Il mostro del lago di Loch Ness

ilpoeta59
00venerdì 28 marzo 2008 10:38
Scozia, terra di nebbie e di castelli infestati dai fantasmi ma anche patria del famoso lago di Loch Ness!

Loch Ness, in Scozia, è considerata la dimora del mostro più famoso di tutti i tempi, un essere acquatico di cui le cronache parlano ormai da più di millequattrocento anni. Il lago costituisce la più importante massa d'acqua dolce di tutta l'Inghilterra: è lungo quaranta chilometri, largo due, ha una profondità media di centocinquanta metri ma con abissi che sfiorano i trecento. Questa enorme massa d'acqua (sessantasei milioni di metri cubi circa), da una parte comunica con l'oceano attraverso il Canale di Caledonia, e dall'altra con il Mare del Nord per mezzo del fiume Ness. Come altri laghi, è nato in seguito a vari processi di erosione alla fine dell'ultima era glaciale, circa diecimila anni fa. La temperatura del Loch Ness è relativamente bassa (dai sei ai sette gradi nelle maggiori profondità), ma costante al punto che non ghiaccia mai. Le acque sono scure, a causa della presenza di particelle di torba in sospensione: già a dieci metri dalla superficie, il buio è quasi totale.

Il primo rapporto sull'apparizione di una strana creatura nel Loch Ness risale all'anno 565 d.C., quando l'irlandese san Colombaro, visitando i villaggi costieri, assistette al funerale di un uomo che durante una nuotata nel lago era stato assalito da un mostro chiamato Nisaeg. Stando alle biografie del santo, Nisaeg si manifestò anche ad egli sottoforma di gigantesco anfibio. Fino ai giorni nostri non si è riusciti ad avere una descrizione chiara del mostro. Almeno fino al 1933, quando un chirurgo londinese che passava in auto nei pressi del lago scattò la prima fotografia del mostro. Essa mostrava un lungo collo che s'inarcava sull'acqua partendo da un corpo tozzo, ed era stata scattata, secondo il chirurgo, ad una distanza di duecento o trecento metri, nei pressi di Invermoriston. Quella prima fotografia venne pubblicata sul Daily Mail di Londra, provocando una valanga di lettere ed una polemica destinata a prolungarsi per diversi anni. Secondo gli scettici, la foto riproduceva solo un ammasso di materie vegetali portato in superficie da sacche di gas, o la punta della coda di una lontra ingrandita dal fotografo. I sostenitori della tesi del mostro dicevano invece che l'immagine corrispondeva perfettamente alle descrizioni fornite dalle molte persone che affermavano di aver visto la mostruosa creatura. Nello stesso anno venne costruita una strada panoramica lungo la riva settentrionale del lago: i visitatori cominciarono ad affluire nella regione e tesero quindi ad aumentare le testimonianze di apparizioni del mostro. Il primo articolo importante su questo argomento fu pubblicato sull'Inverness Courier del 14 aprile 1933: il mostro divenne repentinamente oggetto di curiosità giornalistica. L'autosuggestione potrebbe spiegare molti casi di avvistamento, in quanto la natura stessa del lago non aiuta certo i ricercatori: le acque sono spesso calmissime, la superficie liscia come l'olio, ma le rive scoscese proiettano ombre inquietanti. Abbondano le illusioni ottiche, e un uccello, un ramo o la scia lasciata da una barca sono sufficienti a produrre effetti si sorprendente inquietudine. Malgrado tutto, al Loch Ness Investigation Bureau sono state registrate migliaia di testimonianze oculari veramente inquietanti. Molte sono estremamente particolareggiate: la creatura osservata avrebbe un collo lungo, gobbe sul dorso e si sposterebbe da un punto all'altro con grande rapidità. Lo studente universitario Arthur Grant lo vide, vicinissimo, in una notte di plenilunio del 1934. Egli affermò che la testa del mostro sembrava un cono tronco, e l'essere sembrava spostarsi con movimenti laterali per mezzo di un paio di pinne posteriori e membranose. Il suo collo era serpentiforme, ma quello che più impressionò lo studente furono gli occhi: occhi larghi, pieni, incassati nel capo. Le grandi mandibole dell'animale avrebbero potuto benissimo reggere un agnello od una capra e la sua pelle, di un grigio scurissimo, luccicava similmente a quella delle balene. Tale testimonianza fece la fine di tante altre: venne archiviata con un bel punto interrogativo. Il primo cronista delle apparizioni di Nessie, come è stato soprannominato il mostro, è considerato il comandante Rupert Gould. Nel 1934, Gould pubblicò The Loch Ness monster, avanzando l'ipotesi che si trattasse di un esemplare isolato, rimasto intrappolato nelle acque del lago. In seguito, parecchi autori rifiutarono questa spiegazione poiché numerosi testimoni affermarono di aver osservato diverse strane creature contemporaneamente. I ricercatori dispongono anche di una certa quantità di documentazioni relative a fatti senza spiegazione, in particolare echi raccolti da sonar. Inoltre, hanno osservato che le apparizioni risultano più frequenti durante la stagione estiva, in particolare presso la foce dei vari fiumi che si riversano nel lago. Esistono diverse fotografie del mostro, scattate da testimoni che ritengono di avere avvistato qualcosa di anomalo per puro caso, e da ricercatori che hanno organizzato battute di caccia fotografica a Nessie. In realtà, risulta molto facile eseguire fotomontaggi di figure dall'aspetto mostruoso su fondo chiaro: inoltre, molti negativi, anche quando non sono manipolati in camera oscura, sono di pessima qualità, risultanti da una messa a fuoco precipitosa o dall'uso di un'ottica mediocre. Le pellicole cinematografiche sono invece assai più difficilmente manipolabili, e quindi viene dato loro maggior credito. Tra tutte, due sono veramente straordinarie: la prima ripresa è stata girata da Tim Dinsdale, il 23 aprile 1960, presso la foce del fiume Foyers: vi si vede una gobba muoversi in lontananza, poi attraversare di nuovo il campo della cinepresa prima di immergersi. L'analisi del film ha concluso che l'oggetto filmato doveva essere probabilmente in movimento, che misurava centosettanta centimetri di larghezza e che viaggiava presumibilmente ad una velocità di sedici chilometri orari. Il secondo filmato è di Richard Raynor, effettuato il 13 giugno 1967 al limite settentrionale del lago: si intravede una scia, all'estremità della quale appare a volte un oggetto solido, anch'esso palesemente animato. L'entusiasmo di Dinsdale infiammò altri ricercatori e contribuì a preparare la strada per un approccio più scientifico al problema dell'esistenza del mostro. Nel 1961, dietro la spinta di due naturalisti e del deputato David James, che ne divenne il responsabile, fu fondato l'Ufficio investigativo sui fenomeni di Loch Ness. L'ufficio raccolse, controllò e pubblicò tutti i resoconti di avvistamenti arruolando studenti ed altri volontari per manovrare, durante i mesi estivi, le cineprese sistemate nei punti strategici, tutte attorno ai quaranta chilometri delle sponde del lago. Il campo visivo di ogni cinepresa si sovrapponeva a quello delle cineprese vicine, cosicché tutto il lago potesse essere tenuto sotto osservazione in maniera continua. Ma le prove così raccolte non hanno dato nessun risultato, come pure le riprese effettuate da equipe della televisione britannica e giapponese, che avevano sperato di riuscire a registrare le apparizioni ed il comportamento di Nessie con l'aiuto delle più moderne apparecchiature scientifiche. Solo a partire dal 1970 i ricercatori hanno cominciato a disporre di fotografie sottomarine, il che non rappresenta necessariamente un vantaggio, a causa delle acque fangose del lago. Le immagini più interessanti sono state ottenute avvalendosi di un apparecchio a scatto elettronico, su cui era montato un flash stroboscopico: in una di queste foto si vede una specie di pinna, la quale non ha però niente a che fare con qualsiasi tipo di pinna conosciuta. Altri sei negativi, ottenuti nel 1975 dal professor Robert Rines dell'Accademia delle scienze applicate di Boston, mostrano l'immagine di una cosa ben diversa dallo scafo dell'imbarcazione al quale era stato attaccato l'apparecchio, qualcosa che è continuo oggetto di discussione tra i sostenitori dell'esistenza del mostro e gli scettici. Assai interessanti sono le prove dell'esistenza di una "cosa" sconosciuta e viva fornite da rilevamenti compiuti con il sonar: messo a punto durante la seconda guerra mondiale per localizzare i mezzi subacquei nemici, il sonar è, per così dire, un radar acquatico. Invece di emettere onde elettromagnetiche, emette ultrasuoni, rispediti sotto forma di eco da tutti gli oggetti aventi una densità diversa da quella dell'acqua circostante: più forte è la differenza di densità, maggiore sarà l'eco. Il sonar presenta un vantaggio: oltre a registrare l'eco degli oggetti solidi che si trovano sott'acqua, capta pure quella dei volumi d'aria. Questa caratteristica permette di rilevare con lo strumento anche branchi di pesci: in effetti, se i tessuti viventi hanno una densità pressappoco identica a quella dell'acqua e sono quindi difficili da evidenziare, gli organismi della maggior parte dei vertebrati acquatici contengono sacche d'aria (vesciche natatorie per i pesci, polmoni per i mammiferi o rettili) che sono facilmente rilevabili. Le apparecchiature sonar impiegate nelle acque del Loch Ness, di tipo relativamente semplice, erano agganciati sulla fiancata dell'imbarcazione per rilevamenti in acque poco profonde, oppure su un "pesce" (una specie di rimorchio) in caso di operazioni a profondità maggiori. Neppure questi strumenti sono però in grado di fornire vere e proprie prove dell'esistenza di un eventuale mostro: possono infatti registrare echi prodotti da grossi pesci, da tronchi d'albero galleggianti, da bolle di gas secrete da detriti in decomposizione o anche da masse d'acqua la cui temperatura (e dunque densità) sia diversa da quella dell'ambiente circostante. Le interferenze sono quindi numerose. Inoltre, un sonar riesce a seguire gli eventuali movimenti di un oggetto che rinvia un'eco, e dunque a precisare se si tratta di qualcosa di vivente o meno e, in un secondo tempo, a identificare il possibile oggetto.

Nel 1964, un'equipe di esperti di Oxford e Cambridge ottenne un eco particolare, molto più forte di quello prodotto generalmente da branchi di pesci. Tre imbarcazioni si misero immediatamente all'opera, percorrendo in lungo e in largo tutto il lago tentando di individuare tutto ciò che potesse aver rinviato un eco di quel genere: possedevano numerosi "contatti", ma non riuscirono ad identificarne la fonte. Nel 1968, un gruppo di ricercatori dell'università di Birmingham diretti dal professor D. G. Tucker, giunse sulle rive del lago con un sonar digitale automatico: il 28 agosto venne rilevato sul fondo del lago qualcosa che si muoveva alla velocità di dodici chilometri orari; un po' più tardi, un altro eco registrò una velocità di venticinque chilometri orari. Chiaramente, non si poteva trattare di un branco di pesci né di un grosso pesce isolato. Lo stesso anno, il Pisces, un piccolo sottomarino del gruppo di ricerca Oceanic Vickers, eseguì tentativi di immersione nel lago. A centosettanta metri di profondità, registrò un eco: l'oggetto era a meno di duecento metri dal sommergibile, ma quando il Pisces si avvicina di un centinaio di metri la fonte scompare. Nel 1968, il Viperfish, un sottomarino privato dell'americano Dan Taylor, sì lanciò nell'avventura del lago. Il suo proprietario, dopo numerose ricerche con il sonar, previde non solo di trovare il mostro, ma anche di riuscire a permettere una prima collocazione dell'animale in un quadro zoologico preciso. Nelle acque torbide del lago, il mezzo non risultò di grande utilità. Attualmente è in programma anche uno studio sui resti organici dei fondali del Loch Ness, e sono già stati iniziati tentativi di dragaggio: se il Loch Ness ospita mostri da migliaia di anni, si dovrà pure trovare qualche carcassa. Ciò contribuirebbe a risolvere l'enigma essenziale di questo scuro lago scozzese: quale creatura ci si nasconde? La risposta potrà venir data solo in seguito a ricerche rigorose, e facendo appello alla zoologia, alla paleontologia, alla geologia e a quella punta di buon senso e di intuizione che fa progredire la scienza.

Prima di voler conoscere la natura del misterioso animale, è necessario rispondere ad una semplice domanda: come hanno fatto (se esistono) creature di questo tipo ad introdursi e stabilirsi nel Loch Ness? Il lago, situato a sedici metri sopra il livello del mare, è legato a questo dal fiume Ness e dal canale di Caledonia. Diecimila anni fa, quando i ghiacciai ricoprivano la Scozia, la faglia del Loch Ness doveva avere una via più ampia di comunicazione con il mare. Quando il suolo si sollevò, le acque del lago rimasero isolate all'interno: gli animali che vi vivono sono quindi là da meno di diecimila anni, il che, in termini di evoluzione, non è che un battito di ciglia. Da dove vengono? Da altri laghi di acqua dolce? Nelle vicinanze non ce n'erano. Dal mare? E' più probabile. In che modo? Attraverso il fiume Ness, come i salmoni che ne risalgono regolarmente il corso per deporre le uova, come le anguille che passano la maggior parte della loro vita in acqua dolce, per poi andarsene nel Mar dei Sargassi. Per gli animali acquatici, un fiume è una via di comunicazione. Abbiamo già visto che il Loch Ness è caratterizzato da una notevole stabilità termica e da una temperatura molto bassa: nella stagione estiva, però, le acque di superficie possono salire fino a dodici gradi, e questa massa più calda rimane sempre separata dal resto delle acque mediante il termoclino. In tali acque, le fonti di nutrimento dovrebbero abbondare: si dovrebbero trovare vegetali, detriti organici, plancton e molti pesci. Ma non è così: l'ombra proiettata dalle colline circostanti su acque già torbide per natura, le coste a scarpata e la brevità dell'estate impediscono alle piante acquatiche di scendere oltre i tre metri sotto la superficie del lago. Se Nessie fosse erbivoro, dovrebbe quindi riuscire a trovare nutrimento in quantità sufficiente solo in prossimità delle rive del lago, ma qui le apparizioni si sono verificate raramente. Inoltre, tutti gli erbivori necessitano, per nutrirsi, di una quantità piuttosto notevole di vegetali: la rarità delle piante acquatiche sulle rive del Loch Ness farebbe quindi supporre che Nessie non sia un animale del genere. Ma sorge una domanda: le presunte creature che abitano nel Loch Ness, si nutrono forse di plancton, come le balene? Se si esamina la densità del plancton del Loch Ness, viene il dubbio che la creatura del lago non possa averlo scelto come nutrimento. Come tutti gli specchi d'acqua molto profondi, infatti, il Loch Ness è caratterizzato da una relativa sterilità. Inoltre, gli animali che fanno del plancton la loro dieta abituale devono essere in grado di filtrarlo (attraverso i fanoni, come i cetacei), il che implica caratteri fisici completamente diversi da quelli che sembrano contraddistinguere il mostro del lago scozzese: colo lungo e testa piccola. Infine, per nutrirsi di plancton, un animale dovrebbe essere in grado di nuotare per un tempo notevole in superficie, dove il nutrimento abbonda, ma la maggior parte delle testimonianze raccolte su Nessie parla della brevità delle sue apparizioni. E' possibile che questa creatura si cibi di sedimenti organici di vario tipo? Ancora una volta bisogna tener presente che gli specchi d'acqua freddi come il Loch Ness ne sono generalmente privi. Per nutrire sufficientemente Nessie non rimarrebbe altro che il pesce, quel salmone migratore che abbonda in Scozia. Ma, a quanto dicono i biologi, il lago sembra caratterizzato da una notevole sterilità, causata sia dalla sua stessa posizione (la quale non gli consente di ricevere molta luce), sia da acque relativamente ferme e da una quantità insufficiente di quel plancton che, insieme ai piccoli invertebrati d'acqua dolce, costituisce l'alimento basilare dei salmoni. Forse proprio i salmoni, poiché molto spesso le apparizioni di Nessie hanno avuto come sfondo la foce dei fiumi che si gettano nel Loch Ness, in un periodo che corrisponde alla risalita dei salmoni verso i luoghi in cui depongono le uova. Un altro interrogativo che non può essere tralasciato è: ammesso che esista, che genere di animale potrebbe essere questo mostro? Non è certamente un invertebrato, ma si può affermare con altrettanta sicurezza che non è un anfibio. In effetti, gli anfibi non hanno la necessità di uscire spesso in superficie, bensì vanno in letargo e si riproducono sott'acqua, ma non esistono e non sono mai esistiti (almeno per quanto ne sappiamo) anfibi marini... sempre che Nessie giunga dal mare. Quindi, non restano che tre ipotesi: si tratta di un rettile, di un mammifero o di un pesce. la prima è indubbiamente la più popolare, ma si scontra con diverse argomentazioni di carattere biologico. Anzitutto, la temperatura delle acque è troppo bassa affinché un rettile possa sopravvivere; in secondo luogo, un rettile sarebbe obbligato a emergere per respirare o uscire dall'acqua per deporre le uova. Il rettile che corrisponderebbe maggiormente alle descrizioni di Nessie sarebbe il Plesiosauro: anteriore al Celacanto, non ha lasciato fossili da più di settanta milioni di anni. Non è inconcepibile che un animale di questo genere abbia potuto adattarsi alle condizioni del Loch Ness: i rettili e i mammiferi dell'età secondaria possedevano pelle impermeabile e il loro apparato respiratorio comprendeva sia polmoni sia un sistema che assicurava una certa libertà di azione sottomarina. La pista del mammifero sembra tuttavia la più probabile. La maggior parte delle foche, per esempio, si trova a suo agio anche in acque con temperature molto basse. Perchè quindi la creatura del lago non potrebbe essere una specie di foca dal collo lunghissimo? Ma con tale ipotesi si scontra la valida opposizione costituita dal problema della riproduzione: le foche si accoppiano sulla terraferma, dove allevano i loro piccoli, e necessitano di emergere regolarmente per respirare. Il mostro sarebbe allora un pesce? A parte ogni altra considerazione, ciò potrebbe spiegare le rare comparse in superficie. Sfortunatamente, la maggior parte delle testimonianze non descrive Nessie come un pesce. Dal canto loro, gli abitanti della regione del Loch Ness asseriscono che potrebbe trattarsi di un'anguilla gigante di specie sconosciuta. E, in effetti, i rilevamenti effettuati per mezzo del sonar possono suggerire movimenti paragonabili a quelli delle anguille. Come mai non si riesce dunque a trovare? Molto probabilmente il mostro, se davvero esistesse, potrebbe intrufolarsi in centinaia di gallerie, e ci vorrebbe troppo tempo per ispezionarle tutte.


maldini
00sabato 29 marzo 2008 15:52
[SM=x998213] ci credo poco
ma mi ha sempre divertito pensare che possa essere vero

la domanda è solo se sto mostro è immortale
perchè altrimenti dovrebbe essercene una comunità intera da qualche parte
ilpoeta59
00lunedì 31 marzo 2008 11:03

la domanda è solo se sto mostro è immortale
perchè altrimenti dovrebbe essercene una comunità intera da qualche parte



Io penso che possano realmente esistere questi "mostri" (giustamente più di uno)...del resto, parlando di acque interne, non sono mostruosi pure il pesce siluro e lo storione? [SM=x611823]



maldini
00lunedì 31 marzo 2008 13:28
ce nè si tanti di mostri che preoccuparsi di quelli ipotetici è quasi ridicolo
WATUSSA
00martedì 1 aprile 2008 14:37
e se fosse un Serpente Mago, [SM=x611821] in attesa da 60 milioni di anni, di un candidato umano, disposto a prendere il suo posto? magari ha molte cose sagge da lasciare in eredità
maldini
00martedì 1 aprile 2008 14:40
[SM=x998224] temo che per lo + abbia orologi persi dai turisti e tante alghe
WATUSSA
00mercoledì 2 aprile 2008 14:24
se ti piace leggere c'è un libro di greg beer, intitolato Il serpente mago, che parla e descrive (per chi lo sa interpretare) le varianti delle varie religioni in cui ogni personaggio corrisponde alla fine appunto alle varie interpretazioni di quest'ultime. se letto con La melodia infinita, che ne inizia e completa il ciclo, anche se in modo astratto,dà un possibile senso anche a quello da me scritto.Se vi pice leggere sono comunque interessanti ed inerenti al mostro sopracitato
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