00 17/04/2019 13:08
Sicuramente questo “don” ha trovato un modo piuttosto anomalo, stomachevole e becero per condannare la pedofilia praticata da uomini di chiesa, tra cui i semplici preti e parroci, ma anche – e questo è ancora più sconcertante - da personaggi dell’alta gerarchia di cui Vescovi e addirittura Cardinali. E altrettanto inquietante è pure il “silenzio” e l’insabbiamento perpetrato per anni e anni su quanto le più alte autorità ecclesiastiche sapevano di tali abusi criminosi, anzitutto verso i minorenni con la pedofilia, ma anche con la pederastia verso i quasi o i già maggiorenni.

Premesso questo, però, altrettanto anomalo, stomachevole e becero è l’insieme e soprattutto il finale, strumentalizzati dal giornalista autore dell’articolo, giacchè, l’intento del “don” non era certo quello di condannare l’istituzione Chiesa, e nello specifico Cattolica, bensì additare quella minima parte della gerarchia ecclesiastica che tanto ha misfatto e scandalizzato da meritarsi la giusta condanna, oltre che l’eventuale “perdono”, proferiti addirittura da Gesù verso questi degenerati. E non è nemmeno di incentivare il “suicidio” di costoro, come ha forse erroneamente – se è vero quanto riportato dalla giornalista - suggerito il “don” in questione, ma esattamente nei termini esposti dai tre Evangelisti, di cui san Luca: "È inevitabile che avvengano scandali, ma guai a colui per cui avvengono. È meglio per lui che gli sia messa al collo una pietra da mulino e venga gettato nel mare, piuttosto che scandalizzare uno di questi piccoli. State attenti a voi stessi! Se un tuo fratello pecca, rimproveralo; ma se si pente, perdonagli. E se pecca sette volte al giorno contro di te e sette volte ti dice: Mi pento, tu gli perdonerai".

Tutto sommato, non è difficile fare anche il mestiere di “Giornalista”, come lo sono quei pochi altri mestieri di particolare responsabilità. E non tanto perché la prestigiosa professione di giornalista, specie per i più eccellenti, provenga da solida competenza culturale nei diversi e vasti settori del sapere. Quello che invece è necessario e indispensabile, proprio dal semplice fatto che un qualsiasi “giornalista” deve relazionarsi con gli altri, è che egli sia anzitutto onesto, non bugiardo e manipolatore, né servo dei propri superiori o di chicchessia; ma deve essere anche sopra o quantomeno obbiettivo dalle proprie convinzioni personali; siano esse ideologiche e religiose o laiciste ed atee.



[SM=x611826]