Mondi Paralleli.

ariel.46
00venerdì 21 marzo 2008 14:48
L'assassinio di J.F. Kennedy.

Per uccidere un presidente degli Stati Uniti basta la follia di un uomo solo? La risposta è nei fatti che tutti ignorano.

Il Texas è sempre stato un territorio politicamente ostile al Partito Democratico.
Così, in previsione delle elezioni dell'anno successivo, nell'autunno del 1963 lo staff del presidente John Fitzgerald Kennedy decide di organizzare una visita ufficiale a Dallas.
La data è stata fissata per il 22 novembre.
Fatta eccezione per alcuni manifesti affissi dall'estrema destra texana, nei quali Kennedy viene accusato di alto tradimento, l'accoglienza che la folla tributa al presidente è trionfale.
Un autista conduce la limousine scoperta con a bordo Kennedy e la moglie Jacqueline, accompagnati dal governatore del Texas John Connolly insieme alla rispettiva moglie, lungo un percorso che, per ragioni di sicurezza, è stato modificato all'ultimo momento.
Ma qualcuno sa che l'auto, circondata da poliziotti e agenti del Secret Service, dovrà attraversare la Dealey Plaza, originariamente esclusa dal tour della città.
Qualcuno, da una posizione elevata, attende di inquadrare il presidente in un mirino telescopico.
I colpi risuonano alle 12.30.
Kennedy, colpito, si porta le mani alla gola.
Un attimo dopo un altro colpo gli asporta parte del cranio.
Il governatore Connolly, ferito a sua volta, ha la netta sensazione che l'auto sia sotto un fuoco incrociato.
L'autista accellera, ma è troppo tardi: Kennedy è stato colpito a morte.
A Dallas viene condotto un frettoloso esame del cadavere, prima che venga portato a Washington a bordo dell'aereo presidenziale.
Durante il volo sull'Air Force One, il vicepresidente Lyndon B, Johnson, assume, per legge, la presidenza degli USA fino a successive elezioni e, nello stesso viaggio, qualcuno asporta il cervello dal cranio di Kennedy.
Il cervello, fondamentale per l'autopsia, non sarà mai ritrovato.
Poche ore dopo il delitto, la polizia arresta Lee Harvey Oswald, impiegato al Texas School Book Depository in Dealey Plaza: sarebbe stato lui a sparare tre colpi con un vecchio fucile, da una finestra dell'edificio.
Alla polizia Oswald dichiara di essere stato incastrato.
Inoltre, sul fucile non si trovano le sue impronte.
La mattina del 25 novembre, quando sta per essere trasferito in carcere, Oswald viene ucciso a colpi di pistola da Jack Ruby, proprietario di un night club di Dallas, che afferma di aver agito da patriottismo.
Ora l'indiziato non può più dire nulla.
E d'un tratto, misteriosamente, vengono trovate le sue impronte sul fucile.
Il delitto ora ha un colpevole "ufficiale".
Il 30 novembre il presidente Johnson istituisce una commissione d'inchiesta presieduta dal giudice Earl Warren, di cui fa parte anche l'ex direttore della CIAb Allen W. Dulles, costretto da Kennedy alle dimissioni dopo una fallita invasione di Cuba.
In un anno di indagini, la Commissione Warren stabilisce che Oswald ha agito da solo, senza complici.
Il caso è ufficialmente chiuso e Johnson viene eletto presidente.
Ma molti testimoni ricordano di aver sentito più di tre spari, provenienti da punti diversi della piazza.
Si indica una collinetta erbosa ai margini della strada, in cui si aggiravano persone sospette.
Altri indicano un edificio, il Daltex Building, come origine dei colpi.
Un testimone è stato addirittura ferito di striscio da un proiettile vagante che la Commissione Warren non ha neppure calcolato.
E pare poco credibile che il vecchio fucile di Oswald abbia potuto sparare anche solo tre colpi in così rapida successione.
L'inchiesta del giudice Jim Garrison di New Orleans, che ispirerà il film JKF (91, di Oliver Stone), evidenzia le incoerenze del rapporto Warren, fra cui l'impossibilità oggettiva per tre proiettili di causare le numerose ferite riportate da Kennedy e Connoly.
Garrison punta l'indice su Clay Shaw, agente della CIA, presunto organizzatore dell'attentato.
Ma questi viene assolto al processo, dopo la misteriosa morte di un testimone chiave.
La tempestiva sparizione di prove e testimoni lascia ormai sospettare complicità di altissimo livello, nella CIA e nell'FBI.
Solo nel '79, quando viene ritrovata una registrazione audio del momento dell'attentato in cui si distinguono cinque o sei spari, una nuova commissione ammette finalmente la tesi del complotto.
Nessuno sa però chi lo abbia ordito.
L'unica e laconica dichiarazione di Ruby lascia pensare "all'uomo alla Casa BIanca", a Lyndon B. Johnson.
E' vero infatti che nel '63 Kennedy progettava il ritiro delle truppe americane da lui stesso inviate in Vietnam, mentre il suo successore, salito al potere, fece partire altri contingenti, scatenando la lunga guerra che si sarebbe conclusa solo ventidue anni dopo con il precipitoso ritiro dell'esercito USA.
Da questo punto di vista la morte di Kennedy ha cambiato il corso della storia.









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Tina.


ariel.46
00lunedì 24 marzo 2008 23:39

Lo scandalo Watergate.

Chi si nasconde dietro i fatti che hanno portato alle dimissioni del presidente degli Stati Uniti d'America.

Washington D.C.: nelle prime ore del mattino del 17 giugno 1972, un guardiano notturno del Watergate Building nota degli intrusi in un ufficio che ospita il quartier generale del Partito Democratico.
Subito arrestati, risultano essere personaggi legati alla CIA, il servizio di spionaggio americano.
Serpeggia il sospetto che il presidente Richard M. Nixon, esponente del Partito Repubblicano, stia usando la CIA per spiare i propri avversari politici.
Immediatamente prende corpo nella mente del reporter Bob Woodward del "Washington Post" quando scopre che il capo del gruppo di intrusi, James W. McCord jr., lavora proprio per il Comitato di rielezione del presidente.
Il direttore del prestigioso quotidiano della capitale, Ben Bradlee, accorda la propria fiducia a Woodward e gli affianca un altro brillante reporter: Carl Bernstein, per proseguire la scottante inchiesta.
In aiuto dei giornalisti interviene anche un misterioso informatore, la cui identità è nota solo a Woordward, suo diretto contatto: gli altri lo conoscono solo come "Deep Throat" ("Gola Profonda", dal titolo di un famoso film erotico), termine poi entrato nel gergo giornalistico.
Anzichè rivelare direttamente i suoi segreti rischiando di essere identificato, "Deep Throat" preferisce semplicemente indirizzare i due reporter nella giusta direzione. Le ipotesi sull'identità di "Deep Throat", apparentemente un menbro di alto livello dello staff della Casa Bianca, sono numerose.
Secondo alcuni si sarebbe trattato di Alexander Haig, futuro segretario di STato durante la presidenza Reagan, con cui Woodward aveva avuto contatti durante il servizio militare in Marina (versione sempre smentita dal giornalista).
Secondo altri, "Deep Throat" sarebbe stato in realtà l'agente della CIA E. Howard Hunt, stretto collaboratore di Nixon e autore di romanzi di spionaggio.
Il nome di Hunt, già emerso nelle indagini sulla morte di Kennedy, è uno dei primi che Woodward e Bernstein incontrano nella loro inchiesta.
Lo scandalo travolge Nixon, che, rieletto nel '72, viene costretto alle dimissioni nel '74.
Il caso Watergate diventa un libro e un film dal titolo "Tutti gli uomini del Presidente".
Ma a distanza di molti anni c'è chi pensa ancora che Woodward sia stato pilotato proprio per rovinare Nixon.
Come dice un personaggio televisivo omonimo di "Deep Throat": "Non fidarti di nessuno".



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Tina.


ariel.46
00martedì 1 aprile 2008 16:35

L'inganno lunare.

A cosa abbiamo assistito davvere nel luglio del 1969? Il sospetto che lo sbarco sulla Luna sia stato simulato è ancora vivo.

Il 20 luglio '69 i telespettatori di tutto il mondo seguirono in diretta l'allunaggio degli astronauti americani Neil Armstrong e Buzz Aldrin dell'Apollo 11.
Secondo Bill Kaysing, auore di Non siamo mai andati sulla Luna (edito in Italia da Cult Media Net), niente di ciò sarebbe mai avvenuto.
La NASA l'amministrazione aerospaziale americana doveva vincere a ogni costo la "corsa allo spazio": arrivare primi sulla Luna significava battere l'Unione Sovietica, che era già riuscita ad inviare nello spazio Yuri Gagarin nel '61.
Tale scopo era però minato da difficoltà tecniche e organizzative, peraltro subito sottolineate nel '65 dal generale Phillips, direttore del progetto lunare Apollo, che per questo motivo fu allontanato dalla NASA.
Nell '66 l'astronauta Gus Grissom accusa la NASA di inefficienza e il 27 gennaio '67 muore coi colleghi White e Chaffee nell'incendio dell'Apollo 1 sulla rampa di lancio.
Subito dopo agenti del governo sequestrarono gli appunti di Grissom.
In aprile, il tecnico Thomas Baron dichiara alla commissione d'inchiesta dell'Apollo 1 che gli austronauti chiesero aiuto e cercarono di uscire dalla capsula in fiamme per cinque minuti, inutilmente.
Poche settimane dopo, Baron e la moglie muoiono investiti da un treno.
Lo stesso anno, altri quattro astronauti muoino in circostanze apparentemente accidentali.
In seguito nessuno critica più il progetto.
Secondo Kaysing, che ha collaborato alla realizzazione dei motori dei razzi Apollo, il viaggio lunare era irrealizzabile e gli USA furono costretti a simularlo.
Gli austronauti furono segretamente condotti in uno studio televisivo dove si effettuarono le riprese di un finto allunaggio; poi la capsula con gli austronauti fu paracadutata da un aereo sul Pacifico, simulando il rientro.
Del resto la NASA non ha mai mostrato gli originali delle foto scattate sulla luna e ha addirittura ammesso che alcune vennero relizzate in studio.
La prima edizione del lbro di Kaysing ispirò nel '78 il film Capicorn One di Peter Hyams che mise a nudo il forte potere mistificatore dei mezzi di comunicazione di massa.


Roger B. Chaffee


Virgil I. Grissom


Edward White - Equipaggio dell'Apollo 1.

Equipaggio dell'Apollo 11

comandante della missione Neil Armstrong, pilota del modulo di comando Michael Collins, pilota del modulo lunare Edwin (Buzz) Aldrin Jr.

21 luglio 1969 alle ore 16.55 ore italiane, un uomo appoggia i piedi sulla superficie di un altro corpo celeste diverso dalla Terra “ è un piccolo passo per un uomo, ma un balzo gigantesco per l’umanità.” Così si espresse Neil Armstrong, astronauta Statunitense, appena sceso sul suolo lunare dal modulo lunare chiamato Eagle. Dopo poco anche Edwin Aldrin detto Buzz scende dalla scaletta del LEM. Il collegamento del memorabile evento è trasmesso a tutto il Mondo. Armstrong inquadrato dalla telecamera di Buzz Aldrin disse “…dedico questo esperimento a Galileo, nella mano destra ho una piuma, nella sinistra un martello ora li lascio cadere contemporaneamente”. Tutti i telespettatori del mondo da casa videro che sulla Luna i due corpi toccarono suolo nello stesso istante. I due astronauti trascorsero 21 ore sulla superficie lunare e dopo le loro storiche passeggiate sulla Luna , essi attraccarono con successo al Modulo di Comando “ Columbia” ove Michael Collins li attendeva pazientemente, orbitando attorno alla Luna. Complessivamente, in tutte le missioni Apollo, 12 astronauti hanno passeggiato sulla Luna, tra il 1969 e il 1972. Lo scopo politico della missione, cioè la supremazia americana a fronte di quella sovietica era stata raggiunta.
(foto e commento tratto dal web)

- Tratto da Dimensione Ignoto -


Tina.
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