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Campionato di calcio Serie A stagione 2018/2019: cronache, classifiche e... soprattutto commenti

Ultimo Aggiornamento: 27/05/2019 00:22
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Serie A, Fiorentina-Sassuolo 0-1: gol decisivo di Berardi

Nel primo tempo rete decisiva degli ospiti e rigore sbagliato da Veretout.
La Var al 59’ annulla il raddoppio di Demiral per fuorigioco.
Viola scavalcati in classifica



La crisi viola è senza fine e se ne accorge anche il Sassuolo che vince al Franchi senza nemmeno faticare troppo. Decide Berardi con una girata a centro area e la squadra di De Zerbi con questi tre punti scavalca tre squadre in classifica, compresa la Fiorentina, portandosi al decimo posto. La Fiorentina non vince in campionato da metà febbraio ed al Franchi addirittura dal 16 dicembre 2018. Squadra senza voglia, senza idee e senza alcuna motivazione. Arrivare alla fine della stagione così, sarà davvero faticoso.

SOLO SASSUOLO — Si comincia nel silenzio del Franchi con buona parte delle curve rimaste fuori dagli spalti i primi 45 minuti per continuare a contestare la proprietà. In campo ritmi da fine stagione quando si ha poco ancora da chiedere. Il primo squillo è di Berardi al 13’, sinistro respinto dalla difesa viola. La Fiorentina prova a scuotersi con una progressione di Chiesa chiusa con un rasoterra lontano dalla porta difesa da Consigli. Clamorosa l’occasione capitata al 27’ sul piede di Rogerio: l’esterno mette fuori da un metro a porta vuota dopo un assist perfetto di Lirola. Poi è Bourabia a farsi respingere il tiro sulla linea da Laurini. Il Sassuolo domina, la Fiorentina è spettatrice e viene fischiata dai pochi presenti. Il vantaggio ospite è una logica conseguenza. Sensi appoggia a Berardi che si gira e calcia: pallone toccato da Pezzella e Sassuolo avanti. I viola riescono a reagire immediatamente con Chiesa che cade in area trattenuto da Peluso. Fourneau assegna il rigore (generoso) tra le proteste del Sassuolo, Consigli toglie ogni problema parando il tiro di Veretout.

MONTELLA CAMBIA — La ripresa inizia con due sostituzioni viola. Fuori Dabo e Mirallas, dentro Gerson e l’esordiente Beloko (’2000). Chiesa ci prova al decimo con un tiro a girare, bravissimo ancora Consigli a deviare in corner. A passare però è ancora il Sassuolo con Demiral, abile ad anticipare Milenkovic a centro area dopo l’ennesimo traversone di Lirola. Dopo diversi minuti di stop attendendo il Var però, la rete viene annullata per fuorigioco dello stesso Demiral. Anche De Zerbi cambia: fuori Babacar, dentro Boga. La Fiorentina ci prova con l’asse Chiesa-Muriel, tiro del colombiano deviato. Montella nel finale prova la carta Simeone ma di energie, fisiche e mentali, i suoi non ne hanno. Il Sassuolo sorride, la Fiorentina sprofonda. Ed il calvario calcistico di questa seconda parte di stagione prosegue.

Giovanni Sardelli

Fonte: Gazzetta dello Sport
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SERIE A 2018/2019 34ª Giornata (15ª di Ritorno)

27/04/2019
Bologna - Empoli 3-1
Roma - Cagliari 3-0
Inter - Juventus 1-1
28/04/2019
Frosinone - Napoli 0-2
Chievo - Parma 1-1
Spal - Genoa 1-1
Sampdoria - Lazio 1-2
Torino - Milan 2-0
29/04/2019
Atalanta - Udinese 2-0
Fiorentina - Sassuolo 0-1

Classifica
1) Juventus punti 88;
2) Napoli punti 70;
3) Inter punti 62;
4) Atalanta punti 59;
5) Roma punti 58;
6) Torino e Milan punti 56;
8) Lazio punti 55;
9) Sampdoria punti 48;
10) Sassuolo punti 41;
11) Cagliari e Fiorentina punti 40;
13) Spal punti 39;
14) Bologna e Parma punti 37;
16) Genoa punti 35;
17) Udinese punti 33;
18) Empoli punti 29;
19) Frosinone punti 23;
20) Chievo(-3) punti 15.

(-3) Il Chievo sconta la penalizzazione per la sentenza del Tribunale della Federcalcio.

(gazzetta.it)
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Serie A, Juventus-Torino 1-1:
gol di Lukic su errore Pjanic, pari di Ronaldo

Il derby della Mole alla vigilia del 70° anniversario di Superga è
deciso all'84' dalla rete di testa di Cristiano su cross di Spinazzola,
che pareggia il gol granata in avvio su errore del centrocampista juventino.
Per la squadra di Mazzarri prosegue il sogno Champions



Stasera Cristiano risorpassa Messi nell’eterna lotta tra giganti, domani il Toro salirà a Superga con animo combattuto: l’orgoglio di aver sfiorato la vittoria in casa degli arcirivali si mescola al rimpianto per un’occasione unica sfuggita sul più bello. Fino all’ottantaquattresimo i granata si godevano in trincea il vantaggio costruito sull’ostinato pressing di Lukic. Poi, vicino al traguardo, è arrivata la testa aliena a scuotere l’apatia bianconera. Dopo questo 1-1 nel derby il quarto posto dista due punti dal Toro (con una partita in più): se Allegri non sarà contento del disarmo generale, Mazzarri può continuare a credere all’Europa a testa alta. Attorno ai due tecnici si notano i tanti i vuoti dello Stadium, anche se in tribuna Claudia Schiffer fa il pieno di selfie. Un brivido, però, lo regala la curva Juve quando cala uno striscione che onora i caduti di Superga: il derby “più alto” d’Europa e il ricordo degli invincibili meritava questo gesto.


LA GARA — Gran parte della Juve pare comunque già in modalità vacanze e in più l’infermeria tiranna toglie un’altra pedina ad Allegri: Can è uscito dai convocati in mattinata per un lieve risentimento muscolare. Per questo Max usa subito Kean accanto a CR7, allargando Berna e Cuadrado nel 4-4-2. Mazzarri sceglie, invece, di aspettare con una mediana da battaglia: Rincon preme su Matuidi, Meité si occupa di Cuadrado e la sorpresa Lukic è perennemente nei dintorni di Pjanic. Proprio il serbo, messo nel motore al posto di Baselli con evidenti compiti difensivi, sfrutta il gentile omaggio della Signora. Sciagurata la rimessa indietro di Cancelo, troppo tenue il contrasto di Pjanic ed ecco che Lulic può capitalizzare al massimo. L’azione è la fotografia dei due diversi stati animo: la Juve fatica a sintonizzarsi per più di dieci minuti consecutivi, il Toro ha la bava alla bocca pensando alla musichetta della Champions.


JUVE INGABBIATA — In quegli attimi in cui decidono di alzare i ritmi, i bianconeri avrebbero pure la possibilità di sfondare: Kean e Ronaldo sono i più vogliosi, ma non sembrano assistiti dal resto della compagnia. L’azzurro impegna Nkoulou e sfugge spesso a Bremer: il brasiliano aveva assaggiato piccoli pezzi di A, ma ha esordito in Serie A proprio in questa notte delicata. Cristiano passa gran parte del tempo a sbracciarsi perché i compagni o non lo capiscono o non lo servono come meriterebbe: quando può fraseggiare, dimostra per la milionesima volta di essere fatto di tutt’altra materia rispetto agli altri.

CR7 IN VOLO — Anche nel secondo tempo Cristiano predica a lungo nel vuoto, mentre il Toro suda davanti a Sirigu. Le linee di centrocampo e difesa sono strettissime e di testa il trio dietro, con Izzo in serata super, le prende quasi tutte. È enorme la mole di cross che piove da sinistra con Spinazzola: anche se giù di gamba, avrebbe pure l’occasione del gol. Quando si costruisce un tiro infilandosi in diagonale, sparacchia malamente fuori. Un suo cross, però, cade alla perfezione sulla testa di Cristiano ed è una sentenza: quando la Juve è all’altezza del suo re se ne raccolgono i frutti. Ronaldo galleggia in aria, segna il gol numero 601 e poi prova a caricare per completare la rimonta. Il Toro, deluso e orgoglioso, rimane comunque in piedi: l’Europa è ancora lì, dopo questa notte sarebbe un delitto non insistere nel sogno.

Filippo Conticello

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Chievo-Spal 0-4: doppio Felipe e gol di
Floccari e Kurtic, biancazzurri salvi

La squadra di Semplici conquista la certezza di giocare in Serie A anche la prossima stagione.
Decidono una doppietta di Felipe e i gol di Floccari e Kurtic



La Spal festeggia la salvezza con tre giornate di anticipo: come aver vinto uno scudetto. Il Chievo, retrocesso da tempo, perde male, malissimo, arrendendosi senza lottare. Finisce 4-0 e il passivo poteva essere più pesante.

NON C'È STORIA— Di Carlo decide di puntare sui giovani, ma il motivo del k.o. non è solo questo: dentro l’esterno albanese Drecka, al debutto assoluto e l’attaccante montenegrino Grubac, al debutto da titolare dopo aver visto il campo per 16 minuti in casa col Napoli. La squadra di Semplici prende in mano la partita fin dall’inizio e non la molla più: va in vantaggio dopo 8 minuti con Felipe su angolo da destra di Murgia (gol numero 15 di testa, nessuna squadra ha fatto meglio) e anche alla disattenzione di Andreolli. Poi controlla il gioco senza problemi. Drecka soffre molto la velocità di Lazzari e lo stesso succede sull’altra fascia con Depaoli che non tiene Fares e poi esce per una botta alla caviglia. La Spal costruisce con calma il suo gioco fatto di accelerazione degli esterni e le imbucate di Missiroli, il controllore di Vignato, l’unico del Chievo che sembra aver voglia di proporre qualcosa di interessante. Intanto Di Carlo cambia modulo e passa al 4-3-1-2 con il frastornato Drecka che arretra a fare il terzino sinistro.

ANCORA FELIPE — Il secondo tempo è la fotocopia del primo: partita chiusa dopo due minuti, Diousse perde palla a centrocampo, Kurtic lancia Floccari che segna con un diagonale. La Spal decide di rallentare, sembra accontentarsi. Di Carlo toglie Vignato, l’unico da salvare e passa al 4-3-3 con Stepinski. Tutto inutile: arrivano anche i gol di Felipe e Kurtic. E l’arbitro, compassionevole, non dà neppure un minuto di recupero.

GUGLIELMO LONGHI

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Udinese-Inter 0-0, i nerazzurri non mettono la freccia

Termina senza reti la sfida di Udine:
gli uomini di Spalletti e Tudor non chiudono i conti per Champions e salvezza



Un passo avanti a testa, in attesa che giochino le rivali. Udinese e Inter non trovano il gol e muovono sensibilmente la loro classifica. Un punto che però potrebbe permettere alle avversarie nella lotta Champions e salvezza di avvicinare bianconeri e nerazzurri e rendere ancor più incandescente questo finale di campionato. Ai punti meriterebbe più l’Inter, che sbatte più volte su un Musso in serata paratutto. Ora la Champions per Spalletti passa soprattutto da San Siro, anche se è meglio non fare calcoli ancora: battere Chievo e Empoli (all’ultima) potrebbe anche non bastare.


NO VAR — L’Inter sembra in serata sì: il palleggio in avvio è buono, il ritmo pure, con il solo Lautaro che fatica a entrare in partita. Perisic di testa spaventa l’Udinese, poi è Nainggolan (14’) da fuori a impensierire Musso, bravo a distendersi e a non farsi sorprendere dal rimbalzo del pallone. Ma l’occasione più grossa capita al 22’ sulla testa di Lautaro, che arriva scoordinato sulla sponda di D’Ambrosio e da due passi manda clamorosamente a lato. L’Udinese piano piano mette il muso fuori dalla propria metà campo e con una ripartenza velocissima di De Paul (38’) va vicina al vantaggio, ma il sinistro di Mandragora da buona posizione è centrale. Il finale di tempo vede protagonista Brozovic, che prima si costruisce una buona conclusione da fuori potente ma imprecisa (44’) poi a pochi secondi dallo scadere dei primi 45’ spinge con due mani e in modo platea Mandragora in area. Rocchi però non fa una piega – sbagliando – e clamorosamente non cerca nemmeno l’aiuto del Var e non rivede l’episodio.

SUPER MUSSO — Nella ripresa l’Inter cerca subito di cambiare marcia ed essere più aggressiva, anche l’Udinese è più frizzante in campo aperto. Lautaro impegna Musso da fuori, mentre poi è Brozovic a salvare l’Inter fermando in scivolata Pussetto a pochi passi da Handanovic. Al 19’ Musso è miracoloso: conclusione di Nainggolan da fuori deviata da De Vrij di tacco sotto misura, il portiere bianconero già a terra trova il riflesso incredibile col piede.

ARREMBAGGIO STERILE — Pochi istanti prima Spalletti aveva inserito Icardi per Borja, abbassando Nainggolan in mediana. Con due attaccanti veri aumentano i cross, se pur rasoterra. Sul primo Icardi liscia il controllo (e poi viene toccato duro da De Maio, anche qui Rocchi decide inspiegabilmente di non consultare il Var) ma Lautaro sul secondo palo si fa anticipare da Zeegelaar; poco dopo la doppia conclusione del Toro viene murata dai difensori dell’Udinese. Perisic sembra così più nel vivo dell’azione, ma l’Inter comunque non riesce a sfondare. Spalletti inserisci Candreva e Keita per Politano e Lautaro per gli ultimi assalti. E a tre dal 90’ proprio Keita in spaccata sotto misura gira a rete ma ancora una volta sbatte su Musso, il vero eroe della serata.

Vincenzo D'Angelo

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Empoli-Fiorentina 1-0: Farias e Dragowski decisivi

Fondamentale vittoria dei padroni di casa,
che si portano a soli due punti dall’Udinese e sperano nella salvezza.
I Viola non sanno più vincere



L’Empoli non si arrende. La vittoria nel derby toscano permette alla squadra di Andreazzoli di restare in corsa per la salvezza. Anche se la posizione degli azzurri è sempre molto complicata. Il gol decisivo lo realizza il brasiliano Farias, ma il grande protagonista è il portiere Dragowski autore di almeno due interventi decisivi. Per la Fiorentina un’altra sconfitta. L’arrivo di Montella sulla panchina viola per il momento ha prodotto quattro sconfitte (tra Coppa e campionato) e solo un pareggio.

PRIMO TEMPO — Partenza sprint dell’Empoli. Lafont è bravo a respingere un destro in corsa di Caputo. La palla arriva a Traorè la cui conclusione viene corretta in angolo da Pezzella. L’arbitro Irrati vede una deviazione di braccio del capitano della Fiorentina e assegna il rigore. Decisione che viene corretta grazie all’intervento della Var. La partita torna in equilibrio e Muriel conclude due volte in maniera pericolosa. Dragowski è attento. La squadra di Montella guadagna campo. Prova a mettersi in mostra Simeone stimolato dalla presenza in tribuna di papà Cholo. Ma il Chilito arriva con un attimo di ritardo su un paio di cross interessanti.

SECONDO TEMPO — Gli azzurri di Andreazzoli tornano all’assalto in avvio di ripresa. Lafont è bravo a ribattere un destro ravvicinato di Krunic. Ma deve arrendersi al 9’ quando Farias corregge di testa in rete un cross di Di Lorenzo. Con Milenkovic in colpevole ritardo sulla marcatura dell’attaccante dell’Empoli. La reazione viola è in un colpo di testa di Simeone che pizzica la traversa. Montella inserisce Chiesa (reduce da un attacco influenzale) al posto di un anonimo Mirallas. E il gioiello viola si rende subito pericoloso con un paio di iniziative. Entra anche il giovane Vlahovic al posto di Muriel. La Fiorentina attacca ma trova sulla sua strada un fantastico Dragowski, in prestito all’Empoli ma di proprietà della società viola. Dragowski è bravo su Chiesa e fantastico su un colpo di Vlahovic. Nonostante la pioggia battente e il campo pesante la partita è piacevole. Andreazzoli invita i suoi allievi a non limitarsi alla fase difensiva. E in un’azione di rimessa è Lafont a compiere un mezzo miracolo per levare dai pali un colpo di testa di Di Lorenzo. La Fiorentina chiude all’attacco ma il derby è dell’Empoli. E Veretout al fischio finale si becca anche il cartellino rosso per proteste.

Luca Calamai

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Lazio-Atalanta 1-3, Gasperini da Champions

Segna subito Parolo, pareggia Zapata e un errore di Wallace spalanca la porta al gol decisivo di Castagne.
Poi lo stesso difensore fa autogol. Nerazzurri quarti, a -1 dall’Inter. Biancocelesti ottavi



Atalanta sempre più da Champions. La squadra di Gasperini si impone all’Olimpico contro la Lazio e consolida il quarto posto in classifica. Successo in rimonta per i nerazzurri al decimo risultato utile di fila in campionato (senza sconfitte da 12 gare, con la Coppa Italia). Sotto gli occhi del c.t. Mancini, prova di grande personalità dell’Atalanta, mentre la Lazio nonostante l’iniziale vantaggio di Parolo non riesce a reggere il passo e deve arrendersi ai gol di Zapata, Castagne e all’autorete di Wallace (infelice protagonista anche sul raddoppio nerazzurro). Lazio al capolinea dei sogni Champions, ma ora sono in pericolo pure le prospettive per l’Europa League. Anche se c’è il varco della Coppa Italia e nella finale del 15 maggio i biancocelesti ritroveranno proprio l’Atalanta.

ZAPATA RISPONDE A PAROLO — Inzaghi inserisce Marusic al posto dello squalificato Lulic. Rientra Luis Alberto dopo un turno di stop del giudice sportivo. Torna Immobile dal primo minuto: Correa parte dalla panchina. Gasperini può contare sul recupero di Ilicic e rilancia dal via Djimsiti e Castagne. La Lazio colpisce subito. Al 3’, Leiva sbuca in area dalla destra, sull’appoggio di Caicedo si inserisce Parolo che infila Gollini. Quarto gol in campionato per il centrocampista. Atalanta spiazzata ma reattiva. Gomez ci prova due volte: sopra la traversa e poi a lato. Al 12’, chance per la Lazio su una ripartenza: Luis Alberto non aggancia un pallone per andare a rete. Due minuti dopo Gollini vola su una botta di Immobile. Ghiotta occasione per l’Atalanta al 18’: calcia alto dal centro area Zapata. Che al 22’ però non sbaglia su un pallone rilanciato da Freuler e sigla il suo 22esimo gol in questa stagione di A. Nerazzurri rapidi nelle ripartenze guidate da Gomez. E al 29’ la squadra di Gasperini va vicinissima al raddoppio: diagonale di Ilicic di poco a lato da ottima posizione. Al 32’ Strakosha blocca una bordata di De Roon. Risponde la Lazio: al 37’ sfiora l’incrocio una punizione di Luis Alberto. Partita nel segno delle aspettative. Bel gioco ed elevato spessore tattico.

SORPASSO NERAZZURRO — Nella ripresa, l’Atalanta si presenta con una novità in difesa: Mancini subentra a Palomino e Djimsiti si sposta al centro. Strakosha pronto a opporsi a un destro velenoso di Ilicic. I nerazzurri insistono in attacco. La Lazio si riavvia in fase offensiva, puntando sugli inserimenti di Luis Alberto. E Inzaghi per innalzare il tasso di fantasia innesta al 9’ Correa al posto di Caicedo, che esce tra gli applausi. Al 13’ un erroraccio di Wallace fa partire Gomez che perde l’attimo ma apre al centro per la fiondata di Castagne che porta l’Atalanta in vantaggio. Il difensore laziale entra nel mirino della Curva: a ogni suo successivo intervento piovono fischi. Anche se da altri settori si levano applausi di incoraggiamento per il brasiliano. La formazione di Inzaghi fa fatica a ritrovarsi. Al 20’ Gasperini avvicenda Ilicic con Pasalic. Il terreno di gioco si appesantisce per un forte nubifragio. E al 31’ un colpo di testa di Djimsiti su corner di Gomez sorprende la difesa della Lazio e porta al terzo gol dell’Atalanta ma risulta decisiva la deviazione di Wallace ed è quindi autogol del brasiliano. Inzaghi opera una doppia soluzione: al 33’ Badelj e Neto al posto di Leiva e Bastos per dare un’impostazione più offensiva. La Lazio si affida ai guizzi estemporanei di Correa e Neto. Al 40’ Pessina dà il cambio a Freuler. La squadra di Inzaghi si rianima ma è troppo tardi per impensierire l’Atalanta. E al fischio finale i nerazzurri si godono il trionfo meritato.

Nicola Berardino

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Parma-Sampdoria 3-3: gol e spettacolo al Tardini

Quagliarella è sempre più capocannoniere, sigla una doppietta e sale a quota 25.
Grande reazione degli emiliani, che nella ripresa trovano il pareggio in quattro minuti



La partita dell’amicizia, con il Parma e la Sampdoria che giocano con le maglie a colori invertiti, non poteva che finire in parità. Ma quante emozioni e quanti sussulti, con gli emiliani che partono a razzo e la Samp che, sorniona, esce alla distanza, manda l’avversario al tappeto e poi si fa riprendere. Il Parma mette in cassaforte un altro punticino che fa sangue per la salvezza, anche se la gente del Tardini si aspettava qualcosa di più.

SOLO SAMP — Il Parma scappa con il solito Gervinho che s’inventa un’azione da funambolo: l’ivoriano dalla sinistra crossa e Gazzola è bravo ad anticipare Murru e a timbrare l’1-0. E’ il minuto 2, l’alba della partita, e ci si aspetta che, apparecchiata così la tavola, gli emiliani possano gestire e ripartire con velenosi contropiede. Invece succede che a quel punto la squadra di D’Aversa esce dal campo, se non letteralmente perlomeno in senso metaforico, e concede alla Samp di costruire, di ricamare, di confezionare assist, insomma di giocare come più le piace. Atteggiamento sbagliatissimo, quello del Parma, che infatti subisce il pareggio su rigore (sciocco fallo di mano di Dimarco), perfettamente calciato da Quagliarella (minuto 27), e la rete del sorpasso, al 38’, firmata da Defrel dopo una percussione sulla sinistra di Jankto. E, se Sepe non avesse recitato il ruolo del polipo (due grandissimi interventi su Quagliarella), probabilmente il passivo per gli emiliani alla fine del primo tempo sarebbe stato superiore. Il pubblico del Tardini non gradisce e fischia.

GRAN RECUPERO — La ripresa comincia ancora nel segno della Samp. Kucka perde malamente un pallone vicino alla propria area di rigore, Praet lo recupera e sempre Quagliarella per il quale è un gioco da ragazzi buttarlo dentro: e così il bomber arriva a quota 25 gol. Il Parma pare imbambolato, incapace di reagire. A rianimarlo ci pensa Colley: lo stopper doriano atterra in rea Siligardi e provoca il rigore che Kucka trasforma. A questo punto l’assedio degli emiliani si fa più consistente e Bastoni va a realizzare il gol del definitivo 3-3: è il suo primo centro in Serie A. Al resto, nei minuti finali, pensa Sepe che si supera su un paio di conclusioni di Caprari.

Andrea Schianchi

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Sassuolo-Frosinone 2-2.
Ferrari e Boga pareggiano in rimonta.
Ciociari in B

La squadra di Baroni va in vantaggio 2-0, poi si lascia riacciuffare dai neroverdi e retrocede aritmeticamente in Serie B



Sassuolo salvo, Frosinone retrocesso dopo 45’ di speranza. Questo il verdetto del Mapei Stadium in un pomeriggio freddissimo e piovoso: la squadra di Baroni doveva vincere per continuare a credere nella sopravvivenza, e sta avanti a lungo, ma si fa rimontare da 0-2 a 2-2 e lascia la Serie A.

IL PRIMO TEMPO — De Zerbi infila Sensi dietro le punte Berardi e Matri, Baroni sceglie un sistema ibrido, a cinque dietro quando difende (con Paganini che scala quinto a destra) e a quattro quando costruisce. Davanti ha Ciano e Pinamonti che fa la boa: benissimo subito all’8’, quando gestisce un lancio di Beghetto e assiste di sponda la corsa di Sammarco, destro di prima, bacio al palo e Frosinone in vantaggio. Il 3-4-1-2 scelto da DeZ toglie alla costruzione bassa il riferimento degli interni: quando dunque la palla sfila sull’esterno, non c’è il filtrante che taglia il campo. Spiccano allora le corse di Lirola, il più attivo nella prima parte. La manovra neroverde fatica a partire da dietro, ma è efficace nelle transizioni veloci perché prende in mezzo l’adattamento del sistema ibrido del Frosinone. Già al 7’ Berardi aveva fatto viaggiare Sensi – destro stoppato da Ariaudo -, al 26’ parti invertite e Sensi che scippa Sammarco e fa andare Berardi solo davanti a Sportiello: mirino all’angolo lontano, piatto aperto ma palo interno. Il Frosinone si chiude e si riapre armonicamente e trova il raddoppio. Tutto nasce da un gran filtrante in diagonale di Valzania per Pinamonti, da sinistra a destra. Consigli ferma l’attaccante in giallo nel “mano a mano”, ma sull’angolo successivo Ciano – piedi freddi fino al 27’ quando si fa consegnare i guanti per le mani – disegna dalla bandierina e in mischia spunta la testina di Paganini: 0-2.

IL SECONDO TEMPO — Negli spogliatoi, De Zerbi si cambia vestiti e scarpe fradici di pioggia e cambia anche il Sassuolo: fuori Matri e Lemos, dentro Babacar e Boga, e con loro tutte le certezze del 4-3-3. In campo rientra una squadra sola, quella con la maglia neroverde, finalmente ritrovata. La partita diventa un monologo: Boga dà la scossa con un destro a giro che sfiora il palo. Poi cinque angoli nei primi venti minuti: al quarto il gol viene negato da Sportiello su testata di Babacar, al quinto arriva l’1-2, con Ferrari che intercetta un tiraccio di Rogerio e supera Sportiello. Baroni prova a rianimare il Frosinone appiattito con Ciofani e Chibsah per Cassata e Ciano, ma niente da fare. Anzi, incassa quasi subito il 2-2 della condanna al 28’. Lirola sovrappone a destra, riceve e crossa basso verso il secondo palo dove arriva a chiudere Boga. Dionisi per Pinamonti è l’ultima disperata carta di Baroni. E proprio a Dionisi tocca l’ultima illusione: al 44’ lo trova un lungo rinvio di Sportiello, lui vola verso la porta e scavalca Consigli. Ma a pallone in rete il guardalinee alza la bandierina. Fuorigioco, gol-speranza annullato, la Var conferma. Addio Frosinone.

Alex Frosio

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Genoa-Roma 1-1, El Shaarawy ripreso all'ultimo da Romero.
Mirante para un rigore al 95'

Il Faraone sblocca all'81 un match con tante palle gol, ma in pieno recupero torna la parità.
Per Prandelli risultato cruciale in chiave salvezza. Sul finale rigore rossoblù sprecato



Partita vietata ai deboli di cuore, che si decide sui titoli di coda. Tra Genoa e Roma finisce in un 1-1 santificato dalle reti di El Shaarawy e Romero, pieno di rimpianti per entrambe le squadre, visto che i giallorossi – in vantaggio col Faraone (tra l’altro un ex) – si fa raggiungere in pieno recupero dal difensore rossoblù, compromettendo parzialmente la rimonta Champions, ma al 50’ sono i padroni di casa a masticare amaro, perché Sanabria sbaglia il rigore della vittoria e della virtuale salvezza. A nostro parere, il pareggio finale è giusto, ma la partita è decisa da due storie parallele. Eccole. Prima del gol del vantaggio, infatti, Claudio Ranieri stava facendo uscire El Shaarawy per inserire Pastore e invece è arrivata la rete. La seconda: Sanabria, che poteva far esultare Marassi, è stato portato in Italia proprio dalla Roma, che ancora avrebbe il diritto di riacquisto fino a giugno e il 50% sulla vendita. Insomma, un intreccio che non avrà condizionato il paraguaiano, ma che racconta una curiosità, anche perché Prandelli voleva che il rigore lo tirasse Criscito.

RADU VOLA — Il primo tempo – così come tutto il match - è davvero a due facce, col Genoa che lo inizia e lo finisce meglio della Roma. La idea di base è chiara: la squadra di Prandelli prova a stare bassa, lascia alla dorsale slava Zukanovic e Radovanovic il compito di organizzare le ripartenze, mentre Veloso e Bessa tentano di dare un tocco di fantasia ad una manovra che cerca la profondità con Kouamé e Lapadula. Gli uomini di Ranieri stringono i denti in avvio e poi si riorganizzano, con Fazio che gestisce la palla dal basso e Dzeko bravo ad accorciare per provare a fare gioco davanti, mentre Florenzi col passare dei minuti aumenta la spinta sulla fascia destra, lasciando a Nzonzi e Cristante il compito di andare sulle seconde palle create dai lanci lunghi dei rossoblù. Tutto questo fa sì che la partita sia vivace, con al 4’ Veloso a creare il primo pericolo, visto che una sua posizione da posizione defilata a destra colpisce il palo esterno sinistro di Mirante. Al 15’, invece, un cambio gioco sbagliato da Nzonzi innesca il Genoa, con Veloso che va ancora alla conclusione e sfiora il palo sinistro. Un minuto più tardi è Radovanovic a servire Kouamé, che da buona posizione tira al lato. La Roma però si scuote, comincia a prendere campo e da un angolo battuto di Pellegrini è Fazio a volare di testa, trovando Radu a dire di no con una grande parata. I rossoblù serrano le linee e mirano a scavalcare la mediana con lanci lunghi. In un cambio di gioco di questo tipo Florenzi sbaglia l’anticipo e Kouamé, solo, lascia partire un tiro cross su cui Lapadula arriva in ritardo di un soffio. Un minuto più tardi è sempre lo stesso Lapadula, dal limite, a sfiorare il palo alla destra di Mirante, così come al 22’ Radovanovic, da posizione analoga, conclude alto di poco.

TESTA A TESTA — Al 24’ la Roma prova a servire meglio Dzeko, che su palla di El Shaarawy, si libera di Radu ma si allarga, così serve Kolarov, il cui tiro viene murato. Un paio di conclusioni di Radovanovic e Kolarov vengono subito dopo bloccate con facilità dai portieri, mentre al 31’, su angolo di Kolarov, è Dzeko a concludete di testa alto di poco. Al 33’, invece, su cross di Birgahi è Manolas a sbagliare l’intervento, ma il colpo do testa di Lapadula finisce sopra la traversa. Quattro minuti, però, e arriva la risposta giallorossa, con un cross di Florenzi che Pellegrini impatta mandandola sopra la traversa. Al 38’, poi, un assist di Dzeko di testa sempre per Pellegrini consente all’azzurro di calciare a lato da buona posizione. Il finale, poi, è di marca rossoblù, che guadagnano tre angoli di fila, nell’ultimo dei quali Romero non riesce a deviare in porta un colpo di testa di Kouamé che lo aveva liberato in posizione moto defilata.


FINALE THRILLING — La ripresa si apre con la Roma che spinge in modo più convinto. Al 12’ è Zaniolo a impegnare da fuori Radu, mentre un minuto più tardi Florenzi conclude largo. Il Genoa prova ad alleggerire con Lapadula, che prima impegna Mirante di testa (18’) e poi conclude alto (21’). L’ingresso di Schick per Pellegrini aumenta il peso offensivo dei giallorossi, così come l’ingresso di Kluivert per Zaniolo. Al 24’ El Shaarawy lancia Dzeko che di testa impegna Radu, mentre al 28, su angolo di Kolarov, di faccia Veloso rischia l’autogol ma il portiere blocca. Poi la girandola di emozioni finale, innescata al 37’ dal cross di Kluivert, la deviazione di testa di Dzeko e il tiro al volo vincente del Faraone. Il Genoa, che ha inserito Pandev e Sanabria, tenta il tutto per tutto e su angolo Romero di testa al 46’ anticipa Schick e segna il pari.


IL RIGORE — Poi la pirotecnia sui titoli di coda, nata al 49’ da un cross di Pandev per Kouamé che di testa lancia Sanabria, abbattuto da Mirante. È rigore, anche se inutile per il risultato. Un modo, forse, per sancire un risultato giusto e far crescere l’amarezza di entrambe.

Massimo Cecchini

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Napoli-Cagliari 2-1:
Mertens e Insigne su rigore ribaltano il gol di Pavoletti

Gli azzurri conquistano aritmeticamente il secondo posto,
mandando l'Inter a 10 punti di distanza con tre giornate ancora da giocare.
Espulso Ionita, Maran allontanato



Il veleno nella coda di una partita molto brutta e noiosa. Insigne segna un rigore contestassimo che manda il Cagliari su tutte le furie e permette al Napoli di vincere una gara senza particolare valore per gli azzurri. Chiffi dopo un lungo consulto con il Var opta per mandare sul dischetto il capitano del Napoli che al 98' realizza e mette così a tacere i fischi che gli erano stati riservati di recente dal suo pubblico. Fino al recupero l'avevano "griffata" il gigante Pavoletti di piede e il "nano" Mertens di testa. Il pari ovviamente sarebbe stato bene ai sardi, che per questo hanno continuato a protestare anche dopo il triplice fischio.

ZERO TIRI — Triste e freddo, come e più della serata invernale, il San Paolo: striscioni per la piccola Noemi, che lotta tra la vita e la morte, e atmosfera da fine stagione in tutti i sensi con tanto di contestazione a De Laurentiis. Il ritmo della partita si è adeguato al contesto nonostante qualche spunto, nelle fila del Napoli, di Verdi e Younes (quest'ultimo pericoloso al quarto d'ora) sulle corsie esterne e la voglia, nel Cagliari, di Pavoletti di far valere la legge dell'ex. Gli ospiti ci hanno messo la loro fisicità, gli azzurri invece hanno provato a sfondare con i loro piccoletti. Risultato? Un primo tempo senza emozioni e con tanta pioggia.


GIALLO FINALE — Nella ripresa qualcosa di diverso si è visto, non fosse altro perché le squadre si sono un po' allungate e gli attaccanti, vedi Mertens, hanno avuto più spazio per cercare la porta. Per una parata di Cragno si è dovuto aspettare il 55', ma quello di Verdi (poco prima di lasciare spazio a Callejon) è stato solo un appoggio. Al primo tiro, invece, il Cagliari è passato: Deiola ha intercettato un passaggio morbido di Zielinski, ha servito Barella nello spazio, illuminante il colpo di tacco per Pavoletti che ha colpito di destro in diagonale. La reazione del Napoli è stata più di nervi che di qualità grazie anche all'innesto di Milik che ha dato nerbo all'attacco di Ancelotti. Il polacco però è stato impreciso in un paio di circostanze permettendo così al Cagliari di mettersi in trincea nel finale per proteggere il risultato. Cragno si è eretto a baluardo su un colpo di testa di Mertens che sembrava diretto in porta e invece il portiere sardo ha deviato sulla traversa in modo miracoloso. Poi si è dovuto inchinare a un altro stacco imperioso del piccolo Dries su cross di Ghoulam. Uno a uno e giallo finale: sospetto mani di Cacciatore su cross di Ghoulam, forse in area e forse no, Chiffi lascia correre ma poi viene richiamato dal Var e dopo una lunga consultazione opta per il rigore. Proteste furiose dei sardi, Ionita viene espulso, Maran allontanato dalla panchina. Insigne trasforma al 97', scacciando anche l'incubo del penalty fallito con la Juve.

Gianluca Monti

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Il Napoli è in Champions! [SM=x1583472]






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Milan-Bologna 2-1: gol di Suso, Borini e Destro.
Paquetà, Sansone e Dijks espulsi

I rossoneri restano in scia dell'Atalanta per la corsa Champions: -3 e scontri diretti favorevoli.
Gattuso litiga con Bakayoko in panchina


Il Milan resta agganciato al treno Champions, nonostante abbia rischiato di deragliare. Ma ha proseguito la sua corsa, raggiunge la Roma e vede da vicino l'Atalanta. Il Bologna ha fatto la sua partita in serenità, consapevole di essere vicino alla salvezza aritmetica. Il Milan passa in vantaggio nel suo momento peggiore, poco dopo un'altra scena da saloon. Non c'è pace in squadra e dopo lo scontro Kessie-Biglia del derby, la panchina rossonera si riprende la scena per un clamoroso diverbio tra Gattuso e Bakayoko. Biglia si infortuna, Baka chiede più tempo per scaldarsi a Gattuso che invece perde la pazienza (non c'era oggettivamente il tempo per aspettare che il francese si sentisse pronto) manda in campo Mauri. È il 26', un periodo in cui il Bologna stava imponendo il proprio gioco. Il cambio crea tensione in campo ma alla fine è fortunato: è il nuovo entrato a offrire il pallone che Suso, liberandosi degli avversari, calcia di sinistro in porta per l'1 a 0 Milan. Prima ancora c'erano state la conclusione dalla distanza di Calhangolu (parato bene da Skorupski) e il colpo di testa di Musacchio fuori misura. Il Bologna va più vicino al gol: con Orsolini che si libera di Rodriguez (poi è super Donnarumma) e con Palacio che segna davvero, ma in fuorigioco.


ROSSI — Anche la ripresa è particolarmente accesa ed è subito Gigio protagonista: devia il tiro di Pulgar. Come successo nel primo tempo, il Bologna attacca e il Milan segna: Paquetà dalla distanza, Skorupski non trattiene e Borini (entrato per Calhanoglu, anche lui k.o.) raddoppia. Anche i cambi di Sinisa però funzionano: Destro su azione d'angolo, servito da Sansone, accorcia. Il Milan trema anche perché resta in dieci: Paquetà espulso per proteste. Dopo l'uscita di scena di Biglia e Calhanoglu la squadra perde un altro dei suoi riferimenti. E Gattuso è bravissimo a tenere in ordine gli altri pezzi. Un tiro centrale di Poli non è abbastanza per completare la rimonta. Nemmeno la conclusione di Edera che impegna Donnarumma molto di più. Il Bologna perde la partita e nel finale anche Sansone, espulso. Come Dijks, rosso per proteste dopo il fischio finale. Vince il Milan ed esulta, ma non completamente.

Alessandra Gozzini

Fonte: Gazzetta dello Sport
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SERIE A 2018/2019 35ª Giornata (16ª di Ritorno)

03/05/2019
Juventus - Torino 1-1
04/05/2019
Chievo - Spal 0-4
Udinese - Inter 0-0
05/05/2019
Empoli - Fiorentina 1-0
Lazio - Atalanta 1-3
Parma - Sampdoria 3-3
Sassuolo - Frosinone 2-2
Genoa - Roma 1-1
Napoli - Cagliari 2-1
06/05/2019
Milan - Bologna 2-1

Classifica
1) Juventus punti 89;
2) Napoli punti 73;
3) Inter punti 63;
4) Atalanta punti 62;
5) Milan e Roma punti 59;
7) Torino punti 57;
8) Lazio punti 55;
9) Sampdoria punti 49;
10) Sassuolo e Spal punti 42;
12) Cagliari e Fiorentina punti 40;
14) Parma punti 38;
15) Bologna punti 37;
16) Genoa punti 36;
17) Udinese punti 34;
18) Empoli punti 32;
19) Frosinone punti 24;
20) Chievo(-3) punti 15.

(-3) Il Chievo sconta la penalizzazione per la sentenza del Tribunale della Federcalcio.

(gazzetta.it)
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12/05/2019 00:04
 
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Atalanta, 2-1 al Genoa e terzo posto! Sorpassata l'Inter, Milan a -3



La squadra di Gasperini continua la corsa verso la Champions League.
I liguri di Prandelli sono a +4 sul terzultimo posto.
Inutile il gol di Pandev


GB Olivero

Due gol a inizio ripresa per battere il Genoa e avvicinare ancora di più la Champions League: l'Atalanta non si ferma più e adesso mette nel mirino la Coppa Italia e la finale che disputerà mercoledì contro la Lazio. La partita di Reggio Emilia è stata complicata, i nerazzurri hanno creato meno del solito, ma sono stati bravi a colpire al momento giusto. Il Genoa, attento nel primo tempo, ha reagito troppo tardi e deve sperare che la Sampdoria domani fermi l'Empoli, altrimenti la corsa di Prandelli verso la salvezza si complicherebbe ancora di più.

PRIMO TEMPO — Privo di Toloi, Mancini, Masiello e Gomez, Gasperini arretra Hateboer e chiede fantasia a Pasalic che già all'8' premia il suo allenatore con una perfetta imbucata per Castagne: dribbling, tiro respinto da Radu e tap-in vincente di Gosens. Sul tiro di Castagne, però, Zapata è in fuorigioco attivo davanti a Radu e il gol viene annullato. Ci si aspetta un'Atalanta ancor più arrembante e invece il Genoa è bravo a contenere anche perché i nerazzurri solo raramente alzano il ritmo. Così la squadra di Prandelli prende coraggio e si fa viva in avanti prima con Lapadula (colpo di testa alto) e poi con Veloso, che calcia fuori da lontano. Al 18' l'Atalanta segna, ma anche questo gol viene annullato per fuorigioco di Zapata pescato oltre la linea dal lancio di De Roon: pregevoli ma inutili lo stop e il diagonale nell'angolo del colombiano. Il primo tiro valido dell'Atalanta arriva quindi al 33' ma la conclusione di Ilicic è fuori dallo specchio. E verso la fine del tempo è il Genoa a creare due pericoli: al 43' Lapadula incorsa sul fondo un bel cross di Kouame, al 45' Gollini devia in angolo un tiro pericoloso di Veloso.

SECONDO TEMPO — Gasperini cerca di dare la scossa inserendo a inizio ripresa un'altra punta: Barrow sostituisce Pasalic e Ilicic arretra sulla trequarti. La mossa porta risultati in quarantuno secondi: perfetto lancio di De Roon, Barrow prende il tempo a Zukanovic e batte Radu. La partita cambia e i nerazzurri la chiudono all'8' riversandosi quasi in massa nell'area avversaria. Zapata trova Gosens, che scarica a Djimsiti il cui cross trova Castagne libero nell'area piccola. Il Genoa non reagisce nonostante gli innesti di Pandev, Pereira e Sanabria. Solo nel finale l'Atalanta si rilassa cominciando forse a pensare alla Coppa Italia. Così Romero al 38' impegna Radu di testa e poi, di tacco, smarca Pandev per la rete che cambia il punteggio ma non la storia. L'Atalanta è sempre più vicina alla Champions, il Genoa è costretto a soffrire ancora.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Luis Alberto e Correa stendono il Cagliari: Lazio a -1 dall’Europa



In attesa della finale di Coppa Italia gli uomini di Inzaghi riducono le distanze
con la Roma adesso ad una sola lunghezza (ma i giallorossi giocano domani) .
Ai rossoblù non basta Pavoletti, salvezza rimandata


Stefano Cieri

La Lazio torna a vincere e torna pure ad offrire una discreta prestazione dopo il k.o. con l’Atalanta che aveva spezzato i sogni Champions e gettato nello sconforto l’intero ambiente biancoceleste. Tre punti molto importanti, non tanto per la classifica (ma anche per quella perché tengono aperto il discorso settimo posto) quanto proprio per la finale di Coppa di mercoledì. Alla quale la squadra di Inzaghi arriva con il morale e le gambe giusti. Il Cagliari, invece, perde ancora dopo la sconfitta con code polemiche di Napoli (e prima della partita il pubblico della Sardegna Arena inscena una panolada di protesta contro gli arbitri). Una sconfitta che, se si fosse a metà campionato e con la situazione ancora in bilico, sarebbe molto grave , in sé e per il modo in cui è maturata. Ma i sardi, ormai, il traguardo salvezza l’hanno virtualmente raggiunto, anche se per la matematica manca ancora un punto. E certe prestazioni (buona la reazione dei padroni di casa solo nei minuti finali) vanno anche comprese.

SBLOCCA LUIS ALBERTO — Lazio padrona del campo nella prima frazione di gioco. La regia di Badelj, il movimento dei due interni Parolo e Luis Alberto, la corsa degli esterni Lulic e Marusic consente alla formazione di Inzaghi di fare il bello e il cattivo tempo in mezzo al campo. Il Cagliari prova a interrompere le trame biancocelesti, ci riesce di tanto in tanto e impensierisce pure il debuttante Proto in un paio di occasioni (tiri da fuori di Barella e Cigarini che escono di poco), ma è comunque la formazione ospite a menare le danze. Che poi la Lazio vada al riposo con un solo gol all’attivo è decisamente poco per quello che crea. Prima del gol di Luis Alberto alla mezzora (giunto al culmine di una sontuosa azione corale, rifinita da Marusic per il piattone vincente dello spagnolo), c’erano state altre cinque palle-gol. Due sciupate dallo stesso Luis Alberto, un altro paio da Caicedo e una da Lulic. E poi, dopo il gol dell’1-0 e prima dell’intervallo, è arrivata anche la traversa colpita da Badelj con un tiro da fuori.

TROPPO TARDI — Nella ripresala la Lazio cala un po’ il ritmo, ma prima di farlo riesce comunque a raddoppiare. A differenza del primo tempo, passa alla prima occasione che crea. Luis Alberto confeziona un cioccolatino per Correa che non può sbagliare. La squadra di Inzaghi a quel punto si dedica esclusivamente ad amministrare, anche pensando alla finale di Coppa Italia che l’attende tra quattro giorni. Inzaghi toglie, uno dopo l’altro, Badelj, Radu e Luis Alberto per inserire Cataldi, Bastos e Immobile, mentre la risposta di Maraner (che sostituisce lo squalificato Maran) è il doppio cambio Bradaric-Cerri per Cigarini-Padoin. L’inerzia della gara, però, non cambia. Sia pure arretrando di una quindicina di metri il baricentro, la Lazio continua a controllare le operazioni. Il Cagliari in una sola occasione riesce a rendersi pericoloso, con Deiola, su cui però riesce a smanacciare Proto. Tutto questo fino al 90’. Perché poi durante i cinque minuti di recupero il Cagliari si sveglia e sfiora la rimonta clamorosa. Pavoletti accorcia con un colpo di testa su assist del rientrante Castro, poi è arrembaggio con la Lazio che in qualche modo si salva.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Calhanoglu gol, Fiorentina al tappeto.
E il Milan crede ancora nella Champions



Una rete del turco nel primo tempo regala tre punti fondamentali
ai rossoneri per restare nella scia dell'Atalanta e credere al quarto posto.
Viola contestati e vivi solo nella ripresa


Alessandra Gozzini

Per il Milan era il vero snodo Champions: avrebbe continuato la corsa solo con i tre punti. Altrimenti si sarebbe fermato qui. Gattuso si è imposto ed è un successo fondamentale. La Fiorentina non aveva obblighi di classifica ma, come aveva spiegato Montella, giocava per l'onore. Non è bastato.

SUBITO CALHA — Nel primo tempo prevale nettamente la linea rossonera. È il Milan a fare la partita, a tenere la palla e a creare occasioni. La voglia di riagganciare il quarto posto vince su quella viola di ben figurare nel proprio stadio, dove la curva resta vuota nel primo tempo e dagli altri settori sottolineano l'insoddisfazione. Il primo pericolo è di Suso, che nonostante la posizione favorevole e il pallone sul mancino spara centrale su Lafont. Suso si rifà poco dopo, riuscendo in qualcosa di più difficile: un traversone tagliato che trova la testa di Calhanoglu. Anche il colpo di testa del dieci rossonero è un ottimo numero, ed è quello che porta il Milan in vantaggio. Rino sembra aver ritrovato i suoi due esterni d’attacco, anonimi per settimane. Calha era stato pericoloso anche con un tiro dalla distanza, mentre Kessie aveva sprecato da posizione decentrata. Tracce di Fiorentina zero.

BASTA UN GOL — Nel secondo tempo il Milan ricade in un peccato frequente: arretra e si ritrova impaurito. Un tiro a giro di Chiesa è alto poi però Donnarumma è impegnato due volte. La prima è bravo su Mirallas, altrettanto bravo a costruirsi l'azione e molto meno nella conclusione finale. La miglior parata di Gigio è però su Kessie, in un improbabile disimpegno difensivo. La mossa di Rino per ravvivare la squadra è Cutrone dentro per Piatek, senza gol da più di un mese. Il nuovo entrato non si presenta meglio: partecipa al contropiede ma spreca a lato. È l'unica vera occasione in un secondo tempo molto più modesto. Stavolta però l'errore di indietreggiare e calare di ritmo non è punito. E il gol di Calhangolu è più che sufficiente per la vittoria. Il massimo con il minimo: il Milan può continuare la sua lotta Champions. La Fiorentina è alla quinta sconfitta consecutiva.

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Toro, che cuore! Due magie del Gallo ribaltano il Sassuolo



Belotti sbaglia un rigore nel primo tempo, ma si fa perdonare con due gol (uno su rovesciata).
In rete anche Zaza. Il sogno Europa per la squadra di Mazzarri continua


Marco Fallisi

A volte, per continuare a sognare di tagliare il traguardo, correre dritto e a testa bassa non basta. A volte serve fermarsi un attimo, prendere il tempo a chi ti sta addosso, saltare e rovesciare l’inerzia delle cose: se sei il Torino e in squadra hai Andrea Belotti, anche l’impensabile diventa possibile. E passare due volte in svantaggio dopo aver fallito un rigore sullo 0-0, non riuscire a far girare il match dalla parte giusta nonostante un’ora di superiorità numerica e vivere 82 minuti di incubo, tutto questo all’improvviso diventa un sogno che continua perché il Gallo la ribalta per davvero. Nella sostanza e nella forma. Rovesciata letale: 3-2 al Sassuolo (con doppietta del capitano) ed Europa lì, dove si sono accomodati i ragazzi di Mazzarri. Il Toro, 8 gare di fila senza perdere, sale a quota 60 – record granata nell’era dei 3 punti −, si piazza al sesto posto e si gode un pomeriggio in Europa League. Stasera a Roma si vedrà: se la Juve non è ancora in vacanza…

l'INIZIO CHE NON T'ASPETTI — Con il Toro affamato di punti per l’Europa e il Sassuolo già tranquillo, il copione della gara dovrebbe seguire le trame attese alla vigilia, invece il primo tempo è un susseguirsi di colpi di scena. Perché i granata spingono e si rendono pericolosi come devono, sfruttando i movimenti di Berenguer che si allarga spesso a sinistra e toglie punti di riferimento alla difesa emiliana, ma anziché colpire inciampano. Belotti sciupa la chance d’oro per mettere subito il match in discesa calciando alle stelle un rigore concesso al 17’ dopo review alla Var (mani di Magnanelli in area). E dieci minuti dopo la banda Mazzarri si ritrova addirittura sotto: rasoiata da fuori di Bourabia che sorprende Sirigu. Finita? Macché: il centrocampista marocchino – ammonito in precedenza per un fallo su Izzo − esulta “incappucciandosi” con la maglia, alla Ravanelli per intenderci, Giacomelli estrae il secondo giallo e lo espelle. In 11 contro 10 il Toro si accende e cerca il pari, ma Consigli sbarra ogni varco: il portiere neroverde salva i suoi sul colpo di testa di Izzo (e su quello di De Silvestri quando la gara era ancora sullo 0-0), e ancora sui tentativi di Iago Falque (entrato al 22’ per Ansaldi k.o., l’argentino ha lasciato lo stadio in stampelle) e Belotti. Riassunto: Toro in svantaggio, Gallo al primo rigore sbagliato in questa A dopo averne trasformati 5 su 5 e Sassuolo in vantaggio senza Berardi in campo (out per febbre, come Aina tra i granata).


IL FINALE CHE NON T'ASPETTI — La ripresa si apre con una spettacolare rovesciata di Belotti: cross di De Silvestri e acrobazia del Gallo, sembra la fotocopia di quel gol segnato dal capitano sotto la stessa curva nell’agosto del 2017. Allora Consigli rimase di sasso, stavolta vola a toccarla sopra la traversa. Non bastano nemmeno le magie, sussurra qualcuno sugli spalti, e così la coppia granata il pari lo confeziona all’11’ con una azione meno cinematografica ma finalmente efficace: il terzino affonda sulla destra e mette in mezzo un pallone basso su cui Belotti si fionda con forza e precisione, Consigli si arrende. Il Toro, che nel frattempo ha aumentato il peso lì davanti con l’ex neroverde Zaza, accerchia la banda De Zerbi cercando ampiezza sulle fasce e precisione con le imbucate centrali. Le occasioni si ammucchiano nell’area del Sassuolo, con Zaza vicino al gol almeno tre volte e il solito Consigli a dire di no, ma agli ospiti basta affacciarsi una volta dalle parti di Sirigu per confezionare il secondo clamoroso vantaggio: al 26’ Boga salta secco Moretti e impegna il portiere granata, respinta corta che Lirola corregge in gol di tacco. Il Toro vede le streghe ma trova la forza di cambiare panorama: al 36’ Zaza raccoglie l’invito di Meité e fa 2-2, un minuto e va in scena il capolavoro di Belotti (assistito sempre da De Silvestri). Sì, adesso lì davanti ci sono le stelle.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Sprint Udinese: tris al Frosinone e sorpasso sul Genoa



La squadra di Tudor conquista tre punti vitali in chiave
salvezza grazie alla doppietta di Okaka e al gol di Samir.
Inutile la rete di Dionisi nel finale


Nicola Berardino

L’Udinese torna a vincere in trasferta dopo otto mesi (23 settembre, 2-0 col Chievo) e incassa a Frosinone tre punti d’oro verso la salvezza, mantenendo due lunghezze di vantaggio sul terz’ultimo posto dell’Empoli, vittorioso contro la Sampdoria. Sul campo del già retrocesso Frosinone, una doppietta di Okaka intervallata dal gol di Samir, blinda la vittoria già nel primo tempo. La rete dei ciociari arriva sui titoli di coda con Dionisi ed è il giusto riconoscimento per una prova che non ha lesinato orgoglio.

TRIS D'ASSALTO — Squalificato Sportiello, tra i pali del Frosinone c’è Bardi, al debutto stagionale. Baroni si affida al 3-4-1-2. In difesa torna titolare Capuano. In avanti, si rivede Ciofani. Nell’Udinese Tudor ricompatta la retroguardia con i rientri di Ekong e Samir. A centrocampo D’Alessandro si sposta sulla fascia sinistra e sulla destra avanza Larsen. De Paul arretrato nel 3-5-2 di base che però si trasforma con i suoi guizzi nel 3-4-1-2. Okaka affianca Lasagna in prima linea ed è proprio lui a sbloccare il risultato dando subito la svolta alla gara. All’11’ l’attaccante ex Watford porta via la palla sulla trequarti, punta l’area superando Sammarco e infila Bardi con un tiro angolato che subisce una deviazione di Ariaudo. Il vantaggio fa rifiatare i friulani, che avevano impostato l’avvio di gara in fase offensiva. Il Frosinone non avverte il colpo e avanza subito il proprio baricentro. La squadra di Baroni si impossessa della manovra e al 24’ si rende pericolosa con un doppio tentativo di Ciano sventato da Musso. L’Udinese arretra ma fino ai limiti dell’area. De Paul cerca sempre lo spunto nelle ripartenze e al 36’ impegna Bardi. Al 41’ una punizione pennellata dell’argentino spinge Samir al raddoppio con un colpo di testa. E tre minuti ancora De Paul si infila su un pallone di Sammarco, lancia in area Lasagna che smista su Okaka lesto a firmare la sua prima doppietta in A. Il 3-0 all’intervallo è ormai più di un’ipoteca sui tre punti per l’Udinese.

A SEGNO DIONISI — Nella ripresa il ritmo si abbassa complice anche un terreno via vai più pesante per la pioggia che si abbatte sullo Stirpe. Il Frosinone carica la propria generosità a caccia di varchi. L’Udinese controlla con sicurezza una gara decisamente in pugno. Al 17’ prima sostituzione tra i friulani. Al posto di Sandro entra Hallfredsson, che ha vissuto una fugace esperienza in giallazzurro sino a gennaio e viene accolto dai fischi del suo ex pubblico. Al 20’ cambio nel Frosinone. Dionisi rileva Ciofani. Pinamonti non approfitta di una disattenzione di Musso su un rinvio. Sull’altro fronte Bardi sventa su una botta dalla distanza di De Paul. E poi si oppone a Larsen in uscita: Lasagna calcia alto. Al 27’, a Ciano subentra Zampano. E al 31’ Nuytinck sostituisce Ekong. Musso devia un botta ravvicinata di Paganini. Al 35’, Maiello avvicenda Valzania. Al 40’ il gol del Frosinone: colpo di testa di Dionisi su corner di Beghetto. A 41’ Pussetto dà il cambio a Okaka. Ciociari all’attacco sino alla fine dei quattro minuti di recupero. Al fischio finale i giocatori di Tudor festeggiano una vittoria quanto mai importante sulla strada della salvezza.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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L’Empoli batte la Samp e riapre la lotta salvezza



Farias e Di Lorenzo, sull’errore dal dischetto di Caputo,
tengono viva la speranza e inguaiano il Genoa.
Quagliarella sempre più re dei bomber


Filippo Grimaldi

Sorpresona: l’Empoli (con merito) fa il colpaccio (1-2) in casa di una Sampdoria che non s’è scansata, ma con pochi stimoli rispetto ai toscani e piomba così a meno uno dal Genoa (sconfitto ieri a Reggio Emilia dall’Atalanta) in classifica. La lotta per la salvezza, dopo il colpaccio dell’Udinese a Frosinone, rimane così ormai un duello a due fra la squadra di Andreazzoli e il Grifone. La Samp non s’è scansata, ma la fame dell’Empoli era ben altra cosa. Anche se, soprattutto nel primo tempo, i padroni di casa sono stati i padroni quasi assoluti del gioco. E dire che Giampaolo, in una squadra già priva dei due centrali difensivi titolari, ha dovuto rinunciare durante il riscaldamento a Defrel - il quale già in settimana aveva lamentato un fastidio muscolare - sostituito da Gabbiadini in attacco al fianco di Quagliarella, con Caprari arretrato come trequartista. La squadra di Andreazzoli ha provato a spingere forte in avvio, ed è stata pure sfortunata quando all’8’ Caputo ha avuto sul destro la migliore occasione per gli ospiti del primo tempo colpendo il palo alla sinistra di Audero su un’azione avviata da Traorè. E’ stata, questa, l’unica vera incursione dell’Empoli oltre la trequarti, visto che di lì in poi la Samp è riuscita a far valere sino all’intervallo la maggiore qualità dei suoi uomini. Quattro le occasioni per la squadra di Giampaolo (equamente divise fra Jankto e Quagliarella), ma Dragowski s’è confermato un fenomeno evitando il k.o.

SORPASSO — Il canovaccio è sembrato identico nella ripresa: ritmo non irresistibile, blucerchiati attenti, ospiti poco propositivi. Fino al patatrac blucerchiato che si compie all’11’, quando un pallone perso in fase difensiva dalla Samp consente a Traorè di servire l’assist vincente a Farias in mezzo all’area: gol dell’Empoli, toscani rianimati e lotta-salvezza riaperta. Già, perché da lì in poi la gara cambia volto. L’Empoli alza il suo baricentro, la Samp fatica a reagire, anche se Giampaolo inserisce Sau alle spalle delle punte e Vieira in mediana al posto di Ekdal. Al 29’, però, si compie l’impresa dei toscani. Tonelli aggancia Farias in area blucerchiata: dal dischetto Caputo si fa respingere il tiro da Audero, ma sulla ribattuta Di Lorenzo fa centro. Prima della fine, nel maxirecupero (sei minuti), c’è spazio però per il centro numero ventisei di Quagliarella, che dal dischetto (47’) firma il definitivo 1-2 dopo un fallo in area di Veseli su Sau.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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