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SchermaFencing

Ultimo Aggiornamento: 12/10/2005 19:39
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Vezzali: "Sogno il tris olimpico"

Valentina pensa già a Pechino 2008: "Cercherò di diventare la prima a vincere tre ori consecutivi". La spinta in più: "La gravidanza mi ha fatto diventare più forte, anche di testa"
Valentina Vezzali, 31 anni, oro mondiale.


LIPSIA (Germania), 11 ottobre 2005 - Tenera è la notte da neomamma iridata. Una notte insonne, a sognare a occhi aperti, a rivivere i momenti delle 24 ore più belle di una carriera senza uguali, a riassaporare le emozioni di quel trionfo che domenica, nel giorno in cui il figlio Pietro ha festeggiato 4 mesi, ha fatto diventare Valentina Vezzali un’icona dello sport al femminile e un simbolo per tutte le mamme, un esempio, uno sprone, un messaggio più efficace di mille parole. Tenera è la notte e magico l’indomani, nel quale Valentina si gusta il sapore dell’impresa che l’ha catapultata nella leggenda, non solo della scherma, lei che già aveva vinto tutto e stavolta è arrivata ai confini dell’impossibile, firmando lo storico poker a soli 122 giorni dal parto. Travolta dalle telefonate, dagli sms, dalle strette di mano, dai baci, dalle richieste di autografi, dai microfoni: il suo giorno dopo è bello e intenso come non le era mai capitato.
E lei — con gli occhi azzurri stanchi ma sempre vispi, la voce un po’ roca ma sempre pronta a rispondere a tutti — ci fa entrare nella sua favola, nel suo capolavoro, nel suo miracolo, come lo chiama senza timore di essere blasfema. “Sì, è proprio un miracolo”, sono le prime parole di Valentina. “Credo in Dio e penso che ci sia anche la sua mano in questo mio successo, innanzitutto perché è stato esaudito il mio desiderio di restare subito incinta dopo l’Olimpiade, per rientrare in questi Mondiali. E credo anche che, da lassù, mio padre Lauro e il mio primo maestro, Ezio Triccoli, abbiano accompagnato un po’ questo mio sogno. Certo, ho avuto tanti momenti difficili in questi quattro mesi, so solo io la fatica che ho fatto, e anche per questo sono felice come non lo sono mai stata dopo una vittoria”.
Valentina ora si sente una sorta di ambasciatrice. Si augura, grazie a questa impresa, di poter trasmettere a tutte le donne la sua forza di volontà, la sua caparbietà e la sua carica. “Non mi pongo mai limiti, perché ho sempre un nuovo traguardo da raggiungere. Vorrei riuscire a far capire a tutte le mamme che cosa c’è stato dietro questo trionfo, vorrei essere d’aiuto soprattutto a quelle donne che dopo il parto cadono in depressione, vorrei che pensassero bene a cosa significa avere un figlio, quali gioie, quali nuovi stimoli ci può dare. E non importa se gli impegni di lavoro ci tolgono tempo: non conta quanto ci si dedica al proprio bimbo, l’importante è come ci si dedica, l’intensità che si mette in quei momenti, anche brevi, passati insieme”.
Parla delle mamme e pensa ovviamente alla sua. “Bisogna anche essere fortunate — ammette — e io lo sono: senza mamma Enrica non sarei mai arrivata qui, non sarei mai riuscita a inseguire questa impresa, perché il suo aiuto è enorme e non mi sarei fidata a lasciare Pietro nelle mani di nessun altro durante gli allenamenti”. Il pensiero va alle tappe di avvicinamento verso questo storico 9 ottobre, al primo giorno in palestra, alla prima lezione in pedana, al ritorno con la maschera calata sul volto, anche se era solo un’esibizione. E poi al primo raduno con la Nazionale, allo scetticismo di alcune colleghe, alle difficoltà per apprendere il nuovo fioretto (ora che hanno modificato il rilevatore delle stoccate) senza poter contare sull’aiuto del suo insostituibile maestro, Giulio Tomassini. “Non è stato semplice per tanti motivi. Ma soprattutto perché non esistono libri che spieghino come prepararsi dopo la gravidanza per tornare a praticare attività sportiva ad alto livello in poco tempo. Molto l’ho fatto al buio: non sapevo quali reazioni avrebbe potuto darmi il corpo, pur con l’aiuto di persone competenti. Per questo mi piacerebbe, con la mia preparatrice Annalisa Coltorti, raccontare la mia esperienza, così che altre atlete possano avere una guida di riferimento”.
“La gravidanza mi ha trasformato — prosegue —: mi ha fatto diventare più matura, più serena, più sensibile, più tranquilla. E più forte di testa. Sì, questo oro l’ho vinto soprattutto con la testa: sapevo che fisicamente ero al 70% per cento e così il restante 30% sono andato a prenderlo qui dentro, nel cervello. Col senno di poi è stata la mia fortuna, perché sono rimasta più concentrata, in ogni momento, in ogni secondo di ogni incontro. Non potevo permettermi di distrarmi”. Rivela un particolare: “Tra un incontro e l’altro, per rilassarmi e caricarmi, cantavo i motivi di Eros Ramazzotti, il mio preferito. È stato carino, dopo la vittoria mi ha fatto i complimenti con un sms. Mi hanno telefonato anche dall’Inter, sanno che tifo nerazzurro e sono una fan di Mancini (jesino come lei, ndr)”. “No, non ho mai avuto paura del giudizio della gente, perché questa sfida era solo con me stessa. No, non ho mai pensato di non farcela. E se anche avessi perso, se anche fossi uscita al primo turno, sarei stata ugualmente contenta per aver inseguito questo traguardo quasi impossibile e non aver lasciato nulla di intentato”. “Solo ora — conclude — sto realizzando bene quello che ho fatto: è una sensazione magica, mi sento felice, una mamma realizzata, una donna in pace con se stessa”.
Intanto si concede “finalmente una birra e un bell’hot dog”, mentre ritrova la nuova medaglia in porcellana appena smarrita: gliel’avevano fatta avere in mattinata gli organizzatori dopo che quella ricevuta sul podio era finita in mille pezzi la sera prima negli spogliatoi, aspettando l’antidoping. E già pensa agli obiettivi futuri, come è suo costume: lo ha sempre fatto, lo farà finché non riporrà il fioretto in cantina. “Il prossimo traguardo? La gara a squadre, naturalmente, che ci aspetta giovedì: si va per vincere ancora. E poi via a preparare il Mondiale 2006, a Torino. Il fiorettista russo Romankov ha il record di 5 titoli iridati, voglio eguagliarlo e superarlo. Pechino 2008? Ovvio, cercherò di diventare la prima a vincere tre ori olimpici consecutivi”. Capito cosa ha in testa la dolce mammina di Jesi?




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Sanzo, un fioretto Mondiale

Il pisano ha vinto l'oro iridato a Lipsia battendo in finale il cinese Zhang 15-4. "Sono uno dei più forti di sempre". Nella sciabola doppio bronzo per la Lucchino e la Bianco
Salvatore Sanzo esulta dopo la vittoria.


LIPSIA (Germania), 11 ottobre 2005 - Dopo il successo di Valentina Vezzali, anche Salvatore Sanzo conquista l'oro mondiale nel fioretto. L'italiano ha sconfitto nella finale di Lipsia il cinese Zhang Liang Liang, dominando la sfida fin dall'inizio. Parte bene l'azzurro, 29 anni da compiere, che vola subito sul 5-1. Nella seconda manche il cinese resta fermo a 3, e Sanzo sale a 9, allungando fino a 11 stoccate con un break devastante di 6-0 all'inizio degli ultimi 3 minuti. Ormai è fatta per il fiorettista azzurro, che conduce agevolmente il resto della sfida, chiudendo con il punteggio finale di 15-4 e regalando il secondo oro mondiale all'Italia nelle gare individuali. Inoltre è il primo azzurro nella storia della specialità a riuscire in questa impresa.
"Non ho mai avuto paura - ha detto Sanzo - ma dato che in passato sono stato molte volte fortunato, non ho mai venduto la pelle dell'orso in anticipo. In semifinale contro il russo Deev ho faticato perchè ero stanchissimo. Io sono uno che vuole sempre vincere. Stavolta ho preparato tutto per bene, studiando con Antonio Di Ciolo e Stefano Cerioni tutti i movimenti. Io credo che in quest'arma mi posso considerare tra i più forti, di sempre non solo di oggi".
È finita invece in semifinale l'avventura di Alessandra Lucchino e Ilaria Bianco nella sciabola individuale. La prima è stata sconfitta dalla russa Sophia Velikaia per 15-11. La Lucchino era in vantaggio per 7 stoccate a 2, poi l'avversaria ha recuperato portandosi sul 9-9. L'equilibrio in pedana è durato poco, con la russa che ha concesso due soli punti all'italiana e ne ha messi a segno altri 6. Subito dopo sono scese in pedana l'azzurra Bianco e la francese Anne Lise Touya, che non è mai apparsa in difficoltà contro l'italiana. La sciabolatrice transalpina è andata in vantaggio fin dall'inizio, concedendo poco alla Bianco. Sul punteggio 6-3 la Touya ha piazzato il break decisivo, volando a +7 stoccate (10-3) e chiudendo la sfida sul 15-6 finale. Le due atlete italiane hanno così conquistato altrettante medaglie di bronzo. Nella finale la Touya ha poi vinto l'oro.




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