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La vigilia di Natale in Irlanda: ieri e oggi

Ultimo Aggiornamento: 10/12/2005 14:46
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10/12/2005 14:46
 
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Nella lingua irlandese, "Nollaig" è il nome per il Natale. Sono molte le tradizioni natalizie irlandesi, la maggior parte delle quali vengono fedelmente rispettate a tutt’oggi, mentre altre sono scomparse del tutto.

Questa ricorrenza in ogni modo era e rimane una festa della famiglia, un’occasione per riunirsi, per rivedere e stare con i propri cari.

Negli anni passati era d’obbligo cominciare i preparativi per la gran festa parecchi giorni prima di Natale. Si pulivano le case a fondo, si pitturavano di bianco i muri esterni e interni e si faceva il bucato.

Le case venivano decorate con agrifoglio e vischio in abbondanza. Si intrecciava l’agrifoglio in forma di ghirlanda o di croce, e sotto il vischio appeso alle porte le ragazze venivano baciate dai ragazzi.

Prima di Natale si doveva inoltre andare alla ricerca di un ceppo speciale che potesse alimentare il fuoco dalla Vigilia fino al giorno dopo — il "bloc na Nollag". Le braci venivano poi conservate e utilizzate il Mercoledì delle Ceneri.

Si preparavano anche i dolci delle feste: dalla tradizionale torta di Natale, al budino di prugne e le crostatine farcite di frutta secca.

Tradizione voleva che i contadini più ricchi regalassero delle porzioni di animali macellati e altre vivande agli amici, ai collaboratori e ai poveri.

La Vigilia di Natale chi andava al lavoro finiva a mezzogiorno e rientrava in fretta a casa.

Chi non viveva più nella casa paterna, vi tornava, portando piccoli regali alla propria madre, al padre e ai fratelli più piccoli.

Chi era obbligato a rimanere lontano dalla propria città e dalle proprie famiglie doveva invece scrivere. Vi erano molte famiglie povere che aspettavano con ansia l’arrivo della cosiddetta "Lettera Americana", contenente non solo gli auguri, ma anche del denaro. Molto spesso era una somma consistente che avrebbe permesso ai familiari di celebrare con maggiore "serenità" le feste, dimenticando per un breve periodo le privazioni a cui si doveva sottostare il resto dell’anno.

La Vigilia era usanza digiunare fino alle sei di sera. A quell’ora veniva accesa una candela davanti alla finestra principale della casa. Si dice che la candela fosse un simbolo di benvenuto a Maria e a Giuseppe che durante quella primissima Vigilia di Natale cercarono invano un rifugio.

Doveva essere il più giovane della famiglia ad accendere la candela, mentre soltanto una fanciulla che si chiamasse Mary avrebbe potuto spegnerla.

La cena della Vigilia consisteva tradizionalmente in pesce salato e seccato — nasello, merluzzo o molva.

Con il pesce — specialmente la molva — veniva preparata una zuppa. Si cuoceva il pesce nel latte e burro, e lo si insaporiva con prezzemolo, sale e pepe. In alcuni casi il pesce veniva cotto e accompagnato da una besciamella e da patate.

Con gli anni, questo piatto tipico, venne rimpiazzato dalla zuppa di ostriche. Il motivo è da ricercarsi nella massiccia emigrazione degli irlandesi verso l’America del Nord durante la Grande Carestia delle Patate negli anni 1840-1850.

Essendo la maggior parte degli irlandesi di religione cattolica, essi dovevano rispettare la regola di non consumare carne la Vigilia di Natale (l’astinenza dalla carne venne poi sospesa dal Vaticano a metà degli anni 1960). Non trovando in America il pesce salato e seccato, essi scelsero allora le ostriche, alimento che, oltre ad essere facilmente reperibile, più di altri si avvicinava alla consistenza e al sapore della tradizionale zuppa di pesce natalizia.

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Ironicamente, le ostriche non facevano nemmeno parte del menu dei ricchi irlandesi alla Vigilia di Natale, perché disponibili in Irlanda solo a settembre e ottobre.

Gli americani, in generale, erano amanti delle ostriche nel XIX secolo. Ve ne erano in abbondanza e venivano consumate soprattutto nelle città della East Coast, dove si erano stabiliti centinaia di migliaia di immigrati irlandesi. Forse parte del fascino delle ostriche consisteva anche nel fatto di sapere che la gente normale in Irlanda non poteva comprare questo frutto di mare, ma che in America tutti potevano farlo.

È da parecchio tempo che la zuppa di molva è scomparsa dalle tavole irlandesi la Vigilia di Natale, mentre molti irlandesi-americani ancora preparano la zuppa di ostriche in quell’occasione, per ricordare la terra madre.

Dopo il pesce, alla cena della Vigilia si mangiava la tradizionale torta di Natale, a base di uvetta, canditi, mandorle, noci americane e spezie varie, ricoperta da uno strato di pasta di mandorle e da glassa. Il thé, il ponce e altre bevande venivano serviti con la torta. Ai bambini venivano dati caramelle e mele.

Ci si raccoglieva poi tutti intorno al caminetto a riflettere sul significato del Natale. Si diceva allora che tutte le preghiere fatte durante la Vigilia potessero essere esaudite…

Per molti secoli, un’usanza dei villaggi irlandesi era di apparecchiare la tavola in cucina prima di andare alla messa di mezzanotte. Si lasciava una pagnotta condita con semi di cumino e uvetta assieme ad una brocca piena di latte sulla tavola e si accendeva una grossa candela. Non si chiudeva la porta a chiave, così si dava ospitalità alla Sacra Famiglia e a qualsiasi viandante che vi capitasse. Quella sera, le finestre delle case erano tutte illuminate da candele. Un tempo, la candela serviva anche da segnale, per indicare agli uomini di chiesa in cerca di un riparo e di protezione che erano benvenuti in quella casa e che era anche sicuro celebrarvi la messa.

Julie Kopp

Zuppa di ostriche all’irlandese (per 8 persone)

Burro, 125 grammi

Panna da cucina, 120 ml

Cipolla gialla, 1 grossa, tritata finemente

Sedano, 2 gambi, tritati finemente

Pancetta affumicata, 1 etto, tagliata a dadetti

Ostriche, 8

Patate, 1 chilo, pelate e tagliate a dadetti

Crescione, 1 cucchiaio, tritato finemente

Latte intero, 2 litri

Sale e pepe, q.b.

Sciogliere 25 gr del burro in una capiente pentola antiaderente, aggiungere la cipolla e cuocere a fuoco basso fino a quando la cipolla non sarà leggermente dorata. Aggiungere la pancetta e cuocere fino a doratura. Aggiungere il rimanente burro, le patate, il latte, la panna, e il sedano nella pentola, mescolare e portare ad ebollizione. Salare e pepare, coprire e lasciar bollire piano per 30 minuti circa. In un tegame a parte, cuocere le ostriche fino ad apertura. Aggiungere il liquido delle ostriche alla zuppa. Mettere un’ostrica in ogni piatto fondo, versarvi sopra la zuppa calda e guarnire con il crescione. Servire immediatamente la zuppa, accompagnata da crostini di pane.

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