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Campionato di Calcio Serie A 2020 - 2021. Tutte le partite - Calendario - Commenti.

Ultimo Aggiornamento: 27/05/2021 00:19
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Juve, altro pari: Kulusevski risponde a Favilli, 1-1 col Verona

I bianconeri, che perdono anche Bonucci per infortunio,
vanno sotto grazie al gol dell’ex, poi rimedia lo svedese ma non basta


Francesco Fontana


allito l’aggancio a Napoli e Sassuolo, idem il sorpasso sull’Inter con il Milan che rimane lontano, a +3 e con una partita in meno: la Juventus non sorride, il Verona ringrazia Favilli, si regala l’1-1 e sale a quota 8 in classifica. Pirlo, invece, allontana il primo k.o. in campionato, anche se questo pareggio sa tanto di passo falso: non proprio il modo migliore per preparare la super sfida di mercoledì, in Champions League contro il Barcellona. Male Bernardeschi, la sfida dell’Allianz la riprende Kulusevski, dentro al suo posto nella ripresa e subito decisivo. Di certo, lo svedese, rappresenta la nota più bella della non facile serata bianconera. Juric, invece, può essere soddisfatto: l’Hellas ammirato a Torino non è finito, anzi. Può ancora migliorare. E replicare l’ottima passata stagione sarà un piacevole dovere.

C’E’ BERNA, KALINIC DAL 1’ — In casa Juve c’è un solo cambio rispetto all’undici ipotizzato alla vigilia: Frabotta va in panchina, a sinistra fiducia a Bernardeschi. Per il resto, nel 3-4-1-2 di Pirlo, tutto confermato con Szczesny protetto da Demiral, Bonucci e Danilo. Mediana completata da Cuadrado, Arthur e Rabiot con Ramsey alle spalle di Dybala (prima volta da titolare in stagione) e Morata. Per il Verona le sorprese sono Kalinic e Colley, rispettivamente unica punta e trequartista insieme a Zaccagni. Tameze scala a centrocampo, accanto a lui c’è Vieira con Faraoni e Lazovic sugli out. In difesa, davanti a Silvestri, spazio a Ceccherini, Lovato ed Empereur. Arbitra Pasqua della sezione di Tivoli.

MORATA-GOL, MA C’E’ LA VAR — Parte forte l’Hellas, coraggioso come voleva Juric. Non a caso, nei primi 15’, Silvestri sta a guardare ed è Colley, dall’altra parte, a creare un brivido a Pirlo: al 16’ palla sulla destra per Kalinic, cross in mezzo e l’ex Atalanta buca Szczesny. Esulta il ragazzo, ma è fuorigioco. Lo spavento scuote la Juve, che poco dopo va vicino all’1-0: assist di Rabiot, il sinistro di Bernardeschi trova le manone di Silvestri. È un lampo, perché è ancora il Verona a provarci due volte in pochi secondi: prima con Colley (pericoloso in spaccata, palla fuori), poi con Kalinic (sinistro, seppur debole, out di poco). I minuti passano, alla mezzora il pallino è ancora gialloblù e Dybala, il più atteso tra i bianconeri, fatica a scaldarsi. Negli ultimi 15’ Juric trema. Prima Vieira subisce il giallo (al 39’ steso proprio Dybala lanciato in contropiede), poi Cuadrado al 41’ sfrutta un cross basso dalla sinistra di Bernardeschi e batte Silvestri con un destro potentissimo: solo la traversa - che trema ancora - dice no. Il vantaggio, però, è nell’aria. E puntuale arriva 4’ dopo: assist di Cuadrado, in profondità c’è Morata che un colpetto delizioso scavalca Silvestri. Juve avanti, ma l’intervento della Var ferma tutto. Offside dello spagnolo, il risultato non cambia: 0-0 e tè caldo per tutti.

KULU RISPONDE A FAVILLI — Si riparte senza sostituzioni per Pirlo (che nel finale perde Bonucci per infortunio), nel giro di 9’ Juric sceglie Ilic, Magnani e Favilli per Tameze, Ceccherini e Kalinic. Cambiano gli uomini, non l’atteggiamento del tecnico croato che anche nella ripresa prova a fare la partita. E fa bene, perché al 60’ passa: errore di Bernardeschi in fase di costruzione, recupera palla Zaccagni che serve all’interno dell’area Favilli, prontissimo con il suo mancino per il più classico dei gol dell’ex (la Juve, tra l’altro, detiene il diritto di recompra per un altro anno per circa 23 milioni di euro). L’Hellas, a questo punto, sogna il colpaccio. L’autore del vantaggio si fa male, entra Barak. Dall’altra parte Pirlo prova a dare la scossa inserendo Kulusevski per uno spento Bernardeschi. Così la Signora prova ad aumentare pressing e ritmo: al 69’ fallo al limite di Empereur, chance ghiotta per Dybala, ma c’è la barriera. La stessa Joya, a 14’ dalla fine, coglie la traversa (palla leggermente deviata). Il gol, però, è questione di attimi: 1’ dopo Faraoni balla, Kulusevki lo salta e con il sinistro batte Silvestri alla sua destra. Pareggio meritato, che comunque ai campioni d’Italia non può bastare.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Sei gol, errori, rigori e polemiche:
la Roma acciuffa il pari, niente fuga per il Milan



Gli errori di Giacomelli sui due penalty concessi condizionano una gara frizzante.
Doppietta di Ibra, in gol anche Dzeko (male Tatarusanu), Saelemaekers, Veretout e Kumbulla


Marco Fallisi

I cinema sono chiusi da qualche ora, ma a San Siro è andato in scena un remake di “Prova a prendermi”: gol, spettacolo e proteste, nel 3-3 tra Milan e Roma non è mancato nulla se non il lieto fine per i piani di Pioli. La banda Fonseca ha mandato in fumo i suoi progetti di grande fuga. I rossoneri ci sono andati vicini, l’hanno tentata e assaporata tre volte nella stessa notte, ma hanno dovuto incassare il triplice ritorno di Dzeko e compagni e accontentarsi di un punto, il primo pareggio in campionato dopo 4 vittorie su 4. Il Diavolo resta al comando della classifica, ma la corsa frena, anche se la striscia di risultati utili consecutivi si allunga a 22 partite e l’imbattibilità post lockdown prosegue, così come il ritmo da paura di Ibrahimovic, alla terza doppietta in altrettante uscite in campionato. La Roma smuove la sua classifica e torna a casa con una bella prova, fatta soprattutto di carattere e solidità mentale: il pareggio finale ha rispecchiato l’equilibrio visto in campo.

I SOLITI NOTI — Il primo tempo è intenso e ricco di occasioni. Lo marchiano i due signori del gol che non si erano mai incrociati prima di questa sera, Ibrahimovic e Dzeko. Lo svedese sfrutta la primissima chance, dopo due minuti, e l’assist di Rafael Leao, come nel derby: il portoghese scodella dalla sinistra e Zlatan sbuca centralmente anticipando sia Kumbulla che Mirante per il quinto centro in tre partite di campionato. Il bosniaco al 14’ ringrazia Pellegrini, che dalla bandierina disegna una traiettoria pulita, ma soprattutto Tatarusanu, che toppa clamorosamente l’uscita e libera lo spazio per il colpo di testa del capitano giallorosso. Il vice Gigio si riprenderà con un paio di respinte su Ibanez e Pellegrini alla mezz’ora, ma l’errore sul gol di Dzeko pesa: nel Milan capolista tutti girano al massimo, ma tra i pali con Donnarumma è un’altra storia. Dall’altra parte, invece, Mirante salva i suoi su un colpo di testa di Romagnoli e su una gran punizione di Calhanoglu nel finale di primo tempo, ma è il palo a venire in soccorso della Roma quando Kjaer stacca più in alto di tutti su un corner rossonero al 30’: ecco, il Milan dei primi 45 minuti sa come fare male grazie alla capacità di palleggio dei suoi attaccanti (vedi il gol) ma punge soprattutto sugli sviluppi dei calci piazzati, un inedito per le abitudini rossonere. La Roma risponde con una buona copertura degli spazi e un atteggiamento sempre propositivo in costruzione, anche se mancano gli affondi di Pedro e soprattutto Mkhitaryan.

CHE FINALE — Abbondano invece quelli di Rafael Leao, che comincia la ripresa allo stesso modo con cui si era affacciato alla partita: altro spunto sulla sinistra, altro passaggio vincente per un compagno. Il minuto è lo stesso, il 2’, cambiano azione e marcatore: stavolta il portoghese lascia sul posto Karsdorp con uno strappo dei suoi e serve Saelemaekers, che si inserisce al centro dell’area, piazza alle spalle di Mirante il 2-1 milanista e festeggia il terzo gol in rossonero, il secondo in Serie A. Fonseca si affida alle idee dei due trequartisti in appoggio a Dzeko, e quando le combinazioni tra Pedro e Mkhitaryan funzionano il bosniaco spaventa Tatarusanu: il destro che carica al 7’, su un bel pallone dell’armeno dalla sinistra, finisce di poco sopra la traversa. Scollinata l’ora di gioco, Fonseca cambia l’antagonista di Leao: fuori Karsodrp, dentro Bruno Peres. Ma l’episodio che porta al secondo pareggio romanista si sviluppa dalla parte opposta, dopo una respinta corta di Tatarusanu su una conclusione di Mkhitaryan al 24’: Bennacer anticipa Pedro al tiro, ma per Giacomelli l’algerino commette fallo, rigore che la Var conferma. E Veretout dal dischetto fa 2-2. Finita? Macché. Mentre Pioli rimescola le carte davanti sostituendo Leao e Saelemaekers con Krunic e Castillejo, Giacomelli fischia un altro penalty otto minuti dopo, ancora tra le proteste: vede un fallo di Mancini su Calhanoglu e manda sul dischetto Ibra che riporta avanti il Milan. Lo svedese però è ovunque ed “entra” involontariamente anche nel 3-3 della Roma a 6 minuti dalla fine: angolo di Veretout, Ibrahimovic devia male e Kumbulla infila nella porta rossonera. C’è tempo per l’ultimo sussulto rossonero, con Romagnoli che nel recupero sale in cielo e incorna un pallone indirizzandolo nell’angolo alla sinistra di Mirante: fuori, fuga sfumata. O solo rimandata, vedremo.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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SERIE A 2020/2021 5ª Giornata (5ª di Andata)

23/10/2020
Sassuolo - Torino 3-3
24/10/2020
Atalanta - Sampdoria 1-3
Genoa - Inter 0-2
Lazio - Bologna 2-1
25/10/2020
Cagliari - Crotone 4-2
Benevento - Napoli 1-2
Parma - Spezia 2-2
Fiorentina - Udinese 3-2
Juventus - Verona 1-1
26/10/2020
Milan - Roma 3-3

Classifica
1) Milan punti 13;
2) Napoli(-1) e Sassuolo punti 11;
4) Inter punti 10;
5) Juventus, Atalanta e Sampdoria punti 9;
8) Verona e Roma punti 8;
10) Fiorentina, Cagliari e Lazio punti 7;
13) Benevento punti 6;
14) Spezia punti 5;
15) Genoa(*) e Parma punti 4;
17) Bologna e Udinese punti 3;
20) Torino(*) e Crotone punti 1.

(gazzetta.it)

(*) Genoa e Torino una partita in meno.
Genoa - Torino rinviata d'ufficio dalla Lega Calcio per il focolaio di Covid-19 del club ligure.
(-1) Penalità al Napoli e vittoria a tavolino (3-0) alla Juventus per il match Juventus - Napoli non disputato dai partenopei,
salvo altre decisioni della giustizia sportiva dal momento che il Napoli ha annunciato il ricorso.
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Muriel show a Crotone: l'Atalanta torna alla vittoria



Nel primo match della sesta giornata i bergamaschi sbancano lo Scida con la doppietta del colombiano.
Per i padroni di casa inutile la rete di Simy.
In attesa delle altre, nerazzurri secondi a quota 12, calabresi sempre ultimi a 1


Fabio Bianchi

In Champions ci ha pensato Zapata, qui ci ha pensato Muriel. II colombiano fa ripartire l’Atalanta in campionato con una doppietta, che è bastata per battere un Crotone già abbastanza arreso di suo ma che ha persino ha avuto la chance di pareggiare a metà del secondo round. Non l’avrebbe meritato, certo, perché sotto il profilo del gioco è sempre stata sotto, ma forse se lo sarebbe meritato l’Atalanta per come ha interpretato una gara, senza la sua solita furia, anzi con troppa sufficienza in manovra e troppi errori sotto porta. La stanchezza per la sfida di Champions è un alibi (Gasperini ha giustamente cambiato meno rispetto alla sconfitta con la Samp) ma per una squadra che punta in alto queste sono sfide, soprattutto per come si mettono, che vanno vinte in scioltezza.

DOMINIO — Difatti, a parte il consueto studio reciproco all’alba della partita, l’Atalanta ha avuto il controllo del gioco e dei rivali. Come sempre corta e messa bene in campo, ha impedito al Crotone di sviluppare la sua discreta manovra. Senza nemmeno sbattersi troppo, per la verità. E se i giocatori sono controllati, e le manovre non riescono, esce ovviamente la qualità dei singoli, che è tutta a favore dell’Atalanta. Già dopo 6 minuti Muriel poteva portare in vantaggio la Dea, ma il suo diagonale è finito di poco a lato. Il colombiano si è permesso di sbagliare una ghiotta occasione su assist di Malinovskyi, facendosi parare da due passi il tiro, prima di firmare la doppietta. Ancora Malinovskyi a servire il gol del vantaggio e particolarmente bello il raddoppio quando Freuler ha intercettato un passaggio sbagliato di Cordaz per servire Luis che si è girato e ha pescato l’angolino. Poi l’Atalanta è stata brava a complicarsi la vita, come a volte le succede, con le leggerezze difensive. Con la sfida in dominio assoluto, ha consentito a Simy al tramonto del primo round di riportarsi sotto. Toloi ha fallito l’intervento all’inizio dell’azione e poi la confusione in area ha consentito al perticone nigeriano di bucare Sportiello e segnare il suo terzo gol in sei gare, il primo su azione.

TROPPO RELAX — All’entrata in campo per il secondo round, Gasperini ha cambiato Gomez e Muriel per Ilicic e Zapata. Ok la prima sostituzione: Papu poco in palla e necessità di recuperare la forma dello sloveno al più presto. Meno comprensibile la seconda, con il colombiano che sembrava a suo agio contro la difesa del Crotone. Comunque, l’Atalanta ha cominciato con troppa sufficienza il secondo round, nonostante il segnale d’allarme di Simy nel finale. E difatti, dopo un quarto d’ora di poco o nulla, su un errroraccio di Mojica in retro passaggio si è avventato Messias che ha dribblato Sportiello ma per fortuna della Dea è arrivato Freuler a soffiargli il pallone. Questo brivido ha risvegliato un po’ i nerazzurri ma non tanto da essere cattivi sotto porta. Malinovskyi, servito da Ilicic, ha fallito un gol abbastanza facile tirando addosso a Cordaz, ma poi ha regalato almeno tre palle buone a Zapata che, al contrario della sfida con l’Ajax, non aveva il mirino nei piedi. Vittoria tutto sommato meritata, però lasciare aperta una partita così facile fino alla fine non è stato da grande squadra.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Inter, che fatica a San Siro: quante rimonte, ma una sola vittoria



Per la terza volta in stagione i nerazzurri recuperano uno svantaggio,
ma solo con la Fiorentina hanno conquistato i tre punti


Operazione rimonta completa. Ancora a San Siro e ancora nei minuti finali. Dici "remuntada" e pensi all'Inter. Cuore nerazzurro pure oggi, da 0-2 a 2-2 contro il Parma. Merito di Perisic stavolta, ma la stagione nerazzurra - fin qui - ha visto anche altri protagonisti. Perché l'Inter è la terza volta che rimonta uno svantaggio. In due occasioni ha pareggiato 2-2 (Borussia M'Gladbach in Champions e oggi contro il Parma), in un'altra ha vinto 4-3 (con la Fiorentina al debutto stagionale).

FIORENTINA — Prima gara da pazza Inter, da 2-3 a 4-3. Sempre a San Siro poi, filo conduttore delle rimonte nerazzurre fin dai tempi di Inter-Samp del 2004/05, quando i Mancini boys recuperarono da uno 0-2 in appena tre minuti, calando il tris (3-2). Ci pensarono Martins, Vieri e Recoba, protagonisti in soli tre minuti. Contro la Fiorentina, invece, è toccato a Lautaro, Lukaku, D'Ambrosio e all'autogol di Ceccherini. Piccolo rewind. Kouamé segna dopo 3', l'Inter va sul 2-1 grazie al guizzo di Lautaro e all'autorete del difensore, poi si spegne. Castrovilli e Chiesa, in 6 minuti, vanno sognare Iachini e silenziano Conte. Il resto è storia: Lukaku e D'Ambrosio li riprendono in 2' e vincono il match.

GLADBACH — Altro giro, altra rimonta. Sempre a San Siro. Stavolta in Champions contro il Gladbach. L'Inter passa in vantaggio con Lukaku dopo 49' e poi subisce due gol. Prima il rigore di Bensebaini (63'), poi il guizzo di Hofmann a 6' dalla fine. Blackout nerazzurro, fino alla luce. Perché Lukaku, al novantesimo, si ricorda di essere il bomber di Conte e la butta dentro di rabbia e potenza. L'Inter strappa un punto e completa la seconda rimonta stagionale. Romelu starring.

PARMA — Arriviamo a oggi, da 0-2 a 2-2. Gervinho sorprende l'Inter in appena dieci minuti, prima un sinistro a volo e poi un tocco facile sotto le gambe di Handanovic. Minuto 62, sembra finita, in realtà no: l'Inter serra la fila, stringe i denti e completa l'ennesima rimonta. Prima Brozovic e poi Perisic, tandem croato che salva ancora una volta Conte. Ancora a San Siro, come Inter-Samp.

UN SUCCESSO — Il bilancio, fin qui, resta comunque negativo: a parte il successo alla prima giornata con la Fiorentina, l'Inter di Conte non ha più vinto a San Siro, perdendo pure il derby col Milan.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Fenomeno Barrow ribalta il Cagliari: il Bologna vince 3-2

La squadra di Mihajlovic va due volte sotto per le reti di Joao Pedro e Simeone.
Poi sale in cattedra il gambiano, autore di una doppietta, insieme al compagno di reparto Soriano


Francesco Velluzzi


Il pellegrinaggio a San Luca è servito. In mattinata tutto il Bologna era salito sul colle sentendo la preghiera insieme a Don Luciano Luppi e invocando la protezione della Beata Vergine. In serata ha battuto (3-2) il Cagliari grazie alle individualità e ai colpi del gabbiano Musa Barrow che, a furia di sentire le sfuriate di Sinisa Mihajlovic, si è sbloccato, e a una pennellata di Roberto Soriano sempre più in versione bomber con quattro gol realizzati. È il secondo successo dopo quello alla seconda di campionato col Parma e serve a ridare tranquillità a tutto l’ambiente. Il Cagliari si ferma dopo due vittorie, aveva fatto seriamente un pensierino alla terza dopo essere andato due volte in vantaggio e invece l’uno-due di Soriano e Barrow è stato un gancio tremendo dal qual non è riuscito a rialzarsi. In difesa bisogna registrare qualcosa e forse cambiare, davanti la coppia Joao Pedro-Simeone regala magie: nove gol in due finora.

PRIMO TEMPO — Mihajlovic, senza sette giocatori, deve fare scelte praticamente obbligate. La formazione è quella annunciata, come quella che manda in campo Di Francesco che per la quarta gara di fila si affida ai soliti 11. È il Cagliari che parte a tutta con Nandez scatenato a destra che fa ammattire il diciottenne scozzese Hickey. Mihajlovic prova a limitare Joao Pedro che, però, dopo 15' conferma che la sua vittima preferita è il Bologna e infatti segna il quinto gol ai padroni di casa, il quarto in questo campionato, chiudendo da campione un'azione con sette passaggi a un tocco, partita da un recupero di Lykogiannis su Orsolini e rifinita dal cross da sinistra di Sottil. Cagliari in vantaggio, il Bologna replica con una punizione di Orsolini che Cragno respinge con i pugni Sinisa urla di rabbia. Lykogiannis spende il terzo giallo di fila in campionato, il Bologna aumenta la spinta in avanti e Cragno manda in angolo una sventola di Svanberg da fuori area. Il Cagliari mette un muro dietro e quando viene aggirato c’è super Cragno che si oppone (la più bella delle tre) a una conclusione a giro sull’angolo destro di Palacio. Si becca pure l’ammonizione per perdita di tempo il portiere sardo (mentre Danilo la becca per un’entrata dura su Rog a centrocampo), ma al 45' si deve arrendere alla prodezza di Musa Barrow che non dà scampo a Walukiewicz e manda all’incrocio a giro. Gran gol e tutti al riposo sull’1-1.

SECONDO TEMPO — Ti aspetti il Bologna carico e deciso a prendersi la partita e invece bastano 62 secondi al Cagliari per tornare in vantaggio: Joao serve Zappa a destra che si beve Svanberg e mette al centro, facendosi perdonare le leggerezze dietro, Simeone è ben appostato e anticipa Schouten segnando il suo quinto gol in sei partite. Ma il Bologna che reclama un rigore per intervento in uscita di Cragno su Barrow, sei minuti dopo pareggia: testa di Schouten per Orsolini che serve Soriano che è implacabile (come col Sassuolo) e da fuori infila il terzo portiere azzurro. Per Soriano è il quarto gol, visto che ne ha fatti già due al Parma. Il suo sigillo è la svolta perché all’11' il Bologna colpisce ancora e scatta avanti: è ancora Barrow, micidiale, a far secco Cragno da fuori area, senza che Marin riesca a contrastarlo: 3-2. Di Francesco gioca subito la carta Ounas, brillante in Coppa Italia con la Cremonese. Esce Sottil. E ancora Faragò per Zappa, ma soprattutto Pavoletti per Simeone. Servono palloni in mezzo e la testa di Leo. I cambi servono perché Ounas diventa irresistibile a destra e trova anche le sovrapposizioni di Faragò. Il Bologna regge come può con un gran salvataggio di Danilo su Pavoletti. Di Francesco gioca anche la carta Cerri, i rossoblù di casa resistono con Denswil che dà equilibrio. Respira anche la classifica del Bologna che va a sei punti in tranquillità.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Ibrahimovic da sballo: il Milan vince 2-1 a Udine e prende il volo

Apre Kessie, pari friulano con De Paul su rigore,
poi all'83' lo svedese decide la gara con un grande gol in acrobazia.
La squadra di Pioli sempre più prima con 16 punti


Marco Pasotto


Nel segno di Z. Mai come questa volta il Milan ringrazia il suo uomo della provvidenza, che consegna la vittoria per 2-1 sull'Udinese ed evita un pareggio che sarebbe stato un segnale bruttino soprattutto per quanto visto nella ripresa. Il gol della vittoria arriva con una rovesciata quando il Diavolo pareva inesorabilmente incartato in mezzo a mille frenesie, meccanismi saltati e mancanza di lucidità. Questa la primissima analisi, poi però ci sono i numeri a confortare: quinta vittoria in sei partite, vetta solitaria in classifica confermata, Inter finita a -5. E striscia di risultati utili, tutto compreso, salita a 24 gare. Per l'Udinese invece ennesimo k.o.: siamo a cinque su sei e la preoccupazione sale.

LE SCELTE — Pioli ha ritrovato a poche ore dal match i guanti sicuri di Donnarumma, negativo al virus (come Hauge) dopo soli cinque giorni di isolamento. E in campo, oltre a Gigio, sono tornati anche tutti gli altri che avevano lasciato spazio ai compagni in Europa League: Hernandez, Kessie e l’intera batteria di trequartisti composta da Saelemaekers, Calhanoglu e Leao. Alle spalle del totem Ibra, ovviamente. Gotti è stato invece in dubbio per buona parte della settimana sul sistema di gioco migliore per affrontare i rossoneri. Alla fine ha optato per il 4-3-3, utilizzato in settimana col Vicenza in Coppa Italia per la prima volta in stagione. Un 4-3-3 sulla carta decisamente aggressivo e offensivo, con Pussetto e l’ex rossonero Deulofeu, smanioso di ben figurare contro il suo passato (ma nessuna rivalsa, Geri a Milano era stato benone), a supporto di Okaka. E con De Paul e Pereyra mezzali. In difesa debutto in questo campionato per Stryger Larsen, in porta torna Musso.

PRIMO TEMPO — L’Udinese è partita col chiaro intento di chiudere tutti gli spifferi, piazzandosi con due linee strettissime quando avevano palla i rossoneri. La cassaforte ha retto fin quando non è entrato in scena il grimaldello di Zlatan, che ha arpionato in area una pennellata di Bennacer, difendendo magnificamente il pallone da Stryger Larsen e servendo Kessie sulla corsa. Botta dell’ivoriano sotto la traversa e gol. Il Milan ha proseguito a fare la partita, costringendo l’Udinese all'unica opzione di provare a ripartire sugli esterni, dove però Deulofeu e Pussetto non sono mai riusciti davvero a sfondare. Più in generale, ai friulani è sempre mancata la lucidità dell'ultimo passaggio, e a volte anche al momento di concludere, come è successo a Deulofeu che ha sprecato malamente una ripartenza tre contro uno dopo un erroraccio di Kessie. Il Milan ha così mantenuto piuttosto agevolmente il comando delle operazioni, con un giro palla veloce – spesso a due tocchi -, fluido e avvolgente. Cosa che ha permesso al Diavolo di proporsi con costanza e facilità. Almeno fino alla mezzora, quando l'Udinese è riuscita a mettere la testa fuori e uscire dall'apnea, tenendo basso il Milan per una decina di minuti.

SECONDO TEMPO — Il vantaggio deve aver un po' ammorbidito la combattività dei rossoneri nell’intervallo, perché nella ripresa è tornata in campo una squadra più molle nell'approccio, e anche più arruffona. Confusionaria. Il pasticcio l’ha combinato dopo due minuti Romagnoli, che ha steso Pussetto sbagliando i tempi dell'intervento in area. Rigore (che ai bianconeri mancava da ben 49 partite di campionato) e trasformazione di De Paul. L'argentino, dopo una prima frazione senza guizzi, è salito di tono minuto dopo minuto, contribuendo notevolmente ad alzare l'Udinese, che a quel punto ha iniziato a prendere coraggio. I secondi 45, infatti, sono stati più equilibrati, i friulani hanno ripreso a serrare i ranghi con attenzione e i cambi rossoneri (dentro Tonali, Brahim Diaz, Rebic e Dalot per Bennacer, Saelemaekers, Leao e Calabria) non hanno sortito effetto fino all’episodio decisivo partito dal piede di Rebic: cross al centro dell’area, Samir non ci è arrivato e la palla è finita a Ibra, che si è liberato di De Maio e ha infilato Musso da pochi passi con una rovesciata magari non troppo spettacolare, ma assolutamente efficace. Un gol che ha permesso al Diavolo di camuffare un secondo tempo bruttino, probabilmente la peggior frazione stagionale, e allo stesso tempo di proseguire il volo libero in classifica.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Cristiano Ronaldo, è un ritorno-show!
Subito doppietta e la Juve si sbarazza dello Spezia

Il portoghese, dopo essere guarito dal coronavirus, parte dalla panchina.
Ma nel secondo tempo entra, segna dopo tre minuti e firma il bis su rigore col cucchiaio.
In gol per i bianconeri anche Morata e Rabiot


Fabiana Della Valle


Dategli un pallone vi cambierà la Juventus. Dategliene due e lui realizzerà la prima doppietta della stagione, regalando ad Andrea Pirlo la prima vittoria in trasferta e ai bianconeri il primo successo in assoluto sullo Spezia. E' bastata mezz'ora abbondante di Cristiano Ronaldo, rientrato dopo 4 gare saltate causa coronavirus, a restituire il sorriso all'ambiente juventino, dopo i due pareggi di fila in campionato con Crotone e Verona e la sconfitta in Champions con il Barcellona. Aveva ragione Pirlo, che alla vigilia aveva definito Ronaldo "troppo importante" per non portarlo a Cesena, anche se a mezzo servizio. Non sarà un caso che con lui la Juventus è tornata a fare quello che le è sempre venuto naturale, ovvero battere le piccole. Quattro gol in una partita sola (Morata e Rabiot oltre alla doppietta di Cristiano) non si erano ancora mai visti in questa stagione.

BOTTA E RISPOSTA — Contro lo Spezia Pirlo inserisce un centrocampista in più (McKennie) e un attaccante in meno (Kulusevski) e rispolvera Arthur nel ruolo di regista nel 3-5-2. In effetti la mossa funziona, perché con l'americano, che fa un gran lavoro anche in fase difensiva, prendendosi in carico Pobega, è di grande supporto alla manovra d'attacco, non a caso è lui a fare l'assist per l'1-0 bianconero: ottima apertura di Danilo per la mezzala texana, che serve Morata sulla corsa. Il guardalinee sbandiera, ma stavolta il Var convalida e non finisce come con il Barcellona (tre gol annullati allo spagnolo per offside). La Juventus ha in mano la partita e potrebbe raddoppiare poco dopo con Chiesa, che sbaglia un gol facile. Lo Spezia di Italiano però ha mille vite oltre buone trame di gioco e anche senza l'attaccante titolare, Galabinov, cerca di fare lo scherzetto ai Pilo Boys. Quasi ci riesce con Nzola lanciato in contropiede, che però scivola sul pallone, un minuto dopo però Pobega non sbaglia, aiutato da una deviazione. Da applausi Chabot, che prima respinge (su Chiesa) e poi anticipa (su McKennie), salvando Provedel. Juve bene per mezz'ora, forse una delle migliori partite finora, ma incapace di reagire dopo il pareggio. Curiosità: in porta c'è Buffon, che gioca con il giallo della sua Carrarese, acerrimo rivale dello Spezia.

DOPPIO CR7—

Nella ripresa Italiano rinfresca il suo 4-3-3 con Agudelo al posto di Verde, che porta subito vivacità sulla destra. Undici minuti dopo Pirlo risponde con CR7 al posto di Dybala (ancora lontano dalla forma migliore) e l'impatto non è esattamente lo stesso del cambio spezzino: a Cristiano bastano 2 minuti e 13 secondi per prendersi un pallone d'oro confezionato da Morata (il migliore in campo), scartare Provedel e segnare il 2-1. Il Covid, che ha tenuto fermo il portoghese per 19 giorni, non ha annebbiato l'istinto né il senso per il gol. Con il ritorno in campo di Cristiano salta il tappo che teneva imprigionate le bollicine: prima ancora della mezz'ora il risultato è in cassaforte grazie al 3-1 di Rabiot, appena entrato con Ramsey per dare freschezza alla mediana, che scatta sul filo del fuorigioco. Fuorigioco fatale invece per Agudelo, che poco prima si era visto annullare un gol. Finita qui? Macché. Cristiano ha ancora voglia di segnare e alla mezz'ora di esibisce nel cucchiaio dal dischetto, dopo un rigore concesso per fallo di Bartolomei su Chiesa. Lo Spezia tiene botta finché può, poi alza bandiera bianca. Però la mano dell'allenatore si vede, da neopromossa darà fastidio alle squadre che lottano per la salvezza. Dall'inviata a Cesena.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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02/11/2020 00:09
 
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Lazio, pazzesco 4-3 in casa del Torino: decide Caicedo al 98'!

I biancocelesti passano in vantaggio con Pereira, Bremer e Belotti la ribaltano nel primo tempo.
Nella ripresa succede di tutto: pari di Milinkovic, Lukic fa 3-2 all'88'.
Ma in pieno recupero Immobile (rigore) e Caicedo danno i 3 punti a Inzaghi


Mario Pagliara


Accade qualcosa di clamoroso in questa domenica torinese che difficilmente sarà dimenticato. Perché tra il 95’ e il 98’ la Lazio riesce incredibilmente a ribaltare il 3-2 del Torino, segnato a ridosso del novantesimo da Lukic, grazie a un rigore di Immobile (95’) e alla zampata di Caicedo (98’). Finisce 3-4 per la squadra di Inzaghi: è una sentenza pesantissima per i granata di Giampaolo, che avevano pure giocato a tratti bene e con coraggio. In avvio di ripresa la Lazio era riuscita con Milinkovc a portarsi sul 2-2, dopo i gol di Pereira, Bremer e Belotti su rigore nel primo tempo.

UN MATTONE — Aveva chiesto alla vigilia di mettere almeno un mattoncino, Marco Giampaolo a metà della sfida contro la Lazio si ritrova invece un bel mattone (ma forse anche due) da inserire nel suo progetto. Perché il Toro dei primi 45’ esibisce senza dubbio la migliore prestazione di questo avvio di stagione: squadra corta il giusto, corre pochissimi rischi grazie anche a una prestazione difensiva sopra la media di Bremer e nonostante le difficoltà di Rodriguez e Linetty a sinistra, va pure sotto ma riesce in una decina di minuti a ribaltare lo svantaggio. La Lazio arrivata a Torino con 7 indisponibili (e Immobile in panchina) fa quel che può. E quel poco non è neanche niente male: basta rivedere la bellissima azione che al quarto d’ora sblocca l’equilibrio: filtrante di Milinkovic, Muriqi pesca Patric, torre per la girata di Pereira, imprendibile per Sirigu.

SEMPRE BELOTTI — Il break della squadra di Inzaghi non intimorisce né tramortisce il Toro. Che invece si riorganizza subito e replica immediatamente (19’) con uno spunto di carattere (a dire il vero uno dei pochi) di Linetty, sul quale c’è un’ottima chiusura di Reina. Un minuto dopo l’ottimo Bremer vola in tuffo e di testa trova il pari meritato sugli sviluppi di un calcio d’angolo. E’ questo il momento in cui il Toro marchia a fuoco il primo tempo. Al 23’ Pereira atterra Belotti, Chiffi non ha dubbi nell’assegnare il rigore realizzato di potenza dal Gallo: è il suo sesto gol in cinque partite in questo campionato, il 98° con la maglia del Toro. Prima di andare all’intervallo, a dire il vero, ai granata manca un secondo rigore, perché l’irruenza di Luiz Felipe su Verdi (38’) sarebbe da punire con un secondo tiro dal dischetto. Chiffi in campo fa giocare, Massa dal Var non correre la decisione. All’intervallo: 2-1 per il Toro.

JOLLY MILINKOVIC — A inizio ripresa Inzaghi getta nella mischia Leiva e Akpa Akpro, inserendo forze fresche a centrocampo. C’è appena il tempo di rimettere la palla al centro del campo che dopo quattro minuti la Lazio pesca il 2-2: Milinkovic punisce Sirigu su un calcio di punizione dal limite concesso per il fallo di Rincon su Correa. Il pari è favorito dall’errore grave di Sirigu: il portiere granata tenta un passettino sulla sinistra prima della battuta di Milinkovic, ma quando prova a cambiare direzione è ormai troppo tardi ed è infilato sul suo palo. La reazione del Toro è immediata: cinque minuti dopo la corsa di Verdi si stampa sul palo su assist di Belotti. Prima del quarto d’ora Inzaghi si gioca anche la carta Immobile per aumentare la pericolosità offensiva, poco dopo Vojvoda salva sulla linea su Akpa Akpro.

FINALE PAZZESCO — A metà ripresa, Giampaolo muove le sue prime pedine: dentro Singo (per Vojvoda) e Nkoulou (per Verdi), ridisegnando il Toro con una difesa a cinque. Uscirà poi per infortunio anche Belotti, lasciando il campo a Bonazzoli. La Lazio prova a spinge ma non sfonda, i granata non escono mai dalla sfida. E nel finale trovano con Lukic, bravo a vincere un duello di spalla con Hoedt, il colpo del 3-2. E’ finita? Manco per sogno. Al quarto di recupero l’arbitro Chiffi ha bisogno di rivedere a lungo il tiro rimpallato da Immobile su Nkoulou prima di assegnare il rigore. Dal dischetto Immobile è una sentenza: è il 3-3. E quando scocca il 98’, all’ultimo respiro di questo incredibile Torino-Lazio, Caicedo beffa nel cuore dell’area granata sia Nkoulou che Sirigu, piazzando la zampata di un pazzesco 3-4.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Il Sassuolo fa sul serio!
Sbanca Napoli con Locatelli e Lopez, ora è secondo

Gara combattuta, ma il fallo di Di Lorenzo su Raspadori, e la giocata nel finale del francese,
regalano la vittoria alla squadra di De Zerbi che ora è seconda


Mimmo Malfitano


Perde, il Napoli. E ancora una volta al San Paolo, dopo il tonfo in Europa League, contro l'Az Alkmaar. E cade nel giorno del confronto tra due degli allenatori più innovativi del campionato. L'ha vinta Roberto De Zerbi, la sfida. Nonostante l'assenza di ben cinque titolari, è riuscito a contenere il Napoli, poco brillante e tanto sprecone. Prima Locatelli su rigore e nei minuti di recupero, Lopez, hanno consentito agli emiliani di staccarsi da soli al secondo posto e di aprire a qualche riflessione sul potenziale offensivo di Gattuso: Osimhen e Mertens hanno sprecato due opportunità impossibili da sbagliare. Eppure, loro due ci sono riusciti.

ASSENZE — Nel Napoli manca Lorenzo Insigne, fermato dall'infortunio muscolare subito a San Sebastian, nel giovedì di Europa League. Un'assenza che scompone i piani di Rino Gattuso: al suo posto inserisce Matteo Politano, con lo spostamento di Lozano sulla fascia sinistra. Più complicato il compito di Roberto De Zerbi che in un solo colpo deve sostituire il tridente d'attacco per le assenze di Berardi, Djuricic e Caputo. In compenso c'è Boga dal primo minuto insieme al giovane Raspadori.

primo sussulto—

È del Napoli, ma per un errore di Consigli che nell'avviare l'azione dalla propria area, consegna il pallone sul destro di Osimhen. La conclusione dell'attaccante tarda di un solo attimo, ma necessario a Consigli per rialzarsi e respingere il pallone con la porta completamente vuota (11'). La partita è vivace, ma si conclude poco. Il Sassuolo non si snatura affatto e non teme questo Napoli. Tant'è che lo attacca lavorando molto sulle due fasce, dove a destra s'inserisce Muldur e a destra Boga. Entrambe le squadra, in ogni modo, sono molto attente in difesa. Manolas e Koulibaly da una parte e Chiriches e Ferrari dall'altra sono ottimi guardiani a sostegno dell'impegno di Ospina e Consigli. È il 29' quando Traoré dal limite dell'area effettua un tiro cross sul quale l'estremo difensore napoletano interviene deviando in angolo.
ancora osimhen—

Le migliori opportunità per il Napoli nascono dagli errori degli avversari. Come al 33', quando Muldur batte debolmente una rimessa laterale e Osimhen ne approfitta per involarsi verso Consigli: la conclusione è da dimenticare. Un minuto dopo, ci prova Fabian Ruiz, ma il portiere emiliano è pronto a respingere. Il tempo si chiude con una gran botta di Boga, dal limite, che Ospina devia in angolo.

VANTAGGIO SASSUOLO — La ripresa si apre con una punizione di Mertens, dalla distanza, che Consigli devia in calcio d'angolo. Ma è il Sassuolo a trovare il vantaggio al 12'. L'azione però è precedente, quando Di Lorenzo molla un pestone a Raspadori in piena area di rigore. Mariani, il direttore di gara, fa segno di continuare ed in effetti il Napoli prova a ripartire, ma dalla Var, Fourneau, suggerisce all'arbitro di rivedere l'azione. Un rapido sguardo al monitor e Mariani rivede la sua decisione iniziale indicando il dischetto. Alla battuta ci va Locatelli che spiazza Ospina per il suo primo rigore in serie A. Gattuso incassa il colpo, mentre De Zerbi sembra tarantolato, si sbraccia e richiama i suoi ad una maggiore concentrazione. Dalla panchina del Napoli, allora si alza Petagna che il tecnico inserisce al posto di Lozano. La pressione napoletana aumenta e il Sassuolo di difende con ordine, senza perdere la calma. Politano mette sul piede di Mertens un pallone da spingere soltanto in porta, ma l'attaccante belga fallisce clamorosamente. Nei minuti di recupero succede di tutto, il Napoli trova il pareggio con Manolas, ma Mariani annulla per un fuorigioco. Osimhen protesta per una trattenuta in area, ma l'arbitro fa segno di proseguire e nel capovolgimento di fronte, Lopez scarta l'intera difesa napoletana e realizza il secondo gol del Sassuolo. I neroverdi ora fanno sul serio e volano al secondo posto in classifica.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Spinazzola più Pedro, la Roma raggiunge Inter e Napoli.
La Fiorentina si spegne subito



Un gol per tempo e i giallorossi archiviano la pratica viola, salendo a quota 11 punti in classifica.
La squadra di Iachini parte bene, ma una volta sotto sparisce dal campo. Martinez Quarta espulso nel finale


Nicola Berardino

La Roma fa valere la sua superiorità per costruire la vittoria sulla Fiorentina e alimentare le proprie ambizioni. Un gol per tempo: prima Spinazzola e poi Pedro. La formazione viola dopo un buon avvio si attorciglia su se stessa: evanescente la reazione, molti limiti nella manovra che non riesce ad avere profondità. La squadra di Fonseca gioca a tutto a campo e potrebbe ottenere un bottino più cospicuo, ma dopo essersi portata in vantaggio sente di aver in pugno la partita e non la molla più. I tre punti con la Fiorentina allargano gli orizzonti verso la classifica che conta: raggiunti Inter e Napoli.

AVANTI CON SPINAZZOLA — Dopo il turnover di Europa League col Cska Sofia, Fonseca riparte con i big dal primo minuto: la novità rispetto alla formazione proposta contro il Milan è il ritorno di Smalling, già schierato giovedì sera, al posto di Kumbulla. Mentre Iachini innesta due cambi sullo schieramento titolare della vittoria sull'Udinese. In difesa c'è Quarta visto che Pezzella non è riuscito a recuperare e in avanti Ribery viene preferito a Vlahovic per affiancare Callejon. Ci prova subito Castrovilli: di poco a lato. Rischia ancora la Roma: sbroglia Spinazzola, anticipando Callejon sul traversone di Castrovilli. Al 6' giallorossi all'attacco: Dragowski anticipa Pedro ai limiti dell’area. Al 12' la squadra di Fonseca sblocca il risultato con Spinazzola, lanciato dal rinvio di Mirante. L'esterno sfugge a Milenkovic e Quarta e poi si libera anche di Caceres prima di infilare Dragowski. E la Roma potrebbe raddoppiare già al 15': insidioso Dzeko con un colpo di ginocchio che va fuori. Prende consistenza la formazione di Fonseca: parabola di Pedro di poco a lato. E al 23' capocciata di Dzeko, deviata in angolo dal portiere viola. Col passare dei minuti la Roma si mostra più autorevole e sicura. Fiorentina a disagio nel tenere il passo alle iniziative giallorosse. Al 37', doppia parata dell'attento Dragowski: prima su Karsdorp e poi su Mkhitaryan. La squadra di Iachini accusa palesi difficoltà in fase di impostazione. E la Roma si proietta costantemente all'attacco.

LA SIGLA DI PEDRO — Dopo l'intervallo, nella Fiorentina Pulgar subentra a Castrovilli. Roma insidiosa in una ripartenza con Veretout. Pedro smista per Dzeko che non aggancia. Ribattuto un tentativo di Mkhitaryan. Proteste giallorosse per un atterramento in area al 7' di Pellegrini da parte di Caceres. Sfiora il palo Veretout con un diagonale. Al 12' Iachini avvicenda Bonaventura con Vlahovic per varare un assetto più offensivo. Viola intraprendenti. Buon fraseggio della Roma che riesce a dare continuità alla propria manovra. Mkhitaryan si infila in area: Biraghi rimedia in angolo. Nuova opzione in attacco per la Fiorentina con Kouame che al 22' rileva Callejon. E al 25' la Roma raddoppia con una trama a tutta velocità: da Veretout per Dzeko che smista sulla destra per Mkhitaryan, appoggio al centro per il tocco vincente di Pedro. Doppia sostituzione tra i giallorossi: Perez e Peres rilevano Pedro e Karsdorp. La Fiorentina prova a rilanciarsi in avanti. Cristante dà il cambio a Pellegrini. Mirante para su Kouame. Sul fronte viola, Ribery e Amrabat cedono il posto a Cutrone e Duncan. Al 43', rosso diretto per Quarta per fallo su Dzeko: intervento con i tacchetti sulla caviglia dell'attaccante giallorosso. Kumbulla rileva Veretout. E l'ultima scena è per Dzeko che rincorre il gol, ma Dragowski è di guardia. Finisce 2-0 e la Roma guarda in alto.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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02/11/2020 00:20
 
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Jankto-Scamacca, gioielli da derby.
Samp e Genoa si prendono un punto

Nel primo tempo le belle reti del ceco e del centravanti ex Sassuolo illuminano una partita equilibrata.
Palo di Keita nella ripresa


Filippo Grimaldi


Un derby caldissimo, intenso e colmo di passione, nonostante il silenzio irreale sugli spalti. Finisce uno a uno (con i gol di Jankto e Scamacca, migliori in campo) la stracittadina della Lanterna numero 121 (la 74a in A): un’ora e più assolutamente alla pari, poi i blucerchiati sono stati più propositivi nel finale quando i rossoblù hanno pagato la fatica di un gruppo pesantemente condizionato nelle ultime settimane dalle diciassette positività al Covid-19. Ranieri conferma l’undici sampdoriano già vittorioso otto giorni fa a Bergamo contro il Gasp (un 4-4-1-1 con Ramirez alle spalle di Quagliarella), Maran abiura per la prima volta il consueto 3-5-2 e sceglie il 4-3-2-1 per il Genoa, con Criscito al rientro fra i titolari a sinistra, Lerager in mediana e la coppia di trequartisti Pandev-Zajc alle spalle di Scamacca, promosso dopo la doppietta in coppa Italia. Subito dopo il fischio d’inizio, dall’esterno del Ferraris vengono lanciati all’interno tre fumogeni: un imprevisto che fortunatamente si risolve in fretta e senza danni. Sotto gli occhi del presidente Preziosi, il Genoa parte forte con un tiro di Pandev fuori misura di poco, mentre Quagliarella viene subito ammonito per un intervento fortuito, ma scomposto, su Goldaniga. Samp in posizione di attesa, ma pronta a sfruttare le sue consuete ripartenze in velocità e capace di alzare alla distanza il baricentro contro un avversario che in avvio fatica ad allungarsi in avanti.

UNO-DUE — Ma è solo questione di tempo, perché il derby si accende alla distanza. Scamacca fa il guastatore cercando di infilarsi fra le linee dei due centrali difensivi della Samp: la gara si sblocca al 23’, su un lungo cross di Ramirez dalla sinistra che arriva a Jankto, bravo ad evitare Criscito (vano anche il ritorno di Rovella), e a scaricare un sinistro che fulmina Perin. La reazione della squadra di Maran è immediata: riflesso super di Audero sul colpo di testa di Zapata (26’), e un minuto dopo arriva il pari genoano. Assist di Lerager sul centrodestra per la prima rete in A di Scamacca. Gran girata dell’attaccante che lascia sul posto Tonelli e fulmina il numero uno della Samp sul palo più lontano. Non c’è fuorigioco, perché Bereszynski tiene in gioco il rossoblù. Finale del primo tempo caldissimo, dopo un’entrata scomposta di Ramirez su Biraschi sotto le tribune. Il difensore genoano cade a terra e da lì si innesca una situazione di tensione favorita anche dalla reazione a sorpresa di Keita dalla panchina blucerchiata. Uno a uno a metà gar ae risultato sostanzialmente giusto.

TUTTI AVANTI — Nella ripresa, Ranieri inverte i due esterni di centrocampo per provare con Damsgaard a sfruttare qualche difficoltà di Criscito, ancora in ritardo di condizione dopo la positività al Covid-19. I blucerchiati sono più efficaci della squadra di Maran, ma faticano a trovare la profondità, perché il Genoa difende bene, anche se il suo motore non gira più come nel primo tempo. Quasi a metà ripresa Ranieri rivoluziona l’attacco, con Keita al posto di Quagliarella, Verre per Ramirez e Silva al posto di Ekdal che appoggia male la gamba e si infortuna. Il calo rossoblù è evidente, ma qui l’attenuante c’è, con le molte positività al coronavirus e una squadra ancora in cerca della migliore condizione. Il Genoa soffre, Keita è scatenato, impegna per due volte Perin, colpisce un palo dopo un gran intervento del portiere, ma il Genoa tiene sino alla fine con discreto ordine.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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02/11/2020 23:01
 
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Super Pippo? No, super Barak:
Verona, tris al Benevento e 5° posto



La doppietta dello slovacco e la rete di Lazovic mandano Juric a -1 dalla zona Champions.
A Inzaghi non basta il gol di Lapadula. Espulso Caprari al 71'


Nicolò Delvecchio

Chi si aspettava un Monday Night anonimo è rimasto deluso, e meno male. Il Verona batte per 3-1 il Benevento grazie alla doppietta di Barak e alla rete di Lazovic; di Lapadula, a inizio ripresa, il momentaneo pareggio. I campani, sconfitti, sono sempre stati in gara, e possono recriminare per le troppe occasioni sbagliate, per un rigore non concesso e per l'espulsione di Caprari, cacciato per proteste proprio per quel penalty non fischiato. Il Verona, forse più vulnerabile del solito nella retroguardia, deve ringraziare un grandissimo Silvestri (almeno due interventi fondamentali) ma ha messo in mostra qualità e idee concrete: le assenze erano tante (Veloso, Favilli, Faraoni, Vieira, Benassi), ma chi è sceso in campo non ha deluso affatto. Imprendibili Zaccagni e Barak, solidissimo Tameze e anche Kalinic, impreciso e sfortunato (un gol mangiato e una traversa) ha, nonostante tutto, fatto una buona gara. Il Verona aggancia Inter, Roma e Napoli a quota 11, e domenica sfiderà il Milan a -5 dalla capolista. Il Benevento, alla terza sconfitta di fila, rimane a 6.

PRIMO TEMPO — Juric propone un 3-4-2-1 con Kalinic terminale offensivo e Barak e Zaccagni alle sue spalle. Inzaghi, invece, manda in campo lo stesso 4-3-2-1 visto contro il Napoli. Il Verona inizia aggressivo, il Benevento tiene e riparte bene, ma nel primo quarto d'ora i portieri restano a guardare. Al 16', alla prima occasione, il gol del Verona: Kalinic, braccato da Caldirola, serve di tacco Zaccagni che scappa sulla sinistra. Il cross è preciso per Barak, che la tocca per l'1-0 e segna il suo primo gol in campionato. Lo svantaggio sembra scuotere il Benevento, che va in sofferenza sulle incursioni di Zaccagni e Barak, ma che nel primo tempo va tre volte vicinissimo al pari (due con Insigne, una con Caprari): Silvestri, però, dice no in tutte le occasioni. E, quando sembra battuto dal colpo di testa di Ionita (41'), il pallone finisce di un nulla a lato.

SECONDO TEMPO — L'inizio ripresa è di marca campana e al 56' arriva il pari: Lapadula e Caprari duettano al limite dell'area, l'ex Samp mette il 9 davanti a Silvestri che di destro fa 1-1, firmando il suo terzo gol in stagione. Come nel primo tempo, la rete dà forza a chi la subisce: dopo due minuti Kalinic si divora il vantaggio su assist al bacio di Zaccagni, ma al 63' Barak, servito da Dimarco, fa il 2-1 di esterno sinistro. Poco dopo Kalinic prova a rifarsi, ma il suo colpo di testa prende in pieno la traversa. Al 71' succede di tutto: Caprari cade in area per un presunto tocco di Tameze, l'arbitro lascia correre senza passare dal Var: le proteste dell'attaccante sono eccessive e Sacchi estrae il rosso. Poco dopo, il colpo di grazia: ancora Dimarco crossa dalla sinistra, Lazovic anticipa tutti e di testa fa 3-1. Triplice fischio, il Verona vola in alto.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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02/11/2020 23:02
 
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SERIE A 2020/2021 6ª Giornata (6ª di Andata)

31/10/2020
Crotone - Atalanta 1-2
Inter - Parma 2-2
Bologna - Cagliari 3-2
01/11/2020
Udinese - Milan 1-2
Spezia - Juventus 1-4
Torino - Lazio 3-4
Napoli - Sassuolo 0-2
Roma - Fiorentina 2-0
Sampdoria - Genoa 1-1
02/11/2020
Verona - Benevento 3-1

Classifica
1) Milan punti 16;
2) Sassuolo punti 13;
3) Juventus e Atalanta punti 12;
5) Napoli(-1), Inter, Verona e Roma punti 11;
9) Sampdoria e Lazio punti 9;
11) Fiorentina e Cagliari punti 7;
13) Bologna e Benevento punti 6;
15) Genoa(*), Parma e Spezia punti 5;
18) Udinese punti 3;
19) Torino(*) e Crotone punti 1.

(gazzetta.it)

(*) Genoa e Torino una partita in meno.
Genoa - Torino rinviata d'ufficio dalla Lega Calcio per il focolaio di Covid-19 del club ligure.
(-1) Penalità al Napoli e vittoria a tavolino (3-0) alla Juventus per il match Juventus - Napoli non disputato dai partenopei,
salvo altre decisioni della giustizia sportiva dal momento che il Napoli ha annunciato il ricorso.
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05/11/2020 00:27
 
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Colpo del Torino in casa del Genoa:
è la prima gioia, ma che brividi nel finale!



Giampaolo recupera Belotti e conquista i tre punti
grazie al gol di Lukic e all'autorete di Pellegrini.
Al 94' accorcia Scamacca


Mario Pagliara

È un colpaccio pesantissimo e liberatorio. Nel mercoledì di Marassi il Toro di Marco Giampaolo si toglie un peso e conquista la sua prima vittoria del campionato nel recupero della terza giornata. Lukic stappa la gara in avvio, al terzo gol in tre partite consecutive, poi un autogol di Pellegrini manda le squadre all’intervallo sul punteggio di 0 a 2 per i granata. Nella ripresa il Toro controlla, mentre il Genoa riesce a trovare le energie per sfondare solo in pieno recupero con Scamacca che firma il definitivo 1-2. Giampaolo può finalmente festeggiare il suo primo successo in Serie A sulla panchina granata.

SL7 — La sensazione che lascia la prima metà della sfida di Marassi è quella di un Toro scosso nell’orgoglio dallo sfogo di tre giorni fa di Marco Giampaolo, arrivato a caldo dopo la rocambolesca sconfitta casalinga contro la Lazio di domenica. I granata giocano un primo tempo a petto in fuori, con corsa e carattere, arricchito anche da un pizzico di buon calcio, non privo ancora di qualche sbavatura difensiva (di Lyanco), ma stavolta le imprecisioni sono indolori. Troppo morbida la resistenza di un Genoa che commette tanti errori con i suoi giovani in campo, e a tratti incapace di fronteggiare soprattutto a centrocampo la serata di temperamento e di discrete geometrie di Rincon, la buona vena di Verdi e soprattutto l’efficacia di Lukic. Proprio al serbo non sembra vero quando, dopo appena dieci minuti, Goldaniga trasforma in assist con un colpo di testa avventuroso una palla lanciata nel vuoto da Murru: l’SL7 del Toro (ovviamente sta per Sasa Lukic, numero 7 sulle spalle) fredda con un sinistro perfetto l’incolpevole Perin. Per il serbo è il suo terzo gol consecutivo in Serie A, dopo quelli rifilati a Sassuolo e Lazio: non aveva mai segnato così tanto in una stagione nel nostro campionato.

IL VAR ESISTE — La buona partenza di personalità del Toro è fronteggiata da un Genoa pasticcione. Alla lunga la differenza in questo primo tempo finisce per farla proprio la precisione dei difensori: perfetti gli interventi di Murru (15’) e Singo (33’) che salvano sulla linea della porta di Sirigu rispettivamente su Scamacca e Rovella. Tutt’altro che impeccabile, invece, il tentativo di Pellegrini di anticipare Lukic (26’) su assist di Belotti: il giovane terzino rossoblù finisce per beffare Perin con il più classico degli autogol. Al quarto d’ora è da segnalare un lungo check, protrattosi ben oltre i due minuti, per l’anticipo di Bremer su Lerager, naturalmente nell’area del Toro: l’arbitro Aureliano dalla sala Var invita Valeri a rivederlo a bordocampo. E con il supporto delle immagini, Valeri conferma la decisione presa in tempo reale e decide che non c’è rigore. Almeno, questa sera a Marassi, abbiamo avuto la prova che il Var si è riacceso in Serie A.

SCAMACCA ALL'ULTIMO RESPIRO — Sotto di 2-0 all’intervallo, ad inizio secondo tempo Maran inserisce Bani per Goldaniga e Pandev per Zajc. Poco dopo Giampaolo risponde con Bonazzoli (per Verdi), Meité (Gojak) e Rodriguez (Murru). In molte fasi della ripresa il Toro è in perfetto controllo, mentre il Genoa non riesce mai a impensierire la coppia centrale granata Bremer-Lyanco. Anzi, il colpo del k.o. definitivo capita due volte nei piedi di Belotti (17’ e 25’), ma in entrambe le circostanze le conclusioni del Gallo, per quanto potenti, volano sulla traversa. In pieno recupero, Scamacca trova il colpo dell'1-2. Ma è ormai è troppo tardi, e Giampaolo può liberare un urlo che aveva in gola da diverse settimane.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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SERIE A 2020/2021 Recupero 3ª Giornata (3ª di Andata)

04/11/2020
Genoa - Torino 1-2

Classifica
1) Milan punti 16;
2) Sassuolo punti 13;
3) Juventus e Atalanta punti 12;
5) Napoli(-1), Inter, Verona e Roma punti 11;
9) Sampdoria e Lazio punti 9;
11) Fiorentina e Cagliari punti 7;
13) Bologna e Benevento punti 6;
15) Parma, Genoa e Spezia punti 5;
18) Torino punti 4;
19) Udinese punti 3;
20) Crotone punti 1.

(gazzetta.it)

(-1) Penalità al Napoli e vittoria a tavolino (3-0) alla Juventus per il match Juventus - Napoli non disputato dai partenopei,
salvo altre decisioni della giustizia sportiva dal momento che il Napoli ha annunciato il ricorso.
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Sassuolo, niente sorpasso sul Milan: è solo 0-0 con l'Udinese



I neroverdi restano imbattuti ma mancano la chance di salire al primo posto in solitaria.
Quattro gialli e pochissime occasioni nitide


Francesco Velluzzi

Il Sassuolo manca il decollo. Niente primato, niente sorpasso, la squadra di Roberto De Zerbi va a un punto dal Milan, ma è bloccata (0-0) dall’Udinese di Luca Gotti (con De Zerbi dimostra di non perdere mai), che sistema un fortino con una difesa praticamente a cinque capace di resistere alle velleitarie iniziative dei padroni di casa, un po’ spenti rispetto al blitz di domenica scorsa a Napoli. Il tecnico emiliano recupera Berardi e Caputo, ma per rivedere le sue stelle dovrà aspettare la sfida di Verona dopo la sosta. Brilla l’Udinese che prende il punto che cercava, lo ottiene con una partita di grande contenimento e sacrificio in cui Arslan rottama tutto e tutti in mezzo al campo, la difesa non sbaglia un intervento e De Paul si dimostra come spesso accade una spanna sopra gli altri. La strada è tracciata, anche se i punti (4) sono ancora pochi.

PARTITA — Il Sassuolo sceglie la terza maglia azzurra, appena lanciata. DeZerbi cambia un po’ la difesa mettendosi a tre e scegliendo a destra il turco-tedesco Ayhan, mentre Rogério è più avanzato con i quattro in cui a destra c’è il recuperato Berardi. Davanti Caputo, è assistito da Traorè e Boga, eroi anche a Napoli. Gotti cambia molto rispetto al Milan tornando alla difesa a tre che è guidata dal rientrante Nuytinck che non gioca dal 26 luglio quando si infortunò a Cagliari. Sorpresa: come quinto a sinistra c’è Zeegelaar che in campionato non giocava dal 30 settembre, cioè dalla disgraziata disfatta con lo Spezia. L’Udinese sta chiusa, praticamente a cinque per bloccare tutte le linee di passaggio, Boga viene costantemente raddoppiato da Stryger Larsen e De Paul così qualche sortita la prova Rogerio. Non c’è un tiro in porta fino al 39’ quando va segnalata una mezza mozzarella di Berardi centrale per Musso. L’unico brivido si ha quando Arslan in un grande anticipo su Rogerio subisce (involontariamente) una tacchettata e torna in campo col turbante. L’Udinese si affida solo alla ripartenze (un bel cross di Zeegelaar genera guai nella difesa emiliana) e all’estro del solito De Paul, capace di giocate di altissimo livello anche in una partita di non eccelso valore. Caputo gode un primo tempo di assoluto relax. L’unico che non si rilassa è l’arbitro Abbattista che ammonisce Pussetto, Nuytinck, Traorè e Ferrari.

SECONDO TEMPO — De Zerbi, che non è rimasto soddisfatto della prima parte, lascia negli spogliatoi l’impalpabile Traorè e inserisce Muldur passando al modulo tradizionale il 4-2-3-1. Muldur si muove e cerca la progressione nel bunker bianconero. De Zerbi, spazientito, toglie anche il re del dribbling Boga, sempre raddoppiato e mai capace di trovare lo spunto e gioca la carta Defrel. Gotti toglie l’esausto Pussetto e prova la qualità di Deulofeu. De Zerbi tenta l’ultimo assalto: fuori Caputo, non al top e quasi inesistente, e dentro tutta la frescezza di Raspadori. Neppure lui riesce a dire quella spinta necessaria per azzannare il primato. L’Udinese è tutta chiusa in una partita di grande sacrificio che le permette di respirare.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Joao Pedro-Nandez e il Cagliari va:
2-0 alla Samp, rimasta in dieci



L'espulsione di Augello cambia la partita, rosso diretto a fine primo tempo.
Nel finale annullato gol a Sottil per fuorigioco


G. B. Olivero

Il Cagliari batte la Sampdoria e la raggiunge a quota 10 in classifica, ma la sfida della Sardegna Arena è stata decisamente condizionata dalla giusta espulsione di Augello al 40’. Per tutto il primo tempo la squadra di Ranieri era stata più convincente di quella di Di Francesco, ma la superiorità numerica ha dato una spinta in più ai sardi che hanno dominato la ripresa vincendo con merito.

PRIMO TEMPO — La Sampdoria si presenta con il classico 4-4-2, l’unica variazione tra i titolari rispetto al derby pareggiato con il Genoa è Candreva sulla fascia destra con Damsgaard in panchina. Di Francesco, invece, inverte le posizioni di Nandez (che va in mediana) e Rog, trequartista di sinistra con la palla ed esterno di una linea a quattro quando il possesso è doriano. Il 4-2-3-1 del Cagliari, infatti, diventa rapidamente un 4-4-1-1 quando la Samp spinge e lo fa usando prevalentemente le corsie esterne. La partita offre una serie di duelli a metà campo, difficilmente le due squadre riescono a produrre una serie di passaggi consecutivi. L’unica occasione del primo tempo arriva al 6’ quando Ounas pesca Joao Pedro in area: il brasiliano, completamente solo, colpisce di testa l’incrocio dei pali. Più che sfortuna è un errore di mira. Ben più grave l’errore di Augello che al 37’ tocca male all’indietro verso Audero ed è costretto ad atterrare Nandez. La distanza dalla porta è di oltre trenta metri, Ayroldi ammonisce il terzino, ma poi è richiamato dal Var e correttamente corregge la sua decisione: espulsione al 40’. Ranieri sostituisce subito Ramirez con Damsgaard e passa al 4-4-1.

SECONDO TEMPO — Fino a quel momento la Sampdoria aveva giocato meglio del Cagliari, chiudendosi bene e distendendosi con più facilità degli avversari. Ma la sciocchezza di Augello cambia tutto. E al 3’ della ripresa i sardi segnano. Fallo di Tonelli su Joao Pedro e rigore che il brasiliano trasforma. Di Francesco aveva già inserito Sottil al posto di Marin per aumentare il potenziale offensivo del Cagliari, che in tutta la ripresa gestirà a piacimento la gara senza concedere nulla alla Samp. Dopo un paio di contropiede conclusi male da Sottil, il raddoppio arriva al 24’: Simeone lancia Nandez che dopo aver bruciato Yoshida e Candreva batte Audero in uscita. Al 33’ Sottil segna dopo una splendida combinazione Simeone-Joao Pedro-Ounas ma il franco-algerino era in fuorigioco e il gol è annullato. Tutta la produzione offensiva della Sampdoria è un tiro lento e centrale di Verre, entrato nel finale. Il Cagliari festeggia un successo importante e il compleanno numero 76 di Gigi Riva, ma chissà cosa sarebbe successo senza l’espulsione di Augello.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Che bello lo Spezia,
Nzola fa il Pippo Inzaghi:
Benevento battuto 3-0

La squadra di Italiano si aggiudica la sfida tra le neopromosse.
Gran gol di Pobega, poi la doppietta del francese. Salto dei liguri in classifica


Maurizio Nicita


Lo Spezia di Italiano brilla e dà spettacolo al Vigorito, vincendo uno scontro diretto importantissimo in chiave salvezza. Sconfitta pesantissima per il Benevento di Pippo Inzaghi, mai in partita e in grado di creare qualche difficoltà alla organizzatissima squadra ligure. La supremazia territoriale degli ospiti è davvero imbarazzante in certi momenti e a questo punto in casa sannita bisogna guardarsi bene dentro per capire come ripartite e qual è la strada giusta per salvarsi. Italiano invece mostra idee e coraggio, la sua squadra non rinuncia mai a giocare la palla e ora a quota 8 punti può crescere con maggiore tranquillità un gruppo dove brilla il talento di Tommaso Pobega.

BENEVENTO PIÙ COPERTO — Inzaghi rinuncia all'albero di Natale e schiera i suoi con un classico 4-4-2, Insigne e Dabo sugli esterni per cercare di creare superiorità numerica a centrocampo. Italiano schiera il suo 4-3-3 classico e non si lascia irretire. L'avvio è tutto degli ospiti che fanno girare palla rapidamente e i cambi gioco sistematico allargano la difesa campana che va in difficoltà. I pericolo però arrivano dai calci piazzati sui quali gli schemi spezzini mostrano superiore organizzazione, ma Nzola arriva in ritardo in due occasioni. Il Benevento fatica a organizzare la manovra, in più perde dopo neanche un quarto d'ora Foulon, l'uomo di spinta a sinistra, per infortunio. Macinano gioco i bianconeri e arriva il meritato vantaggio. È Ferrer a spingere a destra e crossa lungo sul secondo palo dove il taglio di Pobega è perfetto nei tempi, un po' meno lo stile, ma il promettente centrocampista di coscia spinge la palla in rete. Il Benevento prova la reazione di nervi ma Insigne è in fuorigioco quando colpisce un palo a porta vuota. Stesso legno colpito il minuto successivo da Lapadula su bella verticalizzazione di Schiattarella, con Provedel battuto. Il portiere spezzino invece è reattivo sul tiro da dentro l'area di Sau. La fiammata sannita si spegne e gli spezzini sprecano due occasioni nitide per raddoppiare. La prima con Bastoni e soprattutto la secondo con Gyasi che tira malissimo dopo un'altra azione quasi perfetta degli ospiti, stavolta impostata da Estevez.

ECCO NZOLA — Nella ripresa Inzaghi chiede ai suoi uno sforzo in più, di andare a pressare più alto e torna all'albero di Natale avanzando Insigne. Ma è sempre lo Spezia a dettare i tempi di gioco con Agudelo che trova centralmente lo spazio per sferrare dalla lunetta un sinistro che batte Montipò ma trova la traversa. La manovra sannita è sempre affannosa, mentre gli spezzini si esaltano anche nelle ripartenze, con Pobega abile a rubare palla a Ionita e a lanciare Gyasi il cui cross trova in mezzo Nzola abile a staccarsi per trovare il controtempo giusto e battere Montipò. Il francese non si accontenta del suo battesimo del gol in A e 5 minuti dopo svetta su angolo per siglare la doppietta che chiude la gara. Benevento evanescente con Lapadula che indirizza solo una rovesciata senza pretese verso la porta, ma senza impensierire Provedel che lascia sfilare.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Tra Parma e Fiorentina tanti sbadigli, zero gol e un punto a testa



Poche emozioni nella sfida tra emiliani e viola.
Esordio in Italia per Osorio e Brunetta, Iachini recrimina per un presunto rigore su Ribery


Tanti sbadigli, poche emozioni, zero gol. Parma-Fiorentina può essere riassunta rapidamente così, perché lo 0-0 è la sintesi perfetta di ciò che (non) si è visto al Tardini. Un punto a testa, che non risolve i problemi di Iachini sulla panchina viola, mentre dà continuità ai progressi degli emiliani. Liverani decide di schierare il suo Parma a specchio con i viola, passando alla difesa a tre con l'inserimento di Osorio (alla prima in Italia) e sistemando Grassi sulla corsia di destra nei cinque di centrocampo. Davanti ritorno da titolare per Inglese, al fianco di Gervinho. Iachini sceglie Kouamé come partner d'attacco di Ribery, mentre le novità sono Pulgar in mediana e Venuti sulla fascia destra. Solo panchina per Bonaventura.

LA GARA — Nel primo tempo sono gli ospiti a imporre il ritmo (lento) alla partita, con gli emiliani che solo in rare occasioni riescono a ripartire in velocità. Una al 6', quando Pezzella quasi dal fondo mette forte in mezzo, obbligando Dragowski alla respinta di pugno. Se è vero che i viola fanno più possesso, faticano in ugual misura a trovare spazi nella difesa di casa. Così l'unico tiro nello specchio di Sepe è una botta su punizione di Biraghi al 9', che il portiere gialloblù sventa non rischiando la presa. Al 42' materiale per la moviola: Ribery entra in area tallonato da Osorio e va giù, La Penna fischia, ma per ammonire il francese per simulazione. Un giallo eccessivo, sebbene il contatto sia troppo poco per concedere rigore.

DOPO L'INTERVALLO — Alla ripresa, subito viola pericolosi con Biraghi: Sepe chiude bene sul suo palo rifugiandosi in corner. Liverani intuisce il momento di difficoltà e inserisce Sohm e Karamoh per Hernani e Inglese. Una mossa per dare energie fresche alla mediana e velocità all'attacco, ma che cambia di poco il canovaccio della partita. Prosegue a farla infatti la Fiorentina, che però non riesce a dare continuità all'avvio di secondo tempo in attacco. Iachini ci prova con i cambi: dentro in serie Cutrone e Lirola per Kouamé e Venuti. E nella girandola di sostituzioni trova posto anche l'argentino del Parma Brunetta, all'esordio in Serie A. Lo 0-0 però non si schioda. E alla fine il punto a testa smuove la classifica di entrambe.

Gasport

Fonte: Gazzetta dello Sport
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