Mondi Fantastici.

ariel.46
00venerdì 1 febbraio 2008 17:45

Apro questo topic per parlare di tutti quei film, belli o brutti, che hanno segnato un'epoca.
Inizio con:








Ritorno al futuro.

Uno scienziato pazzoide e la sua incredibile macchina del tempo, con la quale fa viaggiare prima all'indietro e poi in avanti un suo giovane e un po' impacciato amico.

Viaggiare nel tempo è probabilmente una delle massime aspirazioni degli esseri umani, desiderosi da sempre di conoscere in anticipo cosa riservi loro il futuro e di rivivere di persona gli accadimenti del passato, storico o famigliare che sia, e magari riuscire a incidere sul loro cosrso.
Nella trilogia di Ritorno al futuroil regista Robert Zemekis - autore anche del soggetto e della sceneggiatura con l'immancabile "compagno di penna" Bob Gale - incarna proprio questo impossibile desiderio.
Il compito di condurre le persone a spasso nel tempo è affidato a Christopher Lloyd, uno degli attori più amati da Zemekis e che qui interpreta con efficacia Doc Brawn, uno scienziato disordinato e scombinato al qual nessuno dà credito, se non il giovane Marty (Michael J. Fox) che salito a bordo della sua presunta macchina del tempo, si ritrova di colpo catapultato trent'anni addietro, in quel 1955 nel quale incontra addirittura i suoi genitori, giovanissimi, ancora nemmeno fidanzati tra loro.
Da qui hanno origine tutta una serie di gag (celeberrima la battuta " ma se è vero che vieni dal futuro, chi è allora nel 1985 il presidente degli Statio Uniti?" "Ronald Regan", una risposta ridicola che fa sembrare subito assurdo tutto l'impianto del viaggio temporale, dal momento che Regan negli anni 50 era solo un attore, e nemmeno ad alto livello) e di imprevisti, per esempio il timore di Marty che i suoi genitori non riescano ad innamorarsi e a mettersi insieme, non facendolo nascere, in una specie di limbo sospeso tra passato e futuro.
Anzi, la futura mamma di Marty sembra ad un certo punto "sbandare" sentimentalmente dal suo futuro marito al suo futuro figlio.
Questo lavoro, certamente uno dei più riusciti film di fantascienza incentrati sul tema del viaggio nel tempo, viene anche premiato con diversi riconoscimenti, tra cui l'Oscar a Charles Campbell e a Robert R. Rutledge per gli effetti speciali (riconoscimento che non si ripete per la seconda parte, nonostante la nomination al team dei tecnici).
Nello stesso anno Ritorno al futuro vince in Italia un doppio David di Donatello, come miglior film straniero e come migliore sceneggiatura straniera.
Nel secondo episodio, Marty deve prima catapultarsi nel 2015 per risolvere i problemi di suo figlio (e in questo futuro, per noi oggi non così lontano, trova tutta una serie di novità che hanno dell'incredibile, come il volopattino, il pagamento attraverso le impronte digitali, la televisione che trasmette sei canali per volta, i lacci autoleganti per le scarpe, il guinzaglio che porta a spasso il cane senza che voi usciate di casa, mentre molto poco futuristica ci appare l'invenzione del videotelefono) e poi istantaneamente ritornare nel 1955 del suo primo viaggio, dal momento che mentre era nel futuro ha peggiorato le cose per suo figlio e deve ora ripartire da zero con la storia della sua famiglia.
Nel terzo film, per movimentare una storia che sembra proprio essere arrivata al fondo, Marty si ritrova nel vecchio West, da dove deve recuperare il buon Doc: il risultato non è che una discutibile miscela di fantascienza e film western.
Il primo film della serie ebbe, oltre che un discreto apprezzamento da parte della critica, un enorme successo commerciale, dando probabilmente il via all'idea dei due sequel degli anni successivi, realizzati dal medesimo team di autori e produttori (in testa tra gli ultimi l'immancabile Steven Spielberg) e interpretati dallo stesso gruppo di attori.
Ma nonostante questo i risultati non furono tuttavia altrettanto apprezzabili, portando a uno stanco ripetersi delle situazioni del primo episodio.

- Tratto da Dimensione Ignoto -


Ariel.


ariel.46
00martedì 19 febbraio 2008 14:51


Jurassic Park.


Il sogno fantastico di creare un divertente parco a tema sui dinosauri si trasforma per il suo inventore in una specie di incubo, dal quale non avrà scelta che fuggire...

E' il 1983 quando a Micheal Crichton viene in mente, come soggetto per un nuovo libro del fortunoso ritrovamento del DNA di un dinosauro. Lo scrittore impiega diversi anni per dare corpo al testo e quando infine, si concentra sul parco a tema immagina il romanzo dal punto di vista di un bambino che si trova a essere testimone impotente della fuga dei dinosauri dal parco.
Di questo abbozzo stende diverse versioni, tutte rifiutate dagli editori cui abitualmente lo scrittore si rivolge.
Dopo vari tentativi Crichton capisce dove si trova il nocciolo del problema: i suoi "consiglieri" vogliono un libro per grandi, desiderano insomma la storia vista dal punto di vista degli adulti.
E così nascono prima Jurassic Park (1990) e poi Il mondo perduto (1995), due romanzi a mezza strada tra fantascienza e horror.
A portare la saga sullo schermo ci pena poi Steven Spielberg, che produce e dirige, nel 1993 e nel 1997, due kolossal che sbancano il botteghino (cui segue un terzo episodio).
Il multimiliardario ed eccentrico John Hammond (interpretato da un Richard Attenborough perfettamente calato nel ruolo) ha realizzato il sogno della sua vita.
Ottenuto in modo rocambolesco il DNA di un dinosauro (fantastica la scoperta di una bolla di resina fossile con inprigionata all'interno una zanzara nel cui corpo si trova una goccia di sangue di dinosauro), lo fa manipolare da alcuni ingegneri genetici per dare vitanandiversi esemplari di questi giganti del passato, compresi i Velociraptor e i Tirannosaurus Rex, pericolosissimi giganti carnivori.
Il parco dunque è pronto per l'apertura al pubblico (sarà infatti una delle più formidabili fonti di guadagno per l'insaziabile Hammond), con i suoi apparentemente insormontabili meccanismi di sicurezza, fatti di percorsi obbligati su binari, gabbie elettrificate, perfetta unità di controllo centralizzato, guardie armate e altissime barriere esterne.
Ma i finanziatori chiedono ad Hammond un'ispezione più seria: ed ecco la necessità dell'arrivo sull'isola al largo del Costa Rica dei tre scienziati che devono valutare la pericolosità oppure la validità scientifica del progetto.
Un sabotaggio ai sistemi di sicurezza del parco, tuttavia, fa passare il gruppo (cui si aggiungono anche i due giovani nipoti del miliardario) dall'euforia e dalla curiosità del primo impatto alla tragedia e all'impotenza di fronte alla ribellione degli animali.
Non resta dunque che scappare per salvarsi la vita, ma anche la fuga sarà tutt'altro che facile.
Al di là dei suoi aspetti da opera per ragazzi, il primo film è una meditazione sulla doppia valenza dei progressi scientifici: la manipolazione genetica, per esempio, può salvare dalle malattie congenite ma può anche creare, come nel caso del parco del Giurassico, mostri ingovernabili.
Prepotente è anche la riflessione sul rapporto tra uomo e natura: quando l'uomo si illude di averla governata, ecco che la natura si ribella, ricordandoci che perfino l'essere umano è solo una parte (una piccola parte) del pianeta.

- Tratto da Dimensione Ignoto -


Ariel.


ilpoeta59
00martedì 19 febbraio 2008 15:11
Effettivamente la saga di "Ritorno al futuro" ha segnato un'epoca, secondo me è una trilogia godibile, significativa e mai banale nel vasto panorama dei film dedicati ai viaggi nel tempo...alcuni dei quali veramente trash!

Jurassic Park è un mito che ha ispirato anche videogiochi cult quali "Dino Crisis" che girava su Play Station a 32 bit...un must per tutti gli appassionati di survival-horror!

Restando in tema "fantasy" mi va di citare "Gremlins", gli adorabili cagnolini mutanti...chi se lo ricorda???
maldini
00venerdì 22 febbraio 2008 12:22
Io menzionerei anche Matrix
nell'epoca moderna ha posto una vera pietra miliare
ariel.46
00venerdì 14 marzo 2008 16:48



Incontri ravvicinati del terzo tipo.

Nel 1977 il regista Steven Spielberg, già noto per pellicole di successo, si conquistò un posto nella storia del cinema con un film destinato a fare scuola.
Insieme a Guerre Stellari ('77, di G. Lucas), Incontri ravvicinati del terzo tipo inaugurava una nuova stagione del cinema di fantascienza, vivamente più ricco di effetti speciali.
Ma se la pellicola di Lucas si rifaceva ai fumetti di avventure spaziali degli anni '30, Incontri ravvicinati si basava invece sull'ampia documentazione del fenomeno UFO raccolta nell'arco di trent'anni dal ricercatore J. Allen Hynek.
In un certo senso, il film di Spielberg portava sulla Terra il senso di mistero che aveva caratterizzato il capostipite della fantascienza moderna, 2001: Odissea nello spazio ('68 di S. Kubrik), che con Incontri ravvicinati condivideva il maestro degli effetti speciali Douglas Trumbull.
E molte delle memorabili situazioni di questo film sarebbero state riprese da cinema e tv negli anni a venire.
Il titolo del film deriva da una classificazione dei contatti con intelligenze extraterrestri fissata da J. Allen Hynek, consulente del film.
Il primo tipo consiste nell'avvistamento di UFO, il secondo in una serie di tracce fisiche del loro passaggio, il terzo nel contatto fra esseri umnai e una forma di vita aliena, il quarto riguarda il rapimento di terrestri a bordo di UFO e il quinto consisterebbe nel contatto tra extraterrestri ed esseri umani attraverso linguaggi convenzionali.
In effetti la sceneggiatura presenta tutti e cinque i tipi di incontro: l'avvistamento di un gruppo di UFO, non solo attraverso i radar di controllo del traffico aereo, ma anche a occhio nudo da parte di comuni osservatori (primo tipo); i segni del passaggio di UFO, come le scottature sulla pelle di alcuni "contattisti", le tempeste elettromagnetiche che provocano l'accensione di apparecchi elettrici (dai giocattoli a batteria, ai televisori e al resto degli elettrodomestici), il black-out generale e l'improvviso spegnimento dei motori di autoveicoli, che riprendono il loro regolare funzionamento poco dopo (secondo tipo).
C'è poi l'avvistamento dei componenti dell'equipaggio di un'astronave di provenienza extraterrestre (terzo tipo) e il rapimento (il termine inglese è abduction, vale a dire "abduzione") di esseri umani condotti a bordo di navi aliene (quarto tipo).
Infine, ecco la comunicazione attraverso un linguaggio convenzionale, in questo caso quello musicale (quinto tipo).

Tutto comincia con il ritrovamento, in una regione desertica del Messico, di una squadriglia di aerei dell'aviazione americana inspiegabilmente sparita negli anni '40.
Il gruppo di recupero è guidato dal ricercatore francese Claude Lacombe (Truffaut), che collabora con il governo statunitense.
Qualche tempo dopo, in Mongolia, una nave scomparsa viene ritrovata nel bel mezzo del deserto del Gobi, mentre una folla intera, in India, impara "dal nulla" a ripetere cinque note di un sistema didattico elaborato dal musicista ungherese Zoltan Kodaly.
Intanto, nello stato americano dell'Indiana, il passaggio di alcuni UFO sembra lasciare tracce nella mente di alcuni involontari "contattisti".
Uno di essi è il tecnico Roy Neary (Dreyfuss), la cui vita e i cui rapporti famigliari vengono completamente condizionati dall'esperienza: dopo aver avvistato un gruppo di veicoli alieni, Neary resta ossessionato dalla visione di una montagna dalla forma particolare che tenta di riprodurre con ogni mezzo a disposizione.
La stessa immagine appare nella mente di Jillian Guiller (Melinda Dillon), madre del piccolo Barry, che a un successivo passaggio degli UFO viene portato via dagli extraterrestri.
Riconoscendo l'oggetto della loro visione nella montagna di Devil's Tower (Wyoming), roy e Jillian vi si dirigono, ignorando i divieti d'accesso per una presunta fuga di gas nervino: in realtà si tratta di una colossale messainscena del governo per evacuare la zona.
Alle pendici di Devil'Tower, il luogo scelto dagli alieni per l'incontro, avviene il primo contatto.
Gli amichevoli extraterrestri riconsegnano Barry e gli umani rapiti (per i quali in base all'equazioni di Einstein relative alla velocità della luce, il tempo sembra non essere trascorso), mentre un gruppo di terrestri sale spontaneamente a bordo dell'astronave.
A essi si unisce Roy Neary, invitato telepaticamente dagli extraterrestri.
L'incontro, avvenuto in grande segreto e in un'atmosfera di incredibile emozione, rappresenta sicuramente l'alba di una nuova era per l'umanità.

- Tratto da Dimensione Ignoto -

Tina.








ilpoeta59
00venerdì 14 marzo 2008 17:39
Ghostbusters...


...è senz'altro trash ma ha fatto epoca pure questo!!!
maldini
00venerdì 14 marzo 2008 18:18
ma no dai, io adoro ghost busters ^^
ariel.46
00giovedì 20 marzo 2008 16:43




Men in black.


Nel 1990 il fumettista americano Lowel Cunningham trae ispirazione dai cosiddetti men in black, personaggi noti in particolare agli studiosi e agli appassionati di ufologia, per realizzare una miniserie pubblicata dalla casa editrice Marvel/Malibu.
I men in black, identificati più brevemente con la sigla MIB, sarebbero agenti governativi che appaiono puntualmente sul luogo di un avvistamento UFO, a bordo di lussuose automobili nere (preferibilmenbte Cadillac), vestiti esclusivamente di nero.
Il loro aspetto ricorda quello degli agenti dell'FBI nei film degli anni '30 e '40 e i loro metodi sono spesso rudi, basati sull'intimidazione.
Nella versione di Cunningham, anzichè un'organizzazione destinata a nascondere il fenomeno UFO per qualche oscuro gioco di potere, i MIB sono un'agenzia che gestisce i complessi rapporti tra umani e alieni, per uso industriale.
Pronta ad intervenire per scongiurare un'eventuale invasione da parte di extraterrestri ostili.
I diritti cinematografici dei fumetti The Men in Black vengono acquisiti dalla Amblin' (la compagnia cinematografica di Steven Spielberg) e dalla Columbia Pictures, che ne '97 producono il film MIB-Men in Black, rilettura in chiave comica delle vicende e delle atmosfere di Cunningham.
Nel film l'agente Edwards della Polizia di New York (Will Smith), dopo aver dimostrato una sorprendente prontezza di riflessi nell'affrontare un alieno dalle spoglie umane, viene reclutato da un misterioso individuo noto unicamente come "K" (Tommy Lee Jones).
Arruolato nei MIB, Edwards deve rinunciare alla propria identità: tutto di lui viene cancellato, dalle impronte digitali, ai dati anagrafici.
Edwards diventa così "J", un uomo che ufficialmente non esiste, agli ordini del capo dell'organizzazione, chiamato "Z" (Rip Torn).
Una volta entrato nell'organizzazione, J scopre che gli extraterrestri esistono davvero, molti di essi vivono infatti sotto mentite spoglie sulla Terra, soprattutto a New York.
Quando però un essere umano non autorizzato viene esposto all'incontro con un alieno, è compito del MIB interrogarlo e cancellarne immediatamente la memoria con una speciale apparecchiatura.
Beneficiando di contatti con razze aliene, infatti, i MIB dispongono di nuove e sofisticate tecnologie che non solo garantiscono loro marchingegni più avanzati di quelli terrestri, ma anche la possibilità di vendere brevetti per uso industriale, fattore che costituisce una delle principali fonti di finanziamento dell'organizzazione.
Tutto questo equilibrio minaccia di essere spezzato quando un essere alieno dall'aspetto di insetto, una sorta di grande scarafaggio, scende sulla Terra, occupando il corpo del contadino Edgar (Vincent d'Onofrio), per poi dirigersi verso New York allo scopo di impadronirsi di un prezioso oggetto denominato "la galassia".
Il tentativo di furto costa la vita a due esponenti di una civiltà aliena, le cui astronavi minacciano distruttive ritorsioni qualora non venga recuperata e restituita "la galassia".
Nella vicenda è coinvolta sua malgrado la dottoressa Laurel Weaver (Linda Fiorentino), un medico legale, che, vedendo arrivare sul tavolo dell'obitorio esseri assolutamente non umani, si interroga continuamente su di essi, costringendo gli agenti J e K a cancellarle ripetutamente la memoria.
Il caso vuole che "la galassia" capiti nelle mani dell'ignara Laurel, che viene presa in ostaggio dall'alieno.
Poichè il veicolo dell'extraterrestre è finito nelle mani dei MIB, l'unica possibilità per l'essere di allontanarsi dalla Terra è un disco volante rimasto nel luogo del primo contatto tra umani e alieni.
Ed è qui che avviene dunque lo scontro finale con la creatura, che si risolve fortunatamente a favore dei terrestri.
A questo punto K ritiene che sia giunto il momento di lasciare il suo lavoro, ma l'unico modo per farlo è quello di farsi a sua volta cancellare la memoria da J e tornare così alla sua vità di un tempo, mentre il suo posto viene subito preso dalla dottoressa Weaver.

La pellicola diretta da Barry Sonnenfield, regista, oltre che del fortunato Get Shorty, di altre due commedie a base di effetti speciali, ironia e divertimento: La famiglia Addams 1 e 2.
MIB si avvale inoltre dello staff di Rick Baker, più volte premio Oscar per gli effetti speciali e maestro nella fabbricazione di creature aliene.
La colonna sonora conta due canzoni interpretate dallo stesso Will Smith con musiche di Danny Elfman.
Lo straordinario successo del film, che in poche settimane ha coperto ampiamente l'elevato budget, sbancando, come si dice in gergo, i botteghini, ne ha fatto subito un piccolo classico del cinema sugli alieni e lascia facilmente presagire il seguito in cui i MIB torneranno presto a "proteggere la Terra dalla feccia dell'Universo".

- Tratto da Dimensione Ignoto -


Ariel.

ariel.46
00giovedì 10 aprile 2008 16:13


Il mostro della LAGUNA NERA.


Nei primi anni '50 Hollywood cominciò ad appassionarsi alle storie di mostri.
Gli effetti speciali erano ancora piuttosto approssimativi e, solitamente, "la creatura" era un attore che indossava un pesante costume per tutta la durata delle riprese.
Il più famoso film di questo genere è Il mostro della Laguna Nera, diretto da Jack Arnold nel '54.
Ad ispirarlo furono probabilmente le notizie giunte dal Sudamerica in quegli stessi anni a proposito di strane e misteriose creature che uscivano dalla foresta aggredendo l'uomo o il bestiame di passaggio.
Leggende dello stesso tipo correvano anche nelle zone delle paludi del Sud degli Stati Uniti, dove si raccontano tuttora leggende su mostri emersi dalle acqua, tanto che si possono trovare testimoni pronti a confermarle.
Perciò gli sceneggiatori Harry Essex e Arthur Ross si misero all'opera su un racconto di Maurice Zimm, mentre gli esperti di effetti speciali degli studi Universal lavoravano ad un nuovo, originalissimo costume da mostro, liberamente ispirato (forse una provocazione) alla statuetta del premio Oscar.
Nacque cos' Gill Man (letteralmente "uomo branchia"), destinato a divenire The Creature, il mostro per antonomasia del cinema americano: un essere anfibio dalla forma umana, ricoperto di squame, dotato di branchie e di pinne.
L'ipotesi esposta nelle prime sequenze della pellicola era che nella foresta dell'Amazzonia l'evoluzione avesse seguito un altro corso, dando origine a una specie umanoide dotata di molte caratteristiche dei pesci e dei rettili acquatici.
Come solitamente avveniva in queste pellicole di questo genere, ciò che contava erano la suspance, le atmosfere e, naturalmente, l'aspetto orribile della creatura.
A questo si aggiungevano, nel caso specifico, una raffinata fotografia in bianco e nero, le sofisticate riprese subacquee e la suggestiva proiezione in 3D nelle sale cinematografiche.
La trama era elementare e, seguendo una tradizione che risaliva al Il gabinetto del Dottor Caligari ('20, di R. Wiene) e all'indimenticabile King Kong ('33, di M. C. Cooper e E.B. Shoedsack), doveva culminare con il mostro che puntualmente rapiva la bella.
La storia, infatti, vede una spedizione scientifica americana che risale il Rio delle Amazzoni fino alla Laguna Nera, disturbando la quiete della solitaria creatura che vi risiede.
Il mostro comincia a eliminare uno a uno i membri della spedizione, ma è attratto soprattutto dall'unica componente femminile della squadra.
La scena più celebre, ancora oggi un autentico gioiello nella storia del cinema. è quella in cui il mostro segue sott'acqua i movimenti della ragazza che nuota in superficie.
Le riprese subacquee furono realizzate in esterni nelle trasparenti acqua di Silver Springs, con l'impiego di una macchina da presa Arriflex progettata espressamente per l'occasione da Clifford Stine, produttore del film.
Nelle sequenze "terrestri" il costume di Gill Man era indossato dall'attore Ben Chapman, mentre in quelle subacquee veniva passato a Ricou Browning, campione di nuoto celebre per la sua capacità di resistere in apnea: poichè infatti si presumeva che la creatura respirasse con le branchie, non si dovevano vedere le caratteristiche bollicine d'aria emesse sott'acqua dal nuotatore.
La pellicola si concludeva naturalmente coi superstiti che giungevano appena in tempo per salvare la ragazza.
Il successo del film fu enorme, tanto da essere citato.
E' rimasta famosa la scena di Quando la moglie è in vacanza ('55, di Billy Wilder) dove Marylin Monroe esce da un cinema in cui si proietta Il mostro della Laguna Nera affermando che in fondo la creatura non era poi così malvagia.
E anche Jack Arnold doveva pensarla allo stesso modo, dal momento che si decise a girare un seguito, in cui, a dire il vero, venivano riciclate diverse inquadrature del primo film.
Nella Vendetta del mostro una nuova spedizione torna alla laguna e cattura il mostro, portandolo in Florida per studiarlo, ma l'essere si ribella e fugge verso le paludi, dove apparentemente viene abbattuto.
A Hollywood però non si può mai essere sicuri di nulla: il Gill Man riappare infatti vivo e vegeto in un terzo film diretto da John Sherwood.
In Terrore sul mondo (anche se il titolo originale, letteralmente tradotto recitava: "La creatura cammina tra noi") il mostro viene di nuovo catturato, ma alla fine riesce a fuggire dirigendosi verso l'oceano.
Si chiudeva così la trilogia del mostro della Laguna Nera, anche se l'originale costume della creatura venne riutilizzato l'anno successivo in una pellicola messicana intitolata El castillo de los monstruos (Il castello dei mostri) di Julian Soler.

- Tratto da Dimensione Ignoto -

Tina.
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