Campionato di Calcio Serie A 2019 - 2020. Tutte le partite - Calendario - Commenti.

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binariomorto
00lunedì 16 dicembre 2019 00:49
Il tridente funziona, CR7 di più: Juve, tris spettacolo all’Udinese e di nuovo in vetta

Gran partita di Dybala, Higuain e Ronaldo (doppietta), schierati insieme dall’inizio.
Bonucci chiude i conti già a fine primo tempo. Signora prima a pari punti con l'Inter


Filippo Conticello


Dygualdo fu. E in una gelida domenica di dicembre Juve sarrista fu. La squadra che insegue l’utopia senza perdere la realtà, che domina con il soft power come “garba” al tecnico toscano: contro una Udinese tenera, anzi tenerissima, la Signora usa un palleggio stordente e azzanna con i tre assi davanti, finalmente schierati insieme senza paura. I dubbi sulla tenuta tattica del “tridente da bar”, il cosiddetto “Dygualdo”, scompaiono davanti all’evidenza: Dybala è un 10 fantastico in ogni pezzo di verde, Higuain ha il 21 sulla schiena ma è un 9 e mezzo che rifinisce e calcia in porta, Cristiano è il Re Mida che trasforma in oro quasi tutto ciò che tocca. Il tempo dirà se è un lampo di futuro questo 3-1 potente, confezionato dai bianconeri nel primo tempo: doppio Cristiano e guizzo di Bonucci. Poi arriverà pure il gol inutile di Pussetto al 94esimo che non compromette la vittoria bianconera.

PRIMO TEMPO — Ad aprire il match è un pensiero rapido e verticale al 9° minuto appena: un lancio di Bonucci è docile per Dybala che tenta la giravolta più complicata del pianeta. E quando la palla si ferma, ecco il destro da purissimo Ronaldo: improvviso, radente, angolato. In gol. Ma è tutto lo svolgimento del primo tempo a dare a una idea di cosa potrebbe succedere con quei tre diavoli davanti: la Juventus è un tamburo che batte e i gol potrebbero essere grappoli. Non solo il tridente combina a occhi chiusi, ma Dybala dimostra di saper mettere il piedino anche in copertura. L’atteggiamento arrendevole dell’Udinese, con una linea a 3 che si schiaccia perennemente a 5, facilita di parecchio il compito, ma è Madama ad avere tutt’altra luce negli occhi rispetto alle ultime uscite domestiche. Semmai la squadra ha il difetto di concretizzare poco, anche se nel finale della prima frazione, si aggiungono due palline nel pallottoliere: un sinistro di Cristiano su assist illuminante di Pipita e una scorribanda offensiva di capitan Bonucci che segna di testa il 3-0 su assist di Demiral. Proprio il turco è un’altra delle note liete: se questa spaventosa esuberanza fisica troverà misura, la Juve avrà pescato un centrale coi fiocchi.


RIPRESA — L’Udinese di Gotti (ex vice di Sarri), troppo brutta per essere vera, nel secondo tempo abbandona le timidezze anche perché da perdere c’è ormai poco: De Paul entra nella partita assieme all’ex Mandragora, Okaka riesce a tenere qualche palla in più e allora anche Buffon, schierato al posto di Szczesny out per un fastidio alla spalla, è costretto a impegnarsi: una manona di istinto su tiro di Lasagna è il miglior regalo per aver raggiunto Del Piero come numero di presenze bianconere in A. Gigi si sporca i guanti qualche altra volta, segno che i suoi compagni hanno abbassato la soglia dell’attenzione, anche se quel trio fotonico avrebbe sempre l’occasione per brindare: si va da un lob di Dybala che accarezza la traversa a un destro a botta sicura di Higuain, fino alle accelerazioni di Cristiano che cerca la tripletta personale ma trova Musso e poi un palo. Solo al 75’ Sarri toglie Dybala per mettere Bernardeschi (entrerà pure Douglas Costa) e finisce l’incanto del Dygualdo. Ma, più che il gol della bandiera di Pussetto, conta il messaggio precedente: questo Juve-Udinese potrebbe valere quel Juve-Lazio del 2017 quando Max Allegri mostrò al mondo le cinque stelle. Una invenzione a effetto, una svolta di stagione: allora la Juve vinse in campionato e stupì l’Europa fino a Cardiff. Dove potrà arrivare adesso Sarri dotata di Dygualdo?

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00lunedì 16 dicembre 2019 00:52
Var, super Pegolo e due legni fermano il Milan.
Il Sassuolo strappa il pari



Annullato un gol a Theo Hernandez, Leao colpisce traversa e palo:
Pioli frena dopo due vittorie di fila davanti alle vecchie glorie premiate per i 120 anni del club


Marco Fallisi

Gli spalti colorati dalle sciarpe rossonere, le stelle del passato in tribuna e poi sul campo a sfilare, un bel Milan affamato di punti e ispirato palla al piede: le premesse perché la festa del 120° compleanno del Diavolo fosse perfetta erano ideali, ma è mancato il gol. Con il Sassuolo finisce 0-0, Pioli si ferma a due vittorie di fila, prosegue a braccetto con il Torino e aggancia il Napoli a 21 punti. Il risultato però non è mai stato così bugiardo come in questo pomeriggio, perché dalle parti di Pegolo si è scatenato un tiro al bersaglio neutralizzato solo dalle grandi parate del portiere emiliano e dai legni che hanno fermato Leao: traversa e palo in quattro minuti, roba da non crederci.

SAN SIRO FISCHIA — Il primo tempo si chiude tra i fischi dello stadio verso l’arbitro Manganiello, “colpevole” per i tifosi rossoneri di aver indirizzato la gara su binari poco consoni alla festa apparecchiata nell’intervallo con la sfilata delle vecchie glorie. Almeno tre le decisioni contestate dai 58mila sugli spalti: il gol annullato a Theo Hernandez al 31’ per fallo di mano di Kessie (azione rivista alla Var e corretta), il cartellino giallo allo stesso Hernandez per un brutto fallo su Berardi (il francese, diffidato, salterà il match di Bergamo con l’Atalanta) e un’azione in area neroverde interrotta per un presunto fallo del solito Kessie, poi ammonito per proteste. Più che per i fischi arbitrali, però, il Milan deve recriminare per l’occasione colossale che Bennacer sciupa al 41’: dopo aver sfruttato un pasticcio della difesa del Sassuolo, l’algerino si invola tutto solo in campo aperto, salta Pegolo ma anziché tirare a porta vuota cerca un passaggio per Calhanoglu e trova sulla sua strada Kyriakopoulos.

PEGOLO SUPER — Il resto lo fa Pegolo, che protegge il Sassuolo dalla pioggia di tiri che si abbatte nella sua area dall’inizio della ripresa al 95’: il portiere emiliano vola su un colpo di testa di Piatek, poi su un piazzato di Calhanoglu dal limite e ancora su un tocco ravvicinato di Paquetà, entrato al 56’ per Kessie e sulla doppia occasione Calha-Bonaventura a 20’ dalla fine. Lo spartito è lo stesso eseguito già nella prima parte della gara: la banda Pioli tiene palla e cerca di sfondare con le incursioni delle mezzali (bene Piatek, spesso rifinitore per i compagni); il 4-3-3 di De Zerbi, che diventa un 4-2-1-3 iperoffensivo in fase di possesso, si accende sulle fiammate di Boga, che più di una volta mette i brividi a Conti e Musacchio senza tuttavia finalizzare. Molto più cattivo il piede di Rafael Leao, entrato nel finale al posto di Piatek: i due regali che il portoghese confeziona per il Milan restano però impigliati su traversa e palo, per oggi non li scarterà nessuno.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00lunedì 16 dicembre 2019 00:57
Petagna illude la Spal, poi la Roma cala il tris.
E va a segno anche Mkhitaryan

Pellegrini, Perotti e l'armeno firmano la vittoria dei giallorossi che sono ora a -1 dalla Lazio terza


Andrea Pugliese


Passata la grande paura, la Roma chiude la pratica con la Spal nella ripresa, ribaltando lo svantaggio iniziale e conservando il quarto posto (in attesa di Cagliari-Lazio). Il 3-1 finale rispecchia esattamente quanto visto, con la Roma che chiude con il 67,6% di possesso palla e 25 tiri in porta (contro i 7 degli ospiti). I brividi però non sono mancati, almeno per un'ora di gioco. Esattamente come alla fine, quando tutta la squadra è andata ad abbracciare capitan Florenzi per l'assist del 3-1 a Mkhitaryan. Un gesto d'affetto e vicinanza, per un giocatore che potrebbe anche lasciare Roma alla riapertura del mercato.

PETAGNA A SORPRESA — Fonseca conferma Florenzi come terzino destro, preferendolo a Spinazzola, mentre dall'altra parte Semplici se la gioca con le due punte (Paloschi al fianco di Petagna). Ne viene fuori una partita in cui la Roma ha il predominio territoriale della gara (72% di possesso palla alla fine del primo tempo), spingendo costantemente soprattutto a destra con la catena Zaniolo-Florenzi. Perotti e Dzeko si rendono subito pericolosi, ma anche dall'altra parte prima Pau Lopez deve superarsi per deviare un diagonale in corsa di Petagna, poi Valoti spreca di testa al lato da ottima posizione. Semplici ha disegnato la sua Spal con una retroguardia a tre che diventa spesso e volentieri a 5, con lo stesso Valoti a sinistra e Cionek a destra ad allungare la linea difensiva. L'obiettivo è chiaro: creare densità a ridosso dell'area di rigore, togliere le linee di passaggio ed eventualmente provare a far mal e alla Roma ripartendo. Le occasioni però sono per la Roma, che si rende pericolosa in serie con Dzeko (di un soffio fuori), Cetin (colpo di testa alto) e Perotti (deviata da Missiroli in angolo). E quando sembra si debba andare al riposo senza tante altre emozioni, ecco al 42' il patatrac di Kolarov, che controlla male un passaggio nella propria area di Pau Lopez e poi nel tentativo di riappropriarsi del pallone tocca Cionek, che nel frattempo gliel'aveva tolto: rigore, sul dischetto va Petagna che stavolta non sbaglia, dopo gli errori con Udinese e Brescia.

GARA RIBALTATA — Nella ripresa la Roma trova quasi subito il pari con Lorenzo Pellegrini all'8', anche se la deviazione di Tomovic sul tiro da fuori del trequartista giallorosso è fondamentale e spiazza completamente Berisha. Riequilibrato l'incontro, però, la Roma trova ancora più fiducia e allora quello intorno all'area della Spal diventa un proprio e vero assedio. Così al 20' Pellegrini trova in area Dzeko, toccato da dietro da Vicari. È calcio di rigore anche questo, con Perotti che lascia di ghiaccio Berisha e insacca il 2-1 (per lui terzo gol nelle ultime 4 gare). Poi però al 33' c'è un altro brivido per i giallorossi, con Kolarov costretto a salvare in ripiego su Petagna a tu per tu con Pau Lopez. A chiudere i conti arriva il gol di Mkhitaryan cinque minuti dopo, su assist perfetto di Florenzi. E tutta la squadra va proprio dal suo capitano ad abbracciarlo: un po' per mostrargli affetto, un po' perché questa potrebbe anche essere l'ultima partita di Florenzi con la Roma all'Olimpico. Gennaio è alle porte e bisognerà infatti vedere cosa succederà tra lui e la Roma. Nel frattempo Fonseca si gode la vittoria che lo tiene al quarto posto, allungando il vantaggio sull'Atalanta a +4.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00lunedì 16 dicembre 2019 01:01
Inter ripresa dalla Fiorentina al 92': Conte agganciato in vetta dalla Juve



Segna subito il grande ex Borja Valero, i nerazzurri sprecano e nel recupero si fanno beffare in contropiede da Vlahovic


Luca Calamai

Uno splendido gol del giovane Vlahovic in pieno recupero regala alla Fiorentina l’1 a 1. Una prodezza che regala un punto prezioso alla squadra viola e salva la panchina di Montella. L’Inter, che viene agganciata dal la Juve in testa alla classifica, può solo recriminare. Dopo la rete, nei primi minuti di gara, dell’ex Borja Valero la squadra di Conte ha avuto più di un’occasione per mettere al sicuro il risultato. Ma come era successo in Champions contro il Barcellona gli attaccanti nerazzurri non sono stati concreti. In particolare Lukaku che nel secondo tempo ha sbagliato una comoda occasione solo davanti a Dragowski. Dopo l’eliminazione dalla Champions un altro passo falso. L’Inter conferma di avere bisogno di forze fresche. Di rinforzi. Il mercato invernale è alle porte.

GOL E SCUSE... — Ribery è in tribuna. Boateng in campo al suo posto. Montella riparte dal 3-5-2. Nell’Inter invece ci sono tanti ex viola. Ed proprio uno di questi, forse il più amato dai tifosi della Fiorentina, Borja Valero ad andare subito a segno. Elegante la triangolazione con Brozovic e micidiale la conclusione dello spagnolo. Borja allarga le braccia quasi a volersi scusare con il suo vecchio pubblico. E dire che non segnava con l’Inter dal maggio 2018. Da segnalare che la squadra nerazzurra è andata segno nel momento in cui la Fiorentina era in dieci uomini per un infortunio a Badelj. Problema non grave. Non a caso al 15’ il centrocampista croato sfiora il pareggio con una bella conclusione da fuori area. Ma Handanovic è super e devia in angolo. La squadra di Montella cerca di pressare alto. Di mettere in difficoltà i nerazzurri. Ma appare evidente la mancanza di una vera punta centrale. Chiesa si batte ma fatica ad arrivare al tiro. Il talento viola per due volte è costretto a ricorrere all’intervento dello staff medico dopo alcuni interventi duri dei difensori nerazzurri. Bastoni viene ammonito.

SPRECHI — Con il passare dei minuti la Fiorentina attacca con sempre minore equilibrio e l’Inter riesce a ripartire con accelerazioni sempre più pericolose. Lukaku sfiora il gol con un tiro rimpallato. E al 39’ la squadra di Conte deposita ancora una volta il pallone in rete. Verticalizzazione di Brozovic per Lukaku che trova Lautaro solo in area. L’argentino controlla e realizza. L’arbitro annulla dopo la verifica della Var. L’attaccante belga è partito in fuorigioco. Ancora Lukaku fa gridare al gol in chiusura di primo tempo. Ma la sua conclusione di testa viene respinta con un intervento miracoloso da Dragowski. L’Inter prova a fare molto possesso palla nei primi minuti della ripresa. Sfruttando anche una certa confusione tattica da parte della squadra di Montella. Incapace di trovare i giusti punti di riferimento nel pacchetto offensivo e quindi sempre troppo bassa. Al 13’ l’Inter sviluppa bene un’azione di contropiede. L’ultimo tocco di Lukaku è per Lautaro che però viene anticipato in uscita da Dragowski. Al 14’ Montella richiama in panchina uno zoppicante Chiesa (con evidenti problemi a una caviglia) e inserisce Vlahovic. Un cambio accolto dai fischi di molti tifosi viola. Ma è chiaro che si è trattato di un cambio forzato. L’Inter sembra padrona della partita. Al 18’ bel cross dell’ex Biraghi e girata di testa di Lautaro di poco fuori. La Fiorentina prova a reagire. Al 20’ un destro velenoso da fuori area di Castrovilli viene respinto in tuffo da Handanovic.

FORZE FRESCHE — Montella prova a mettere forze fresche inserendo Benassi al posto di uno stanco Badeli. Un centrocampista con caratteristiche più offensive per cercare di aumentare la potenzialità negli ultimi trenta metri. Ma è ancora l’Inter a sfiorare il gol. Lukaku si libera di forza ma da due passi spara addosso a Dragowski. Al 31’ Dragowski anticipa in uscita Lautaro, l’argentino invece di saltarlo lo colpisce. E si becca un meritato giallo. L’attaccante nerazzurro va poi a scusarsi con Dragowski. Primi cambi al 38’ per l’Inter: entrano Politano e il giovane debuttante Agoumè al posto di Lautaro Martinez e di un applauditissimo Borja. Ultimo cambio per la Fiorentina con Eysseric al posto di Castrovilli. L’Inter sembra in controllo. Ma non è finita. Al 92’ Vlahovic si invola da solo, entra in area e fulmina Handanovic. Una magia che vale l’1-1.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00lunedì 16 dicembre 2019 23:49
Lazio infinita! Luis Alberto e Caicedo sorpassano il Cagliari nel recupero



Finisce 1-2, sardi avanti con Simeone e spreconi in contropiede,
poi l'incredibile finale: pari al 93' e gol vittoria al 98'


Francesco Velluzzi

È l'anno della Lazio. Ottava vittoria di fila e biancocelesti a tre punti dalla vetta. Il Cagliari, dopo 13 risultati utili, si ferma. Perde in casa (1-2) contestando l'operato dell'arbitro Maresca e, soprattutto, i 7 minuti e mezzo di recupero concessi nella ripresa. Troppi. La Lazio la ribalta proprio lì, dopo aver subito il vantaggio di Simeone e i ripetuti errori in ripartenza dei rossoblù, che almeno tre volte hanno fallito il facile raddoppio. Un'occasione persa per il Cagliari davanti a una Sardegna Arena strapiena, l'ennesima prova di forza della Lazio, capace ancora una volta di segnare nei minuti finali, decima e undicesima volta, e di continuare la sua straordinaria serie positiva. Gli eroi si chiamano Luis Alberto e Caicedo, l'ultimo jolly pescato nel mazzo di carte da un mai domo Simone Inzaghi.

PRIMO TEMPO — La sorpresa di Maran è l'esclusione di Luca Pellegrini che così (lui che nasce romanista) salta il suo personale derby. A sinistra c'è Lykogiannis che ha retto bene col Sassuolo e deve controllare il furetto Lazzari. Ionita, per necessità (squalificato Rog, infortunato Castro), torna titolare in mezzo a sinistra. Simone Inzaghi non regala sorprese. Ma dopo un debole tiro di Immobile controllato senza problemi da Rafael, la sorpresa la fa il Cagliari, che dopo 8' è in vantaggio: la Lazio è ingenua a cadere su una rimessa laterale di Lykogiannis, a subire la sponda di Joao, il resto lo fa la demi volee di Simeone che a centro area colpisce inesorabilmente. Quinto gol del Cholito, Arena in estasi. Il Cagliari potrebbe raddoppiare, ma Nainggolan calcia fuori. La Lazio fatica a uscire dal guscio, non trova mai Lazzari contenuto nelle sgommate, si affida a Leiva, ma le punte non si vedono... Il Cagliari subisce un po' il possesso ospite, Nandez (diffidato, salta Udine) e Klavan incappano nel giallo di Maresca che, per il resto, lascia molto, molto correre. Lulic manca la deviazione su una punizione di Luis Alberto, ma il finale è del Cagliari, che comunque chiude bene le zone del campo, ripiegando molto anche con Nainggolan e Ionita. Al 44' la squadra di Maran ha il 2-0 a portata di mano: Simeone imbecca Nainggolan che potrebbe ridargliela, ma sceglie la conclusione e Strakosha si supera. Il portiere si ripete anche sul colpo di testa di JP10.

SECONDO TEMPO — La ripresa ha un unico canovaccio: la Lazio che cerca il pari. Inzaghi sbraita a più non posso, esce continuamente dall'area tecnica e ricorre ai cambi: Jony per Lulic, poi Cataldi per Leiva, il Cagliari si abbassa un po' troppo, Joao salva di testa su Immobile al 12'. Assedio, non ordinatissimo. Il Cagliari riesce a uscire sempre bene e a ripartire, nonostante la stanchezza di alcuni uomini, stremati. Al 24' Lykogiannis prova la sua specialità, la punizione: alta. Il copione non cambia: Lazio all'assalto, Cagliari che riparte, al 28' Simeone, dopo aver subito un brutto fallo da Lazzari (che non viene sanzionato) si invola e si divora il 2-0. Errore grosso. È più il Cagliari che non sfrutta i match ball, che la Lazio ad avere occasioni per il pari. Maran toglie Cigarini e Ionita, stanchissimi, per Oliva e Faragò e proprio la mezzala novarese scivola sul più bello dopo che Simeone l'aveva mandato in porta. Ma l'Arena continua ad accompagnare il Cagliari in una sofferenza senza fine. Sono 7' i minuti di recupero e al 3' Luis Alberto, il re degli assist, fulmina Rafael. Cross di Acerbi, schiena di Faragò e gran botta dello spagnolo. Non è finita, il Cagliari è alle corde e sull'ultimissima palla utile Caicedo, l'ultima carta giocata da Inzaghi per Radu, di testa porta la Lazio in paradiso.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00lunedì 16 dicembre 2019 23:49
Lazio infinita! Luis Alberto e Caicedo sorpassano il Cagliari nel recupero



Finisce 1-2, sardi avanti con Simeone e spreconi in contropiede,
poi l'incredibile finale: pari al 93' e gol vittoria al 98'


Francesco Velluzzi

È l'anno della Lazio. Ottava vittoria di fila e biancocelesti a tre punti dalla vetta. Il Cagliari, dopo 13 risultati utili, si ferma. Perde in casa (1-2) contestando l'operato dell'arbitro Maresca e, soprattutto, i 7 minuti e mezzo di recupero concessi nella ripresa. Troppi. La Lazio la ribalta proprio lì, dopo aver subito il vantaggio di Simeone e i ripetuti errori in ripartenza dei rossoblù, che almeno tre volte hanno fallito il facile raddoppio. Un'occasione persa per il Cagliari davanti a una Sardegna Arena strapiena, l'ennesima prova di forza della Lazio, capace ancora una volta di segnare nei minuti finali, decima e undicesima volta, e di continuare la sua straordinaria serie positiva. Gli eroi si chiamano Luis Alberto e Caicedo, l'ultimo jolly pescato nel mazzo di carte da un mai domo Simone Inzaghi.

PRIMO TEMPO — La sorpresa di Maran è l'esclusione di Luca Pellegrini che così (lui che nasce romanista) salta il suo personale derby. A sinistra c'è Lykogiannis che ha retto bene col Sassuolo e deve controllare il furetto Lazzari. Ionita, per necessità (squalificato Rog, infortunato Castro), torna titolare in mezzo a sinistra. Simone Inzaghi non regala sorprese. Ma dopo un debole tiro di Immobile controllato senza problemi da Rafael, la sorpresa la fa il Cagliari, che dopo 8' è in vantaggio: la Lazio è ingenua a cadere su una rimessa laterale di Lykogiannis, a subire la sponda di Joao, il resto lo fa la demi volee di Simeone che a centro area colpisce inesorabilmente. Quinto gol del Cholito, Arena in estasi. Il Cagliari potrebbe raddoppiare, ma Nainggolan calcia fuori. La Lazio fatica a uscire dal guscio, non trova mai Lazzari contenuto nelle sgommate, si affida a Leiva, ma le punte non si vedono... Il Cagliari subisce un po' il possesso ospite, Nandez (diffidato, salta Udine) e Klavan incappano nel giallo di Maresca che, per il resto, lascia molto, molto correre. Lulic manca la deviazione su una punizione di Luis Alberto, ma il finale è del Cagliari, che comunque chiude bene le zone del campo, ripiegando molto anche con Nainggolan e Ionita. Al 44' la squadra di Maran ha il 2-0 a portata di mano: Simeone imbecca Nainggolan che potrebbe ridargliela, ma sceglie la conclusione e Strakosha si supera. Il portiere si ripete anche sul colpo di testa di JP10.

SECONDO TEMPO — La ripresa ha un unico canovaccio: la Lazio che cerca il pari. Inzaghi sbraita a più non posso, esce continuamente dall'area tecnica e ricorre ai cambi: Jony per Lulic, poi Cataldi per Leiva, il Cagliari si abbassa un po' troppo, Joao salva di testa su Immobile al 12'. Assedio, non ordinatissimo. Il Cagliari riesce a uscire sempre bene e a ripartire, nonostante la stanchezza di alcuni uomini, stremati. Al 24' Lykogiannis prova la sua specialità, la punizione: alta. Il copione non cambia: Lazio all'assalto, Cagliari che riparte, al 28' Simeone, dopo aver subito un brutto fallo da Lazzari (che non viene sanzionato) si invola e si divora il 2-0. Errore grosso. È più il Cagliari che non sfrutta i match ball, che la Lazio ad avere occasioni per il pari. Maran toglie Cigarini e Ionita, stanchissimi, per Oliva e Faragò e proprio la mezzala novarese scivola sul più bello dopo che Simeone l'aveva mandato in porta. Ma l'Arena continua ad accompagnare il Cagliari in una sofferenza senza fine. Sono 7' i minuti di recupero e al 3' Luis Alberto, il re degli assist, fulmina Rafael. Cross di Acerbi, schiena di Faragò e gran botta dello spagnolo. Non è finita, il Cagliari è alle corde e sull'ultimissima palla utile Caicedo, l'ultima carta giocata da Inzaghi per Radu, di testa porta la Lazio in paradiso.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00lunedì 16 dicembre 2019 23:54
SERIE A 2019/2020 16ª Giornata (16ª di Andata)

14/12/2019
Brescia - Lecce 3-0
Napoli - Parma 1-2
Genoa - Sampdoria 0-1
15/12/2019
Verona - Torino 3-3
Bologna - Atalanta 2-1
Juventus - Udinese 3-1
Milan - Sassuolo 0-0
Roma - Spal 3-1
Fiorentina - Inter 1-1
16/12/2019
Cagliari - Lazio 1-2

Classifica
1) Inter e Juventus punti 39;
3) Lazio punti 36;
4) Roma punti 32;
5) Cagliari punti 29;
6) Atalanta punti 28;
7) Parma punti 24;
8) Napoli, Torino e Milan punti 21;
11) Bologna e Verona punti 19;
13) Fiorentina punti 17;
14) Sassuolo(*) punti 16;
15) Lecce, Sampdoria e Udinese punti 15;
18) Brescia(*) punti 13;
19) Genoa punti 11;
20) Spal punti 9.

(*) Brescia e Sassuolo una partita in meno.
Brescia - Sassuolo rinviata al 18-12-2019 per lutto.

(gazzetta.it)
binariomorto
00mercoledì 18 dicembre 2019 23:59
Brescia-Sassuolo 0-2: Traorè-Caputo gol, De Zerbi va

Primo k.o. per il Corini-bis. Emiliani a 19 punti, Rondinelle ferme a 13


Francesco Fontana


Missione "aggancio" fallita per il Brescia, il Sassuolo allunga e raggiunge quota 19 punti in classifica allontanando Corini (ora a -6): nel recupero della 7a giornata di Serie A - posticipata per la scomparsa di Giorgio Squinzi - decide il gol di Traorè al 25', servito da Berardi sul filo del fuorigioco che la Var conferma, e il guizzo di Caputo nella ripresa. Successo pesante per De Zerbi, che mancava dall'8 novembre (Bologna k.o. 3-1), mentre Corini si ferma dopo sei punti conquistati dopo il ritorno in panchina (battute Spal e Lecce, 0-1 e 3-0).

LE FORMAZIONI — Non ci sono novità clamorose rispetto ai 22 ipotizzati alla vigilia. Corini, nel 4-3-1-2 iniziale, sceglie Spalek (e non Ndoj) alle spalle di Torregrossa e Balotelli. In mediana spazio a Bisoli, Tonali e Romulo. In difesa, davanti ad Alfonso (Joronen ancora ai box), ci sono Sabelli, Cistana, Chancellor e Mateju. Dall'altra parte, De Zerbi lancia un 4-2-3-1 con Caputo unica punta e il trio Berardi-Traorè-Boga a supporto. A centrocampo coppia Obiang-Locatelli, dietro Toljan, Marlon, Romagna e Rogerio con Pegolo confermato tra i pali.


HAMED, DESTRO-GOL — Primo tempo sostanzialmente equilibrato, con poche occasioni da gol nitide: qualche tiro dalla distanza (Berardi al 2', altissimo) e una potenziale chance per Spalek, poco cattivo al 16' a tu per tu con Pegolo (conclusione debole sull'esterno della rete). La svolta arriva al 25', con Traorè che scatta sul filo del fuorigioco, servito da Berardi (posizione regolare, confermata dalla Var) per poi beffare Alfonso di destro (probabilmente, battuto sul proprio palo, il portiere ex Inter avrebbe potuto fare di più). Nei restanti 20', succede poco altro: ammoniti Toljan, Rogerio, Obiang e Spalek per gioco falloso, Pegolo para facile un colpo di testa di Torregrossa, mentre nel finale (40') viene annullato per fuorigioco il possibile pareggio di Balotelli, pescato all'interno dell'area da un tiro-cross di Bisoli. Si resta sullo 0-1, Sassuolo avanti all'intervallo.


UN FORCING CHE NON VA — Nella ripresa parte fortissimo il Brescia, che in 11' sfiora il pareggio tre volte. Sempre di testa: ci prova Cistana su una punizione dalla destra di Tonali, idem Balotelli e Torregrossa (ammonito al 9' per un fallo su Marlon) poco dopo, ma Pegolo resiste. Le Rondinelle non mollano e ci credono fino al 71', momento del k.o. firmato Caputo: cross basso dalla sinistra di Rogerio che trova prontissimo l'ex Empoli, bravo a saltare Tonali e superare Alfonso. Colpo pesante per il Brescia, che poi fatica ad affacciarsi nella metà campo del Sassuolo, che a parte in una circostanza (al 77' super Pegolo su Romulo e Bisoli) non corre particolari pericoli. Nel finale c'è spazio per Matri (out Balotelli, applaudito dal "Rigamonti"), per il possesso-palla neroverde e un'ultima chance sprecata da Donnarumma (dentro al 27' per Torregrossa) e Romulo. Finisce qui, dopo 3' di recupero concessi da Chiffi. Domenica si torna in campo: rispettivamente, contro Parma e Napoli.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00mercoledì 18 dicembre 2019 23:59
SERIE A 2019/2020 Recupero 7ª Giornata (7ª di Andata)

18/12/2019
Brescia - Sassuolo 0-2

Classifica
1) Inter e Juventus punti 39;
3) Lazio punti 36;
4) Roma punti 32;
5) Cagliari punti 29;
6) Atalanta punti 28;
7) Parma punti 24;
8) Napoli, Torino e Milan punti 21;
11) Sassuolo, Bologna e Verona punti 19;
14) Fiorentina punti 17;
15) Lecce, Sampdoria e Udinese punti 15;
18) Brescia punti 13;
19) Genoa punti 11;
20) Spal punti 9.

(gazzetta.it)
binariomorto
00giovedì 19 dicembre 2019 00:08
Dybala e Ronaldo, gioielli Juve: Samp battuta e più tre sull’Inter

Due gol splendidi della Joya e CR7, in mezzo la rete di Caprari: la Signora prova la fuga sui nerazzurri


Fabiana Della Valle


Il Dygualdo esalta il Dybaldo. Nella serata di Marassi Maurizio Sarri schiera per la seconda volta consecutiva dall’inizio i tre tenori e la partita la decidono due componenti del magico terzetto, Dybala e Ronaldo: prima il sinistro fatato dell’argentino, poi la zuccata da fantascienza del portoghese per il 2-1 finale che condanna la Sampdoria. Così la Juventus vince l’ultima gara del 2019, stacca l’Inter (che giocherà sabato) in testa alla classifica e sposta l’attenzione sulla Supercoppa.

CHE JOYA — Oltre a riproporre il trio meravigliao Dybala, Higuain, Ronaldo dal primo minuto, come contro l’Udinese, il tecnico dà fiducia a Demiral e Danilo in difesa e Rabiot a centrocampo; Ranieri invece tiene in panchina sia l’eroe del derby, Gabbiadini, sia Quagliarella, e in attacco rispolvera Caprari. La prima occasione è blucerchiata, con un’accelerazione di Murru sulla sinistra innescata da un errore di Demiral: il bianconero prima sbaglia e si fa superare, poi recupera e nel corpo a corpo il doriano finisce a terra. La Juventus controlla senza affanni, anche perché la Samp gioca più a difendersi, e poi colpisce con il primo tiro in porta della partita. Il vantaggio è una magia di Dybala, anche a Marassi ispiratissimo: ottimo cambio di gioco di Alex Sandro e sinistro al volo di collo interno del numero 10 argentino, che s’infila nell’angolino.

IL VOLO DI CR7 — Un quarto d’ora dopo Alex Sandro è ancora protagonista, ma stavolta in negativo, in occasione del pareggio della Samp: prima perde palla, poi nel tentativo di recuperare rinvia sui piedi di Caprari, che sfrutta l’assist con un destro al volo. La tecnica attendista di Ranieri funziona, perché i padroni di casa, che fanno un 4-4-2 molto abbottonato con il lancio lungo come principale arma offensiva, sfruttano la prima opportunità utile per rientrare in partita. Sarri in panchina è furibondo e la squadra capisce che deve cambiare marcia. Così sale in cattedra Cristiano, o forse sarebbe meglio dire in cielo: il 2-1 bianconero a 45’ appena scaduto è un capolavoro di testa del portoghese, che non solo salta parecchie spanne più degli altri, ma resta sospeso in mezzo all’etere finché il cross scodellato da Alex Sandro (ancora lui, nel bene e nel male) non è all’altezza giusta. Un capolavoro che regala la vittoria alla Juventus dopo un secondo tempo con un po’ di sofferenza.

ROSSO A CAPRARI — I bianconeri infatti, come spesso gli è capitato in questa stagione, non riescono a chiudere la partita. Sarri inserisce prima Ramsey e poi Douglas Costa (per Higuain e Dybala) mentre Ranieri si gioca ancora la carta Gabbiadini. La Doria attacca di più e ha una buona occasione con Caprari, la Juve invece abbassa il ritmo e ci riprova solo con Ronaldo, che a pochi minuti dalla fine si vede annullare il gol del 3-1 per fuorigioco. Cristiano però non s’arrende e nel recupero sfiora il palo. Finisce 2-1 e con la Samp in 10 per l’espulsione di Caprari (già ammonito, prende il secondo giallo per un fallo su Demiral). Ora i bianconeri possono cominciare a pensare alla Supercoppa: domenica. A Riad (Arabia Saudita) torneranno in campo per mettere in bacheca il primo trofeo della stagione.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00venerdì 20 dicembre 2019 23:34
Dzeko e Zaniolo devastanti: gran poker della Roma, la Fiorentina non vince più



Bella prova dei giallorossi, in gol con il bosniaco, Kolarov, Pellegrini e il giovane azzurro.
Per i viola gol di Badelj


Giovanni Sardelli

La Roma vince, anzi stravince. E convince. La squadra di Fonseca prosegue nel proprio ottimo momento inguaiando contemporaneamente la Fiorentina ed il suo allenatore. La Viola lotta ma il divario tra le due squadre è parso enorme ed ora la panchina di Montella brucia come non mai. Finisce 4-1 per i giallorossi mentre la proprietà viola dovrà capire cosa fare in merito all’allenatore prima di tuffarsi a piene mani nel mercato. Montella deve sostituire Ribery e Chiesa, puntando sul tandem offensivo Boateng-Vlahovic. Problema per Benassi nel riscaldamento, dentro Badelj in mezzo al campo. Roma con il consueto 4-2-3-1 con Dzeko terminale offensivo. Sulla corsia destra nuovamente Florenzi.

UNO-DUE — Il primo tiro è di Veretout, centrale dopo 6 minuti. Poi è la Fiorentina ad alzare il baricentro, aumentare il pressing e rendersi pericolosa prima con Vlahovic, poi con Boateng. Bravo Pau Lopez a respingere. A passare nel momento migliore viola è però la Roma con una super giocata sull’asse Pellegrini-Zaniolo-Dzeko. Il centravanti deposita in rete da due passi per l’1-0 ospite. Due minuti e la Roma raddoppia con un calcio di punizione perfetto di Kolarov guadagnato dopo un’altra azione travolgente di Zaniolo. Dragowski fermo e palla sotto l’incrocio. La squadra di Fonseca pare dominare in mezzo al campo sprigionando la classe dei giocatori offensivi più avanti.

REAZIONE — La Fiorentina accusa il colpo ma ha il merito di non mollare. Anzi. Da un contropiede nato da un contrasto tra Caceres e Zaniolo si sviluppa un’azione che lo stesso Caceres prova a chiudere. Tiro deviato che arriva a Badelj tutto solo in mezzo all’area per il più facile dei gol. Prima dell’intervallo ci provano Perotti (salva Lirola) e Boateng. Tiro strozzato. Meglio la Roma, ma viola in partita.

DOMINIO ROMA — Si riparte senza cambi con il pubblico viola che ci crede e spinge la squadra ma non arrivano occasioni da gol. Montella allora si gioca la carta Pedro, con il brasiliano in campo al posto di Boateng. La Roma non si accontenta del vantaggio e continua ad attaccare riuscendo a trovare il terzo gol con un destro preciso di Pellegrini sul quale Dragowski non è impeccabile. La Fiorentina sparisce dal campo ed i giallorossi dilagano trovando il quarto gol con Zaniolo, migliore in campo assieme a Dzeko. Uno che fino a qualche anno fa giocava nella Fiorentina. Finisce con il trionfo del gruppo di Fonseca. E Commisso dagli States attaccato al telefono con i propri dirigenti.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00sabato 21 dicembre 2019 23:47
De Paul-Fofana: l'Udinese frena la corsa europea del Cagliari

Bella gara, gli isolani erano riusciti a trovare il pari con Joao Pedro all’84’.
Subito dopo, il raddoppio friulano.
La squadra di Maran finisce in 10 per l’espulsione di Pisacane


Francesco Velluzzi


Crolla il Cagliari formato export. La squadra di Rolando Maran conosce la prima sconfitta fuori casa dopo sette risultati utili. La punizione prenatalizia gliela infligge l’Udinese (2-1) che aveva un disperato bisogno di punti e in campo ha messo tutta quella ferocia che i sardi non hanno mostrato. E adesso Luca Gotti, il tecnico che non voleva stare su quella panchina da capo allenatore, è “condannato” a stare fino alla fine. Se ancora c’erano dei dubbi. L’ultimo colpo i bianconeri lo avevano firmato il 3 novembre a Marassi contro il Genoa, proprio al debutto da head coach di Gotti, poi soltanto due punti in casa con Spal e Napoli e le sconfitte con Samp, Lazio e Juve. Il Cagliari doveva riprendersi dall’amarissima sconfitta nel recupero con la Lazio, ma stavolta non sono bastati neppure i 7’ e 30” concessi da Piccinini per raddrizzare la situazione contro un’Udinese che, per i rossoblù, scarichi e quasi mai propositivi, è dura da digerire. Due sconfitte nello scorso torneo, una subito in questo. Ma se vuoi ripartire dopo un ko devi essere più tosto, carico, feroce, come ripete Maran. E il Cagliari a Udine non è stato niente di tutto questo. Palesando anche limiti sulle corsie esterne, dove Sema e Stryger nel primo tempo sono scesi quando e come volevano.

PRIMO TEMPO — L’Udinese accoglie con piacere il ritorno di Sema come quinto a sinistra, in mediana in mezzo c’è Mandragora, Jajalo sta a guardare. Come Luca Pellegrini nel Cagliari che perde ancora una volta il ballottaggio a sinistra con il greco Lykogiannis. Qualcosa non quadra. Proprio Lykogiannis prova su punizione subito, ma calcia alto. Il Cagliari gioca come al solito in trasferta pronto a ripartire, troppo attendista e così l’Udinese guadagna campo. E su una ripartenza di Okaka che lancia Lasagna che salta Klavan la punta mantovana tira fuori. IL Cagliari fa poco, Rog limita, soprattutto con le cattive, De Paul, ma la squadra di Maran rischia di andare in vantaggio. Ha 5’ di grande calcio: prima Nainggolan sfrutta un errore-malinteso di Mandragora e Troost Ekong la piazza bene, ma fuori, poi Rog fa tutto solo e tira alto, poi Musso consegna con un rinvio errato la palla al Ninja che colpisce il palo. I verdi di Cagliari si fermano lì e consegnano il campo all’Udinese che prende in mano le fasce con Sema e Stryger Larsen imprendibili per Faragò e Lykogiannis. Al 31’ Okaka sfiora di testa, poi Rafael esce bene su un cross di Stryger, ma al 39’ capitola sulla gran giocata di De Paul in triangolazione con Fofana. La pennellata a giro di Don Rodrigo è da campione. Dopo 3’ Okaka prova a raddoppiare, ma calcia fuori.

SECONDO TEMPO — Maran lascia negli spogliatoi Lykogiannis come fece a Reggio Emilia con Luca Pellegrini. Stavolta fa il contrario. Ma la mossa non sortisce particolari effetti. Il Cagliari continua a soffrire la fisicità di Okaka, Rog becca il giallo che si immaginava. Al 15’ Maran cambia ancora: fuori lo spento Simeone, dentro l’amuleto Cerri. La partita non è bella, l’Udinese si rintana dietro a protezione, dentro Jajalo per De Paul per irrobustire la mediana e squadra più coperta. Al 20’ Musso toglie il pallone davanti alla linea dai piedi di Joao su bel cross di Ionita. L’Udinese cincischia, non tira, esita, sbaglia qualche uscita e qualche passaggio di troppo. Il Cagliari non fa granché, ma al 39’ pareggia. Bel cross di Faragò, Joao Pedro anticipa Ter Avest e fa 1-1 e segna l’undicesimo gol in campionato. Ma l’Udinese questa partita vuole vincerla e va a vincerla. Okaka difende di fisico l’ennesimo pallone trascinando Pisacane, lo mette al centro dove Fofana è solo e gli basta spingere. Mancano 5’ ma Piccinini ne fa giocare altri 7 e mezzo. Il Cagliar ha anche l’altro amuleto Ragatzu, ma non serve. L’Udinese respira e ripartirà da Lecce, il Cagliari ne esce male. E alla ripresa avrà nell’ordine Juventus, Milan, Brescia e Inter. Con il solo Milan in casa. Se vuole stare lassù deve cambiare registro.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00sabato 21 dicembre 2019 23:51
Inter, un Natale in vetta (con la Juve):
Babbo Lukaku ne fa 2 e fa segnare Esposito



Doppietta del belga, che poi cede il penalty al ragazzino classe 2002.
In gol anche Gagliardini, i nerazzurri tornano in vetta con i bianconeri.
Thiago Motta verso l'esonero: Preziosi ha già contattato Diego Lopez


Vincenzo D'Angelo

Segnatevi questa data, che rischia di diventare storica per il calcio italiano: primo gol in A di Sebastiano Esposito, 17 anni, destinato a prendersi diverse copertine nel futuro del calcio italiano. E a San Siro è festa per tutto il popolo nerazzurro, con l'Inter che torna in testa con la Juve grazia al 4-0 al Genoa in cui però il vero mattatore è Romelu Lukaku, autore di una doppietta, un assist e del gesto più bello: concedere a Esposito la possibilità di calciare il rigore. Lukaku ha dominato il primo tempo, deciso in 100 secondi. Tanto (più o meno) è bastato all'Inter per mortificare la sterile resistenza del Genoa. Succede tutto tra il 31' e il 33' del primo tempo, con Lukaku che prima chiude con una testata all'angolino un cross di Candreva che lui stesso aveva innescato a inizio azione, poi offre la sponda a Gagliardini per il 2-0 che di fatto chiude il match con largo anticipo e mette sotto l'albero di Natale nerazzurro il regalo più atteso dalle parti di Appiano: non era facile ipotizzare l'Inter in testa con la Juve alla pausa a inizio stagione e il cammino straordinario dei nerazzurri ha il marchio riconoscibile di Antonio Conte. Crisi nera invece in casa Genoa: il destino di Thiago Motta sembra già segnato e un nuovo ribaltone in panchina è questione di giorni se non addirittura di ore. Diego Lopez dovrebbe sostituirlo.

SOLO INTER — Nei primi 45' è monologo nerazzurro: due gol, almeno quattro parate impegnative dell'ex Radu (straordinario un riflesso su Gagliardini sullo 0-0) e zero tiri concessi all'avversario. Un Genoa che è sembrato davvero troppo inconsistente per poter frenare la voglia di vittoria dell'Inter. Conte ritrova Candreva e Gagliardini, e lancia Esposito dal primo minuto per la prima volta in carriera. Il giovane talento nerazzurro è subito propositivo sia nel palleggio con i compagni sia nel primo pressing in fase di non possesso. E San Siro ricopre di applausi ogni sua giocata.

PREDESTINATO — A Natale si è tutti più buoni, così Lukaku a inizio ripresa offre il suo "regalo" al Genoa, divorandosi una palla gol a due passi dalla porta sparando addosso a Radu in uscita disperata. E a proposito di regali, è clamoroso il cross che dà il via all'occasionissima, con il genoano Romero che aziona il belga con uno sciagurato passaggio a mezza altezza nella sua area di rigore. Ma il regalo più bello arriva al 19' e ha un valore inestimabile: Pairetto concede il rigore all'Inter, Lukaku prima prende la palla e poi – colpito dal brusio del pubblico – la passa a Esposito. Un gesto sottolineato dall'olé di San Siro. E dal dischetto Esposito non sbaglia, battendo rasoterra a incrociare e di potenza. Alla Totti per intenderci. Solo un caso? No, quando sei un predestinato.

TRIPUDIO FINALE — Pochi minuti dopo è arrivato anche il 4-0 con una prodezza di potenza e precisione di Lukaku. Il ritorno in campo di Stefano Sensi nel finale, poi, è la ciliegina sulla torta. L'Inter ora può concedersi qualche giorno di strameritato riposo, ma senza esagerare. Conte dopo Natale metterà di nuovo tutti sotto torchio: guai a mollare di un millimetro da qui a fine stagione. E il testa a testa scudetto si annuncia incandescente.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00sabato 21 dicembre 2019 23:54
Toro, non basta Rincon: la Spal è viva e rimonta con Strefezza e Petagna

Granata avanti dopo 4’ e raggiunti nel finale di primo tempo.
Nella ripresa l’espulsione Bremer cambia la partita e condanna Mazzarri


Mario Pagliara

Il panettone va di traverso al Toro, la Spal stappa uno champagne pregiato. Rincon dopo quattro minuti dà solo l’illusione che sarebbe stata una notte di gloria per i granata, poi ci pensa Strefezza a riportare tutti sulla terra e nel finale Petagna a spedire Mazzarri all’inferno. Il Toro cade contro l’ex ultima della classe (quarta sconfitta casalinga per i granata), la Spal rientra a Ferrara con un carico di entusiasmo da mettere al servizio della corsa salvezza.

LA PRIMA VOLTA — Toro a tre punte, con il rientro di Belotti insieme a Verdi e Berenguer, Semplici risponde con due attaccanti e mezzo: il genio di Strefezza a ridosso della coppia di centravanti Petagna-Paloschi. Sirigu accusa un problemino a un polso nel riscaldamento, ma stringe i denti e va tra i pali. La novità nei ventidue è la conferma di Aina sulla destra, come si era iniziato ad intuire da ieri pomeriggio dopo la rifinitura. Nemmeno il tempo di scaldare muscoli e gambe che il Toro è già avanti. Verdi calcia una punizione dalla destra, Vicari e Kurtic non agganciano, mentre l’inserimento di Rincon è chirurgico: dopo quattro minuti il Toro mette già la testa avanti con il primo gol in questa stagione di un centrocampista. Sembra la più classica delle serate dove può tutto può riuscire facile al Toro. E invece…

CON L’UOMO IN MENO — Il freddo punge, le gambe girano poco, lo spettacolo non decolla e un po’ alla volta la Spal prende coraggio per uscire dall’acqua alta. Così, dopo venti minuti, serve un attento Sirigu per deviare in angolo una bella conclusione di Strefezza. Appena due minuti dopo Paloschi si divora il colpo di testa dell’uno a uno (su assist delizioso di esterno destro ancora di Strefezza): la palla finisce di poco fuori. Non è serata per Ansaldi, e lo si capisce già prima della mezzora quando si fa ammonire. Era in diffida, salterà Roma-Torino dopo la sosta. Una perdita grave per i granata. L’orgoglio granata emerge nei cinque minuti tra il 29’ e il 34’: prima il lampo di Berenguer, Berisha si salva in angolo (29’); poi un uno-due spettacolare Rincon-Belotti chiama ancora Berisha al miracolo di giornata (32’); chiude Nkoulou con una deviazione che trova sulla sua strada il portiere della Spal (34’). Quando il Toro dà la sensazione di essere in crescita, arriva il pari di Strefezza che gela un Olimpico infreddolito. Accade al 42’ e il Toro protesta perché l’azione si sviluppa mentre Ansaldi è a terra (infortunato, subito dopo sarà sostituito con Laxalt) ma la Spal gioca e l’arbitro Fabbri non interrompe il gioco. Come già accaduto contro l’Inter in casa, il Toro incassa il gol con l’uomo in meno, infortunato. Allo scadere del primo tempo serve un riflesso felino di Sirigu per evitare a Petagna di piazzare il sorpasso.

ESPULSO BREMER — Già in difficoltà mentalmente, il secondo tempo del Toro comincia subito in salita perché al decimo della ripresa resta pure in dieci: Bremer, già ammonito nel primo tempo, ferma fallosamente Petagna a metà campo e Fabbri decide, con severità, che l’intervento vale il secondo giallo e il conseguente rosso. Con l’uomo in meno, il Toro la mette sul piano fisico e gioca anche meglio della Spal, ma la spinta granata è improduttiva: Verdi non calcia mai in porta, Belotti si sbatte ma è sempre lontano da Berisha, entra anche Zaza ma non viene mai pescato. E quando, a dieci minuti dalla fine, la morsa del Toro si va esaurendo, la Spal colpisce con un colpo di testa di Petagna (su assist dell’ex Valdifiori). La notte dell’Olimpico finisce praticamente qui.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00lunedì 23 dicembre 2019 00:18
Povero Diavolo, umiliato a Bergamo: 5-0 Atalanta, Milan inesistente



Partita senza storia, decisa dalle reti di Gomez, Pasalic, Ilicic (doppietta) e Muriel.
Rossoneri mai in partita, k.o. dopo quattro risultati utili


Alessandra Gozzini

Sprofondo rossonero: la peggior sconfitta stagionale chiude un 2019 senza botti. A riscattarsi nell’ultimo turno prima delle feste è l'Atalanta: sarà Gasperini a passare un buon Natale. Nerazzurri reduci dalla sconfitta di Bologna e in campo con il ritrovato Gomez; rossoneri alla ricerca del gol, che nell’ultimo turno contro il Sassuolo aveva rovinato la feste dei 120 anni: solo 0-0. Per tentare di risollevarlo Pioli lancia Leao nel tridente con Suso e Calhanoglu, lasciando Piatek in panchina. Ma la differenza di numeri resta evidente: l’Atalanta scende in campo con 38 gol realizzati all’attivo, il Milan con 16. E il distacco, in partita, non farà che aumentare.

SUBITO PAPU — Ilicic con un tiro a giro al secondo minuto (vola Gigio) fa immediatamente capire l’indirizzo di gara, dettato esclusivamente dall’Atalanta. Che passa già al 10’: Gomez parte da sinistra, si libera di Conti con un tocco sotto, e scaraventa di destro all’angolo. Il dominio è certificato dalla traversa di Pasalic da fuori area: il Milan faticosamente si trascina al quarto d’ora. Il miglior tentativo rossonero, che in attacco è come inesistente, è affidato a una conclusione dalla distanza di Rodriguez, sostituto di Theo squalificato. Anche lo svizzero lascia per un problema muscolare a fine primo tempo: il Milan schiera Calabria a sinistra e cerca come può di tenere botta. Tentativo non riuscito.

UNO-DUE — Per il raddoppio servono altri 15’ della ripresa, in cui l’Atalanta aveva continuato a mantenere il comando. L’azione di Gosens parte da sinistra e sul tiro a rientrare trova l’inserimento perfetto di Pasalic. Segna e da ex non esulta. Ma è festa grande per i nerazzurri che arrivano al tris dopo appena due minuti, tempo nel quale Pioli aveva mandato in campo Piatek per Bonaventura. Il tentativo di rinforzare l’attacco è caduto sotto i colpi di Ilicic, ispiratissimo: destro imparabile dopo aver seminato la difesa. Il pubblico (oltre 20 mila presenti) accompagna i tocchi della Dea con un "oh" e infierisce sui tifosi ospiti: "Serie B". Non è finita: Ilicic cala il poker con una conclusione potente, stavolta con il suo piede, il sinistro. Non c’è reazione rossonera perché l’Atalanta è travolgente: esce Ilicic ed entra Muriel, che aumenta il conto dei gol a 5 (avrebbe potuto farlo poco prima Castagne) su azione personale, liberandosi di Donnarumma in uscita. Gigio nega il 6-0 a Gosens e l’arbitro La Penna ordina un solo minuto di recupero. Non può esserci partita: l’Atalanta è una macchina perfetta, il Milan un ingranaggio in cui non c’è un solo pezzo che funzioni: la difesa crolla, il centrocampo non regge, l’attacco è totalmente inesistente. Il mercato rossonero, vista l’ultima prestazione della squadra, dovrà essere decisamente consistente. Ibra, fermo da metà novembre, non può essere la soluzione ai problemi.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00lunedì 23 dicembre 2019 00:23
Il Bologna domina poi soffre a Lecce:
la doppietta di Orsolini fa gioire Mihajlovic

I rossoblu la sbloccano al 43’ col n. 7.
Raddoppio di Soriano al 56’, 3-0 della seconda punta 10’ dopo.
Babacar accorcia a 5’ dalla fine, Farias la riapre nel recupero.
Pugliesi senza vittorie interne


Matteo Dalla Vite


E sono 11 punti nelle 7 volte in cui è stato presente in panchina: Sinisa Mihajlovic si prende il bottino di Lecce contro il suo ex compagno alla Lazio Liverani e lo fa dopo aver guidato una partita praticamente a senso unico (tranne il doppio sussulto finale del Lecce) e pure dopo aver litigato furiosamente (minuto 40’ p.t.) con Medel. Insomma: tanto Sinisa, tantissimo Bologna e pochissimo Lecce, che non vince ancora in casa e che solo dal 40’ della ripresa ha trovato porta, orgoglio e una dignitosa reazione.

LITE MEDEL-SINISA E GOL — Dopo i 2500 chilometri in 3 giorni, Sinisa Mihajlovic è regolarmente in panchina vicino alla propria squadra: il Bologna (seguito da 500 tifosi) cerca la terza vittoria esterna e lo fa con la formazione tipo ma con uno spostamento (Tomiyasu centrale con ingresso di Mabye a destra) e un ritorno, quello di Soriano. Liverani piazza il suo Lecce col trequartista e cerca la prima vittoria in casa allo stadio Via del Mare. Il Lecce va in vantaggio al minuto 11’, Baba incrocia di destro ma il guardalinee dà il fuorigioco, giustamente. Da quel momento, Sinisa alza i toni (e si era già tolto il piumino pesante) e scatena i suoi: dal 14’ al 39’ il Bologna va vicinissimo al gol in più occasioni ma Orsolini (2 volte), Palacio (2 volte), Poli (tiro fuori) più un salvataggio sulla linea di Petriccione salvano un Gabriel assolutamente in grande giornata. Il portiere del Lecce le prende tutte e si supera su Palacio e Poli al 32’. Il Bologna attacca e meriterebbe il vantaggio: nel frattempo Medel incassa un tunnel da Tatchsidis e nell’azione successiva – per un fallo ricevuto – si innervosisce e reagisce. Entra in campo Mihajlovic che gli dice qualcosa a brutto muso e lo porta via (come tenta di portare via il greco), il tutto mentre Medel è una furia e addirittura risponde male al tecnico serbo. Che non la prende bene: si gira verso la panchina e chiede di cambiarlo, solo che non è pronto subito il sostituto e intanto Medel ce l’ha con tutti e uscendo all’intervallo se la prenderà anche con il ds Bigon. Nel frattempo, il Bologna aveva preso il vantaggio: cross di Sansone da sinistra, Calderoni non controlla, arriva Orsolini ed è vantaggio, 0-1. Mentre Gabriel aveva ancora fatto il doppio miracolo su Sansone e Poli.

BOLOGNA SCATENATO — Probabilmente all’intervallo Sinisa e Medel avranno avuto un chiarimento perché il cileno esce dagli spogliatoio ancora nell’11 titolare mentre Liverani toglie Tachtsidis per Shakhov. Non cambia nulla: da una parte e dall’altra. Perché a parte una pressione – soffice – del Lecce, il Bologna continua a cercare la solita ferocia, questa volta un po’ più in ripartenza. In una di queste c’è il raddoppio rossoblu: azione iniziata da Palacio che vola, palla a Sansone che sbatte il tiro su Gabriel, lo stesso ex Villarreal torna in possesso della palla appoggiandola a Palacio che apre per Soriano solo, botta al volo e 0-2. Il Lecce è – se possibile – ancor più tramortito, a tal punto che il Bologna arriva al tris: apertura con cambio di campo di Soriano, palla a Orsolini che si mangia Calderoni e di destro (non il suo piede) sbatte nel sette il 3-0 del Bologna. Troppo Bologna e troppo poco Lecce: non vince ancora in casa ma ha quel sussulto nel finale quando prima Babacar (40) e poi Farias (46’, gol da fuori) avvicinano la squadra al sogno del pari. Un sogno poi svanito mentre la curva Nord sostiene la squadra e poi urla “Sinisa sotto la curva”. Perché Sinisa è ancora una volta il vincitore: con lui tornato vicino alla squadra, 3 vittorie su 4. Chapeau.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00lunedì 23 dicembre 2019 00:26
Brescia, colpaccio sfiorato: Balotelli-gol, nel finale pari di Grassi

Inizialmente in panchina, il numero 45 illude Corini (poi espulso).
D'Aversa azzecca il cambio con Gervinho


Andrea Schianchi


Non basta una zampata di Balotelli al Brescia per raccogliere quanto avrebbe meritato, cioè la vittoria. Nel recupero il Parma, più con la grinta e con l'orgoglio che con la lucidità del pensiero, pesca il gol del pareggio grazie a una zuccata di Grassi imbeccato da Kulusevski. Agli emiliani va di lusso. Corini, invece, non digerisce la beffa e si fa cacciare dall'arbitro Fourneau per proteste.


SCIAGURATO DONNARUMMA — Nel primo tempo il Brescia chiude tutti i varchi e pressa in zona molto offensiva. Ne consegue che il Parma, che in mezzo al campo non ha raffinati palleggiatori tranne Hernani, deve affidarsi alle corsie esterne per costruire qualcosa di pericoloso, e non sempre (anzi: quasi mai) ci riesce. Kulusevski e Gervinho non sono in forma smagliante, sgommano ma sbattono regolarmente sui due centraloni del Brescia, Sprocati è impalpabile e allora è normale che l'occasione più ghiotta di tutto il primo tempo capiti sui piedi di un attaccante di Corini: Brugman effettua un retropassaggio sciagurato, Donnarumma lo intercetta, dribbla Sepe in uscita e, un po' defilato sulla destra, sbaglia la conclusione spedendo il pallone sull'esterno della rete. L'errore è davvero clamoroso. Il Parma, che fatica a organizzare la manovra, ci prova con Gervinho (bella parata di Joronen), con Hernani che sfiora il palo con un diagonale velenoso, con Kulusevski (tiro alto). Ma gli emiliani non riescono ad accendersi come il pubblico del Tardini pretende.

ZAMPATA DI SUPERMARIO — Stessa musica nella ripresa. Il Brescia gioca e il Parma sta a guardare. Quando Gervinho s'infortuna ed è costretto a uscire, D'Aversa inserisce Grassi e sposta Brugman nel ruolo di centravanti: si capisce da questa mossa che gli emiliani stanno raschiando il fondo del barile. Il Brescia, invece, il centravanti di peso ce l'ha e lo butta nella mischia: è Mario Balotelli che va in campo al posto di Donnarumma. Gli bastano dieci minuti per scaldare il motore e timbrare il meritato vantaggio: cross da destra, difesa del Parma imbambolata e SuperMario che piazza la zampata al 26' del secondo tempo. Gli emiliani accusano il colpo e faticano a reagire. Ma nei minuti di recupero, quando le speranze ormai sono ridotte a una luce molto tenue, ecco Kulusevski inventarsi un perfetto cross tagliato per il colpo di testa di Grassi che firma così il pareggio.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00lunedì 23 dicembre 2019 00:32
La prima del Napoli di Gattuso: al 94' stende il Sassuolo in rimonta



La squadra azzurra va sotto per un gol di Traore,
ma reagisce con Allan e prende i tre punti nel recupero con un autogol di Obiang


Mimmo Malfitano

Due mesi dopo, riecco il Napoli. All'ultimo secondo mette fine ad un tormento iniziato il 19 ottobre scorso e terminato stasera con una vittoria insperata, rincorsa soltanto nella ripresa, quando il Sassuolo ha perso brillantezza, lasciando ampio spazio alle ripartenze napoletane. Al minuto 49', l'ultimo da giocare, un autogol di Obiang fa gioire Rino Gattuso. Avrà tanto da recriminare, Roberto De Zerbi. Il suo Sassuolo era passato in vantaggio con Traore e aveva più volte sfiorato il raddoppio prima del pareggio di Allan e prima di subire la beffa di Elmas.

DENTRO CALLEJON — C'è Callejon nel tridente offensivo e non Lozano, come s'era intravisto alla vigilia, mentre in difesa Luperto sostituisce l'infortunato Koulibaly. Gattuso non modifica nulla e si affida al 4-3-3 che ha imposto nel dopo Ancelotti. De Zerbi, invece, deve fare a meno di Berardi, infortunato, e schiera Duncan. Il Napoli ha bisogno dei tre punti per dare qualche segnale di ripresa dopo il novembre nero, vissuto tra ammutinamenti, multe e crisi esistenziali, fino ad arrivare a questo dicembre che ha determinato l'esonero di Ancelotti.

NAPOLI MEDIOCRE — L'incubo nero-verde si materializza subito, per il Napoli. Il Sassuolo parte aggredendo, mettendo in crisi l'avversario. Dopo appena due minuti, è Mario Rui a salvare sulla linea una spizzicata di testa di Locatelli su angolo di Boga. Duncan, invece, conclude dalla distanza (4'), costringendo Meret alla deviazione in angolo. Ma dov’è il Napoli? Gattuso assiste attonito dalla panchina alla mediocrità che esprimono i suoi ragazzi. A centrocampo, Allan e Zielinski sbagliano con una facilità incredibile, anche il tocco più semplice, mentre Fabian Ruiz viene travolto dalla determinazione di Locatelli e Obiang. Nemmeno gli esterni funzionano. A sinistra, spingono Kyriakopoulos e Boga e per Di Lorenzo è il buio. Dalla parte mancina, Mario Rui è costretto a rincorrere gli avversari su tutta la fascia, perché Insigne non collabora affatto. In attacco, il tridente è spuntatissimo, Callejon sembra un corpo estraneo, mentre Insigne non salta mai l'uomo e dal suo piede non nasce nessuna invenzione per Milik.

TRAORE GOL — La superiorità del Sassuolo si concretizza al 29'. L’indemoniato Locatelli crossa a rientrare di sinistro. Sul pallone si avventa Traoré che sorprende Meret. Il vantaggio degli emiliani è più che meritato, in campo ci sono soltanto loro. Ha la possibilità il Sassuolo di raddoppiare sul finire del tempo, quando il solito Locatelli riparte (43') e serve il solitario Traore: la sua conclusione viene respinta dal portiere napoletano. Si va al riposo col Napoli coperto dai fischi dei propri tifosi.

PAREGGIO ALLAN — L'avvio della ripresa pare ricalcare l'andamento del primo tempo. Gattuso sostituisce Luperto con Hysaj: il nuovo entrato va a sistemarsi sulla destra, mentre Di Lorenzo si sposta nella posizione centrale, al fianco di Manolas. E, comunque, il Sassuolo a farsi pericoloso(3') con il solito Boga: la sua conclusione finisce sull'esterno della rete. Al 6', anche De Zerbi provvede ad una sostituzione: richiama in panchina l'infortunato Marlon e inserisce Romagna. Il Napoli prova a venire fuori dalla sua timidezza e accenna una reazione, che viene subito premiata dal pareggio di Allan. Il mediano brasiliano vince di forza il contrasto con Peluso e di destro infila nell'angolo alto della porta di Pegolo. Gattuso, in panchina, tira un sospiro di sollievo. De Zerbi cambia Duncan e inserisce Djuricic, mentre Gattuso richiama in panchina Fabian Ruiz per Elmas. In mezzo alle due sostituzioni c'è la palla gol sprecata da Allan (23') che, tutto solo, calcia su Pegolo in uscita.

PIÙ CONVINTO — Vuole provarci, il Napoli, anche perché il Sassuolo ha speso molto e ora ha parecchi giocatori sulle gambe. Al 33', Callejon colpisce in pieno la traversa con una conclusione dal limite e due minuti dopo gli viene annullato un gol per posizione di fuorigioco. Ma il Napoli vuole vincere, si riversa nella metà campo del Sassuolo e da un calcio d'angolo negli ultimi secondi, arriva il gol vittoria, o meglio l'autogol, sulla battuta di Insigne e la spizzicata di Di Lorenzo. L'ultimo tocco nella propria porta è di Obiang. È raggiante, Rino Gattuso, al fischio finale entra in campo e va ad abbracciare tutti i suoi ragazzi. Il peggio è stato scongiurato.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00lunedì 23 dicembre 2019 00:34
SERIE A 2019/2020 17ª Giornata (17ª di Andata)

18/12/2019
Sampdoria - Juventus 1-2
20/12/2019
Fiorentina - Roma 1-4
21/12/2019
Udinese - Cagliari 2-1
Inter - Genoa 4-0
Torino - Spal 1-2
22/12/2019
Atalanta - Milan 5-0
Lecce - Bologna 2-3
Parma - Brescia 1-1
Sassuolo - Napoli 1-2

Classifica
1) Inter e Juventus punti 42;
3) Lazio(*) punti 36;
4) Roma punti 35;
5) Atalanta punti 31;
6) Cagliari punti 29;
7) Parma punti 25;
8) Napoli punti 24;
9) Bologna punti 22;
10) Torino e Milan punti 21;
12) Verona(*) e Sassuolo punti 19;
14) Udinese punti 18;
15) Fiorentina punti 17;
16) Lecce e Sampdoria punti 15;
18) Brescia punti 14;
19) Spal punti 12;
20) Genoa punti 11.

(*) Lazio e verona una partita in meno.
Lazio - Verona spostata al 05/02/2020 per esigenze di calendario (finale di Supercoppa a Riad).

(gazzetta.it)
binariomorto
00domenica 5 gennaio 2020 17:44
Pausa invernale finita. Si riprende dopo la sosta natalizia (che ha portato bene soltanto ala Lazio).
Occhio a Napoli-Inter, il big-match è tra il post panettone milanese ed il post capitone napoletano...
binariomorto
00domenica 5 gennaio 2020 17:44
Doppietta di Immobile: nel recupero arriva la nona vittoria di fila per la Lazio

Segna Balotelli al 18’, Ciro pareggia dal dischetto al 42’, con espulsione di Cistana.
Al 91’ è ancora l’attaccante biancoceleste a tenere viva la striscia


Stefano Cieri


Ancora una volta all’ultimo respiro. Ancora una volta in pieno recupero. Ancora una volta in rimonta. Anche a Brescia, come già a Cagliari, a Reggio Emilia e a Firenze, la Lazio agguanta la vittoria quando ormai la partita sembra finita. Lo fa con una zampata di Immobile al 91’ al termine di una partita in cui la squadra di Inzaghi va sotto per il gol di Balotelli, rientra in partita prima dell’intervallo grazie a un rigore trasformato da Immobile, ma poi impiega l’intera ripresa, nonostante l’uomo in più (sul penalty viene espulso Cistana) per avere ragione di un Brescia che avrebbe meritato il pareggio per la foga con cui ha lottato su ogni palla fino al termine. Ma alla fine prevale comunque la legge del più forte. E la Lazio infila così la nona vittoria consecutiva in campionato. Inzaghi eguaglia il record di Eriksson, stabilito nella stagione 1998-99. Giornata perfetta per i biancocelesti, con il solo neo dei cori dei suoi tifosi contro Balotelli. Cori che hanno costretto l’arbitro ad interrompere la gara a metà primo tempo.

RIECCO BALO — Dieci anni dopo è ancora lui a firmare il primo gol del decennio in Serie A. Nel 2010 Balotelli, sempre in un lunch match, lo aveva realizzato al Chievo con la maglia dell’Inter. Si ripete col Brescia ai danni della Lazio per il primo gol degli anni ‘20. Che è anche la sua prima rete ai biancocelesti in Serie A (alla Lazio aveva segnato solo col Nizza in Europa League). Il vantaggio che illude la squadra di casa si materializza al minuto 18. Correa perde palla in fase di impostazione dell’azione nella sua metà campo. Bisoli la recupera e la appoggia a Sabelli che lancia in area per Balotelli. Il centravanti resiste al tentativo di contrasto di Luiz Felipe e si ritrova solo a tu per tu con Strakosha e non ha difficoltà ad infilarlo sul secondo palo. Vantaggio un po’ a sorpresa perché fin lì, pur senza strafare, era stata la Lazio a controllare la partita. La formazione di Inzaghi aveva anche segnato con Caicedo, ma il gol era stato annullato per fuorigioco, quindi ci aveva provato Lulic con un tiro a giro uscito di poco. Dopo il gol di Balotelli, la formazione romana ci mette un po’ a riorganizzarsi, ma col passare dei minuti fa valere il suo maggiore tasso tecnico. Dopo un colpo di testa di Milinkovic finito di poco alto, la Lazio pareggia al 42’ su rigore con Immobile. Il penalty è concesso per la trattenuta di Cistana ai danni di Caicedo, il difensore del Brescia viene anche espulso per fallo da ultimo uomo su chiara occasione da gol.

IL SALE SULLA CODA — Lanna (che in panchina sostituisce lo squalificato Corini) corre subito ai ripari per fronteggiare l’inferiorità numerica. Prima dell’intervallo toglie la punta Torregrossa per il difensore Mangraviti e poi a inizio ripresa sostituisce anche il trequartista Spalek inserendo il centrocampista Viviani. La squadra viene così ridisegnata con un abbottonato 5-3-1, in cui Balotelli è l’unica punta . La squadra di casa si arrocca davanti alla sua area e chiude alla Lazio quasi tutti i varchi. I bresciani si rendono pure pericolosi in contropiede con una conclusione di Bisoli sulla quale Strakosha deve compiere una parata per nulla facile. Col passare dei minuti la Lazio prova a far valere il suo maggiore tasso tecnico, ma il bunker dei padroni di casa regge. E allora Inzaghi ridisegna la sua squadra in versione ancora più offensiva. L’allenatore toglie Radu e Parolo per Jony e Cataldi e schiera i suoi con un 4-3-1-2 iper-offensivo in cui i terzini sono Lazzari e Jony e Correa fa il trequartista dietro Caicedo-Immobile. Poi nell’ultimo quarto d’ora Inzaghi butta dentro pure Andre Anderson (centrocampista offensivo) per Lulic. Ma nonostante l’artiglieria pesante la Lazio produce poco. Ci provano Lulic (bravo Joronen), poi Caicedo e Correa (conclusioni che escono di poco). Sembra fatta per il Brescia quando il quarto uomo segnala i 4 minuti di recupero. Ma la zampata di Immobile è in agguato. Arriva al primo minuto di recupero dopo combinazione con Caicedo.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 5 gennaio 2020 17:48
Pazzini e Stepinski regalano tre punti al Verona.
La Spal sempre più giù

Con le reti dei due attaccanti l'Hellas sale a quota 22.
La squadra di Semplici resta al penultimo posto e rischia il sorpasso del Genoa


Matteo Brega


Il Verona comincia l’anno nuovo vincendo 2-0 a Ferrara contro la Spal: decidono un gol per tempo di Pazzini e Stepinski. La Spal ha giocato in dieci per 55’ a causa del rosso diretto a Tomovic.

SCHIERAMENTI — Il Verona torna in campo oltre venti giorni dopo il 3-3 in rimonta contro il Torino e lo fa senza Amrabat (squalificato) per la prima volta in campionato: al suo posto Pessina. Il 3-4-2-1 di Juric vede Pazzini titolare e Stepinski in panchina con Di Carmine. Semplici ricalca la difesa a tre del collega, ma il centrocampo è a cinque e davanti sono in due, Petagna e Paloschi.

IL PAZZO E IL ROSSO — Dopo quasi 15’ di leggera ansia della Spal, ecco che il Verona passa. Cross dalla destra di Lazovic, Igor è posizionato male e Pazzini di testa porta avanti l’Hellas. Secondo gol in campionato per lui, consecutivo per altro dopo quello su rigore prima di Natale contro il Torino. La Spal prova a reagire e sfiora subito il pareggio con un sinistro a giro di Petagna che finisce fuori di poco. La gara cambia ancora al 39’ quando Guida espelle Tomovic per un intervento in ritardo su Faraoni.

SPRECHI — - La ripresa inizia con gli stessi elementi che avevano concluso la prima frazione. Ed è il Verona che si avvicina al raddoppio al 9’ con una azione iniziata a sinistra da Zaccagni e chiusa a destra da Pazzini: deciso è il piede di Berisha a deviare in corner. La Spal resta in partita grazie al suo portiere che anche al 26’ nega ancora a Pazzini il gol del raddoppio. Su un lancio perfetto di Veloso in profondità, l’attaccante arriva davanti a Berisha che con il piede devia la palla che plana sulla traversa. L’Hellas ha in mano la partita ma non la chiude, nonostante la superiorità numerica e il fatto che la Spal prenda lo specchio della porta solo dopo 73’ con Valoti. Semplici prova a cambiare l’inerzia della partita, ma si arriva agli ultimi 10’ con l’1-0 del Verona cristallizzato. Il colpo di testa di Petagna che vola su Rrahmani è dolce e largo.

IL RADDOPPIO — - L’arrembaggio conclusivo della Spal nemmeno inizia perché al 40’ l’Hellas raddoppia. Lazovic parte da sinistra, si accentra, calcia, Berisha respinge in zona Stepinski e il polacco incrocia. A una giornata dal termine il Verona si ritrova con 22 punti in classifica e una gara in meno. Aria serena, in vista della prossima gara, un altro scontro diretto con il Genoa, e un mese di gennaio pieno di spifferi di mercato. La Spal del 2020 si ritrova sgonfia invece, già svuotata dopo il successo contro il Torino che aveva riabilitato il 2019.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 5 gennaio 2020 23:29
Genoa, vittoria tra le polemiche con Criscito e Pandev.
Ma il Sassuolo non ci sta



Nicola esordisce con tre punti pesantissimi grazie al rigore del
capitano e all’acuto del macedone, che annulla il pari di Obiang.
Proteste emiliane su entrambe le reti


Filippo Grimaldi

Una serata da Genoa, qui le chiamano così, ma anche il Sassuolo ha le sue colpe per non avere osato di più: una progressione di Favilli a cinque minuti dalla fine ha regalato a Pandev il pallone del rocambolesco successo del Genoa sul Sassuolo, che rilancia le speranze di salvezza di un Grifone che non vinceva dal 26 ottobre scorso contro il Brescia, nella gara d’esordio di Motta sulla panchina genoana. Tre punti nelle ultime sette partite, e l’ultimo posto in classifica: il Genoa viaggiava da tempo in mari tempestosi ed il successo di stasera, alla prima di Davide Nicola sulla panchina del Grifone, è figlio proprio di questa situazione: il Sassuolo torna a casa con tanta amarezza, ma la facilità con cui ha recuperato il primo svantaggio lascia intendere che forse avrebbe potuto osare qualcosa di più. Il due a uno finale è figlio di una gara un po’ stramba, che parte a ritmi bassissimi, poi s’accende all’improvviso, ma non riesce mai a salire veramente di tono. Criscito, miglior difensore rigorista europeo – quattro gol su quattro dal dischetto – porta in vantaggio i rossoblù al 29’ del primo tempo, approfittando di uno sciocco fallo di Obiang su Sanabria, in una fase della gara in cui proprio gli uomini di Zerbi stavano producendo le cose migliori. Ma l’illusione dei rossoblù è durata solo quattro minuti: il tempo necessario allo stesso Obiang di andare a segno approfittando di una deviazione della difesa rossoblù, a termine di una perfetta azione corale del Sassuolo, avviata da Caputo e proseguita da Toljan e Locatelli.

PREOCCUPATI — Il primo Genoa della gestione-Nicola ha visto i padroni di casa schierati di fatto con una difesa a cinque (con Ankersen e Pajac molto bassi) e la novità di Perin (subito decisivo su Traorè nel primo tempo) fra i pali al posto di Radu. Da oggi, dunque, le gerarchie dei portieri rossoblù sono cambiate, e così sarà sino a fine stagione. Ma gli altri esclusi illustri sono stati Schone (in panchina) e Pinamonti, quest’ultimo escluso dai 23. De Zerbi ha provato subito a sfruttare le difficoltà dei padroni di casa sulle fasce, e sulla destra Duncan e Boga ha creato molti problemi a Pajac. Ma non è bastato. Il Genoa, dopo l’uno a uno, ha avuto una doppia occasione con Sturaro (assist di Criscito), ma Consigli è stato super. Un atteggiamento che è proseguito, almeno da parte rossoblù, anche nella ripresa. Genoa avanti a fiammate, Sassuolo più concreto, e pure sfortunato quando alla mezz’ora Duricic ha battuto Perin, ma dopo un consulto con la Var, Irrati ha annullato il vantaggio ospite per un tocco di mano dello stesso giocatore. Sembrava, a quel punto, un pari già scritto, ma nessuno aveva fatto i conti con l’azione avviata da Favilli, e dalla carambola finale che permette a Pandev di battere di testa Consigli. Grandi proteste del Sassuolo per un precedente contatto Criscito-Berardi, ma la Var conferma che non c’era stato fallo del capitano rossoblù.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 5 gennaio 2020 23:32
Belotti super doppietta, Sirigu para tutto:
il Toro sbanca l’Olimpico e rallenta la Roma

Devastante partita del Gallo, che realizza due gol e colpisce due legni, decisive anche le parata del portiere granata


Andrea Pugliese


Belotti rilancia il Torino, la Roma si arena sulla ripartenza. E alla fine la sfida tra bomber se la aggiudica Belotti, con due gol e altrettanti pali è stata un’autentica spina nel fianco della retroguardia giallorossa. Per la squadra di Fonseca una sconfitta inattesa (0-2, proprio come con l’Atalanta, l’unica altra sconfitta casalinga della sua stagione) e anche in parte sfortunata, visto che l’altro grande protagonista del successo granata si chiama Salvatore Sirigu, autore di almeno sei parate importanti. Mazzarri può invece festeggiare un successo che lo riporta temporaneamente all’ottavo posto, in una classifica più consona ai suoi valori.

FACCIA A FACCIA — Le assenze sono tanto da ambo le parti, ma Fonseca ha più alternative rispetto a Mazzarri, che invece è costretto a mandare in campo un indici quasi obbligato. A fare la partita è soprattutto la Roma, che ha bisogno di vincere per restare in scia alla Lazio e consolidare il quarto posto. Dall’altra parte, però, il Torino gioca una partita intelligente e quando c’è da far male non disdegna mai la possibilità di provarci. Così ne viene fuori un primo tempo in cui Kolarov vince a sinistra il duello con De Silvestri ed è di fatto l’attaccante aggiunto dei giallorossi, mentre Belotti si aggiudica a distanza la sfida dei centravanti con Dzeko. Non solo per il gol (bello) al 46’, con cui porta in vantaggio il Torino ma anche per quello che aveva fatto fino a quel momento, tra cui un palo clamoroso all’8’ ed una bella giocata per Lukic (32’), che spreca malamente di testa da ottima posizione (esattamente come aveva fatto De Silvestri subito dopo il palo di Belotti). Ma se il Gallo è l’uomo che mette le ali al Torino, Sirigu è invece quello che lo tiene in vita a lungo. Il portiere granata è decisivo infatti in almeno quattro circostanze, dicendo no in serie a Zaniolo, Florenzi, Kolarov su punizione e Pellegrini (calcio in corsa da appena dentro l’area). Veretout e Diawara in mezzo lavorano meglio come mediani rispetto alla coppia Lukic-Rincon, ma poi la supremazia giallorossa (55% di possesso palla e 10-7 nel conteggio dei tiri) non si concretizza. Fino al gol di Belotti, appunto, che manda il Torino negli spogliatoi con un sorriso in più.

PRESSIONE A VUOTO — Allora nella ripresa la Roma prova ad aumentare i giri al suo motore, anche se poi a sfiorare il gol in apertura è ancora Belotti, il cui tiro finisce sulla traversa (deviato ancora da Pau Lopez). Scampato il pericolo i giallorossi si riorganizzano e stringono d’assedio il Torino. Ma le idee non sono mai così lucide: mischie tanti, pericoli veri non moltissimi. Anche se Sirigu si distingue ancora almeno in un paio di circostanze: prima su Perotti (ma il tiro sarebbe finito fuori), poi su Pellegrini (con Mancini che sulla ribattuta non riesce a ribadire in rete). Per aumentare la qualità del palleggio Fonseca lancia dentro Mkhitaryan come mediano accanto a Diawara, Mazzarri risponde con Meitè per Verdi, per mettere ancora più chili (e corsa a difesa) del prezioso vantaggio. Quindi è anche il momento di Kalinic, con Mkhitaryan che calcia male col sinistro la palla del pari e Kolarov che su punizione mette paura a Sirigu. La Roma protesta per un fallo di mano di Izzo (già ammonito) con cui interrompe una potenziale azione pericolosa. Poi al 37’ Belotti attacca lo spazio e una volta dentro l’area calcia, con Smalling che respinge e poi allontana con la mano il pallone. Interviene la Var, è rigore: sul dischetto va Belotti che fa 2-0. Il resto è pura accademia: un’occasione per Kalinic, la delusione dell’Olimpico e la gioia granata. Vince il Torino, la Roma si lecca le ferita.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00lunedì 6 gennaio 2020 18:23
Magia di Orsolini al 94', il Bologna acciuffa la Fiorentina

Esordio positivo per Iachini: Benassi illude nel primo tempo, la beffa nel finale


Matteo Dalla Vite


Buonanotte a chi fa gol banali. Bologna-Fiorentina finisce 1-1 in virtù di due reti che vanno viste, riviste, straviste, apprezzate, play e rewind e ancora play. Quella di Benassi nel primo tempo è una fucilata da 25 metri che spacca un primo tempo in cui la Fiorentina gioca alla Iachini, muratura in dieci e via salvo poi trovare appunto il vantaggio grazie alla tecnica isolata del suo centrocampista. Il gol del Bologna, poi, è roba da Dybala-gol all’Atletico Madrid in Champions: ricordate quello infilato da posizione impossibile e su punizione, quello che dici figurati se, immagini che sia un banalissimo cross e invece no? Ecco: trattasi di una botta di prima nel sette che ha Orsolini e il suo sinistro come protagonisti di un finale di gara dal risultato giusto. Perfetto. Perché il Bologna (anche se con svolgimento lento) ha fatto la partita mentre la Fiorentina del nuovo Iachini (ammonito un attimo prima dell’1-1 e che ha tolto un uomo dalla barriera, mossa quasi decisiva) è compattezza e ripartenza. Atteggiamento che non sempre paga fino in fondo.

MURO E BENASSI — Con interventisti e contropiedisti, Iachini fa il gioco che vuole. E il Bologna, nel primo tempo, finisce nella rete troppe volte davanti a una Fiorentina (e al suo numero uno Commisso) che sta compatta dietro la linea della palla e che solo in due occasioni (gol di Palacio in fuorigioco) traballa nel proprio sistema di coperture e murature. Così, la prima frazione è un colpo da fuori di Benassi, tiro fantastico da 25 metri sul quale Skorupski tarda ad arrivare anche perché talmente perfetto che prenderlo sarebbe stato un colpo ancor più splendido del tiro in sé. La Fiorentina si ritrova in vantaggio dopo una gestione della gara che non lascia dubbi: 3-5-2 che in fase difensiva diventa 5-4-1 nell’arco di dieci metri, e se il Bologna si muove lento non c’è niente che possa scalfire il dispositivo di Iachini. Il nuovo tecnico viola sceglie Pulgar in mezzo al campo affiancato da Castrovolli (che mette in difficoltà Poli) e Benassi mentre Sinisa Mihajlovic (regolarmente in panchina) appronta il suo 4-2-3-1 in cui Soriano deve rientrare sempre per creare l’effetto dell’inserimento. Il gioco di Sinisa funziona, il possesso-palla pure ma lo svolgimento lento dà il tempo alla Fiorentina di chiudere ogni varco: e il colpo di Benassi da fuori srotola la pagina del vantaggio del primo tempo.

EUROGOL — La ripresa mostra lo stesso spartito: Dragowski para su Sansone, poi su Palacio, su Bani e insomma è il Bologna a cercare qualcosa mentre la Fiorentina ha un sussulto vero quando (su palla persa di Bani) Chiesa vola via a modo proprio e solo una bella parata di Skorupski riesce ad evitare il raddoppio viola. Nel frattempo, Mihajlovic era passato al 3-4-1-2 mettendo Skov Olsen dietro a Palacio e Santander che si prende la punizione (fallo di Pezzella) al minuto 94, quello dell’apoteosi-Bologna, fin lì dentro alla partita ma con passo troppo lento per perforare le barricate di Iachini (che nel frattempo aveva infilato Ceccherini). Insomma: punizione dal versante destro, botta fantasmagorica di sinistro di Orsolini che Dragowski non si attende proprio. Un po’ come fece Dybala all’Atletico Madrid, e la Fiorentina vede svanire la vittoria che non arriva dal 30 ottobre (a casa-Sassuolo).

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00lunedì 6 gennaio 2020 18:27
Atalanta, altra manita con show di Gomez e Ilicic: Parma distrutto

Dopo il 5-0 sul Milan, la Dea concede il bis.
Il Papu la sblocca dopo 11’, poi Freuler (34’) e Gosens (43’).
Nella ripresa capolavoro di Ilicic per il poker e 5° gol dello stesso sloveno


Andrea Elefante


A un punto dalla Champions League con la legge della ”manita”. L’Atalanta apre il 2020 così come aveva chiuso il 2019: cinque gol anche al Parma come al Milan e un’altra esibizione di calcio bello e incontenibile, orchestrata dalla fantastica qualità dalla premiata coppia Gomez-Ilicic.

LE SCELTE — Seconda presenza stagionale per Sportiello, preferito da Gasperini a Gollini, reduce da un’influenza. In mezzo torna la diga De Roon-Freuler, con Pasalic in panchina dopo dieci gare consecutive da titolare in campionato (12 considerando anche la Champions), e davanti c’è Muriel assieme agli “intoccabili” Gomez e Ilicic, con Hateboer preferito sulla fascia destra a Castagne. D’Aversa, senza Gervinho e Karamoh, non ha altrettanta possibilità di scegliere, ma non abbandona il 4-3-3: a sinistra in difesa c’è Pezzella per lo squalificato Gagliolo, in regia Hernani e non Scozzarella, appena rientrato, mentre davanti - con Inglese e Cornelius recuperati solo per la panchina- c’è Kucka a fare il “finto centravanti”, con l’ex Kulusevski e Sprocati sulle fasce.

PRIMO TEMPO — L’Atalanta non è la macchina perfetta che aveva salutato l’anno con una manita al Milan, ma non serve: D’Aversa prova ad alternare i tre uomini offensivi, inizia con Kulusevski centrale (e Gasperini gli appiccica subito Palomino, che era partito a sinistra), poi lo alterna con Kucka e gli cambia fascia con Sprocati, ma con pochi risultati. I nerazzurri impiegano poco tempo a prendere le misure ai tentativi di ripartenza del Parma e più che con i meccanismi di gioco - a volte non impeccabili come sempre, soprattutto nel bypassare il pressing avversario - risolvono la questione nei primi 45’ soprattutto grazie alla qualità dei suoi. Di Gomez, anzitutto: che “apre” la partita già dopo 11’, con un sinistro meraviglioso, e poi dà la risposta giusta a Freuler, che gli chiede uno-due, con l’assist per il 2-0 al 34’. In mezzo, dominio più o meno totale e due parate (la seconda bellissima) di Sepe su Ilicic. Dopo, il 3-0 sfiorato da Muriel e trovato da Gosens: contropiede di Ilicic, con tiro rimpallato proprio nella zona del tedesco, che dopo aver fatto impazzire Darmian lo brucia per il gol che piega definitivamente le gambe alla squadra di D’Aversa.

SECONDO TEMPO — I secondi 45’ sono solo un palcoscenico per l’esibizione di Josip Ilicic e del suo sinistro magico: il 4-0 e il 5-0 sono due meraviglie, il primo con un tiro incrociato con coordinazione perfetta su cross di Gosens, il secondo un radente dopo dribbling con doppio pass nel cuore dell’area del Parma. Il resto è accademia, anche se fra i due gol dello sloveno D’Aversa prova, inutilmente, a opporre una resistenza migliore con una difesa a cinque. E Gasperini può completare il rodaggio di Zapata, che gioca un quarto d’ora abbondante a tre anni esatti dalla sua ultima gara con la Dea, concedere la standing ovation a Gomez e Ilicic e rimandare in campo nei minuti finali il gioiellino Traore.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00lunedì 6 gennaio 2020 18:31
Ronaldo sempre da applausi:
segna una tripletta e la Juve travolge 4-0 il Cagliari



Il portoghese sblocca il risultato al 4' della ripresa, poi raddoppia dal dischetto.
La squadra di Maran, che aveva tenuto bene nella prima parte dell'incontro,
si scopre ed ecco il gol di Higuain e il terzo di CR7.
La vetta della classifica è al sicuro

Luca Bianchin

Il primo dell’anno hanno spostato le lancette indietro di cinque anni. La Juve batte 4-0 il Cagliari con la prima tripletta in Serie A di Cristiano Ronaldo: più che il 2020, sembra il 2015, quando CR7 in Liga spingeva palloni in porta con la ruspa. I conti per le classifiche sono presto fatti. In campionato, +3 sull’Inter: Sarri allunga a 45 in attesa di mettersi davanti alla tv per Napoli-Inter. Per i marcatori, +6: Ronaldo sale a 13, secondo dietro i 19 di Immobile. In silenzio, sorride anche il Dygualdo, paradossalmente in un pomeriggio in cui non si è visto nemmeno per un minuto. Dybala è stato a lungo il migliore e Higuain, entrato al suo posto, ha segnato il 3-0 (assist di Ronaldo…). Se non bastasse, nel finale ha fatto bene anche Douglas Costa: è entrato per Ramsey, giusto in tempo per regalare a CR7 il pallone del quarto gol.

I GOL — Riportiamo indietro il video della partita e rivediamo la tripletta. L’1-0 è una lezione di presenza di spirito. Klavan palleggia sereno verso Walukiewicz, centrale del 2000 alla prima presenza in A, che aspetta il pallone con spirito sereno da pic nic. Nessuno dei due si accorge che nell’erba si nasconde un serpente bianconero col 7: Ronaldo sbuca dietro Walukiewicz, lo anticipa, salta Olsen e mette in porta. Il 2-0 è un rigore procurato da Dybala con uno slalom mancino dei suoi: dribbling in area e fallo di Rog, più ingenuo che cattivo. Il 4-0 è un tocco su Olsen da assist di Douglas Costa. Pillola statistica: Cristiano per la prima volta ha segnato in cinque partite di A consecutive e ha aggiunto una figurina alla collezione. Il Cagliari era l’unica squadra dell’attuale campionato contro cui aveva giocato e non segnato.

LA PARTITA — Juve-Cagliari, al di là della sfida tra prima e sesta, è stata una partita tra due pugili di diverse categorie. Il Cagliari ha aspettato, chiuso gli spazi centrali con il suo rombo e lasciato il pallone alla Juventus. Sarri lo ha preso volentieri, il problema è che la Juve a lungo non è andata oltre il palleggio. Poche imbucate – lì in mezzo c’era traffico – e non grandi soluzioni anche al largo, dove ci sarebbe stato più spazio: Cuadrado si è acceso a tratti – il primo pericolo è nato da una sua combinazione nello stretto con Ramsey e Dybala – mentre Alex Sandro a sinistra si è visto poco. Al di là di un paio di tiri da fuori e di un sinistro di Dybala clamorosamente alto, la Juve fino al gol è andata vicina al vantaggio solo con un colpo di testa di Demiral da angolo: traversa piena al 35’.

CAGLIARI DELUDENTE — I primi due gol però hanno cambiato lo scenario e, non per caso, Olsen poco dopo l’1-0 ha dovuto salvarsi due volte in pochi secondi: la sua respinta su tiro di Dybala è carambolata su Klavan, così il pallone gli è tornato addosso obbligandolo a una seconda deviazione. La Juve con il vantaggio si è sciolta, ha trovato spazi e mostrato la sua luce migliore, quella dei campioni. Il Cagliari invece nel complesso ha deluso: ha tenuto bene nel primo tempo ma non è quasi mai stato pericoloso. Ha cambiato atteggiamento solo nella seconda parte del secondo tempo, quasi obbligato dal doppio svantaggio, ma in quei minuti si è inevitabilmente scoperto. Unici tiri in porta: Nainggolan (parata) e Joao Pedro (palo) nel recupero. Poco per cancellare una preoccupazione e un dato: Maran non vince dal 2 dicembre...

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00lunedì 6 gennaio 2020 18:33
Non basta Ibra per rialzare il Milan.
Samp, pareggio meritato



Esordio dello svedese, ma i rossoneri sono lenti e prevedibili.
Fischi per Suso. L’eroe è Donnarumma che salva due volte i suoi


Alessandra Gozzini

A San Siro finisce ancora senza gol: stavolta è la Samp che strappa un pari importante in chiave salvezza. Senza gol contro il Sassuolo a rovinare la festa dei 120 anno rossoneri, prima della sosta. E senza gol oggi, a rovinare il ritorno di Ibra. In realtà il Milan aveva due obiettivi: mostrare il nuovo acquisto e cancellare la disfatta di Bergamo. Lo ricorda anche la Curva Sud, che accoglie Zlatan con applausi e uno striscione, e prima ancora mostra un lenzuolo bianco con la scritta Atalanta-Milan 5-0. Il Milan non deve dimenticare ma iniziare a curare la ferita, come spiegato alla vigilia da Pioli. Che dall’inizio manda in campo PIatek per Ibra, già carico ma a corto di ritmo. Per quanto si vede in campo in realtà Zlatan può starci benissimo: squadre chiuse e scarsa intensità. Per le prime occasioni si va infatti al 23’, con Colley che mura Bonaventura arrivato al tiro sugli sviluppi di un angolo. Suso prima si fa bloccare in due tempi da Audero e in un secondo momento è chiuso da Colley. È qui che Ibra inquadrato in panchina si mette le mani nei capelli, un attimo prima di iniziare il riscaldamento e riascoltare il boato dei sessantamila di San Siro. Come la prima volta che aveva messo piede in campo e come era successo alla lettura delle formazioni. La Samp non conclude mai, perché gioca in difesa e perché non è fortunata: prima perde la qualità di Ramirez, poi è costretta a rinunciare a De Paoli, che lo aveva sostituito. Dentro Jankto.

BOLGIA — San Siro aspettava il secondo tempo che avrebbe segnato l’ingresso di Ibra e il grande ritorno non tarda: dopo dieci minuti Zlatan ricomincia la sua avventura rossonera. Con Ibra entra anche Leao, con una coppia d’attacco completamente rivista: fuori Piatek e Bonaventura. L’ingresso di Ibra porta subito emozioni, ma le occasioni sono della Samp: Donnarumma si oppone a Gabbiadini (copione che Gigio si trova costretto a ripetere pochi minuti dopo dalla prima chance ospite, sempre con Gabbiadini). Ma quando il Milan mette la testa fuori, la testa è di Ibrahimovic: su cross di Suso il colpo è debole e Colley allontana. Poi è Leao a tentare due volte la conclusione, sempre senza successo. La quantità di errori tecnici fa infuriare San Siro, che si ribella a un altro pomeriggio senza gol. Ibra si danna: corre, cerca la profondità, pressa, accompagna sempre l’azione, ma nessun compagno riesce a consegnargli un pallone preciso. E il pubblico dall’euforia passa in fretta ai fischi. Solo una grande confusione (Suso malissimo) accompagna le squadre fino al 90’. Quello che segue sono solo altri fischi.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00martedì 7 gennaio 2020 00:13
Meraviglia di De Paul nel finale: l’Udinese sbanca Lecce

Un gran gol dell’argentino rompe l’equilibrio in una gara condizionata dal vento.
Molto bravi i portieri Musso e Gabriel



Una gara equilibrata e non bella, spesso la decide il più bravo tra i 22 in campo. Tra Lecce e Udinese va proprio in questo modo: la classica partita da 0-0, in cui le poche emozioni vengono strozzate dalla bravura dei due portieri (Musso e Gabriel), si sblocca per merito di Rodrigo De Paul, che all’88’ si inventa il gol-partita. L’argentino è aiutato dal rimpallo su Lucioni nella conclusione, ma la giocata in area di rigore è da campione. L’Udinese vince la seconda partita consecutiva, mentre il Lecce vede svanire un punto che avrebbe fatto comodo.

LA PARTITA — I friulani hanno giocato meglio, ma devono anche ringraziare super-Musso per quella eccellente doppia parata nel primo tempo, su Babacar (con l’aiuto della traversa) e Mancosu. Il Lecce, che ha avuto le occasioni migliori nel primo tempo, aveva comunque già rischiato di perderla: i due i gol annullati a Okaka per fuorigioco (il primo, millimetrico, grazie alla Var) e l’occasione divorata da Lasagna (molto bene anche Gabriel però) hanno fatto venire i brividi a Liverani.

TANTO VENTO — La partita è stata pesantemente influenzata dalla tramontana, che nel primo tempo soffiava alle spalle delle Lecce, nella ripresa aiutava i friulani. I pugliesi sembrano comunque un po’ spenti rispetto alla squadra ammirata a tratti prima della sosta.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00martedì 7 gennaio 2020 00:18
Inter, c'è la LuLa nella calza:
vittoria a Napoli dopo oltre 22 anni e Juve ripresa in testa



Doppietta di Lukaku e gol di Lautaro, in mezzo l'inutile rete di Milik:
Conte supera Gattuso e torna in vetta.
Unico neo, le ammonizioni di Barella e Skriniar, che salteranno l'Atalanta


Marco Guidi

La Befana porta in dote all'Inter la prima vittoria a Napoli dall'ottobre 1997. Un bel regalo nella calza, accompagnato dal dolce ritorno in vetta con la Juve. Una prova di forza importante, favorita anche da errori marchiani dei padroni di casa, va detto. Tre gol su tre arrivano da topiche azzurre, ma il successo della banda Conte è netto e incontestabile. Gattuso sceglie Hysaj in difesa, accentrando Di Lorenzo al fianco di Manolas. Una soluzione sperimentata con successo nel secondo tempo col Sassuolo. Non c'è Mertens, Lozano va in panchina e si torna all'antico con il tridente Callejon-Milik-Insigne. Conte risponde con un paio di scelte a sorpresa: Bastoni e non Godin nei tre dietro, Vecino e Gagliardini ai lati di Brozovic in mediana, con i recuperati Sensi e Barella in panchina.

SPETTACOLO — Pronti e via, si capisce subito che sarà una serata scoppiettante. Prima Milik di testa alza troppo la mira da posizione invitante (2'), poi Lukaku (in fuorigioco) salta anche Meret, prima di vedersi respinto il sinistro da Di Lorenzo sulla linea (3'). La partita è divertente, perché l'Inter alza il pressing e presiede meglio il campo, ma il Napoli quando supera la prima trincea trova spazi per far male. All'8' solo un controllo fallace di Insigne solo davanti ad Handanovic rovina una ripartenza da manuale condotta da Zielinski. A rompere l'equilibrio è un episodio: Di Lorenzo scivola in un banale disimpegno nel giro palla, dando il via libera a Lukaku. Il belga porta palla, Hysaj rincula troppo e gli lascia la fuga sul sinistro, chirurgico dai 16 metri a baciare il palo e finire in fondo al sacco. È appena il 14', ma il Napoli accusa il colpo, perché ora i nerazzurri possono abbassare il baricentro, complicando il palleggio azzurro e lasciando Lukaku e Lautaro in avanti a orchestrare il contropiede. Meret nega il raddoppio proprio a Vecino e all'argentino, prima di capitolare di nuovo al 33'. A dirla tutta, il giovane portiere azzurro ci mette molto del suo: Lukaku entra in area dalla sinistra e tira forte, ma centrale, Meret cerca la respinta e di fatto si fa trapassare dal pallone. Partita finita? No, perché l'Inter abbassa un poco la tensione e la squadra di Gattuso ne approfitta subito. Handanovic salva su Insigne, ma al 39' non può nulla sul facile tocco ravvicinato di Milik, ben servito da Callejon dopo il lancio di Zielinski. E prima dell'intervallo, il polacco ha anche la palla del 2-2, su pennellata di Mario Rui, ma cicca il colpo di testa.

RIPRESA — Intuito il pericolo, l'Inter riparte con un po' più di attenzione, anche se una palla persa sanguinosa di Brozovic consente a Insigne di arrivare al tiro col sinistro (largo). Gli uomini di Conte si abbassano ulteriormente e il tecnico non la prende benissimo. Per cambiare l'inerzia, ecco Barella per Gagliardini. L'ex Cagliari si fa subito ammonire, era diffidato e salterà l'Atalanta. Al 17', il Napoli si fa ancora male da solo: cross di Vecino, Manolas in scivolata accomoda il pallone a Lautaro che ringrazia infilando Meret d'esterno. Tre gol subiti, tre errori grossolani. Troppi per poter tener testa alla cinica Inter di questa stagione. E il 3-1 segna irrimediabilmente la partita, perché i padroni di casa non hanno più la forza per risalire e il San Paolo si spegne letteralmente. A riaccenderlo, solo sporadiche proteste, scaramucce in campo (Conte ammonito) e la traversa su punizione di Insigne a un quarto d'ora dal termine. Nel finale Handanovic è bravo sul tiro dalla lunga distanza di Zielinski, mentre Llorente alza la mira di testa sul cross di Lozano. Il canto del cigno per il Napoli di Gattuso, l'Inter può festeggiare tre punti e ritorno in vetta a braccetto con la Juve.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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