Sospesi tra realtà e finzione...

Secondo una moderna scuola di analisti della parola, NOI SIAMO QUELLO CHE DICIAMO, fatta qualche rara eccezione.

Lo siamo ancor più nel virtuale che a 4/occhi.
A 4/occhi temiamo d'essere giudicati, fraintesi, sottoposti a censura, controllati etc., per cui, spesso, quello che diciamo è detto con attenzione, con intenzioni mirate, con obiettivi precisi ... nel virtuale NO, DI SOLITO SCRIVIAMO CIO' IN CUI VERAMENTE CREDIAMO.

Ritengo che, se dobbiamo parlare di finzione, questa è più rappresentata nella vita concreta.

Ci sono vantaggi e svantaggi.
Ad esempio è più facile innamorarsi nel virtuale, poichè nel concreto è molto difficile provare a fare un'avance ... nel virtuale si riesce prima a stabilire una sorta di amicizia e poi si tenta l'avventura, quasi sempre con un certo grado di successo.
L'avventura però finisce, in genere e nella stragrande maggioranza dei casi, quando i due si incontrano e si vedono ... crolla tutto e magari ci si pente d'aver intrapreso l'avventura nel virtuale.

Allora mi son detto che gli approcci amorosi nel virtuale siano simili a quelli fra ciechi.
Conosco ciechi che hanno figli e si vogliono un bene matto, ma sono convinto che se solo si vedessero per pochi secondi crollerebbero le loro convinzioni ed il loro amore...può essere vero anche il contrario, ma molto raramente.
L'occhio e l'orecchio sono giudici inesorabili.
Internet non ha nè occhi nè udito (non fanno testo le webcam o le voci registrate), per cui, innamorandosi delle parole scritte, ci si innammora d'una fantasia, ovvero d'un essere costruito a misura nostra.
Quando si conosce dal vero, in genere, quella costruzione fantastica crolla.

Insomma, credo che il virtuale vada bene per le parole, per le ideologie, per un confronto dialettico, per scambiarsi informazioni (come già detto) su giardinaggio, hobby, politicamente, per trasmettere informazioni, per crescere psicologicamente e per una serie di altre esperienze, ma non vada bene per tutto.


Pyccolo