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Campionato di Calcio Serie A 2020 - 2021. Tutte le partite - Calendario - Commenti.

Ultimo Aggiornamento: 27/05/2021 00:19
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La Juve passeggia a Bologna e ringrazia il Verona: è Champions!

I gol di Chiesa e Rabiot e una doppietta di
Morata decidono il match, di Orsolini il gol rossoblù.
Il pareggio del Napoli "regala" alla Juve la quarta piazza e un posto
nella prossima edizione della massima competizione europea


Livia Taglioli


La Juve chiude al quarto posto il campionato e guadagna un posto in Champions: il verdetto esce dal 4-1 del Dall’Ara, ma anche dal Maradona, dove il Verona ha fermato il Napoli. Completa il quadro la vittoria del Milan a Bergamo, che proietta i rossoneri al secondo posto, piazza l’Atalanta al terzo e la Juve al quarto, a pari punti con i bergamaschi ma indietro di una posizione perché gli scontri diretti sono a favore del club di Percassi. La Juventus, dopo Supercoppa e coppa Italia, centra dunque il terzo obiettivo stagionale nel mirino, la qualificazione alla Champions appunto. Chiesa apre le danze, Rabiot e Morata con una doppietta concludono l’opera. Con Ronaldo a guardare la partita dalla panchina, per la quarta volta stagionale. E stavolta senza nemmeno un minuto in campo.

PRIMO TEMPO — Juve dunque con Bentancur squalificato e Ronaldo in panchina. C’è Morata in avanti con Kulusevski e Chiesa sulle ali, e Dybala a supporto. Sull’opposto fronte Palacio è punta unica, davanti al trio formato da Skov Olsen, Vignato e Barrow. La gara si apre con Szczesny che ferma in due tempi un cross rasoterra di De Silvestri, poi la Juve passa in vantaggio: ci pensa Chiesa, dopo 6 minuti. Kulusevski dalla sinistra cerca Rabiot. Skorupski gli chiude lo specchio e devia quel tanto che basta per spedire il pallone a sbattere sulla traversa. Chiesa appostato al centro dell’area si fa trovare pronto al tap in di sinistro. E’ lo 0-1, la Juve dimostra subito di non accontentarsi, e continua a macinare chilometri e gioco offensivo. Le triangolazioni sgorgano naturali fino al limite dell’area bolognese ma l’ultimo passaggio è spesso impreciso, e dunque le conclusioni scarseggiano. I rossoblù cercano di ribattere colpo su colpo, arrivando a loro volta dalle parti di Szczesny, ma senza riuscire a creare pericoli. La Juve trasuda grinta e furore agonistico, il Bologna prova a reggere il violento urto bianconero. Finché al minuto 29 arriva il raddoppio: discesa ubriacante di area rossoblù di Dybala, che con una serie di dribbling e finte salta anche l’ultimo baluardo Schouten e lascia partire un tiro cross che Morata di testa appoggia comodo in rete: è il 2-0. Il Bologna non molla ma fatica sempre più, la Juve resta in controllo del match, senza pause e senza cali di tensione. E al 45’ arrotonda il vantaggio: in tre passaggi la Juve mette Rabiot di fronte a Skorupski (l’assist è di Kulusevski) e il tocco lieve di sinistro del francese si trasforma nel 3-0.

SECONDO TEMPO — La ripresa parte con Bonucci in campo al posto dell’acciaccato De Ligt. Ma soprattutto col gol del 4-0 di Morata, che realizza di sinistro su assist millimetrico di Bonucci e firma la doppietta personale. Soumaoro “para” in area una conclusione di Morata, Valeri fa cenno di aver visto e lascia correre. La Juve fraseggia con una fluidità e una naturalezza mai viste prima, presentandosi con regolarità al tiro (e con altrettanta regolarità sbagliando mira). C’è poi spazio per Arthur, McKennie, Bernardeschi e Pinsoglio, a match ormai deciso. All’85’ Orsolini raccoglie un cross rasoterra di Palacio e infila Szczesny con un destro incrociato fissando il risultato sull’1-4, poi Dybala centra un palo. Una gara, questa col, Bologna, che lascia comunque qualche rimpianto: se l’approccio alla gara e la facilità di gioco viste stasera al Dall’Ara fossero state una costante della stagione chissà dove sarebbe potuta arrivare la squadra. Persino senza Ronaldo.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Napoli, sogno infranto:
1-1 con il Verona, è Europa League



Niente Champions, la squadra di Gattuso si incarta contro l'Hellas.
A segno Rrahmani e Faraoni


Il Napoli sbriciola la rincorsa-Champions pareggiando 1-1 in casa contro il Verona e giocherà l’Europa League. Il gol di un difensore, peraltro ex, aveva illuso il Napoli dopo 15’ della ripresa. Il destro frustato di Rrahmani, su una palla orfana dopo un corner, sembrava potesse bastare a srotolare una partita ingarbugliata. Ma nove minuti dopo un “buco” mentale difensivo ha permesso a Faraoni di frantumare il sogno-Champions. Finisce 1-1 al Maradona, il Napoli giocherà l’Europa League e lo farà con un rimpianto grande così visto che aveva il destino in mano. Non sarebbe servito ascoltare i risultati di Milan e Juventus, sarebbe bastato vincere. Niente da fare, Gattuso saluta con il quinto posto finale.

NERVOSISMO — Che la partita fosse complicata lo si era compreso subito, lungo un primo tempo in cui il Napoli sembrava convinto di avere il diritto di segnare. Al punto che il nervosismo crescente ha portato anche a uno scambio verbale robusto tra Manolas e Juric con l'allenatore dell'Hellas che ha risposto: "Io faccio la mia partita, voi la vostra". L'assenza del pubblico agevola, si sente anche dalla televisione. E agevola il Verona che gioca la sua partita onesta, fino in fondo, andando più vicino al gol di quanto non lo faccia il Napoli.

POCHE OCCASIONI AZZURRE — Nella ripresa il gol di Rrahmani arriva per caso, su una palla sporca lasciata ballare in area. L'ex, sì, e pure difensore. Segnali che andrebbero analizzati. Ma non c'è tempo. Un po' perché Gattuso vorrebbe il secondo gol, un po' perché Faraoni pareggia. La difesa napoletana è sonnolente, il suo diagonale palo-gol è un colpo che raffredda tutto il Maradona. Gli ultimi venti minuti regalano più giocatori offensivi che palle-gol al Napoli. Ci prova Politano, ci prova anche Petagna quando Chiffi ha il fischietto in bocca. Lo stesso che non usa qualche minuto prima per sanzionare un'entrata da brividi di Udogie (avventato, a dire poco) su Mertens. Finisce 1-1, il Napoli va in Europa League, Gattuso e De Laurentiis prenderanno strade diverse.

Gasport

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Kyriakopoulos e Berardi:
il Sassuolo schiaccia la Lazio.
Ma la Conference League sfuma

La squadra di De Zerbi vince l’ultima casalinga ma
resta fuori dall’Europa visto che la Roma non perde


Stefano Cieri


Vittoria amara per il Sassuolo. La squadra di De Zerbi supera la Lazio per 2-0, ma vede sfumare a pochi minuti dalla fine l’illusione di finire al settimo posto e qualificarsi così alla Conference League. Il pareggio della Roma, ottenuto a La Spezia solo a cinque minuti dalla fine, vanifica il successo sulla Lazio, ma non inficia minimamente una stagione che per la formazione emiliana non può che essere giudicata molto positivamente. Anche contro la Lazio la squadra neroverde mette in mostra un calcio bello e propositivo e vince meritatamente grazie ai gol di Kyriakopoulos e Berardi e nonostante giochi con un uomo in meno nell’ultima mezzora. La Lazio chiude invece con l’ennesima sconfitta. Logica conseguenza delle tante assenze (ben sette) cui deve far fronte Inzaghi e anche dell’assenza di stimoli (i biancocelesti erano già certi di non poter andare oltre il sesto posto). La formazione romana cerca comunque di onorare l’impegno e in parte ci riesce.

DOLCE E AMARO— Il Sassuolo parte subito alla carica e chiude la Lazio nella sua metà campo sin dai primi minuti. Ci prova Djiuricic al 3’, ma Strakosha è attento. Il portiere della Lazio alza invece bandiera bianca (con qualche responsabilità) al 10’ sulla punizione toccata da Berardi e calciata dalla distanza da Kiriakopuolos. Per il greco è il primo gol in Serie A. Una gioia che verrà in parte offuscata al 15’ della ripresa dal cartellino rosso rimediato dallo stesso giocatore per doppia ammonizione. Una espulsione che poi costringerà De Zerbi a modificare l’atteggiamento tattico della sua squadra nella parte finale della gara. Per tutto il primo tempo è però la formazione emiliana a condurre le danze, anche se la Lazio dopo lo sbandamento iniziale un po’ si riorganizza. La favorisce anche il cambio che Inzaghi è costretto a fare attorno al quarto d’ora. Correa, alle prese con un problema muscolare, chiede il cambio. Al suo posto entra Fares e Inzaghi ridisegna la Lazio con un 4-4-2 che copre meglio il campo e consente ai biancocelesti di affacciarsi nella metà campo avversaria (ci prova Muriqi, ma il suo tiro finisce sull’esterno della rete).


CHIUDE BERARDI — La ripresa comincia con una Lazio più intraprendente ed un Sassuolo piuttosto guardingo. De Zerbi prova a rianimare i suoi inserendo forze fresche (dentro Traore e Caputo, fuori Djuricic e Traore), ma l’espulsione di Kyriakopuolos rovina i piani del tecnico. Che corre ai ripari togliendo Boga e inserendo Rogerio. La Lazio preme e sfiora il pareggio due volte con Muriqi ed una con Cataldi. Ma, proprio nel momento peggiore, il Sassuolo in contropiede trova il rigore che chiude i conti. Dal dischetto realizza Berardi (il rigore è decretato per fallo di Parolo su Caputo). La Lazio, stanca e in formazione rimaneggiata, a quel punto si arrende. Il Sassuolo, nonostante l’inferiorità numerica, va vicina al terzo gol due volte con Caputo (prima salva Straksoha, poi Parolo sulla linea), quindi nei minuti finali con Berardi (ancora decisivo Strakosha).

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Roma in Europa con l'ultimo treno Mkhitaryan:
con lo Spezia finisce 2-2



L'armeno pareggia all'85' e regala ai giallorossi l'accesso alla neonata Coppa.
Nel primo tempo le reti di Verde e Pobega,
nella ripresa pareggiano El Shaarawy e l'ex United


Massimo Cecchini

La missione era malinconica ed è stata centrata. La Roma, agguantata dal Sassuolo in classifica, pareggia con lo Spezia, ma centra la qualificazione alla Conference League per differenza reti. Questa, però, è l’unica buona notizia della serata, visto che la rete del pari arriva grazie a una decisione arbitrale discutibile, ma soprattutto dopo una prova in certi momenti imbarazzante.

Nel giorno in cui i padroni di casa – imbottiti di riserve - avrebbero dovuto smaltire sul campo i doverosi festeggiamenti per la permanenza in Serie A, i giallorossi regalano a José Mourinho una stagione all’insegna dell’Europa, sia pure minore, facendo però assai poco per meritarla, visto che il 2-2 – santificato dalle reti di Verde, Pobega, El Shaarawy e Mkhitaryan – sta stretto alla squadra di Italiano. Lo "Special One", davanti alla tv, crediamo che avrà capito di essersi imbarcato per un’impresa non facile. Almeno dal punto di vista psicologico, la Roma è totalmente da ricostruire e dotare di una mentalità all’altezza delle aspettative. E i Friedkin, attoniti, non potranno che concordare.

IL GOL DELL'EX — Il primo quarto d’ora è tragicomico per i giallorossi. Schierando una squadra a trazione anteriore, con Pedro, Mkhitaryan ed El Shaarawy dietro Mayoral, di sicuro Fonseca non immagina che – complice una condizione fisica non brillante da parte dell’ex Chelsea e del Faraone – in avvio la Roma si presenti spezzata in due, col centrocampo totalmente nelle mani dei padroni di casa perché in inferiorità numerica, come ad un certo punto segnala lo stesso Santon a Campos, vice di Fonseca. Così il migliore in campo dei giallorossi si capisce subito che sarà il portiere Fuzato, costretto ad un primo tempo di super lavoro perché il baby Darboe perde palloni facili in uscita, Kumbulla soffre gli uno contro uno, Mancini sbaglia qualche appoggio e lo stesso Santon annaspa. Se poi si aggiunge che davanti Mayoral non tiene mai palla per far salire la squadra, si capisce perché le riserve dello Spezia, grazie al brillante 4-3-3 di Italiano, sembrano loro in lizza per l’Europa. Il tabellino è impietoso: al 4’ Verde impegna subito Fuzato, un minuto più tardi Darboe sbaglia in uscita e così lo stesso Verde dà a Zola, che manda fuori da un passo. Chi si aspetta che la Roma si scuota, rimane deluso. Al 6’ arriva il primo gol. Darboe sbaglia ancora il passaggio, ne approfitta Nzola, che ricambia l’assist a Verde, che però, da buon ex, fa gol. Lo Spezia non si placa e, approfittando dei tentativi di pressing dei giallorossi, ha praterie davanti. Ne potrebbe approfittare già al 9’, quando Gyasi, contrastato in area da Cristante, cade a terra. Un rigore non sarebbe affatto scandaloso, ma l’arbitro lascia correre. Due minuti più tardi, invece, è un errore di Kumbulla a costringere Fuzato a un doppio intervento su Pobega e Verde. La Roma è in bambola. Buon per i giallorossi che i padroni di casa paiono placarsi. Anzi, al 23’, terzi sbaglia in uscita, ne approfitta El Shaarawy, il cui tiro costringe Rafael alla deviazione. Al 25’ poi, su azione d’angolo, è Mancini di testa che impegna il portiere degli spezzini: sembra l’inizio della riscossa della squadra di Fonseca, ma i liguri riprendono il pallino in mano, sfondando spesso a sinistra con Bastoni. Così al 35’ il terzino imbecca Estevez, il cui tiro sfora il palo sinistro di Fuzato. Al 37’il portiere deve deviare in angolo un tiro dello stesso Bastoni, ma nulla può un minuto più tardi quando da azione d’angolo Pobega, tenuto in gioco da Mayoral, segna sotto misura. I giallorossi annaspano e al 40’ ancora Fuzato deve salvare in uscita su Gyasi.

LA STRIGLIATA — All’intervallo Fonseca alza la voce nello spogliatoio e la Roma comincia la ripresa in tutt’altro modo. Il gol arriva già al 7’, con El Shaarawy che approfitta di una corta respinta di Terzi col tacco, ma il super-lavoro è tutto di Rafael, che deve dire di no a Mkhitaryan al 6’, all’11’, e al 9’ allo stesso Faraone. Le squadre si allungano, anche perché lo Spezia gioca per divertirsi e così al 9’ è Fuzato a fare una bella parata su tiro di Verde. Nonostante il baby Reynolds – entrato al posto di Santon – soffra abbastanza, i cambi giovano ai giallorossi, che fanno entrare Villar – pur appannato - e Dzeko per Darboe e Mayoral. Sulla fascia destra, soprattutto, cresce la pressione e così Rafael ancora una volta deve deviare su Mkhitaryan. Il finale, con spazi larghissimi, è un ottovolante di occasioni da entrambe le parti. La più clamorosa è di Cristante che, servito dal neo entrato Pastore, solo in area tira a botta sicura, ma Rafael fa un mezzo miracolo e devia, innescando un contropiede che Nzola spreca. La palla decisiva per la qualificazione, quindi, arriva al 40’, quando un cross di Cristante viene deviato di testa da Dzeko per Mkhitaryan, che segna da due passi. L’azione del centravanti, però, sembra viziata da una trattenuta su Capradossi. L’arbitro Pezzuto non fa una piega mentre i padroni di casa protestano; il Var si prende quasi un minuto per decidere, ma alla fine decide di dare la "green card" per l’Europa alla Roma, che finisce la stagione con un mezzo sorriso. Lo Spezia, ovviamente, non fa drammi e così gli abbracci prendono il posto delle polemiche. Ma l’impressione è che il lavoro che aspetta Mourinho sarà davvero tanto.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Bremer non basta: il Toro chiude
con un pari contro il Benevento



I granata, in vantaggio con un gol del difensore
brasiliano nel primo tempo, ripresi da Tello.
Traversa di Singo


Mario Pagliara

Il Toro non riesce a regalarsi l’ultimo sorriso, fermandosi sul pari contro un Benevento arrivato all’Olimpico Grande Torino più per onor di firma. Al vantaggio di Bremer nel primo tempo, risponde Tello nella ripresa. Davide Nicola non riesce a concludere il cammino in granata con una vittoria e archivia la stagione al diciassettesimo posto, alle spalle del Cagliari, con un bilancio nella sua gestione di 24 punti in 20 partite. Il Benevento dice addio alla Serie A: quando smaltirà la delusione per la retrocessione, c’è da giurarci che il presidente Vigorito preparerà l’assalto alla prossima Serie B.

VOLA ALTO, GLEISON — Aveva promesso di presentare il miglior Toro possibile, al netto degli infortuni. E Davide Nicola è stato di parola: in partenza restano in panchina Nkoulou e Belotti, leggermente acciaccati dopo la battaglia di mercoledì all’Olimpico contro la Lazio, mentre vanno dentro il giovane Buongiorno in difesa e Zaza davanti a far coppia con Sanabria. L’unica eccezione è rappresentata da Ujkani, al quale il tecnico concede l’ultima giornata prima di salutare il Toro (ha il contratto in scadenza). Non è una serata di novità nemmeno per il Benevento, arrivato ieri sera a Torino dopo un viaggio in pullman di dodici ore. Non è, ma questo era ampiamente preventivabile, nemmeno una serata da sussulti particolari. All’Olimpico Grande Torino va in scena la più classica delle partite di fine stagione, tra una squadra salva (il Toro) e l’altra già retrocessa (il Benevento). L’unica emozione la regala Gleison Bremer (al 29’) quando vola alto sfruttando un’uscita a vuoto di Manfredini. Il suo quinto acuto in campionato (consolida il primato personale di reti in un campionato) vale l’uno a zero per il Toro. C’è giusto il tempo per Zaza di divorarsi il raddoppio già fatto (38’), sul quale Manfredini si riscatta, prima di andare all’intervallo.

SORPRESA TELLO — C’è poco da raccontare fino alla mezzora del secondo tempo, perché il Toro non affonda ma almeno appare in controllo, mentre il Benevento non dà particolari segnali di vivacità. La storia cambia al 27’ quando da un cross di Letizia sbuca Tello nell’area del Toro che di testa firma il pari. La reazione granata si ferma prima sulla traversa con Singo (33’) e poi si esaurisce in un paio di sgroppate ancora di Singo. Dopo quattro minuti di recupero cala il sipario su questa stagione deludente per il Torino e il Benevento.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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SERIE A 2020/2021 38ª Giornata (19ª di Ritorno)

22/05/2021
Cagliari - Genoa 0-1
Crotone - Fiorentina 0-0
Sampdoria - Parma 3-0
23/05/2021
Inter - Udinese 5-1
Atalanta - Milan 0-2
Bologna - Juventus 1-4
Napoli - Verona 1-1
Sasuolo - Lazio 2-0
Spezia - Roma 2-2
Torino - Benevento 1-1

Classifica
1) Inter punti 91;
2) Milan punti 79;
3) Atalanta e Juventus punti 78;
5) Napoli punti 77;
6) Lazio punti 68;
7) Roma e Sassuolo punti 62;
9) Sampdoria punti 52;
10) Verona punti 45;
11) Genoa punti 42;
12) Bologna punti 41;
13) Fiorentina e Udinese punti 40;
15) Spezia punti 39;
16) Cagliari e Torino punti 37;
18) Benevento punti 33;
19) Crotone punti 23;
20) Parma punti 20.

(gazzetta.it)
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Inter matematicamente Campione d'Italia per la sua 19esima volta con quattro turni di anticipo
(11 anni dopo l'ultimo scudetto) e con largo anticipo decise anche le retrocessioni in Serie B di Parma e Crotone.
Benevento matematicamente retrocesso dopo il recuper di Lazio - Torino (ai granata serviva solo un punto), per cui ininfluente sarebbe stato lo scontro diretto dell'ultima giornata tra i piemontesi e i campani.
Rocambolesca qualificazione in Champions League della Juventus all'ultima giornata grazie al clamoroso pareggio interno contro il (fatal) Verona del Napoli, per cui sono la Juventus e il Milan a qualificarsi nel quartetto di Champions League insieme a Inter e Atalanta (già qualificate da tempo).

Ed ora la palla passa ai Campionati Europei di calcio "Euro 2020" rinviati a causa del covid-19 al 2021
(si giocheranno in varie città d'Europa dall' 11 Giugno all' 11 Luglio) e saranno i più itineranti della
storia della competizione continentale, in omaggio alla ricorrenza del 60esimo anniversario della nascita del torneo (Wikipedia).
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27/05/2021 00:19
 
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Ufficiale l'addio tra l'Inter e Conte.
"Resterà per sempre nella storia del club



Il tecnico se ne va dopo la vittoria dello scudetto:
riceverà una buonuscita pari alla metà degli emolumenti
previsti per il terzo e ultimo anno del contratto.
Ora si lavora per il successore


Luca Taidelli

Antonio Conte e l’Inter hanno trovato l’accordo per la risoluzione consensuale del contratto: c'è anche l'ufficialità del club nerazzurro. "FC Internazionale Milano comunica di aver trovato l’accordo per la risoluzione consensuale del contratto con l’allenatore Antonio Conte. Tutto il Club desidera ringraziare Antonio per lo straordinario lavoro svolto, culminato con la conquista del diciannovesimo Scudetto. Antonio Conte rimarrà per sempre nella storia del nostro Club". Il tecnico, che avrebbe dovuto incassare 13,5 milioni netti (circa 24 a carico del club), riceverà una buonuscita pari alla metà degli emolumenti previsti per il terzo e ultimo anno del contratto in essere.

I TIFOSI — Antonio Conte, quindi, se ne va dopo due stagioni e uno scudetto appena conquistato. Per la delusione dei tifosi, sia quelli che si sono espressi contro il divorzio sul web sia quelli che sono andati sotto la sede nerazzurra, alcuni rappresentanti della Curva che hanno appeso un paio di striscioni contro la proprietà. “Ridimensionare i campioni è solo da cogl...: mister, staff e giocatori non si toccano” e “Zhang prenditi le tue responsabilità o lascia la nostra città”. Forte e chiaro. Firmato Curva Nord ma condiviso, stando ai social, dalla maggioranza del popolo interista del web. La delegazione della Nord è stata poi ricevuta dagli a.d. Marotta e Antonello e dal d.s. Ausilio. I dirigenti hanno confermato e spiegato il perché della separazione dal tecnico leccese, ribadito che le ragioni della crisi sono esclusivamente economiche e soprattutto rassicurato che il progetto rimane ambizioso e che si sta lavorando perché dei big ne venga sacrificato soltanto uno.

ENTRO IL WEEKEND — L’Inter ha fretta di chiudere anche per il successore, in modo da non perdere altro tempo nel programmare la prossima stagione. Quasi sicuramente il nome del nuovo allenatore arriverà entro il fine settimana. In cima alla lista ci sarebbe Allegri, con cui Marotta aveva già parlato la scorsa estate, prima che il famoso vertice di villa Bellini (25 agosto) sancisse la prosecuzione del rapporto con Conte. Su Max però c’è anche la Juve. E in sede è arrivato Tullio Tinti, procuratore di Bastoni ma anche di Simone Inzaghi. L’agente ha però chiarito: "Stiamo lavorando al rinnovo di Bastoni".

Fonte: Gazzetta dello Sport
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