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Campionato di calcio Serie A stagione 2022/2023 di Award & Oscar FFZ

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    00 04/06/2023 09:48
    La Lazio passa a Empoli e chiude seconda:
    a segno Romagnoli e Luis Alberto

    La squadra di Sarri risorpassa l'Inter vittoriosa in casa del Torino
    e finisce il campionato dietro al Napoli campione d'Italia


    Stefano Cieri


    La Lazio di Sarri è nella storia. Passa ad Empoli con una prestazione di nuovo convincente dopo quelle un po’ stentate degli ultimi tempi e chiude il campionato al secondo posto.

    Champions e Supercoppa italiana erano già in cassaforte, ma la piazza d’onore in Serie A è un risultato che va dritto negli annali del club, perché soltanto tre volte era stato ottenuto in passato e mai nella gestione Lotito. A fare la storia è però pure Provedel. Per il portiere friulano 21° match senza gol al passivo: eguaglia il record assoluto della Serie A che detenevano già Rossi (Milan), Buffon (Juventus) e De Sanctis (Roma). Partita mai in discussione. Empoli sul pezzo, nonostante la salvezza già acquisita ma, senza le parate di Vicario, la Lazio avrebbe vinto con un punteggio ancora più largo. Decidono i gol di Romagnoli in apertura di ripresa e di Luis Alberto nel recupero.

    VICARIO PROTAGONISTA — La Lazio parte subito forte. La vittoria dell’Inter sul Torino la costringe al successo sull’Empoli per chiudere al secondo posto. Sarri presenta tre novità rispetto alla formazione annunciata. Le prime due in difesa, dove Patric viene preferito a Casale e Pellegrini gioca la sua prima gara da titolare in campionato sulla corsia sinistra con conseguente spostamento di Hysaj a destra (Lazzari va in panchina). Nel tridente offensivo, invece, Pedro viene preferito a Zaccagni. Due novità pure nell’Empoli, entrambe in difesa. A far coppia con Luperto in mezzo c’è Walukiewicz, mentre a sinistra Cacace viene preferito a Parisi. Il primo squillo è di Luis Alberto che con un tiro a sorpresa per poco non trafigge Vicario, che si salva in angolo. La Lazio fa molto possesso a centrocampo, in pratica nasconde la palla all’Empoli per tutto il primo quarto d’ora. Le conclusioni sono però poche perché la squadra di casa fa muro davanti alla propria difesa. I due centrali di centrocampo Grassi e Brindelli curano da vicino Milinkovic e Luis Alberto, mentre Fazzini scherma Vecino. La squadra di Sarri (in panchina c’è il vice Martusciello perché il Comandante è squalificato) è così costretta a provare a sfondare sulle fasce. Dove Anderson e Pedro si danno molto da fare. Attorno alla metà della prima frazione la Lazio rallenta un po’ e l’Empoli ne approfitta subito per far vedere che non vuole fare solo da spettatore. Poco dopo il quarto d’ora ecco così due palle-gol per la formazione di casa. Il tiro di Cacace da dentro l’area è pericoloso, ma trova la deviazione provvidenziale di Immobile. Poi è Akpa Akpro ad avere una buona opportunità, ma manda la sfera alta (di testa). Dopo però la Lazio riprende a macinare gioco. E sfiora il gol in varie circostanze. Se la formazione toscana riesce a conservare lo 0-0 fino all’intervallo, il merito è soprattutto di Vicario. Che salva prima su Pedro, quindi su Immobile (intervento prodigioso), quindi ancora su Patric e allo scadere di nuovo su Immobile.

    SBLOCCA ROMAGNOLI — La ripresa comincia esattamente com’è finita la prima frazione di gioco: Lazio all’attacco ed Empoli che si arrocca davanti a Vicario. Dopo due minuti ecco la prima palla-gol: lancio di Luis Alberto per Immobile il cui tiro a botta sicura viene murato alla disperata da Walukiewicz. Ma sul calcio d’angolo seguente la Lazio passa. Sulla traiettoria dalla bandierina di Luis Alberto è Romagnoli a svettare più in alto di tutti e portare in vantaggio i suoi. L’Empoli a quel punto prova ad uscire dal guscio. Zanetti fa entrare Henderson al posto di Grassi per dare più sostanza alla manovra della sua squadra. Ed in effetti i toscani riescono ad alzare il baricentro, senza però portare grossi pericoli dalle parti di Provedel. La Lazio diventa meno propositiva e più conservativa, ma non disdegna di provare a mettere al sicuro il risultato. Ci provano Milinkovic (salva Cacace) e ancora Immobile (Luperto respinge il tiro che avrebbe probabilmente superato Vicario). Martusciello, dopo aver fatto entrare Zaccagni al posto di Pedro, butta dentro pure Casale (per Romagnoli) e Cataldi (per Vecino) per immettere forze fresche. Zanetti risponde con altri due cambi: entrano Destro (per Piccoli) e Haas (per Bandinelli). Poi il tecnico gioca pure la carta Satriano (al posto di Fazzini) e concede qualche minuto di gloria al secondo portiere Ujkani. L’Empoli ci prova: Cambiaghi tira dal limite al 43’, ma Provedel si oppone alla grande e sulla ribattuta Zaccagni s‘invola a campo aperto. Lo stesso Cambiaghi è costretto ad atterrarlo, becca il secondo giallo e viene espulso. Con l’uomo in più la Lazio chiude la gara. Contropiede di Milinkovic, palla a Immobile che smista per Luis Alberto: il tiro dello spagnolo dal limite fulmina Ujkani.

    Fonte: Gazzetta dello Sport
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    00 05/06/2023 08:06
    Un Maradona da brividi saluta il Napoli: che festa nel 2-0 alla Samp

    Osimhen e Simeone regalano l’ultima vittoria a Spalletti:
    gli azzurri chiudono a quota 90 punti


    Vincenzo D’Angelo


    È una festa che non conosce fine e non ha confini. In aeroporto e in stazione sbarcano turisti da ogni dove, tutti armati rigorosamente di maglia azzurra. E da lì è un grande corteo per tutto il giorno in tutta la città, tra i vicoli del centro, nelle piazze principali, all’esterno dello stadio Maradona. Napoli non si è stancata di celebrare i suoi eroi, i ragazzi del terzo scudetto. E la partita con la Sampdoria sembra solo un pretesto per un nuovo saluto, prima dell’ultimo grande abbraccio tra squadra e tifosi. Finisce 2-0 (gol di Osimhen e Simeone), ma il risultato oggi interessa poco. Sono tutti qui per vedere capitan Di Lorenzo alzare la coppa dello scudetto, ma anche per stringersi intorno a Luciano Spalletti, l’artefice del miracolo azzurro, all’ultima panchina napoletana. Luciano prima del via viene premiato come miglior allenatore della stagione, poi arrivano i riconoscimenti per Kim (miglior difensore), Osimhen (miglior attaccante) e Kvaratskhelia (Mvp assoluto 2022-23).

    LE LACRIME DI QUAGLIA, ORGOGLIO DI NAPOLI — La partita conferma l’atmosfera da ultimo giorno di scuola, con Napoli che rende omaggio anche all’ex Fabio Quagliarella, figlio di questa terra, in lacrime durante il riscaldamento per questa sua ultima partita della carriera. In campo si va al piccolo trotto: Zielinski e Kvara provano da fuori ma non trovano la porta, l’ex Zanoli (ora alla Samp) viene fermato da Meret in uscita e Osimhen non riesce a pungere. I tifosi sugli spalti sembrano aspettare un lampo per potersi scatenare e ingannano l’attesa di un gol con il canto d’orgoglio: "I campioni dell’Italia siamo noi…".

    CI PENSA OSIMHEN — Il copione non cambia nella ripresa, col Napoli a palleggiare lentamente e la Samp a provare il blitz in ripartenza. E al 13’ quasi riesce il colpo al neoentrato Malagrida, su cui è bravo a murare Meret. È la palla gol più nitida della prima ora di gioco, serve a scuotere un po’ il Napoli. E 5’ dopo, ecco la scintilla. Osimhen viene steso in area da Murru, Zielinski gli concede la battuta e il nigeriano di piatto manda a fil di palo per il vantaggio azzurro: 26° centro in campionato per Victor, sempre più capocannoniere della Serie A, 31° in stagione. Il Napoli vola sulle ali dell’entusiasmo: Mario Rui pesca Osimhen (22’) sponda di testa per Anguissa, su cui mura Turk. Il pubblico si scalda, il Napoli comincia a spingere sul serio e ancora Turk respinge una conclusione velenosa di Gaetano.

    GRAZIE FABIO — Il giovane talento azzurro è sfortunatissimo ed esce in lacrime a 8’ dalla fine, facendosi male da solo. Il Napoli ha finito i cambi e deve chiudere in 10. E 10 è anche il numero che mostra Simeone dopo l’eurogol del raddoppio, con un missile da fuori aerea. È stato il primo argentino a vincere lo scudetto a Napoli dopo Maradona, lui che Napoli l’ha voluta e sognata a lungo, diventa il detonatore dell’ultima esplosione di felicità azzurra. Il tripudio, invece, è tutto per Quagliarella, sostituito a una manciata di minuti dalla fine: il Maradona si alza in piedi e applaude per tre minuti. Altre lacrime, ma sono "lacrime napulitane": non potevano mancare nella grande festa della città.

    Fonte: Gazzetta dello Sport
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    00 05/06/2023 08:11
    Koopmeiners show, Atalanta in Europa League:
    Monza ko, sfuma il decimo posto

    L'olandese trascina la Dea al quinto posto con una tripletta,
    suggellata dall'assist per Hojlund.
    In gol anche Muriel.
    Colpani e Petagna non bastano ai biancorossi,
    che chiudono nella parte destra di classifica.


    Matteo Brega


    Sette gol e due espulsioni tra Atalanta e Monza. Vince la Dea 5-2 con uno straripante Koopmeiners (tripletta, tra cui uno spettacolare da 50 metri). A segno anche Hojlund e Muriel per i bergamaschi, Colpani e Petagna per i brianzoli.

    AVVIO DA DEA — Rispetto alla vigilia Gian Piero Gasperini lascia tutto come le previsioni mettendo Hojlund al centro dell’attacco. Raffaele Palladino recupera Caldirola e lo rimette in difesa sistemando Marlon in panchina. I primi venti minuti trascorrono senza il sostegno della Curva Pisani che per protesta dopo la squalifica per i cori verso Vlahovic resta in silenzio mostrando lo striscione “Repressione…” completato appunto 20’ con “Non fermerà la nostra passione”. L’abbraccio pre gara tra Gasp e Palladino è sentito visto che l’allenatore dell’Atalanta è stato il maestro del tecnico dei brianzoli. I brividi iniziali, oltre a un cielo carico di pioggia che sovrasta Bergamo, li procura Caldirola con una partenza dal basso troppo imprecisa. Il suo è un passaggio a Koopmeiners che invece di controllare e calciare declina solo il secondo verbo senza prendere nemmeno lo specchio. La partita è leggera e aperta, la Dea andrà in Europa e il Monza no ma la salvezza era un’impresa eccezionale ed è stata portata a termine con sei giornate d’anticipo. Il colpo di testa di Scalvini fuori e il sinistro di Colpani deviato da Sportiello scaldano i primi dieci minuti. Poi al 12’ la gara cambia. Cross da sinistra di Maehle, i centrali del Monza sono tutti attratti dal primo palo e a marcare Koopmeiners restano Pessina coadiuvato da Carlos Augusto che avrebbe anche un altro avversario a cui badare.


    Finisce che di testa la prende l’olandese dell’Atalanta bruciando anche la reazione di Di Gregorio che non ci arriva. Intorno alla mezzora un paio di lampi. Prima Hojlund può rifinire una bella riconquista palla della Dea ma Di Gregorio blocca a terra. Poi scambio Colpani-Caprari-Colpani, sinistro a giro, Sportiello respinge e a porta praticamente spalancata Carlos Augusto spara alto di destro. A pochi secondi dalla fine del primo tempo arriva il raddoppio. Rovella sbaglia scelta e cede in impostazione a Izzo che viene aggredito subito. Palla persa, Koopmeiners parte spedito, scambia in area con Maehle e dopo un primo tentativo ribattuto da Di Gregorio dribbla il portiere e infila in rete.


    RIPRESA CALIENTE — A inizio ripresa arriva il messaggio del popolo atalantino: “Gasperini assaltiamo l’Europa… insieme”. La Curva Pisani chiarisce il suo pensiero sul futuro in panchina e lui risponde salutando e sorridendo. Pochi minuti dopo il Monza riapre la partita. Sponda per Colpani che dal limite con il sinistro pesca l’incrocio. S’intensifica la pioggia rendendo la serata molto più complicata. Ad alimentare la pesantezza ci pensa anche Di Bello che prima ammonisce e poi espelle Gasperini. Parole fraintese o parole in libertà? Non è finita: Marlon entra per Izzo e dopo 66 secondi viene espulso per un pugno sulla schiena di Koop nel tentativo di liberarsi dalla sua pressione. Il Monza si sistema rapidamente in un 4-3-2 ma le distanze sono ancora precarie. Quando Ederson si infila nello spazio e Rovella entra in scivolata la palla finisce sulla corsa di Koopmeiners: palla al centro, Hojlund sfila dalle attenzioni di Caldirola e a porta vuota insacca il 3-1 al 29’. La magia arriva al 34’ ancora con Koopmeiners: calcia da cinquanta metri, defilato lungo la fascia sinistra e il suo arcobaleno mancino finisce direttamente in porta. Un gol straordinario che sigilla la serata praticamente perfetta dell’Atalanta. Dopo due minuti il gol di Petagna serve solo a rendere meno pesante il distacco tra Monza e Dea. Nel chilometrico recupero (8’), c’è tempo anche per il gol di Muriel. Finisce 5-2. L’Atalanta riparte il viaggio europeo con l’Europa League: da capire se con o senza Gasperini. Il Monza riparte da Palladino e da una straordinaria salvezza ottenuta con sei giornate d’anticipo.

    Fonte: Gazzetta dello Sport
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    00 05/06/2023 08:16
    Il Milan saluta Ibra con una vittoria: è Leao show.
    Verona, spareggio con lo Spezia

    Rossoneri in vantaggio con un rigore di Giroud, poi il pareggio di Faraoni.
    In fondo al match sale in cattedra il portoghese, autore di una doppietta.
    I veneti ringraziano la Roma: si deciderà tutto nella sfida diretta con i liguri


    Francesco Pietrella


    L’ultima speranza dell’Hellas ha gli occhi azzurri di un ragazzo di Laguna Larga che regala lo spareggio a Zaffaroni a seicento chilometri di distanza. Dybala segna su rigore a tre minuti dalla fine in Roma-Spezia e il Verona respira, nonostante la sconfitta per 3-1. L’Hellas e i liguri andranno a giocarsi lo spareggio per restare in Serie A. Niente Fatal Milan quindi, che invece ringrazia Giroud e una doppietta di Leao e chiude il campionato al quarto posto.

    SEMPRE GIROUD — Nel primo tempo il pallone ce l’ha sempre il Milan. I ragazzi di Pioli controllano il gioco in tranquillità, senza rischiare, ed è un po’ strano, perché dopo sei minuti lo Spezia è già in vantaggio a Roma. Tradotto: il successo dei liguri, uniti a un pareggio o a una sconfitta dell’Hellas, condannerebbe Zaffaroni alla Serie B. Nel primo quarto d’ora i veneti non superano mai la metà campo, così il Milan distribuisce il gioco sulle fasce innescando Leao e Messias, più volte propositivo con il sinistro. L’Hellas si sveglia alla mezz’ora con l’unica arma a disposizione: il contropiede. Un lancio lungo da metà campo pesca lo scatto di Ngonge, lì davanti il migliore dei suoi. Il belga salta Thiaw con un bel dribbling e la mette in mezzo, ma Maignan lascia scorrere la sfera senza problemi. Troppo poco. L’Hellas si schiaccia, soffre e cerca di contenere gli affondi rossoneri marcando stretto e spazzando la palla in tribuna. Hien marca a uomo Giroud, e nei primi 45’ gli riesce bene, mentre Faraoni e Magnani raddoppiano Leao. La svolta arriva a fine primo tempo: al 45’ Ngonge colpisce Diaz in area e l’arbitro Valeri lascia correre, salvo poi essere richiamato al Var. Il consulto non dura neanche dieci secondi: calcio di rigore. E Giroud non sbaglia: gol numero 18 in stagione, tredicesimo in campionato.

    LEAO E SPAREGGIO — Nella ripresa l’Hellas prova ad alzare la testa lanciando Ngonge in contropiede, il più positivo nonostante il rigore causato. Al 56’ Maignan si prende gli applausi per un altro intervento “alla Baresi” già visto contro la Salernitana. Da Dia a Ngonge, il risultato è lo stesso: pali blindati. A questo punto, dopo un’occasione di Theo, Zaffaroni prova a svegliare i suoi inserendo Lazovic e Verde, due di qualità, ma la manovra resta sterile, l’attacco spuntato, così il rapido Ngonge viene imbrigliato da Tomori e Kalulu. A venti minuti dalla fine Pioli regala la standing ovation a Diaz, acclamato dai tifosi a suon di “siam venuti fin qui per vedere segnare Brahim”, ma CDK non fa in tempo a schierarsi in campo che l’Hellas pareggia: gol di testa di Faraoni su assist di Lazovic (72’). Il terzino si prende l’abbraccio dell’intera panchina. A questo punto il Verona si chiude, mentre il Milan reclama un rigore per un tocco di mano di Faraoni su colpo di testa di Leao. La partita è tesa, l’Hellas prova a cercare il guizzo salvezza, ma alla fine sale in cattedra il portoghese con il 17. Rafa giochicchia per 85’ e poi infila una doppietta con uno show dei suoi. Prima punge di sinistro dopo una bella cavalcata, dedicando il gol a Ibra, poi salta due difensori, il portiere e cala il tris. Doppietta e applausi, con tanto di pallone calciato in tribuna. A San Siro finisce 3-1, ma l’Hellas deve aspettare dieci minuti prima di tirare il definitivo sospiro di sollievo. Sarà spareggio in campo neutro. La serata si conclude con il saluto di Ibra. E giù altre lacrime.

    Fonte: Gazzetta dello Sport
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    00 05/06/2023 08:20
    Dybala al 90' porta la Roma in Europa League.
    Spezia ko e allo spareggio-salvezza

    Partita carica di tensione, durata 104 minuti:
    liguri in vantaggio con Nikolaou, poi i giallorossi pareggiano con Zalewski.
    E nel finale il rigore trasformato dall'argentino.
    Espulso Amian. Infortunio per Abraham


    Andrea Pugliese


    Con il cuore, fino all’ultimo respiro. La Roma aggancia la vittoria in extremis con un rigore di Dybala e con lei anche la qualificazione in Europa League, proprio quando sul traguardo sembrava averla persa a favore della Juventus. A conti fatti è una vittoria meritata, con i giallorossi che hanno condotto la partita in lungo e largo, recuperando lo svantaggio iniziale, quasi casuale, di Nikolaou. Il pari a fine primo tempo è merito di Zakewski, il gol decisivo non poteva che essere di Dybala. La Roma chiude sesta, lo Spezia aspetta lo spareggio con il Verona per non retrocedere in Serie B. Unica nota stonata per la Roma, l’infortunio di Tammy Abraham, uscito in lacrime pochi minuti dopo il suo ingresso. Quella torsione innaturale del ginocchio sinistro, rimasto impiantato sul terreno, non fa presagire nulla di buono…

    BOTTA E RISPOSTA — Mourinho (squalificato, in panchina c’è Foti) stavolta opta per il 4-3-3, Con El Shaarawy e Dybala ai fianchi di Belotti e Zalewski a fare il terzino sinistro. Alla lettura delle formazioni ci sono i fischi per Wijnaldum (ripetuti al suo ingresso), poi si gioca, con lo Spezia che passa quasi subito, al 6’ di gioco: tiro sbilenco di Bourabia che però diventa un assist per Nikolaou, che la mette dentro di testa. Allora la Roma deve rimboccarsi le maniche ed a macinare gioco (all’intervallo il possesso per i giallorossi sarà del 71%, con un conto dei tiri di 12-5), ma il problema è che il 5-3-2 di Semplici produce tanta densità davanti a Zoet e di linee di passaggio per giocare a terra ce ne sono francamente poche. Allora i giallorossi cercano di sfruttare al massimo l’ampiezza e di alzare la palla, anche per cercare di allargare le maglie difensive dei liguri. El Shaarawy colpisce la traversa da fuori, Dybala ci prova un paio di volte da fuori e il tiro di Pellegrini è innocuo. C’è anche una protesta per un contatto in area tra El Shaarawy e Amian, ma al 43’ arriva il meritato pari: cross di Zalewski a girare, Bove prova a colpirla invano di testa ma inganno Zoet, con la palla che si insacca alla sua sinistra. E lo Spezia? Dopo il gol ha pensato quasi esclusivamente a difendersi, compattandosi ma lasciando nel contempo troppa iniziativa alla Roma.

    DECIDE PAULO — Si riparte con il rosso a Foti, espulso nell’intervallo per insulti al quarto uomo (Camplone), quarta espulsione stagionale per il vice di Mou. Poi il leit-motiv non cambia, con la Roma alla costante ricerca del gol e lo Spezia a protezione del prezioso pareggio. Zalewski e Pellegrini costruiscono una combinazione volante, Dybala prova una magia per El Shaarawy poi entrano Matic (applauditissimo) e Abraham (per Belotti, che chiude il suo campionato con zero reti). E allora Dybala va via in slalom e sfiora il 2-1, Reca si rende pericoloso al 25’ e due minuti più tardi Zurkowski si divora il vantaggio su una ripartenza di Nzola. Poi Reca abbatte Dybala in area di rigore, ma per Maresca è un normale contrasto di gioco. La partita esplode, Maresca fatica a gestirla e Abraham si fa male al ginocchio sinistro in corsa. La spinta giallorossa è incessante, anche se a tratti confusionaria. Zoet salva su Dybala, poi all’88’ la svolta: Amian atterra El Shaarawy in area, rigore e doppio giallo del difensore spezzino, con Dybala che insacca il 2-1 dal dischetto. L’Olimpico esplode, la panchina giallorossa prende il secondo rosso (quindicesimo stagionale), stavolta diretto a Salzarulo. Poi ElSha ha la palla del 3-1 ma la sbaglia da pochi passi. Finisce così, con la Roma che saluta la sua gente e lo Spazia in attesa del Verona.

    Fonte: Gazzetta dello Sport
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    00 05/06/2023 08:25
    La Juve vince ma chiude settima, è in Conference.
    In attesa dell'Uefa

    La squadra di Allegri supera l'Udinese con un gol di Chiesa
    ma Dybala regala l'Europa League alla Roma.
    Traversa di Bonucci


    Giovanni Albanese


    La Juventus chiude la stagione con una vittoria: sul campo dell’Udinese, per 1-0, grazie a una rete di Chiesa nella seconda frazione di gioco. Tanto doveva fare, tanto ha fatto: per provare a conquistare sul campo l’accesso in Europea League (ma accede solo in Conference, a seguito delle vittorie di Roma e Atalanta) e virtualmente in Champions, contando anche quei 10 punti di penalizzazione (da aggiungere ai 62 con i quali si congeda ufficialmente) che varrebbero il quarto posto, cioè l’obiettivo minimo prefissato dal club a inizio stagione. A conti fatti, i bianconeri migliorano di due punti la classifica dello scorso anno, pur rimanendo per il secondo anno consecutivo a digiuno di trofei. Mentre l’Udinese chiude a 46 punti e una salvezza tranquilla, più un’ottima base di lavoro da cui ripartire.

    SCELTE E RECORD — Sottil recupera Udogie (dopo la squalifica) ma deve fare a meno di Zeegelaar (fermato dal giudice sportivo dopo l’espulsione rimediata contro la Salernitana). Fiducia in difesa a due classe 2004 che hanno fatto bene con la Primavera friulana: Abankwah e Guessand. Sul fronte juventino out Vlahovic e Bremer (che si aggiungono alla lista degli infortunati), Allegri sceglie di tenere fuori anche Di Maria (all’ultima in bianconero come Rabiot, Paredes e forse qualche altro) e dunque niente tridente: va Miretti in avanscoperta tra le linee a ridosso di Chiesa e Milik. Presenza numero 431 in Serie A per Bonucci, che stacca Chiellini e guadagna la quarantaduesima posizione solitaria nella speciale classifica dei calciatori più presenti nel massimo campionato italiano.

    SUPREMAZIA JUVE — Il match comincia subito con una buona occasione per Miretti, che non ottimizza un errore su rinvio di Silvestri, e un colpo di testa di Beto (poco alto sulla traversa) sul fronte opposto nell’azione successiva. La Juventus tiene palla e cerca spazi nella metà campo dell’Udinese, che difende con ordine e tenta di ripartire quando può seppur con modesta efficacia. I giocatori di Allegri si fanno vedere dalle parti di Silvestri a metà del primo tempo con una serie di palle inattive battute pericolosamente dentro l’area in favore dei colpitori di testa: il primo tentativo su punizione è di Cuadrado e viene deviato in angolo dal portiere friulano, il secondo sfruttato male da Gatti; dunque Bonucci non trova la porta su un colpo di testa da buona posizione, su calcio d’angolo.

    TRAVERSA JUVE — La partita si accende alla mezz’ora: Beto scappa in verticale verso la porta di Szczesny ma viene fermato da Danilo, Chiesa trova il varco per il tiro sull’altra porta e guadagna un calcio d’angolo. Da qui nasce la nuova occasione in area per Bonucci, che stavolta impatta bene la palla ma colpisce la traversa: è il diciottesimo legno della stagione juventina (più di tutte le altre squadre in questo campionato). Qualche problemino per Szczesny, che stringe i denti e resta in campo dopo l’intervento dei sanitari. Chiesa, prima dell’intervallo, filtra davanti alla linea di porta un pallone velenosissimo che non viene raccolto da alcun compagno. E la Juve alza ancora più il ritmo dall’inizio del secondo tempo con l’ingresso in campo di Iling Jr, più efficace di Kostic sull’uno contro uno.

    CHIESA GOL — Al 58’ arriva il momento del debutto in Serie A per Cocetta, classe 2003, quest’anno capitano dell’Udinese Primavera. All’ora di gioco Rabiot si divora il gol da due passi (destro forte ma palla sull’esterno della rete), così Allegri gioca la carta Di Maria: il Fideo prende il posto di Miretti e la Juve porta all’estremo la pressione sulla retroguardia friulana. Cuadrado va vicino alla rete (conclusione alta), Chiesa invece trova la porta e si prende la scena al 68’: l’attaccante è abile a staccarsi dalla marcatura dei difensori avversari e a insaccare, di destro, sul palo lungo. La reazione dell’Udinese arriva con un tiro dal limite di Lovric, Szczesny si distende e para. Silvestri, invece, nega il raddoppio a Locatelli. Ma la Juve che resta lì, nell’intento di chiudere definitivamente i conti.

    FINALE INCANDESCENTE — Con l’uscita di Wallace a inizio ripresa, la retroguardia dell’Udinese ha meno copertura: e per i bianconeri, specie sul finale, diventa più semplice trovare spazi liberi da aggredire. Di Maria (autore della prima rete della Juve in questo campionato) prova a chiudere con l’ultimo sigillo, ma deve fare i conti con un ottimo Silvestri. Portieri protagonisti sul finale: perché anche Szczesny deve fare gli straordinari su un tiro dalla distanza di Perez, deviato in angolo. Udogie spreca su un colpo di testa da due passi (alto), mentre - a due minuti dal termine - il finale si fa incandescente con un accenno di rissa per un brutto fallo di Paredes. Nel frattempo dall’Olimpico giunge notizia del gol di Dybala, che riporta la Roma al sesto posto: e la Juve in Conference. Finisce così.

    Fonte: Gazzetta dello Sport
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    00 05/06/2023 11:03

    Un Maradona da brividi saluta il Napoli: che festa nel 2-0 alla Samp








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    00 09/06/2023 00:05
    SERIE A 2022/2023 38ª Giornata (19ª di Ritorno)

    02/06/2023
    Sassuolo - Fiorentina 1-3
    03/06/2023
    Torino - Inter 0-1
    Cremonese - Salernitana 2-0
    Empoli - Lazio 0-2
    04/06/2023
    Napoli - Sampdoria 0-2
    Atalanta - Monza 5-2
    Lecce - Bologna 2-3
    Milan - Verona 3-1
    Roma - Spezia 2-1
    Udinese - Juventus 0-1

    Classifica
    1) Napoli punti 90;
    2) Lazio punti 74;
    3) Inter punti 72;
    4) Milan punti 70;
    5) Atalanta punti 64;
    6) Roma punti 63;
    7) Juventus(-10) punti 62;
    8) Fiorentina punti 56;
    10) Torino punti 53;
    11) Monza punti 52;
    12) Udinese punti 46;
    13) Sassuolo punti 45;
    14) Empoli punti 43;
    15) Salernitana punti 42;
    16) Lecce punti 36;
    17) Spezia e Verona punti 31;
    19) Cremonese punti 27;
    20) Sampdoria punti 19.

    (gazzetta.it)

    Napoli Campione d'Italia 2022/2023 con cinque turni di anticipo, e questo è il terzo scudetto
    nella storia del club, ben 33 anni dall'ultimo, vinto come il primo, quando in campo c'era
    Diego Armando Maradona (a cui oggi è intitolato lo stadio (con buona pace di San Paolo).
    Napoli, lazio, Inter e Milan qualificati alla prossima Uefa Champions League.
    Atalanta e Roma qualificate alla prossima Uefa Europa League.
    Juventus al momento qualificata alla prossima Uefa Conference League (in attesa del verdetto
    sportivo da parte dell'UEFA parallelo e indipendente ai procedimenti della giustizia italiana).
    Sampdoria e Cremonese matematicamente retrocessa in Serie B. Servirà lo spareggio per determinare
    chi tra Spezia e Verona dovrà essere la terza squadra retrocessa.

    (-10) Penalizzazione parzialmente ridotta della giustizia sportiva con la nuova sentenza in Corte
    federale d’Appello del 22 maggio ma divenuta definitiva e senza ulteriori penalizzazioni dopo
    l'accordo in extremis tra il club e la procura anche relativamente al filone sulla "manovra stipendi"
    del periodo covid-19 per il quale pendeva sul capo degli accusati anche un profilo penale (infatti
    il processo penale vedrà imputato solo Andrea Agnelli che questo accordo non l'ha voluto firmare): in
    cambio della rinuncia ad adire ad un nuovo giudizio sul "caso plusvalenze", la procura ha accettato di
    non infliggere altri penalità alla squadra e di multare blandamente, per poco meno di 800 mila euro, la
    società bianconera, estinguando anche i profili penali per gli altri imputati.
    Ora la Juventus, che ha chiuso le pendenze con la giustizia italiana, attende le valutazioni e le
    eventuali sanzioni dell'indagine parallela dell'UEFA e del non proprio amico presidente Aleksander Ceferin,
    e a campionato chiuso con la qualificazione alla Conference League (settimo posto) resta in bilico la
    partecipazione alla prossima competizione europea, seppure quella minore, o addirittura per più anni.
    In tale ottica, notizia recentissima, a Barcellona e a Madrid sono arrivate due lettere da Torino in cui
    la nuova dirigenza annuncia il passo indietro della Juventus dal progetto della "SuperLega": Le reazioni
    spagnole non sono tardate ad arrivare parlando di scelta sotto costrizione da parte della dirigenza
    bianconera a causa della minacciata (da parte dell'UUEFA) inibizione del club dalle competizioni europee
    per ben tre anni (infatti l'Uefa deve ancora esprimersi dopo il patteggiamento tra la Juventus e la
    giustizia sportiva italiana).
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    binariomorto
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    00 12/06/2023 13:11
    Ngonge colpisce, Montipò para tutto:
    Spezia battuto 3-1 e il Verona resta in Serie A



    L'attaccante determinante con una meravigliosa doppietta
    nel primo tempo che si aggiunge al gol di Faraoni.
    Nella ripresa il portiere è decisivo, anche sul rigore di Nzola al 70'.
    I liguri retrocedono in Serie B


    Matteo Dalla Vite

    Dopo tre anni lo Spezia deve salutare la Serie A: Faraoni e Ngonge rendono il gol di Ampadu inutile, Montipò para un rigore a Nzola (oltre a edificare altri quattro interventi prodigiosi) e insomma alla fine di una partita stremante è l’Hellas a salvarsi e i liguri a cadere in Serie B. Finisce 1-3 e il Verona salta coi suoi oltre 4000 tifosi arrivati al Mapei Stadium mentre Leo Semplici – senza sette uomini nel momento clou della stagione – deve piegarsi dentro uno spareggio in cui l’Hellas ha dato più segnali di spietatezza e reattività concreta rispetto agli spezzini, comunque arginati da uno strepitoso Montipò. E così, i veronesi riescono a dare vita vera ad un’impresa che solo a gennaio pareva impossibile: una “volatona” da 26 punti in 23 partite ha permesso agli scaligeri di arrivare fino a questa notte che per lo Spezia (una sola vittoria nelle ultime 13 partite) è stata quella degli incubi e del ritorno in Serie B.

    FARAONI, ORSATO, AMPADU — In tribuna c’è il sindaco di Verona Damiano Tommasi, con lui – qualche posto più in là - anche Davide Nicola e Giampaolo Pazzini. Presente anche il designatore della CAN A e B Gianluca Rocchi, Orsato dirige e naturalmente la cornice è rappresentata da 4000 tifosi per parte che – nel pregara – sono stati fatti affluire verso il Mapei in ordine separato e senza che accadesse nulla. Detto che lo spareggio è tornato dopo quello del 2005 in cui il Bologna retrocesse in B ad opera del Parma, va ricordato che nel 2007 Spezia e Verona si trovarono ai playout di Serie B: quella volta si salvarono i liguri dopo gara di andata e ritorno (risultato totale 2-1). In questa stagione, lo stesso Spezia aveva vinto al Bentegodi mentre al “Picco” finì 0-0; al Mapei, in questo dentro o fuori reintrodotto dalla Lega Serie A, alla fine ha prevalso l’Hellas, rispondendo al pari di Ampadu e scappando con Ngonge a quota cinque gol stagionali. Semplici ha dovuto fare a meno di Holm, Gyasi e Amian oltre a Caldara e ha piazzato Shomurodov e Nzola nel dispositivo offensivo; il duo Zaffaroni-Bocchetti non aveva Lasagna e ha deciso di attaccare col gigante Djuric supportato da Ngonge e Lazovic. Al quinto del primo tempo c’è già il… distacco: Lazovic scende a sinistra praticamente non contrastato e il suo traversone che taglia tutta l’area arriva a Faraoni che – nonostante un estremo tentativo di Ampadu – spacca il lucchetto del match e porta il Verona in vantaggio con un tiro sicuro e dall’esito deciso. Al 9’ c’è una situazione d’area che Orsato decide di derubricare ma in verità Wisniewski aggancia il piede di Lazovic in piena area, contatto che lascia dubbi. Al 15’, lo Spezia reagisce: da una punizione di Esposito la palla arriva al limite dell’area ad Ampadu, tiro secco che – toccato da Magnani e Dawidowicz, piega Montipò per l’1-1 e il delirio spezzino.

    DOPPIA BASTONATA — Finita così? Macché: perché il Verona va ancora avanti. C’è un contrasto sulla trequarti fra Zurkowski e Sulemana che Orsato (e poi il Var) considera genuino, palla a Djuric che serve Ngonge, Nikolau non copre e Reca nemmeno: 1-2 con Dragowski ancora battuto ed Hellas ancora avanti. Dopo 27’ sono già tre gli ammoniti, un record considerando che Orsato di solito non esagera nei cartellini: Dawidowicz si prende il giallo dopo quelli mostrati a Hien e Depaoli. Lo Spezia arriva dalle parti di Montipò con tre cross tagliati dalla trequarti ma poi un pallone sbagliato da Nikolau favorisce la fuga di Ngonge: il belga infila il quinto gol personale e l’1-3 con anche la deviazione di Ampadu. Una doppia bastonata che rischia di piallare la forza di uno Spezia che, nella ripresa, si mette a cercare in tutti i modi un miracoloso ribaltone: Zurkowski si vede deviare una bella conclusione al 4’ s.t. da Montipò.

    NZOLA CHE FAI? — Semplici infila Verde, Zaffaroni risponde con Cabal e Verdi. Al 18’ viene lanciato un fumogeno dalla curva occupata dagli spezzini, Orsato fa intervenire chi di dovere e non blocca il gioco. Semplici infila anche Kovalenko, mentre un lancio di Ferrer che pare innocuo porta alla spizzata involontaria di Hien che mette davanti a Montipò Shomurodov: il tocco sarebbe gol se non arrivasse Faraoni che tocca di mano provocando il rigore e l’espulsione per se stesso. Montipò, al 25’, para il rigore a Nzola (tiro lento e leggibile), il punteggio resta 1-3 e il Verona in 10 uomini. Zaffaroni infila Terracciano per Ngonge e Gaich per Djuric, lo Spezia tenta incessantemente di alzare le proprie speranze nonostante la brutta botta del rigore fallito da Nzola. Poi, Montipò neutralizza Shomurodov, Bourabia e Ampadu, salvando di fatto il risultato e la Serie A. Poco importa che il cosiddetto paracadute preveda 25 milioni di euro perché le lacrime dello Spezia di oggi valgono di più.

    Fonte: Gazzetta dello Sport
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    binariomorto
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    00 12/06/2023 14:35
    Con lo spareggio tre Verona e Spezia si è definita l'ultima retrocessa in Serie B : Verona salvo, Spezia in Serie B con Cremonese e Sampdoria.
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    binariomorto
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    00 12/06/2023 14:35
    Morto Silvio Berlusconi: ha vinto tutto



    Dagli elicotteri ai 29 trofei, da papà Luigi ad Atene:
    così uno dei più grandi innovatori d’Italia ha fatto la storia del Milan


    Alberto Cerruti

    Un vincente prima di tutto, ma anche uno spettacolare innovatore, un innamorato del calcio, del suo Milan e poi anche del Monza. Silvio Berlusconi è stato tutto questo e molto altro, perché nessun presidente ha lasciato un segno così profondo, entrando contemporaneamente nella cronaca e nella storia, a cavallo delle sue intuizioni, della sua generosità e dei suoi record.

    LE PROMESSE — Alla fine del 1985 il Milan è più vicino al fallimento che allo scudetto quando Sua Emittenza, come era soprannominato allora, decide di salvare la società rossonera. Il 20 febbraio 1986 Berlusconi diventa ufficialmente il nuovo proprietario e siccome va sempre di fretta, prima ancora di essere nominato presidente il 24 marzo, stupisce subito Baresi e compagni in ritiro a Milanello, alla vigilia di Milan-Verona. È sabato 1° marzo quando scende dall'elicottero e dice che costruirà un Milan "capace di vincere in Italia, in Europa e nel mondo, padrone del campo e padrone del gioco". Sembra uno slogan, invece è la prima di tante promesse mantenute, frutto di un'organizzazione capillare che incomincia dalla mossa più importante: la scelta di Galliani come braccio destro, che a sua volta porta Braida come d.s. Il nuovo grande Milan nasce dall'alto, ma la rivoluzione scende nei particolari, con i lavori di ristrutturazione nella sede di via Turati e nel centro sportivo di Milanello. Berlusconi cura ogni dettaglio, facendo cambiare persino il colore dei pantaloncini dei giocatori, bianchi invece che neri.


    GLI ELICOTTERI — Ma soprattutto vuole entrare nella testa di tutti e così, alla vigilia del primo ritiro, convoca tutti i suoi collaboratori nel castello di Pomerio per dettare la linea. Non una "riunione", ma una convention, perché Berlusconi modifica anche il linguaggio e così Ramaccioni, prezioso dirigente incaricato di tenere i rapporti tra squadra e società, diventerà il primo "team manager" del calcio. La svolta più spettacolare, però, è legata alla presentazione del suo primo Milan. Il 18 luglio 1986 sul prato dell'Arena di Milano, accolti dalla colonna sonora della Cavalcata delle valchirie di Wagner, scendono tre elicotteri sul primo dei quali ci sono i nuovi acquisti, Bonetti, Donadoni, Galderisi, Massaro e il portiere Galli. L'entusiasmo dei tifosi, però, viene raffreddato dalla falsa partenza della squadra, subito sconfitta a San Siro dall'Ascoli. Oltre allo scudetto si allontana la zona europea e allora Berlusconi esonera Liedholm.


    CAPOLAVORO CAPELLO — Al suo posto dalla Primavera arriva Capello e questa scelta, pensando anche a quanto succederà più avanti, è il primo capolavoro del presidente. Il Milan, con Capello, chiude al quinto posto e vincendo lo spareggio contro la Sampdoria accede alla coppa Uefa. Berlusconi, però, si è già innamorato di Sacchi, che alla guida del Parma aveva eliminato il Milan dalla coppa Italia, e gli affida la squadra, assegnando a Capello un ruolo di dirigente nella nuova polisportiva Mediolanum. E al suo secondo campionato dall'inizio, grazie ai determinanti acquisti dei due nuovi stranieri Gullit e Van Basten, il Milan vince lo scudetto. La festa è a Como, dove basta un pareggio firmato da Virdis, ma Berlusconi preferisce rimanere ad Arcore al fianco del papà Luigi, 80 anni, malato da tempo, che gli ha trasmesso l'amore per il Milan. È il 15 maggio 1988 quando abbiamo il privilegio di trascorrere uno storico pomeriggio con lui. Nel salottino vicino all'ingresso papà Luigi è seduto su un divano, con una copertina sulle ginocchia, quando Berlusconi si accorge di non avere chiesto di sintonizzare la tv sulla bassa frequenza, perché allora non è ancora possibile vedere in altro modo le partite in diretta. Così si affida alla radio, ascoltando la voce di Enrico Ameri. E al fischio finale ecco l'abbraccio commovente tra papà Luigi e Silvio, con "una lacrimuccia di soddisfazione", come la definisce Berlusconi. È il primo dei 29 titoli della sua presidenza, il seme verso nuovi e più importanti trionfi. "Perché adesso c'è la Coppa dei Campioni e poi l'Intercontinentale".


    BARCELLONA E TOKYO — La nuova avventura in Europa si conclude a Barcellona con l'indimenticabile 4-0 contro i romeni della Steaua, battuti dalle doppiette di Gullit e Van Basten. È il 24 maggio 1989, una notte magica in campo e fuori perché ci sono 90.000 tifosi rossoneri che festeggiano una coppa europea, a vent'anni esatti dal trionfo del Milan di Rocco. La mattina dopo Berlusconi ci ospita a bordo del suo aereo privato, il G3, esclusivo Gulfstream da tredici posti e volando sulla Costa Azzurra, seduto davanti all'amico di sempre Fedele Confalonieri, battezza un'altra parola: turnover. "Vogliamo rimanere sempre in alto e quindi serve il turnover con 20-21 giocatori titolari per due Milan". Intanto l'Inter sta per strappare lo scudetto ai rossoneri, ma Berlusconi si dimostra già Cavaliere. "Io sono milanese e se non può vincere il Milan farò sempre il tifo per l'Inter, anche in Europa". Poi, all'atterraggio a Linate, è il primo a scendere. "Scusatemi, ma adesso che la missione è compiuta corro al Cimitero Monumentale a salutare mio papà, perché questa coppa la dedico a lui". A lui dedicherà anche il trionfo a Tokyo, dove il suo Milan sale per la prima volta sul tetto del mondo, il 17 dicembre 1989, battendo i colombiani del Nacional Medellin con un gol di Evani.


    DOPPIO BIS — Il Milan di Berlusconi è una realtà che fa rima con continuità. E lui si diverte a parlare di calcio, regalando i suoi consigli a tutti gli allenatori, convinto che il Milan migliore sia quello con un trequartista e due punte. Un anno dopo la doppietta Coppa dei Campioni-Coppa Intercontinentale, ecco il bis nel 1990 su entrambi i fronti: prima a Vienna con l'1-0 contro il Benfica grazie al terzo olandese Rijkaard, poi di nuovo a Tokyo con il 3-0 contro i paraguaiani dell'Olympia firmato da un gol di Stroppa a cavallo della doppietta di Rijkaard. Sul più bello, però, arriva la notte buia di Marsiglia, il 20 marzo 1991, dove saltano i riflettori e Galliani ritira il Milan dal campo, anticipando l'uscita dalla coppa dei Campioni. È la conclusione del ciclo di Sacchi che Berlusconi sostituisce con Capello, avendone apprezzato le grandi qualità manageriali. E Capello, con una squadra che Sacchi riteneva finita, dà ragione a Berlusconi, perché senza il miglior Van Basten vince tre scudetti consecutivi, con la doppietta scudetto-Coppa dei Campioni, nel 1994, mai riuscita ad altri allenatori italiani. Proprio il 4-0 ad Atene contro il favoritissimo Barcellona guidato da Cruijff, con i gol di Savicevic, Desailly e la doppietta di Massaro, rimane la vittoria rossonera più esaltante delle 7 di Coppa dei Campioni/Champions.


    LA POLITICA — Questo è anche l'anno in cui Berlusconi entra in politica, l'inizio di un lento declino del Milan, malgrado l'arrivo di altri grandi stranieri come Papin, Shevchenko, Kakà, Ronaldinho e Ibrahimovic, testimoniato dai numeri perché in sei stagioni, tra il 1988 e il 1994, i rossoneri vincono 16 titoli, mentre nelle successive ventitré ne vincono "soltanto" 13. E non a caso, dopo Sacchi e Capello, incomincia una girandola di tecnici tra i quali soltanto Ancelotti rivince la Champions, nel 2003 a Manchester contro la Juventus e nel 2007 ad Atene contro il Liverpool, mentre Zaccheroni (1999), e poi Allegri (2011) con l'aggiunta della Supercoppa italiana contro l'Inter a Pechino, si fermano allo scudetto. L'ultimissima gioia è nel 2016 a Doha, dove il Milan di Montella si aggiudica la Supercoppa italiana, ai rigori contro la Juventus. Poi cala il sipario, con la cessione a uno sconosciuto cinese che farà rimpiangere per sempre gli anni del presidente del Milan più vincente della storia. L'epoca d'oro di Berlusconi, che ha chiuso rilanciando il Monza e portandolo alla prima storica promozione in Serie A. Con altri giocatori ma con la stessa passione per il calcio ereditata da papà Luigi, che adesso riabbraccerà come nel giorno cui festeggiarono insieme il primo scudetto del "loro" amatissimo Milan.

    Fonte: Gazzetta dello Sport
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