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Campionato di calcio Serie A stagione 2018/2019: cronache, classifiche e... soprattutto commenti

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    00 02/03/2019 23:51
    Serie A, Milan-Sassuolo 1-0: autogol di Lirola

    Davanti ai sessantamila di San Siro decide la sfortunata deviazione del difensore (al 35’) in mischia.
    Palo di Boga, espulso Consigli nella ripresa per fallo su Piatek.
    È terzo posto: Inter scavalcata



    Sorpasso sull’Inter. Una carambola, una sciocchezza di Consigli e poco altro: col minimo sforzo il Milan coglie un risultato importantissimo, che lo proietta al terzo posto dopo 26 giornate di campionato. L’1-0 al Sassuolo non sarà scintillante, ma conferma la solidità della difesa rossonera, ancora una volta imbattuta (soltanto 3 reti subite in 11 gare nel 2019). E vale tre punti d’oro. Gattuso ha di che essere contento, ma allo stesso tempo preoccupato: molti dei suoi uomini sembrano piuttosto affaticati e giù di tono.

    MILAN STANCO — La possibilità di superare i cugini in classifica rende l’atmosfera elettrica prima del fischio d’inizio, e il Milan cerca la scossa da parte degli oltre 61mila tifosi accorsi a San Siro: il calendario fitto di impegni complicati ha tolto energia alla squadra di Gattuso, che anche nel primo tempo contro il Sassuolo mostra un po’ di stanchezza. Allo scoccare del 13° minuto, il Meazza omaggia Davide Astori, a un anno dalla scomparsa. Prima e dopo, gli emiliani sembrano sempre pericolosi, mentre il Diavolo avanza a folate. Donnarumma è costretto al lavoro come ultimamente non gli accadeva: è bravissimo ad andar giù per negare il gol d’anticipo a Djuricic, è attento sulla punizione di Berardi prima dell’intervallo, è salvato dal fuorigioco e dalla traversa su due gioielli dello scatenato Boga.

    SFORTUNA LIROLA — Nella prima metà di gara Piatek ha pochi palloni giocabili, anche perché Calhanoglu non abbina la corsa alla precisione. Paquetà ha una buona chance per segnare ma cala alla distanza, mentre i più in difficoltà sembrano Bakayoko e Suso, evidentemente in condizioni fisiche non ottimali. Per sbloccare la partita, allora, serve qualcosa di estemporaneo: un corner, per esempio, che pure non è la specialità della casa rossonera. Stavolta, al 35’, il calcio d’angolo è vincente: Piatek e Musacchio cercano la deviazione, il tocco sfortunato è di Lirola che fa autogol.

    CONSIGLI, CHE FAI? — Dopo aver rischiato tre volte di subire il pari, il Milan esce dagli spogliatoi per la ripresa senza riuscire a cambiare passo. Gattuso se ne accorge, toglie Bakayoko e mette Biglia. Proprio quando il Milan attraversa il momento di sofferenza peggiore, arriva l’episodio che cambia l’inerzia del match: Consigli al 19’ sbaglia il tempo dell’uscita sul lancio lungo di Kessie e atterra Piatek fuori area, beccandosi il cartellino rosso che la Var conferma a distanza di tre minuti. A quel punto, per il Milan diventa più facile ripartire: Pegolo evita il raddoppio su Kessie, ma anche Donnarumma non può dormire sonni tranquilli, perché l’ex Matri (entrato per Djuricic) lo chiama all’intervento. Il brivido finale lo regala una leggerezza di Calhanoglu, che concede a Berardi una punizione favorevolissima al 90’: sinistro alto, e Gattuso può riprendere a respirare l’aria buona del terzo posto.

    Stefano Cantalupi

    Fonte: Gazzetta dello Sport
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    00 02/03/2019 23:55
    Lazio-Roma 3-0: gol di Caicedo, rigore di Immobile e Cataldi

    I biancocelesti tornano in corsa per la Champions strapazzando i cugini, ora a +3 ma con una partita in più.
    I giallorossi falliscono l'aggancio all'Inter: Zaniolo si fa male, espulso Kolarov


    Dopo 23 mesi la Lazio torna a vincere il derby. Apre Caicedo nel primo tempo e nella ripresa Immobile su rigore e Cataldi chiudono la pratica. Roma mandata al tappeto e rilancio a pieno titolo nei progetti Champions con una prestazione di alto livello che porta i biancocelesti a tre punti proprio dai giallorossi, con una gara da recuperare (con l'Udinese ad aprile). Si sfalda la squadra di Di Francesco con una prova senza nerbo e lucidità. Primo stop in campionato nel 2019 per i giallorossi, che si fermano in campionato dopo 8 risultati utili di fila e falliscono il salto al quarto posto.

    COLPISCE CAICEDO — Al via Inzaghi rinuncia a Immobile, che parte dalla panchina causa noie muscolari. Rispetto alla gara di martedì in Coppa Italia col Milan, in difesa rientra Radu, mentre a centrocampo tornano da titolari Marusic e Luis Alberto. Un assetto a trazione anteriore, completato dalla coppia offensiva Caicedo-Correa. Di Francesco non recupera Manolas e c'è Juan Jesus ad affiancare Fazio al centro della retroguardia, che ritrova Florenzi sulla fascia destra. Cristante e Pellegrini ai lati di De Rossi in mediana. Zaniolo comincia sulla destra della prima linea. La Lazio si spinge subito al tiro: al 2', Correa calcia alto. L'argentino scatta al 5' e Juan Jesus lo ferma ai limiti dell'area: ammonizione per il brasiliano. Avvio arrembante dei biancocelesti, giallorossi sulla difensiva. Al 12' azione in velocità della Lazio, Correa ispira lo scatto di Caicedo, l'ecuadoriano controlla di destro, supera Olsen in uscita e infila di sinistro. Quarto gol in campionato per lui. Applausi dell'Olimpico al minuto 13 in ricordo di Davide Astori. La squadra di Inzaghi è gasata dal vantaggio. Luis Alberto cerca il raddoppio: Olsen è di guardia. Replica la Roma, pericolosa al 23' con Dzeko: Strakosha ribatte. La Lazio governa il gioco, Roma senza sbocchi sulla trequarti. La formazione di Di Francesco avanza solo nel finale di tempo, ma deve guardarsi dalle insidiose ripartenze avversarie. Lazio all'intervallo con un vantaggio meritato. Più briosa e determinata la squadra di Inzaghi che ha messo in difficoltà la Roma puntando forte sulle sue trame in verticale.

    IMMOBILE E CATALDI — La ripresa comincia con un passo diverso da parte dei giallorossi. Al 2' Zaniolo conclude di poco a lato e due minuti dopo Pellegrini impegna Strakosha dalla distanza. Al 9' Caicedo perde l'attimo giusto in area. Un minuto dopo Milinkovic viene murato da Juan Jesus. Roma in difficoltà nel proporre la sua manovra. La Lazio si muove a gran ritmo. Al 14' rasoiata di El Shaarawy, smistata da Straskoha in angolo. Un minuto dopo spunto di Zaniolo in area: Acerbi gli sbarra la strada. Nell'azione il giallorosso subisce una botta al costato e deve uscire: entra Perotti. Al 18' Immobile dà il cambio a Caicedo, che si gode la standing ovation dell'Olimpico biancoceleste. Al 20', sostituzione nella Roma: Pastore per De Rossi con assetto molto offensivo. Al 22' prodezza di Stakosha che devia una parabola molto pericolosa di Florenzi.
    Roma all'assalto, Lazio in sofferenza. Al 24’'zampata di Pastore di pochissimo a lato. Inzaghi rinsalda il centrocampo con l'ingresso di Parolo al 25' al posto di Luis Alberto e tre minuti dopo arriva il raddoppio della Lazio: lo firma Immobile su rigore, concesso da Mazzoleni per fallo di Fazio su Correa. Quinto gol nel derby della Capitale per il bomber, che è al 12esimo centro in questo campionato. Al 33' Cataldi sostituisce Correa. Al 37' Schick rileva El Shaarawy. Al 44’'arriva il tris della Lazio con una bordata di Cataldi innescato da Milinkovic. Anche il centrocampista romano esulta come Immobile, mimando la pancia per la prossima maternità della moglie. Finale ad altissima tensione con cartellini gialli a Dzeko, Radu e Kolarov, che poi si becca pure un'altra ammonizione per un fallaccio su Immobile e viene espulso. Uscendo dal campo Kolarov si indirizza verso Radu, ma viene bloccato. La Roma chiude mestamente in dieci un derby tutto da dimenticare. Al fischio finale la festa è tutta della Lazio con un 3-0 da applausi.

    Nicola Berardino

    Fonte: Gazzetta dello Sport
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    00 03/03/2019 15:39
    Serie A, Torino-Chievo 3-0: Belotti-Rincon-Zaza, l'EuroToro vola

    Belotti, Rincon e Zaza lanciano la squadra di Mazzarri al sesto posto:
    i granata agganciano la Lazio in classifica.
    Per i granata è il sesto risultato utile di fila



    Ci pensa il Gallo a stapparla, e il Toro può cominciare la manovra di decollo verso l’Europa. La missione è compiuta, il Chievo è battuto, nel recupero i granata addirittura dilagano chiudendo sul tre a zero grazie a Rincon e Zaza (due gol in campionato, entrambi al Chievo). Mazzarri aspettava il Gallo da mesi, il gol è arrivato nel momento più importante: Belotti si è sbloccato 64 giorni dopo il suo ultimo acuto in campionato (il 29 dicembre in Lazio-Torino), a novantuno giorni dalla sua ultima volta all’Olimpico Grande Torino (il 2 dicembre in Torino-Genoa). Il Toro fa festa in una domenica da record: per la sesta partita consecutiva la difesa di Mazzarri non ha subito gol, come mai accaduto in un solo campionato di Serie A a girone unico nella storia del club. Applausi a scena aperta per Salvatore Sirigu, che sale a 557’ d’imbattibilità, diventando il portiere della storia del Toro con la più lunga striscia senza prendere gol in un solo torneo di Serie A staccando il precedente primato di Castellini (di 521’).

    LA SOFFERENZA — Per metà gara il Toro è la fotocopia irriconoscibile di sé stesso, il Chievo si limita a un’ordinata fase di attesa. Ne perde lo spettacolo, il grande assente nella parte iniziale in un Olimpico che ribolle di aspettative e di entusiasmo con oltre ventimila spettatori. Non è sicuramente il Torino feroce e determinato che Mazzarri si aspettava, spesso bloccato e frenato (forse) dall’ossessione di dover vincere a tutti i costi contro la cenerentola del campionato per rincorrere l’Europa. Poche idee, gioco manco a parlarne, e nessun tiro nello specchio della porta da parte di Belotti e compagni. L’unica volta in cui si affaccia dalle parti di Sorrentino è con una conclusione dalla distanza di Ansaldi (7’) fuori bersaglio. Troppo poco. Non sembra nemmeno la stessa squadra che appena sei giorni fa ha piegato, con una prestazione convincente, l’Atalanta sempre al Grande Torino. Il Chievo fa quel che può, gioca un primo tempo di disciplina tattica, non regala nulla e, anzi, al 45’ fa annotare sul tabellino l’unico tiro in porta, con Djordjevic, di questo primo tempo. Mazzarri perde nel riscaldamento Aina per infortunio, al suo posto dentro subito Ansaldi sulla sinistra, e all’intervallo rientra chiaramente contrariato negli spogliatoio.

    LA GIOIA DEL GALLO — In avvio di ripresa ti aspetti la veemenza del Toro, arriva la più grossa occasione del Chievo quando Djordjevic si ritrova a tu per tu con Sirigu: il portiere granata firma un doppio miracolo e blinda il suo record d’imbattibilità (al 3’). Segnali di Toro due minuti dopo, quando Izzo di testa impegna Sorrentino: è la prima occasione per la squadra di Mazzarri che, a questo punto, si gioca tra il quinto e il quarto d’ora prima la carta Zaza (per Lukic) e poi Berenguer (per Iago Falque). Di Carlo risponde inserendo Stepinski al posto di Meggiorini. Il Toro è pericoloso con Belotti (21’), ma sottoporta non aggancia una palla scodellata su punizione da Berenguer. La gara si fa spigolosa, diventa un continuo duello uno contro uno, l’agonismo sale. Si vive di fiammate, come quando Sorrentino mette i guantoni sul match opponendosi a un bel calcio di punizione di Zaza (30’) dalla distanza. E’ il preludio del vantaggio granata: perché un minuto dopo Belotti scarica un destro potente dai venticinque metri che s’insacca dritto nell’angolo alla sinistra di Sorrentino. Alla festa granata si aggiungono, nel recupero, anche Rincon con un missile dritto all’incrocio e Zaza con un diagonale preciso. Soffre, vince e nel finale dilaga: è un Toro d’Europa.

    Mario Pagliara

    Fonte: Gazzetta dello Sport
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    00 03/03/2019 20:05
    Serie A, Genoa-Frosinone 0-0.
    Grifone, un’occasione persa

    Partita combattuta, ma senza tante occasioni da gol a Genova.
    Cassata si fa espellere al 34’, la squadra di Prandelli però non incide e raccoglie soltanto un punto



    Sesto risultato utile di fila per il Genoa di Prandelli, ma il pari con il Frosinone, in dieci uomini per 61 minuti dopo l’espulsione nel primo tempo di Cassata, ha tutta l’aria di un’occasione gettata al vento contro un avversario che resiste sino alla fine e porta a casa un punto pesante. Il primo tempo è una sorta di gara-fotocopia, da parte del Frosinone, della partita (vinta) al Ferraris contro la Sampdoria tre settimane fa. La squadra di Baroni fa un pressing altissimo, cerca di tenere i ritmi alti e di far ragionare poco gli uomini di Prandelli che, almeno sino a quando le squadre rimangono in parità numerica, faticano a rendersi pericolosi. In parte perché il gioco del Genoa latita, in parte perché gli ospiti, schierati con un 3-5-2, passano al 5-3-2 in fase di non possesso, con Paganini e Molinari che si abbassano sulla linea dei difensori. Il difetto del Frosinone è quello di non concretizzare mai tanta pressione. Le occasioni migliori, sino a metà gara, sono dei rossoblù, che al 28’ sfiorano il vantaggio con una punizione di Sanabria a lato di poco. La svolta della gara arriva però al 33’, quando Cassata commette un duro (ed inutile) intervento su Biraschi proprio sulla linea di centrocampo, che gli costa il rosso diretto. Fatalmente, il Frosinone deve allentare la pressione, ma prima dell’intervallo i rossoblù creano comunque poco, a parte una conclusione di Bessa centrale e bloccata da Sportiello.

    PENSACI TU — Nella ripresa Prandelli si affida a Pandev (fuori Biraschi), alla gara numero 400 in serie A, per dare più vivacità alla manovra offensiva rossoblù e passa al 4-2-3-1. Il Frosinone prova a resistere, gioca con nove uomini nella propria metà campo, prova ad abbassare i ritmi, mentre il Genoa cresce. Sanabria (12’) colpisce di testa sopra la traversa, ma i rossoblù spesso sbattono contro la difesa del Frosinone. Troppo prevedibile la manovra dei padroni di casa, e la squadra di Baroni (che sostituisce Pinamonti con Ciofani) ne approfitta per difendere senza troppi affanni lo zero a zero. Soltanto intorno alla mezz’ora la spinta del Genoa diventa continua, soprattutto sulla corsia di sinistra con Criscito. L’ingresso di Ciofani al posto di Pinamonti dà più vivacità al gioco ospite, e il risultato non cambia. Il pubblico di casa non gradisce: dalla gradinata nord arriva qualche fischio. Non era mai successo nella gestione-Prandelli.

    Filippo Grimaldi

    Fonte: Gazzetta dello Sport
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    00 03/03/2019 20:09
    Spal-Sampdoria 1-2, doppietta di Quagliarella, gol di Kurtic

    I blucerchiati passano a Ferrara con due gol del capitano nel primo tempo.
    Nella ripresa annullato una rete a Floccari con la Var: alcuni tifosi abbandonano lo stadio.
    Nel finale il centrocampista riapre la partita, ma nei 7' di recupero il risultato non cambia



    L’incubo Var per la Spal e FQ27 per la Samp: undici minuti per farne due, 24 per prendere pure un palo. La partita che doveva riportare la Spal alla vittoria in casa dopo oltre 5 mesi è caratterizzata (ancora) dalla tecnologia ma pure dallo show di Fabio Quagliarella che – poi costretto a uscire nella ripresa per un risentimento alla coscia destra – abbatte i ferraresi in un primo tempo pieno di superiorità e lungo una ripresa timbrata dalla Var di Manganello. Già, perché alla Spal viene annullato un gol di Floccari per fuorigioco di mezzo braccio di Petagna al minuto 15 s.t. (e la Curva Ovest, per protesta, ritira gli striscioni e abbandona in parte il settore) e questo fa ripiombare il Mazza negli incubi di Spal-Fiorentina, quando un 2-1 divenne un immediato 1-2 per i viola. Poi, il gol buono lo fa nel finale Kurtic (punizione) ma vanno dette due cose: la Samp ha condotto in lungo e in largo, poi è chiaro che quel 2-1 (poi virtuale) ad inizio ripresa avrebbe potuto cambiare qualcosa. Chissà. Resta il fatto che la Spal vive un altro incubo Var e che la Samp vola nel suo cammino verso un aggancio europeo.

    QUAGLIA SHOW — Semplici torna in panchina (dopo aver saltato per una operazione Sassuolo-Spal) e deve ancora fare a meno di Lazzari. Giampaolo ha ovviamente Quagliarella nel mondo degli Speciali e Saponara qualche passo indietro: in mezzo al campo c’è Ronaldo Vieira, guineese con cittadinanza portoghese naturalizzato inglese, 20 anni, regista, spalleggiato da Praet e Linetty. Davanti, il tecnico della Samp, affianca Gabbiadini e non Defrel a Quagliarella mentre la Spal si presenta con Floccari (e non Antenucci) spalla di Petagna. La Spal si ritaglia subito una punizione con Kurtic ed è l’unica fiammata vera del primo tempo perché poi la Sampdoria comincia a macinare gioco, superiore per movimenti e tecnica: Saponara regna in mezzo al campo, Bereszynski fugge a destra mette in mezzo e Quagliarella fa la prima magia su tentativo di testa (inutile) di Cionek. Zero a uno. Passano sette minuti e questa volta Saponara crossa da destra, palla a Linetty mai coperto e spesso solo, cross pulito e ancora Quagliarella: zero a due. La Spal soffre ovunque tranne che con Fares a sinistra ma poi, su altra distrazione e liscio difensivo, Quagliarella calcia senza pensare: Viviano è battuto, palo. Una musica la Samp, un pianto – in quel primo tempo – la Spal.

    VAR — Quella Spal che nella ripresa comincia meglio, quantomeno con la voglia di ribaltare il risultato o rimettersi in gara: non succede tanto ma – come due settimane fa contro la Fiorentina – ancora la Var annulla una rete dei ferraresi. Punizione di Kurtic da sinistra, Floccari salta altissimo, 1-2 che pare scolpito nella roccia e invece no: l’arbitro Pasqua si ferma, riceve istruzioni da Manganelli (addetto alla Var), va al video e annulla per un (pare millimetrico) fuorigioco di Petagna che ostacolo il difendente. Lo stadio Mazza, che contro la Fiorentina aveva vissuto quel vantaggio virtuale poi annullato – comincia a perdere la pazienza: la Curva Ovest ripiega gli striscioni, la gente esce dallo stadio, la gara va avanti ma si vede che la Spal è presa dall’avvilimento per un’altra situazione tecnologica-contro. Partita che procede con piccoli sussulti, Giampaolo è costretto a cambiare i suoi due artisti del primo tempo (Saponara e Quagliarella), Semplici finisce la gara con 4 punte e un gol di Kurtic su punizione. Sette minuti di recupero sono la chiosa di una gara ancora caratterizzata dalla Var, ma la Sampdoria – in quel primo tempo pieno di superiorità - ha costruito una vittoria precisa. Però, dicono i ferraresi, dateci quel gol al 15’st e magari tutto sarebbe potuto cambiare. Legittimi pensieri.

    Matteo Dalla Vite

    Fonte: Gazzetta dello Sport
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    00 03/03/2019 20:13
    Serie A, Udinese-Bologna 2-1: De Paul e Pussetto, gol salvezza

    L’attaccante argentino, insieme al connazionale De Paul, regala un successo fondamentale ai bianconeri.
    Per i rossoblù, in rete Palacio


    Un grandissimo Pussetto trascina l’Udinese a una vittoria fondamentale nello scontro diretto con il Bologna: adesso per i bianconeri la salvezza è più vicina, mentre i rossoblù tornano a casa con tanti pensieri negativi dopo un primo tempo dominato. Gli errori individuali e un netto calo atletico e mentale sono alla base di questa pesantissima sconfitta, la terza consecutiva per Mihajlovic.

    PRIMO TEMPO — Il Bologna inizia la partita con maggiore intraprendenza. L’Udinese sembra contratta e concentrata quasi esclusivamente sulla fase difensiva. Il 3-5-2 è solo di facciata, in realtà gli esterni di Nicola si abbassano molto spesso e le uniche azioni offensive arrivano in contropiede. Il Bologna fraseggia cercando di sfruttare la buona vena di Orsolini. Al 12’ i rossoblù costruiscono la prima occasione da gol della gara: un tiro da fuori di Santander viene respinto da Musso, Mbaye spreca calciando sul palo da ottima posizione. All’improvviso l’Udinese si trova in vantaggio quasi senza rendersene conto e non a caso il “merito” è degli avversari. Poli si avventura in una complicata uscita con la palla al piede dall’area, Pussetto gliela porta via e il centrocampista rossoblù lo atterra: rigore trasformato da De Paul al 25’. Il Bologna reagisce con veemenza, al 28’ Ter Avest è bravissimo a respingere una conclusione di Palacio, al 32’ Poli e Santander vengono murati da due difensori bianconeri. Ma al 39’ arriva il pareggio: Dzemaili scarica a destra su Orsolini, cross rasoterra e comodo tocco di Palacio mentre i centrali di Nicola non riescono a intervenire.

    SECONDO TEMPO — L’intervallo anestetizza il Bologna e carica l’Udinese: la partita cambia completamente, i rossoblù non riescono più a comandare il gioco e a tirare (una sola conclusione nella ripresa, di Orsolini) mentre i bianconeri cambiano ritmo. Pussetto diventa incontrollabile, piazza una serie di scatti impressionanti, va vicino al gol al 7’ (grande intervento di Skorupski in uscita), mette De Paul davanti al portiere (di nuovo bravo) al 18’ e segna di testa al 34’ la rete di una vittoria che sembrava impossibile nel primo tempo e che invece, alla fine, è pienamente meritata.

    G.B. Olivero

    Fonte: Gazzetta dello Sport
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    00 03/03/2019 20:16
    Atalanta-Fiorentina 3-1.
    Gol, spettacolo e un ribaltone nerazzurro

    Viola subito in vantaggio con Muriel, poi i padroni di casa crescono e dilagano.
    Papu Gomez, Ilicic e Gosens in rete in una partita ricca di emozioni nel segno del ricordo di Astori



    Come a Firenze mercoledì sera: emozioni, tante emozioni e gol. Stavolta a senso unico, perché a dominare è l’Atalanta: bella, spettacolare, adrenalinica come poche non mai. Un 3-1 che vale il sesto posto con Lazio e Torino. Emozioni, gol e anche lacrime, come quelle di Ilicic, che al minuto 13 butta fuori il pallone perché è arrivato il momento di ricordare Davide Astori, scomparso un anno fa, il 4 marzo 2018. L’ex viola non sa trattenere la commozione durante l’applauso durato 13 secondi. La Fiorentina era in già in vantaggio: sanguinoso sbaglio di De Roon e palla che arriva a Muriel. Scatto del colombiano che salta Djimsiti e batte Gollini, tornato titolare dopo 4 mesi. Una delle novità della serata: Gasperini fa turnover in porta, Toloi è fuori (problemi all’adduttore sinistro). Palomino in panchina come Vito Hugo: insomma, esclusi i due peggiori della sfida di Coppa Italia.

    CHE RITMO — La partita si accende subito, il gol arrivato in tempi brevissimi non scoraggia l’Atalanta, che sa riorganizzarsi subito dopo aver rischiato anche all’11 (bravo Gollini a deviare col piede destro un contropiede del fischiatissimo Chiesa). Per ripatire, la Dea si affida ai due protagonisti assoluti di Firenze: Ilicic, a destra, manda il confusione Biraghi prima e Ceccherini dopo. Il Papu lascia quasi subito la posizione di trequartista e comincia a fare un gran movimento per non dare punti di riferimento: è lui a impegnare Lafont due volte nel giro di un minuto. La Viola soffre, Edimilson tornato regista fatica a costruire per il tridente pesante deciso da Pioli. E al 26’ arriva il pareggio: tiro di Ilicic deviato da Biraghi, Lafont non può farci niente. Cinque minuti e l’Atalanta passa in vantaggio: merito del Papu Gomez che si fa 30 metri di contropiede, resiste al ritorno di Milenkovic e batte il portiere col pallone che passa sotto le gambe di Ceccherini.

    CHE GOL — Ma questa incredibile Atalanta non si accontenta e, se possibile, gioca il secondo tempo con più rabbia del primo. Il 3-1 è tutto da raccontare perché un mix di qualità e forza fisica. Minuto 14: c’è Castagne che rincorre un pallone difficile sulla sinistra, lo recupera con un colpo di tacco, crossa al centro per Zapata che non ci arriva per un soffio. Il pallone rotola verso l’out di sinistra. Perso? Neanche per idea, non per lo straripante Ilicic. Che lo rincorre, poi con un altro colpo di tacco libera Castagne. Cross immediato, Laurini salta a vuoto e Gosens mette dentro di testa. Piccolo capolavoro cominciato e terminato dai due esterni, che così si ritagliano un po’ di gloria nella serata della coppia Ilicic-Gomez. C’è l’occasione di Djimsiti di testa, seguito dalla traversa colpita da Chiesa con un gran tiro da fuori. Ilicic si copre con Pasalic al posto di Zapata a fare il trequartista. Ma la partita è segnata da tempo: c’è solo l’Atalanta.

    Guglielmo Longhi

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    Napoli-Juventus 1-2: gol di Pjanic, Emre Can e Callejon.
    Insigne sbaglia il rigore del pari

    Espulsi Meret e Pjanic, i bianconeri volano a +16 sugli azzurri e ipotecano l'ottavo scudetto di fila


    La notte del San Paolo racconta che lo scudetto per la Juventus ormai è solo una questione di tempo. Vincere pur non giocando bene e soffrendo parecchio e portarsi a +16 sulla seconda significa (leggi la classifica), come aveva detto Allegri alla vigilia, che i bianconeri tornano a Torino con due terzi di scudetto. La buona notizia è il ritorno al gol su punizione di Pjanic, le brutte sono l'espulsione del bosniaco e la mancanza di gioco bianconero, che non fanno ben sperare in vista del ritorno con l'Atletico. Il Napoli bello e sprecone può solo recriminare per il rigore sbagliato da Insigne nel finale che avrebbe regalato agli azzurri almeno il meritato pareggio.


    ROSSO E PUNIZIONE LETALE — L'episodio che cambia la partita arriva allo scoccare del minuto 25 del primo tempo: uno sciagurato retropassaggio di Malcuit (che fino a quel momento aveva dato parecchi grattacapi ad Alex Sandro) finisce sui piedi di Cristiano Ronaldo, che Meret atterra per sbarrargli la strada verso la porta. Per l'arbitro Rocchi è rosso al portiere e punizione per la Juventus. Un'opportunità che Pjanic trasforma nel vantaggio bianconero: il bosniaco beffa il neo entrato Ospina (Ancelotti sacrifica Milik) con una traiettoria perfetta dal limite (errore di Zielinski, che è il primo uomo in barriera e non salta). È il primo gol della Juventus su punizione e anche una bella ipoteca su partita e scudetto, visto che il Napoli è costretto a giocare più di un'ora con un uomo in meno.

    PALO E RADDOPPIO — Gli azzurri (che sullo 0-0 avevano avuto una buona occasione con Zielinski: errore di Bonucci e palla che sfiora il palo) non si abbattono e cercano di sfruttare l'arma del contropiede. La catena di destra di Madama è l'anello debole, con Emre Can e Cancelo che in diverse occasioni pasticciano, ed è da lì che riparte la squadra di Ancelotti, colpendo subito un palo ancora con Zielinski (su imbeccata di Fabian Ruiz). La Juve non brilla ma controlla e prima dell'intervallo (39') trova il 2-0 con la capocciata di Emre Can su cross di Bernardeschi.

    ROSSO E RILANCIO — Il finale del San Paolo pare già scritto, e invece è ancora Pjanic a regalare un altro colpo di scena, ma stavolta a vantaggio del Napoli: due minuti dopo l'intervallo tocca il pallone con la mano ed essendo già ammonito fa la stessa fine di Meret; rosso anche per lui e parità numerica ristabilita. Nel frattempo Ancelotti ha buttato nella mischia Mertens (per Malcuit) e la mossa si rivelerà subito vincente: al 16' Insigne mette dentro un pallone ghiottissimo nell'area piccola su cui Callejon s'avventa, lasciandosi Chiellini alle spalle. È il 2-1 che riaccende il San Paolo e riapre la contesa. Allegri si copre con De Sciglio al posto di Cancelo ma la squadra continua a soffrire.


    INSIGNE SPRECONE — Chiusa nella sua area, la Juventus sembra un pugile messo alle corde che non riesce a reagire. La situazione non migliora con l'inserimento di Bentancur al posto di Mandzukic e al 35' il Napoli ha l'occasione d'oro per il 2-2: dopo il consulto con il Var il fallo di Alex Sandro in area viene punito con il calcio di rigore, ma il tiro di Insigne si stampa sul palo. Juve graziata e gara che si riscalda per un brutto fallo di Koulibaly sul neo entrato Dybala, da cui nasce un parapiglia tra campo e panchina bianconera. Vittoria pesante per la Juve, che però dovrà fare molto di più con l'Atletico per continuare il sogno europeo.

    Fabiana Della Valle

    Fonte: Gazzetta dello Sport
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    00 03/03/2019 23:43
    SERIE A 2018/2019 26ª Giornata (7ª di Ritorno)

    01/03/2019
    Cagliari - Inter 2-1
    02/03/2019
    Empoli - Parma 3-3
    Mialn - Sassuolo 1-0
    Lazio - Roma 3-0
    03/03/2019
    Torino - Chievo 3-0
    Genoa - Frosinone 0-0
    Spal - Sampdoria 1-2
    Udinese - Bologna 2-1
    Atalanta- Fiorentina 3-1
    Napoli - Juventus 1-2

    Classifica
    1) Juventus punti 72;
    2) Napoli punti 56;
    3) Milan punti 48;
    4) Inter punti 47;
    5) Roma punti 44;
    6) Lazio(*), Torino e Atalanta punti 41;
    9) Sampdoria punti 39;
    10) Fiorentina punti 36;
    11) Sassuolo punti 31;
    12) Genoa e Parma punti 30;
    14) Cagliari punti 27;
    15) Udinese(*) punti 25;
    16) Spal punti 23;
    17) Empoli punti 22;
    18) Bologna punti 18;
    19) Frosinone punti 17;
    20) Chievo(-3) punti 10.

    (*) Lazio - Udinese rinviata per sovrapposizione di impegni.
    (-3) Il Chievo sconta la penalizzazione per la sentenza del Tribunale della Federcalcio.

    (gazzetta.it)
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    00 08/03/2019 23:50
    Juventus-Udinese 4-1. Kean non tradisce: due gol

    La doppietta dell'attaccante classe 2000 mette in discesa la sfida contro i friulani.
    Nella ripresa a segno Emre Can (su rigore), Matuidi e Lasagna.
    Allegri ha fatto riposare Ronaldo, Mandzukic e Chiellini.
    Dybala e Bonucci sono entrati dalla panchina



    Ce l’ha scritto sul biglietto da visita che Massimiliano Allegri ha compilato per lui: "Moise Kean deve imparare il calcio, ma fa gol con grandissima facilità". E il ragazzino collezionista di primati lo ha fatto vedere subito contro l’Udinese, alla prima partita da titolare giocata in campionato. Due occasioni, nate dagli erroracci di Wilmot e Fofana, e due gol. Il primo è una zampata da vero bomber su cross di Alex Sandro, il secondo "una puntata" leggermente sporcata dal disastroso Wilmot.

    PREDESTINATO — Kean nel novembre 2016 era diventato il primo giocatore nato negli anni 2000 ad esordire in serie A e in Champions League. Lo attende una carriera luminosa se riuscirà a limitare al minimo tutti i discorsi extra-campo. Il comodissimo 4-1 a un Udinese che, al di là del gol di Lasagna nel finale non ci ha nemmeno provato, ha detto anche che Spinazzola è un giocatore pienamente recuperato. Danno morale i gol nella ripresa di Emre Can (rigore) e Matuidi, due centrocampisti che hanno preparato la battaglia di Champions.

    LA STAGIONE IN 90’ — Sì, perché tutti i discorsi portano alla partita dell’anno, la prossima con l’Atletico Madrid. Detto che gli infortuni di Barzagli e De Sciglio privano l’urna bianconera di due candidati a una maglia, prende quota la soluzione Caceres a destra con Cancelo a sinistra e pronto a far cambiare pelle alla linea difensiva. Federico Bernardeschi, che dovrebbe tenere fuori uno tra Dybala e Mandzukic, ha mostrato una buona gamba, così come i centrocampisti. Ma dobbiamo fermarci qui con le indicazioni: stasera è bastata una Juve al piccolo trotto per dominare, con l’Atletico servirà la partita più bella dei cinque anni di Allegri.

    Jacopo Gerna

    Fonte: Gazzetta dello Sport
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    00 09/03/2019 23:53
    Parma-Genoa 1-0, Kucka-gol decide il match

    Dopo un primo tempo molto bloccato, nella ripresa gli ospiti hanno preso in mano
    il pallino del gioco ma sono stati puniti al 78’ dal centrocampista.
    Gli emiliani sprintano e si allontanano dalla zona retrocessione



    Balzo in alto del Parma che supera il Genoa grazie a un gol di Kucka e prenota la prossima Serie A: la salvezza, ormai, è a un passo. Decide un gol di Kucka, su azione di calcio d’angolo, che la squadra di D’Aversa difende con i denti nel finale, dimostrando compattezza e spirito di gruppo. Il Genoa, che giochicchia fino all’area avversaria, è troppo leggero in attacco e quasi mai riesce a impensierire la retroguardia emiliana.

    PRIMO TEMPO — Regna sovrana la prudenza, perlomeno nella prima parte di gara: massima attenzione in fase difensiva, raddoppi di marcatura ben eseguiti, pressing in zona centrale e pochissime opportunità per gli attaccanti. Ci sono sei punte in campo (Siligardi, Inglese e Gervinho per il Parma; Lazovic, Sanabria e Kouame per il Genoa), ma soltanto uno di loro (Inglese) riesce ad andare alla conclusione (al 38’) e ciò spiega bene l’atteggiamento delle due squadre che non si scoprono mai. Con una tavola così apparecchiata vien da pensare che l’unica soluzione per rompere l’equilibrio possa essere la giocata improvvisa o il dribbling che non ti aspetti.

    SECONDO TEMPO — Nella ripresa il Genoa guadagna metri di campo, si fa più intraprendente, ma commette l’errore di non calciare mai in porta. Lerager (al 21’) ciabatta fuori su assist aereo di Sanabria e lì si spegne il fuoco del Grifone. Anche perché a centrocampo i ragazzi di Prandelli cominciano a boccheggiare e il Parma, sempre sornione, si riorganizza. Da un calcio d’angolo battuto da Dimarco (al 33’) nasce l’azione decisiva: Kucka inzucca, la palla finisce sulla traversa, a Rigoni non riesce il tap-in, ma sempre Kucka a riprendere il pallone e spedirlo in rete di forza. Gol convalidato dopo gli immancabili due minuti di consultazioni Var. A questo punto D’Aversa disegna un bunker (5 difensori) e Prandelli si lancia all’assalto (4 attaccanti). Gervinho fallisce un contropiede quando è solo davanti al portiere (92’) e Zukanovic spedisce in cielo la punizione della speranza (96’).

    Andrea Schianchi

    Fonte: Gazzetta dello Sport
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    00 09/03/2019 23:58
    Chievo-Milan 1-2: gol di Biglia, Hetemaj e Piatek.
    Gattuso espulso

    Preziosa vittoria dei rossoneri, che allungano al terzo posto: Inter a -4, Roma a -7.
    Per i veneti la salvezza diventa sempre più un miraggio


    La legge del Pistolero si abbatte anche sul Bentegodi, dove il Milan passa 2-1 contro il Chievo ultimo in classifica grazie al centro del solito Piatek, sempre più bussola rossonera lungo il cammino che porta alla Champions. Non è stato un bel Diavolo, quello che ha infilato la quinta vittoria consecutiva in campionato e si gode una notte a +4 sull'Inter, ma Romagnoli e compagni si godono i risultati di una crescita mentale che ha scavato un solco largo così tra il Milan balbettante della prima parte di stagione e quello attuale. L'ultimo k.o. risale a 10 turni fa, in casa con la Fiorentina. Donnarumma ha preso gol da una squadra che non segnava da 4 giornate, vero, ma i gattusiani sono stati cinici quanto basta per reindirizzare sui binari giusti una serata che si era messa male dopo un'ora di gioco.


    TUTTO IN DIECI MINUTI — La partita, soporifera per quasi tutto il primo tempo – il Milan fa troppo poco per impensierire Sorrentino, Piatek aspetta invano rifornimenti dai lati del tridente – si accende tra il 31' e il 41'. I rossoneri sbloccano con un meraviglioso arcobaleno che Biglia disegna su un calcio di punizione al limite guadagnato da Paquetà con mestiere (l'intervento di Leris è al limite, anche se il brasiliano viene sbilanciato al momento del tiro). Poi però rovinano tutto in una manciata di minuti: Gattuso si fa espellere al 35' dopo un acceso diverbio con Meggiorini e Donnarumma incassa il gol del pareggio. Leris affonda sulla destra e crossa per Hetemaj, 1-1 di testa.

    IL COLPO — La risolve il Pistolero al 57', dicevamo, e il secondo gol al Chievo (dopo quello dell'andata, segnato in maglia Genoa) si abbina perfettamente al soprannome del bomber polacco: il 19° sigillo in campionato – capocannoniere insieme con Ronaldo e Quagliarella – sbuca quando la partita di Verona sembra davvero il Far West, con il Milan in confusione (Gigio lo salva su un tiro a giro del solito Hetemaj a inizio ripresa) e un Chievo che si è armato di quella spensieratezza richiesta da Di Carlo alla vigilia. Il tocco vincente di Piatek arriva al termine di un'azione confusa, rifinita da Castillejo di testa dopo che lo stesso Piatek aveva cercato il colpo in acrobazia rischiando il gioco pericoloso sul difensore che lo marcava: i gialloblù protestano, la Var controlla e Pairetto convalida. Conquistato il comando della gara, i gattusiani amministrano senza andare in apnea e sfiorano il tris con Romagnoli nel finale. Gattuso, che l'ha guardata dalla tribuna, si gode i frutti del suo lavoro e i cori pre-derby di uno stadio che sembra succursale di San Siro: ora c'è solo da attendere le decisioni del Giudice sportivo, saltare la sfida delle sfide contro l'Inter sarebbe un delitto.

    Marco Fallisi

    Fonte: Gazzetta dello Sport
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    00 10/03/2019 20:25
    Bologna-Cagliari 2-0: gol di Pulgar e Soriano

    Emiliani avanti grazie a un rigore del cileno, i sardi rispondo con la traversa colpita di testa da Joao Pedro.
    La chiude l'ex Villarreal. Per Sinisa punti importanti in chiave salvezza



    Sono servite le proiezioni cinematografiche di Alexander e del Volo della fenice. Sinisa Mihajlovic ha fatto il motivatore, come al solito, ma pure lo psicoterapeuta. E' stato fondamentale. Il Bologna, che non vinceva in un Dall'Ara, pieno e rumoroso, dal 30 settembre con l'Udinese (anche in quella occasione al lunch Time, alla settima di andata) porta a casa il secondo successo della gestione del nuovo tecnico e rivede la luce dopo il buio di Udine. Servivano solo i tre punti al Bologna. Li ha ottenuti (2-0), davanti ai genitori di Joe Saputo (gran segnale di vicinanza) , Lino e Mariella, con la maggior voglia di vincere, col sostegno del tecnico sempre in piedi a dare carica, una partita giocata all'attacco anche se con una paura che, in una situazione come la sua, è normale che ci sia. Il Cagliari ha atteso è provato a ripartire con le puntate a sinistra di Luca Pellegrini, bravo, ma a volte troppo pretenzioso. Le occasioni le ha avute: solo la traversa e un super Skorupiski hanno negato a Joao Pedro il primo gol del girone di ritorno. Ma nel girone di ritorno la squadra di Rolando Maran non ha ancora ottenuto un punto fuori casa. E le sconfitte lontano dalla Sardegna Arena sono diventate sei di fila. Il Cagliari non è salvo per niente e tra Fiorentina e Chievo dovrà far punti per non essere nuovamente risucchiato nel vortice.

    PRIMO TEMPO — Mihajlovic sceglie Sansone e non Orsolini, come previsto, per puntare Srna, mentre Dzemaili viene preferito a Poli. Maran tiene insieme Srna, terzino, e Padoin, a centrocampo. Sinisa sceglie il 4-2-3-1 con Santander davanti che dopo 6 minuti colpisce su cross di Dijks ma trova Cragno che respinge. Lo stesso Cragno (il migliore e non è certo la prima volta) è bravo subito dopo su Palacio. Il Cagliari sta rintanato pronto a ripartire, la prima volta ci prova al volo Joao Pedro, bene, ma alto. Il Bologna fa la partita, preme, sfrutta la spinta a sinistra di Dijks, il Cagliari si affida al lancio lungo di Ceppitelli e a qualche strappo di Pellegrini. Al 17' la sfida si accende, Cragno esce bene su Santander, non lo tocca fallosamente, ma nel contatto l'attaccante si fa male alla spalla e deve uscire facendo scattare dalla panchina Orsolini. Nell'azione ci farebbe un dubbio mani di Cragno fuori che Irrati non giudica tale. Il Cagliari si fa vede con Barella che trova prima i pugni di Skorupski e poi gli consegna un secondo tiro facile. Ma è il Bologna che deve vincerla e Pisacane salva un gol fatto su Palacio, poi è Irrati che gli concede il primo rigore della stagione. Sul cross di Orsolini Il mani di Bradaric è troppo evidente. Sul dischetto va Pulgar (al rientro dalla squalifica) che spiazza Cragno (1-0). Il Cagliari si scuote e pochi minuti dopo colpisce la traversa con Joao Pedro (dopo quella col Milan e dopo il miracolo di Handanovic il gol è stregato nel girone di ritorno).

    SECONDO TEMPO — Maran lascia negli spogliatoi Padoin per inserire l'attaccante bulgaro Despodov (molto attivo nei minuti giocati con l'Inter). Joao Pedro va a fare il trequartista, Barella torna mezzala. Dopo pochi minuti Bradaric, già diffidato, prende il giallo e con la Fiorentina non ci sarà. Si avende una mini rissa, c'è sempre Barella che con Dzemaili prende l'ammonizione. Giallo anche per Srna (lo avrà pure Pellegrini), il Cagliari prova a pareggiarla ma la testa di Joao Pedro trova ancora la magia di Skorupski che salva il risultato. Poi è solo Bologna, c'è Dzemaili in tutte le azioni, tira, serve, cerca l'assist, ma davanti c'è Cragno o l'errore del compagno (Orsolini calcia male, l'occasione migliore), ma al' 32 Roberto Soriano, servito dall'ex compagno al Villareal, trova il primo gol in maglia rossoblù e stavolta dentro l'area Cragno non può far nulla. Il Bologna la chiude così. Nel Cagliari! che non ha più forza per reagire, vengono registrati i ritorni in campo di Thereau e Birsa. Saranno utili per una sfida in cui sarà fondamentale prendere punti venerdì alla Sardegna Arena con la Fiorentina. Per il Bologna la prossima sfida è in casa del Toro col ritorno di Mihajlovic contro la squadra che è stata sua. Ma alla quale dovrà provare a far male. La trasformazione che chiedeva Lucio Dalla nell'Anno che verrà (colonna sonora del finale felice allo stadio) deve essere completata.

    Francesco Velluzzi

    Fonte: Gazzetta dello Sport
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    00 10/03/2019 20:28
    Serie A, Frosinone-Torino 1-2: gol di Paganini e Belotti (doppietta)

    I granata continuano la corsa verso l’Europa vincendo in trasferta.
    I ciociari passano nel primo tempo, poi il Gallo si scatena segnando due gol.
    Palo di Iago Falque nel finale



    Il Toro viaggia in Settebello verso l’Europa. Capitan Belotti canta due volte e regala il sorpasso su un Frosinone dominato nella ripresa e dominante nel primo tempo. Mazzarri pesca in panchina gli uomini degli assist al Gallo: il primo è Iago Falque, su punizione, l’altro Ola Aina che su cross di Ansaldi serve il suo capitano appostato in mezzo all’area: la giravolta di Belotti è inesorabile. E condanna il Frosinone all’ennesima delusione di un campionato che finora non lo ha mai visto vincente davanti al pubblico di casa.

    I RITMI — E’ stata una partita intensa anche se non spettacolare, condizionata dalla tensione per l’importanza della posta in palio. I ciociari si giocavano una parte importante delle speranze salvezza, i granata (in completo verde per l’occasione) volevano cavalcare ancora l’onda che li sta trascinando verso il traguardo delle Coppe europee. Baroni ha finito l’incontro con quattro attaccanti e due difensori di ruolo, Mazzarri con tre attaccanti più Berenguer. In contropiede al 93’ Belotti ha fallito il tris davanti a Sportiello mentre Sirigu non ha mai tremato per l’intero secondo tempo, che il Frosinone ha affrontato con l'obiettivo di difendere il gol di vantaggio trovato giustamente nella prima parte. Il Toro ripete infatti lo stesso scialbo primo tempo di domenica col Chievo ma stavolta trova un avversario che sa colpirlo. L’occasione per il Frosinone arriva quando Ciano, molto attivo, calcia un corner forte e teso. In area piccola è Paganini a svettare e gli basta impattare il pallone per tagliare fuori Sirigu.

    BELOTTI COME NEL 2017 — L’imbattibilità del portiere granata si ferma così’ a 599’: Sirigu migliora così il suo record precedente, e diventa questa la migliore striscia per un portiere del Toro in un campionato a girone unico di Serie A. Il record di Bacigalupo della stagione 45’-’46 (così come il Toro di Mazzarri non raggiunge il filotto di sette gare senza subire gol fermandosi a sei), ottenuto però in un campionato diviso in due fasi, resiste ancora. Tornando alla partita, dopo il gol del Frosinone, la reazione dei granata è immediata e sfocia in una punizione di Ansaldi da fuori area che impegna in tuffo Sportiello sul palo lungo. E’ il primo tiro in porta degli ospiti, laddove il Frosinone aveva insidiato la porta del Toro in due occasioni colpendo anche un palo. La cronaca, insomma, dichiara legittimo il vantaggio guadagnato dai gialloblu nel primo tempo. Nella ripresa, sale in cattedra Belotti che firma una doppietta: prima su assist di Iago Falque su punizione, poi di Aina. Il Gallo raggiunge quota dieci gol in campionato, lui che non segnava in due partite di fila dal settembre 2017, firmando la sua seconda doppietta di questo campionato, l’ultimo volta avvenne il 4 novembre 2018 a Genova in casa della Sampdoria (1-4 per il Toro) quando la squadra di Mazzarri centrò anche l’ultimo successo in trasferta prima di oggi. Con la terza vittoria consecutiva in campionato, dopo i tre punti raccolti contro Atalanta e Chievo, il Toro prosegue la marcia verso l’Europa.

    Nicola Cecere

    Fonte: Gazzetta dello Sport
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    00 10/03/2019 20:32
    Inter-Spal 2-0, Politano e Gagliardini trascinano Spalletti

    I nerazzurri tornano al successo in campionato con due reti “italiane” nella ripresa.
    Nel primo tempo gol annullato a Lautaro, Brozovic k.o.



    L’Inter è ancora viva. Soffre per 70 minuti contro la Spal, ma alla fine esce da San Siro con tre punti e si prepara a una settimana fondamentale: giovedì sera c’è il ritorno di Europa League e bisogna vincere per forza contro l’Eintracht Francoforte; domenica sera c’è il derby e i gol di Politano e Gagliardini (al 70’ e 78’) permettono ai nerazzurri di rimanere a un solo punto di distanza dal Milan. Ma è il cuore che spinge l’Inter nel giorno della festa di compleanno numero 111 del club, con la Spal che gioca un buonissimo primo tempo e poi finisce sulle ginocchia, spegnendosi nel momento in cui avrebbe potuto osare di più. I nerazzurri, infatti, faticano a costruire e creare pericoli, e i tiri-gol di Politano e Gagliardini alla fine sono le uniche conclusioni nello specchio dopo la rete giustamente annullata dalla Var a Lautaro nel primo tempo.

    SFORTUNA — Ma c’è anche un altro dato da segnalare in casa Inter: per un motivo o per l’altro, infatti, nel secondo tempo in campo non ci sono Icardi, Nainggolan, Brozovic, Perisic e Skriniar, ovvero tutte le stelle della squadra. Eppure alla fine Luciano Spalletti riesce a tirarsi su, evitando un’altra pericolosissima frenata, aggrappandosi prima a un pizzico di fortuna (la doppia deviazione dell’azione dell’1-0) e poi blindando la vittoria con Gagliardini, in un momento in cui la sfortuna, sotto forma di infortuni, ha preso di mira la sua squadra. Stavolta Miranda si becca subito una manata in faccia da Petagna, resiste sino a fine primo tempo e poi va diretto in ospedale per una sospetta frattura alle ossa del naso. Ma l’Inter perde anche Brozovic, sostituito al 42’ per un risentimento ai flessori della coscia destra. Non un bel segnale in vista della doppia sfida con Eintracht e Milan.

    MAURITO — In tribuna non c’è Mauro Icardi, ed è una notizia: qualche giorno fa si pensava addirittura che potesse tornare in gruppo ma sfumata questa ipotesi l’argentino salta la Spal anche da spettatore. Contro il Rapid e la Samp Maurito aveva visto la partita in prima fila insieme con Wanda. Oggi niente, in attesa di risolvere la telenovela con la società. E con Beppe Marotta che prima della partita dice: “C’è grande ottimismo, ora serve il buon senso di tutti. Mauro tornerà nel derby? Questa assenza forzata non lo mette in condizione di giocare subito al meglio, ma decide Spalletti”.

    LA PARTITA — Aspettando Mauro, l’Inter si consola comunque con Lautaro. Non ci sarà in Europa League, ma contro il Milan sarà l’uomo dell’attacco nerazzurro. Il numero 10, rischiato da Spalletti anche se in diffida (gli altri diffidati Skriniar e D’Ambrosio restano a guardare, invece), si muove benissimo come sempre ed entra praticamente in tutte le azioni pericolose. Nel primo tempo, la doppia combinazione con Cedric (al 16’ e al 27’) si chiude a lato della porta di Viviano, prima di piede e poi di testa. In mezzo c’è anche spazio per la Spal, che fa paura con il colpo di testa di Petagna, fuori di pochissimo. Poi si vede ancora Lautaro: al 31’ fa un gran gol su cross di Asamoah ma la Var cancella tutto: l’argentino controlla con il petto e con il braccio prima di entrare in area. Giusto annullare. Ma il Toro è fondamentale anche nell’azione del vantaggio, dopo che una parte di San Siro aveva iniziato a fischiare i nerazzurri: è lui a fiondarsi su una palla vagante prima che Politano la butti finalmente dentro e faccia urlare tutto lo stadio. L’Inter che soffre e alla fine si tira su ha la faccia del Toro.

    Carlo Angioni

    Fonte: Gazzetta dello Sport
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    00 10/03/2019 20:35
    Serie A, Sampdoria-Atalanta 1-2, segnano Zapata, Quagliarella e Gosens

    Tanto spettacolo nei 90 minuti.
    Le reti nel secondo tempo:
    il colombiano apre le danze, su rigore il pari diel capocannoniere di A.
    Nell'occasione Gasperini protesta e si becca il rosso.
    Il tedesco chiude i giochi



    Dopo sei anni e mezzo l’Atalanta torna a vincere a Genova (2-1 il finale, reti di Zapata, Quagliarella su rigore e Gosens) contro la Sampdoria e si avvicina alla zona-Champions, al termine di una gara molto nervosa e sulla quale ha pesato l’episodio dell’espulsione di Gian Piero Gasperini per proteste in seguito al rigore concesso nella ripresa alla Samp dopo il contatto Gomez-Ramirez in area atalantina. All’ingresso del tunnel degli spogliatoi il tecnico nerazzurro sarebbe arrivato a contatto con il segretario della Sampdoria, Massimo Ienca, che seguiva la gara dal tunnel degli spogliatoi. L’assistente Posado avrebbe assistito alla scena, informando poi il direttore di gara.

    SPRINT — L’Atalanta parte forte nel primo tempo, sfrutta molto le corsie esterne, con Hateboer molto efficace sulla destra, fa un pressing alto sui portatori di palla della Samp, che nel primo quarto d’ora manca di lucidità. Audero (8’) rischia grosso su un rilancio impreciso che impatta su Ilicic e si spegne a lato. La squadra di Giampaolo cerca di spegnere la spinta nerazzurra e si affida a qualche ripartenza in velocità, che al 18’ frutta un pallonetto intelligente di Praet, la cui conclusione è però fuori misura. L’ottima organizzazione di gioco di Gasperini non dà frutto e gli uomini di Giampaolo, con Sala preferito a Bereszynski come esterno basso sulla destra, prova ad accorciare il campo, chiude sugli esterni bloccando Hateboer e, soprattutto, Gosens e raddoppia su De Roon in mediana e su Gomez quando prova a sganciarsi. La gara diventa così più equilibrata. Ilicic (25’) spreca un calcio piazzato da buona posizione e un minuto dopo il rasoterra di Ekdal termina a lato. Ma i nerazzurri non mollano: Zapata (30’), sino a questo momento un po’ in ombra, viene murato da Andersen al momento del tiro, quindi Gollini è decisivo su Linetty (41’). Ma la Samp è sfortunata, perché poco prima dell’intervallo perde Saponara (problema muscolare), sostituito da Ramirez, molto nervoso e in condizioni fisiche non ottimali.

    SVOLTA — Stesso canovaccio ad inizio ripresa, con Audero che è subito decisivo (3’), bloccando una conclusione ravvicinata di Ilicic lanciato da Gomez. Gosens colpisce il palo, poi al 5’ Zapata (che non esulta) approfitta di un pasticcio difensivo di Andersen e porta in vantaggio l’Atalanta su lancio di Ilicic. Lì la gara si incattivisce, Ramirez va a terra poi Murru viene ammonito per un duro intervento su Mancini. Giampaolo perde anche Sala (problema a un ginocchio), sostituito da Bereszynski. I blucerchiati accentuano la pressione, ma la reazione è sterile. Si arriva però al rigore per la Samp contestato dagli atalantini (contatto Gomez-Ramirez) e segnato da Quagliarella (record di gol in A per il capocannoniere del campionato), preceduto dall’espulsione del tecnico atalantino. Grande Audero (32’) su Pasalic, ma la Samp non spinge e si fa trafiggere ancora una volta dall’Atalanta (31’) con Gosens. Ospiti più vivaci, Gollini decisivo ancora una volta (43’) su Ekdal. Finisce fra le proteste dell’Atalanta, che chiede un rigore su Gosens al 52’.

    Filippo Grimaldi

    Fonte: Gazzetta dello Sport
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    00 10/03/2019 20:39
    Sassuolo-Napoli 1-1: gol di Berardi e Insigne. Juve a +18

    Una rete del capitano azzurro evita la seconda sconfitta di fila in campionato ad Ancelotti


    Che brutto Napoli! Forse, il peggiore della stagione. Trova il pari a meno di dieci minuti dal termine con un gol di Lorenzo Insigne che, in campionato, non segnava dal 2 febbraio scorso. Il pareggio potrebbe stare stretto al Sassuolo, che aveva trovato il vantaggio con Berardi e che dopo si è preoccupato solo di difenderlo. Adesso, sono 18 i punti di svantaggio dalla Juventus che rendono davvero poco cosa il secondo posto.

    AMPIO TURNOVER — Stavolta, il turnover proposto da Carlo Ancelotti riguarda gli otto undicesimi della squadra. Sono soltanto tre, infatti, i titolari che manda in campo (Koulibaly, Insigne e Allan). De Zerbi, invece, lascia fuori Sensi affidando la regia del gioco a Duncan. Nella fase iniziale il Napoli soffre prevalentemente sulla fascia sinistra, dove il Sassuolo spinge di più, con Lirola e Berardi. Ghoulam, al rientro dal primo minuto dopo un mese, fa fatica a contenerli e ha bisogno dell'aiuto di Koulibaly per limitarne. A centrocampo, Duncan tiene il confronto con Diawara, mentre la fase offensiva è affidata alle ripartenze di Ounas. Il quale pretende troppo dalle sue qualità: ne ha sul piano tecnico, ma la testardaggine nel dribbling lo porta spesso a sbagliare. E Insigne non sa nascondere il malcontento per l'individualismo del compagno.

    PICCOLI FREMITI — Contro, ci sono due squadre che hanno poco o nulla da chiedere a questo campionato. Ancelotti ha tenuto a riposo i titolari, perché la trasferta di Salisburgo vuole affrontarla senza correre rischi, pur forte del 3-0 dell'andata. E allora, è il Sassuolo a tentare la prima conclusione, con Boga (22'): il suo diagonale finisce di poco a lato. Sette minuti più tardi il Napoli si presenta, per la prima volta, dalle parti di Pegolo, con uno scambio Mertens-Insigne che l'attaccante italiano conclude sparando addosso al portiere. L'altra occasione capita sui piedi di Verdi che manda alle stelle il pallone da distanza ravvicinata. Il primo tempo si chiude con il diagonale di Rogerio (38') che accarezza il palo.

    BERARDI SBLOCCA — A inizio ripresa, Ancelotti inserisce il giovane Luperto al posto di Chiriches: i due giocheranno a Salisburgo per le assenze di Koulibaly e Maksimovic, che dovranno scontare un turno di squalifica. È brutto da vedere questo Napoli. Insigne è irritante per la superficialità che dimostra, mentre Mertens è l'ombra di se stesso. Intanto, il Sassuolo trova nella ripartenza di Boga l'azione per portarsi in vantaggio. L'attaccante francese, naturalizzato ivoriano, avvia e rifinisce, complice Allan, l'azione che porta alla rete di Berardi (7'). Il tiro dell'attaccante trova pure la deviazione di Luperto.


    AI RIPARI — Sotto di un gol e con una squadra priva d'idee, Ancelotti prova a cambiare qualcosa inserendo Milik e Younes per Verdi e Ounas. Cambia poco, anche perché il Sassuolo arretrata di parecchio, per difendere il vantaggio. Ci prova Diawara dalla distanza, ma Pegolo respinge in angolo (30'). Il Napoli soffre in maniera particolare le ripartenze di Boga, un vero e proprio tormento per i difensori. Duncan al 36’ sfiora il raddoppio con un colpo di testa che esce di poco. Poi, arriva il pasticcio di Magnanelli (41') che permette a Lorenzo Insigne, uno dei peggiori fino a quel momento, di trovare l'angolo più lontano della porta di Pegolo. È l'1-1 e l'ultima vera emozione della gara.

    Mimmo Malfitano

    Fonte: Gazzetta dello Sport
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    00 11/03/2019 23:46
    Fiorentina-Lazio 1-1: Muriel risponde a Immobile

    Biancocelesti avanti con un gran gol del bomber napoletano, nel secondo tempo il pari del colombiano.
    Tegola in casa viola: Chiesa lascia il campo al 35’ per un infortunio e scoppia in lacrime in panchina



    Un punto per ciascuno con tanti rimpianti sia per la Fiorentina sia per la Lazio. L’1-1 del Franchi rispecchia la gara a due facce del Franchi: primo tempo con i biancocelesti al comando, ripresa con i viola a sfiorare una clamoroso ribaltone. Bomber in copertina: al vantaggio di Immobile risponde Muriel. Il pareggio non allunga l’effetto della vittoria nel derby della Lazio verso gli orizzonti Champions così come non rilancia nel modo auspicato le prospettive europee della Fiorentina.


    IMMOBILE FA TREDICI — Inzaghi recupera Strakosha e Lulic. In difesa Patric viene preferito a Bastos. Torna Immobile dal primo minuto. Tra i pali esordio in viola per Terracciano: Lafont non è al meglio e va in panchina. Pioli può disporre di Fernandes che era in dubbio fino alla fine: a metà campo si rivede dal via Benassi. Chiesa e Muriel in prima linea con Gerson alle loro spalle. Avvio molto volitivo su entrambi i fronti. Spazi compatti e gran ritmo. Al 13’ Muriel tenta la soluzione dalla distanza. Fiorentina più offensiva. Al 17’ Biraghi argina La ripartenza di Luis Alberto. La Lazio comincia a sganciarsi allargando la manovra. Al 21’ Milinkovic aziona Immobile che si gira e colpisce il palo dopo una deviazione di Terracciano. Al 23’ il bomber di Inzaghi scambia con Correa e poi sorprende il portiere viola con una parabola dai 20 metri. Lazio in vantaggio con il tredicesimo gol di Immobile. Insistono i biancocelesti: al 30’ botta di Milinkovic, Terracciano ribatte in angolo. Fiorentina in affanno in difesa. Al 36’ Chiesa si ferma per guai muscolari ed entra Simeone. Al 39’ conclusione di Correa smanacciata dal portiere della Fiorentina. Sussulto viola: al 41’ tocco di Benassi in acrobazia, palla sopra la traversa. Al 44’ grossa chance per Immobile che arriva davanti alla porta, ma Terracciano si oppone.

    RISPONDE MURIEL — Dopo l’intervallo Pioli innesta Mirallas al posto di Fernandes e passa al 3-5-2 arretrando Gerson. Lazio a caccia del raddoppio: doppio tentativo con Milinkovic. La Fiorentina sI riassesta avanzando il proprio baricentro. La formazione di Inzaghi ha smarrito la brillantezza del primo tempo. Al 14’ Mirallas conclude a lato. Un traversone del belga per il tocco vincente sotto porta di Muriel che sigla il suo sesto gol in campionato. La Fiorentina non si sente appagata dal pareggio. Tre minuti dopo, spunto di Simeone sulla sinistra e ancora Mirallas in evidenza: conclusione alta da buona posizione. Al 22’, Inzaghi fa entrare l’ex Badelj al posto di Lulic e schiera la Lazio col 4-2-3-1. Al 25’ proteste viola per un intervento di Acerbi su Simeone in area da parte di Acerbi, ma Orsato fa proseguire. Fiorentina all’attacco con convinzione e con continuità. Al 30’, secondo cambio nella Lazio: Romulo rileva Luis Alberto. Al 35’, terza sostituzione nella Fiorentina: Vitor Hugo per Ceccherini. Dopo lo stop di alcuni minuti prima Radu si arrende e al 38’ Inzaghi ricorre a Bastos. Finale con la Lazio alla vana rincorsa del gol-vittoria, ma la Fiorentina è in guardia e l’1-1 va in archivio racchiudendo tutte le reciproche recriminazioni.

    Nicola Berardino

    Fonte: Gazzetta dello Sport
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    00 11/03/2019 23:49
    Roma-Empoli 2-1, El Shaarawy e Schick in gol, Florenzi espulso

    I giallorossi vincono ma soffrono, nel finale Maresca annulla il gol del 2-2 a Krunic: polemiche degli ospiti.
    Prima il dubbio rosso per Florenzi



    Serviva vincere ed alla fine la vittoria è arrivata. Ma con una sofferenza infinita ed il pari di Krunic nel finale annullato dalla Var. Insomma, la Roma di Ranieri parte bene perché porta a casa tre punti, ma il tecnico dovrà lavorare tanto per rianimare davvero la squadra. Stavolta il test non era attendibile, per l’esiguità della rosa (fuori in otto, con Zaniolo e Schick che si sono aggiunti in corsa) e gli appena due allenamenti sulle gambe. Il 2-1 alla fine premia forse anche troppo la Roma e penalizza un Empoli che comunque ha fatto poco per sorprendere i giallorossi. Ma a Ranieri servivano i tre punti, in qualsiasi modo. Ed allora va bene anche così.

    POSSESSO E TIMORI — Ranieri conferma il 4-2-3-1 di Di Francesco, con Zaniolo alle spalle di Schick e Florenzi esterno basso. La linea della difesa però più bassa di una quindicina di metri e si punta più sul possesso palla che sulla verticalità. Iachini, invece, contro il suo maestro si schiera con un 3-5-2 la cui linea difensiva si allunga spesso a cinque, con Pasquale e Di Lorenzo che fungono da pendoli. Per chi si aspettava scintille o una squadra che arasse il campo (come chiesto da Ranieri alla vigilia), è meglio ripassare la prossima volta. Nel senso che Ranieri la bacchetta magica non ce l’ha e allora bisogna andare sul concreto. Anche perché la Roma riesce a passare quasi subito (9’) grazie ad un bel destro a giro di El Shaarawy su cui Dragowski non può nulla. Sembra l’inizio di una serata in discesa ed invece tre minuti dopo ci pensa il solito Juan Jesus a sistemare le cose per l’Empoli, con un autogol comico difficile anche da immaginare. La paura però è lì e rischia di materializzarsi ancora più netta due minuti dopo, quando Pasqual colpisce un clamoroso incrocio dei pali su punizione. Scampato il pericolo, la Roma si dedica a lungo e continuo possesso palla, ma davanti le idee latitano. Kluivert però regala spunti in velocità, anche se poi spesso si intestardisce troppo. Sta di fatto, però, che le altre due occasioni giallorosse nascono proprio da lui, che prima dà il via all’azione in cui Zaniolo si divora il 2-1 e poi si conquista la punizione (calciata da Florenzi) su cui Schick porta la Roma avanti. Per ora a Ranieri basta e avanza, almeno fino all’intervallo.

    SOFFERENZA GIALLOROSSA — La ripresa si apre con la pioggia, un tiro da fuori di Kluivert dalla distanza e l’infortunio quasi annunciato di Zaniolo, che al decimo deve arrendersi al risentimento muscolare al polpaccio sinistro che l’avevo tenuto in dubbio alla vigilia. Con Perotti allora la Roma si ridisegna con il 4-4-2 ed El Shaarawy a girare intorno a Schick. Maresca si inventa un giallo proprio su El Shaarawy per simulazione (salvando Silvestre per un fallo dal limite) ed allora l’Empoli prende un po’ di coraggio e anche di campo e al 21’ trova la palla del possibile 2-2, ma Krunic crolla da solo a 6-7 metri da Olsen nel momento di calciare a botta sicura. Poi è ancora El Shaarawy a cercare il gol con un colpo da biliardo, con Dell’Orco dall’altra parte che mette i brividi a tutti di testa. Poi a dieci dalla fine la Roma resta in dieci per l’espulsione di Florenzi per doppia ammonizione e poco dopo Ranieri è costretto a tirare fuori anche Schick, con l’esordio assoluto di Celar in Serie A. Al 42’ altro patatrac di Juan Jesus, che rinvia su Oberlin in area, la palla arriva poi a Krunic che in corsa fa 2-2. L’Olimpico si gela, ma a riscaldarlo ci pensa la Var, con Maresca che annulla per un fallo di mano di Oberlin. Finisce così, con Ranieri a festeggiare una vittoria soffertissima ma fondamentale.

    Andrea Pugliese

    Fonte: Gazzetta dello Sport
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    00 11/03/2019 23:50
    SERIE A 2018/2019 27ª Giornata (8ª di Ritorno)

    08/03/2019
    Juventus - Udinese 4-1
    09/03/2019
    Parma - Genoa 1-0
    Chievo - Milan 2-1
    10/03/2019
    Bologna - Cagliari 2-0
    Frosinone - Torino 1-2
    Inter - Spal 2-0
    Sampdoria - Atalanta 1-2
    Sassuolo - Napoli 1-1
    Fiorentina - Lazio 1-1
    11/03/2019
    Roma - Empoli 2-1

    Classifica
    1) Juventus punti 75;
    2) Napoli punti 57;
    3) Milan punti 51;
    4) Inter punti 50;
    5) Roma punti 47;
    6) Torino e Atalanta punti 44;
    8) Lazio(*) punti 42;
    9) Sampdoria punti 39;
    10) Fiorentina punti 37;
    11) Parma punti 33;
    12) Sassuolo punti 32
    13) Genoa punti 30;
    14) Cagliari punti 27;
    15) Udinese(*) punti 25;
    16) Spal punti 23;
    17) Empoli punti 22;
    18) Bologna punti 21;
    19) Frosinone punti 17;
    20) Chievo(-3) punti 10.

    (*) Lazio - Udinese rinviata per sovrapposizione di impegni.
    (-3) Il Chievo sconta la penalizzazione per la sentenza del Tribunale della Federcalcio.

    (gazzetta.it)
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