poi Radu, recuperato di gran fretta, evidentemente troppa, deve lasciare il campo a Bastos.

IL GUIZZO — Alla mezzora, come un lampo, arriva però il gol di Lautaro. Nasce in un momento di redenzione di Perisic che si incunea e vince un rimpallo. A quel punto la palla finisce al Toro che, di mestiere, si gira e beffa un incerto Strakosha. Al di là della casualità, il gol arriva quando l’Inter ha già spostato il baricentro più avanti. Dopo le sfuriate iniziali, Conte trova la password per gestire il match, con una mediana brava a recuperare palloni e Lukaku a fare il solito centroboa. Ma c’è pure tanta, tantissima, sfortuna che si accanisce su Simone Inzaghi, anche Marusic si fa male e viene sostituito da Fares e, alla fine del tempo, si accascia pure il neoentrato Bastos. Alla ripresa, al suo posto, deve immolarsi Parolo, un centrocampista costretto a fare il centrale difensivo, l’immagine del momento delicatissimo della squadra di Lotito. Urgono forze fresche dal mercato, soprattutto in difesa.

PARI E RISSE — Nonostante sembri in totale controllo nei primi minuti della ripresa, l’Inter ha la colpa di non raddoppiare: Lukaku e Lautaro mancano la mazzata. Così una Lazio con le pezze, ma con tanto orgoglio, finisce per strappare il pari nel momento più inatteso. Su un cross lungo di Acerbi, Milinkovic stravince il duello aereo contro Perisic, vera macchia nella partita del croato. In realtà, anche Handanovic non è perfetto nell’intervento. Più in generale, col passare dei minuti, è il centrocampo interista a calare sensibilmente: smette di fare filtro e regala campo ai laziali. A quel punto, la partita sembra cambiare improvvisamente binario e Inzaghi assapora quasi la possibilità di vincerla. Conte si copre togliendo Perisic per il prudente Young e Sensi per Gaglia, ma la scossa che cambia di nuovo l’inerzia la dà l’arbitro Guida. Arriva il rosso per una reazione di Immobile provocata, quasi cercata, da Vidal. Gli ultimi 20 minuti di forcing nerazzurro portano solo a un palo beffardo di Brozovic, su tiro deviato, prima che anche Sensi si faccia cacciare per un’altra ingenuità senza senso.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Parma, a Kurtic bastano 27": il Verona non punge, Liverani respira

Karamoh manda in gol lo sloveno alla prima azione della partita,
poi gli emiliani gestiscono senza troppe sofferenze.
Prima vittoria per il tecnico che ha sostituito D’Aversa


Andrea Schianchi


Sulle orme del passato il Parma ritrova se stesso e ferma la corsa del Verona verso la gloria. E’ sufficiente un gol di Kurtic, realizzato dopo 27 secondi di gioco, a decidere la partita. I veneti provano in tutti i modi a rimettere in equilibrio la sfida, ma non hanno le idee chiare e nemmeno le energie necessarie per sovrastare l’avversario. Gli emiliani di Liverani, forse anche in ragione della rete segnata in avvio, costruiscono il successo grazie alla vecchia tattica: difesa e contropiede. Non c’è da vergognarsi, perché non esiste un metodo migliore di un altro per raggiungere il traguardo: l’importante è arrivarci. Per il Parma è la prima vittoria in questo campionato: festeggia in tribuna il neopresidente Kyle Krause.

LA PARTITA — Nel primo tempo, dopo il timbro di Kurtic (bella l’azione di Karamoh sulla destra che gli serve un assist al bacio), è il Verona a comandare la manovra. La squadra di Juric va vicino al pareggio in due occasioni: prima Brugman salva su un retropassaggio di testa e poi Pezzella, al 22’, tiene viva la partita respingendo sulla linea un tentativo di Faraoni. Nel finale del tempo il Parma mette la testa fuori dalla tana e prova a pungere con Karamoh e Gervinho.

Dopo un quarto della ripresa Juric azzarda: fuori i due trequartisti, Barak e Zaccagni, e dentro due attaccanti puri come Salcedo e Colley per cercare di mettere alle corde il Parma. Liverani non si fa sorprendere e decide di giocarsela sul piano della grinta e della determinazione. Alza il muro, passa al 5-3-2, ordina a Bruno Alves di guidare i compagni e da quel momento, è il 18’ del secondo tempo, il Verona fa poco o nulla. E’ anzi il Parma, in contropiede, ad andare vicino al raddoppio prima con Kucka e poi con Brugman. Una sola parata di rilievo per Sepe, al 41’, su una zuccata di Gunter.

E adesso, intascati questi tre punti e in vista della sosta, gli emiliani si preparano ad accogliere la truppa dei nuovi acquisti che nei prossimi giorni sbarcheranno a Parma: tutti giovani, secondo il progetto del presidente Krause, perché Parma deve diventare una fabbrica di talenti.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Tris Milan: è in vetta!
Leao (doppietta) e Hernandez stendono lo Spezia



I rossoneri fanno tre su tre in campionato, senza aver mai subito gol.
I liguri perdono Galabinov per infortunio, esordio in Italia per il norvegese Hauge


Marco Fallisi

Un vice Ibra questo Milan non ce l'ha, ma ha Rafael Leao e per adesso può bastare: la prima doppietta del "portoghesino" con la maglia rossonera apre e chiude il 3-0 allo Spezia che consegna alla sosta un Diavolo in vetta al campionato, a punteggio pieno insieme con l'Atalanta. Al derby del 17 ottobre Pioli guarderà Conte dall'alto, forte di un gruppo giovane ma affamato di successo e pratico. E di certi numeri che raccontano di un Milan di altri tempi: unica squadra a essere imbattuta in Serie A dalla ripresa dei campionati a giugno, ha ottenuto 12 successi e 3 pareggi in 15 partite (stessa striscia del 2007) , e va in gol da 23 gare consecutive di A: solo due volte nella sua storia ha trovato la via del gol per più incontri di fila, nel 1949 (27) e nel 1973 (29). Allargando il discorso alle coppe, la striscia si allunga a 19 incontri senza conoscere k.o. Il mal di gol contro la neopromossa mai affrontata prima in A è durato un tempo, poi si è rivisto chi mancava all'appello da tempo: Leao non segnava dal 29 luglio, Theo Hernandez (autore del secondo gol) dal 12 luglio.

FATICA — Pioli rivisita il suo 4-2-3-1 negli interpreti: dalla mediana in su è un Milan quasi inedito, con Krunic e Tonali in mezzo e il trio Saelemaekers-Brahim-Leao alle spalle di Colombo. Italiano presenta un 4-3-3 che in fase di non possesso si rimodella su un 4-5-1 di cui Galabinov è il punto di riferimento, ma il bomber dei liguri – tutti suoi i primi 3 gol in campionato dello Spezia – è costretto a lasciare il campo dopo 32 minuti per infortunio: dentro Piccoli, 19enne scuola Atalanta. Prima di allora si era visto un Milan volenteroso ma poco efficace sotto porta: l'unico vero brivido era arrivato al 20' da Calabria, ma dalla parte sbagliata, perché un suo tocco nel tentativo di anticipare l'attaccante bulgaro dello Spezia rischiava di mandare sotto il Milan, provvidenziale l'intervento di Donnarumma. Il Diavolo prova a svegliarsi nel finale del primo tempo: Colombo viene murato su un bel cross di Calabria al 33', Brahim non inquadra al 43' su suggerimento di Saelemaekers, 44' lo stesso Saelemaekers manda fuori un bel pallone servito da Calabria. Il Milan spinge, lo fa soprattutto per vie laterali, anche perché in mezzo manca qualcosa: Brahim semina il panico sulla trequarti – ne fa ammonire due dello Spezia – ma è poco cattivo al tiro; più indietro Tonali gioca parecchi palloni ma ne sbaglia qualcuno di troppo. E così è ancora lo Spezia a rendersi pericoloso nel recupero del primo tempo: Verde, lanciato da Piccoli in contropiede, chiama Gigio alla super parata in corner.

BOLLICINE — Pioli lascia negli spogliatoi Colombo e inserisce Calhanoglu, spostando Leao al centro dell’attacco. E la scelta si rivela vincente, perché è proprio il portoghese a sbloccare al 57', su assist del turco: punizione tagliata in mezzo all'area, Leao anticipa Erlic e infila alle spalle di Rafael. Con il vantaggio in tasca, il Milan rifà il centrocampo e si affida alle certezze Kessie e Bennacer (che prendono il posto di Tonali e Krunic), mentre Italiano richiama in panchina Ricci e Verde, inserendo Acampora e Agudelo. Proprio quest'ultimo spaventa i rossoneri con una botta che al 65' impegna Donnarumma alla deviazione, ma è un falso allarme, perché poco dopo si scatena la festa del giovane Diavolo. Tutto in due minuti: al 76' Theo strappa un pallone ad Agudelo e si invola verso Rafael battendolo in diagonale, al 78' Leao si gode la prima doppietta in rossonero sfruttando un pallone deviato di testa da Kessie a due passi dal portiere spezzino. Il tutto sotto gli occhi di Hauge, entrato al 71' per Brahim e al debutto con la maglia del Milan. Ora la sosta, con 9 punti su 9 e un primato da difendere nel derby.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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05/10/2020 00:48
 
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Non sono state giocate le partite Genoa - Torino, anticipo di sabato 3 ottobre, e Juventus - Napoli, posticipo che avrebbe dovuto chiudere la terza giornata. Entrambe le partite sono state condizionate dal grande focolaio di casi covid-19 scoppiato nella città ligure di sponda genoana con un numero di 20 membri colpiti dal coronavirus, 16 giocatori e 4 persone dello staff tecnico, nella settimana successiva al match contro il Napoli. Per Genoa - Torino ci sono stati immediatamente i presupposti per il rinvio da parte della Lega Calcio secondo i dettami del regolamento approntato in fretta e furia per consentire dapprima la conclusione del precedente campionato e quindi l'inizio dell'attuale. Secondo le misure di prevenzione i giocatori liguri sono stati messi in quarantena e sottoposti ai tamponi di rito. Tamponi anche per il Napoli che hanno permesso di scoprire due casi di positività tra i calciatori, Zielinski ed Elmas (oltre ad un membro dello staff tecnico) che ha scatenato una pantomima conclusa la sera del posticipo con la sola Juventus presente allo stadio per la disputa della partita. Ed ora l'assenza del Napoli, ufficialmente per l'intervento dell'ASL locale che ha posto in isolamento fiduciario i calciatori negativi ma che sono stati in stretto contatto con quelli postitivi (in attesa di ulteriori tamponi) impedento la trasferta a Torino, porterà ad un probabile 3-0 a tavolino a favore della Juventus, ma sicuramente ad un carico di polemiche e veleni, oltre che ricorsi, che rischiano di condizionare pesentemente il corso della stagione atteso che altre squadre con postivi hanno regolamente affrontato il campo, a differenza dei partenopei (come le capoliste Milan ed Atalanta).
Sicuramente il patron del Napoli Aurelio De Laurentis, che nei giorni scorsi si è messo in contatto con Andrea Agnelli per concordare un rivio del match, non starà fermo e zitto.
In ogni caso, la sosta per l'impegno della Nazionale aiuterà a capire il da farsi per le prossime tappe del campionato 2020/2021.
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SERIE A 2020/2021 3ª Giornata (3ª di Andata)

02/09/2020
Fiorentina - Sampdoria 1-2
03/10/2020
Sassuolo - Crotone 4-1
Genoa - Torino (rinviata)
Udinese - Roma 1-1
04/10/2020
Atalanta - Cagliari 5-2
Benevento - Bologna 1-0
Lazio - Inter 1-1
Parma - Verona 1-0
Milan - Spezia 3-0
Juventus - Napoli (rinviata)

Classifica
1) Atalanta e Milan punti 9;
3) Sassuolo e Inter punti 7;
5) Napoli(*), Verona e Benevento punti 6;
8) Juventus(*), Lazio e Roma punti 4;
11) Genoa(*), Bologna, Fiorentina, Sampdoria, Spezia e Parma punti 3;
17) Cagliari punti 1;
18) Torino(*), Udinese, e Crotonepunti 0.

(gazzetta.it)

(*) Genoa, Juventus, Naoli e Torino una partita in meno.
Genoa - Torino rinviata d'ufficio dalla Lega Calcio per il focolaio di Covid-19 del club ligure.
Juventus - Napoli formalmente rinviata dopo la mancata presenza del Napoli a Torino per il match contro la Juventus,invece regolarmente schierata, in attesa delle
decisioni della giustizia sportiva che, da regolamento, assegnerà la vittoria (3-0) a tavolino ai bianconeri, salvo ricorsi da parte del Napoli.
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Juve-Napoli 3-0 a tavolino e 1 punto di penalizzazione agli azzurri.
ADL fa ricorso

Mastrandrea ha omologato la vittoria dei bianconeri,
punendo i campani che non si erano presentati a Torino perché bloccati dall’Asl.
In serata il tweet del Napoli: "Crediamo nella giustizia"


Valerio Piccioni


3-0 a tavolino per la Juve. E un punto di penalizzazione al Napoli per violazione del protocollo sportivo anti Covid-19 (come pena integrativa del 3-0). E’ la decisione del giudice sportivo Gerardo Mastrandrea sull’affaire Juve-Napoli, la partita non disputata domenica 4 ottobre il mancato arrivo a Torino della squadra partenopea, bloccata dalle due Asl competenti. Si tratta della decisione di primo grado, con la società di De Laurentiis che ricorrerà alla Corte d’Appello federale. Per il giudice sportivo della Lega, la nota della Asl Napoli 1 inviata venerdì (era già emersa la positività di Zielinski, poi sarebbe toccato a Elmas) al medico sociale del Napoli dichiarava in maniera "chiara e inequivocabile che la responsabilità nell’attuare i protocolli previsti dalla Figc per il contenimento dell’epidemia da Covid 19 è in capo alla Soc. Napoli e pertanto quest’Azienda non ha alcuna competenza". Per Mastrandrea i pronunciamenti descritti dalle Asl "delineano un quadro che non appare affatto incompatibile con l’applicazione delle norme specifiche dell’apposito Protocollo sanitario Figc e quindi con la possibilità di disputare l’incontro di calcio programmato in Torino". In pratica, non c’è stata "forza maggiore".

QUESTIONE DI TEMPI — Secondo Mastrandrea, in sostanza, la prima parte del carteggio con le Asl non era "ostativa" della trasferta e solo successivamente, con i chiarimenti forniti la domenica alle 14.13, "l’ordine dell’Autorità assumeva valenza incidente e connotati prescrittivi chiari". Ma a quel punto non c’era più tempo per andare a Torino, visto che la trasferta era "nel frattempo divenuta di suo impossibile". In altre parole, il Napoli avrebbe rinunciato alla trasferta di Torino prima della prescrizione delle autorità nelle ultime mail del carteggio. Ecco quindi, la responsabilità del club, anche rispetto alla violazione dell’articolo 53, comma 2, una delle norme aggiunte dal consiglio federale proprio nel momento della ripartenza del campionato in giugno.

"NON IMPOSSIBILE" — Dunque, la trasferta del Napoli per il verdetto non sarebbe stata "impossibile". Perché la società non avrebbe fatto tutto il necessario per andare a Torino e rispettare il protocollo. "Tuttavia - scrive ancora Mastrandrea – occorre prestare attenzione: secondo la giurisprudenza ciò non può valere nel caso in cui: (i) il factum principis sia ragionevolmente prevedibile e (ii) il debitore (cioè il Napoli, ndr.) non abbia tentato di percorrere tutte le soluzioni alternative astrattamente possibili che gli si offrivano per superare i limiti imposti dai provvedimenti, ovviamente nel pieno e totale rispetto della legge, e sempre che ciò comporti un sacrificio ragionevole per il debitore stesso". In serata il tweet del club azzurro che ufficializza di fatto il ricorso: "La SSCN da sempre rispetta le regole e la legge. Attende con fiducia l'esito dell’appello credendo fermamente nella Giustizia".

Anche il sindaco di Napoli Luigi De Magistris è intervenuto su Twitter nella tarda serata per esprimere rammarico per la decisione del giudice sportivo: "Chi ama lo sport ed è sportivo vince sul campo ecco perché è sgradevole il 3-0 a tavolino, indipendentemente dalla forma ed a maggior ragione ai tempi della pandemia dove l'etica viene prima della regola. Può anche vincere la legalità formale ma perde la giustizia".

Fonte: Gazzetta dello Sport
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15/10/2020 00:26
 
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SERIE A 2020/2021 3ª Giornata (3ª di Andata)

02/09/2020
Fiorentina - Sampdoria 1-2
03/10/2020
Sassuolo - Crotone 4-1
Genoa - Torino (rinviata)
Udinese - Roma 1-1
04/10/2020
Atalanta - Cagliari 5-2
Benevento - Bologna 1-0
Lazio - Inter 1-1
Parma - Verona 1-0
Milan - Spezia 3-0
Juventus - Napoli 3-0 (a tavolino)

Classifica
1) Atalanta e Milan punti 9;
3) Sassuolo, Juventus e Inter punti 7;
6) Verona e Benevento punti 6;
8) Napoli punti 5;
9) Lazio e Roma punti 4;
11) Genoa(*), Bologna, Fiorentina, Sampdoria, Spezia e Parma punti 3;
17) Cagliari punti 1;
18) Torino(*), Udinese, e Crotonepunti 0.

(gazzetta.it)

(*) Genoa, Juventus, Napoli e Torino una partita in meno.
Genoa - Torino rinviata d'ufficio dalla Lega Calcio per il focolaio di Covid-19 del club ligure.
Per Juventus - Napoli, formalmente rinviata dopo la mancata presenza del Napoli a Torino, la giustizia sportiva ha deciso di assegnare la vittoria (3-0) a tavolino
ai bianconeri e un punto di penalizzazione per il Napoli. Il Napoli ha già annunciato che farà appello a questa decisione, intanto la classifica è modificata salvo
altre decisioni della giustizia sportiva.
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15/10/2020 00:33
 
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Dunque il Covid è entrato a gamba tesa nel campionato di Serie A, non solo per le positività di campioni eccellenti, dal milanista Zlatan Ibrahimović (ora negativizzato) al portoghese della Juventus Cristiano Ronaldo, costretto a lasciare il ritiro della nazionale portoghese (è rientrato in Italia a scontare la sua quarantena).
Sicuramente la dirigenza napoletana manterrà la promessa di ricorrere in appello, in gioco non solo il destino di una partita ma dell'intero campionato visto l'alto numero di contagi che in questi ultimi giorni anche l'Italia (oggi la quota record di oltre 7mila nuovi positivi, mai così tanti dall'inizio della pandemia in una giornata) che di riflesso coinvolgono anche i club, dall'Inter alla Roma, dal Napoli alla Juventus, senza dimenticare il Genoa particolarmente colpito. Tutte partite da rinviare ? Tutte vittorie a tavolino per l'una o per l'altra ? Il piano B con formule alternative ?
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15/10/2020 07:29
 
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Juventus - Napoli 3-0 (a tavolino)



Ok, le regole sono regole ma esistono anche cause di forza maggiore...e poi quella del Covid è una ruota che gira...oggi a me domani a te! [SM=x1583484]





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