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Campionato di calcio Serie A stagione 2022/2023 di Award & Oscar FFZ

Ultimo Aggiornamento: 12/06/2023 14:35
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La Fiorentina si inceppa, l'Empoli resiste in 10:
derby toscano senza gol



La squadra di Italiano prova con tanti cross e tiri
da fuori a rompere il muro dei padroni di casa,
che nonostante il rosso a Luperto mantengono la porta
inviolata per gli oltre 101 minuti di gioco


G.B. Olivero

Primo punto per l’Empoli e prima delusione per la Fiorentina: il derby toscano finisce senza gol e i viola non riescono a sfruttare oltre mezz’ora di superiorità numerica, dovuta all’espulsione di Luperto. La squadra di Italiano ha creato pochissimo e il risultato premia la combattività di un Empoli ancora lontano, comunque, dai livelli dello scorso anno.

PRIMO TEMPO — Italiano cambia nove elementi rispetto alla sfida con il Twente, mentre Zanetti conferma la formazione sconfitta a La Spezia all’esordio. L’intenzione del tecnico della Fiorentina è duplice: risparmiare molti titolari in vista del ritorno dei playoff di Conference League e dare una chance ai nuovi acquisti, esclusi in massa giovedì. I ritmi della gara sono bassi. Il caldo incide, ma ci sono anche delle difficoltà strutturali. L’Empoli non è ancora fluido e verticale come nella scorsa stagione, la Fiorentina è alla ricerca di nuove certezze, però l’impatto di Dodo e Ikonè non è particolarmente positivo. I viola attaccano in prevalenza a destra, ma sia il terzino sia l’ala sbagliano spesso esecuzione o scelta. Così i pericoli sono limitati. Alla fine del primo tempo si contano tre sole occasioni complessive con un solo tiro nello specchio. La conclusione è di Ikonè che prova a sfruttare un cross di Terzic al 38’, ma Vicario è eccezionale nel deviare in angolo. Le altre due occasioni sono dell’Empoli: al 2’ Gollini anticipa in uscita Lammers ben innescato da Henderson e al 46’ Destro manca clamorosamente la porta con un facile colpo di testa su cross di Parisi.


SECONDO TEMPO — Dopo quarantacinque minuti noiosi, ci si aspetta una ripresa più vivace. Italiano inserisce Duncan e Sottil al posto di Maleh e Saponara, ma la prima occasione al 7’ è ancora per Destro, che colpisce male il pallone di sinistro da ottima posizione. Subito dopo si infortuna l’arbitro Marchetti, che viene sostituito dal quarto uomo Sacchi. Al 22’ arriva la possibile svolta della gara: Luperto viene espulso per aver atterrato Jovic in campo aperto. Sacchi inizialmente l’ammonisce, il Var Mazzoleni lo chiama al video e l’arbitro cambia idea anche se restano molti dubbi sulla chiara occasione da gol. La partita si scalda, Sottil chiede un rigore che non viene concesso perché lui stesso aveva toccato la palla con la mano a inizio azione. L’Empoli si chiude con un 4-3-2, la Fiorentina si affida anche a Nico Gonzalez. Zanetti prova a ripartire con la verve di Satriano e Cambiaghi, che sostituiscono le punte titolari. Stupisce la difficoltà dei viola nella costruzione: arrivano solo tanti cross, ma nessuna occasione e nessun tiro nello specchio della porta. L’arbitro concede dieci minuti di recupero (e alla fine saranno undici) e al 54’ Duncan ha l’ultima occasione, ma Ismajli respinge con il corpo. E pochi secondi dopo Mandragora calcia da fuori e Vicario devia in angolo. Gli ultimi tre corner non cambiano la storia: il derby finisce senza gol.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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È Kvaratskhelia show: doppietta da applausi.
E il Napoli travolge 4-0 il Monza



Il georgiano impressione anche nel debutto stagionale casalingo di Spalletti,
in gol anche Osimhen e Kim nel recupero.
Annullata una rete all’ex Petagna


Maurizio Nicita

Uno spettacolo, in tutti i sensi. Il Maradona pieno di entusiasmo, una squadra che pratica un bel calcio, giocatori che inventano giocate strepitose e il povero Monza che prova a resistere, a tratti lo fa anche bene, ma non riesce ad arginare questo Napoli trascinante. Una squadra capace di mettere KO l’avversario. Dove non parliamo di Knock Out ma di Kvaratskhelia-Osimhen. La loro sequenza di gol è la stessa di Verona. E un po’ come nella prima gara, anzi con maggiore efficacia,il Napoli lavora ai fianchi l’avversario, lo stanca, lo illude e poi lo mette Ko con due grandi colpi. E nella ripresa ancora il fattore K, con ancora il georgiano in rete e nel finale pure il coreano di Kim. L’entusiasmo dei tifosi è anche giustificato dal fatto che fra gli spettatori, seppure in panchina, ci sono Ndombele, Raspadori e Simeone. Tutta gente che può migliorare ancora un Napoli già bello e divertente.

QUARTO D’ORA DA FAVOLA — Stroppa perde al mattino pure Pablo Marì per un risentimento muscolare e schiera l’esperto Andrea Ranocchia in una difesa che già deve fare a meno di Carlos Augusto. Spalletti invece riconferma i titolari di Verona, con il trio arrivato in settimana nel mercato in panchina. Il primo quarto d’ora degli azzurri è esaltante, con la gente - quasi 40 mila spettatori - a trasmettere adrenalina ai protagonisti in campo. Subito sfiorano il gol Lozano, Kim (ti testa su angolo), Osimhen due volte e Anguissa. Il gol non arriva e allora saggiamente il Napoli prende fiato e cerca di ragionare come aggirare i brianzoli, comunque messi bene in campo da Stroppa. Comincia a salire Sensi, il più lucido in mezzo, e al 22’ Filippo Ranocchia effettua il primo tiro, centrale, giusto per rendersi conto che c’è pure Meret in campo. E proprio quando il Monza sembra tranquillizzarsi ecco il primo gancio. Con Kvaratskhelia che va prendersi un pallone in zona morta, rientra in campo e lascia partire un destro da paura che va nell’angolino alto dove Di Gregorio non può mai arrivare. Passano due minuti e triangolazione a velocità supersonica fra il georgiano e Osimhen che spara alto. Ma il gol del nigeriano arriva nel recupero, con i mediani del Napoli che escono il maniera deliziosa dalla prima pressione monzese e Anguissa che lancia sulla corsa Osimhen che entra in area e spacca la porta.

KVARADONA — Nella ripresa il tema tattico non cambia, anzi l’infortunio di Ranocchia complica la situazione per Stroppa. E proprio il sostituto Antov fa la figura del palettò dello slalom con Kvaratskhelia che lo mette a sedere fintando il tiro di sinistro per rientrare e segnare di destro. Incredibile questo avvio del georgiano: tre gol in due gare, di testa, sinistro e destro. Davvero completo questo giocatore. E mentre il Maradona festeggia, Petagna riesce pure a segnare inzuccando da angolo, ma al Var è netta la spinta con la quale il centravanti, ex di turno, sbilancia Rrahmani. Gol annullato e così il Napoli riesce a concludere con la porta imbattuta e Meret che nel finale deve allungarsi nell’unica vera parata, su fuoco amico (di Zerbin). Poi l suggello di Kim, in terzo tempo di testa su perfetto angolo di Zielinski. Apoteosi.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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L’Atalanta frena il Milan.
Sorpresa Malinovskyi, rimedia Bennacer

Il vantaggio nerazzurro del primo tempo scombina al Diavolo
idee e convinzione, nella ripresa campioni d’Italia più cattivi.
Ma la fase difensiva rossonera è ancora da rivedere


Luca Bianchin


Il primo scontro diretto della stagione? Mah, più che altro un libro di motivazione, un po’ arte della guerra, un po’ calcio zen. Atalanta-Milan finisce 1-1, con gol di Malinovskyi e Bennacer. Atalanta meglio nel primo tempo, Milan nel secondo. Le due giocate chiave però sono due dichiarazioni di Gasperini e Pioli: bastone e carota. Gasp alla vigilia critica Malinovskyi (“Credo sia giusto che l’Atalanta cerchi un giocatore che faccia più di 6 gol all’anno, che vada più in area”), poi lo manda in campo e Ruslan lo ripaga con il sinistro del vantaggio. Pioli invece, dopo un’estate passata a celebrare Bennacer come possibile sorpresa, riceve in regalo il mancino dell’1-1. Ah, l’altra chiave del cambio di faccia del Milan – all’altezza del triangolino sul petto solo dopo l’intervallo – sono i cambi. Il più sorprendente, Origi per Leao, con Rafa che esce tra il mogio e il contrariato.

STRAPPO ATALANTA — La partita cambia due volte, la prima tra il minuto 23 e il 29. Episodi? Sì, episodi. Minuto 23: palla gol XL per Messias, dimenticato con colpa grave dalla difesa dell’Atalanta. Junior non vede Tonali a centro area e, comprensibilmente, calcia. Il problema è che calcia malissimo, fuori a porta aperta. Minuto 29: l’Atalanta ha una folata di vento e attacca. Tomori perde completamente Malinovskyi, che non attacca la porta ma gira a ricciolo verso il limite dell’area, trovato come si deve da Maehle. Sinistro forte, deviato leggermente da Kalulu, e gol.

MILAN CON LA PANCA — La seconda svolta nel secondo tempo, quando Pioli cambia tutta la linea d’attacco, modello hockey, da Messias-Diaz-Leao-Rebic a Saelemaekers-De Ketelaere-Origi-Giroud. Le occasioni, non per caso, si moltiplicano dopo un primo tempo deludente, con la strana impressione di un Milan senza idee offensive che vadano oltre le improvvisazioni di Leao. Un paio di palle gol arrivano prima dei cambi. Dopo meno di 4 minuti Kalulu alza troppo la mira di testa – e si poteva fare molto di più – poi Leao ha 10 secondi di onnipotenza: rientra da sinistra e calcia col destro, fuori di niente con Musso osservante. Le altre chance, dopo le sostituzioni. Prima escono Diaz e Rebic, i migliori alla prima ma i peggiori alla seconda, per De Ketelaere e Giroud. Poi Leao e Messias per Origi e Saelemaekers. CDK impiega due minuti per mettere in porta Tonali: il tocco è super, meno il tiro del numero 8, respinto da Musso. Origi invece a 10 minuti dalla fine va vicino al sorpasso: gran giocata verticale di Theo Hernandez, dribbling del belga in area e salvataggio di Djimsiti pesante come il piombo. L’ultima vera, grande occasione di cambiare il tabellone.

ALTI E BASSI — Alla fine, quindi, restano i bilanci. Il Milan perde due punti dall’Inter e dal Napoli e ci sta. Più importante, scopre la sua nuova dimensione 2022-23. Il mercato ha allungato le rotazioni, la gestione di titolari e cambi sarà fondamentale per innestare varianti nel gioco e trovare nuovi protagonisti sera dopo sera. L’Atalanta, a lungo più bassa del solito, invece esce dal Gewiss con più sicurezza: è ancora all’altezza delle grandi partite. Se poi Malinovskyi resterà oppure no, beh, questo va chiesto a Gasp (e a Conte, magari).

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Guizzo Arnautovic, risponde Henry.
Orsolini espulso, ma il Bologna regge:
col Verona è 1-1

Gol e spettacolo al Dall’Ara: i rossoblù producono di più,
ma le occasioni migliori sono dell’Hellas.
Il Var annulla un gol a Orsolini per fuorigioco,
l’hella non approfitta nel finale della superiorità numerica


Luca Aquino


Un punto a testa per Bologna e Verona, che lasciano la scomoda quota zero in classifica in una partita equilibrata e con diverse emozioni. Sono i due centravanti i grandi protagonisti della partita, Arnautovic che manda in vantaggio i padroni di casa e poi Henry che pareggia quasi a fine primo tempo. Un pari giusto fra due squadre ancora incomplete e che dal mercato attendono rinforzi necessari per completare le rose. Nel finale l’espulsione di Orsolini lascia il Bologna in 10 ma l’Hellas non riesce ad approfittarne.

FIAMMATE — Squadre con 3-5-2 a specchio inizialmente, Mihajlovic propone Orsolini di fianco ad Arnautovic in attacco e De Silvestri nel terzetto centrale difensivo con Kasius in fascia, mentre Cioffi si affida a Coppola e Retsos nella retroguardia. Dai blocchi esce benissimo il Verona, con Henry che colpisce la traversa dopo 28 secondi e Lasagna a sbagliare da due passi sul conseguente corner per due grandi occasioni da gol nei primi 69”. Sono sussulti isolati di un inizio di gara tendenzialmente bloccato, col Bologna che si scuote solo al 19’ quando Cambiaso pesca bene Arnautovic, ma il colpo di testa dell’austriaco da buona posizione finisce alto. Il centravanti non fallisce però due minuti dopo, quando anticipa Gunter e infila Montipò sul cross basso di Kasius. L’olandese da una parte e Cambiaso dall’altra sono due spine nel fianco della difesa veronese per un Bologna che sembra in controllo dopo il gol pur senza creare grandi pericoli. L’Hellas sembra impietrito, ma si desta all’improvviso e il finale di tempo diventa spettacolare: gli ospiti pareggiano al 43’ con Henry di testa che batte Skorupski approfittando di una brutta lettura di Bonifazi su cross di Lazovic, poi un minuto dopo la Var annulla per fuorigioco il gol di Orsolini. Nel recupero prima Ilic chiama Skorupski a una gran parata con un siluro dal limite, poi ancora Orsolini sfiora l’eurogol da metà campo.

IL ROSSO — La gara vive di fiammate anche a inizio ripresa, ad esempio fra l’8’ e il 9’: prima Tameze spreca clamorosamente da pochi metri un bell’invito di Lazovic, poi Orsolini col sinistro caldo chiama alla bella parata Montipò con un tiro dai 25 metri. I tecnici cercano forze fresche dalla panchina, ma la partita si addormenta nella fase centrale del secondo tempo, con il solo Dominguez a provarci dal limite. Una possibile svolta arriva al 33’, quando in un contrasto a centrocampo Orsolini alza troppo la gamba colpendo in testa Hongla e prendendo un rosso diretto da Marcenaro. Il Verona però non ha la forza di approfittarne anche se Lasagna sugli sviluppi di un calcio d’angolo avrebbe una buona occasione che però vanifica spedendo fuori di destro.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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I goal del Napoli...

[Modificato da ilpoeta59 22/08/2022 09:14]





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Roma, basta Smalling:
1-0 a una buona Cremonese.
Anche Mou a punteggio pieno

I giallorossi sprecano molte occasioni,
Dessers li spaventa due volte ma ci pensa il centrale inglese.
Palo esterno di Pickel al 90’



Vittoria sofferta, anche sporca, sicuramente importante per il presente e il futuro giallorosso. Altra vittoria di misura, 1-0, proprio come con la Salernitana otto giorni fa. A decidere lì fu un gol di Cristante, stavolta tocca ad un colpo di testa di Smalling. Con una costante, il fatto che la Roma non prenda mai gol (tra amichevoli e campionato 7 clean sheet in 10 gare e solo 5 gol subiti). Anche se stavolta rispetto alla prima ha rischiato eccome, merito anche di una Cremonese molto buona, che sa giocare a calcio e che se l’è giocata a viso aperto. Vittoria di misura, dedicata ovviamente a Gini Wijnaldum. E con un po’ di apprensione anche per Zaniolo, costretto a lasciare il campo alla fine del primo tempo per un problema alla spalla sinistra.

INTENSI MA NON NTROPPO — La Roma entra in campo facendo riscaldamento proprio con le maglie per Wijnaldum, con su scritto “Forza Gini”. Poi si inizia, i primi dieci minuti dei giallorossi sono intensissimi, anche perché la Cremonese è venuta a giocarsela a viso aperto e spazi per giocare ne lascia (alla fine dei primi 45’ il possesso palla sarà 54-46% per i lombardi). Così Zaniolo riesce a strappare spesso come sa lui, ma quando si tratta della scelta finale c’è sempre qualcosa che non si incastra nel verso giusto. Dybala, invece, disegna calcio con un paio di aperture di rara bellezza e un assist magico all’8’ per Abraham, che si divora il gol del vantaggio a porta vuota. Prima, invece, era stata una combinazione Zaniolo-Abraham-Pellegrini a chiamare in causa Radu, che al 19’ si esalta invece prima su un siluro da fuori di Zaniolo e poi sulla successiva ribattuta al volo di Dybala. Poi ci prova anche Spinazzola, ma la spinta della Roma pian piano perde propulsione e la Cremonese inizia anche a rendersi pericolosa. Del resto, il 3-4-1-2 di Alvini è fatto per giocare, non per speculare. Ci prova Valeri, poi Dessers con una rovesciata che mette i brividi a Rui Patricio. E se dietro Aiwu è troppo falloso, Chiriches salva una ripartenza giallorossa di mestiere e lo stesso fa dopo Lochoshvili in un paio di circostanze. Sulla seconda arriva anche l’infortunio di Zaniolo, che ricadendo dopo il contrasto con il georgiano si fa male alla spalla sinistra (sospetta lussazione) e lascia il posto ad El Shaarawy.

DECIDE CHRIS — La ripresa si accende subito con due fiammate, le traverse di Dessers prima ed El Shaarawy poi. Due lampi, con due belle giocate individuali che meritavano sicuramente più fortuna. Poi la partita diventa sporca, confusionaria, con tanti falli e qualche giocata al limite. Gli spazi aumentano, le squadre si allungano e i tecnici corrono ai ripari. Alvini butta dentro Bianchetti, Baez e Buonaiuto, Mourinho sta per mettere Matic e Zalewski quando invece arriva il vantaggio: angolo di Pellegrini, testata vincente di Smalling, che festeggia con la maglia numero 25, quella di Wijnaldum. Cambi rimandati di un po’, nel frattempo Lochoshvili è insidioso da fuori, lo stesso Valeri poco dopo. Allora tocca ad Abraham chiamare ancora in causa Radu, quindi una punizione di Buonaiuto di poco alta. L’ultimo brivido arriva al 90’, con il tiro di Pickel da fuori che accarezza il palo alla sinistra di Rui Patricio. Finisce così, con un po’ di sofferenza per la Roma e altri tre punti in cassaforte.

Gasport

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Delusione Juve: in casa Samp è solo 0-0.
E che spreco Kostic al 93'...

Il 4-3-3 non risolve i problemi di rifornimento a Vlahovic.
Oltre a quella del croato, solo un'occasione per Cuadrado,
bianconeri da rivedere.
I liguri colpiscono due legni


Livia Taglioli


La prima trasferta bianconera della stagione termina con un risultato a reti inviolate a Marassi: contro la Samp finisce 0-0, dopo che la Juve si era aggiudicata gli ultimi sei scontri diretti e l’ultimo pareggio risaliva al 14 dicembre 2014. Anche Vlahovic, dopo i cinque gol firmati in 4 gare da titolare, subisce una battuta d’arresto. Ma è tutta la Juve a trovare poca gloria a Marassi, nella gara che ha visto l’esordio dal 1’ di Kostic e Rabiot, da partente a protagonista in un battito di ciglia. La classifica comincia ad allungarsi, con Inter, Napoli e Roma sul gradino più alto a punteggio pieno e la Juve che insegue a due lunghezze.

OCCASIONI COL CONTAGOCCE — Con sei giocatori infortunati (Pogba, Di Maria, Szczesny e Bonucci oltre a Chiesa e Kaio Jorge), la Juve parte con un 4-3-3 con Rugani al posto del capitano, Rabiot sulla sinistra, e Cuadrado e Kostic ai fianchi di Vlahovic. La Samp, priva fra gli altri di De Luca, sceglie un 4-1-4-1 con Caputo terminale offensivo, supportato da un Sabiri decisamente ispirato. Nel primo tempo sono i padroni di casa a fare la partita, tenendo le redini del gioco e producendo maggior pericolosità. Dopo 6 minuti i liguri sfiorano il vantaggio con un pallone di Leris deviato sulla traversa da Perin, su un gran pallone filtrante di Sabiri che affetta la difesa bianconera. La Juve risponde con un’azione personale di Cuadrado, che al 14’ sottrae il pallone ad Augello e sullo slancio punta Audero, senza considerare un Vlahovic ben appostato. Il portiere doriano si salva in due tempi. Il colombiano e Danilo si trovano a occhi chiusi sulla destra, McKennie svaria su tutto il fronte, Kostic stantuffa sulla sinistra, ma la Juve non riesce a farsi pericolosa in zona gol. E ancora rischia, quando Vlahovic colpisce un palo della propria porta cercando di disinnescare un tiro dalla bandierina.

LE ALI VOLANO MA I RIFORNIMENTI LATITANO — La coppia serba si cerca ma non si trova, la Juve manovra ma il suo gioco è lento e prevedibile. La Samp va in pressione e riparte in velocità, con Sabiri scheggia imprevedibile e all’interno di un impianto organizzato. La Juve invece non riesce a cambiare ritmo e troppo spesso gioca in orizzontale, col solo McKennie che cerca qualche guizzo di imprevedibilità muovendosi fra le linee. Con le ali spesso risucchiate in fase di ripiegamento, il problema dei rifornimenti a Vlahovic non è risolto, tanto che il serbo riceve pochi palloni e quando arretra per andare a recuperarne qualcuno viene richiamato ad occupare l’area. In tutto il primo tempo il centravanti tocca complessivamente tre palloni.

LARGO AI GIOVANI — La ripresa si apre con De Sciglio al posto di Alex Sandro, ma soprattutto con una Juve più intraprendente. Al 50’ il primo tiro di Vlahovic: il serbo manda alto con un sinistro in corsa, servito in profondità da Rabiot. A conferma che se la Juve gioca in velocità il suo livello di pericolosità cresce. Ma è un fuoco di paglia: i bianconeri tornano poi ad essere ora troppo attendisti, ora troppo precipitosi, e comunque inconcludenti, almeno fino all’ingresso in campo di Miretti al posto di McKennie, dopo un quarto d’ora. Da un suo recupero nasce il filtrante per Vlahovic che serve Rabiot ma da posizione di fuorigioco e dunque la rete non viene convalidata. Nel finale entra anche Rovella, mentre nella Samp si rivede anche Quagliarella, ma ormai la partita ha poco da aggiungere, se non il brivido firmato proprio dall'attaccante 39enne: la Juve andrà rivista, perché se è vero che alla fine ha concesso poco alla Samp, ancor meno è riuscita a costruire. Fatta eccezione per l'occasione formato famiglia di Kostic al 93', con Audero che salva la Samp: un lampo nel buio che non sposta il bilancio della gara.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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SERIE A 2022/2023 2ª Giornata (2ª di Andata)

20/08/2022
Torino - Lazio 0-0
Udinese - Salernitana 0-0
Inter - Spezia 3-0
Sassuolo - Lecce 1-0
21/08/2022
Empoli - Fiorentina 0-0
Napoli - Monza 4-0
Atalanta - Milan 1-1
Bologna - Verona 1-1
22/08/2022
Roma - Cremonese 1-0
Sampdoria - Juventus 0-0

Classifica
1) Napoli, Inter e Roma punti 6;
4) Juventus, Milan, Atalanta, Fiorentina, Lazio e Torino punti 4;
10) Sassuolo e Spezia punti 3;
12) CBologna, Empoli, Salernitana, Udinese, Sampdoria e Verona punti 1;
18) Cremonese, Lecce e Monza punti 0.

(gazzetta.it)
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Colpo dell'Udinese con Udogie:
il Monza è sempre fermo a zero

I friulani ribaltano il vantaggio iniziale di Colpani e si prendono i 3 punti.
Terza sconfitta per la squadra di Stroppa


Francesco Velluzzi


Si abbracciano calciatori, tecnici e staff dell’Udinese, escono a testa bassa quelli del Monza. Non basta la spinta e la carica di Silvio Berlusconi, entrato in spogliatoio per condurre la sua squadra alla prima vittoria in campionato. Arriva, invece, la terza sconfitta di fila. La più immeritata, sicuramente, delle tre subite (1-2). Dopo il Torino, anche l’Udinese fa festa all’U-Power Stadium con un colpo di Udogie (guardato a vista dal ct Mancini) a 12 minuti dalla fine che è conseguenza delle disattenzioni continue del Monza, della sua difesa, dell’incapacità di uscire bene, di contrastare la fisicità di un avversario che sulla sua struttura costruisce le sue battaglie. Era una partita che doveva finire in pareggio, ma la squadra di Andrea Sottil, nel momento di maggior sofferenza, ha trovato il colpo vincente. E ora il tecnico bianconero sorride mentre su quello dei brianzoli si addensano nubi sempre più fitte. La sua posizione è sicuramente oggetto di riflessione da parte di Adriano Galliani e dei suoi collaboratori. Cragno in panchina, Pessina ancora inizialmente fuori, Petagna che fatica, il palleggio fine a se stesso, la difesa, peraltro rimaneggiata, che balla troppo. Ci sono molti appunti da segnare nel taccuino.

SILVIO SHOW — Il Pre partita è decisamente movimentato fuori dallo stadio. Prima l’arrivo del ct Roberto Mancini, elegantissimo e scortato dall’inseparabile Lele Oriali. “Contento per i tanti italiani in campo. Così come sono favorevole al fatto che i giovani vadano a fare esperienza all’estero. A patto che giochino”. Quindi tanti procuratori, pure l’ex milanista Tassotti. Poi lo “sbarco”, tanto atteso, super scortato di Silvio Berlusconi, presidente del Monza, con la compagna Marta Fascina, che chiede “la vittoria. Vado in spogliatoio e dico ai ragazzi (documentato con foto dal presidente, ndr) che questa partita si deve chiudere positivamente. Abbiamo iniziato male e questo ci ha molto addolorati”. Poi giù le bordate sulla politica: “Calenda? preferisco parlare di cose serie.Noi siamo uomini del fare. La patrimoniale non serve. Assumiamo i giovani grazie a me che ho fatto abolire il servizio militare. Non ho fatto cadere io Draghi”. Show.

LA PARTITA — Ma dopo un minuto comincia la partita di calcio: Stroppa propone Molina, mette Sensi in regia, e si vede, Caprari e Petagna davanti. Ma in difesa registra un nuovo infortunio, quello di Marlon, contrattura. Giocano Caldirola, Marrone e Carlos Augusto con la fascia al braccio. Insomma, sette uomini della promozione, quelli di cui il tecnico si fida maggiormente, e quattro nuovi arrivi. L’Udinese è quella che si immaginava alla vigilia: Pereyra gioca esterno a destra, Lovric mezzala sinistra. Beto c’è e si vede. Dopo 13’ Di Bello annulla il vantaggio del Monza di Birindelli per fuorigioco. Sensi prova a costruire e dare ordine, ma sugli appoggi la fisicità dell’Udinese ha la meglio e così Petagna e Caprari non trovano guizzi. Ma sulle discese di Carlos i friulani (in giallo) sono un po’ disattenti e al 32’ il Monza regala il vantaggio al presidente. Carlos ha la meglio su Nuytinck, serve Caprari che vince su Lovric e serve Colpani, il pupillo del presidente, che ha gioco facile e fa 1-0. Ma è solo un’illusione perché l’Udinese pareggia al 36’. Valoti non prende Becao che serve l’assist al centro e il portoghese, alla prima da titolare, va in gol bruciando Caldirola. L’Udinese quando riparte fa paura perché la difesa del Monza non è proprio organizzata per frenare le cavalcate del centravanti e infatti poco dopo la palla del 2-1 capita a Deulofeu che calcia male, fuori. Ma il finale di tempo è brianzolo con Caprari che calcia in porta, Silvestri riesce a deviare e Masina allontana il pericolo.

SECONDO TEMPO — Si riparte e dopo 6’ c’è già il miracolo di Silvestri su Birindelli. Il portiere dei friulani ne esce male, ma per fortuna non malissimo. Ma subito dopo è Deulofeu che mette finalmente in mostra il suo talento con una gran palla per Lovric il cui tiro viene deviato in angolo. C’è anarchia a volte, l’Udinese crea pericolo ma il Monza, che fatica troppo spesso a uscire bene in transizione, vuole vincerla. Così Stroppa dopo 16’ ricorre alla qualità di Pessina che prende il posto dell’autore del gol Colpani e punta tutto davanti sulla capacità di risolvere le situazioni intricate del danese Gytkkjaer che rileva un Petagna che non sembra proprio un centravanti di sfondamento, un bomber di razza. Anche Sottil cambia e stravolge l’attacco: Nestorovski (che debutta in questo campionato) per Deulofeu (troppi errori), Success per Beto e poi Arslan per Lovric. Stroppa ne approfitta: dentro Machin per Valoti. Il gioco del Monza va sempre a destra dove Birindelli non trova grande opposizione in Udogie e mette tanti palloni dentro. E’ lui l’uomo in più dei rossi di casa. Con l’Udinese rintanata dietro. Ma proprio nel momento di maggior sofferenza l’Udinese trova il vantaggio (1-2). Addirittura da rimessa laterale, col Monza che consente un triangolo in area Udogie-Nestorovski-Udogie che firma il primo gol in questo campionato (nello scorso furono 5). Poi lascia il posto a Ebosse. Stroppa tenta la mossa disperata: Ciurria e Antov per Molina e Sensi. Niente da fare. Non c’è mezza trama... L’esperienza dell’Udinese in questi momenti prevale e arriva la prima vittoria.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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27/08/2022 07:59
 
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Inter, che serataccia!
Prende tre schiaffi in casa della Lazio



Inzaghi cade nel suo vecchio stadio: non basta il gol di Lautaro,
la squadra di Sarri vince con le reti di Felipe Anderson,
Luis Alberto e Pedro e sale in testa con 7 punti


Vincenzo D'Angelo

Cambiano le stagioni, non la storia. Il ritorno di Simone Inzaghi all'Olimpico è ancora una volta un incubo, proprio come un anno fa. In quella che fu la sua casa, Inzaghi trova di nuovo la prima sconfitta stagionale e ancora una volta per 3-1. Inter lenta, molle, prevedibile, troppo brutta per sorprendere una Lazio ordinata e grintosa, spinta dall'Olimpico delle grandi occasioni. E stavolta è Sarri a vincere "alla Inzaghi", ossia pescando dalla panchina gli uomini del match. Gli ingressi di Luis Alberto e Pedro accendono la qualità biancoceleste, con i due spagnoli autori delle perle del 2-1 e del 3-1. All'Inter non basta l'orgoglio di Lautaro, unico – oltre al gol – a provare a ribaltare la sorte dopo il vantaggio iniziale di Felipe Anderson. Sarri festeggia, Inzaghi comincia a interrogarsi sul perché la squadra è ancora lontana dal top della forma.

FELIPE ACCENDE IL MATCH — Inzaghi lancia Gagliardini titolare, per cercare di arginare la potenza fisica e le spizzate di Milinkovic in mezzo al campo. Sarri va col centrocampo più fisico: out Luis Alberto, c'è l'ex Vecino da mezzala sinistra. Il primo squillo è nerazzurro: il destro di Dumfries da posizione defilata è potente ma centrale. Poi Gagliardini trova attento Provedel sul primo palo. L'Inter prova a dettare i tempi, la Lazio a ripartire e alla prima occasione utile (15') va a pochi centimetri dal vantaggio: bella triangolazione a sinistra tra Marusic e Zaccagni, il serbo trova rasoterra Immobile che gira di prima a sfiora il palo lungo. I ritmi sono lenti, gli errori in appoggio diversi. La partita ritrova una fiammata al 35', con una conclusione velenosa di Zaccagni messa in angolo da Skriniar. Al 37' la prima vera occasione da gol: Felipe Anderson – fin lì assente – scappa a destra e serve Immobile, Handanovic dice no con un bel riflesso. Dall'altra parte prova ad accendersi Lukaku: colpo di testa debole. Al 40' passa la Lazio: meraviglioso lob di Milinkovic a scavalcare la difesa, Felipe Anderson di testa sorprende Handa e rompe l'equilibrio.

NON BASTA LAUTARO — La Lazio parte meglio a inizio ripresa (Handa mette in angolo una conclusione di Immobile), ma è l'Inter a trovare presto il pareggio: Lautaro (51') in mischia sfrutta una sponda di Dumfries e firma la parità. Un minuto dopo è Dumfries di testa a chiamare Provedel al miracolo. L'inerzia della partita è cambiata, l'Inter ora ci crede mentre la Lazio torna ad abbassarsi a protezione della propria area. Sarri rivitalizza la manovra, inserendo Luis Alberto e Pedro e proprio la verve dello spagnolo mette subito in difficoltà la difesa nerazzurra. Lukaku prova ad accendersi al 60', prima con uno sprint vecchia maniera e poi con una girata di testa, alta sopra la traversa. Come a Lecce, Inzaghi prova a pescare soluzione dalla panchina: fuori Lukaku, Dimarco e Dumfries, dentro Dzeko, Gosens e Darmian.

FESTA LAZIO — Ma la mossa non accende un'Inter spenta e allora la Lazio torna a spingere sorretta dall'entusiasmo dell'Olimpico. E alla mezzora passa: missile da fuori di Luis Alberto sporcato da Barella che si incastra all'incrocio dei pali. Inzaghi inserisce subito Correa e Calhanoglu e passa al 3-4-3, ma non è serata e presto si materializza il remake dello scorso anno: Immobile va giù in area (41'), sulla palla vagante si avventa Pedro che con un destro a giro fulmina Handanovic. La Lazio fa festa, come un anno fa. Per l'Inter e Inzaghi è notte fonda: il ritorno a casa di Simone continua ad essere un incubo.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Il Toro vola con Vlasic e Radonjic:
2-1 alla Cremonese. Granata in testa

Ai grigiorossi non basta la perla di Sernicola all'80',
la squadra di Juric porta a casa i 3 punti che
la proiettano momentaneamente in vetta


Mario Pagliara


Il Toro si accomoda sul vertice della classifica, e va a dormire in questo dolcissimo sabato notte insieme alle altre grandi in vetta al campionato. Sì, è vero: siamo appena alla terza giornata, e quindi tutto deve essere ponderato con molta calma. Intanto dallo Zini di Cremona la squadra di Juric esce con un’altra convincente prova di forza: 2-1, vittoria mai veramente in discussione, al netto di qualche pure fisiologico brivido nel finale. Juric mette in cassaforte 7 punti, frutto di due vittorie esterne, e in 3 partite ha subìto due soli gol (ne ha fatti 4). La qualità della trequarti granata ha spaccato in due la partita: apre le marcature Vlasic, poi il 2-0 nasce e finisce con il genio di Radonjic. La Cremonese ha retto il confronto bene nel primo tempo, sulla distanza ha pagato il ritmo infernale del Toro e il gap tecnico. Il jolly pescato da Sernicola nel finale vale l’1-2 ed è un giusto premio alla prestazione dell’undici di Alvini.

26 ANNI DOPO... — Una vibrante e piacevole partita riempie il sabato pomeriggio nel quale la Cremonese torna a giocare in Serie A nel proprio stadio, in uno Zini con un nuovo look per l’occasione, a ventisei anni dall’ultima volta. Bella accoglienza a Cremona, clima generale di festa in uno stadio ricco di passione e di entusiasmo. Pieno anche il settore ospite, con 1.885 tifosi arrivati da Torino per spingere in granata. Alla festa, insomma, non ha voluto mancare proprio nessuno. Non se la perdono nemmeno il vescovo Napolioni di Cremona e il sindaco Galiberti, al quale tocca il compito di fare da padrone di casa nel dare il benvenuto in tribuna al presidente del Torino, Urbano Cairo. Allo stadio ci sono anche il tecnico dell’Under 21 Nicolato e l’ormai ex attaccante della Roma, Felix, prossimo a vestire la maglia della Cremonese.

IL VENTO DELL'EST — Partita aperta, giocata soprattutto sul ritmo da due squadre che ne fanno l’essenza vitale, con continui capovolgimenti e lo spettacolo che se ne giova. Due infortuni nelle rifiniture del mattino obbligano Juric e Alvini a lasciare fuori dalla sfida in avvio Djidji (al suo posto c’è il debuttante Schuurs) e Chiriches (c’è Bianchetti). Squadre sagomate a specchio, Alvini che si mette col 3-5-2 con Zanimacchia mezzala, duelli continui con il Toro che sfrutta il ritmo altissimo che imprime nel cuore del primo tempo andando meritatamente in vantaggio all’intervallo. C’è il vento dell’Est a spingere la manovra offensiva granata: Radonjic si accende spesso, Vlasic conferma una crescita a vista d’occhio. Suo il primo tiro nello specchio (13’), tre minuti prima di un sombrero in velocità di Singo su Vasquez. Il vantaggio del Toro è nell’aria: al 17’ Aina sfonda a sinistra, Radonjic rifinisce, Vlasic conclude e firma l'1-0. La Cremonese risponde con una botta di Bianchetti (19’: parata di Milinkovic), poi Aina spara in curva (32’). Nel finale il diagonale di Baez (42’) mette i brividi a Milinkovic.

IL GIOIELLO DI RADONJIC — Pronti via, e nella ripresa il Toro ha subito l’occasione per raddoppiare: Sanabria serve Radonjic, ma il serbo conclude addosso a Radu. La chance più grossa cade al quarto d’ora, quando Vlasic-Sanabria avviano un contropiede, Radonjic lancia Linetty a campo aperto: il polacco arriva solo davanti a Radu ma sbatte sui piedi del portiere in uscita alla disperata. La Cremonese ormai non ha più né la forza né la qualità per uscire dalla propria metà campo dove il Toro la costringe continuamente. Il controllo del campo da parte della squadra di Juric è ampio, e al ventesimo il raddoppio nasce grazie a una giocata da campione di Radonjic: il serbo prima galoppa sulla sinistra, poi chiama l’inserimento in area di Vojvoda con il tacco, infine chiude (su assist ricambiato di Vojvoda) con un tap-in sotto porta. È il suo primo gol in Serie A, dopo quello di Coppa Italia al Palermo. Quando la partita sembra ormai in ghiaccio, la Cremonese la riapre con una girata violenta di Sernicola (35’). I padroni di casa raccolgono le energie rimaste per un forcing finale, ma il Toro regge.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Vlahovic illude la Juve,
Abraham (su assist di Dybala) pareggia:
la Roma è prima

Il serbo porta in vantaggio i suoi con una gran punizione dopo 2 minuti,
l'inglese sfrutta un assist dell'ex e firma l'1-1. Esordio per Milik


Giuseppe Nigro


La Roma a punteggio pieno esce col pari dall’Allianz Stadium dove aveva perso 10 volte su 11, rallenta la marcia ma soprattutto non accende quella della Juventus, a lungo forse alla miglior prestazione stagionale al primo big match ma incapace di capitalizzare oltre l’1-0 segnato al via con Vlahovic e riacciuffata nella ripresa da Abraham. A sette punti con tre gol segnati in tre partite i giallorossi si godono il massimo risultato possibile, il secondo pari di Mourinho in dieci partite contro la Signora. Che nel finale perde la maggiore virtù di questo inizio di stagione, i clean sheet, ma vede un po’ di luce sul piano del gioco.

IL RITORNO DI DYBALA — Era la partita del ritorno allo Stadium di Paulo Dybala, che in questo stadio ha segnato più di chiunque altro nei suoi sette anni di Juve (con dodici trofei) chiusi in primavera come il nono marcatore bianconero ogni epoca con un finale da telenovela. Chiamato sotto la curva nel riscaldamento, accolto da un boato alla lettura delle formazioni, salutato da applausi misti a fischi al momento dell’uscita al 77’, la Joya ha giocato una partita come tante dei suoi ultimi mesi juventini: lento, periferico, a lungo fuori dalla partita non per l’emozione perché gli arrivano pochi palloni e pochi ne cerca. Però uno che gli capita nella posizione ideale lo capitalizza al meglio, mettendo a venti minuti dalla fine sulla testa di Abraham la palla del pari. L’abbraccio con McKennie e lo scambio di maglia con Vlahovic sono l’immagine finale della sua serata.

LA PIEGA DELLA PARTITA — La punizione mancina dai 20 metri, conquistata da Cuadrado per un fallo di Matic, con cui Vlahovic infila Rui Patricio all’incrocio dei pali dopo 77 secondi (e rischierà di fare il bis dai 30 metri al 39’) arriva ancora prima che si svelino le mosse di Allegri e Mourinho sullo scacchiere. Pure decisive nella piega che prende la partita, al di là dell’aggressività superiore con cui la Juve si presenta in campo, che insieme al gol immediato manda in confusione da subito i centrali giallorossi nei disimpegni.

LE SORPRESE DI ALLEGRI — La prima sorpresa di Allegri è ribaltare i centrali: Bremer finalmente sul prediletto centro-destra, Danilo sul centro-sinistra con mestiere a fare di lavoro quello che risolve problemi, ogni volta in una zona di campo diversa. La seconda è Miretti, preferito a Zakaria, McKennie e Rovella, che dalla mediana affollata si alza più di tutti per il primo pressing come l’americano con la Samp, e se proprio non vogliamo chiamarlo 4-5-1 la cosa a cui assomiglia di più è un 4-2-3-1 col 18enne sottopunta (!) con Cuadrado a destra e Kostic a sinistra (ottimo asse proprio con Miretti) a infilarsi alle spalle di Spinazzola e Kardsorp.

ROMA SCOLLEGATA — Non era atteso neanche Rabiot, prestazione vigorosa, in una posizione più interna rispetto a quella quasi in fascia in cui lo vedeva Allegri per tutto l’anno scorso, oltretutto alla destra di Locatelli. Insieme schermano Dybala e Pellegrini, isolati con Abraham dal resto della Roma, che spinge solo di rado a sinistra con Spinazzola, e che in mezzo non ha gli uomini per rifornirli. Il mestiere di Matic e Cristante sarebbe aggredire il possesso della Juve, che invece fa girare la palla alla larga, costruendo coi difensori e passando per le fasce, così la staticità posizionale dei due mediani romanisti diventa un minus contro il dinamismo con cui Rabiot e Locatelli attaccano lo spazio a velocità doppia.

OCCASIONI PERSE — Ne nasce così una gara che ai punti dovrebbe finire sul 2-0 al riposo, e la Juve ci va vicina. Un paio di volte con Cuadrado: al 16’ su un recupero di Kostic, con Miretti a condurre il contropiede per scaricare a destra al Panita e gran botta centrale respinta da Rui Patricio, poi al 35’ su una punizione rasoterra ancora del colombiano su cui si allunga l’estremo romanista. In mezzo al 25’ anche un gol annullato a Locatelli, pescato per il siluro dal limite dell’area proprio da uno scarico arrivato da destra da Cuadrado, ma Vlahovic aveva toccato col braccio nel corpo a corpo con Cristante per lanciare il contropiede. Allegri non la prende bene.

CAMBIO DI PASSO — Con El Sharaawy al posto di Mancini (oltre a Zalewsky per Spinazzola, poi cambierà anche dall’altra parte Karsdorp per Celik) Mourinho ridisegna nella ripresa la Roma attorno a un 4-2-3-1 con cui copre meglio il campo, di cui il primo a beneficiare è Matic meno in difficoltà in mediana e il secondo vantaggio è normalizzare un po’ una Juve meno arrembante. Il gap di aggressività resta, fotografato dalla spinta di Kostic e Cuadrado, da cui però la Juve spreme al massimo un diagonale con cui il colombiano sfiora il secondo palo al 54’. Eppure, interrotta l’emorragia, la partita per i giallorossi resta lì da riaprire se i talenti là davanti si inventano la giocata.

PARI E PATTA — E va così: al 69’ su corner di Pellegrini dalla sinistra la palla va sul secondo palo dove, con Alex Sandro andato a vuoto, Dybala dalla linea di fondo ricama un assist per Abraham che tutto solo a centro area di testa infila il rientrante ex Szczesny per il primo gol stagionale subito dalla Juve. E un quarto d’ora dopo il polacco ancora incerto in uscita fa correre dei gran brividi ai suoi in una mischia in area in cui a liberare sulla linea di porta è Milik, arrivato venerdì ed entrato al 77’. Finisce così, muovono la classifica entrambe, ma è un risultato che profuma di punto guadagnato dalla Roma e due punti persi dalla Juve.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Il primo gol di Pinamonti vale una rimonta:
pari fra Spezia e Sassuolo

Apre le marcature Frattesi, poi Bastoni e Nzola la ribaltano:
tocca all'ex Inter salvare il punto per gli emiliani,
sfruttando un'indecisione di Dragowski


Francesco Calvi


Nel primo tempo, Bastoni e Nzola rimontano lo 0-1 di Frattesi. Nel secondo va a segno Pinamonti, che sfrutta un pasticcio di Caldara e Dragowski. Alla fine, la sfida tra Spezia e Sassuolo termina in parità. Nell’anticipo della terza giornata di Serie A, le formazioni di Gotti e Dionisi ottengono un 2-2 che lascia l’amaro in bocca: da una parte per aver regalato il pallone del pareggio, dall’altra per non aver trovato il 2-3 nei minuti finali.

LE FORMAZIONI — Dopo il successo contro il Lecce, Dionisi conferma l’undici titolare della scorsa settimana. Kyriakopoulos è nel tridente con Pinamonti e Berardi, Henrique completa il centrocampo al fianco di Frattesi e Maxime Lopez. Nello Spezia non c’è Caldara, sostituito da Hristov nel trio difensivo. Gotti sceglie Gyasi e Reca sulle fasce e la coppia Nzola-Strelec in attacco.

RIMONTA SPEZIA — L’avvio del match è equilibrato, con Pinamonti subito vivace e Nzola che prova a farsi carico dell’attacco spezzino. A metà tempo i neroverdi acquistano fiducia e provano a impensierire Dragowski con i tiri di Henrique e Kyriakopulos. Il gol che sblocca il match arriva al 26’. La difesa dei liguri lascia libero Berardi, che ha il tempo di girarsi e servire Kyriakopoulos: il greco mette in mezzo un pallone facile da spingere in rete, Frattesi incorna con i tempi giusti e festeggia il primo gol stagionale. La risposta dello Spezia è immediata: Bastoni realizza l’1-1 al termine di un contropiede, poi l’arbitro concede un rigore per un contatto tra Ferrari e Hristov. Il capitano del Sassuolo colpisce l’avversario alzando il gomito sugli sviluppi di un corner, Cosso va al Var e indica il dischetto: Nzola spiazza Consigli, lo Spezia torna negli spogliatoi sul 2-1.

LA RIPRESA — Al rientro in campo, Caldara prende il posto di Hristov. L’impatto dell’ex milanista non è dei migliori: dopo 5’, il difensore e Dragowski non si capiscono e si lasciano sfuggire un pallone al limite dell’area. Pinamonti sfrutta l’occasione e, a porta vuota, sigla in scioltezza il gol del pareggio. Gotti prova a svoltarla inserendo Kovalenko, Verde ed Ekdal, il Sassuolo continua a spingere con Pinamonti, Berardi, Frattesi e Kyriakopoulos. Sedici minuti dopo il suo ingresso in campo, Ekdal rischia di condannare i liguri: rimedia due ammonizioni in 16’, lasciando i compagni in 10 nel finale. Il Sassuolo prova ad approfittarne con i neo-entrati Defrel e Ceide, ma per due volte sbatte contro Dragowski che trova il riscatto con due parate miracolose. Al triplice fischio, il punteggio è ancora di 2-2.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Leao si sblocca, De Ketelaere inventa:
il Milan liquida il Bologna e torna in vetta

Prova autorevole del Diavolo, emiliani sconfitti con un gol per tempo.
A segno anche Giroud. Ottimo debutto da titolare per CDK.
Rossoneri di nuovo primi e con un punto di vantaggio sull’Inter


Marco Pasotto


E’ presto per iniziare a fare questo tipo di calcoli, ma per il mondo rossonero è impossibile far finta di nulla: il Milan che torna alla vittoria superando 2-0 il Bologna, non solo si riprende la vetta della classifica (in attesa del Napoli, ovviamente), ma si piazza un gradino più in alto dell’Inter. Con il derby – e un altro turno di campionato a metà settimana - che bussa alla porta, anche un solo punto in più ha il suo valore e le sue potenziali sfumature psicologiche. Troppo Milan, comunque, per il Bologna. Leao si sblocca, Giroud si esibisce (in acrobazia), De Ketelaere disegna e inventa, santificando il suo debutto da titolare: tutto insieme diventa quasi impossibile da arginare. E’ stato un Diavolo autorevole, con la consueta facilità di gioco, e Pioli è doppiamente soddisfatto perché sul due a zero, in vista della prima settimana con triplice impegno, ha potuto permettersi tutte le rotazioni che aveva in mente, e soprattutto con un minutaggio adeguato.

LE SCELTE — Il tecnico rossonero ha confermato le sensazioni dei giorni scorsi, cambiando due quarti dell’attacco: dentro per la prima volta dall’inizio Giroud, ma soprattutto dentro per la prima volta dall’inizio De Ketelaere al centro della trequarti. Apprendistato completato, il principino Charles ci ha messo meno di un mese per prendersi i gradi da titolare. Là davanti comunque, con tre partite alla settimana fino a metà settembre, Pioli userà il frullatore. Il resto del Diavolo non ha presentato novità: confermato Messias a destra, mediana con Bennacer e Tonali. Mihajlovic, senza lo squalificato Orsolini, accanto ad Arnautovic ha preferito Barrow a Sansone. In difesa debutto per Lucumi, con Soumaoro rientrato dalla squalifica. In mediana Vignato alla destra di Schouten. Va dato atto a Sinisa – non che la cosa ci stupisca – di aver organizzato un Bologna deciso a proporre gioco e non a rinunciarci a priori. Niente barricate davanti a Skorupski, anzi, un evidente coraggio nell’accettare anche rischiosi uno contro uno. Il problema però è stato passare dalla teoria alla pratica, perché quando gli emiliani hanno provato a distendersi, o non ci sono riusciti a causa della pressione avversaria, o hanno finito per smarrirsi inesorabilmente sulla trequarti. Inutili i ripetuti inviti di Mihajlovic a Barrow e Arnautovic di giocare più vicini. Risultato: Maignan ha trascorso i primi 45 in totale relax, per l’invidia di Skorupski. Da quella parte c’è stato abbastanza da fare perché il Milan, nonostante non abbia calcato particolarmente sul ritmo, è stato una presenza costante.

PIEDI EDUCATI — Una manovra di accerchiamento meno furiosa di altre volte, ma comunque efficace dal momento che i rossoneri si sono presentati a tu per tu con il portiere emiliano tre volte. Due con Leao e una con Kalulu (ma certo, le mille vie di Pioli per arrivare in porta). A questo punto occorre dedicare qualche riga a De Ketelaere. I piedi educati non erano in dubbio, la curiosità era tutta sulla capacità di inserimento in un gruppo e in un contesto nuovo, davanti ai settantamila di San Siro. Beh, CDK davanti alla commissione ha fatto un figurone: personalità, assistenza sontuosa ai compagni e pure una certa ruvidezza nei contrasti che non guasta. Il gol infatti è nato proprio così: Charles ha rubato palla prima del centrocampo al suo angelo custode Schouten, si è fatto una trentina di metri palla al piede e ha servito Leao sulla corsa: Rafa ha ingannato Skorupski, goffo nell’attendersi un destro sul palo più lontano, e ha messo in buca. Poi De Ketelaere ha di nuovo incantato San Siro mettendo Kalulu davanti al portiere rossoblù, che stavolta ha murato il Diavolo. Le palle gol pulite del Milan sono state completate da una sgroppata di Leao alla fine del primo tempo, conclusa con un tocco maldestro respinto a tu per tu da Skorupski.

BOATO... PER SANSONE — Anche nella ripresa il Milan non ha alzato particolarmente i giri e dopo dieci minuti al Meazza sono venuti i capelli dritti su un cross di Cambiaso sul quale Arnautovic non è arrivato per una questione di millimetri. De Ketelaere ha fatto ammonire Schouten dopo essergli sfuggito per l’ennesima volta e al quarto d’ora il Milan è passato di nuovo. Stavolta con sentiti ringraziamenti a Cambiaso, che sbaglia drammaticamente in fase di impostazione e regala palla a Leao al limite dell’area: lancio morbido per Giroud e gol magnifico in acrobazia del francese. Partita chiusa? Insomma, non proprio. All’ora di gioco Pioli ha messo Pobega, Saelemaekers e Adli, Mihajlovic ha risposto con Aebischer, Soriano e Sansone, e il Bologna ha iniziato a farsi pericoloso. Soprattutto con Sansone – boato di San Siro alla lettura delle formazioni, per ovvi ricordi (e ringraziamenti) scudetto -, che ha pure preso un palo esterno. Poi lo scorrere dei minuti ha spento le ambizioni emiliane e il finale è stato tutto a tinte rossonere. Vicino al gol anche Adli, ma per adesso ci si può accontentare così.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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I 2 punti che abbiamo lasciato a Firenze ieri sera peseranno come un macigno a fine campionato! [SM=g6168407]






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Salernitana forza 4:
Bonazzoli e Dia annientano la Samp



I campani la mettono subito in discesa con le
fiammate di Dia e Bonazzoli nei primi 15 minuti.
Il terzo gol è un capolavoro, poi Botheim si aggiunge alla festa: 4-0


Alex Frosio

La Salernitana si abbatte sulla partita come se cadesse dalle nuvole nere che sovrastano l’Arechi. Il primo quarto d’ora della squadra di Nicola è furioso e produce due gol, i primi del campionato.

PRIMO TEMPO — La prima occasione, curiosamente, è della Sampdoria, con Caputo che allunga di testa per Depaoli, ma il terzino destro arriva con il passo lungo e spara in curva. Saranno minuti poco piacevoli per il 12 doriano, che subito dopo è per due volte causa dell’1-0: è lui a tenere in gioco Bonazzoli su verticalizzazione di Maggiore, da lì l’assist dentro per Dia al quale il pallone arriva proprio perché Depaoli non riesce nella scivolata di disperata chiusura. Inizialmente il gol viene annullato per posizione di fuorigioco di Bonazzoli in partenza, ma il consulto Var fa indicare all’arbitro Massa il cerchio del centrocampo. L’ex Villarreal Dia, alla prima da titolare, può così festeggiare anche il primo gol in Serie A. Il precoce vantaggio non soddisfa la Salernitana che continua a spingere: Candreva scalda i pugni di Audero al 12’, Vilhena prova su punizione al 15’, centrale. Il raddoppio è maturo. Mazzocchi affonda a sinistra ancora sfidando Depaoli, filtra per Dia che crossa basso verso il centro, Villar – mossa a sorpresa, e poco azzeccata, davanti alla difesa – buca e Bonazzoli gira in rete di sinistro. La Sampdoria è slegata, fa fatica ad accompagnare e dipende in attacco unicamente dal lavoro di Djuricic e Caputo che si sbatte cercando le sponde. Al 38’, quando per la prima volta Sabiri accompagna l’azione d’attacco, la chance è tripla: Sepe si oppone in sequenza a Djuricic, Caputo e Leris, che tutto solo di testa imbocca il portiere della Salernitana. Con il ritmo più basso, il Doria fa circolare un po’ meglio palla, protesta per un possibile secondo giallo a Mazzocchi e pareggia almeno il numero di tiri in porta nel recupero con Leris che su una delle tante sponde di Caputo conclude debolmente. Nel frattempo si è rischiarato il cielo ma non le idee della Sampdoria.

SECONDO TEMPO — Sempre chiarissime invece quelle di Nicola, che inizia il secondo tempo con Kastanos per l’ammonito a rischio Mazzocchi e Vilhena spostato a tutta fascia a sinistra. Il dividendo è immediato: dopo un gol annullato a Bonazzoli al 2’ (fuorigioco in partenza di Dia che lo assiste), al 5’ Vilhena stringe verso il centro, si appoggia a Coulibaly che chiude l’uno-due con un pallonetto che taglia fuori tutta la linea doriana e tocco del 3-0 dell’olandese. Primo gol ovviamente anche per lui in A. Giampaolo, stufo, al 18’ ne cambia quattro perché non può cambiarli tutti. Fuori Villar, trasparente davanti alla difesa, Djuricic, Leris e Caputo, dentro Vieira, Verre, Gabbiadini e Quagliarella. Il vecchio Quaglia cerca subito il gol di giustezza con il diagonale di destro: largo, non è serata neanche per lui. Il cambio buono è di Nicola, che immette Botheim per Bonazzoli. E al 31’ il norvegese fa poker (e primo gol in A per lui, ça va sans dire) dopo uno degli innumerevoli palloni strappati da Coulibaly e l’invenzione in verticale di Dia che lo manda il tiro. Il resto è garbage time: super Salernitana, pochissima Samp.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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29/08/2022 14:33
 
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Capolavoro di Koopmeiners:
Verona ko, l’Atalanta aggancia la vetta

Dopo un primo tempo dominato dall’Hellas, senza creare però grosse occasioni,
gli ingressi di Ederson e Muriel girano il match.
Al 50’ il gol partita con una gran botta da fuori.
Traversa di Lazovic


Andrea Elefante


Come l’anno scorso: l’Atalanta passa al Bentegodi ringraziando il sinistro di Koopmeiners, che decide una sfida intensa ma piena di errori tecnici e regala alla Dea la seconda vittoria in tre partite, pur dopo una gara - soprattutto un primo tempo - che conferma la necessità di lavorare ancora tanto per Gasperini. Il Verona è vivo, ma deve rimproverarsi, al di là della distrazione collettiva sul gol subito, poca pericolosità offensiva e l’incapacità di capitalizzare il dominio del primo tempo. Nella ripresa ha pagato il ritorno dell’Atalanta e soprattutto, alla distanza, un calo di lucidità, più che atletico, che ha penalizzato la squadra nella ricerca fino all’ultimo secondo di un pareggio soltanto sfiorato. Una traversa di Lazovic il rimpianto più grande, anche se l’Atalanta è andata vicina al raddoppio più volte.

E SCELTE — Cioffi recupera Ceccherini ma non rischia Dawidowicz: confermati dunque i 2003 già impiegati a Bologna, ovvero Coppola come centrale difensivo e anche Terracciano a destra nei cinque di centrocampo, perché Faraoni - dopo il test di stamattina - non ce la fa neanche per la panchina. Una novità nel trio in mezzo al campo: non c’è Hongla, spazio all’esperienza di Veloso, dietro la coppia Lasagna-Henry. Gasperini a sorpresa lancia subito da titolare Soppy, a sinistra, rinunciando a Maehle. Debutto dal 1’, ma più previsto, anche per Lookman al fianco di Zapata: con loro a completare il trio d’attacco c’è Malinovskyi e non Ederson.

PRIMO TEMPO — Partita quasi totalmente in mano al Verona, che raccoglie meno di quanto avrebbe meritato il suo dominio: due sole occasioni per segnare, al 14’ e al 40’, con due rasoiate di Lasagna e di Ilic fuori di poco. Ma la tenuta dei tre difensori, con Toloi su Lasagna, Demiral che duella bene di fisico su Henry e Okoli - il migliore nei primi 45’- che controlla Tameze, è l’unica buona notizia per Gasperini. Per il resto l’Atalanta fatica maledettamente ad attivare i tre giocatori offensivi, anche per la quantità di errori tecnici che interrompono quasi sempre sul nascere qualunque idea di iniziativa. Al resto pensa l’atteggiamento aggressivo del Verona, molto più simile alla squadra che aveva dimostrato di aver ritrovato coraggio e identità a Bologna che a quella remissiva che era stata demolita dal Napoli: i gialloblù (la foto è Ceccherini, che gioca altissimo su Malinovskyi) giocano uno contro uno con coraggio, sono aggressivi il giusto, trovano spesso sbocchi sulle fasce, dove Terracciano, un 2003, fa di tutto per non far rimpiangere Faraoni. L’unico lampo dell’Atalanta è al 41’, quando finalmente Lookman si trova faccia alla porta e costringe Montipò a respingere il primo vero tiro in 45’ dei nerazzurri.

RIPRESA — Gasperini cambia tutto l’asse sinistro e sistema di gioco: fuori Soppy e Lookman, dentro Ederson da trequartista e Muriel largo a sinistra per un 4-2-3-1 che se non altro rivitalizza la squadra. Ma la chiave è il gol trovato quasi subito, al primo vero errore collettivo del Verona: Koopmeiners può avanzare su una prateria e liberare il sinistro dell’1-0. Il gol subìto disorienta un po’ il Verona e dà coraggio all’Atalanta, ma non abbastanza per chiudere la partita perché il vero difetto di giornata, l’imprecisione, continua a emergere. La traversa colpita da Lazovic, che sarà il migliore dei suoi assieme a Montipò, è un segnale di pericolo per la Dea, troppo frenetica nella ricerca del raddoppio. Che pure potrebbe arrivare con Malinovskyi, due ripartenze chiuse male da Boga e Ederson, due tiri di Zortea (forte) e Toloi (non abbastanza convinto), respinti da Montipò, ancora una conclusione di Ederson che tira forte invece di piazzare un potenziale "rigore". Così il Verona, che pure ha rischiato tantissimo, prima che inizi il recupero vede l’1-1 ancora con Lazovic, il cui cross diventa un tiro velenoso, respinto sopra la traversa da Musso.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Kvara stavolta stecca, il Napoli non punge:
la Fiorentina strappa lo 0-0

Bella partita a Firenze: i viola concedono poco e il portiere è decisivo su Raspadori.
Dopo tre giornate nessuna squadra a punteggio pieno


Giovanni Sardelli


Non tutti gli 0-0 sono noiosi, anzi. Quello del Franchi è arrivato dopo una partita giocata a ritmi altissimi e con un'intensità da calcio inglese. Pari giusto con un Napoli che non riesce ad issarsi da solo in testa alla classifica a punteggio pieno. Battere la Fiorentina però stasera era durissima. Italiano deve fare a meno di Gonzalez davanti e Duncan in mezzo, puntando sul neo acquisto Barak come mezzala offensiva ed inserendo Jovic tra Sottil ed Ikone. Il Napoli risponde con Osimhen terminale offensivo, Kvara e Lozano ai lati. I primi due minuti sono appannaggio di Spalletti che manda 'Bacioni a Firenze' lanciando appunto baci a qualche tifoso dietro la sua panchina che non lo stava trattando proprio con i guanti. Poi se la prende con l'arbitro Marinelli, reo a suo avviso di qualche mancato fischio, beccandosi il giallo. La Fiorentina, galvanizzata dal passaggio del turno in Europa, parte meglio. Ritmi forsennati, pressione alta, Amrabat che giganteggia in mezzo al campo. Di occasioni però non ne arrivano.

EQUILIBRIO — Con il passare dei minuti il Napoli trova le distanze ed alza il baricentro. Il primo tiro è però viola dopo un'incertezza di Meret con Bonaventura che calcia fuori dal limite dell'area. La partita è bella, veloce, intensa, anche se di conclusioni ne arrivano poche. Nei viola Dodo pare in grandissima crescita, Milenkovic è una sicurezza, Biraghi tiene Lozano. Mentre in difficoltà sono Ikone e soprattutto lo spaesato Quarta. Proprio da un errore dell'argentino nasce l'opportunità su punizione dai 20 metri sprecata da Mario Rui un paio di minuti dopo una rete annullata per fuorigioco ad Osimhen. Il terzino spreca calciando male.

RIPRESA — Il Napoli inizia col piede sull'acceleratore. Kvara dopo cinque minuti serve un assist perfetto per Lozano che spreca in modo clamoroso la miglior occasione del match. Italiano toglie uno spento Ikone inserendo Kouame, Spalletti risponde con Elmas e Raspadori per Zielinski e Kvara. Al 17' l'opportunità arriva anche per i viola con un contropiede 4 contro 3 chiuso da un sinistro di Barak fuori di poco. Il Napoli si ridisegna con un 4-2-3-1, i viola cambiano solo interpreti, come Maleh ed Igor per gli stanchissimi Bonaventura e Quarta. Spalletti sfrutta al massimo il potenziale a disposizione inserendo anche Politano, Ndombelè e Simeone per trovare l'acuto giusto. A nove dal termine è Raspadori dal limite ad impegnare Gollini che devia. Il finale se possibile è ancora più intenso, mancano i gol non certo i chilometri percorsi o i contrasti vinti. Un punto per parte ed entrambe le squadre ancora imbattute pronte a guardare con fiducia la stagione appena iniziata.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Parisi, poi una magia di Strefezza:
Lecce ed Empoli rinviano la prima vittoria

Accade tutto nel primo tempo, in una partita comunque
piacevole e piena di occasioni anche nel secondo:
grandi parate di Vicario e Falcone


Francesco Calvi


Un primo tempo equilibrato, un altro che lascia il Lecce con il rimpianto di non aver trovato i primi 3 punti della stagione. Il match contro l’Empoli allo stadio Via del Mare, sold-out per la seconda volta di fila, finisce 1-1. I toscani vanno in vantaggio con Parisi, i salentini pareggiano con Strefezza. Nella ripresa gli azzurri soffrono ma resistono fino al triplice fischio, opponendosi alle cavalcate di Banda e ai guizzi di Gonzalez, giovani rivelazioni della squadra di casa.

LE FORMAZIONI — Baroni schiera subito titolare Pongracic, centrale di difesa al fianco di Baschirotto. Partono dalla panchina Umtiti e Pezzella, in attacco ci sono Strefezza, Ceesay e Banda, all’esordio dal 1’. Nell’Empoli non c’è Luperto, ex di turno assente per squalifica, e Zanetti (squalificato e sostituito dal suo vice Bertolini) sceglie la coppia De Winter-Ismajli. In avanti, spazio per Lammers, Satriano e il trequartista 19enne Baldanzi.

NON SOLO UMTITI — Lo spettacolo comincia già prima del fischio d’inizio: i 27mila tifosi presenti allo stadio, infatti, hanno conosciuto per la prima volta il nuovo acquisto Umtiti, che ha fatto un giro di campo indossando la sua nuova maglia. Il ritmo-partita, invece, si rivela subito alto. Baldanzi segna dopo 4’ ma il gioco è fermo per via di uno scontro aereo tra Gendrey ed Henderson. Il Lecce contrattacca con Strefezza e Banda, sempre pericoloso con i suoi strappi. In fase offensiva, Baroni incarica Gonzalez di attaccare la porta insieme a Ceesay, trasformando il modulo dei salentini in un 4-2-3-1-. Lammers cerca l’1-0, Parisi al 23’ lo trova con un tiro dal limite deviato da Baschirotto. Quella del terzino è la prima rete segnata dall’Empoli in campionato. Il pareggio dei padroni di casa, dopo due parate di Vicario su Strefezza, arriva al 40’: Banda scappa via a tutti sulla corsia di sinistra, entra in area e scarica a rimorchio proprio per Strefezza. Il destro del brasiliano finisce sotto il sette, le squadre rientrano negli spogliatoi sul punteggio di 1-1.

LA RIPRESA — Dopo l’intervallo, il Lecce cambia tanto e riesce a chiudere l’Empoli nella sua metà campo. Al 50’ Baldanzi impegna Falcone, ma quella del 19enne è l’ultima vera occasione da gol per i toscani. Passano dieci minuti e Banda sfiora il 2-1 con una splendida azione personale, poi Ceesay infila Vicario ma l’arbitro annulla tutto per fuorigioco. Entrano Bajrami, Haas, Grassi e Destro, Baroni cambia 5/6 della sua squadra dal centrocampo in su. Il Lecce spinge in cerca dei tre punti, ma senza successo. Nel recupero Bajrami trova forse l’ultimo lampo della sua esperienza in azzurro, con un calcio di punizione che finisce di poco al lato. Il match termina 1-1, i giallorossi lasciano il campo con un sorriso… a metà: hanno conquistato il primo punto in classifica, ma avrebbero potuto ottenere di più.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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SERIE A 2022/2023 3ª Giornata (3ª di Andata)

26/08/2022
Monza - Udinese 1-2
Lazio - Inter 3-1
27/08/2022
Cremonese - Torino 1-2
Juventus - Roma 1-1
Milan - Bologna 2-0
Spezia - Sassuolo 2-2
28/08/2022
Salernitana - Sampdoria 4-0
Verona - Atalanta 0-1
Fiorentina - Napoli 0-0
Lecce - Empoli 1-1

Classifica
1) Napoli, Milan, Lazio, Atalanta, Torino e Roma punti 7;
7) Inter punti 6;
8) Juventus, e Fiorentina punti 5;
10) Salernitana, Udinese, Sassuolo e Spezia punti 4;
14) Empoli punti 2;
15) Lecce, Bologna, Verona e Sampdoria punti 1;
19) Cremonese e Monza punti 0.

(gazzetta.it)
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