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Ci sono cose di cui ti rendi conto soltanto dopo: vivere a Napoli era un lusso, un lusso che io e la mia famiglia ad un certo punto non ci siamo più potuti permettere.
Napoli è per i benestanti, per i dipendenti pubblici, per i pensionati, per i delinquenti...ma non è per i disoccupati in cerca di occupazione.
Napoli è terra bruciata, non c'è lavoro e quel poco che c'è viene spartito politicamente o camorristicamente e viene pagato una miseria.
Io e la mia famiglia siamo andati via, abbiamo preso casa in un paese vicino Roma, in una realtà multietnica in cui talvolta ci sentiamo stranieri come i rumeni, i cinesi, gli indiani...anche noi napoletani siamo qui per lavorare.
Nascondo agli altri e a me stesso la nostalgia che ho della mia città, mi sforzo di apprezzare i lati positivi del vivere sotto l'ombrello della capitale e di riuscire a mettere la pentola sul fuoco e qualcosa nella pentola.
Adesso che si approssima il Natale la nostalgia si fa più forte, si nutre dei ricordi dell'infanzia e di quelli via via più recenti, genera sogni ad occhi aperti di vicoli e negozi, di luci e di colori, di voci, odori, suoni...mi sembra di vedere le piccole botteghe con le lucine colorate intorno alle vetrine, balocchi e profumi, le grandiose esposizioni di frutta, di pesce, di olive e papaccelle...e poi il baccalà appeso come panni stesi al sole e le vasche con anguille e capitoni...ricordo bancarelle di botti e di bionde con le stecche esposte a piramide come pezzi di torrone il due novembre ed il perpetuo andirivieni della gente simile alla calata dei pastori.
Napoli a Natale è un presepio vivente, a Roma invece per sentire che è Natale devi andare per mercatini oppure entrare negli immensi centri commerciali...ma l'atmosfera è diversa, le montagne di panettoni e le immani scenografie natalizie con le palle grandi come mongolfiere non danno il calore di quelle lucine colorate intorno a quelle vetrinette appannate che mi resteranno per sempre nel cuore e nella mente!
