Campionato di Calcio Serie A 2019 - 2020. Tutte le partite - Calendario - Commenti.

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binariomorto
00domenica 20 ottobre 2019 18:50
Pari Samp al debutto di Ranieri, ma che jella la Roma:
altri due infortunati (e Kluivert espulso)



Partita molto fisica e con pochissimi tiri in porta.
Fonseca (in tribuna) ha perso già nel primo tempo Cristante e Kalinic,
anche Quagliarella in campo con il turbante.
Nel finale Lopez ha salvato su Bonazzoli


Filippo Grimaldi

Buona la prima per Claudio Ranieri sulla panchina sampdoriana, nel giorno del compleanno numero 68 per il tecnico romano. Un punto che fa morale per i blucerchiati, contro una Roma in piena emergenza, poco incisiva in attacco, che raccoglie quel che semina.

INFORTUNI — Nella Samp, dentro l’ultimo arrivato Bertolacci al posto di Ekdal in regia, con Rigoni preferito a Ramirez come esterno di una mediana a quattro. Di là, giallorossi con Kalinic uomo più avanzato, ma costretto a lasciare il posto a fine primo tempo a Dzeko, in campo con la mascherina protettiva. Una gara, dunque, tutta in salita per la squadra di Fonseca, che perde già in avvio Cristante (8’, fastidio inguinale) sostituito da Pastore e di fatto cerca soprattutto di limitare una Sampdoria che in attacco fa le cose migliori nel finale. Per i padroni di casa, a migliore occasione del primo tempo arriva al 14’ con Quagliarella, bloccato da Lopez. Ranieri disegna una squadra molto chiusa, e così per la Roma gli spazi sono limitati. I giallorossi stentano sulle fasce, con Kluivert che fatica su Murru, mentre dall’altra parte Florenzi non trova varchi su Bereszynski e Murillo. Certo, i padroni di casa non sono propositivi in attacco, dove Gabbiadini fa la gara numero 300 da professionista. Partita frammentata: l’arrivo di Ranieri ha dato qualcosa in più alla Samp, ma la strada è ancora lunga. La Roma è lenta, prevedibile, macchinosa. Nel finale del primo tempo l’arbitro Maresca dialoga a lungo con Vieira, segnalando al centrocampista originario della Guinea di avere sentito gli ululati razzisti dei romanisti nei suoi confronti. L’episodio, per fortuna, non si ripete più.

RISCATTO — Ospiti più vivi nella ripresa, Samp che perde vigore, anche se la forza offensiva della Roma è di fatto molto limitata. L’ingresso di Bonazzoli nella Samp quasi a metà del secondo tempo dà vivacità alla manovra sampdoriana, con la Roma che solo al 33’ trova per la prima volta la porta di Audero con una debole conclusione di Dzeko. Troppo poco: va male anche a Depaoli e Quagliarella, neppure Perotti (dentro al posto di Florenzi) risveglia i giallorossi. Che, anzi, restano in inferiorità numerica al 41’ per il secondo giallo a Kluivert. Ma, a quel punto, la Samp non ha più la lucidità e le energie per approfittarne, anche se un sinistro velenoso di Bonazzoli rischia di beffare la Roma: Lopez salva.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 20 ottobre 2019 18:53
Basta un gol di Okaka per domare il Toro e lanciare il "bunker" Udinese

L’ex Roma decide con un colpo di testa.
Nel secondo tempo l’ingresso di Zaza scuote i granata che però
sbattono contro la difesa meno battuta del campionato


Stefano Cantalupi


Quattro gol in 8 giornate di Serie A e 10 punti in classifica: non si può dire che l’Udinese non faccia tesoro delle sue poche reti. Alla Dacia Arena stavolta a perdere 1-0 è un Torino davvero opaco, raggiunto a quota 10 in classifica proprio dai friulani.

OKAKA SBAGLIA… — Nell’area tecnica dell’Udinese passeggia Luca Gotti, vice dello squalificato Igor Tudor. A Walter Mazzarri, invece, la Corte federale d’Appello ha restituito la panchina. Neanche il tempo di sistemarsi sulle poltroncine e l’Udinese ha una clamorosa occasione con Okaka: il diagonale di Sema è respinto da palo, il numero 7 bianconero avrebbe un comodo tap-in a porta vuota ma sbaglia mira. I friulani (peggior attacco nei top campionati europei con sole 3 reti segnate prima del fischio d’inizio, ma miglior difesa della Serie A) sono però bravi a non perdersi d’animo, e con Jajalo ci provano un altro paio di volte.

… E SI FA PERDONARE — Il 3-5-2 di Mazzarri, col solo Verdi a supporto di Belotti, fatica moltissimo a creare gioco, nonostante un paio di volate interessanti degli esterni Ansaldi e Laxalt (su una di queste l’uruguaiano protesta per un contatto in area con Opoku). Funziona meglio l’organizzazione bianconera, con De Paul – fresco di rinnovo – che alterna momenti da mezzala a incursioni da trequartista. È sempre Sema, però, il più incisivo quando avanza. E al 42’ un suo cross dal fondo trova mal posizionata la difesa granata, che concede la torre indisturbata a Mandragora e il tocco di testa vincente a Okaka.

POCO GALLO — Mazzarri si rende conto che così non va, toglie Lukic e inizia la ripresa con Zaza, passando al 4-4-2. In una decina di minuti arrivano due occasioni: la prima è una prodezza acrobatica di Belotti (l’unica cosa davvero buona della sua gara) su cui Musso deve impegnarsi, la seconda un doppio tiro di Zaza su cui Ekong si lancia rischiando il “mani”. Lasagna con un cross volante pericoloso e Mandragora con un sinistro alto rispondono per l’Udinese. E il Toro, col passare dei minuti, perde anche quel minimo di energia che sembrava aver trovato. Mazzarri butta in campo anche il giovane Millico per l’assalto finale, ma rischia di subire il raddoppio, evitato dalla scarsa lucidità degli attaccanti bianconeri nelle ripartenze. È Iago, entrato al posto di uno spento Verdi, ad accendere il finale: prima sfiora il pari con una conclusione dalla distanza, poi offre a Belotti un pallone che il Gallo non sfrutta a dovere. Ma non basta: troppo poco per un Toro involuto, che ora rischia di ritrovarsi nella parte destra della classifica.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 20 ottobre 2019 23:58
Parma scopre Cornelius: tripletta al Genoa!
Ora Andreazzoli è sempre più a rischio

Il danese entra per l’infortunato Inglese a segna 3 gol.
Gol anche per Kucka, Pinamonti e Kulusevski


Bastano otto minuti al Parma per annientare il Genoa. Tra il 38’ e il 46’ del primo tempo la squadra di D’Aversa infierisce su avversari totalmente incapaci di difendere. Ma anche per quanto riguarda la produzione offensiva e la voglia di combattere e correre il Genoa mostra enormi limiti e adesso naturalmente si torna a parlare della situazione di Andreazzoli. Il tecnico, confermato da Preziosi durante la sosta, sarà nuovamente valutato dalla società che ora si trova al penultimo posto in classifica, con un solo punto di vantaggio sulla Sampdoria. Il 5-1 finale è un punteggio che dice tutto: l’ottima giornata del Parma, trascinata da un protagonista inatteso (Cornelius, che ha sostituito Inglese al 12’ e ha realizzato una tripletta), e la debolezza di un Genoa passivo e impaurito per tutta la gara.

PRIMO TEMPO — Fin dall’inizio il Parma è apparso più determinato e cattivo, mentre il Genoa ha rischiato di subire gol dopo pochi secondi a causa di una farraginosa costruzione dal basso. I rossoblù hanno avuto anche l’occasione per girare la partita al 31’ quando su azione di corner Zapata ha fatto la torre per Goldaniga che da pochi passi ha costretto Sepe a un doppio intervento decisivo. Ma subito dopo sul Genoa si è scatenato l’inferno. Al 33’ Cornelius ha mancato la porta deviando un tiro sporco di Gagliolo. Al 38’ Gervinho ha iniziato un’azione che, proseguita da Scozzarella, ha portato Kucka alla fuga per trenta metri prima dello scambio con Kulusevski e della conclusione di sinistro in spaccata che ha battuto Radu. Al 42’ Scozzarella ha pennellato una punizione perfetta sulla testa di Cornelius, bravissimo a svettare in terzo tempo su Zapata e a indirizzare nell’angolo. Al 46’ Gervinho è scappato sulla sinistra e ha crossato per Cornelius, dimenticato dai difensori rossoblù e libero di scaricare il sinistro in porta con una bella girata.

SECONDO TEMPO — Dopo l’intervallo non è cambiato nulla. E infatti al 5’ Cornelius ha scambiato con Kulusevski e ha trovato l’angolino con un sinistro dal limite. Il Genoa ha finalmente reagito con Pinamonti (che a inizio ripresa aveva sostituito Pandev), bravo a girarsi rapidamente in area e a segnare al 7’ la rete che però non poteva riaprire una gara ormai chiusa. E infatti non l’ha riaperta: il Genoa improvvisa un paio di azioni, ma senza pungere. E al 34’ il Parma fa la cinquina con Kulusevski che sfrutta un assist al contrario di Ankersen: Dejan interviene sul retropassaggio a Radu, dribbla il portiere e segna.

Gasport

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00lunedì 21 ottobre 2019 00:02
Falsa partenza per Pioli, il Lecce riacciuffa il Milan al 92': finisce 2-2



Al tecnico, all'esordio in rossonero, non bastano i gol di Calhanoglu e Piatek.
Babacar e un tiro pazzesco del terzino impongono il pari


Alessandra Bocci

La cura Pioli non basta. Un Milan più libero, discontinuo e coraggioso, si fa rimontare due volte a San Siro da un Lecce non solo ordinato, ma determinato e propositivo. Un primo tempo tutto Milan, un secondo pieno di sorprese. E finisce 2-2, fra i fischi di San Siro meno assordanti di quelli raccolti dopo Milan-Fiorentina, ma comunque inesorabili. Apre un Calhanoglu in gran forma, pareggia Babacar su rigore, va ancora avanti il Milan con Piatek che torna al gol su azione, nel finale ecco il pareggio di Calderoni, uno dei migliori in campo. La strada per tornare in alto per il Milan è veramente lunga. Il Lecce invece conquista un punto che psicologicamente vale molto più di uno.

PARTENZA SPRINT — Pioli conferma la fiducia a Rafa Leao, con Piatek in panchina, e Calhanoglu alla fine vince il ballottaggio con Rebic. Una soluzione che permette a Theo Hernandez di muoversi con leggerezza, diventando una sorta di quinto attaccante, quello che spariglia le carte contro un Lecce che ci prova, ma non incide mai. Nel primo tempo Donnarumma deve intervenire soltanto su un tiro di Falco sporcato da Romagnoli. È un Milan allegro e intelligente, non concretizza abbastanza, ma segue una sua logica. Quella dei giovani talenti che Pioli lascia liberi di esprimersi, sempre in un contesto che, visti i pochi giorni di lavoro, risulta logico e ordinato, però non prevedibile. Uno a zero dopo il primo tempo, con un gol di Calhanoglu che sfrutta un bel lancio di Biglia e per fortuna si evita il saluto militare e ogni altra manifestazione pro Erdogan. Accade al 20'. Il Lecce ci prova con Falco, Babacar cerca di scappare qua e là provocando le rarissime sbavature della difesa rossonera. Il Milan è in controllo, nonostante il silenzio assordante della curva e il tifo di migliaia di leccesi che dal terzo anello si fanno sentire. La magia di San Siro è anche questa. "Dalla società al campo lavorate e battetevi per questa gente che ama il Milan follemente". È lo striscione che decora tutta la curva Sud, silente. Poi ne viene esposto un altro. "Da nove anni la curva Sud è il nostro posto. Forza Milan torna a essere tosto". Nove anni. Lo spazio temporale che contiene i successi di Allegri e altre catastrofi, e dopo tanto vagare ecco l'estate scorsa consolidarsi la coppia di due antichi amici, Boban e Maldini. Sono stati fatti errori nei primi mesi, ma questa sembra l'occasione per ripartire.

RITORNO SALENTINO — Però il Lecce non ha intenzione di fare la vittima designata sulla strada del rilancio rossonero. E niente è come sembra. Un vero grosso rischio arriva all'11' del secondo tempo, quando un errore a centrocampo libera Mancosu in area, ma il recupero di Biglia è strepitoso e il Milan può ripartire. Poi il fallo da rigore di Conti, che tocca la palla con l'avambraccio e rimette tutto in discussione dopo un'ora di gioco. Babacar contro Donnarumma, che para, ma sulla ribattuta il giocatore del Lecce è implacabile. 1-1 e tutto da rifare.

CHE FINALE — Al 22' del secondo tempo escono Rafael Leao e Paquetà, dentro Krunic e Piatek. Più muscoli, più peso per reagire. Subito un'occasione di testa per il polacco, che cerca di sfruttare un bel cross di Krunic, però la difesa pugliese è attenta. Ora lo stadio fischia e ribolle, lo sciopero del silenzio della curva non incide più. Ancora Calhanoglu va vicino al gol mentre i minuti passano. Ci prova Hernandez, ma la partita diventa sempre più nervosa e concitata e Liverani si fa espellere. A poco più di dieci minuti dalla fine entra in campo Rebic, e poco dopo è Piatek a riportare in vantaggio il Milan sfruttando un numero di Calhanoglu. Uno dei migliori in campo, con Hernandez libero di essere se stesso, magari non sempre tatticamente a posto, ma una furia quando si tratta di spingere, attaccare e anche recuperare palla. A proposito di recuperi, Piatek torna al gol su azione, un'altra buona notizia per il Milan in fondo a questa partita complicata. Perché alla fine il Lecce pareggia ancora con Calderoni, e blocca l'attesa inversione di tendenza. Il Milan a tratti è più bello, ma i risultati non cambiano. Anzi.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00martedì 22 ottobre 2019 00:26
La Fiorentina rallenta ma il Brescia non sorride:
brutto infortunio per Dessena



Poche emozioni e pareggio giusto.
Per i viola sesto risultato utile consecutivo, ma dopo tre vittorie di fila è un piccolo stop


Alessandra Gozzini

Un pari che non fa contento nessuno, o forse fa tutti felici. Il Brescia che in casa conquista il suo primo punto stagionale e la Fiorentina che dà continuità ai suoi risultati: ora sono sei utili consecutivi, tre pareggi e tre vittorie. Nella Fiorentina è tutto come annunciato, con il 3-5-2 che è il marchio di fabbrica della nuova squadra di Montella. Nel Brescia dà forfait Balotelli: guaio al ginocchio che costringe Corini e farlo sedere in panchina. Non è un primo tempo scintillante: pochi tiri in porta, un gol (annullato) e nulli anche i tentativi di rompere l'equilibrio della partita da parte della Fiorentina (che cerca Chiesa in profondità o i cambi di gioco: non riesce nemmeno una delle due strategie) e quelli del Brescia di costruire partendo dal solito Tonali. Riuscirebbe una volta in realtà: quando lo stesso Tonali supera Pulgar in pallonetto e avvia l'azione del vantaggio, che viene però annullato dalla Var che segnala un tocco di mano del numero 4 bresciano nel momento in cui tenta di scavalcare l'avversario con la giocata. Il piatto-gol di Aye (palo-rete) non vale. La Fiorentina pareggia il conto delle occasioni con il suo gioiello del centrocampo, Castrovilli: azione personale che impegna Joronen sul primo palo. Aye di testa su angolo e Lirola in caduta chiudono i quattro tentativi del primo tempo. Decisamente poco. L'intensità della partita è proporzionale al numero di occasioni prodotte: basso. La speranza è di rimandare l'appuntamento con lo spettacolo al secondo tempo quando Corini rientra presentando Balotelli.

DENTRO I CENTRAVANTI — E in effetti il primo brivido della ripresa è di Mario: testa su azione d'angolo, potente e di poco a lato. Stessa scena per la prima occasione viola del secondo tempo: torsione di Pezzella fuori di poco. Ma siamo al 27': in mezzo tutta la solita mole di gioco sconclusionato e una brutta scena, quando sull'entrata di Pulgar Dessena va k.o. e viene portato via in barella. La Fiorentina pareggia anche il conto dei centravanti con Vlahovic dentro per Chiesa e la presenza si sente: un invito al tiro per Ribery e un suo tentativo angolato ma debole. Nel finale tanti errori che avrebbero potuto aprire a qualsiasi soluzione ma anche la partita si era ormai adeguata all'assenza di emozioni: e così finisce, senza emozioni, senza gol.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00martedì 22 ottobre 2019 00:30
SERIE A 2019/2020 8ª Giornata (8ª di Andata)

19/10/2019
Lazio - Atalanta 3-3
Napoli - Verona 2-0
Juventus - Bologna 2-1
20/10/2019
Sassuolo - Inter 3-4
Cagliari - Spal 2-0
Sampdoria - Roma 0-0
Udinese - Torino 1-0
Parma - Genoa 5-1
Milan - Lecce 2-2
21/10/2019
Brescia - Fiorentina 0-0

Classifica
1) Juventus punti 22;
2) Inter punti 21;
3) Atalanta punti 17;
4) Napoli punti 16;
5) Cagliari punti 14;
6) Roma punti 13;
7) Lazio, Parma e Fiorentina punti 11;
10) Torino, Udinese e Milan punti 10;
13) Bologna e Verona punti 9;
15) Brescia(*) e Lecce punti 7;
17) Sassuolo(*) e Spal punti 6;
19) Genoa punti 5;
20) Sampdoria punti 4;

(*) Brescia e Sassuolo una partita in meno.
Brescia - Sassuolo rinviata al 18-12-2019 per lutto.

(gazzetta.it)
binariomorto
00sabato 26 ottobre 2019 21:39
Ossigeno Djuricic, il Sassuolo respira.
Solo pali per il Verona



Primi punti in trasferta per De Zerbi, che ferma a tre la striscia di sconfitte di fila.
Juric mastica amaro per i legni di Faraoni e Verre. Ben 10 ammoniti


Il Sassuolo torna a respirare, dopo oltre un mese di sole sconfitte. L'ossigeno di Roberto De Zerbi ha il volto di Filip Djuricic, match winner dell'anticipo della nona giornata di Serie A al Bentegodi contro un Verona volenteroso, ma fermato nella ripresa da ben due pali. Per i neroverdi sono i primi punti in trasferta in stagione e arrivano dopo tre k.o. consecutivi. È anche la prima vittoria senza patron Squinzi, morto il 2 ottobre. Raggiunto in classifica a quota 9 proprio l'Hellas, con una partita in meno, però, da recuperare contro il Brescia.

LA PARTITA — Juric è senza il cervello del suo centrocampo, Miguel Veloso. Arretra così Pessina, con la coppia Zaccagni-Verre dietro all'unica punta Di Carmine. Per De Zerbi l'emergenza difesa continua: senza Ferrari, Chiriches, Tripaldelli e Rogerio, il tecnico neroverde lancia per la prima volta Romagna in mezzo con Marlon, spostando Peluso a sinistra e affidando a Toljan la fascia destra. Il consueto 4-3-3 è però più frequentemente un insolito 4-2-1-3, con Djuricic collante tra mediana e attacco, dove non c'è Caputo ma Defrel. L'inizio è di marca gialloblù, perché il Sassuolo fatica a trovare le distanze tra i reparti: al 7' Consigli copre bene il primo palo sull'incursione di Faraoni, due minuti dopo Di Carmine cicca la girata a due passi dalla porta dopo un bello spunto di Lazovic sulla sinistra. La partita è intensa, l'arbitro Pairetto comincia a sventolare cartellini gialli a destra e manca. Saranno ben 7 già al termine di un primo tempo in cui il Sassuolo pian piano prende ritmo e chiama Silvestri a tre parate importanti: una su Boga al 19' (egoista il franco-ivoriano a non appoggiare al centro per Defrel) e due su Berardi negli ultimi 10'. In mezzo, Consigli è bravo a respingere con i piedi su Amrabat al 40'. Insomma, portieri sugli scudi.

RIPRESA — A inizio secondo tempo, subito un brivido per Consigli, che tocca di quel tanto che basta il diagonale di Faraoni per spingerlo contro il palo. L'Hellas assapora il vantaggio, ma al 5' va addirittura sotto: Boga serve Djuricic che stoppa e dai 20 metri fa partire una saetta all'incrocio. Stavolta Silvestri non ci può arrivare. Un minuto dopo, Verre col sinistro gira in porta, ma a Consigli battuto è ancora il palo a dire di no al Verona. La reazione dei padroni di casa è comunque apprezzabile. Al 10' lo scatenato Verre taglia tutto il campo, quindi consegna ad Amrabat un pallone d'oro, spedito maldestramente in curva dal centrocampista marocchino. De Zerbi capisce che un po' di equilibrio non guasterebbe, e allora fuori l'autore del gol Djuricic e dentro Obiang. Si torna al 4-3-3 vecchia scuola. L'Hellas trova così meno campo aperto davanti e nonostante la carica del Bentegodi, fatica da qui in poi a farsi vedere in avanti con pericolosità. Juric prova a sparigliare il mazzo con la carta Salcedo. È proprio il giovane attaccante ex Inter al 32' a innescare Pessina, ma il centrocampista gialloblù apre troppo il piatto e spreca tutto da distanza ravvicinata. È però una scintilla isolata. Anzi, al 90' è Duncan ad avere la chance del raddoppio, ma il suo tocco mancino sbatte sul palo. Sarebbe stato forse troppo per i padroni di casa.

Gasport

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00sabato 26 ottobre 2019 21:43
Dybala non basta: Mancosu-gol e il Lecce frena la Juventus



Partita decisa da due rigori trasformati a inizio ripresa.
Palo di Bernardeschi, infortunato Pjanic, ferito alla testa Higuain.
Primo punto in casa per Liverani


Filippo Conticello

Dalla sua umile dimora torinese Cristiano Ronaldo non avrà gradito: quei difetti seminati attorno a lui sono esplosi tutti insieme qui in Salento. La Juve, a volte, è infatti troppo sciupona e poco cattiva: per mancanza di cinismo butta via tutta la fatica fatta nel costruire la propria ambiziosa architettura di gioco. Il Lecce, che ha strappato nella gara più difficile il primo punto casalingo della stagione, ha invece avuto il merito di risaltare le pecche dei bianconeri: con un rigore di Mancosu ha risposto al penalty di Dybala e si è preso gli applausi del Via del Mare vestito a festa. A distanza, avrà gradito il risultato soprattutto un doppio ex: Conte, leccese e un tempo bianconero, può risuperare Ronaldo.

PRIMO TEMPO — Maurizio Sarri aveva detto che avrebbe usato questa tappa salentina per dare fiato a qualcuno e sperimentare. Quale occasione migliore allora per riabilitare alla causa il “rinnegato” Emre Can, il centrocampista escluso con polemica dalla lista Champions? Nella Juve deronaldizzata il tedesco è la novità assieme al rientro di Danilo a destra. Il tedesco mette la fisicità che spesso non ha questa Signora tendente al ricamo, anche se sull’ultimo passaggio il ragazzo si perde sempre. Nel primo tempo, però, i bianconeri sfondano proprio dalla sua parte, a destra, sull’asse terzino-mezzala: il povero Calderoni, terzino salentino, se li vede arrivare ovunque e sono dolori. Ma i giallorossi di Liverani (squalificato, in panchina Coppola) sono quelli di sempre: una squadra sbarazzina, che gioca a viso aperto, anche a costo di scoprirsi e prendere freddo. Stavolta Tachtsidis fatica ad alzarsi per aggredire Pjanic e così, a parte un tiro di Majer su ennesmo regalino di De Ligt, nel primo tempo il Lecce finisce per concedere un lungo rosario di occasioni: sono quasi tutte figlie di un palleggio stretto che arriva al limite dell’area. E così per l’H e per la D piovono occasioni: un gol di Higuain è annullato dalla Var, un altro di Dybala, assai ispirato, è salvato da un miracolo di Gabriel. Da aggiungere alcune palle scottanti in area mancate dagli attaccanti in ritardo. Nonostante lo 0-0 il primo tempo si chiude con la sensazione che il gol stia arrivando: è in quest’aria che profuma ancora di estate.

LA RIPRESA — Nel secondo tempo salta, invece, il tappo nella maniera che non ti aspetti: un rigore tira l’altro e in un amen il punteggio diventa 1-1. Prima il penalty bianconero causato da intervento spericolato di Petriccione su Pjanic, rivisto con la Var: la trasformazione mancina è di Dybala. E poi ecco il solito fallo di mano di De Ligt: la Juve dovrà risolvere questo problema, mentre il pareggio lo segna Mancosu. In realtà il botta e risposta mette un po’ di pepe, ma non cambia il gusto del match: è sempre la solita Juve che divora un gol con Berna, bravissimo a saltare il portiere prima di colpire il palo a porta vuota. L’infortunio di Mire Pjanic, uscito per un problema alla coscia, cambia la gara, ma può anche mutare questo scorcio di stagione bianconera. In attesa di capire meglio l’entità dell’infortunio dell’uomo chiave bianconero, Sarri inserisce prima Khedira e poi Rabiot per avere più creatività dalle mezzali. Ma la Juve sbatte su un muro e si fa pure male: Higuain, travolto da Gabriel, starà in campo a forza, ma poi lascerà lo stadio in barella dopo la fine. E lo scenario non cambia neanche quando la Juve maestra di palleggio e in preda all’ansia, è costretta a rovesciare palloni in area: il secondo pari in campionato arriva, forse, nella gara in cui la Juve meno se la aspettava. Per la gioia di tutta Lecce, che balla al Via del Mare, e di un leccese trasferito a Milano.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00sabato 26 ottobre 2019 21:46
Inter, che occasione persa:
l’ex Karamoh fa male, col Parma è solo 2-2

Non bastano i gol di Candreva e Lukaku: i nerazzurri restano dietro alla Juve in classifica


Valerio Clari


Si è fatta vedere negli specchietti, ha provato a sfruttare la scia, ha cullato l’idea di un sorpasso fino all’ultima curva, poi ha dovuto alzare il piede dall’acceleratore. Niente da fare, manca la sgasata: l’Inter non sfrutta il “giro lento” della Juve e resta dietro. Ai box Conte si agita, ma le “strategie” permettono solo di rientrare sul Parma, lui sì velocissimo nel dritto, con i cavalli non solo di Gervinho, ma soprattutto di Karamoh. Un gol e un assist per l’ex, pareggiati da un gol e un assist per il soldato Candreva per il 2-2 finale. Lukaku infila la sesta (segnatura) e si conferma più concreto che bello a vedersi. Esposito sfiora il gol vittoria da predestinato, a cui fa seguire due errori che Conte non mancherà di fargli rivedere, per tenerlo coi piedi per terra. Il Parma si prende un punto meritato soprattutto in un primo tempo che è un capolavoro tattico.

DOPPIO COLPO — “Il Parma è letale nelle ripartenze” aveva detto Conte alla vigilia. Saperlo evidentemente non basta, perché l’Inter passata in vantaggio con il solito “nuovo” Candreva (sviluppi di un angolo, tiro da fuori con deviazione di Dermaku) si fa rimontare prendendo due ribaltamenti improvvisi. Il primo, invece di bloccarlo, addirittura lo costruisce, con un retropassaggio di Brozovic a Godin (oggi centrale nella difesa a tre) intercettato da Karamoh. Il francesino mai esploso all’Inter si accende a San Siro, rientrando verso il centro e inventando un gran tiro a giro sul primo palo. Non è finita: quattro minuti dopo (siamo al 30’) sfrutta un "buco" di Brozovic, salta Godin con un sombrero, attira Skriniar e poi scarica per Gervinho, che completa il ribaltone sul 2-1. Due gol che partono dal pomeriggio difficile di Brozovic, asfissiato da Kulusevski. Lo svedese classe 2000 in fase d’attacco è un po’ rifinitore e un po’ falso nueve (out Inglese e Cornelius), aprendo spazi alle due frecce, ma quando l’Inter ha la palla si incolla ad Epic. Quando va male rallenta la costruzione nerazzurra, quando va bene ci scappa la ripartenza. Il Parma al 45’ non è in vantaggio per caso, ha tirato verso la porta 10 volte.

PRIMI PARI — L’Inter invece trova pochi spazi davanti, trova raramente Lautaro (un assist per Gagliardini, un colpo di testa, un rigore reclamato) e quasi mai Lukaku. La creatura di Conte pende a destra, attacca spesso dalla parte di Candreva. Gagliolo per un tempo regge, poi tutto il Parma dopo l’intervallo si trova di fronte un’Inter diversa. Il pacato discorsetto di Conte (facile immaginarselo così) funziona, perché i più anestetizzati si risvegliano. Barella cresce (una costante), Biraghi attacca (una novità), al 7’ arriva il pareggio. Azione arrembante e avvolgente, con Brozovic che dal centro trova Candreva in area: cross basso, controllo difficile e girata pronta di Lukaku per il 2-2. L’arbitro prima annulla per fuorigioco di Candreva, poi dopo lunga consultazione del Var convalida. Sembra l’inizio di una mareggiata, anche perché arriva subito un’altra ondata con Lautaro, invece la carica nerazzurra viene contenuta dal Parma, che ha tanti meriti, fra cui quello di scomporsi poco. Conte inserisce De Vrij per Godin (non felicissimo), poi Esposito per Lautaro (debutto in A per Seba) e Politano per Gagliardini. E’ il più giovane, con un tiro al volo a centimetri dal secondo palo, ad andare più vicino al gol del sorpasso, a Parma e Juve. Ma il finale con collezione di angoli non basta, D’Aversa trova a San Siro il primo pareggio stagionale, Conte il primo pari in campionato, la Juve resta davanti.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00sabato 26 ottobre 2019 23:25
Thiago Motta, esordio da favola: batte il Brescia con i tre subentrati



Dopo il gran gol di Tonali nel primo tempo, i rossoblù, trasformati, rimontano con Agudelo, Kouamé e Pandev


Filippo Grimaldi

Ci vuole un fenomenale Kouame, e subito dopo una perla di Pandev (su assist dell’ivoriano) per rovesciare una partita in cui il Genoa pareva destinato a soccombere dopo il gol-capolavoro su punizione nel primo tempo di Tonali. La ripresa, invece, capovolge completamente una sfida che i rossoblù di Thiago Motta, alla prima in panchina, hanno la forza di far girare dalla loro parte grazie anche ai due cambi in attacco. Il Brescia torna a casa senza punti, ma con l’unico torto di non avere avuto la lucidità per chiudere la partita già nel primo tempo, quando i padroni di casa – subìto il gol dell’azzurro – sono crollati innanzitutto sul piano mentale.

RIPARTENZA — Ne esce così una vittoria pesantissima per i genoani, reduci da cinque sconfitte nelle precedenti sei gare di campionato. Lo zero a uno iniziale è una prodezza di Tonali che sorprende Radu e premia la prestazione nei primi 45’ degli ospiti, contro un Genoa rivoluzionato sul piano del modulo (un inedito 3-4-2-1) e degli uomini (Gumus al debutto, Cassata alla seconda gara in campionato e Radovanovic arretrato al centro della difesa). Il Brescia è attento a non scoprirsi in difesa, ben organizzato in mezzo e pronto a colpire davanti, anche perché questo Genoa a due facce inizialmente tiene il baricentro molto (troppo) basso. Il risultato è che la squadra di Corini (dopo una buona occasione sprecata da Ayè) fa e disfa a suo piacimento. Romulo spinge forte a sinistra, il Genoa si affida quasi esclusivamente alle ripartenze veloci di Gumus: il tedesco calcia centrale al 28’, ma non basta a far saltare una difesa ospite che perde poi Chancellor prima dell’intervallo (sostituito da Gastaldello), ma non una sostanziale buona tenuta.

PERLA — Per sbloccare una gara che non riesce mai a salire di livello, ci vuole una punizione-capolavoro di Tonali al 34’ del primo tempo, che sorprende dalla sinistra Radu e porta gli ospiti in vantaggio. Il Genoa accusa il colpo, piovono i primi fischi, e l’unico segno di risveglio è una nuova palla-gol per Gumus a metà gara, respinta da Joronen.

RISVEGLIO — Servirebbe altro per far paura al Brescia, ma il Genoa pare non avere i mezzi per riuscirci, né – aspetto ancora più pericoloso – il carattere. Thiago Motta gioca la carta Agudelo ad inizio ripresa (fuori Radovanovic). Ankersen (3’) impegna Joronen a terra, però ai padroni di casa manca la continuità nella manovra. Il Brescia prova a ripetere la prestazione del primo tempo: non si chiude, pressa con attenzione, pronto a colpire. Ma non fa i conti con le mosse azzeccate da Thiago Motta, che butta dentro Pandev e Kouame. L’ivoriano colpisce subito un palo, ed è il segnale della riscossa genoana. Il sinistro dalla distanza di Agudelo riporta la gara in parità, e in successione, di fronte a un Brescia che sbanda vistosamente, arrivano il gol di Kouame (splendida rovesciata su cross di Ghiglione) e poco dopo il sinistro a giro di Pandev. Tre a uno per i rossoblù e festa grande al Ferraris. C’è ancora il tempo per un altro palo di Schone. Il futuro, adesso, fa meno paura. Il Brescia può solo prendersela con se stesso.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 27 ottobre 2019 19:09
Palacio più Bani: il Bologna torna a vincere.
Primo k.o. per Ranieri



La squadra di Mihajlovic ritrova il successo dopo oltre un mese,
alla Sampdoria non basta il gol di Gabbiadini


Matteo Dalla Vite

Gabbiadini non esulta, Bologna sì: perché non vinceva da 42 giorni (dalla trasferta di Brescia) e perché un pareggio contro la Samp avrebbe incastrato la creatura di Mihajlovic in una classifica non consona alla produzione, sempre alta pur se sempre molto fallibile. La Samp, lineare e comunque sempre in gara, si prende un’altra sconfitta e rimane lì in basso, animata da Ranieri (cose semplici e giuste), riattivata dal sinistro feroce di Gabbiadini (sempre innamorato di Bologna) ma piegata da un’incursione di Bani al minuto 33’ di un secondo tempo in cui i rossoblù hanno cominciato a guardare la porta avversaria con una ferocia diversa e più concretezza.

SKOV OLSEN — La sorpresa bolognese porta Skov Olsen in campo per la prima volta da titolare e il ritorno di Dzemaili: in panchina, Mihajlovic (che segue la partita da remoto) è costretto a portare i baby Portanova (figlio di Daniele), il 2002 Baldursson e il 2001 Juwara per le assenze di Medel, Dijks, Tomiyasu e Destro. La Samp di Ranieri ragiona come ipotizzato: Quagliarella-Gabbiadini davanti, 4-4-2 da usato sicuro e nuova carica dopo il pareggio contro la Roma al debutto del tecnico ex campione d’Inghilterra. Intanto “Gli uomini vincenti trovano sempre una strada avanti Sinisa!” è lo striscione dei tifosi sampdoriani per Mihajlovic che visse il blucerchiato da giocatore e pure da allenatore.

FA PIÙ LA SAMP — L’inizio è molto bolognese, nel senso che l’impetuoso dispositivo di Mihajlovic porta i rossoblù a caricare l’alba del match con munizioni da ognidove: ci sono tre situazioni favorevoli (Dzemaili non inquadra la porta da posizione difficile, Palacio si fa parare un tiro sotto-porta da Audero, Soriano chiede un rigore per fallo di Bertolacci (ma non ci sono gli estremi) ma poi è la Samp a pescare quasi il jolly quando da situazione di calcio d’angolo Quagliarella (minuto 24) calcia da fuori, Gabbiadini la scheggia e il pallone finisce sul palo. Morale: il Bologna è panna montata, la Samp controlla e quasi va vicino al vantaggio anche con Jankto che trova il tiro da fuori, deviato e di poco a lato.

4-2-4 — La ripresa vede Ranieri cambiare due uomini: Ekdal per Bertolacci Depaoli per Leris. Ma è il Bologna che nel giro di tre minuti mette le cose a posto e materializza la solita mole di lavoro spesso buttata all’aria: palla di Sansone, assistenza di Soriano da destra, Palacio si infila bruciando Murillo ed è 1-0. La Samp si scuote e arriva al pareggio poi annullato (a Depaoli) per fuorigioco disturbante di Gabbiadini (da notare un’altra uscita terrificante di Skorupski), mentre dall’altra parte ancora Palacio si mette a danzare in area e con un rasoterra feroce scaglia il pallone a un centimetro (fuori) dal palo. Tanjga (in panchina) decide di mettere Orsolini per un ancora timido Skov Olsen: ed è l’ala che perde un pallone mandandolo in orizzontale sulla propria trequarti, passaggino lieve e bastante per Gabbiadini che, liberatosi agilmente di Bani, piazza il sinistro a Skorupski mal piazzato. Tutto da rifare per un Bologna che Sinisa rivisita inserendo Santander e poi Schouten (bravo, deciso, rapido di pensiero) per l’infortunato Poli: 4-2-4 con Soriano che scende a fare il mediano assieme al giovane olandese e trazione anteriore per lavorare allo stomaco una Samp che comunque con Ekdal e poi Caprari aumenta il proprio tasso di palleggio. La svolta arriva da un calcio d’angolo: batte Sansone e un secondo prima si vede Bani dire al compagno di attendere ancora qualche secondo prima di calciare. Infatti, il centralone ex Chievo arriva in solitaria, marcato da nessuno e in scivolata infila il 2-1. Dopo 42 giorni il Bologna torna a vincere. Dopo una settimana da quello 0-0 contro la Roma, la mano di Ranieri si vede ma la Samp è ancora poco produttiva. Troppo… poco.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 27 ottobre 2019 19:13
Atalanta, un settebello da record: l'Udinese è affondata



La difesa di Tudor non regge l'urto contro l'attacco nerazzurro:
doppietta di Ilicic, tripletta per Muriel e reti di Pasalic e del giovane Traore


Andrea Elefante

Più che una vittoria, è stata un’esecuzione. Il miglior attacco del campionato (oggi 28 gol) ha stravinto sulla ex miglior difesa: sei gol presi in otto partite, sette tutti insieme oggi, travolta da un attacco supersonico, con tripletta di Muriel, doppietta di Ilicic e gloria anche per il 2002 Traore, al debutto in A e in gol dopo 6’ dal suo ingresso in campo. Ora l’Atalanta è a due punti dall’Inter e a tre dalla Juve, con tre punti di vantaggio sul Napoli che va a sfidare mercoledì al San Paolo.

lE SCELTE — Il solito turnover "scientifico" per Gasperini, che in difesa recupera Kjaer, ma perde nel riscaldamento Palomino, che voleva utilizzare: dunque rispetto a Manchester confermato in extremis, oltre a Djimsiti, anche Toloi; a centrocampo riposo per Gosens e Freuler, davanti come previsto c’è l’ex Muriel titolare, accompagnato da Gomez e Ilicic. Nessuna sorpresa quanto agli uomini nell’Udinese, ma con il rientro da centrale destro di Becao, Tudor fa slittare Opoku a sinistra e manda alti sulle fasce Sema e Samir, con De Paul ancora mezzala e fiducia alla coppia offensiva Lasagna-Okaka.

PRIMO TEMPO — Quattro gol, due ricorsi alla tecnologia di Maresca e 5’ di recupero in 45’ frenetici e molti fisici, perlomeno finché l’Udinese non va in inferiorità numerica. Succede dopo 32’, ma nel frattempo la squadra di Tudor era passata in vantaggio, per un regalo di Kjaer all’implacabile Okaka, che all'11’ si è ritrovato solo davanti a Gollini. La reazione dell’Atalanta è firmata dal tridente offensivo: prima Gomez impegna Musso, poi Muriel avvia una ripartenza su De Roon che fa proseguire Ilicic: 1-1 sul filo del fuorigioco, dopo lunghissima consultazione Var. L’ultimo brivido per la Dea è un contropiede di Lasagna murato di piede da Gollini, poi Muriel libera di tacco in area Ilicic, atterrato da Opoku: secondo giallo, Udinese in dieci e Atalanta sul 2-1 con Muriel freddissimo dal dischetto. Cinque minuti dopo Maresca va al video per verificare il secondo rigore concesso per fallo di mano di Becao su cross di Gomez: decisione rivista, ma l’Atalanta trova il 3-1 al 43’, ancora con Ilicic, che risolve un batti e ribatti successivo ad un muro di Musso su Castagne.

SECONDO TEMPO — Con Pussetto esterno di fascia, Tudor prova a cambiare faccia all’Udinese ad inizio ripresa, ma il piano viene preso a pallate dall’Atalanta, che vola sul 4-1 con un’azione meravigliosa (Gomez-Ilicic-Gomez-Muriel) e piega definitivamente le gambe all’avversaria con una ripartenza rifinita da Gomez e conclusa da Pasalic. A quel punto si capisce che l’Udinese rischia la disfatta. La rinviano la traversa (tiro di Ilicic) e Musso: parate su Ilicic, Barrow e anche Muriel, che però è atterrato da Samir e segna il rigore del 6-1. L’ultima gloria per il giovane Traore, liberissimo di festeggiare fino in fondo il suo giorno storico: la foto di un’Udinese che non c’è più da un pezzo.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 27 ottobre 2019 19:17
Il Napoli sbatte contro il muro Spal:
finisce 1-1 coi gol di Milik e Kurtic

La squadra di Ancelotti in vantaggio con il polacco,
ma il centrocampista pareggia quasi subito.
Berisha e il palo salvano i padroni di casa


Mimmo Malfitano

Anche il Napoli s’è voluto allineare a Juventus e Inter. Come le prime due della classifica, ha pareggiato lasciando tutto invariato. Un turno inutile, si fa per dire, per quello che riguarda le prime posizioni. Pareggi ottenuti, peraltro, contro avversari di medio-bassa classifica. Di positivo, c’è la continuità ritrovata di Milik sotto rete. Il suo gol ha illuso Napoli per soli 7 minuti, giusto il tempo perché Kurtic trovasse l’angolo alla sinistra di Ospina per rimettere a posto il risultato. Per la Spal un punto pesantissimo, probabilmente, nemmeno programmato nelle previsioni della vigilia.

ANCORA TURNOVER — Nove formazioni diverse in altrettante partite di campionato. Carlo Ancelotti cambia ancora il suo Napoli. Stavolta, tiene fuori Meret, Callejon e Fabian Ruiz tra gli attuali titolari. In difesa, invece, c’è la conferma di Luperto in coppia con Koulibaly, per l’indisponibilità di Manolas. A centrocampo, riecco Elmas, dal primo minuto, mentre Milik ritorna titolare. Qualche novità anche nella Spal: in attacco, non c’è Floccari come era stato preannunciato, ma Paloschi che fa coppia con Petagna.

BOTTA E RISPOSTA — La Spal lascia intendere sin dalle prime battute che non ha nessuna intenzione di arroccarsi e di attendere il Napoli. Tempo tre minuti e per Ancelotti c’è subito il primo brivido. Petagna stampa sulla traversa il calcio di punizione dal limite. Troppo poco, però, per intimorire i napoletani che l’allenatore schiera con un 4-2-3-1, con Mertens ad agire alle spalle di Milik. Ed è proprio l’attaccante polacco che sblocca la partita, 9’, con un sinistro dalla distanza sul quale Berisha arriva in ritardo. Un duro colpo per la formazione di Semplici, ma non tanto da poterle impedire di reagire. Sulla destra, Strefezza spinge parecchio, mentre Petagna s’incarica di tenere impegnato Koulibaly in modo da aprire qualche spazio per gli inserimenti dei compagni. Ciò che avviene al 16’ quando sul cross arretrato di Strefezza, arriva sparato Kurtic che di destro fulmina Ospina. Tutto da rifare per le ambizioni del Napoli che prova attraverso una manovra di qualità ad arrivare alla conclusione. Milik di testa mette fuori (27’), mentre Tomovic è costretto ad un salvataggio, in extremis, sulla linea per respingere il diagonale di Mertens.

INTERVENTO VAR — Quelli della Spal si difendono con ordine, controllando le due fasce con Strefezza a destra e Reca a sinistra he vanno a chiudere le avanzate di Malcuit e Di Lorenzo. Al 38’, l’episodio che, probabilmente, farà discutere. Insigne lancia Mertens al centro dell’area, il tocco dell’attaccante belga finisce sul braccio di Vicari che è attaccato al corpo, però. La Penna indica subito il dischetto ma il Var, Nasca, lo invita a rivedere l’azione. L’arbitro va al monitor e dopo un breve consulto annulla la precedente decisone e fa riprendere il gioco scodellando il pallone dinanzi a Berisha, mentre Ancelotti assiste sorpreso a quanto avviene in campo. Nei minuti finali del primo tempo, Paloschi si trova sul piede un pallone da spingere in porta, ma il suo tocco ravvicinato è impreciso e finisce sul fondo.

ARREMBAGGIO NAPOLI — La ripresa si apre con una prodezza di Ospina (6’) che vola a deviare un colpo di testa di Vicari. Il portiere resta a terra dolorante e c’è bisogno dell’ingresso in campo dei sanitari per rimetterlo in piedi. Resta questa l’ultima azione pericolosa della Spal, perché da quel momento il Napoli si riversa nella metà campo ospite e inizia a martellare sugli esterni. Ma, spesso l’azione non è lucida. Elmas è il primo a essere sostituito (9’): al suo posto entra Fabian Ruiz. Contemporaneamente, Semplici tira fuori Igor e inserisce Cionek. Gli emiliani si difendono con ordine, Tomovic spazza l’area senza troppi fronzoli, mentre Vicari ingaggia un vero duello con Milik. Poco prima della mezz’ora, s’infortuna Malcuit che, nel tentativo di rincorrere un pallone destinato a fondo campo, resta a terra dolorante: bisognerà capire che cosa ha subito al ginocchio destro. Ancelotti tenta la carta Llorente, dando maggiore fisicità in attacco. Ma da entrambe le fasce non arrivano cross decenti, persino Callejon ne sbaglia in serie. Alla mezz’ora il Napli ha l’opportunità di passare in vantaggio. Insigne appoggia a Milik la cui finta libera il sinistro di Fabian Ruiz. Berisha è spacciato, ma la palla finisce sul palo. Poi, è lo stesso portiere albanese a superarsi due volte su Milik.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 27 ottobre 2019 19:22
A Nandez risponde Zaza: il Toro fatica, poi acciuffa l’1-1

Ancora un risultato utile per il Cagliari, i granata (fischiati) rimediano nella ripresa
grazie a una grande azione di Belotti che serve l’assist del pari al compagno


Mario Pagliara


Il Toro non è guarito, il Cagliari invece scoppia di salute. Punto incolore per la squadra di Mazzarri (gol di Nandez, uno a uno di Zaza) che non riparte dopo il k.o. di Udine e che ora frena anche in casa: ma se il pari con il Napoli si portava dentro tanti fattori positivi, questo è accompagnato da una prestazione deludente e da un po’ di scorie non ancora del tutto smaltite. Il Cagliari invece fa un figurone per oltre un’ora, ha una leggera flessione verso il 70’, ma chiude in crescendo: Maran si conferma in zona Europa, e il pari gli va anche stretto.

FISCHI PER IL TORO — Il pomeriggio del Toro inizia con il rumore di sottofondo dei fischi del pubblico. I primi arrivano quando lo speaker parte con la lettura delle formazioni, e stavolta una porzione è anche per Mazzarri. I decibel aumentano quando le squadre rientrano negli spogliatoi, all’intervallo, con il Toro colpito al cuore da Nandez. Fanno poco, anzi pochissimo, i granata per evitare i fischi in un primo tempo che è l’esatto opposto di quello che Mazzarri avrebbe voluto. Primi sei sette minuti a parte all’insegna di un Toro da vorrei ma non ci riesco, il racconto del primo tempo ci consegna un Toro timido, impaurito, costantemente pasticcione nel passaggio e inconcludente. Neanche il ritorno di Iago Falque da titolare (mancava dal primo minuto dal 25 luglio) fa scoccare quella scintilla di cui questa squadra avrebbe disperatamente bisogno. Il 3-4-2-1 in avvio è quello annunciato, cambia un solo interprete del tridente verticale: c’è Falque, c’è Belotti ma non ci sono né Meité né Verdi. La scelta del terzo uomo è ricaduta su Ansaldi posizionato sulla trequarti. Si è visto poco o nulla.

APPLAUSI PER IL CAGLIARI — Il pomeriggio di Torino conferma un teorema: il Cagliari di Maran veleggia non per caso nelle zone nobili della classifica. E’ godibilissimo sul piano del palleggio, dopo i primi dieci minuti tiene perfettamente tutto il campo, fa malissimo al Toro sulla destra quando s’innestano Nandez e Nainggolan. Gioca un calcio propositivo costantemente in verticale. Così nella domenica in cui era logico attendersi la reazione rabbiosa del Toro dopo il passo falso di Udine, la prima metà della gara è tutta sbilanciata verso i sardi. Meno male per Mazzarri che Nkoulou non pecca di concentrazione: il centrale camerunese salva prima su Pedro (17’) e si posiziona bene subito dopo (19’) evitando che ancora il brasiliano inquadri la porta su assist di Faragò. A cinque minuti dalla pausa, arriva il meritato vantaggio del Cagliari favorito dal pasticcio di Djidji: Ceppitelli crossa, Djidji cicca l’anticipo su Simeone, il resto è l’assist del Cholito per Nandez che non perdona. Tre minuti prima c’era stata l’unica occasione del Toro, nata da un disimpegno sbagliato di Ceppitelli ma Olsen chiude la porta a Belotti. All’intervallo, fischi per il Toro e applausi per il Cagliari.

L’ORGOGLIO DEI “GEMELLI” — Ad inizio secondo tempo, il Toro consegna alla sua cavalleria pesante la voglia di riscatto: Mazzarri getta subito nella mischia Zaza componendo la coppia con Belotti, lasciando Falque nello spogliatoio. Fino al ‘65, il copione non si discosta di molto da quello del primo tempo, ed è sempre il Cagliari a fare la partita. Sirigu è chiamato agli straordinari (al 10’) su Cigarini: bellissima la conclusione del centrocampista, altrettanto la risposta in volo con la mano destra alta del portiere. Un minuto prima i sardi avevano chiesto il rigore per un contatto Nkoulou- Pedro, per l’arbitro Fabbri regolare. Verso l’ora di gioco, arriva la seconda mossa di Mazzarri per smuovere le acque: dentro anche Verdi (al posto di Djidji), Toro ora con il 4-3-1-2. Un po’ alla volta il Cagliari cala di ritmo, accusa la stanchezza vistosamente, permettendo al Toro di rientrare in partita. C’è la firma di Belotti sul pari di Zaza: il Gallo ubriaca di dribbling Ceppitelli e crossa di rabbia nel cuore dell’area dove Zaza è pronto al tap-in sottoporta. E’ l’orgoglio dei “Gemelli” in un brutto pomeriggio per il Toro, addolcito da una decina di minuti tutto cuore. Il Cagliari è stremato, a Maran non sfugge e inserisce Castro e Rog per Nandez e Nainggolan. L’ultimo cambio del Toro è Laxalt per Aina. Il Cagliari si riprende dai cinque-dieci minuti di défaillance, e nel finale chiude i granata nella loro aria alla ricerca del gol partita che non arriverà.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00lunedì 28 ottobre 2019 00:07
La Roma riprende quota con Dzeko e Zaniolo.
Sprofondo Milan



I giallorossi sono a un punto dal Napoli e dalla zona Champions.
Prima sconfitta per Pioli da tecnico rossonero, nonostante il gol di Theo Hernandez


Marco Pasotto

Una squadra, la Roma, che si rimette in pista nelle zone della classifica che inducono a sorridere – meno uno dalla Champions – e un'altra squadra, il Milan, che per il momento certifica il gap con le concorrenti che corrono per l'Europa. Il 2-1 dell'Olimpico per i giallorossi racconta innanzitutto questo, oltre a diverse altre indicazioni. Per esempio il fatto che la Roma sta affrontando con lo spirito giusto l'ecatombe di giocatori e ha saputo rimettere dalla sua parte una partita che il Milan aveva riacciuffato. Oppure, per esempio, che per quanto abbia fatto registrare un miglioramento nella manovra e nell'atteggiamento, il Diavolo vive ancora nel terrore dello sbaglio e, soprattutto, è vittima di amnesie individuali e di reparto. Entrambi i gol sono emblematici in questo senso. Dunque niente aggancio ai giallorossi, anzi: gli uomini di Pioli, in termini strettamente aritmetici, sono a tre punti dalla zona retrocessione. In realtà resta una classifica corta, dove (quasi) tutto è ancora più o meno possibile, ma intanto il Milan non riesce a invertire la tendenza e le settimane passano.

PREMESSE — La Roma si è presentata a questo appuntamento con otto indisponibili tra infortuni e squalifiche, e Fonseca anche stavolta ha dovuto fare di necessità virtù. Ovvero confermare la coppia mediana Mancini-Veretout, con Spinazzola preferito a Florenzi come terzino destro. Dietro a Dzeko il tridente formato da Zaniolo, Pastore (evidentemente ritenuto arruolabile nonostante le fatiche di coppa) e Perotti. Pioli invece ha potuto concedersi il lusso di confermare in blocco la squadra che gli aveva dato – ma solo nel primo tempo – indicazioni più che confortanti nella sfida col Lecce. Quindi Conti e non Calabria, Biglia e non Bennacer, e soprattutto il criticatissimo Suso e Leao, preferito di nuovo a Piatek (seconda panchina consecutiva).

EQUILBRIO E PAURA — Il primo tempo scorre via blando, anzi soporifero, fino al gol di Dzeko. Si affrontano squadre ferite, alle prese con innumerevoli problemi, e quindi nessuno ha davvero il coraggio di affondare il colpo. Il risultato è che per oltre mezzora il giro palla su entrambe le sponde è prevedibile (sebbene il Milan tenti qualche strappo in più, soprattutto con Hernandez e Calhanoglu) e dà il tempo alle difese di organizzarsi e chiudere i varchi. Tanti anche gli errori in fase di impostazione, soprattutto da parte giallorossa, con l'Olimpico che si spazientisce. È il Milan infatti ad approcciare meglio la sfida, gestendo palla e provando a innescare un Leao che – a parte un buon inserimento con conclusione sull'esterno - stavolta gira quasi sempre a vuoto. Così ci prova un paio di volte Calhanoglu, una Suso, c'è un gol giustamente annullato a Paquetà per fuorigioco, un tiro al volo di Pastore fuori non di molto e una bella parata di Donnarumma su di un siluro di Zaniolo. Quasi tutte fiammate da lontano. L'inerzia si spezza al 38' quando Mancini "spizza" un angolo di Veretout tagliando fuori praticamente tutto il Milan. La palla arriva a Dzeko, di cui Kessie si dimentica completamente, che infila di testa in solitudine.

RIPRESA

Una rete che il Milan accusa visibilmente e che sveglia i giallorossi, da quel punto in poi padroni del campo. Ci deve pensare Donnarumma a tenere in vita il Diavolo con un miracolo su Pastore, agevolato da un erroraccio di Conti. La ripresa è decisamente più vivace, anche se nella maggior parte dei casi i pericoli arrivano a causa di disattenzioni difensive più che per bravura di chi gestisce palla. È la Roma a riprendere subito possesso della gara, con Smalling che di testa conclude a pochi centimetri dal palo, ma dopo dieci minuti il Milan si rimette in partita grazie a Hernandez, solito moto perpetuo in fascia, che su di un cross di Calabria si traveste da centravanti e – anche grazie a una deviazione di Smalling – supera Lopez. La soddisfazione rossonera dura poco. Appena quattro giri di lancetta. Stavolta è Calabria, subentrato a Conti, a compiere il misfatto regalando palla ai giallorossi in zona (molto) critica e spalancando la porta a Zaniolo. Pioli prova a rimediare inserendo Piatek e tenendo in campo Leao, ma la mossa non funziona. A metà frazione Mancini si divora un gol di testa in totale solitudine – scena già vista sul gol di Dzeko -, dopo di che ci mette un'altra pezza Donnarumma su Zaniolo. La sfida si chiude col Milan che ovviamente si riversa nella metà campo avversaria (lasciando praterie di cui i giallorossi non riescono ad approfittare), ma che non riesce più a raddrizzare la gara. Per Pioli un punto in due uscite: la strada è già in salita.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00lunedì 28 ottobre 2019 00:10
Immobile ci mette la testa.
E la Lazio sbanca Firenze all’ultimo respiro

Decide il gol del centravanti all’89’: nel primo tempo a segno Correa e Chiesa.
Nel recupero espulso Ranieri, poi Caicedo sbaglia un rigore


Stefano Cieri

Quando il pareggio sembrava ormai scritto e tutto sommato giusto per quello che si era visto in campo, ecco spuntare la testa del capocannoniere del campionato. Sul cross di Lukuku a un minuto dal termine il centravanti laziale piazza il decimo sigillo del suo campionato e regala alla Lazio tre punti pesantissimi. Dopo un periodo opaco (ultima vittoria vecchia di quasi un mese) la squadra di Inzaghi si rilancia e torna a sognare quella zona Champions che ora dista solo due punti. Cade invece la Fiorentina dopo sette partite utili consecutive. Una sconfitta che la squadra di Montella probabilmente non meritava, anche se rispetto alle ultime brillanti prestazioni stavolta la Viola ha un po’ lasciato a desiderare.

BOTTA E RISPOSTA — Il primo tempo scivola via tra ritmi non forsennati e improvvise accelerazioni. Dopo un avvio che vede la Viola più attiva (ci prova Castrovilli dalla distanza) la Lazio prende il controllo delle operazioni grazie al palleggio del suo centrocampo dai piedi buoni. Il 3-5-2 di Inzaghi è più armonico e avvolgente, quello di Montella ha - almeno in questa occasione - il baricentro basso. I biancocelesti tengono palla in attesa dell’imbucata buona che arriva al minuto 22: Luis Alberto avvia benissimo l’azione, poi Immobile pesca Correa che dribbla Dragowski e deposita in rete per l’1-0 degli ospiti. L’arbitro Guida inizialmente annulla per fuorigioco, come già aveva fatto qualche minuto prima su un gol di Immobile, ma stavolta il fuorigioco non c’è (è Pezzella a tenere in gioco l’argentino) e il Var corregge la decisione dell’arbitro. Var che invece non era intervenuto in precedenza per un contatto molto dubbio nell’area dei padroni di casa tra Caceres e Lazzari. Il vantaggio laziale, tutto sommato meritato, dura però solo cinque minuti perché al primo vero affondo la Fiorentina pareggia. I protagonisti sono sempre loro: Ribery che inventa (e a nulla serve la gabbia che provano a costruirgli tre laziali) e Chiesa finalizza. Il botta e risposta rende più guardinghe entrambe le squadre, si arriva così all’intervallo senza sussulti. A parte il guaio fisico che costringe Caceres a uscire. Lo rileva il giovane Ranieri.

IL SALE SULLA CODA — Il secondo tempo continua sula falsariga di quanto visto nella parte finale del primo. Le due formazioni provano a farsi male, non si accontentano del pareggio, ma cercano la vittoria senza scoprirsi troppo. I due tecnici provano a rimescolare le carte con i cambi. Montella, dopo quello cui è costretto nel primo tempo (Ranieri per Caceres) toglie Lirola per Sottil e poi mette dentro Boteng per Ribery che esce dal campo scuotendo ripetutamente la testa (e poi continua a dissentire anche in panchina). Ma la Viola non trae beneficio dalle forze fresche. Molto più efficaci i cambi di Inzaghi che risponde con Parolo per Milinkovic, Lukaku per Lulic e Caicedo per Correa. Cambi che si rivelano azzeccati perché Parolo dà maggiore equilibrio al centrocampo e Lukaku è decisivo nell’azione che porta al sorpasso della Lazio nel finale. Prima conquista palla su Sottil (con la Fiorentina che protesta a lungo, ma l’arbitro - coadiuvato dal Var - ritiene regolare l’intervento, anche se restano molti dubbi), e poi serve a Immobile la palla che il centravanti deposita in rete di testa quando al 90’ manca un minuto. La Lazio si permette il lusso anche di sbagliare un rigore (fallo di mano di Ranieri su conclusione di Luis Alberto) in pieno recupero con Caicedo che si fa ipnotizzare da Dragowski. Ma ormai la partita è finita.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00lunedì 28 ottobre 2019 00:11
SERIE A 2019/2020 9ª Giornata (9ª di Andata)

25/10/2019
Verona - Sassuolo 0-1
26/10/2019
Lecce - Juventus 1-1
Inter - Parma 2-2
Genoa - Brescia 3-1
27/10/2019
Bologna - Sampdoria 2-1
Atalanta - Udinese 7-1
Spal - Napoli 1-1
Torino - Cagliari 1-1
Roma - Milan 2-1
Fiorentina - Lazio 1-2

Classifica
1) Juventus punti 23;
2) Inter punti 22;
3) Atalanta punti 20;
4) Napoli punti 17;
5) Roma punti 16;
6) Lazio e Cagliari punti 15;
8) Parma punti 13;
9) Fiorentina e Bologna punti 12;
11) Torino punti 11;
12) Milan e Udinese punti 10;
14) Sassuolo(*) e Verona punti 9;
16) Lecce e Genoa punti 8;
18) Brescia(*) e Spal punti 7;
20) Sampdoria punti 4;

(*) Brescia e Sassuolo una partita in meno.
Brescia - Sassuolo rinviata al 18-12-2019 per lutto.

(gazzetta.it)
binariomorto
00mercoledì 30 ottobre 2019 00:29
La perla di Lazovic lancia il Verona: colpo a Parma!
Gervinho sbatte sulla traversa



Un gran gol del serbo al 10' del primo tempo piega gli emiliani nel primo anticipo della 10ª giornata di Serie A


Colpaccio del Verona, che con un gran gol di Lazovic in avvio di gara sbanca il Tardini. Cade il Parma, che in casa arrivava da tre vittorie consecutive, ma oggi paga l'assenza di tutti i suoi centravanti.

PREMESSE — Rispetto alla gara con l'Inter, D'Aversa è costretto a due cambi: Pezzella per l'infortunato Gagliolo a sinistra in difesa e Brugman in regia per Scozzarella squalificato. La terza modifica è invece una scelta tecnica, con Barillà al posto di Hernani. Senza prime punte di ruolo, sono a turno Kulusevski, Gervinho e Karamoh a spendersi da falso nove. Nell'Hellas la sorpresa è il giovane Salcedo al posto di Zaccagni, mentre Stepinski si riprende il ruolo di centravanti titolare a scapito di Di Carmine. Miguel Veloso, recuperato, guida il centrocampo.

LA GARA — Parte meglio il Verona, con il Parma che sembra essere rimasto negli spogliatoi di San Siro. Il premio per gli ospiti arriva al 10', grazie a una gran botta da fuori di Lazovic: Sepe si tuffa alla sua destra, ma la palla s'infila all'angolo alto. Primo gol in gialloblù per il serbo. Lo svantaggio scuote i padroni di casa, che collezionano occasioni in serie: Gervinho più volte (in una bravo Silvestri nella respinta...) e Karamoh però non trovano il guizzo vincente. Il Parma protesta anche per un contrasto Salcedo-Darmian in mischia, ma l'arbitro Manganiello lascia correre e anche il Var non interviene. A fine primo tempo, è però Sepe a evitare il raddoppio con bel riflesso sulla zuccata di Kumbulla da corner del solito Veloso.

LA RIPRESA — All'intervallo il primo cambio è dell'Hellas: fuori Salcedo, dentro Zaccagni. Al 4' clamorosa occasione per gli emiliani: Kulusevski e Gervinho combinano a meraviglia, ma il destro a colpo sicuro dell'ivoriano si stampa sulla traversa. D'Aversa inserisce Hernani per Barillà per dare nuova linfa alla mediana. Al 16' è proprio una punizione del neo-entrato a trovare Karamoh a pochi passi dalla porta: la deviazione dell'ex Inter si spegne però sul fondo. La risposta del Verona è il tiro al volo di Lazovic su cross di Faraoni che sfiora il palo a Sepe battuto. Il Parma alza i giri del motore e prende d'assalto l'area veneta, ma i tentativi prima di Darmian e poi di Gervinho vengono murati dai difensori ospiti. Al 26' è invece Silvestri a salvarsi in qualche modo sul colpo di testa di Dermaku, evitando il tap in di Kucka con una smanacciata alla palla. Manca un quarto d'ora al termine e D'Aversa si gioca il tutto per tutto, togliendo l'acciaccato Pezzella per Sprocati. Cambio molto offensivo. Silvestri è ancora attento sul sinistro di Karamoh al 36', poi Veloso devia in angolo la punizione di Hernani da posizione favorevole. La pressione ducale resta alta, ma il Verona si chiude a riccio e regge sino alla fine.

Gasport

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00mercoledì 30 ottobre 2019 00:32
Lukaku-Lautaro: l’Inter sbanca Brescia, ma che sofferenza

I nerazzurri vanno sul 2-0 grazie ai suoi attaccanti, ma nella ripresa sono in difficoltà.
La squadra di Corini ci prova fino alla fine, ma ottiene solo l’autogol di Skriniar


Vincenzo D'Angelo

L’Inter riparte. Con fatica e un po’ di apprensione finale, ma sbanca Brescia e si riprende per una notte la testa del campionato. Servivano i gol per tornare al successo e ancora una volta c’è la firma nobile e dalla distanza della LuLa sui tre punti: Lautaro ha sbloccato il match nel primo tempo, aiutato dalla deviazione di Cistana. Lukaku ha raddoppiato con una poderosa cavalcata in solitaria e missile sul palo lungo. L’autogol di Skriniar ha reso incandescente il finale, ma non è servito al Brescia per portare a casa un punto e rinsaldare la posizione di Corini, la cui panchina resta sempre pericolante.

LAUTARO FORTUNATO — Corini cambia sistema, lancia al debutto in A il portiere Alfonso (scuola Inter) e Mangraviti (classe ’98) e si schiera quasi a specchio con Conte, dove il quasi sta a evidenziare gli esterni molto bloccati da 5-3-2 per necessità e volontà contro gli esterni nerazzurri molto alti. La prima conclusione è un colpo di testa di Lukaku a lato di poco (3’). Poi una bella trama Lukaku-Lautaro (12’) libera al tiro Gagliardini che invece preferisce l’imbucata per Candreva. La prima sortita Brescia arriva al 22’, ma è un potenziale pericolo: Godin prova l’anticipo alto ma va a vuoto, Balotelli (contestatissimo dai tifosi interisti) si lancia in velocità ma al limite invece di servire Romulo tenta il tiro e viene murato da De Vrij. E nell’azione seguente l’Inter passa: Lautaro calcia da lontanissimo trovando la deviazione amica di Cistana che alza la parabola e manda fuori causa Alfonso. Nel finale di tempo gli animi si scaldano: il Brescia protesta per un presunto mani di Gagliardini (ma colpisce con la nuca) su sponda di Donnarumma, poi Gagliardini spintona a terra Tonali rendendo ancor più incandescente il clima in campo.

LA FIAMMATA DI ROMELU — La ripresa si apre con il primo guizzo di Balotelli e la grande risposta a terra di Handanovic. Che poco dopo (4’) si supera con un riflesso sulla conclusione ravvicinata e da terra di Donnarumma. Ma è un altro Brescia, nell’atteggiamento e nella spinta. E all’11’ è decisivo Godin a murare in mischia su Balotelli. Ma proprio quando il Brescia inizia a crederci ecco che si accende Lukaku (18’): il belga parte laterale, si accentra e scarica un sinistro violentissimo che buca Alfonso e ammutolisce il Rigamonti. L’Inter ha raffreddato i bollenti spiriti e ora sembra in controllo. Ma appena abbassa la guardia ecco riaffiorare i vecchi fantasmi: da azione d’angolo Balotelli (28’) chiama Handa a una nuova prodezza, poi sul tap-in spara incredibilmente alto.

AUTOGOL E PAURA — E’ il preludio al gol bresciano che arriva al 31’ con una strana carambola in area dopo azione travolgente di Bisoli: è Skriniar a battere Handanovic per il clamoroso autogol che riapre il match. Il Brescia prova a crederci, colleziona angoli e dagli esterni – ora sì da 3-5-2 – fa piovere missili in area nerazzurri a caccia di una deviazione amica che però non arriva. L’Inter vince e fa festa: la quinta vittoria in cinque trasferte di A la manda a letto da capolista, in attesa della Juve.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00mercoledì 30 ottobre 2019 23:08
L'Atalanta non muore mai, il Napoli schiuma rabbia:
2-2 con rosso ad Ancelotti e 10' di recupero!



Il tecnico azzurro espulso, grandi proteste dei padroni di casa per un presunto rigore su Llorente nel finale.
Gol di Maksimovic, Freuler, Milik e Ilicic


Mimmo Malfitano

L’avrebbe meritata la vittoria, il Napoli. Per la migliore qualità del gioco e per la determinazione con la quale ha affrontato l’Atalanta. E’ finita in parità e, probabilmente, se i giocatori di Ancelotti non si fossero attardati nelle proteste, in occasione dell’impatto in area tra Llorente e Kjaer, i bergamaschi non sarebbero ripartiti e impostato l’azione del gol di Ilicic, quello del definitivo 2-2. Bel Napoli, dicevamo, supportato dal talento di Fabian Ruiz e dal carattere di Zielinski, subentrato a Allan dopo appena 6 minuti. S’è rivisto il gioco, quelle geometrie dimenticate nelle ultime partite. Ci si aspettava qualcosa in più dall’Atalanta, almeno sotto il profilo del gioco. Invece, la classe di Ilicic è stata determinante per tornare a casa con un punto che, comunque, fa classifica. Al gol iniziale di Maksimovic ha risposto Freuler, complice anche una papera di Meret, mentre alla rete di Milik è seguita quella di Ilicic. Poi, il finale e la grande confusione che s’è creata, coi napoletani a pretendere il fallo di Kjaer che prima di tirare giù Llorente riceve dallo stesso una gomitata in pieno viso. Giacomelli non si lascia condizionare e fa proseguire il gioco.

FUORI MERTENS E MURIEL — Stavolta non è stato difficile indovinare la formazione del Napoli. Le scelte di Carlo Ancelotti sono state, perlopiù, imposte dall’indisponibilità di alcuni giocatori. L’unico dubbio riguardava l’attacco con il ballottaggio Mertens-Lozano. Ha prevalso l’attaccante messicano, mentre il capocannoniere del Napoli è finito in panchina insieme con Zielinski. Tutt’altre scelte per Gian Piero Gasperini, che manda in campo la coppia d’attacco, Ilicic-Gomez, e tiene al proprio fianco Muriel. Insieme all’attaccante colombiano riposano, inizialmente, anche Malinowski e Castagne: al loro posto Pasalic e Hateboer.

GRANDE NAPOLI — L’avvio del Napoli è impressionante, nei primi due minuti, Gollini deve intervenire per respingere il colpo di testa di Koulibaly sull’angolo di Callejon (1’) e il destro a volo di Milik servito da Di Lorenzo (2’). Il martellamento napoletano consiglia un atteggiamenti prudente all’avversario. L’Atalanta è in difficoltà sugli esterni, dove Di Lorenzo gioca, prevalentemente, in linea coi centrocampisti e va a sostenere l’azione sulla destra. Insigne sembra in serata, ingaggia un bel duello con Toloi e, spesso, riesce a superarlo. Ilicic trova il modo di scuotere Meret con un calcio di punizione (6’): sulla respinta del portiere Allan s’infortuna nel tentativo di anticipare Freuler. Il centrocampista brasiliano è costretto a lasciare il suo posto a Zielinski. E si è appena all’11’. Dicevamo dell’ispirazione di Insigne. Le sue giocate sono illuminanti, come da tempo non si vedevano. Al 12’, trova il taglio giusto per lanciare Callejon, tutto solo verso Gollini. L’attaccate spagnolo supera in dribbling il portiere, ma si allarga troppo favorendone la respinta sulla conclusione. Per l’Atalanta scatta l’allarme, centrocampo e difesa sembrano in difficoltà quando il Napoli affonda. Ed al 16’ i bergamaschi vanno sotto. L’apertura di Insigne per Callejon è un piccolo capolavoro, mentre il cross dello spagnolo è perfetto per esaltare lo stacco vincente di Maksimovic: stavolta nulla può Gollini.

PAPERA MERET — Gasperini prova a riordinare le idee, mentre Ilicic e Gomez tentano di riequilibrare il risultato. Ma è ancora il Napoli a farsi pericoloso, al 22’, quando Milik colpisce il palo di testa e Gollini recupera il pallone sulla linea di porta. L’Atalanta si affaccia dalla parti di Meret, ma non riesce ad essere risolutiva, tante le azioni avviate, ma di conclusioni non se ne vedono. Sul finire del tempo, accade l’imprevisto. La trama dell’azione atalantina è gradevole, tutta di prima, con il taglio finale di Toloi per la conclusione di Freuler. Il tiro dello svizzero non è irresistibile, ma il portiere napoletano se o fa passare tra le gambe. L’immagine sconsolata di Meret ne descrive lo stato d’animo.

CAOS FINALE — Il Napoli ha una migliore qualità e la fa valere. Dopo che Pasalic sfiora il palo (8’), il collettivo di Carlo Ancelotti riprende a pressare, mentre i bergamaschi si affidano alle ripartenze del Papu Gomez e sulle potenzialità tecniche di Ilicic. Milik, scheggia la traversa su punizione (23’). E’ il preludio al raddoppio napoletano. De Roon sbaglia il controllo del pallone sul quale sia avventa Fabian Ruiz. Pronto il diagonale dello spagnolo per Milik che dribbla Gollini e appoggia la palla in rete per il 2-1. Tre minuti dopo, Gasperini richiama in panchina Gomez e inserisce Muriel per dare maggiore vivacità all’azione offensiva. Il Napoli tiene il possesso di palla, ma Gollini se ne sta tranquillo tra i pali. Poi, accade il finimondo. Il cronometro segna il 39’ quando in area vengono a contatto Llorente e Kjaer. Il gomito dell’attaccante colpisce sul viso il difensore atalantino che nel cadere tira già l’attaccante. Giacomelli fa subito segno di proseguire tra le proteste dei napoletani. Intanto, Toloi nel rovesciamento di fronte trova il taglio giusto per liberare Ilicic. La conclusione dello sloveno, a giro, non lascia scampo a Meret. Giacomelli, a quel punto, viene accerchiato dai giocatori napoletani, le proteste si allargano alla panchina, in campo è il caso totale, Koulibaly e gli altri non vogliono riprendere il gioco, mentre l’arbitro chiede conferma al Var, Banti, sulla validità della decisione presa. Conferma che gli arriva e allora si riprende con il quarto uomo, Doveri, che segnala gli 8 minuti i recupero. Intanto, Ancelotti viene espulso insieme al team manager, De Matteis. Al fischio finale, Giacomelli non si ferma a salutare i giocatori, va via infastidito per le proteste napoletane.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00mercoledì 30 ottobre 2019 23:19
Joao Pedro e Simeone mandano il Cagliari in paradiso.
Bologna, non basta Santander



Vittoria in rimonta per la formazione di Maran.
Nel finale un’autorete di Faragò, ma gli emiliani non riescono a trovare il pareggio.
Sardi a -1 dal 4° posto


Francesco Velluzzi

Lassù è bellissimo. E ora il Cagliari va a sfidare l’Atalanta a casa sua. Ottavo risultato utile di fila, 18 punti, come Napoli, Roma e Lazio. La squadra di Rolando Maran sembra non volersi fermare più. Col Bologna (battuto qui 2-0 nella scorso campionato) corre solo un brivido nel finale (3-2), ma vola via, nel tripudio della Sardegna Arena. Stupisce sempre più il carattere di una squadra che passata in svantaggio (rigore di Santander) non perde mai la bussola, mostra un fraseggio di alto livello, raddrizza la partita e la ribalta con grande carattere, mandando in gol le sue punte: Joao Pedro (doppietta) e Simeone che non segnava dal 20 settembre. È un’altra serata speciale, insomma. Non lo è per il Bologna che crolla di schianto nella ripresa cedendo nettamente dopo 20’ e finendo in balia di un Cagliari che nei cambi (Castro, Oliva e Ionita nel finale) ha più forza e birra rispetto a quelli bolognesi che provano a sopperire alla serataccia di Orsolini, Soriano e Sansone, mai capaci di pungere in maniera determinante. Quarta sconfitta stagionale per la banda di Sinisa che dal letto dell’ospedale non sarà sicuramente felice per la seconda parte di ripresa dei suoi.

PRIMO TEMPO — Maran schiera quella che dovrebbe essere la formazione ideale con Faragò promosso terzino destro titolare e le stelle di centrocampo tutte al loro posto: Nandez, Rog e Nainggolan (diventato capitano dopo il forfait di Ceppitelli infortunato) che agisce dietro Simeone in linea con Joao Pedro. Il Bologna lascia a riposo Danilo per preservarlo per sabato con l’Inter e al centro della difesa c’è l’inedita coppia formata da Bani (goleador contro la Samp) e Denswil. Debutto da titolare per l’olandesino Schouten. In attacco c’è Santander a digiuno da maggio. Parte forte il Cagliari, che nel fraseggio è superiore al Bologna. Al 9’ Joao manda fuori, di testa, al 19’ Cigarini, che dipinge calcio, lanci e passaggi come pochi, si fa ammonire. Due minuti dopo Pellegrini, che spinge a tutta in fase di possesso, fa passare Orsolini sul quale Olsen fa il miracolo, ma l’azione continua e Joao Pedro colpisce in area Soriano. È rigore, che permette a Santander (23’) di sbloccarsi: 0-1. Il Cagliari, molto nervoso, accusa il colpo, Dzemaili guida i suoi con sapienza e classe, ma Orsolini, lanciato in superiorità numerica, cade nell’ingenua simulazione. Poi calcia fuori tentando di piazzarla. Il Cagliari reagisce al 34’ con un bel tiro a giro di Joao, poi è Klavan che su angolo del solito Ciga ci arriva di testa ma manca il bersaglio.

SECONDO TEMPO — Il Cagliari rientra in campo deciso, cattivo e in 3’ la raddrizza: ancora dal piede di Pellegrini parte un pallone basso forte dentro l’area che Joao Pedro gira da campione e pareggia. Il Bologna ha una timida reazione, Sansone fa la prima cosa di una partita modesta, un tiro facile per Olsen, Santander dopo la piazza, ma fuori. Poi Sacchi annulla per fuorigioco il gol a Palacio e il Bologna lì scompare. Maran toglie Nandez (peggior prestazione stagionale) e inserisce Castro, ma il guaio è che perde Cigarini (eccellente) che crolla a terra e lascia il posto a Oliva. E dopo un minuto è il giovane uruguagio ad avviare l’azione che Nainggolan porta avanti, il resto lo combina Bani che lascia campo aperto a Simeone che riscatta la prova opaca con un tocco delizioso: 2-1. Il Bologna non c’è più, lo salva Skorupski sulla punizione bomba del Ninja. Ma non può nulla sul pasticcio dei difensori che lasciano a Joao Pedro il compito di firmare di piatto la doppietta personale (segnò anche all’andata nello scorso torneo) e il 3-1. Potrebbe finire 4-1, ma il Cagliari non concretizza due sgommate. E non è finita, perché Olsen manda in angolo su Skow Olsen, ma poi capitola su autogol di Faragò (3-2). I cinque di recupero creano solo un po’ di panico tra i tifosi. Ma il Cagliari può festeggiare.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00mercoledì 30 ottobre 2019 23:22
Rigore di CR7 all’ultimo respiro:
la Juve batte il Genoa e resta prima

Al 94’ Ronaldo si guadagna e trasforma il penalty (ingenuità di Sanabria).
Nel primo tempo gol di Bonucci e Kouame, espulsi Cassata e Rabiot


Matteo Pierelli

Suda, soffre, deve sprecare tutte le energie che ha in corpo, ma alla fine la Juve riesce a portarla a casa. Ma deve ringraziare il solito Cristiano Ronaldo, un campione vero: in una serata per lui storta prima si procura il rigore e poi lo segna, quando era già cominciato il recupero. Esecuzione perfetta dal dischetto quella del portoghese, a cui poco prima era stato annullato un gol dalla Var per fuorigioco. E così la Juve può festeggiare il sorpasso sull’Inter, vittoriosa martedì a Brescia. La squadra di Sarri fa comunque tanta fatica sul piano del gioco e neanche l’aver giocato buona parte del secondo tempo in superiorità numerica per l’espulsione di Cassata al 50’ (doppia ammonizione “guadagnata” da Dybala) gli serve per sbloccarla prima. Il 2-1 finale (anche Rabiot all’87’ è stato espulso) fa comunque felice Sarri che in qualche maniera riesce a sfruttare la gran mole di gioco prodotta contro un Genoa che si merita gli applausi dei suoi tifosi. I rossoblù giocano un buon calcio almeno finché hanno fiato, mentre la Juve del secondo tempo va a strappi, cerca la soluzione individuale con i vari Dybala, Ronaldo, Rabiot e Barnardeschi senza mai trovare la via della rete. Clamorosa l’occasione fallita da CR7 al 73’, quando a due passi da Radu mette fuori di testa un assist al bacio di Dybala. Ma CR7 si tiene sempre un colpo in canna e spesso lo spara quando tutto sembra perduto.

MAGLIE NUOVE — Nella Juve, scesa in campo con una maglia nuova (numeri e nomi dei giocatori verde fluo e un tocco di arancione sul bordo delle maniche), esordio stagionale per Rugani che si sistema al centro della difesa accanto al capitano Bonucci. Prima fase di studio con la Juve che non è riesce a trovare spazio contro un Genoa ben messo in campo da Thago Motta. E il primo tiro in porta è proprio dei rossoblù, dopo 11 minuti: diagonale di Pinamonti bloccato facilmente a terra da Buffon. Al 17’ reazione bianconera con la gran botta dal limite di Dybala, salvata in angolo da Radu. Poi è ancora l’argentino a provarci due minuti dopo, ma la sua conclusione esce di poco. Il primo lampo di Ronaldo (destro rasoterra da limite) arriva al 31’ ma Radu non si fa sorprendere. Poco dopo magia di Dybala che salta due genoani e da posizione defilata conclude a rete: Radu è prodigioso a impedirgli il gol. Ma due minuti più tardi (36’), su azione da calcio d’angolo, il portiere romeno esce male e viene beffato da Bonucci che sblocca la partita. Il vantaggio dura quattro minuti: Alex Sandro perde una palla sanguinosa in difesa e Kouame con un tiro rocambolesco (si tira la palla sul suo piede sinistro) spiazza Buffon. Nel secondo tempo la Juve le tenta tutte ma solo al fotofinish riesce a risolverla.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00mercoledì 30 ottobre 2019 23:25
Lazio a valanga, il Torino sprofonda sotto i colpi di Immobile

Granata praticamente mai in partita.
Acerbi apre le marcature, poi la doppietta del centravanti della Nazionale e l’autogol di Belotti.
Espulso (doppio giallo) Nkoulou


Nicola Berardino

La Lazio centra per la prima volta in questo campionato la seconda vittoria di fila e risale verso la zona Champions. Sotto gli occhi del c.t. Mancini, i due azzurri Acerbi e Immobile con i loro gol danno la svolta alla gara col Torino già nel primo tempo, in otto minuti (25’ e 33’). Il doppio vantaggio laziale è una dura mazzata per il Torino. Che soprattutto dopo l’intervallo tenta di riaprire i giochi: Belotti viene fermato dalla traversa. Poi, su rigore Immobile fissa il 3-0 e allo scadere arriva anche il quarto gol (autorete di Belotti su azione di calcio d’angolo). Quinta sconfitta in campionato per i granata che nelle ultime cinque giornate hanno raccolto appena due punti: i numeri timbrano la crisi.

UNO-DUE LAZIALE — Inzaghi modifica il centrocampo con gli innesti di Marusic e Cataldi. In attacco l’altra novità con Caicedo a fare da spalla a Immobile. Mazzarri (squalificato, in panchina Frustalupi) opta per il 3-5-2 e opera un ritocco per reparto rispetto alla formazione opposta al Cagliari. In difesa torna Lyanco dal 1’, a metà campo si rivede Meité, in attacco spazio a Zaza. Si parte a gran ritmo. La Lazio si affida al fraseggio. Torino molto dinamico per guadagnare metri. Ma i granata intensificano pure i controlli in copertura. I biancocelesti spingono sulle fasce. Al 15’ primo squillo del Toro: girata di Belotti che va sul fondo. Due minuti dopo la replica laziale: Lulic non si coordina bene al tiro, nel successivo assalto Caicedo calcia a lato. Pericoloso Cataldi che su punizione sfiora il palo. Al 25’ la Lazio schioda il risultato con un gran gol di Acerbi che dai 35 metri di sinistro inventa una parabola che beffa Sirigu. Il vantaggio dà ulteriore carica alla squadra di Inzaghi. Sirigu para una bordata di Immobile. Che al 33’ porta la Lazio al raddoppio: fiondata di destro dopo uno scatto in progressione su lancio di Luis Alberto. Il Toro non riesce a trovare il passo giusto per reagire. Con generosità si porta comunque in avanti. Al 42’ Strakosha blocca una punizione di Baselli. Granata più aggressivi nel finale di tempo.

BIS DI IMMOBILE — In avvio di ripresa, il Torino prova subito a riaprire la partita. Al 3’ Strakosha si oppone a una botta di Meité: sulla respinta, Belotti colpisce la traversa. Al 6’, primo cambio tra i granata: Verdi subentra a Lyanco. Arretrano De Silvestri e Laxalt, il Torino si schiera col 4-3-3. All’8’ annullato un gol di Caicedo per fuorigioco. Al 20’, Lazio vicina al terzo gol: alto il colpo di testa di Lulic. Al 22’, seconda sostituzione nel Torino: Iago Falque rileva Zaza. Il tris biancoceleste arriva al 25’ con un rigore di Immobile concesso dopo che Nkoulou ha atterrato Caicedo. Dodicesimo gol in campionato per il bomber che si porta a 99 reti con la Lazio in A. Seconda ammonizione per Nkoulou ed il Torino resta in dieci con Meitè che si sposta in difesa. Inzaghi fa uscire prima Caicedo per inserire Correa, poi Cataldi (dolorante) per Parolo e Patric per far entrare Luiz Felipe. Il Torino sente ormai il peso del risultato. Correa cerca il gol ma Sirigu sventa il diagonale dell’argentino. Al 90’, angolo di Luis Alberto e deviazione di Belotti che beffa Sirigu. La Lazio torna in piena corsa per la Champions.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00mercoledì 30 ottobre 2019 23:33
Ramirez salva la Samp: Lecce raggiunto al 91', ma Ranieri resta ultimo



Un colpo di testa dell'uruguaiano in pieno recupero pareggia il gol in apertura di Lapadula.
Giallorossi in dieci negli ultimi 20 minuti per l'espulsione di Tachtsidis


Filippo Grimaldi

Lecce, festa mancata. La Samp scaccia l'incubo con Ramirez in pieno recupero. La squadra di Ranieri non trova la vittoria, ma rimette in parità una sfida che sembrava compromessa dopo il gol di Lapadula in avvio di gara. Per il tecnico blucerchiato, quella di stasera non era l'ultima spiaggia: la squadra è cresciuta, ma ancora non basta. Ranieri prova a rompere il sortilegio dell'attacco in crisi puntando su Bonazzoli (titolare per la seconda volta in questa stagione) al fianco di Quagliarella, con Barreto alla prima da titolare in mediana. Il Lecce di Liverani, privo di Farias, Majer e Benzar, con Mancosu e Babacar a riposo, piazza Shakhov a supporto di Falco e Lapadula. Il riflesso di Gabriel in avvio (2') stoppa Bonazzoli, ma lì comincia la prestazione tutta sostanza di un Lecce che al 9' va in vantaggio sfruttando una combinazione perfetta per tempismo e coordinazione Shakhov-Lapadula, con l'attaccante a segno tagliando la difesa della Samp. Petriccione cerca il bis al 15', ma in assoluto sorprende l'agile possesso palla dei pugliesi, mai in soggezione davanti ai blucerchiati, a conferma di un Lecce che fuori casa fa mirabilie, e non da stasera.

BOTTA E RISPOSTA — Samp troppo frenetica, però, perché lo svantaggio annebbia le idee e rende la manovra poco lucida. I blucerchiati faticano a riorganizzarsi: Bertolacci (22') impegna Gabriel in angolo, poi ci prova pure Barreto, ma senza fortuna. Il Lecce non sbanda, Tachtsidis gestisce il gioco ospite per vie centrali. La Samp ha un sussulto e nel quarto d'ora finale del primo tempo il solito Bonazzoli va vicinissimo al pari (41'), ma ancora una volta il numero uno brasiliano salva lo 0-1.

THRILLING — Proprio allo scadere della metà gara, episodio contestatissimo dei pugliesi: Falco va al tiro e Audero si salva sulla traversa, poi, sul successivo tocco di Shakhov, Ferrari viene espulso per un sospetto tocco di mano. Dopo un consulto col Var, Massa cancella la sua decisione. La ripresa mostra una Sampdoria più lucida e concreta (con Ramirez in campo da trequartista al posto di Barreto) e un Lecce che improvvisamente perde lucidità, ma ai blucerchiati manca cinismo per rimettere la sfida in parità. La squadra di Liverani gioca corta, chiude gli spazi e, quando può, graffia con ripartenze improvvise. Sulla Samp piove qualche fischio, Ranieri si gioca le carte Rigoni e Leris (fuori Bonazzoli e Bertolacci), ma gli spazi sulle fasce sono bloccati e per vie centrali non si passa. Liverani, allora, cambia l'attacco: dentro Babacar e Mancosu, fuori Lapadula e Shakhov. Gli ospiti resistono anche dopo l’espulsione (27') di Tatchtsidis per somma di ammonizioni, che tocca Rigoni con un fallo inutile a metà campo rilevato dal primo assistente. Il canovaccio non cambia sino alla fine: pressione Samp che si spegne negli ultimi venticinque metri, sino al 47' della ripresa, quando Ramirez trova il pari. Un punticino per continuare a sperare, ma dagli spalti piovono fischi sui blucerchiati.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00mercoledì 30 ottobre 2019 23:37
Il Sassuolo si illude con Boga, ma Castrovilli
e Milenkovic fanno volare la Fiorentina

Match a due facce. Nel primo tempo la sblocca l’attaccante di casa con una prodezza,
nella ripresa i viola reagiscono con il centrocampista e il difensore.
Cori contro Duncan


Guglielmo Longhi


In tribuna al Mapei c’è anche Rocco Comisso: dopo essere stato con la ruspa sui terreni dove sorgerà il nuovo centro sportivo e aver suonato l’inno della squadra con la fisarmonica, il presidente della Fiorentina voleva vedere la prima vittoria dal vivo. E’ stato accontentato, ma che fatica. Una partita balorda, a due facce: perché il Sassuolo ha giocato meglio della Viola per un tempo, è andato sull’1-0, poi è calato vistosamente.

CHE BOGA — Montella deve inventarsi la difesa senza Caceres e Lirola, infortunati, rivitalizzare un centrocampo col fiato corto (fuori Badelj) e sistemare l’attacco orfano di Ribery. Ma conferma il collaudato 3-5-2: Venuti è il terzo centrale accanto a Pezzella e Malinkovic, con Sottil e Dalbert esterni pronti ad arretrare, il che accade abbastanza spesso. La Fiorentina parte forte (palo di Boateng al 3’ dopo un cross di Dalbert ), ma una fiammata, perché è il Sassuolo a fare la partita perché Djuricic, schierato tra le linee e dietro il tridente, infastidisce molto Pulgar, il centro di gravità permanente della Viola. Quello di De Zerbi è un 4-3-3 tendente al 4-2-3-1: Caputo unica punta, Berardi e Boga larghi che si alzano o abbassano in continuazione. Poi l’onnipresente Djuricic e, dietro, la diga formata da Magnanelli, graziato dal giudice sportivo, e Duncan. La Fiorentina soffre soprattutto sul suo lato destro, perché Sottil fatica a fare tutta la fascia e dimostra di non avere grandi abitudini difensive. E’ proprio a destra che l’incontenibile Boga, al minuto 24, su passaggio di Caputo comincia lo slalom in orizzontale, saltando Milenkovic e Pulgar e battendo Dragowski con uno splendido destro. La Fiorentina fatica a riorganizzarsi, va al vicino al pareggio con Boateng, falso nove libero di spaziare un po’ dovunque (36’) e subito dopo c’è il gol annullato a Benassi per un ingenuo fuorigioco di Pulgar che non rientra dopo aver battuto l’angolo.

LA VIOLA REAGISCE — Secondo tempo a ritmi più lenti. De Zerbi non rischia e toglie Djuricic, ammonito. Al suo posto Obiang: stessi compiti tattici, e cioè rompere le linee di passaggio della Fiorentina. Che si butta sotto, ma senza troppo lucidità. Ma nel momento di maggiore difficoltà ecco il pari: cross millimetrico di Venuti, gran colpo di testa di Castrovilli. Russo, che sostituisce Montella in panchina, aveva appena cambiato modulo, passando al 4-3-3 con Venuti e Dalbert terzini. Corretto l’errore iniziale, la Fiorentina trova una sistemazione tattica più logica. Interviene anche De Zerbi: fuori il deludente Caputo, dentro Defrel. Intanto, poco dopo la mezz’ora l’arbitro Mariani sospende la gara per un paio di minuti per cori di una parte dei tifosi viola contro Duncan. Il gioco riprende, da regolamento, dopo l’intervento dello speaker dello stadio. E’ il momento migliore della Fiorentina: Vlahovic impegna Consigli di testa su cross di Pulgar, un minuto dopo Milenkovic segna il 2-1, mettendo in rete (solo in area) un cross di Castrovilli. E’ un’altra viola: finalmente si vede anche Chiesa, contropiede, bene Consigli. Poi, poco prima del 90’, Marlon a porta vuota si mangia un gol già fatto.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00mercoledì 30 ottobre 2019 23:40
La Roma in dieci cala il poker all'Udinese e vola al quarto posto



Il discusso rosso a Fazio non ferma gli uomini di Fonseca:
in gol Zaniolo, Smalling, Kluivert e Kolarov. Bianconeri contestati


Andrea Pugliese

Una Roma sempre più bella scavalca il Napoli ed entra di diritto in zona-Champions. Sempre più bella perché al gioco abbina anche il cuore e la voglia di soffrire, tirando fuori una miscela che diventa esplosiva e che conduce verso quella mentalità vincente che cerca Fonseca. Così i giallorossi espugnano Udine vincendo per 4-0, nonostante siano costretti a giocare per più di un'ora con un uomo in meno a causa dell'espulsione di Fazio. Mancini è perfetto in mediana e poi in difesa, Zaniolo ancora decisivo e Kluivert stavolta bravo anche nelle scelte. Dall'altra parte, invece, un'Udinese allo sbando totale e con evidenti limiti tecnici in numerose individualità. Per Tudor è notte fonda, con la panchina a serio rischio nonostante i cori iniziali che gli aveva tributato la curva friulana. Serata speciale per Zaniolo, che segna il suo decimo gol in giallorosso e primo fuori casa, ma soprattutto lascia il segno proprio nello stadio dove il 23 marzo scorso esordì in nazionale.

ANCORA LUI — Tudor lascia fuori Fofana e Nestorovski e al loro posto inserisce Mandragora e Lasagna, Fonseca invece tiene fuori ancora Florenzi (alla terza panchina consecutiva) e sceglie Santon come terzino destro. La partita è delicata soprattutto per Tudor, acclamato subito dalla gente del Friuli. Il messaggio è chiaro, sono i giocatori bianconeri a dover cambiare marcia. L'Udinese protesta subito per un paio di contatti in area Fazio-Lasagna e Santon-Sema, mentre dall'altra parte Pastore cerca subito la via del gol con un tiro al volo di poco fuori. La Roma ha il possesso del pallone, anche grazie ad una qualità individuale migliore. Ed al 14' trova anche il gol del vantaggio con Zaniolo, bravo a sfruttare un buco clamoroso di Samir ed a trafiggere Musso sotto le gambe. Ancora lui, ancora in gol, per la terza partita consecutiva. Allora i giallorossi rischiano di dilagare, con l'Udinese che manca di equilibrio e si fa trovare spesso sbilanciata. Prima Pastore spreca malamente una ripartenza tre contro due dove arriva fino dentro l'area di rigore ma non scarica su Dzeko liberissimo, poi è Kluivert a pescare bene in verticale Zaniolo, il cui tiro sfiora di un soffio il palo. La Roma è più squadra, ma al 31' resta in dieci per un fallo di Fazio su Okaka a ridosso del limite dell'area di rigore. L'argentino è in netto vantaggio sulla punta friulana ed in possesso palla, ma poi allarga il braccio per "scaricare" Okaka nel contrasto. Per Irrati è rigore, per la Roma mai chiara occasione da gol. Il gioco si ferma per 5 minuti, anche perché l'auricolare di Irrati si rompe e non riesce a parlare con Mazzoleni (al Var). Poi il quarto uomo, Illuzzi, gli conferma il contatto e Irrati conferma il rosso per Fazio. Così la Roma si rimette 4-4-1, con Mancini che scala in difesa al fianco di Smalling, mentre l'Udinese cerca di organizzarsi per sfruttare la superiorità numerica.

ONDA GIALLOROSSA — Allora la prima mossa di Tudor è Barak per Mandragora, per dare maggiore sostanza al centrocampo bianconero. Ma al 5' la Roma colpisce ancora con Smalling sugli sviluppi di un angolo su cui Lasagna combina il patatrac ed allora la partita diventa difficilissima per i bianconeri e molto più semplice per i giallorossi. Anche perché al 9' c'è una ripartenza magistrale della squadra di Fonseca, con Pastore che trova il varco giusto per Kluivert, sterzata su Ekong e palla nel sacco a fil di palo. Ora per l'Udinese rischia di diventare un altro massacro agonistico, con Dzeko che prima si divora il 4-0 facile facile, poi poco dopo impegna Musso di piede. Ma il poker romanista arriva al 19 con Kolarov, bravo a insaccare un rigore concesso per fallo ingenuo di mano di Becao nel tentativo di anticipare Kluivert. Oramai quella giallorossa è un'onda senza fine. L'Udinese prova a reagire con Jajalo (due volte da fuori) e Lasagna, ma il risultato non cambia più. Finisce con l'Udinese a picco e la Roma in volo, quarta e dentro la zona Champions.

Gazzetta dello Sport
binariomorto
00venerdì 1 novembre 2019 09:29
Sollievo Milan: entra Suso e stende la Spal.
È la prima vittoria di Pioli

Una punizione dello spagnolo al 18' della ripresa regala tre punti pesantissimi ai rossoneri,
che tornano nella colonna sinistra della classifica


Alessandra Gozzini


Tre punti con un colpo su punizione di Suso: il massimo con il minimo. Ma non è uno spettacolo da prima serata quello che il Milan propone ai suoi tifosi. È un piccolo passo avanti, ma da qui deve rimettersi in marcia. Stefano Pioli, che trova la prima vittoria della sua gestione, aveva provato a dare la svolta già prima di scendere in campo con un Milan rinnovato in tutti i reparti. Duarte terzino destro, Bennacer in regia e Castillejo al posto della fischiatissima riserva Suso. Nel primo tempo tanti cambi non portano a un Milan diverso: poche occasioni, ritmi medi, nessuno slancio e nessuna giocata dai giocatori di maggiori qualità. Tutti sembrano bloccati dalla stessa sensazione, la paura, e infatti nessuno azzarda. Il più brillante è Castillejo, apprezzato per la personalità che anche stasera non manca: cerca di farsi vedere, si lancia in profondità, sbaglia ma è anche il milanista che va più vicino al gol con una traversa colpita nei minuti iniziali.
Dall’altra parte la Spal non fa la provinciale arrivata a San Siro per difendersi: anzi, i due suoi centravanti, Petagna e Floccari, giocano di fisico e sono utili con le loro sponde agli inserimenti de compagni. Grazie a loro la squadra non sta rintanata in difesa ma sale a seconda delle opportunità: e il Milan ne concede. Non c’è una squadra padrona del campo, ma due formazioni che si fronteggiano alla pari. Piatek è simile allo spettro di questi tempi, e si vede con un solo tiro dalla distanza. Calhanoglu lo stesso, ma è meno fortunato che contro il Lecce: stavolta non inquadra. La Spal arriva alla conclusione con Petagna, debole su Donnarumma. È il conto delle occasioni del primo tempo. Che infatti finisce tra i fischi.

RIECCO SUSO — La mossa del secondo tempo di Pioli è Suso per Castillejo: entrato tra i fischi, Jesus impiega sei minuti a trasformarli in applausi. Tanti quanti bastano al Milan per conquistarsi una punizione dal limite perfetta un mancino. Suso si incarica della battuta perfetta, con Berisha che resta immobile. Il Milan è in avanti grazie a un colpo del suo contestatissimo numero 8. Il gol non serve a scacciare definitivamente le streghe: dopo il vantaggio la squadra si ripiega a lungo su se stessa, rianimata da un’azione personale di Paquetà che non trova la porta. Ma siamo a un minuto dall’80’: in mezzo il solito nulla (o quasi). La cosa migliore che San Siro vede nel finale è il ritorno in campo di Bonaventura, uno di quei giocatori di esperienza che al Milan giovane e impaurito di questi tempi possono fare molto comodo. Finisce così, un colpo da tre punti e San Siro che alla fine, timidamente, applaude. Il Milan torna nella colonna di sinistra della classifica, al 9° posto a pari punti col Parma (13). La Spal resta penultima a quota 7.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00venerdì 1 novembre 2019 09:29
SERIE A 2019/2020 10ª Giornata (10ª di Andata)

29/10/2019
Parma - Verona 0-1
Brescia - Inter 1-2
30/10/2019
Napoli - Atalanta 2-2
Cagliari - Bologna 3-2
Juventus - Genoa 2-1
Lazio - Torino 4-0
Sampdoria - Lecce 1-1
Sassuolo - Fiorentina 1-2
Udinese - Roma 0-4
31/10/2019
Milan - Spal 1-0

Classifica
1) Juventus punti 26;
2) Inter punti 25;
3) Atalanta punti 21;
4) Roma punti 19;
5) Lazio, Napoli e Cagliari punti 18;
8) Fiorentina punti 15;
9) Parma e Milan punti 13;
11) Bologna e Verona punti 12;
13) Torino punti 11;
14) Udinese punti 10;
15) Sassuolo(*) e Lecce punti 9;
17) Genoa punti 8;
18) Brescia(*) e Spal punti 7;
20) Sampdoria punti 5;

(*) Brescia e Sassuolo una partita in meno.
Brescia - Sassuolo rinviata al 18-12-2019 per lutto.

(gazzetta.it)
Gino Daniele 3.0
00venerdì 1 novembre 2019 11:58
o' Napule chist'ann è 'nu mezz ca stenta a partì!!!!! [SM=x611831]

MA SEMPRE FORZA NAPOLI ! ! ! [SM=x611903]
binariomorto
00sabato 2 novembre 2019 22:48
Il solito Zaniolo lancia la Roma, ora è terza:
2-1 al Napoli che crolla in classifica



Terzo successo di fila in campionato per i giallorossi di Fonseca.
Agli azzurri non basta un gol di Milik


Andrea Pugliese

Ancora una vittoria, ancora una gioia. È la terza consecutiva, quella che porta la Roma momentaneamente al terzo posto e le permette di staccare il Napoli di ben 4 punti. A decidere il successo giallorosso le reti di Zaniolo e Veretout, a cui ha risposto il tap-in di Milik. Per gli uomini di Fonseca una vittoria di cuore e sofferenza, per i partenopei troppe occasioni sprecate nella seconda parte del primo tempo.

DOPPIO VOLTO — Il primo tempo di fatto si divide in due partite completamente opposte. A fare la differenza è il rigore parato da Meret al 24’ su Kolarov, che cambia radicalmente l’inerzia della partita. Fino a quel momento, infatti, la Roma aveva avuto il possesso pieno della partita, andando in vantaggio con Zaniolo (tiro dal limite sotto l’incrocio al 19’, grande giocata iniziale di Mancini) e rendendosi pericolosa due volte con Kluivert da fuori e una con un diagonale in corsa di Kolarov, su cui Meret è stato perfetto. Poi, appunto, il rigore concesso per fallo di mano di Callejon e la parata chiave di Meret. Lì è girata la partita, con il Napoli che ha preso d’istinto coraggio ed ha costruito sette buone palle gol in venti minuti. Clamorosa quella al 41’, con Milik che colpisce di testa la traversa e Zielinski che da fuori si vede poi negare il gol dal palo. Poco dopo Dzeko si toglie la mascherina di carbonio e la butta via, quasi a voler scuotere i suoi. C’è da lottare e da correre, come dice sempre Fonseca. Cetin fatica un po’ a trovare la posizione, Mertens e Insigne iniziano a dialogare anche nello stretto e Di Lorenzo accompagna spesso la manovra, tanto che al 28’ aveva sfiorato anche il pari di testa (salvataggio in extremis sulla linea di Smalling).

BOTTA E RISPOSTA — Dopo 9 minuti della ripresa è un altro rigore, però, a ridare forza ed entusiasmo alla Roma. Stavolta il fallo di mano è di Mario Rui su azione insistita di Pastore (altra ottima gara la sua), sul dischetto va Veretout che insacca il 2-0. Adesso l’inerzia della partita gira ancora, perché l’Olimpico diventa una bolgia e su una ripartenza (14’) Kluivert con un tiro dal limite va vicino al 3-0, negatogli solo dalla traversa. Nel frattempo Ancellotti junior è già passato al 4-3-3, con Lozano al posto di Callejon e un centrocampo super offensivo (Ruiz, Zielinski e Insigne). Poi l’altra mossa è Llorente per Mertens, ma a riaprire la partita al 27’ è Milik, che sfrutta al meglio un buco di Cetin e insacca sul secondo palo l’assist di Lozano. Poco prima Rocchi aveva invece sospeso per due minuti la partita per cori discriminatori, dopo che era stato già lanciato in precedenza un avvertimento. Poi c’è ancora spazio per un gol annullato per fuorigioco a Dzeko, un tiro dal limite di Zielinski che esce di un soffio e per l’espulsione finale di Cetin per doppio giallo al 95’. L’ultimo brivido è la punizione dal limite di Milik, deviata dalla barriera. La Roma festeggia una vittoria fondamentale, il Napoli è sempre più dentro una crisi profonda.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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