Quattro sconfitte ed un pareggio (della Tunisia) finora per le rappresentanti del Continente Nero. Prospettive di qualificazione agli ottavi minime. Esaminiamo i perchè
Didier Drogba, attaccante ivoriano. ReutersMILANO, 15 giugno 2006 - Un punto. Quello strappato dalla Tunisia all’Arabia Saudita al 93’ della partita di ieri. Questo il magro bottino africano dopo il primo turno. Cinque partite, quattro sconfitte e un pareggio, 4 gol fatti, 9 subiti. Era prevedibile che sull’Africa a Germania 2006 piovessero pietre, e così è. Almeno per ora.
RINVIO - Quattro debuttanti su cinque, l’assenza dei pezzi grossi (Camerun e Nigeria su tutti), gironi difficili per le due squadre con le formazioni migliori (Ghana e Costa d’Avorio), evidenti limiti tecnici per Angola e Togo. Ragioni per pensare di dover posporre ancora una volta la data dell’attesa esplosione del "calcio del 2000" ce n’erano parecchie.
PRECEDENTI Quattro anni fa in Giappone e Corea al primo turno le squadre africane rimediarono 5 punti. La storica vittoria del Senegal con i campioni uscenti, ed ex coloni, francesi, i pareggi del Sudafrica con il Paraguay e del Camerun con l’Irlanda. Paradossalmente lo stesso numero di gol segnati (4) e tre gol in meno incassati. Una partenza migliore, un finale pessimo, Senegal escluso. I Leoni del Teranga, all’esordio mondiale, raggiunsero i quarti, record africano eguagliato. Gli altri, tutti fuori subito. Ed erano le cosiddette grandi potenze: Camerun, Nigeria, Sudafrica e Tunisia. Quattro squadre presenti anche a Francia ’98. Quattro squadre che negli ultimi due Mondiali sono riuscite a vincere 4 partite su 25 (neanche una su sei di media), con 9 pareggi e 12 sconfitte. In Corea e Giappone il quartetto di cui sopra rimediò due vittorie su 12 incontri. Segno evidente che la crisi del calcio africano viene da lontano.
CAPORETTO A Germania 2006 sono arrivate quelle che con spregio i nigeriani definiscono "cheap nations", nazioni che non valgono una lira. Ci si aspettava una Caporetto africana, si è arrivati a fare paragoni con lo Zaire dell’altra Germania, 1974, con le tre sconfitte e il 9-0 dalla Jugoslavia. La realtà ha un volto appena migliore. Solo il Ghana ha perso con più di un gol di scarto. E le africane hanno incontrato squadre citate tra le favorite per la vittoria finale (Italia e Argentina), i vicecampioni europei (Portogallo) e la quarta del Mondiale passato (Corea). Tutte hanno fatto figure discrete, persino Togo e Angola. Certo gli sparvieri si sono fatti ridere dietro per la questione premi e per l’andirivieni del loro c.t. tedesco, Otto Pfister. Ora hanno perso Assemoassa (infortunato) e il capitano Abalo (espulso), pedine importanti per loro. L’Angola ha dato tutto contro l’ex colonia, e ha pagato lo scotto dell’emozione per il debutto, permettendo a Pauleta di segnare al 4’ il gol che ha dato la vittoria al Portogallo, allenato dal c.t. campione del mondo.
PRESSIONI E a proposito di c.t. Henri Michel, in carica con gli elefanti ivoriani, ci ha messo del suo schierando Kalou seconda punta e lasciando fuori i due Kone e Dindane. Qualche dubbio, ma di differente origine, anche sulle pressioni subite da Dujkovic, uno che Kuffour non l’ha mai visto bene e che forse aveva le sue ragioni per dubitare delle qualità del romanista. Questa la genesi del misero punto rimediato, in extremis contro l’Arabia Saudita, che quattro anni fa aveva subìto 12 gol senza mai segnare. Da domani si ricomincia: contro, nell’ordine, Olanda, Messico, Repubblica Ceca, Spagna e Svizzera. Tutte squadre che all’esordio hanno vinto, meno l’ultima. L’Africa soffre, ma ci è abituata. Così come era abituata a stupire, ma forse sono cambiati i tempi.