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Campionato di calcio Serie A stagione 2022/2023 di Award & Oscar FFZ

Ultimo Aggiornamento: 12/06/2023 14:35
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Salernitana, non bastano Dia e l’esordio di Piatek:
l’Empoli trova il 2-2 con Lammers

I campani vanno sotto, la ribaltano,
poi arriva all’81’ il pari dell’olandese.
A bersaglio anche l’ex interista Satriano


Stefano Cieri


Pareggio con gol ed emozioni tra Salernitana e Empoli. Il risultato è giusto così. Le due squadre si dividono equamente reti (due per parte), occasioni da gol ed anche fasi della partita in cui hanno il predominio. Meglio gli ospiti nel primo tempo che tuttavia non riescono a chiudere in vantaggio, più brillanti i padroni di casa nella ripresa, ma pure loro dopo essersi portati in vantaggio si fanno raggiungere. Il pareggio, alla fine, non dispiace a nessuna delle due contendenti. Entrambe allungano infatti a quattro risultati la serie positiva (tanto l’una quanto l’altra hanno perso solo alla prima giornata) e muovono la classifica.

EMPOLI CHE SCATTO — La squadra toscana comincia molto bene. È più vivace rispetto alla formazione campana e soprattutto più reattiva. Prende il possesso del centrocampo e detta i ritmi del gioco. Pecca solo un po’ negli ultimi 16 metri, dove fa un fatica a concretizzare la superiorità. Ma alla mezzora riesce comunque a passare in vantaggio. Parisi porta palla sulla sinistra, la porge a Henderson sul cui cross Satriano anticipa Fazio e di testa batte Sepe. La squadra di Zanetti a quel punto tira un po’ il fiato, sbagliando. Perché la Salernitana, fin lì assente, si rianima. E trova il pareggio appena otto minuti dopo il vantaggio empolese. Lo fa grazie ad una splendida azione di Mazzocchi che, dopo aver superato tre avversari, fredda Vicario.

SALERNITANA D’ORGOGLIO — Galvanizzata dal pareggio la Salernitana comincia la ripresa con tutt’altro spirito e, soprattutto, con trame di gioco molto più efficaci. Il comando delle operazioni passa così ai padroni di casa. Decisiva la mossa di Nicola di avanzare Vilhena nella posizione di trequartista. È proprio il giocatore olandese, sugli sviluppi di un angolo battuto da Candreva, a servire a Dia la palla del 2-1. La Salernitana insiste e prova ad allungare ulteriormente. È Piatek (al debutto con i campani, subentra a Bonazzoli) a sfiorare il 3-1, ma Vicario respinge il suo tiro. Dopo la mezzora i campani però rallentano. Non lo fanno per calcolo, ma perché vengono loro meno le energie. L’Empoli, cresciuto anche grazie all’inserimento di Bajrami, non perdona. È Lammers, servito da Bandinelli, a realizzare il 2-2 con un tiro dal limite, la cui traiettoria viene sporcata dalla deviazione involontaria di Fazio.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Super Vlasic non si ferma più:
Lecce steso, il Torino è quarto (Juve scavalcata)

Una rete del croato, a segno per la terza partita consecutiva,
basta ai granata per battere la squadra di Baroni


Mario Pagliara


Ci pensa Nikola Vlasic a far esplodere la festa dello stadio Olimpico Grande Torino. I granata superano uno a zero il Lecce e vanno a dormire, dopo cinque giornate, al quarto posto della classifica, a pari punti con Udinese e Roma (10 punti), e sopra Juventus (+1), Inter (+1) e Lazio (+2). La squadra di Juric (in panchina c’è Paro) non raccoglieva da aprile il bottino pieno davanti al proprio pubblico: si accomoda con merito per quello che ha fatto vedere in queste cinque giornate al tavolo della nobiltà della Serie A. La vittoria è meritata contro un Lecce che non ha mai mollato: a Pellegri è stato annullato un gol per fuorigioco, Vojvoda si è divorato il 2-0, sfiorato pure da Lazaro. Una volta avanti, il Toro non ha mai sofferto particolari pericoli e si regala una notte con dolci sogni europei.

POLMONITE — Sulla panchina del Torino c’è il vice Matteo Paro, Ivan Juric è dovuto rimanere a casa a guardare la partita in televisione. Colpa di una polmonite presentatasi due giorni fa e che ieri ha consigliato al tecnico anche un passaggio in ospedale: negativo al Covid, sta bene, è in buone condizioni. Non è l’unico assente tra i granata: accanto agli infortunati Ricci, Miranchuk, Singo e Berisha, nella rifinitura del mattino c’è stato lo stop anche per Linetty, a causa di un risentimento muscolare. Al suo posto c’è il debutto nel campionato italiano del diciottenne turco Ilkhan. Per il resto è il Toro annunciato, con Pellegri centravanti davanti alla coppia Vlasic-Radonjic, Vojvoda torna titolare sulla sinistra, Schuurs al centro della difesa. Nel Lecce la vera novità è la panchina del giovane Colombo, Baroni disegna un tridente con il peperino Banda a sinistra (molto dinamico), Ceesay centrale e Di Francesco sulla destra. Salentini con un 3-5-2 molto corto, particolarmente compatto, che si articola in una difesa a cinque quando è il momento di difendere.

IL COLPO — Tra le maglie così strette del Lecce il Toro inizialmente fa una discreta fatica a inserirsi. Il gioco dei salentini spesso ostacola il tentativo dei granata di alzare il ritmo. La prima occasione è granata dopo 9 minuti: assist di tacco di Lazaro, Pellegri sbuca di prepotenza in aerea fermato Falcone. Al quarto d’ora Rodriguez salva su Ceesay, poi Banda inizia un mini-show che manda in tilt Djidji. La fortuna del Toro è che Milinkovic è sempre attento (16’) e che Schuurs è in vena di recuperi prodigiosi. Dopo 28’ l’istinto di Milinkovic sul colpo di testa di Tuia evita il peggio. La gara viaggia sul binario dell’equilibrio con il Toro che fa la partita (60% di possesso al 45’). Servono i colpi dei grandi giocatori per far saltare il banco. E allora, ci prova prima Radonjic (39’), la sua sventola di destro è di un filo sulla sinistra. Un minuto dopo filtrante di Vojvoda in area, Vlasic sbuca alle spalle di Hjulmand e in girata firma l’uno a zero. Due minuti di Radonjic-Vlasic mettono il Toro con una ruota avanti all’intervallo. Per il croato è il terzo gol nelle ultime tre partite.

VOJVODA CHE PECCATO — A inizio ripresa il Toro prima tiene a bada la fisiologica reazione del Lecce, dopo il quarto d’ora prende il controllo della gara. Sfiora il bis con Lazaro (16’), Pellegri segna un bel gol ma è in fuorigioco (29’). Nel finale (41’) Sanabria serve a Vojvoda la palla del 2-0, ma l’intervento in uscita coi piedi di Falcone è strepitoso. Il Lecce non ha la forza per risalire la corrente, e la festa finale è dei granata sotto la Maratona.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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SERIE A 2022/2023 5ª Giornata (5ª di Andata)

03/09/2022
Fiorentina - Juventus 1-1
Milan - Inter 3-2
Lazio - Napoli 1-2
04/09/2022
Cremonese - Sassuolo 0-0
Spezia - Bologna 2-2
Verona - Sampdoria 2-1
Udinese - Roma 4-0
05/09/2022
Monza - Atalanta 0-2
Salernitana - Empoli 2-2
Torino - Lecce 1-0

Classifica
1) Atalanta punti 13;
2) Napoli e Milan punti 11;
4) Udinese, Roma e Torino punti 10;
7) Juventus e Inter punti 9;
9) Lazio punti 8;
10) Salernitana, Fiorentina e Sassuolo punti 6;
13) Verona e Spezia punti 5;
15) Empoli punti 4;
16) Bologna punti 3;
17) Lecce e Sampdoria punti 2;
19) Cremonese punti 1;
20 Monza punti 0.

(gazzetta.it)
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Raspadori all’ultimo respiro:
il Napoli soffre, ma piega lo Spezia

Azzurri sempre all’attacco ma i liguri
si difendono alla grande sino all’89’,
quando l’ex Sassuolo batte Dragowski.
Dubbi per un contatto Meret-Kiwior


Gianluca Monti


Per 89’ Giacomo Raspadori aveva letteralmente bucato la prestazione, poi a un minuto dal termine il pallone lo ha bucato Gianluca Gaetano e l’ex attaccante del Sassuolo se l’è trovato lì, facile facile, per il gol vittoria. Napoli in testa alla classifica e vittorioso sullo Spezia, che ovviamente si sente beffato per il modo in cui è arrivato il ko dopo una prestazione ordinata e generosa.

Al Maradona, dunque, è andata in scena la classica vicenda da "libro cuore" con il calciatore più atteso, Raspadori appunto, che è apparso frenato dal peso delle aspettative proprio fino al momento in cui ha risolto la contesa finendo - dopo il triplice fischio - a terra con i crampi perché stravolto da stanchezza e tensione.

NOIA — Il Napoli ha replicato il primo tempo scialbo dell’ultima interna di campionato con il Lecce nonostante Spalletti abbia provato con il "Raspa" (anziché Simeone) a non dare punti di riferimento alla retroguardia di Gotti, che ha lasciato fuori dall’undici di partenza Caldara, chiedendo ad Agudelo di dare un occhio a Ndombele (deludente) ma anche velocità nel ribaltare l’azione. L’assalto azzurro è stato inaugurato dal doppio tunnel di Kravatskhelia, che ha incendiato il San Paolo anche al 15’ ed al 23' chiamando Dragowski a sporcarsi i guanti in entrambe le circostanze. Il georgiano, insomma, si è ripetuto ai livelli del match con il Liverpool aprendo anche gli spazi per gli inserimenti di Anguissa ed Elmas. Lo Spezia si è appoggiato molto a Nzola nelle ripartenza lasciando sempre Bourabia a protezione della difesa. Meret però è rimasto inoperoso fino al 41’ su destro di Gyasi che in pratica ha chiuso la prima frazione.

PALLA IN BUCA — A quel punto, Spalletti è ripartito da Lobotka in regia e subito Dragowski ha ricordato Garella respingendo con i piedi il piattone di Anguissa. Il tecnico azzurro ha provato a pescare il jolly dalla panchina inserendo Zielinski, Lozano e poi Simeone passando a momenti al 4-2-3-1 con Elmas dietro al Cholito. In realtà però è stato lo Spezia a prendere campo rischiando anche di passare in vantaggio con Kiwior su errato retropassaggio di Mario Rui (Rrahmani ha salvato sulla linea). Episodio molto dubbio in quell'occasione, con Meret che crolla addosso a Kiwior, non abbastanza però per richiedere l'intervento del Var. Nel quarto d’ora finale il Napoli ha spinto puntando anche sulla freschezza di Gaetano. Le emozioni sono arrivate con il contagocce ma sono state palpitanti: prima Lozano non ha approfittato di una uscita a vuoto di Dragowski, poi Raspadori ha messo in buca il pallone da tre punti mandando il San Paolo in visibilio.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Un super Handanovic, un guizzo di Brozovic:
e l'Inter beffa il Torino all'89'

I granata giocano meglio e hanno le migliori occasioni, sventate dallo sloveno.
Poi nel finale il gol partita del croato


Filippo Conticello


L’allungo estremo di Brozo al tramonto della partita regala all’Inter tre punti che parevano insperati, raccolti con la forza della disperazione più che con la lucidità e le idee, contro un Toro che per larga parte aveva fatto una figura assai migliore dei nerazzurri. Se Inzaghi ha potuto sfruttare questo scatto di nervi e cuore nel finale lo deve soprattutto al suo capitano ritrovato, Handanovic, tornato al suo posto e impegnato soprattutto nel secondo tempo a ribattere il bombardamento granata. I problemi per Inzaghi continuano comunque a covare sotto la cenere, anche se questa vittoria è acqua nel deserto: regala nuova vita. Al contrario, il Torino lascia San Siro con un rimpianto: avesse osato di più al momento giusto, il risultato sarebbe stato ben diverso.

PRIMO TEMPO — All’inizio Simone Inzaghi riporta alle vecchie mansioni i "sacrificati" del massacro contro il Bayern: ritrova il posto in porta Handa, De Vrij si riposiziona a guidare la difesa e anche Barella prova a dare adrenalina da mezzala. Semmai, la novità di giornata è la posizione di Dimarco, non esterno a tutta fascia ma di nuovo "braccetto" della difesa, con ampio margine per inserirsi. Il Toro, senza Juric frenato ancora dalla polmonite, schiera al centro della difesa Buongiorno, che ha vinto il ballottaggio con Schuurs, e l’ex Lazaro sulla destra. Se Sanabria è preferito a Pellegri nel ruolo di boa nel 3-4-2-1, la grande novità sulla trequarti è Seck a far coppia con Vlasic al posto di Radonjic. Stranamente, in partenza, il Toro assume un atteggiamento attendista, diverso dal solito, mentre l’Inter è quella dell’ultima settimana, se non peggio: le tossine di derby e Bayern non sono ancora andate via e i nerazzurri, a ritmo da dopolavoro, fanno una fatica enorme a traghettare la palla davanti. Sembra la squadra del mese di aprile, quella che buttò via uno scudetto che pareva già sul comodino, con gambe paralizzate ancora dalla paura e punte sconnesse dal resto del corpo. Così, in tutto un primo tempo al cloroformio in cui si sono sentiti nitidi i primi fischi ai nerazzurri, l’occasione più grande ce l’ha naturalmente il Toro. E con chi, se non con Vlasic, pericolo pubblico numero 1: si infila tra Barella e Skriniar e impegna Handa in una parata dall’alto valore simbolico. Con Onana che soffia sul collo, lo sloveno ha bisogno di vecchie certezze per blindare il suo posto e allontanare il più possibile una successione che pare inevitabile.

SECONDO TEMPO — All’inizio del secondo tempo, semmai, le nuvole si addensano ancora di più sotto al cielo interista. Nessuna scossa da parte di Inzaghi e granata che si alzano pericolosamente, costruendo una occasione di testa con Sanabria (altra parata di Handa) e un cross al veleno di Lukic. Dopo 6’ ecco l’episodio che avrebbe potuto dar un senso diverso al match: sempre Sanabria vede un rosso per una sbracciata su Calha, ma dopo intervento Var l’arbitro Ayroldi torna correttamente sui suoi passi cambiando il colore del cartellino. Il canovaccio del match non cambia comunque, con il portiere sloveno che deve parare coi piedi in vecchio stile Garella una punizione anonima dal suo lato di Rodriguez e poi mettere le mani su un altro paio di sinistri di Vlasic. Le solite, ormai ataviche, difficoltà in costruzione dei nerazzurri non sembrano di facile risoluzione, per questo Simone si affida alla panchina: mentre Paro sceglie Radonjic per Seck e Ilkhan per Linetty, Inzaghi toglie Dumfries e ripiazza Bastoni dietro (Darmian va a destra e Di Marco scala più alto). Ma, soprattutto, il tecnico cambia metà dell’attacco, mettendo Correa accanto a Lautaro. Il Toro argentino sembra davvero l’unico che avrebbe in corpo le energie per fare male all’altro Toro, però spesso sono iniziative individuali, come il sombrero che lo lancia verso la porta di Milinkovic prima del recupero prodigioso di Lukic. La spinta del pubblico, però, si sente e una reazione interista si vede finalmente, con una aggressione più alta e palloni che finalmente cadono nell’area granata: la prima parata del portiere serbo arriva su testata di Skriniar, prima che Barella fallisca sul più bello la stoccata davanti alla porta. E poi è lo stesso Martinez con una spettacolare girata di testa a sfiorare il gol, ma è un fuoco che resta acceso veramente per poco, dieci minuti massimo, e si spegne subito anche perché gli ingressi di Mkhitaryan e Bellanova non aggiungono spinta. Anzi è Radonjic a chiamare all’ennesima parata Handa, di gran lungo il migliore dei suoi. Quando sembra che non ci sia spazio oltre lo 0-0 e i bollori nerazzurri si sono decisamente calmati, l’Inter tira fuori dal cilindro un gol da tre punti, un po’ estemporaneo e figlio del cuore che ancora ha questa strada. Il passaggio a scavalcare la difesa di Barella ricorda il Nicolò che fu, l’inserimento di Brozovic alla spalle di Ilkhan è da rapinatore d’area. Quella palla che rotola non risolve minimamente i problemi, ma dà sollievo. Il Toro, invece, farà un campionato d’alta classifica, San Siro ne è testimone.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Var, rossi e rigori: a Marassi succede di tutto.
Poi il solito Giroud porta il Milan in vetta

Rossoneri in dieci per tutto il secondo tempo: espulso Leao.
Alla rete di Messias risponde Djuricic, il gol del definitivo 2-1
lo trova l'attaccante francese dal dischetto (mani di Villar)


Stefano Cantalupi


Di nuovo in testa, insieme al Napoli. Con cuore e carattere, il Milan passa a Genova giocando in dieci tutto il secondo tempo (rosso a Leao). Finisce 2-1 contro una Samp volitiva, come sempre le accade contro le grandi in questo campionato, a dispetto della poltrona scomoda in zona retrocessione. Aspettando l'Atalanta che domani può tornare in testa da sola, i rossoneri salgono a quota 14 punti e agganciano Spalletti al comando della classifica, con lo scontro diretto a San Siro programmato per domenica 18 settembre.

DUE GOL, ANZI UNO — Rispetto a Inter e Napoli, nella prima parte di gara il Milan sembra pagare meno le fatiche di Champions, in termini di brillantezza. E questo nonostante l'assenza di Origi per affaticamento muscolare, che impone gli straordinari a Giroud da centravanti. Se il francese non fosse in fuorigioco millimetrico sulla rete annullata a De Ketelaere (uscita pessima di Audero graziato dalla Var), o se le due chance che gli capitano in area sul finire del primo tempo si tramutassero in gol, probabilmente i rossoneri chiuderebbero il discorso già nel primo tempo. Invece Giampaolo può sperare nello sgambetto dell'ex ancora a lungo, perché il Diavolo torna in campo avanti solo di una rete, quella segnata da Messias al 6'. Splendida la combinazione che porta il brasiliano alla battuta vincente: Leao sfonda a sinistra, palla in area lavorata prima da Giroud e poi da De Ketelaere, di nuovo Leao che riceve e innesca Messias per l'1-0. Altrettanto bello il destro a giro di Djuricic poco più tardi: traversa piena, la migliore chance blucerchiata nei primi 45 minuti.

LEAO SHOCK — Comincia la ripresa e la partita cambia nel modo più imprevedibile. Leao, già ammonito, cerca una rovesciata volante e centra involontariamente col piede il volto di Ferrari: secondo giallo e Milan in dieci. Uno shock per i rossoneri, un'ulteriore iniezione di fiducia per la Samp, che raccoglie i frutti al 57'. È Djuricic a far esplodere il Ferraris, trovando perfettamente il tempo dello stacco sul cross di Augello e battendo Maignan.

CI PENSA GIROUD — Il merito del Milan è quello di non perdere la testa. I rossoneri si riposizionano con un 3-4-1-1 che non pregiudica le loro possibilità di ribaltare velocemente l'azione e attaccare, nonostante l'inferiorità numerica. E in queste situazioni gli strappi di Theo acquistano ancora più spessore. Serve però un episodio che faccia cambiare nuovamente l'inerzia della gara, e puntualmente arriva con un regalone blucerchiato: mani di Villar su un colpo di testa di Giroud, altro check Var e si va sul dischetto. Della battuta s'incarica proprio il numero 9 rossonero: 2-1 al 67'.

PALO DI VERRE — Da lì in poi è battaglia sportiva, veemente, emozionante. Samp all'assalto, Milan a difendersi coi denti. Anche con Vranckx, che debutta in una situazione movimentata. I blucerchiati ci provano con impeto e quasi riescono a pareggiare di nuovo: Maignan dice di no due volte a Gabbiadini nella stessa azione, e in mezzo c'è il palo colpito da Verre. È l'ultimo vero brivido del match: fa festa il Milan, esulta Pioli. E Giampaolo perde la testa poco prima del fischio finale: reazione nei confronti dell'arbitro Fabbri, fioccano cartellini rossi.

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L’Atalanta si inceppa,
Valeri salva la Cremonese:
1-1 al Gewiss Stadium

Nerazzurri in vantaggio con Demiral e recuperati in pochi minuti.
Annullato dal Var un gol di Koopmeiners.
Dea nuovamente prima, ma con Milan e Napoli


Matteo Pierelli


Ancora prima, ma non più da sola. L’Atalanta spreca una grande occasione di continuare il volo lassù, in solitaria, bloccata da una Cremonese solida, coriacea, brava a lottare su ogni pallone. I grigiorossi portano così a casa il secondo punto di questo campionato, il primo in trasferta, mentre i nerazzurri ora sono in compagnia di Milan e Napoli. Eppure la squadra di Gasperini era anche passata in vantaggio con una zuccata di Demiral al 74’, ma un errore di Musso ha aperto la strada al pareggio di Valeri. Così, all’Atalanta sembra ritornato il vizio della scorsa stagione, quando faticava e non poco in casa: da questo punto di vista il lavoro da fare è ancora parecchio.

ALTI E BASSI — Alcune novità nelle formazioni iniziali. Atalanta in campo con Demiral, che era in dubbio per un colpo subito in allenamento, mentre in panchina va Hojlund: Muriel ha recuperato dall’infortunio. Nella Cremonese debutto in grigiorosso di Meité, con Zanimacchia in panchina, rinunciando di fatto al trequartista e puntando sul 3-4-3. Gran caldo e inizio con ritmi non troppo intensi, con i grigiorossi bravi a chiudere le linee di passaggio dei bergamaschi. La prima a provarci è l’Atalanta con Muriel che avanza palla al piede e tenta dal limite, ma Radu si distende bene sulla sinistra. Però è la Cremonese ad avere una grande occasione al quarto d’ora: Okoli perde una palla sanguinosa che arriva a Escalante, gran botta dal limite e Musso è bravissimo a salvarsi in angolo. Al 23’ invece è Radu a superarsi, respingendo un fendente rasoterra di Koopmeiners. Poi i nerazzurri spingono sull’acceleratore e nel finale di tempo Muriel e Lookman concludono di poco a lato.

BOTTA E RISPOSTA — Nella ripresa l’Atalanta fatica ancora a trovare la via della porta e Gasperini si gioca la carta Hojlund, che subito dà una scossa alla squadra: da una sua sgroppata sulla destra, arriva l’ammonizione per Lochoshvili. Dalla punizione seguente (19’) ci sarebbe anche il gol di Koopmeiners, ma l’arbitro dopo consulto al Var giustamente gliela toglie: la palla è “sporcata” con le mani da Okoli. Ma poco dopo l’Atalanta trova la forza per passare, grazie al colpo di testa di Demiral che sfrutta alla perfezione una punizione da destra di Koopmeiners. E’ il 74’ e sembra fatta, ma cinque minuti dopo, al primo tiro in porta nella ripresa della Cremonese (con Ascacibar), Musso respinge male e Valeri da due passi la butta dentro. A quel punto la partita regala ben poco, i padroni di casa ci provano solo con Okoli, ma Radu riesce a trattenere la palla tra le gambe. Morale, finisce 1-1 come nell’ultimo precedente in Serie A del 1996, quando in panchina c’erano Emiliano Mondonico e Gigi Simoni. Giusto per non scontentare nessuno.

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Il "nuovo" Bologna ribalta la Fiorentina:
decidono Barrow e il solito Arnautovic



Viola in vantaggio con Martinez Quarta, il pari con il gambiano.
Al 62' la rete della vittoria dell'austriaco (dopo un lungo Var check) che poi esce per infortunio.
Thiago Motta in tribuna osserva e sorride. Out anche Dodo: l'infortunio è serio


Matteo Dalla Vite

Il Bologna si prende la prima vittoria del campionato sotto gli occhi di Thiago Motta (in tribuna) e guidata da Luca Vigiani, tecnico della Primavera: c’è un dubbio sul 2-1 di Arnautovic (Kasius commette fallo su Quarta prima dell’assist) ma a livello di ordine (ritrovato), battaglia e umiltà la squadra di Saputo ha legittimato i tre punti, anche per le conclusioni cercate e fatte. Tre punti che la Fiorentina – presa proprio dal Bologna in classifica – non prende in trasferta dal 10 aprile scorso: troppe poche occasioni in avanti, il tutto mentre Thiago Motta ha preso appunti e da oggi inizierà il proprio lavoro sulla squadra. E il suo inizio è un buon viatico.

THIAGO C’È, DODÒ BARELLA — È la prima gara senza Sinisa Mihajlovic dopo tre anni e mezzo, ed è Vigiani (tecnico della Primavera) a guidare la squadra. Confermata la formazione del Bologna che – senza Dominguez, Soumaoro e Sansone – fa esordire Posch come braccetto di destra e mette in mezzo al campo lo svizzero Aebischer; per Italiano, attacco con Kouamé, Jovic e Sottil con in mezzo Barak dal 1’. Non arrivano saluti (tramite striscione) a Sinisa Mihajlovic ma solo un coro destinato al Bologna in toto; Thiago Motta è presente e si siede in tribuna dopo essere arrivato al Dall’Ara a pochissimi minuti dal fischio d’inizio di Orsato. L’inizio è pressione del Bologna che cerca di togliere tranquillità e serenità di manovra alla Fiorentina: per un quarto d’ora c’è un’occasione buona – non conclusa – per Arnautovic, mentre la Viola si fa vedere con Bonaventura al 18’, tiro da fuori area sul quale Skorupski smanaccia bene e in angolo. Il Bologna lavora – come mai prima – uomo su uomo; la Fiorentina cerca di uscire dalla pressione affidandosi soprattutto alle ali, Kouamé e Sottil. Al 36’ una bella palla in profondità di Soriano apre alla fuga di Arnautovic: è pane suo ma Terracciano, in uscita e coi piedi, gli porta via la pagnotta. Al 45’ Italiano deve sostituire Dodo (che esce in barella) per un problema al tendine d’Achille destro: entra Venuti. Italiano dirà poi che "l'infortunio è serio, speriamo di non perderlo troppo a lungo".

1-1 IN 5' — La ripresa vede Saponara al posto di Sottil e Kouamé (5’) scartarne due in area per poi arrivare al tiro un po’ moscio, respinto da Skorupski. Il ritmo non cresce, il Bologna butta via un contropiede con Barrow mentre un minuto dopo la Fiorentina si affida ancora a Kouamé. Al nono, la Viola va in vantaggio: cross dalla sinistra di Saponara, Lucumi è in ritardo e disturbato da Jovic, spunta Quarta da solo a Skorupski battuto ed è 0-1. E’ il secondo tiro in porta della Fiorentina mentre il Bologna non ha mai impensierito Terracciano se non in uscita su Arnautovic: una disattenzione e la Fiorentina ha colpito in maniera gelida, feroce. Gelida la Viola ma alla prima palla buona anche il Bologna sa replicare: palla in profondità di Arnautovic, Igor si fa scavalcare da Barrow che – volando – infila Terracciano in uscita al 14’ st. Uno e uno al primo segnale serio dei rossoblù sotto gli occhi di Thiago Motta nello “Sky box” del Dall’Ara.

DUBBI — Poi, ecco subito il vantaggio del Bologna al 17’: palla persa dalla Fiorentina, Quarta cerca di controllare un pallone sulla destra, arriva Kasius che col gomito colpisce la nuca del fiorentino, Orsato dice che non c’è nulla, palla crossata e Arnautovic fa il 2-1: la Fiorentina protesta, “check” in corso da parte del Var Maggioni e gol assegnato. Col vantaggio quasi insperato, Vigiani mette Orsolini per Arnautovic mentre dall’altra parte Italiano infila Ikoné: il Bologna crea altre due occasioni e in una Barrow, come risvegliato dal gol, sfiora l’incrocio al 36’. Finisce con gli assalti della Fiorentina e sette minuti di recupero: Igor riceve la seconda ammonizione (per fallo su De Silvestri) e viene espulso al 56’ s.t. mentre il Bologna si prende la prima vittoria del campionato e molta, molta fiducia in più.

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Gioiello di Sensi, poi il Lecce pareggia.
E Di Gregorio cala la saracinesca



Bellissima punizione dell’ex Inter, poi i salentini si scatenano:
Gonzalez fa 1-1, e il portiere ospite con due miracoli impedisce la rimonta


Finisce con il primo punto nella storia del Monza in Serie A, da cui Giovanni Stroppa può ripartire, e con Baroni che urla come un pazzo in campo e poi nel tunnel che riporta agli spogliatoi. Il tecnico del Lecce recrimina per due calci di rigore che Pairetto non ha fischiato per falli di mano in area di Izzo e Pablo Marì. Intanto però manda in gol un altro 2002, lo spagnolino Joan Gonzalez. Ma anche in area Lecce c'è stato un episodio sospetto con un tocco di mano di Hjulmand su iniziativa di Ciurria. Stesso metro.

PERLA SENSI — La prima mossa è di Baroni, che manda Bistrovic sulle tracce di Rovella, regista del Monza. In effetti il Lecce bada da subito al contenimento, mentre i brianzoli si incaricano di costruire la partita. Ma il primo angolo sboccia al 13’, infruttuoso, subito seguito da un altro sulla bandierina opposta. Da lì il Lecce costruisce la prima occasione della gara: parabola di Bistrovic e testata di Baschirotto che atterra di pochissimo a lato, con Di Gregorio battuto. La chance concessa indurisce le idee del Monza, che al 16’ rischia ancora: palla persa da Sensi, Ceesay accende Banda, il cui tiro cross d’esterno attraversa l’area. Risponde il Monza: affondo di Caprari e cross verso il secondo palo, Pessina colpisce di testa ma Hjulmand devia in angolo. Al 28’ ancora Banda pericoloso a sinistra: cross verso il secondo palo dove Di Francesco non arriva. Al 35’ si sblocca la partita: Pairetto fischia un fallo di Hjulmand su Caprari molto contestato dai padroni di casa, della battuta si incarica Sensi che disegna un perfetto, angolato e potente destro a giro su cui Falcone non arriva. Sotto di un gol, il Lecce si rende conto che non può limitarsi ad aspettare l’errore dell’avversario, anche perché il Monza ha preso confidenza con la partita e con le proprie linee di gioco. Ma i giallorossi faticano a muoversi in avanti contro la difesa schierata. E così il Monza va all’intervallo in vantaggio: mai successo finora.

REAZIONE LECCE E POLEMICHE — Dura poco, però. Baroni mette mano all’undici dopo il break, toglie Helgason e mette il più mobile Gonzalez. Stroppa risponde con Molina per Birindelli, in difficoltà con Banda. Ma il cambio giusto è quello del Lecce. Solito dribbling di Banda, stavolta su Molina, filtrante per Ceesay su cui Marlon perde il tempo, cross smanacciato da Di Gregorio ma che arriva sui piedi proprio di Gonzalez che con il piattone infila in rete. È il 3’ e il Via del Mare si scalda, in un clima già incandescente. Stroppa perde Rovella, colpito duro da Di Francesco, e con lui sostituisce pure Pessina e Caprari, esausti. I cambi non aiutano il tecnico biancorosso: Colpani non entra in partita, Valoti un po’ di più ma mica tanto, Ciurria la vede poco. Il Lecce prende campo e protesta al 22’: tocco molto sospetto di Molina con il braccio largo in area. L’arbitro Pairetto dice no e nemmeno il cooling break lo convince alla revisione video. Proteste più timide dall’altra parte di Valoti per un presunto tocco di mano di Hjulmand. Unici episodi di una partita che rimanda tutto al finale, che è interamente del Lecce: 5 corner consecutivi, due occasioni monumentali. E si capisce perché Stroppa faccia giocare Di Gregorio invece di Cragno. Minuto 91: angolo di Askildsen, colpo di testa di Gonzalez, riflesso strepitoso del portiere del Monza. Subito dopo: angolo di Askildsen, Colombo si gira in area, Di Gregorio va in deviazione bassa. Ancora proteste sull’ennesimo angolo: contrasto tra Colombo e Pablo Marì che tocca con il braccio sul tocco dell’attaccante giallorosso. Ancora una volta il Var non interviene. E il Monza porta a casa il primo punto. È pur sempre un inizio.

Fonte: Gazzetta delo Sport
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L'Udinese fa sul serio: il Sassuolo è
travolto nel finale con Beto e Samardzic

Quarta vittoria consecutiva per i friulani a meno 1 dalla vetta.
Neroverdi avanti con Frattesi, poi rosso a Ruan,
pari di Beto e nel recupero match chiuso per il 3-1 finale


GB Olivero


Quarta vittoria consecutiva per l’Udinese che la prossima giornata ospiterà l’Inter alla Dacia Arena precedendola di un punto in classifica. Il successo sul Sassuolo, però, è stato sofferto nonostante la superiorità numerica per tutta la ripresa. I cambi hanno fatto la differenza: Beto ha segnato una doppietta e Samardzic, già nel recupero, ha realizzato la rete che ha indirizzato il risultato.

Il Sassuolo è in piena emergenza, ma ha disputato una gara attenta e ordinata. Fino al 75’ non ha concesso alcun tiro nello specchio agli avversari, ma le assenze in avanti hanno impedito di ripartire. E alla fine è arrivata la sconfitta.


PRIMO TEMPO — Il ritmo iniziale è piuttosto basso, gli attacchi producono poco e si assiste solo a una sterile esercitazione dalla bandierina: nei primi 13 minuti il Sassuolo batte 4 corner e l’Udinese 3. Per i portieri, comunque, sembra una giornata tranquilla: i bianconeri calciano un paio di volte fuori senza particolari velleità, mentre i neroverdi faticano ad arrivare alla conclusione. Frattesi, però, è in crescita e cerca di inserirsi con maggiore frequenza rispetto alle altre partite. Al 25’ proprio Frattesi conclude con un cross pericoloso una bella combinazione con Lopez e Laurientè. Il francese è guizzante e costringe all’ammonizione prima Ebosse e poi Becao. Al 33’ il primo tiro in porta di tutta la partita consente al Sassuolo di passare in vantaggio: Ebosse sbaglia un comodo passaggio, Lopez intercetta e scarica su Laurientè che, dopo un rimpallo fortunato, serve Frattesi che batte Silvestri. Cinque minuti dopo il portiere dell’Udinese evita il raddoppio deviando in angolo un diagonale di Laurientè. Ma prima dell’intervallo il Sassuolo resta in dieci. Grave errore nel fraseggio di Henrique che passa a Deulofeu: lo spagnolo serve Success in profondità e Tressoldi interviene fallosamente appena fuori area. Davanti a Success ci sarebbe stato solo Consigli, è chiara occasione da gol e l’arbitro Camplone espelle Tressoldi. L’Udinese, comunque, conclude il primo tempo senza alcun tiro nello specchio della porta.


SECONDO TEMPO — Sottil si gioca subito due cambi inserendo Ehizibue e Samardzic, ma l’Udinese fatica ad arrivare al tiro per la generosità del Sassuolo, che si organizza in un 4-3-2 ordinato: nessuna ripartenza, ma grande attenzione. A metà ripresa Sottil inserisce anche Nestorovski e Beto passando a un 4-2-3-1 molto offensivo perché a sinistra Udogie si muove costantemente in avanti. Pereyra entra nel vivo dell’azione e al 30’ mette sulla testa di Beto il pallone del pareggio: è il primo tiro dell’Udinese nello specchio. Dionisi passa al 4-4-1 e poi al 5-3-1 togliendo Pinamonti e inserendo Marchizza: l’estremo segnale dell’emergenza. L’Udinese accerchia l’area neroverde e sfonda nel recupero. Al 46’ Samardzic si accentra da sinistra e pesca l’angolino con una conclusione precisa di destro. E al 48’ Lovric lancia Beto indisturbato verso il 3-1 che chiude l’incontro. L’Udinese non si ferma più: siamo a quattro vittorie consecutive e secondo posto in classifica a un punto dalle prime in classifica.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Immobile sblocca, Luis Alberto chiude:
il Verona lotta ma deve arrendersi

Vittoria preziosissima per la squadra di Sarri,
messa a lungo in difficoltà da quella di Cioffi:
entrambi i gol arrivano nella ripresa


Nicola Berardino


I colpi di Ciro Immobile e Luis Alberto riportano la Lazio ai tre punti dalla vetta in campionato, bissando la vittoria di giovedì col Feyenoord in Europa League. Ma il successo sul Verona è stato decisamente in salita. Solo a metà ripresa, alla prima distrazione della retroguardia gialloblù, i biancocelesti sbloccano la gara col ritorno al gol di Immobile. Ed il raddoppio arriva al quinto minuto di recupero con un tocco di biliardo di Luis Alberto, subentrato nel secondo tempo per ridare vivacità a una manovra senza la dovuta incisività e ben controllata dalla squadra di Cioffi.

IN EQUILIBRIO — Sei novità nella Lazio rispetto alla formazione schierata giovedì contro il Feyenoord, in Europa League. In difesa, tornano Lazzari e Patric, mentre l’ex Casale è al debutto assoluto in biancoceleste con Romagnoli che parte dalla panchina. A metà campo, riecco Milinkovic, con Marcos Antonio alla prima da titolare al posto dello squalificato Cataldi in cabina di regia, e col ritorno di Basic sulla corsia sinistra. Nel Verona, in difesa, si rivede Ceccherini dal primo minuto. Per il resto, conferma dell’assetto col 3-4-1-2 che battuto la Sampdoria. Partita subito a tutto campo. Cerca profondità l’Hellas. La Lazio punta sulle fasce: dalla sinistra, traversone dell’ex Zaccagni non agganciato a Immobile; Lazzari anticipato da Montipò. La squadra di Sarri aumenta la pressione in avanti. Rapida ripartenza veneta con Lasagna: diagonale fuori. Montipò vigila su una botta di Milinkovic dalla distanza. Al 27’ palo interno su bordata dai 25 metri di Basic deviata dal portiere gialloblù. Si rilancia il Verona; Provedel fuori dai pali, Terracciano prova a sorprenderlo ma non inquadra la porta. Ritmi elevati. Verona compatto e coperto. Lazio a caccia di varchi. Al 36’ si ferma Veloso dopo aver provato a riprendere in seguito a una pallonata allo stomaco (nel frattempo anche ammonito) ed entra Tameze. Discesa di Lazzari: conclusione a lato. La squadra di Sarri pecca di precisione e concretezza in fase conclusiva. La formazione di Cioffi è guardinga in copertura e agile nelle ripartenze. Poco prima dell’intervallo, veneti vicini al gol: Henry timbra la parte alta della traversa.

SBLOCCA IMMOBILE — In avvio di ripresa, il Verona avanza il proprio baricentro. Riparte la Lazio: incursione di Felipe Anderson murata da Hien. Biancocelesti appannati nella costruzione del gioco. Al 10’ Sarri fa entrare Luis Alberto al posto di Basic. Sei minuti dopo Cioffi inserisce De Paoli e Cabal per Terracciano e Ceccherini. Lazio vicina al gol: si gira Luis Alberto in area, palla di poco a lato. Al 20’, doppia sostituzione nella Lazio: escono Marcos Antonio e Felipe Anderson , in campo Vecino e Cancellieri, altro ex gialloblù. Biancocelesti più intraprendenti. Al 23’, la gara si sblocca: cross lungo dalla destra pennellato da Milinkovic, in area sbuca Immobile che di testa porta in vantaggio la Lazio. Terzo gol in campionato per il capitano di Sarri dopo esser rimasto a secco nelle ultime due gare. Cioffi procede subito a una doppia sostituzione: fuori Lazovic e Lasagna, dentro Hrustic e Kallon. Che si rende pericoloso alla prima chance: a lato. Fastidi muscolari per Lazzari: entra Hysaj. Al 33’ Immobile sciupa clamorosamente l’occasione per raddoppiare: su lancio di Luis Alberto, supera Hien, arriva davanti a Montipò ma si fa fermare al dribbling dal portiere. E il numero uno del Verona è pronto sette minuti dopo ad opporsi a una rasoiata di Cancellieri. Che al primo minuto di recupero va a segnare ma viene fermato dal fuorigioco. Cincischia Hysaj , il Verona si fa largo in area, Provedel para su Ilic. Gara intensa fino all’ultimo soffio. Al 50’ chiude i conti Luis Alberto: micidiale il destro angolato del Mago, servito da Zaccagni. Il 2-0 dei biancocelesti esalta i 35mila dell’Olimpico. Al fischio finale, viene annunciata dagli altoparlanti la riapertura della campagna abbonamenti da parte della Lazio.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Salernitana a un passo dall'impresa.
Pari Juve al 91' e poi scoppia il caos

Candreva ed un rigore di Piatek portano in vantaggio gli ospiti nel primo tempo,
i bianconeri accorciano con Bremer e Bonucci realizza il
2-2 dopo la respinta di Sepe sul suo rigore.
Poi Milik segna ma il gol viene annullato e la Juve finisce in 9


Livia Taglioli


Al 90' la Salernitana si sentiva la vittoria in tasca, forte di un 2-1 meritato all'Allianz Stadium, grazie alle reti del primo tempo di Candreva e Piatek su rigore, vantaggio dimezzato da Bremer a inizio ripresa. Nei minuti di recupero scoppia la bufera: prima Bonucci realizza il pareggio rispedendo in gol un rigore respinto da Sepe, poi Milik segna il clamoroso 3-2, si sfila la maglia nell'esultanza e viene espulso (seconda ammonizione). Poi però il Var sancisce una posizione di fuorigioco di Bonucci nell'azione del gol di Milik e dunque annulla la rete. In un clima da far west vengono espulsi anche Cuadrado, Fazio e Allegri.

IN&OUT — In casa Juve l’infermeria lievita anziché svuotarsi: dopo le notizie poco incoraggianti sul fronte-Chiesa (escluso il previsto rientro ad ottobre, se va bene se ne riparla a novembre), arriva anche lo stop di Rabiot, dopo quello di Locatelli, per un sovraccarico al soleo. La margherita da sfogliare resta comunque ampia, ed Allegri decide di ricorrere a McKennie e Miretti. In avanti fiducia a Kean, al fianco di Vlahovic. Nicola infoltisce il centrocampo e piazza Dia e Piatek davanti, chiedendo ai suoi di tenere strette le linee, grande aggressività nell’intercetto prima ancora che dietro e grande prontezza nel ribaltamento dell’azione.

DOPPIO VANTAGGIO SALERNITANA — Risultato: la Salernitana esegue lo spartito alla perfezione, la Juve dopo aver chiamato in causa Sepe due volte nei primissimi minuti con Miretti si assenta in maniera ingiustificata dal match. Un paio di errori di Cuadrado e la Salernitana è in vantaggio: prima Maggiore non sfrutta al meglio una buona azione, poi Mazzocchi danza in area, si libera per il cross e Candreva trova l’impatto più felice. E’ il 18’, il primo tempo è definitivamente capovolto: la Juve non riuscirà più non solo ad arrivare al tiro, ma nemmeno a costruire azioni offensive degne di nota. Per contro la Salernitana gioca a memoria e vola sulle ali della fiducia, infilando di continuo una Juve spaesata con azioni in velocità che la proiettano puntualmente in zona tiro. Piatek non arriva per un soffio alla deviazione vincente al 30’, poi Perin gli devia in angolo un gran tiro al 42’. Il terzo tentativo è quello buono, per il Pistolero, e al 50’ arriva il raddoppio della Salernitana: rigore per un fallo di mano di Bremer su una sua conclusione e dal dischetto il polacco spiazza Perin con un gran destro.

BREMER RIAPRE IL MATCH — La ripresa si apre con Milik in campo al posto di Kean, e, una manciata di minuti dopo, con la Juve che dimezza lo svantaggio: Kostic sfugge a Couilibaly e crossa teso, Bremer di testa supera Sepe. E’ il 51’ la gara è sull’1-2. La Salernitana accusa il colpo, e un minuto dopo rischia l’autogol: Vlahovic lanciato da Milik scatta in contropiede e mette in mezzo, Fazio nel tentativo di liberare l’area colpisce la traversa. Ma il gioco era fermo per un fuorigioco del serbo. La Salernitana ha perso un po’ di brillantezza, anche se continua a macinare gioco offensivo con intraprendenza e personalità. Al 63’ Miretti e De Sciglio lasciano il posto a Fagioli ed Alex Sandro. Trascorrono i minuti e la Juve cerca di stringere i tempi: Vlahovic prima chiama Sepe a una difficile deviazione in angolo e poi sbaglia di poco la mira, Paredes non trova lo specchio, Milik, servito da Vlahovic, sfiora il palo di sinistro, ma anche Perin para a terra su Dia . Il polacco tiene alti i giri: prima non arriva a deviare sotto rete un cross di Cuadrado, poi colpisce la traversa. Ma la Salernitana resiste e agisce di rimessa.

FINALE DA FAR WEST — Marcenaro concede cinque minuti di recupero, e qui succede di tutto: Vilhena atterra Alex Sandro in area, Bonucci si fa respingere il rigore e poi perdonare spingendo il pallone in rete per il 2-2, al 91'. Al 94' tocca a Milik ribaltare il risultato siglando il 3-2: l'esultanza senza maglietta gli costa la seconda ammonizione e dunque l'espulsione. Ma non è finita qui, perché il Var controlla l'azione del gol e decreta che vada annullato per un fuorigioco di Bonucci, che non ha toccato il pallone ma è oltre la linea dei difensori. In campo scoppia una rissa: cartellini rossi anche per Cuadrado, Fazio e Allegri, e la Juve esce con un punto, secondo pari consecutivo dopo quello di Firenze.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Riscatto Roma a Empoli:
Dybala e Abraham regalano i 3 punti a Mou

Finisce 2-1 per i giallorossi che hanno pure fallito un rigore con Pellegrini:
nel primo tempo alla rete iniziale dell’argentino
ha fatto seguito il pareggio di Bandinelli.
Nella ripresa, gol vincente dell’inglese.
I toscani finiscono in 10 per l’espulsione di Akpa Akpro


Andrea Pugliese


Con un po’ di fatica e sofferenza, ma alla fine la Roma riesce a buttarsi alle spalle la settimana nera nata ad Udine e peggiorata a Razgrad, tornando da Empoli con tre punti pesantissimi (2-1), che le permettono di riportarsi a una sola lunghezza dalla vetta. A mettere il marchio sulla vittoria giallorossa è uno strepitoso Dybala (gol e assist per Abraham), sempre più il gioiello di casa. L’Empoli ci ha provato, ha giocato anche una buona partita, intensa e vivace. Ma la maggior qualità romanista alla lunga ha fatto la differenza.

BOTTA E RISPOSTA — Zanetti lascia Bajrami in panchina e davanti si affida a Pjaca alle spalle di Lammers e Satriano, Mourinho invece in mezzo al campo conferma a sorpresa la coppia Cristante-Matic. Ne viene fuori subito una partita frizzante, giocata a viso aperto, con l’Empoli che prova a fare come l’Udinese, sfruttando il quadrilatero di centrocampo tra Marini e Pjaca come vertici e Haas e Bandinelli come mezzali. Lammers e Bandinelli si rendono subito pericolosi, Dybala impreca per il palo in mischia. Insomma, le emozioni non mancano: Pjaca mette i brividi a Rui Patricio su schema d’angolo, mentre Dybala stavolta piazza da fuori un colpo da biliardo per il vantaggio giallorosso (su respinta difettosa di Luperto). Allora la reazione toscana si sviluppa sull’asse Parisi-Satriano, con il primo a confezionare assist e il secondo a cercare la via del pareggio (che gli viene negata dal palo). Nel frattempo però la Roma ha arretrato il baricentro, anche per provare a far male negli spazi con le ripartenze. Paradossalmente, però, le occasioni arrivano da azioni manovrate, prima per Pellegrini e poi per Celik. E proprio il turco (con la complicità di Mancini) si addormenta al 43’, lasciando solo Bandinelli per il pareggio dell’Empoli. Tutto sommato un 1-1 giusto, visto che i toscani hanno giocato con sfacciataggine, senza paura, e la Roma ha fatto valere la maggior cifra tecnica dei suoi interpreti.

SUPER JOYA — La ripresa si apre con la Roma ad un soffio dal nuovo vantaggio, ma Parisi respinge sulla linea di porta il colpo di testa di Ibanez. La pressione giallorossa cresce di minuto in minuto, anche se il vero problema è che Abraham trova a lungo un’altra giornata così così di questo suo inizio di stagione. Pellegrini invece costringe al giallo prima Ismajli e poi Akpa Apro, appena entrato. Dietro, del resto, l’Empoli rischia tanto nella costruzione dal basso e un paio di volte rischia quasi di farsi gol da solo, regalando palloni d’oro ai giallorossi. Poi Mancini sbaglia ancora la marcatura e gli va bene che Satriano si divora il gol del 2-1. E allora a tirare fuori il coniglio è ancora una volta Dybala, con una magia delle sue e un assist al bacio per Abraham, che stavolta non sbaglia. Poi Pellegrini trova il modo peggiore di festeggiare le sue 200 gare in giallorosso, calciando sulla traversa il rigore concesso per fallo di Cacace su Ibanez. Allora Mou decide di inserire un centrocampista in più (Bove), per provare a cementare la vittoria nella zona nevralgica del campo. Ma le emozioni sono senza fine: palo dal limite di Akpa Akpro, che subito dopo viene espulso per un’entrataccia su Smalling. Quindi Vicario salva prima su Bove e poi su Belotti, arrivano 7 minuti di recupero e l’ultimo tentativo disperato di Bandinelli. Ma non c’è più tempo per niente, la Roma torna a vincere.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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13/09/2022 13:27
 
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SERIE A 2022/2023 6ª Giornata (6ª di Andata)

10/09/2022
Napoli - Spezia 1-0
Inter - Torino 1-0
Sampdoria - Milan 1-2
11/09/2022
Atalanta - Cremonese 1-1
Bologna - Fiorentina 2-1
Lecce - Monza 1-1
Sassuolo - Udinese 1-3
Lazio - Verona 2-0
Juventus - Salernitana 2-2
12/09/2022
Empoli - Roma 1-2

Classifica
1) Napoli, Atalanta e Milan punti 14;
4) Udinese e Roma punti 13;
6) Inter punti 12;
7) Lazio punti 11;
8) Juventus e Torino punti 10;
10) Salernitana punti 7;
11) Fiorentina. Bologna e Sassuolo punti 6;
14) Verona e Spezia punti 5;
15) Empoli punti 4;
16) Bologna punti 3;
17) Lecce punti 3;
18) Cremonese e Sampdoria punti 2;
20) Monza punti 1.

(gazzetta.it)
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17/09/2022 14:09
 
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Strefezza regala la prima vittoria al Lecce:
il suo gol capolavoro stende la Salernitana

Pugliesi in vantaggio al 42' in contropiede con Ceesay, pari con autogol di Gonzalez al 55'.
A 7' dalla fine la rete del brasiliano, entrato 5' prima, che decide il match


Roberto Guerriero


Il Lecce sbanca l’Arechi e conquista la prima vittoria in campionato. Dopo il pari di Napoli, la Campania si conferma terra di conquista per la formazione salentina che, in un colpo solo, risolve così il problema del gol e compie un importante balzo in classifica. Per la Salernitana si interrompe la serie positiva che durava da cinque giornate.

LA PARTITA — Nicola schiera Gyomber al posto dello squalificato Fazio ed è l’unica novità rispetto alla sfida con la Juventus. Baroni squalificato, in tribuna stampa a seguire la gara e sostituito dal vice Del Rossi in panchina, conferma il 4-3-3 cambiando la linea mediana con la contemporanea presenza di Gonzalez e Askildsen. Nel primo tempo la Salernitana, dopo un guizzo iniziale di Coulibaly che va in gol ma in fuorigioco, va in difficoltà. Merito del Lecce che gioca meglio; a metà campo Maggiore è limitato dalla presenza di Hjulmand, mentre Coulibaly e Vilhena sono poco brillanti, così la manovra della Salernitana è prevedibile e solo sulle corsie laterali Candreva e Mazzocchi (galvanizzato dalla prima convocazione in azzurro) provano a costruire, ma senza successo, qualche opportunità per gli attaccanti. La squadra di Nicola soffre i cambi di gioco con lanci lunghi del Lecce che, in avanti, si affida alla vivacità di Banda, chiuso in due occasioni dagli interventi provvidenziali di Daniliuc. Dopo un’occasione fallita da Mazzocchi (colpo di testa a lato da pochi metri), il Lecce sblocca con merito il punteggio al 42’ con Ceesay che sfrutta un millimetrico lancio di Hjulmand. L’accelerazione dell’attaccante gambiano è micidiale: supera in velocità Daniliuc, poi anche Sepe in uscita e realizza il gol del vantaggio.

CAMBI — In avvio di secondo tempo Nicola schiera Kastanos e Bradaric, ridisegna la squadra che passa al 4-4-2. Cambiano anche gli equilibri. La Salernitana inizia a premere e va subito vicino al pareggio con Piatek che impegna Falcone con un tiro in diagonale. Il pari arriva al 55’ grazie a una incredibile autorete di Gonzalez, autore di un intervento scomposto sul calcio d’angolo di Candreva. Sull’1-1 Piatek e Banda si rendono pericolosi ma a decidere la partita è Strefezza. All'83', cinque minuti dopo l'ingresso in campo, il brasiliano con uno splendido tiro a giro dal limite dell’area di rigore firma il gol della prima vittoria in campionato.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Thiago Motta, debutto amaro col Bologna:
l'Empoli fa il colpo con Bandinelli

Ottimo avvio dei toscani che sfiorano il gol con Lammers.
Al 75’ arriva la rete del centrocampista su assist di Henderson.
Palo di Arnautovic e traversa di Zirkzee al 90’


Matteo Dalla Vite


Non bastano un palo di Arnautovic e una traversa di Zirkzee per abbattere la gioia di un Empoli che coglie la sua prima vittoria stagionale e anche meritatamente. La pattuglia di Zanetti ha legittimato i tre punti con un gioco diretto e sicuro per tutta la gara, sfiorando tre volte il vantaggio già nei primi minuti e cogliendolo alla mezz’ora della ripresa con Bandinelli, bravo a infilarsi in un caos creato da Skorupski e Posch con in mezzo Lammers a fare da guastatore. Il Bologna di Motta non è ancora un qualcosa di preciso: il nuovo 4-2-3-1 ha mostrato pecche, vuoti, non quell’aggressione che il tecnico voleva. Insomma, è un mix evidentemente caotico e di difficile lettura.

TUTTO EMPOLI — Le previsioni erano giuste: Motta passa al 4-2-3-1 e sposta Medel in mezzo al campo varando per la prima volta la coppia di centrali Posch-Lucumì con ai fianchi De Silvestri (che torna dal 1’) e Cambiaso. Zanetti apparecchia la formazione ipotizzata ma con Bajrami al posto di Pjaca e un sistema che stacca Marin davanti alla difesa per un 4-1-3-2 con coppia d’attacco Lammers (che porta il pericolo subito al 5’, parata di Skorupski) e Satriano. Per Thiago Motta è il debutto assoluto sulla panchina del Bologna e l’inizio è molto più Empoli: Cambiaso perde un pallone (7’) al limite dell’area e Satriano ne approfitta fino alla parata di piede ancora di Skorupski. Che si deve ripetere, quindi per la terza volta in 10’ ancora su Lammers dopo una palla terribilmente corta in retropassaggio di Posch. Bologna che inizia imbambolato, Empoli deciso ma sprecone. Thiago Motta non riesce a vedere ciò che vuole, ovvero pressing alto, recupero immediato del pallone, coperture che Barrow e Orsolini non sono abituati a rincorrere: il tutto anche e soprattutto per merito dei toscani che manovrano con rapidità, trovandosi e scambiandosi anche di posizione, creando alternative di gioco. Aveva ragione Zanetti: il suo Empoli crea ma quanto è dura finalizzare… In tre minuti Orsolini impegna Vicario, poi comincia a crescere la squadra di casa: uomo su uomo, ricerca immediata della riconquista del pallone ma la scintilla non si vede da parte bolognese per tutto il primo tempo. Meglio l’Empoli: dietro non sbaglia nulla (a parte i rientri di Furore-Parisi), in mezzo trova sempre compagni liberi acuendo l’affanno di un Bologna che è ancora una via di mezzo fra tanti concetti fra passato e presente.

PALO E TRAVERSA — La sveglia bolognese potrebbe trillare due volte all’alba della ripresa: l’arbitro Volpi decreta un rigore per braccio di Stojanovic (largo) su cross di Cambiaso che però, prima, aveva ricevuto palla in fuorigioco: Nasca, al Var, mette tutto in ordine. Stessa cosa pochi minuti dopo: combinazione veloce con tiro finale (parato da Vicario, 16’) di Orsolini, ma Barrow aveva assistito tutto in posizione “illegale”. Ma è alla mezz’ora che si apre tutto: cross da destra di Henderson, Posch e Lammers disturbano l’uscita di Skorupski, palla che finisce all’interventista Bandinelli e vantaggio empolese. Meritato. Il Bologna reagisce ma non va oltre un palo preso da Arnautovic (77’) e una traversa di ginocchio di Zirkzee (90’): troppo poco contro un’Empoli che – a differenza del Bologna – ha sempre saputo cosa fare e come colpire.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Sabiri illude la Samp:
l’autogol di Murillo e Nzola
danno i 3 punti allo Spezia

Un’autorete di Murillo e Nzola regalano il successo dopo oltre un mese alla squadra di Gotti.
Strepitoso nel finale Dragowski su Quagliarella


Alex Frosio


La Spezia ancora fatale alla Sampdoria. Per il terzo anno di fila i blucerchiati cadono al Picco e ora è crisi: terza sconfitta di fila, la quinta su sette giornate in cui la squadra di Giampaolo non ha ancora vinto. Si inizia con un po’ di tensione. Un gruppo di tifosi blucerchiati vengono sistemati su un lato della tribuna, dove c’è il pubblico di casa. In fretta e furia viene organizzato un cordone di polizia per separare ospiti e casalinghi. Sul campo, un lampo illumina l’inizio della partita. Sul primo vero attacco della Sampdoria, all’11’, Sabiri riesce a ricevere sulla trequarti, si gira e non ci pensa un attimo: destro improvviso da 25 metri, il pallone si alza e poi si abbassa all’improvviso verso il palo lontano. Gol strepitoso, con un tiro che la Gialappa’s avrebbe definito “a voragine”. Talmente abbagliante che la stessa Samp si distrae. Il vantaggio dura un’ottantina di secondi e non di più. Lo Spezia infatti pareggia subito: aggiramento da sinistra verso destra, cross basso di Holm, Ferrari chiude ma il pallone sbatte su Murillo e rotola in rete.

LATO DEBOLE — Rete fortunata ma che espone il lato debole della Samp, a sinistra, dove Augello stringe la posizione, Djuricic e Sabiri aiutano poco, così Holm è sempre libero di affondare. Murillo al 15’ chiude in extremis su Nzola, lanciato da un pasticcio tra il colombiano e Ferrari, al 28’ Gyasi sbuca alle spalle della difesa su lancio di Ampadu ma allarga il diagonale: segnalato un fuorigioco, ma è un’occasione sprecata. Al 41’ affondo di Reca e cross basso, Augello anticipa di un soffio Holm. Lo Spezia chiude il primo tempo senza conclusioni in porta, la Samp tocca quota due perché al gol di Sabiri aggiunge al 28’ un sinistro centrale di Rincon, il più vivace nel condurre la caccia nella metà campo avversaria.

RIPRESA — La pressione Samp si intensifica a inizio ripresa: al 6’ Sabiri ci riprova da fuori (alto), al 7’ Djuricic scippa Bourabia in costruzione bassa e mette Caputo davanti a Dragowski che si esibisce nel primo di una serie di interventi decisivi. All’11’ la risposta dello Spezia arriva da piazzato: Ampadu di testa costringe Audero al balzo. I padroni di casa però faticano a riavviare i cambi-campo, la Samp prende metri. Al 16’ punizione di Sabiri: Dragowski coi pugni. Al 21’ ancora Sabiri dal limite, stavolta prova a piazzare ma il pallone esce di poco. Lo Spezia sfonda sempre a destra: al 24’ cross di Holm sputato dall’area, dal limite prova Nzola ma Audero blocca. Al 27’ il vantaggio spezzino. Da dove? Da destra, ovviamente. Bourabia manda al cross Holm, e stavolta il pallone arriva giusto per l’irruzione di Nzola. Nel frattempo i cambi: nella Samp Gabbiadini per Leris (dopo Vieira per Villar), Gotti legge subito i cambi, metter Hristov per Reca e Ekdal per Kovalenko e ridisegna il 4-2-3-1 per arginare con un difensore puro la destra, dove si piazza Gabbiadini. Conti, sostituto dello squalificato Giampaolo, allora vira sul 4-3-1-2, con Quagliarella per Caputo e Verre per Djuricic. È assalto. E Dragowski diventa protagonista. Al 37’ intercetta il doppio tentativo di Gabbiadini e Sabiri, nel recupero esce sui piedi di Quagliarella lanciato da Gabbiadini. Dopo 4’ di recupero, al fischio finale, tutto lo Spezia va ad abbracciare il portiere.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Alvarez all'ultimo secondo:
mezzo Sassuolo sorprende il Torino

Al 93' l'attaccante uruguaiano, appena entrato,
regala la vittoria agli emiliani decimati dalle
assenze con uno splendido colpo di testa


Mario Pagliara


Ancora una volta all’ultimo respiro. Dopo San Siro, il Torino subisce la seconda sconfitta, stavolta al 93’. Il giustiziere è Alvarez, servito da un cross Rogerio, che anticipa Buongiorno e beffa di testa un incolpevole Milinkovic Savic. Fino a quel momento, il Toro pur soffrendo più delle altre partite era riuscito tutto sommato a tenere botta. Il Sassuolo di Dionisi ha giocato meglio e ha creato di più, soprattutto nel primo tempo quando un prodigioso intervento di Milinkovic ha impedito a Frattesi di urlare per un gol che sembrava già a fatto. Il Toro ha corso, si è battuto, ha sofferto ma non è riuscito a essere mai pericoloso.

SAN MILINKOVIC — In un solo colpo Juric modifica due dogmi consolidati: rinuncia sia al doppio trequartista sia a un centravanti di ruolo. Il suo Toro si schiera davanti con le due punte, Radonjic è in linea con Seck, alle spalle c’è Vlasic. Sanabria e Pellegri dalla panchina. In mattinata Juric aveva perso Rodriguez (febbre) e Vojvoda (noie muscolari). L’elenco degli infortunati di Dionisi è molto più lungo, il tecnico del Sassuolo ha pochi margini di manovra nell’undici. Decide di lanciare nel tridente l’appena diciottenne D’Andrea (è maggiorenne dal 6 settembre), protagonista di una buonissima prova al suo debutto assoluto in Serie A. Nel primo quarto d’ora il Toro parte pure forte, con un Radonjic elettrico e un Seck vivace. Manca spesso nella concretezza e nell’assistenza sule due fasce. A metà gara è un ordinato Sassuolo a essere più pericoloso, con almeno tre buone occasioni. Al 28’ serve un intervento salva-vita di Schuurs su Pinamonti (assist di D’Andrea) per evitare il peggio, quattro minuti dopo D’Andrea ci prova a giro ma Milinkovic è attento. Al 37’ un lampo lungo la direttrice Singo-Vlasic permette a Lazaro di firmare il vantaggio, ma è tutto inutile per la posizione di fuorigioco di Vlasic (segnalata dal Var). Nel finale di primo tempo, la seconda buona chance del Sassuolo cade sui piedi del baby D’Andrea, Buongiorno è provvidenziale nel salvataggio. Un minuto dopo, sull’angolo che ne nasce battuto da Laurienté, lampo di Frattesi che trova tempo e spazio giusti per battere a rete. Sembra praticamente gol, con l’Olimpico che sospende il respiro per una frazione di secondo, ma (San) Milinkovic con un guizzo impressionante, da gatto, salva in maniera prodigiosa il risultato e per poco non si infortuna pure. Allo scadere Ayhan mura Vlasic.

ATTACCO PESANTE — Scollinata l’ora di gioco, con il punteggio e la gara bloccata, Juric piazza un triplo cambio: fuori Radonjic, Seck e Lazaro, dentro Pellegri, Sanabria e Aina. Il croato vara così un Toro con l’attacco pesante. La partita però non trova l’impulso per crescere nel ritmo, e nessuna delle due squadre riesce a trovare lo spunto o la giocata per spezzare l’equilibrio. Scorre via un secondo tempo, tutto sommato, carico di agonismo ma sempre con interventi corretti, pur tuttavia senza particolari sussulti, tranne quando Djidji cicca malamente da due passi una conclusione tutt'altro che impossibile. Nel finale, il banco salta quando Rogerio indovina l’assist giusto per il neo entrato Alvarez. Al 93’ è il colpo di testa da tre punti.

Fonte: Gazzetta delo Sport
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Inter, che combini?
Barella gol, poi si scatena l’Udinese:
Inzaghi nella bufera

I nerazzurri partono benissimo con una punizione del centrocampista,
poi il tracollo: terzo k.o. in campionato in 7 partite


Davide Stoppini


Com'è che si dice? Chi vince esulta, chi perde spiega. L'Inter deve spiegare un'altra volta, la terza in questo campionato, la quarta in stagione. Sconfitta pesante, perché il 3-1 dell'Udinese arriva nel finale ed è segnale di una squadra ci ha creduto di più e con maggiore lucidità. Sottil esulta: è la quinta vittoria consecutiva, arrivata con il gusto di una rimonta dopo lo svantaggio iniziale di Barella. Un autogol di Skriniar, un colpo di testa di Bijol e un altro di Arslan disegnano il tabellino dei sogni, per l'Udinese.

PRIMO TEMPO — Non c'è tempo di studiarsi, la partenza è lanciata e i ritmi subito alti, come previsto. L'Udinese si affaccia al 2' con Lovric, che spaventa Handanovic con un destro di poco largo. La prima occasione Inter, invece, porta subito al vantaggio. Ed è una giocata non usuale: Barella non è esattamente uno specialista di calci piazzati, ma al 5' trova un destro perfetto sopra la barriera su cui Silvestri può nulla. Inzaghi subito avanti: alla vigilia aveva chiesto ai suoi di fare attenzione alle partenze lampo dell'Udinese, è lui invece a ritrovarsi in vantaggio. Sottil accusa il colpo, l'Udinese ci mette qualche minuto a carburare. Poi aumenta i ritmi del pressing e schiaccia l'Inter all'indietro. Il pareggio, al 22', arriva in realtà da un altro calcio piazzato: Pereyra mette dentro un pallone dalla trequarti, in mischia Skriniar devia alle spalle di Handanovic. L'Inter protesta per un fallo su Dzeko, ma Valeri convalida dopo il check del Var. Tutto da rifare per i nerazzurri. E pure per Inzaghi, che piazza la mossa a sorpresa, di sicuro inedita. Bastoni e Mkhitaryan, ammoniti, vengono sostituiti al 30' da Gagliardini e Dimarco, subito dopo il tiro potente dello stesso Bastoni - parato - con una conclusione di sinistro su sponda di Dzeko. Il pallino del gioco resta in mano all'Udinese, che pressa fin dentro l'area avversaria oscurando la costruzione di Brozovic. L'Inter concede campo per poi guadagnarlo in ripartenza. Al 33' la chance è per Dzeko, che manda alto un cross di Dumfries dopo un ottimo lavoro di Lautaro sulla trequarti ed è l'ultima vera azione segnalabile del primo tempo, tra un paio di mischie irrisolte nell'area nerazzurra e un buon contropiede sprecato malamente da Dumfries al momento del cross.

SECONDO TEMPO — Il secondo tempo comincia con una chance per l'Udinese: Dumfries perde palla sulla destra, Deulofeu guadagna e accentrandosi cambia fascia, dove Pereyra però strozza la conclusione. Non c'è tempo per i ragionamenti, le due squadre non gestiscono ma spingono. Al 7' l'occasione d'oro è sulla testa di Dumfries, che però schiaccia troppo a terra il colpo di testa. Dopo il gol annullato a Dzeko per fuorigioco (10'), è l'Udinese ad avvicinarsi al 2-1: Beto con un rimpallo va via ad Acerbi, ma il suo pallone giocato dentro l'area piccola non trova nessun compagno per il tap-in. Ritmi altissimi, che provocano gialli in serie: Udogie, Becao e Brozovic, quest'ultima un'ammonizione pesante perché da diffidato il croato salterà la sfida con la Roma dopo la sosta. Primo cambio per Sottil: dopo un'ora di gioco fuori Makengo e dentro Samardzic. La gara ora ha una fisionomia diversa rispetto al primo tempo: è l'Udinese a lavorare sulle ripartenze o gli errori altrui. Da uno di questi – minuto 18 – nasce una grande occasione: Brozovic perde un pallone sulla trequarti, Lovric punta dritto verso Handanovic, destro dal limite che il portiere sloveno devia in angolo. Inzaghi cambia ancora, altri due nuovi ingressi: minuto 23, dentro Correa e D'Ambrosio per Dzeko e Darmian (con Dimarco che si alza a centrocampo). Sottil risponde: escono Beto e Pereyra per Success ed Ehizibue. Il pareggio pare non essere un'opzione per nessuno in campo. E infatti al 28' l'Udinese arriva a un soffio dal vantaggio: Deulofeu colpisce il palo lontano ad Handanovic battuto, sulla respinta è D'Ambrosio è salvare quasi sulla linea la conclusione di Samardzic. L'Inter si sbilancia alla ricerca del vantaggio, ma così facendo si espone alle ripartenze degli uomini di Sottil. Una di queste – al 29' – per poco non è chiusa da Ehizibue (bravo D'Ambrosio nell'occasione). Handanovic è chiamato a usare i piedi per respingere una conclusione di Walace. Nuovi cambi: fuori Acerbi per De Vrij nell'Inter, dentro Arslan ed Ebosse per Lovric e Udogie nell'Udinese. In generale l'Udinese pare averne di più e non è solo un'impressione. Al 40', annunciato, il 2-1 friulano: decisivo un altro calcio piazzato, angolo di Deulofeu che Bijol, marcato dal nuovo entrato De Vrij, devia di testa sul palo lungo. L'Inter prova a reagire: al 42' Lautaro spreca ciccando la girata in area da buona posizione, al 45' Brozovic si vede respingere da Silvestri una conclusione dal limite. In mezzo Deulofeu, egoista, aveva sprecato una ripartenza. Si farà perdonare al 48', servendo magistralmente Arslan, che sul secondo palo di testa fissa il 3-1 che vale la quinta vittoria di fila e il primo posto momentaneo, aspettando i risultati di giornata. Il Paradiso è qui, per l'inferno chiedere all'Inter.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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La Lazio si rialza:
poker alla Cremonese per dimenticare il Midtjylland

Sarri riparte dopo la brutta sconfitta europea grazie alla
doppietta di Immobile e i gol di Milinkovic-Savic e Pedro.
I grigiorossi ultimi con la Sampdoria


Matteo Pierelli


E’ presto per dire se il famoso germe che si annidava nello spogliatoio della Lazio sia stato individuato. Di sicuro Maurizio Sarri è stato bravo a trovare un antidoto capace di rimettere in careggiata i suoi, dopo la terribile sbandata in Danimarca. Contro una Cremonese sottotono, la peggiore della stagione, i biancocelesti, grazie a una doppietta di Ciro Immobile, al sigillo di Milinkovic Savic nel primo tempo e a quello di Pedro nella ripresa, cancellano il disastro in Europa e ottengono la prima vittoria in trasferta di questa stagione. E adesso possono godersi la sosta in serenità, in attesa di trovare quella continuità necessaria per ambire a traguardi super ambiziosi. La Cremonese, invece, si lecca le ferite e dovrà cercare di capire da dove nasce questo improvviso e inaspettato blackout.

SUPERIORITÀ — Lazio in campo con cinque cambi rispetto alla disfatta in Danimarca. In difesa parte dal via Casale al posto di Romagnoli, mentre davanti Zaccagni gioca esterno alto al posto di Pedro. Partita subito in discesa per la squadra di Sarri, anche se dopo cinque minuti Valeri ha una buona occasione sulla sinistra: il suo mancino finisce alto. Poi sale in cattedra Milinkovic-Savic che con un'invenzione delle sue mette Immobile davanti alla porta e il bomber a due passi da Radu la butta dentro. A quel punto la partita è subito in discesa per i biancocelesti che giocano più sciolti e tranquilli, facendo circolare la palla con grande fluidità. Così, al 21’, arriva il raddoppio con il rigore di Immobile, assegnato da Orsato dopo consulto al Var per un braccio (troppo alto) di Lochoshvili dopo che la palla era carambolata sul suo petto su un tiro dello stesso Immobile. La partita in pratica finisce lì: la Cremonese patisce lo svantaggio ed entra in uno stato confusionario. Come dimostra l’incomprensione fra Escalante e Radu in una rimessa dal fondo che per poco non costa il terzo gol: Bianchetti (entrato al posto di Chiriches) salva su Felipe Anderson. Ma la squadra di Alvini proprio non c’è e, dopo un paio di tentativi di Dessers calciati malamente, nel recupero arriva la rete di Milinkovic-Savic, abile a sfruttare una respinta corta di Radu su tiro di Cataldi.

LA CHIUDE PEDRO — Nella ripresa Alvini inserisce Ascacibar e Vasquez per Escalante e Lochoshvili. Ma il centrocampo dei grigiororossi continua a essere in sofferenza nei confronti di quello biancoceleste, sorretto dalle imbucate di Milinkovic e dal dinamismo di Cataldi e Vecino. La Cremonese ha una buona occasione con Sernicola, ma Provedel è bravo a respingere il pallone. Poi un errore di Vasquez in un retropassaggio a Radu non viene sfruttato da Felipe Anderson. Poco dopo Immobile, solo davanti a Radu, si mangia il gol del 4-0. Come al 22’ sparando alto su erroraccio di Aiwu. Ma a un quarto d’ora dalla fine è bravo a servire Pedro in contropiede e lo spagnolo segna il poker che fa sprofondare la Cremonese nell’abisso dell’ultimo posto con la Sampdoria.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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