La vita non è un videogame...è vita!

sissy66
00venerdì 6 giugno 2008 15:13
Tempo fa...beh due anni fa, sono andata ad un convegno sull'integrazione delle persone in situazione di disagio. Fra i vari relatori mi ha colpito molto uno in particolare: Boris Cyrulnik che ha introdotto un nuovo concetto per me assolutamente nuovo: la RESILIENZA.
Ora non voglio tediarvi con teorie psicopedagogiche e quant'altro ma veniva fuori qualcosa di molto curioso.
Avere dei genitori divorziati comporta necessariamente traumi e uno sviluppo affettivo e relazionale negativo? Subire abusi e violenze nell'infanzia significa automaticamente divenire un adulto violento e abusante? Vivere in condizione di disablità rende impossibile una complte integrazione nell società?
La risposta a tutte queste domande non era necessariamente affermativa perchè? Perchè questo studio sulla resilienza, che significa capacità di resistere e reagire ad una situazione di avversità, mette in risalto gli elementi, le situazioni che permettono ad un individuo di resistere e riorganizzare positivamente la propria vita: questa capacità di RIMANERE IN PIEDI è definita nella letteratura scientifica appunto RESILIENZA.
E' un qualcosa che mi ha colpita non poco.
Tantissimi altri esempi sono stati fatti: persone nei campi di concentramento, bambini figli di madri abusanti, insomma...cose non proprio belle da scrivere e da leggere ma se pensate a quali sono e quante sono le risorse che un individuo puo' avere in se'....beh non è interessante andare a scovare quali sono queste risorse?
ilpoeta59
00venerdì 6 giugno 2008 15:24

questa capacità di RIMANERE IN PIEDI è definita nella letteratura scientifica appunto RESILIENZA.




se pensate a quali sono e quante sono le risorse che un individuo puo' avere in se'....beh non è interessante andare a scovare quali sono queste risorse?



È certamente interessante cara Ale, così come è interessante capire come si possono aiutare le persone a tirare fuori certe capacità...nella maggior parte dei casi non penso che possano riuscirci da sole...o sbaglio?

mebahiah
00venerdì 6 giugno 2008 15:34
Re:
sissy66, 06/06/2008 15.13:


ma se pensate a quali sono e quante sono le risorse che un individuo puo' avere in se'....beh non è interessante andare a scovare quali sono queste risorse?



Sicuramente si, e sarebbe molto interessante sapere se e quali sono queste risorse.
A proposito di violenze o aggressività proprio oggi ho postato in un altro forum questo articolo:

La 'molecola del buon umore', ossia la serotonina implicata in disturbi gravi come la depressione, ha un ruolo importante nel controllo dell'aggressività. Lo studio di Trevor Robbins, dell'università britannica di Cambridge e pubblicato sulla rivista Science, dimostra che la serotonina è importante per prendere decisioni che coinvolgono altre persone e per tenere sotto controllo l'aggressività. Quando i livelli di serotonina scendono, per esempio se si è digiuni (per produrre serotonina servono 'materie prime' dal cibo), si è più impulsivi nelle decisioni e più aggressivi verso gli altri.

Localizzata l'area del sarcasmo

Affonda le radici nell'emisfero sinistro del cervello, la capacita' di cogliere battute e frecciatine sottili. A indicare per la prima volta le basi neurologiche del sarcasmo e' la ricerca condotta da Katherine Rankin presso l'Universita' della California a San Francisco, presentata nel congresso dell'Accademia Americana di Neurologia e riferita dal New York Times. Contrariamente a quanto si credeva, l''area del sarcasmo' non ha nulla a che vedere con i centri del linguaggio finora ritenuti cruciali per la comprensione di frasi pungenti o ironiche. Dipende invece dall'emisfero sinistro in una zona neurale importante per la percezione visiva, chiamata giro paraippocampale destro. L'esperta lo ha scoperto osservando con la risonanza magnetica nucleare il cervello di persone con una forma di demenza caratterizzata da perdita di memoria nella quale le parole e il loro significato cadono nell'oblio più cupo.Chi soffre di questo disturbo non riconosce il senso di battute e frasi ironiche. Finora si pensava ciò fosse dovuto a perdita di capacità di comprensione linguistica. Ma non e' cosi', l'assenza di sensibilità al sarcasmo ha le sue radici in quest'area paraippocampale lontana dai centri del linguaggio. Mentre le persone più sagaci e con più senso dell'umorismo, ha concluso l'esperta, devono questo loro dono al lobo frontale destro del cervello, per comprendere le loro battute c'è bisogno di quest'altra area, non connessa al linguaggio, il cui legame con la percezione del sarcasmo resta dunque tutto da capire.


Per quel che conosci, credi possano esserci delle compatibilità?




sissy66
00venerdì 6 giugno 2008 21:45
Il discorso riguardante la resilienza è un altro e devo dire la verità è molto complesso.
E' un processo che permette la ripresa di uno sviluppo possibile dopo una lacerazione traumatica e nonostante la presenza di circostanze avverse. Come dire...se un elemento di un sistema si rompe è l'insieme del sistema stesso che si modifica. Questo non significa negare che il trauma sia esistito e non è neanche cercando spiegazioni scientifiche che si puo' dar vita alla resilienza: Ha superato il trauma perchè ha la molecola che lo rende resiliente o perchè ha un carattere forte.
Per comprendere e riflettere sulla resilienza occorre un lavoro di squadra dove operano diversi specialisti.
La resilienza vuole far modificare lo sguardo con cui si leggono i fenomeni per superare quel processo tipico di causa/effetto.
Occorre studiare conoscere esplorare i meccanismi di difesa che vengono messi in atto di fronte a una prova potenzialmente traumatica e quindi analizzare come questi meccanismi possono "salvare" enon solo, la resilienza propone di guardare alle potenzialità della persona e non ai problemi. Non è un approccio facile perchè richiede un lavoro di modifica completa di quella che è la nostra cultura, i valori e le teorie che si conoscono sul trattamento delle persone traumatizzate.
E' interessante pero' perchè in questo processo non ci sono gli specialisti che lavorano per la persona in difficoltà, gli specialisti cercano di fare in modo che la persona in questione sia responsabile del suo processo di cambiamento. Questa responsabilità va diretta verso la persona e verso coloro che esercitano l'azione di cura nell'interazione con l'ambiente.
E' un processo dinamico che prende in considerazione le interazioni dell'individuo con l'ambiente familiare, sociale, scolare. Per sviluppare cio' che serve per la resilienza e cioè: capacità di relazione, competenze, creatività, humor, iniziativa, senso morale, il bambino, l'adulto in difficoltà hanno bisogno di persone capaci di creare una relazione di fiducia.
chi sono i tutori di resilienza? genitori, educatori,persone che hanno scelto di occuparsi della salute, dell'accompagnamento, della cura, dell'educazione...è una cosa affascinante...unica perchè alla portata di mano ma allo stesso tempo difficilissima per quello che dicevo prima riguardo la cultura, i valori e altro.
mebahiah
00venerdì 6 giugno 2008 21:56
Fammi capire una cosa...quando dici:

Occorre studiare conoscere esplorare i meccanismi di difesa che vengono messi in atto di fronte a una prova potenzialmente traumatica...

ti riferisci a fenomeni di rimozione psicologica del trauma da parte del soggetto interessato? E quindi lavorare sul ricordo per poter affrontare il disagio?

sissy66
00venerdì 6 giugno 2008 22:13
Re:
mebahiah, 06/06/2008 21.56:

Fammi capire una cosa...quando dici:

Occorre studiare conoscere esplorare i meccanismi di difesa che vengono messi in atto di fronte a una prova potenzialmente traumatica...

ti riferisci a fenomeni di rimozione psicologica del trauma da parte del soggetto interessato? E quindi lavorare sul ricordo per poter affrontare il disagio?





Non solo su quello ma anche su quello, lavorare a 360° con la persona sulla persona ripercorrere insieme a lei gli eventi le sensazioni le emozioni le rimozioni...
Spesso noi attribuiamo questo compito allo psicologo. Abbiamo un blocco, qualcosa che ci portiamo dietro che ci fa stare male e secondo il pensiero comune lo specialista che ti puo' "aiutare" è lo psicologo o nei casi dove la malattia non ti fa vivere (esempio depressione) si pensa allo psichiatra. Non sono solo loro che hanno la facoltà di "aiutare" la persona.
Ci sono altri attori e soprattutto c'è l'attore principale che non deve mai essere messo in disparte, la persona è quella che deve agire per modificare.
sissy66
00venerdì 6 giugno 2008 22:19
Re:
ilpoeta59, 06/06/2008 15.24:


questa capacità di RIMANERE IN PIEDI è definita nella letteratura scientifica appunto RESILIENZA.




se pensate a quali sono e quante sono le risorse che un individuo puo' avere in se'....beh non è interessante andare a scovare quali sono queste risorse?



È certamente interessante cara Ale, così come è interessante capire come si possono aiutare le persone a tirare fuori certe capacità...nella maggior parte dei casi non penso che possano riuscirci da sole...o sbaglio?





Aiutati che il ciel ti aiuta è un detto, un modo di dire che purtroppo è insito in molti di noi. Chi fa da se' fa per tre. Bisogna essere in grado di provvedere a sè stessi perchè se non ci penso io a me chi ci pensa?...questi sono i pensieri comuni. Non è così. Noi tutti abbiamo bisogno dell'altro. Non è una questione di dipendenza sia chiaro, è una questione di fiducia, fidarsi dell'altro e non affidarsi all'altro. Noi tutti dobbiamo essere attori principali della nostra vita ma come in tutti i film spesso gli attori principali sono due/tre/quattro...dipende. Da soli non si va da nessuna parte. L'unione fa la forza nel bene e ahimè anche nel male. Pensate anche a quello che succede in natura. Un albero non puo' crescere solo perchè è stato messo un seme nella terra. La terra deve avere dei principi particolari per far crescere quella pianta in particolare e poi ha bisogno di poca o tanta luce, avrà bisogno anche di acqua, di temperature particolari...da sola una pianta non puo' vivere...molti sono gli elementi che fanno si' che la pianta possa crescere sana e robusta.
mebahiah
00venerdì 6 giugno 2008 22:26
Non è il mio campo ovviamente e rischio di dire una cretinata, ma ad intuito mi fai pensare che chiunque potrebbe, in un certo qual modo, essere di aiuto. Dico questo per alcuni tipi di esperienze che ho vissuto, per tutt'altro, sia chiaro, ma dove a volte, è bastata una parola o un gesto per far aprire uno di quei cassetti segretati nella memoria.
sissy66
00venerdì 6 giugno 2008 22:34
Re:
mebahiah, 06/06/2008 22.26:

Non è il mio campo ovviamente e rischio di dire una cretinata, ma ad intuito mi fai pensare che chiunque potrebbe, in un certo qual modo, essere di aiuto. Dico questo per alcuni tipi di esperienze che ho vissuto, per tutt'altro, sia chiaro, ma dove a volte, è bastata una parola o un gesto per far aprire uno di quei cassetti segretati nella memoria.




Non hai detto una cretinata. E' proprio così. Certo è che lavorando in team e non come battitori liberi, si rischia meno di fare guai. Non è semplice riuscire a dare gioia di vivere a qualcuno la cui vita è stata spezzata (lutto, violenza, guerre, abusi...) Ma...si' chiunque voglia e se la senta di lavorare per educare alla vita puo' farlo. Parlavo prima dei genitori. I genitori non sono tutti psicologi, biologi, educatori, psichiatri ecc...a volte sono persone semplici, a volte hanno studi completamente diversi...sono comunque genitori che, se sani, hanno una grande arma con loro...l'amore che pero' deve essere usato per far crescere e non per far rimanere piccoli...
sissy66
00venerdì 6 giugno 2008 22:36
La differenza sta nella non casualità...l'intervento è mirato. Intendo dire, lavorando sulla resilienza si lavora cercando di dire cose mirate e non solo derivate dal buon senso...ecco perchè il lavoro d'equipe
mebahiah
00venerdì 6 giugno 2008 22:41
Re: Re:
sissy66, 06/06/2008 22.34:



hanno una grande arma con loro...l'amore che pero' deve essere usato per far crescere e non per far rimanere piccoli...



Ecco, era proprio a questo che pensavo, all'amore inteso nell'accezione più pura del termine. In alcuni seminari, ai quali ho partecipato, per cose completamente diverse da queste, è capitato che ci fossero persone con dei blocchi che non riuscivano a rimuovere e che creavano disagio.
Sempre si è lavorato in gruppo e sempre cercando di farlo con amore.
A volte alcuni di loro sono venuti fuori come dei fiumi in piena.




mebahiah
00venerdì 6 giugno 2008 22:43
Re:
sissy66, 06/06/2008 22.36:

La differenza sta nella non casualità...l'intervento è mirato. Intendo dire, lavorando sulla resilienza si lavora cercando di dire cose mirate e non solo derivate dal buon senso...ecco perchè il lavoro d'equipe



Cose mirate in base all'ascolto o in base a cosa?


sissy66
00venerdì 6 giugno 2008 22:50
Re: Re:
mebahiah, 06/06/2008 22.43:



Cose mirate in base all'ascolto o in base a cosa?






Mirate a raggiungere l'obiettivo
sissy66
00venerdì 6 giugno 2008 22:55
Re: Re: Re:
mebahiah, 06/06/2008 22.41:



Ecco, era proprio a questo che pensavo, all'amore inteso nell'accezione più pura del termine. In alcuni seminari, ai quali ho partecipato, per cose completamente diverse da queste, è capitato che ci fossero persone con dei blocchi che non riuscivano a rimuovere e che creavano disagio.
Sempre si è lavorato in gruppo e sempre cercando di farlo con amore.
A volte alcuni di loro sono venuti fuori come dei fiumi in piena.








Quando si creano situazioni di questo genere è importante che chi sta vicino alla persona sia in grado di accogliere il disagio e di tradurlo in modo che per la persona non sia solo un rivivere una situazione di sofferenza con accanto qualcuno che ti fa pat pat sulla spalla, ma sia un'occasione per apportare un ulteriore tassello al puzzle della sua nuova vita...accogliere la sofferenza, contenerla, rigenerarla in qualcosa di costruttivo e positivo non è semplice e quindi non ci si deve improvvisare perchè a volte si possono fare danni...
ilpoeta59
00venerdì 6 giugno 2008 23:00

l'amore che pero' deve essere usato per far crescere e non per far rimanere piccoli...




cercando di dire cose mirate e non solo derivate dal buon senso



È quello che ho sempre pensato, per aiutare psicologicamente le persone ci vuole "mestiere"...spesso il buon senso e l'amore da soli non bastano!
mebahiah
00venerdì 6 giugno 2008 23:19
Re: Re: Re: Re:
sissy66, 06/06/2008 22.55:




Quando si creano situazioni di questo genere è importante che chi sta vicino alla persona sia in grado di accogliere il disagio e di tradurlo in modo che per la persona non sia solo un rivivere una situazione di sofferenza con accanto qualcuno che ti fa pat pat sulla spalla, ma sia un'occasione per apportare un ulteriore tassello al puzzle della sua nuova vita...accogliere la sofferenza, contenerla, rigenerarla in qualcosa di costruttivo e positivo non è semplice e quindi non ci si deve improvvisare perchè a volte si possono fare danni...



Ho sempre pensato che la sofferenza, una volta che se ne è presa coscienza, vada osservata, metabolizzata, quindi trasformata in esperienza conoscitiva di crescita.



ilpoeta59
00venerdì 6 giugno 2008 23:31

Ho sempre pensato che la sofferenza, una volta che se ne è presa coscienza, vada osservata, metabolizzata, quindi trasformata in esperienza conoscitiva di crescita.



Certo, è la sofferenza che ci fa maturare!
Ti sei mai chiesta perché tanti giovani sono così incoscienti? È proprio perché non hanno ancora sperimentato la sofferenza, quella vera! Si sentono indistruttibili...e se scavo nei miei ricordi vedo che era così anche per me!!!
sissy66
00venerdì 6 giugno 2008 23:42
Il discorso è un po' piu' complesso...
La domanda che si sono posti è: come mai alcune persone riescono a ricominciare nonostante il trauma e altre persone con lo stesso trauma non riescono? Non esiste un'unica risposta, esiste uno studio che ha permesso anzi sta permettendo di capire che alcune condizioni ambientali psicologiche sociali familiari amicali e chi piu' ne ha piu' ne metta, permettono di reagire e altre no...Oltre alle risorse della persona si parla delle risorse esterne...
mebahiah
00sabato 7 giugno 2008 00:02
Re:
sissy66, 06/06/2008 23.42:

Il discorso è un po' piu' complesso...
La domanda che si sono posti è: come mai alcune persone riescono a ricominciare nonostante il trauma e altre persone con lo stesso trauma non riescono? Non esiste un'unica risposta, esiste uno studio che ha permesso anzi sta permettendo di capire che alcune condizioni ambientali psicologiche sociali familiari amicali e chi piu' ne ha piu' ne metta, permettono di reagire e altre no...Oltre alle risorse della persona si parla delle risorse esterne...



Questo è sicuramente vero. Quando è capitato a me di dover affrontare una sofferenza, le cui conseguenze erano per me troppo grandi perchè solo 20 anni, so che sono riuscita a farlo, mi sono letteralmente ricorciata le maniche e sono andata avanti.
Certo ho alle spalle una famiglia splendida ed ho saputo trovare dentro di me le risorse per farlo.




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