Stellar Blade Un'esclusiva PS5 che sta facendo discutere per l'eccessiva bellezza della protagonista. Vieni a parlarne su Award & Oscar!


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Campionato di calcio Serie A stagione 2023/2024 di Award & Oscar FFZ

Ultimo Aggiornamento: 14/05/2024 17:27
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SERIE A 2023/2023 27ª Giornata (8ª di Ritorno)

01/03/2024
Lazio - Milan 0-1
02/03/2024
Udinese - Salernitana 1-1
Monza - Roma 1-4
Torino - Fiorentina 0-0
03/03/2024
Verona - Sassuolo 1-0
Empoli - Cagliari 0-1
Frosinone - Lecce 1-1
Atalanta - Bologna 1-2
Napoli - Juventus 2-1
04/03/2024
Inter - Genoa 2-1

Classifica
1) Inter punti 72;
2) Juventus punti 57;
3) Milan punti 56;
4) Bologna punti 51;
5) Roma punti 47;
6) Atalanta punti 46;
7) Napoli punti 43;
8) Fiorentina punti 42;
9) Lazio punti 40;
10) Torino punti 37;
11) Monza punti 36;
12) Genoa punti 33;
13) Lecce e Empoli punti 25;
15) Udinese e Frosinone punti 24;
17) Verona e Cagliari punti 23;
19) Sassuolo punti 20;
20) Salernitana punti 14.

(gazzetta.it)
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Sanabria in rovesciata risponde a super Kvara:
un buon Toro si prende un punto a Napoli



Primo tempo equilibrato, al 61' lo scatenato georgiano porta in
vantaggio i tricolori ma 3' dopo l'attaccante, subentrato a Pellegri, firma il pari


Mario Pagliara

Il Torino rientra dal Maradona con un punto pesante, che non darà nell’immediato un grosso slancio in classifica ma che ha una sua importanza: aiuterà ad accrescere morale, fiducia ed autostima. Il Napoli invece sbatte contro il muro granata e fallisce l’appuntamento con la terza vittoria consecutiva in campionato. Finisce uno a uno l’anticipo della ventottesima giornata: apre Kvaratskhelia, Sanabria riporta il punteggio in parità con una bellissima rovesciata. Accade tutto nel secondo tempo, la serata si conclude con i fischi del pubblico di casa.

PORTIERI PROTAGONISTI — Al Maradona non si assiste ad una prima parte della serata all’insegna del calcio spettacolare. Napoli e Torino viaggiano a folate: granata impostati su una strategia di gara più conservativa con l’obiettivo di distruggere le trame di gioco della squadra di Calzona. Azzurri, invece, che si accendono poco e troppo spesso a tratti, provando a costruire un gioco che riesce poche volte. Ne esce un primo tempo abbastanza bloccato, bruttino, nel quale tutto sommato l’equilibrio si rompe a causa di errori individuali con i due portieri che salgono in cattedra. Soprattutto il granata Milinkovic è autore di due interventi salva-risultato. Il primo al 14’: erroraccio di Linetty su un passaggio facile a metà campo, Politano intercetta e si invola, salta Masina e serve Kvara (perso da Djidji): Vanja chiude lo specchio. Si ripete al 43’ stavolta su un colpo di testa di Kvara (perso sempre da Djidji) su servizio ancora di Politano. Nel mezzo il Toro non sfrutta la sua occasionissima regalatagli da un rimpallo fortunoso tra Lobotka e Zielinski: Zapata ha la giusta prontezza di riflessi nel calciare, ma si trova sulla sua strada un formidabile Meret. Zero a zero all’intervallo.

BOTTA E RISPOSTA — In avvio di ripresa, il Napoli trova la fiammata che sblocca l’equilibrio. Minuto numero sedici Mario Rui se ne va sulla sinistra, cross al centro dell’area dove Djidji per la terza volta perde la marcatura di Kvara. Ma stavolta il georgiano è una sentenza: 1-0 Napoli. Juric (dalla tribuna) richiama immediatamente Pellegri e si gioca la carta Sanabria. Dopo tre minuti proprio Sanabria firma il pari in rovesciata sfruttando un rimpallo tra Anguissa e Juan Jesus. A un quarto d’ora dalla fine si infortuna Djidji, al suo posto entra Sazonov. Nel finale il Napoli spinge e prova a schiacciare il Toro che però resiste, sorretto da una buona solidità difensiva e da un paio di ottimi riflessi (ancora) di Milinkovic.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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09/03/2024 23:50
 
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Cagliari, scatto-salvezza:
poker alla Salernitana con super Shomurodov



Seconda vittoria di fila per i sardi.
Doppietta dell'uzbeko e gol di Lapadula e Gaetano


Francesco Velluzzi

Due balzi enormi, due salti in alto. Il Cagliari batte la Salernitana (4-2) e compie un passo gigante verso la salvezza. In due giornate si è messo almeno per un giorno alle spalle tutte le squadre che lotteranno per non retrocedere portandosi a quota 26. “Risorgeremo” è il motto di Claudio Ranieri che sembrava vicinissimo al baratro dopo la sconfitta interna con la Lazio. Un accenno di dimissioni, respinte a gran voce dalla spogliatoio. Ed ecco l’ennesima resurrezione: otto punti in quattro partite. E stavolta l’eroe di di giornata si chiama Eldor Shomurodov: era rimasto fermo ai box a lungo per la rottura del metatarso. Ma nel primo tempo la maledizione degli attaccanti del Cagliari ha colpito Gianluca Gaetano, l’uomo che aveva segnato il gol (il suo terzo) del 2-0. Ed ecco spuntare l’uzbeko spedito in Sardegna dalla Roma. Doppietta straordinaria con la complicità di Fazio e Ochoa che, di fatto, spediscono la Salernitana e l’ex Fabio Liverani in Serie B. Con 14 punti e sole 10 gare da giocare ora l’impresa appare davvero disperata. Eppure i granata dopo 13 minuti della ripresa, grazie a due dormite dei rossoblù, avevano riaperto una partita che hanno sempre provato a fare ma con tanta confusione.

SI GIOCA — Lo splendido sole della mattinata ha lasciato, come previsto, il posto alle nuvole. La Unipol Domus è piena, c’è da spingere il Cagliari verso l’impresa. Ranieri decide di giocarsela con gli 11 che hanno fatto il colpo a Empoli dopo l’uscita per infortunio di Luvumbo. Significa che c’è Zappa terzino, in mezzo con Makoumbou al centro e il solito inesauribile Deiola.Il tecnico rossoblù opta per un 4-2-3-1 che esalta Nandez a destra con Gaetano al centro e Jankto a sinistra alle spalle di Lapadula. Gaetano da punta vera a Empoli aveva sofferto. Liverani non viene fischiato come si pensava e presenta l’assetto che ci si immaginava: Un 4-3-1-2 con le punte Tchaouna e Weissman larghissime. E Candreva libero di inventare. Infatti i granata, anche con Bradaric che a sinistra gode di ampi spazi, provano a far la partita. Ma al 12’ subiscono il vantaggio sardo: Zappa lancia Lapadula che supera Ochoa che esce senza garra e Manolas in tentativo disperato e segna. L’assistente Prenna alza la bandierina, ma di Paolo e Abisso da Lissone al Var fanno notare che il gol è buono. Esplode l’arena, Lapa si è sbloccato, secondo gol. Il Cagliari può raddoppiare due volte, una volta spreca Jankto, un’altra fa centro Gaetano, ma è sempre fuorigioco. La Salernitana prova ancora a fare la partita ma il Cagliari in area chiude bene, pur lasciando spazio alla manovra cosa che fa infuriare Ranieri. Tchaouna crea l’unico vero pericolo a Scuffet che risponde benissimo. E al 40’ su un’azione di Nandez che esce palla al piede a tuta velocità Gaetano stavolta non sbaglia fa secco un molle Zanoli che non ha il supporto di Coulibaly e fa un gran gol. Doppio vantaggio.

SECONDO TEMPO — Ma nel Cagliari la maledizione degli attaccanti continua e così Ranieri è costretto a lasciare negli spogliatoi Gaetano e a ripartire con Shomurodov. Mentre Liverani lascia fuori Manolas e inserisce Pirola al centro della difesa. L’impatto dell’uzbeko è migliore di quello di Pirola perché al 6’ realizza il suo primo gol ufficiale col Cagliari. Augello approfitta di uno sciagurato passaggio di Fazio e serve il 61 che segna dopo che il pallone è passato sotto Ochoa. Sembra finita ma non è finita. Perché in 2’ la Salernitana riapre la partita da 3-0 a 3-2. Colpevole il Cagliari che su cross di Zanoli lascia indisturbato Kastanos a centro area. Ma la dormita continua perché al 13’ sull’angolo di Candreva Maggiore colpisce di testa sul palo di Scuffet con Deiola e Lapadula fermi. E’ battaglia alla Domus. Liverani butta dentro anche Simy per l’inutile Weissman. Ranieri fa il triplo cambio e passa al 4-4-2 d’ordinanza. Ecco Oristanio, Viola e Azzi, fuori Lapadula, inspiegabilmente Nandez e Jankto. Al 25' il primo giallo lo becca Augello, al 28' Kastanos che era diffidato. Ma al 31’ c’è ancora un domani per Shomurodov e un altro erroraccio di Fazio che, in ripartenza gli consegna il pallone. Ochoa non trattiene e Shomu fa il bis per il 4-2. Felicità. E Ranieri piazza Wieteska per coprirsi col 5-3-2 dal 32’. Succede poco anche perché Oristanio e Shomurodov sono bravissimi a recuperare e ripartire. E a quel punto protagonista diventa la Nord che ricorda Gigi Riva e omaggia Claudio Ranieri.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Harakiri Kaio Jorge, Frosinone nei guai.
Il Sassuolo respira, prima gioia per Ballardini

I neroverdi tornano a vincere dopo un lungo periodo no.
Anche i laziali sono ora invischiati nella lotta per non retrocedere


Alex Frosio


Nello stadio in cui è stato felice Di Francesco vede i fantasmi: il Sassuolo che portò in A e in Europa mette nei guai il suo Frosinone, che non tira mai in porta nemmeno su rigore. Al 90’ infatti Kaio Jorge non centra la porta dagli undici metri per il possibile 1-1. La prima vittoria di Ballardini dà ossigeno ai neroverdi ed è firmata da un colpo di Thorstvedt.

PRIMO TEMPO — Per la sua seconda panchina, Ballardini mette mano all’impianto: ripesca Defrel, titolare per la prima volta dal 10 novembre (2-2 con la Salernitana), e lo affianca a Pinamonti in un 4-4-2 la cui vera novità è la posizione di partenza di Laurienté, sistemato a destra come classica ala, con Bajrami sull’altra banda. A centrocampo escluso Henrique dopo l’erroraccio di Verona, fuori anche Boloca, la mediana è composta da Racic e Thorstvedt. Di Francesco invece lancia all’ala sinistra il 21enne francese Ghedjemis arrivato a gennaio, alla prima da titolare. Dopo appena cinque minuti DiFra perde Valeri – l’ennesimo terzino sinistro immolato alla causa – e deve adattare Lirola, un altro ex neroverde come Mazzitelli e Turati, in quel ruolo. Non c’è il clima rovente di una sfida salvezza e il Frosinone comanda l’avvio di gara, ispirato dal solito Soulé e dalle verticalizzazioni di Mazzitelli, che al 12’ chiama alla corsa Ghedjemis, poi diagonale largo di sinistro. Il possesso palla ospite convince presto Ballardini a tornare su conoscenze più note: dal 21’ è di nuovo 4-2-3-1, con Laurienté di nuovo a sinistra, Defrel a destra, Bajrami trequarti. L’effetto è più contenitivo: Bajrami disturba Barrenechea, Laurienté mette più sulla difensiva Zortea. Il Sassuolo sposta il baricentro più avanti: al 35’ Pinamonti sfugge a Okoli ma calcia debolmente (comunque è il primo tiro in porta della partita), al 45’ Laurienté supera Zortea e quasi dal fondo cerca la porta, Turati si difende praticamente con il volto.


SECONDO TEMPO — Non è il coraggio a mancare a entrambe, quanto la capacità di far male, anche contro difese non certo impermeabili (la prima e la seconda peggiore del campionato). Tra il 10’ e il 13’ della ripresa due momenti chiave che coinvolgono Thorstvedt: prima si vede fischiare rigore per un tocco su Mazzitelli e il Var cancella, poi nell’altra area riceve da Racic e scarica il diagonale mancino che fulmina Turati. È il gol della possibile svolta nel campionato del Sassuolo. Che poi poco dopo sfiora il raddoppio con Pinamonti: 16’, dribbling a rientrare su Lirola e spettacolare esterno destro sul palo lontano che esce di niente. Poi è contenimento. Di Francesco mette Ibrahimovic e Seck e passa al 4-2-3-1 ma dipende sempre dalle idee di Soulé: al 32’ geniale verticalizzazione in campo aperto per Lirola che sbaglia il pallonetto. Poi l’argentino esce, come l’impalpabile Cheddira, per Kaio Jorge e Cuni e l’assalto finale, mentre Ballardini si difende a 5 inserendo Kumbulla. La grande chance per il Frosinone arriva al 90’: La Penna punisce una spintina di Ferrari a Cuni. Sul dischetto va Kaio Jorge: rigore imperdonabilmente largo. L’unico tiro nello specchio dei ciociari arriva al 94’ ed è un destro debole di Mazzitelli. E alla fine la squadra va a rapporto sotto il settore dei tifosi in protesta.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Troppa Inter per questa Serie A:
a Bologna decide Bisseck,
+18 sulla Juve e scudetto in pugno



Per i nerazzurri è la vittoria consecutiva numero 13 nel 2024 (10 in campionato).
I rossoblù di Motta ci provano, ma non sfondano


Matteo Dalla Vite

La Decima. Con ferocia, furore quanto basta, copertura totale del campo, stilettate, controllo e qualche brivido: l’Inter si prende la decima vittoria di fila in campionato e abbatte un Bologna meno sciolto e velenoso del solito e che dopo 6 vittorie di fila e 13 risultati positivi casalinghi conosce la sconfitta al Dall’Ara, cosa che non accadeva dal 21 agosto 2023. Solida rappresentazione dei nerazzurri a pochi giorni dalla sfida di mercoledì di ritorno per gli ottavi di Champions contro l’Atletico Madrid: il gol di Bisseck al 37’ del primo tempo è bastato per devitalizzare un Bologna al quale Motta ha tentato di dare una scossa salvifica nel tardo secondo tempo, senza ricevere un gol che potesse riequilibrare il tutto. Dopo l’unica sconfitta in casa patita alla prima di campionato contro il Milan, la squadra di Thiago cade sotto il colpo dell’Inter dando l’impressione di aver lasciato nello spogliatoio un po’ di repertorio di Grande Bellezza che ne ha contraddistinto il campionato.

E ARRIVA BISSECK — Al via stupisce più Motta di Inzaghi: niente Orsolini e Ndoye ma dentro Saelemaekers con Odgaard provato in settimana largo, da ala, che si mette sulla corsia di destra; fuori ancora Calafiori (una gara giocata sulle cinque ultime) e dentro Lucumi. Il tecnico dell’Inter lascia inizialmente in panchina Lautaro come annunciato e il binomio offensivo è formato da Thuram con Sanchez, mentre Arnautovic si prende un po’ di fischi nei momenti pre-gara in cui coi compagni si rimette al centro di quello che è stato il suo stadio per due stagioni in una sorta di amarcord un’ora prima della partita. Il Dall’Ara ha trentamila anime, tutto esaurito da giorni, e l’inizio è studio profondo, con il Bologna che si presenta col solito 4-1-4-1 e con Freuler che sale lasciando la mattonella di regia – nel gioco posizionale di Thiago – a Beukema; l’Inter vede Sanchez arretrare per legare il gioco e un’incursione subito di Carlos Augusto tappata in scivolata (7’) da Odgaard in ripiegamento. La prima vera emozione arriva al 14’: passaggio di Bisseck con interferenza di Kristiansen, il colpo di Darmian di sinistro, dentro l’area, non “vede” la porta. Al 21’, brividi per il Bologna: Kristiansen s’impappina al limite dell’area, Thuram in pressione la recupera, Barella solissimo davanti a Skorupski che lavora strabene respingendo un pallone che, rigiocato dai nerazzurri, poi rivede uil portiere polacco protagonista su diagonale da lontano di Carlos Augusto. Al 25’. Scatta la prima ammonizione (a Zirkzee su Calha) e nel prosieguo del vantaggio d’azione Thuram cade in area nel duello con Lucumi: niente rigore, contrasto lecito. Il Bologna manovra a fuoco lento e al 34’ arriva al tiro: è Ferguson che da fuori area sgancia una sassata sulla quale Sommer risponde perfettamente. Ma l’Inter è l’Inter: 37’, azione combinata che parte da Sanchez, palla a Carlos Augusto che appoggia a Bastoni, cross panoramico, Bisseck si infila a destra attaccando l’area di rigore, Saelemaekers è in totale ritardo, zuccata e 0-1 per la capolista. Il difensore dell’Inter, poi, esulta sotto la curva dei tifosi bolognesi: Pairetto sta per ammonirlo (giustamente) ma poi l’autore del gol si scusa e il cartellino resta in tasca. Al 44’, Kristiansen salva sottoporta una situazione interista con cross di Darmian mentre resta ancora una volta che l’Inter è letale nei primi tempi (66 punti fatti nei primi 45’ pre-Bologna).

MOTTA FURIOSO — Per la ripresa, Inzaghi infila Dumfries al posto di Carlos Augusto, il tutto mentre Freuler si prende l’ammonizione (corretta, pestone a Mkhitaryan) da diffidato e quindi salterà la gara di Empoli. Il Bologna mantiene lo stesso undici del primo tempo e va vicino al pericolo con Posch: diagonale al 3’, sarebbe calcio d’angolo ma Pairetto non lo assegna. L’Inter infila Frattesi e Assllani per Mkhitaryan e Calhanoglu, Motta fino a ripresa inoltrata lascia tutto immutato ma il Bologna non riesce a trovare pertugi vitali per arrivare al pareggio né brilla per pericolosità. Al 20’ della ripresa, entra l’ex rossoblù Arnautovic al posto di Thuram: dal Dall’Ara solamente fischi. Finalmente Motta decide di fare un cambio: non sugli esterni come ipotizzabile ma in mezzo al campo inserendo Moro per Aebischer e successivamente Ndoye per Saelemaekers. Siamo al 30’ ma è l’Inter a tenere in mano la gara a parte qualche fiammata innocua dei rossoblù che arrivano al tiro con Ferguson, botta rasoterra fuori. Thiago si gioca l’esordio italiano di Castro e Orsolini, il tutto mentre Zirkzee arriva a impensierire (ma non troppo) Sommer al 32’ s.t. e Inzaghi infila Klaassen per Barella. L’Inter resiste, il Bologna preme e Castro arriva al tiro: alto, molto alto. La partita sfila via, manca un fallo di Darmian non fischiato da Pairetto, Thiago chiede un aumento del recupero anche per l’infortunio di Arnautovic che, causa flessore, si accascia a terra da solo. Pairetto chiude al 96’50” fra le proteste dei giocatori del Bologna che chiedevano una maggiorazione e con Motta che esce dal campo parlando animatamente col quarto uomo Rapuano. Inter inarrestabile: e adesso, sotto col Cholo Simeone.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Il Genoa rimonta due gol al Monza
ma s'inchina alla rete di Maldini



Primi 45' dominati dai biancorossi, a segno con Pessina
e una strepitosa mezza rovesciata al volo di Dany Mota.
Ripresa tutta rossoblù, che la riprendono con
Gudmundsson e Vitinha prima del colpo da ko di Daniel


Primi 45' dominati dai biancorossi, a segno con Pessina e una strepitosa mezza rovesciata al volo di Dany Mota. Ripresa tutta rossoblù, che la riprendono con Gudmundsson e Vitinha prima del colpo da ko di Daniel

MONOLOGO — Per metà gara un Monza sontuoso e padrone del campo. I rossoblù vanno al riposo con il muso lungo per una prestazione negativa in tutti i sensi. Perché Gilardino inverte la posizione di Sabelli, che va largo a sinistra e sposta Messias sulla corsia di destra scegliendo come mezzali Frendrup e Strootman, con Vogliacco titolare al posto dello squalificato Vasquez. Palladino conferma invece il 4-2-3-1, ma sulla trequarti preferisce Pessina al centro con la coppia Bondo-Akpa Akpro davanti alla difesa (fuori Valentin Carboni), e Djuric uomo più avanzato. E al primo affondo, il Monza sblocca il risultato. Andrea Carboni va sul fondo e mette un pallone interessante sulla corsia di destra per Colpani, che ha campo libero e di testa serve davanti alla porta Pessina. Zuccata vincente e gol dello 0-1. Il Monza orchestra un’azione perfetta, ma la difesa dei padroni di casa si fa sorprendere. E, soprattutto, Sabelli non chiude su Colpani. I rossoblù soffrono dalle parti di Martinez, Sabelli, ancora lui, si scontra con Vogliacco, e dall’angolo successivo il solito Colpani trova libero in area Dany Mota che in mezza rovesciata trova l’angolino alla destra di Martinez. Gol da favola, Monza sullo 0-2 e il Genoa stordito accusa il colpo. La squadra è sfilacciata, il Monza si infila a suo piacere: Birindelli trova un corridoio ampio a destra, De Winter è in ritardo: il pallone è delizioso, ma in area non trova compagni. Monologo brianzolo: Colpani (due assist), sempre lui, si inventa un tiro a giro che si abbassa sulla traversa alla destra di Martinez. Brivido Genoa: squadra in affanno, gioco troppo macchinoso. Il Monza è in controllo assoluto della partita, mentre Gilardino non riesce a mettere ordine in un centrocampo schiacciato dall’ampiezza della manovra ospite, con Retegui e Gudmundsson mal serviti, che corrono a vuoto. I rossoblù si arenano sulla trequarti, senza trovare varchi e solo al minuto 42 un inserimento di Vogliacco sulla corsia di destra porta al primo tiro del Genoa, ma fuori dallo specchio della porta.

CAMBIO DI PASSO — Serve una svolta e allora Gilardino ribalta la squadra. Fuori Vogliacco, Strootman e Frendrup, dentro Spence largo a sinistra, Vitinha in attacco e Malinovskyi mezzala sinistra. Genoa di fatto con il 4-3-3 e un tridente offensivo pesante: gli effetti si vedono subito. Il Monza si chiude, il Genoa alza il baricentro, ritrova compattezza e lucidità. Dopo sette minuti riapre la partita: l’arbitro Feliciani viene richiamato al monitor dal varista Marini, che gli segnala un netto tocco di Pablo Marì in area ospite nell’azione precedente. Braccio largo, l’irregolarità è evidente: dal dischetto Retegui lascia l'incombenza a Gudmundsson, che si fa respingere il tiro da Di Gregorio, ma sulla ribattuta mette dentro. Uno a due e decimo centro in campionato per l’islandese. La partita cambia e al 25’ Vitinha segna il suo primo gol rossoblù, con un’azione solitaria che sorprende Pablo Marì: sinistro perfetto a rientrare nell’angolino lontano e 2-2. Le parti si ribaltano, il Monza è sott’acqua, poco lucido e schiacciato nella sua metà campo. Il Genoa è incontenibile, Retegui impegna Di Gregorio (33’), poi decisivo su Badelj, ma Maldini al minuto 34 trova il gol del definitivo 2-3 approfittando di una respinta corta di Martinez sul tiro di Valentin Carboni. Il Monza allunga, per il Genoa è il secondo stop di fila. Ma, questo, è forse persino più doloroso di quello contro l’Inter.

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L'urlo di Folorunsho!
Il Verona sbanca Lecce, i giallorossi escono tra i fischi

Il gol nel primo tempo con una deviazione di Baschirotto decide la sfida.
Assedio inutile della squadra di D'Aversa, espulso nel finale


Matteo Pierelli


Il Verona dei miracoli passa anche a Lecce, vincendo un’altra sfida pesantissima nella lotta per non retrocedere. Un gol di Folorunsho (con deviazione di Baschirotto) al 17’ del primo tempo permette all’Hellas di conquistare altri tre punti d’oro dopo quelli di una settimana fa – sempre nel match di mezzogiorno - contro il Sassuolo e adesso la classifica comincia a sorridere: anche il Lecce è scavalcato e i gialloblù, dopo la seconda vittoria in trasferta della stagione, sono due punti sulla linea di galleggiamento. Il Lecce, invece, è in caduta libera (un punto nelle ultime cinque), ha vinto una solo partita nel 2024 e finisce la partita tra i fischi del suo pubblico. Al termine del match anche una rissa da saloon: Henry colpito da D'Aversa con una testata, espulsi entrambi.

FUGA VERONA — C’è tanto vento al Via del Mare, D’Aversa rinuncia a Rafia e gli preferisce Oudin, per il resto formazione confermata con Krstovic punta centrale supportato da Almqvist a destra e Banda a sinistra. Dall’altra parte per Baroni, applauditissimo ex, nessuna sorpresa con Suslov, Folorunsho e Lazovic alle spalle dell’unica punta Noslin. Parte meglio il Verona, la cui manovra è più ordinata rispetto a quella dei padroni di casa. L’Hellas ci prova con Lazovic e Folorunsho, Falcone fa buona guardia. Ma un paio di disattenzioni difensive gialloblù fanno venire i brividi a Baroni, ma Banda non ne approfitta e si fa murare da Montipò. La fiammata, improvvisa, arriva al 17’: conclusione dalla distanza di Folorunsho, deviazione sfortunata di Baschirotto e palla all’angolino alla destra di Falcone. Il Lecce cerca di scuotersi, al 22’ Chiffi assegna un rigore ai padroni di casa (presunto mani di Magnani su tiro di Banda), poi Irrati lo richiama al monitor e l’arbitro giustamente cambia idea: il difensore del Verona aveva le braccia attaccate al corpo. Al 29’ è Oudin a provarci, ma Montipò si salva in angolo con l’aiuto della traversa. Poco dopo magia di sinistro di Almqvist: ancora traversa. Il Lecce preme e a fine primo tempo è Krstovic di testa a sfiorare il gol, ma ancora Montipò respinge.

Il Verona dei miracoli passa anche a Lecce, vincendo un’altra sfida pesantissima nella lotta per non retrocedere. Un gol di Folorunsho (con deviazione di Baschirotto) al 17’ del primo tempo permette all’Hellas di conquistare altri tre punti d’oro dopo quelli di una settimana fa – sempre nel match di mezzogiorno - contro il Sassuolo e adesso la classifica comincia a sorridere: anche il Lecce è scavalcato e i gialloblù, dopo la seconda vittoria in trasferta della stagione, sono due punti sulla linea di galleggiamento. Il Lecce, invece, è in caduta libera (un punto nelle ultime cinque), ha vinto una solo partita nel 2024 e finisce la partita tra i fischi del suo pubblico. Al termine del match anche una rissa da saloon: Henry colpito da D'Aversa con una testata, espulsi entrambi.

FUGA VERONA — C’è tanto vento al Via del Mare, D’Aversa rinuncia a Rafia e gli preferisce Oudin, per il resto formazione confermata con Krstovic punta centrale supportato da Almqvist a destra e Banda a sinistra. Dall’altra parte per Baroni, applauditissimo ex, nessuna sorpresa con Suslov, Folorunsho e Lazovic alle spalle dell’unica punta Noslin. Parte meglio il Verona, la cui manovra è più ordinata rispetto a quella dei padroni di casa. L’Hellas ci prova con Lazovic e Folorunsho, Falcone fa buona guardia. Ma un paio di disattenzioni difensive gialloblù fanno venire i brividi a Baroni, ma Banda non ne approfitta e si fa murare da Montipò. La fiammata, improvvisa, arriva al 17’: conclusione dalla distanza di Folorunsho, deviazione sfortunata di Baschirotto e palla all’angolino alla destra di Falcone. Il Lecce cerca di scuotersi, al 22’ Chiffi assegna un rigore ai padroni di casa (presunto mani di Magnani su tiro di Banda), poi Irrati lo richiama al monitor e l’arbitro giustamente cambia idea: il difensore del Verona aveva le braccia attaccate al corpo. Al 29’ è Oudin a provarci, ma Montipò si salva in angolo con l’aiuto della traversa. Poco dopo magia di sinistro di Almqvist: ancora traversa. Il Lecce preme e a fine primo tempo è Krstovic di testa a sfiorare il gol, ma ancora Montipò respinge.

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Pulisic lancia il Milan:
con l'Empoli tre punti per blindare la Champions

Un gol del nazionale Usa basta ai rossoneri per piegare i toscani,
a cui è mancato un po' di coraggio.
Il Diavolo fortifica ulteriormente gli obiettivi europei.
Vittoria ottenuta col minimo sforzo


Francesco Pietrella


La chiave di volta di una gara ostica è un numero a tre cifre: 200. Il numero di palloni toccati da Bennacer e Reijnders a centrocampo. Maleh e Fazzini chiudono a 68. In due. L’andazzo della gara è tutto qui. C’è una squadra che prova a tirar fuori delle idee e un’altra che prova a districarsi come può tra i guizzi altrui, affidandosi agli assoli dei singoli (Cambiaghi e Cancellieri su tutti). Il Milan fa ciò che deve fare con uno sforzo contenuto, per non dire minimo: si sbarazza dell’Empoli, vince 1-0 e supera momentaneamente la Juventus, in attesa dello Slavia. Il match winner arriva da Hershey, Pennsylvania, e veste la 11: Christian Pulisic è di nuovo decisivo, stavolta con un destro deviato da Luperto a fine primo tempo. Nono gol stagionale, ottavo in campionato, e stessa regola: quando segna, il Milan vince (quasi) sempre. Ha perso soltanto a Monza, poi otto successi tra campionato e coppe. Un amuleto.

BASTA PULISIC — Il primo tempo del Milan è tutto in un palleggio ossessivo e prolungato. La percentuale di possesso palla nei primi venti minuti sfiora l’80%, e l’idea di base è pura logica: costruire in modo paziente per trovare un varco. Il numero di tocchi di Bennacer è da menzione: 118. L’Empoli di Nicola, comunque, tiene alto il muro con una sorta di “5+4”, ovvero cinque difensori in linea – con Fazzini a ripiegare tra i centrali – e quattro centrocampisti a sostengo della retroguardia, pronta a innescare gli esterni. Lì davanti c’è Niang, isolato con la dieci. Un solo guizzo nel primo tempo: tunnel a metà campo su Tomori e apertura d’esterno per Cambiaghi. Non va oltre, così come il suo collega con la 9: Jovic tocca una decina di palloni, calcia una volta e non è mai pericoloso. Quando c’è da entrare per risolvere la gara sembra un altro giocatore. Il Milan alza la testa e crea spazi con l’assetto a disposizione: Reijnders e Bennacer in mezzo, Loftus tra le linee e due ali a inventare, Okafor e Pulisic. Il primo – chiamato a sostituire lo squalificato Leao - parte con voglia di spaccare il mondo, dribbla un paio di volte l’uomo nei primi dieci minuti e poi confeziona l’assist per il vantaggio (40’). L’azione non è male, ed è l’unica davvero rilevante della gara rossonera: Bennacer, l’uovo ovunque, innesca Noah con un filtrante. Lo svizzero stoppa, fila via verso la porta e poi serve Pulisic. Il sinistro deviato batte Caprile. Vantaggio meritato, anche perché l’Empoli è tutto in un paio di sgasate di Cambiaghi, cresciuto a Vimercate. Non tanto lontano da San Siro.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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La Juve lo vuole, Koopmeiners le fa doppietta:
2-2 con l'Atalanta e il Milan è secondo

In vantaggio i bergamaschi, Cambiaso e Milik ribaltano il match,
prima che l'olandese nel mirino di Giuntoli fissi il risultato


Filippo Cornacchia


La Juventus non riesce a battere l’Atalanta e viene sorpassata dal Milan, ora secondo in classifica. I bianconeri vanno sotto nel primo tempo (gol di Koopmeiners), la ribaltano nella ripresa con Cambiaso e Milik, ma alla fine sempre Koopmeiners, il grande sogno di mercato della Signora, fissa il risultato sul 2-2 davanti agli occhi di John Elkann, il nipote dell’Avvocato Agnelli. Il pareggio muove la classifica della Juve (scesa al terzo posto), ma allunga il periodo complicato: una sola vittoria nelle ultime sette uscite, quella all’ultimo minuto contro il Frosinone. E 8 gol subiti tra Atalanta (2), Napoli (2), Frosinone (2) e Verona (2). Punto importante per la Dea che, oltre a conservare l’imbattibilità allo Stadium (non perde dal 2018), prosegue la corsa a un posto Champions: il quarto posto del Bologna dista 4 punti.

KOOP GOL — Allegri, senza il bomber Vlahovic (squalificato), s’affida a Milik in coppia con Chiesa. Gasperini parte con Koopmeiners e De Ketelaere alle spalle di Scamacca. Un po’ il momento difficile della Juventus e un po’ i tanti impegni dall’Atalanta, reduce dalla trasferta di Europa League a Lisbona contro lo Sporting. Così per mezz'ora abbondante i 41 mila dell’Allianz Stadium assistono a una partita molto tattica e poco intensa. Le sgasate di Chiesa e le giocate di qualità di Cambiaso sono eventi estemporanei, tanto che l’occasione più pericolosa è un colpo di testa di Miretti sul quale Carnesecchi è reattivo. Koopmeiners, il più atteso della serata, fatica a trovare spazio tra le linee e Scamacca ad allungare la Dea, francobollato da Bremer. La prima volta che il centravanti azzurro riesce a liberarsi, il brasiliano è costretto a commettere fallo al limite dell’area. E lì si sblocca la gara: i bianconeri si concentrano sui possibili tiratori da fermo (sul pallone ci sono Scamacca e Pasalic), ma l’Atalanta con uno schema fa saltare il banco. Scamacca prende la rincorsa e Pasalic, invece di calciare in porta, serve Koopmeiners, abile a smarcarsi e letale nel freddare Szczesny con un tiro in movimento tanto preciso quanto potente dal limite dell’area. Esecuzione perfetta dell’Atalanta e grande dormita dei bianconeri, che sorvegliano l’olandese come fosse uno sconosciuto e non uno dei migliori cecchini del campionato.

BOTTA E RISPOSTA — Quello che non succede nel primo tempo, si concretizza nella ripresa. Più ritmo e soprattutto più ribaltamenti di fronte e gol. La Juve parte forte, trascinata dalle vampate di Chiesa. E nasce proprio da un recupero palla di Federico il pareggio della Juventus con Cambiaso (21’ s.t.), imbeccato in area da un assist preciso di McKennie. E nel giro di quattro minuti sempre l’americano, stavolta di petto, serve Milik, il quale trova il colpo del 2-1. Una liberazione per il polacco, che in campionato non segnava da ottobre, e per la Juventus. La festa della Signora, però, dura cinque minuti. A rovinarla, ancora una volta, è Koopmeiners: inserimento perfetto dell’olandese in area e gol del 2-2 (10° centro in Serie A, 12° stagionale). Allegri prova a vincerla con l’inserimento di Kean (era assente da dicembre) e il tridente finale con Yildiz, ma la Dea resiste e porta a casa un punto prezioso per la classifica e in vista del ritorno di Europa League contro lo Sporting.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Llorente salva la Roma al 95'.
Fiorentina beffata, la Champions resta lontana

Viola in vantaggio con Ranieri nel primo tempo,
prima del pareggio nella ripresa di Aouar.
Dopo il 2-1 di Mandragora, Biraghi fallisce un rigore


Alessio D'Urso


All’ultimo assalto, rispunta la Roma. Il gol di Llorente in pieno recupero regala a Daniele De Rossi un punto d’oro, in fondo ad un match che la Fiorentina aveva interpretato al meglio. Nella sfida tra i “giochisti” della Serie A, il tecnico viola Vincenzo Italiano non riesce ad infliggere la seconda sconfitta in campionato a DDR, dopo le vittorie con Lazio e Maccabi Haifa e il pareggio col Torino. E deve accontentarsi di un pari intriso di rammarico, anche se la corsa viola verso l’Europa continua.

AVANTI VIOLA — Confermando in difesa Ranieri e Milenkovic, Italiano schiera la Fiorentina con Lopez in regia al posto di Arthur: in avanti Sottil con Gonzalez e l’ex giallorosso Belotti, mentre De Rossi cambia tre pedine rispetto all’ultima gara di Europa League col Brighton, inserendo Llorente in difesa, Aouar a centrocampo al posto di Pellegrini e a destra, a sorpresa, Angeliño, e offre una Roma in versione 3-5-2, che vede il leggero arretramento a sinistra di El Shaarawy sulla linea dei centrocampisti. Subito pericolosi in avvio al 4’ i giallorossi con un’azione in velocità culminata con un tiro potente di Lukaku dal limite che Terracciano respinge col piede. La Fiorentina risponde 2’ dopo con un cross in area che per poco non viene intercettato da Belotti. I viola hanno ritmo e riescono a finalizzare al 19’ sugli sviluppi di un angolo battuto da Biraghi: in mezzo Ranieri non sbaglia con un colpo di testa in tuffo, dentro l’area piccola, e la palla finisce nel sacco. La Roma incassa il colpo e per poco non subisce il raddoppio dei padroni di casa sulle conclusioni di Mandragora e Belotti (su cui si dimostra pronto Svilar). De Rossi sostituisce allora Mancini (già ammonito, aveva rischiato il rosso) con Huijsen, ma non riesce a spostare l’inerzia del match. Un primo tempo che si chiude con la chiara supremazia dei toscani e un’occasione per Bonaventura stoppato in extremis da Ndicka.

REAZIONE — Nella ripresa, la musica cambia in coincidenza con l’uscita di Gonzalez, il vero valore aggiunto dei viola nei primi 45’. E la Roma prende coraggio, attaccando sulle fasce e rendendosi subito pericolosa con Cristante. Dai e dai, i giallorossi pareggiano al 13’ con Aouar, lesto a insaccare sul cross di Angeliño, imbeccato a sua volta da Dybala in bello stile. Sembra la possibile svolta per gli ospiti, che guadagnano metri di campo, ma sull’ennesimo pallone alto in area i giallorossi si fanno sorprendere al 23’, quando Mandragora si ritrova il pallone tra i piedi e da distanza ravvicinata non lascia scampo a Svilar. De Rossi butta nella mischia Baldanzi e Zalewski per ravvivare il gioco sulla trequarti, ma è sempre la Fiorentina a premere con più convinzione sull’acceleratore. E al 32’, per una trattenuta di Paredes su Belotti, ottiene un calcio di rigore che, però, Biraghi si fa parare da Svilar (quinto errore dal dischetto per i viola nel 2024). Seguono momenti di pura bagarre agonistica e, seppur in modo confuso, gli ospiti cercano fino alla fine il pari. E in fondo al pozzo trovano solo negli ultimi istanti il tesoro che cercavano: ci pensa Llorente con un destro potente sotto la traversa. Scatenando la festa sugli spalti del Franchi dei tifosi giallorossi.

Fonte: Gazzetta dello Sport
[Modificato da binariomorto 11/03/2024 08:08]
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Lazio, tonfo con l'Udinese e ora è crisi nera: Europa lontana.
L'ira di Immobile al cambio

Apre Lucca, poi l'autogol di Giannetti e
il colpo vincente di Zarraga: tutto tra il 47' e il 51'.
Quarta sconfitta nelle ultime cinque gare di campionato per i biancocelesti


Nicola Berardino


Lazio al tappeto. Contro l’Udinese arriva la terza sconfitta di fila in campionato, che segue al ko col Bayern in Champions. Micidiale l’uno-due dei friulani con Lucca e Zarraga a inizio ripresa tra il provvisorio pareggio con l’autogol Giannetti. La Lazio non riesce a recuperare dopo aver sciupato molto nel primo tempo (palo con Zaccagni). Tre punti preziosissimi sulla strada della salvezza per l’Udinese, protagonista di una prova di grande determinazione. I bianconeri non vincevano da tre giornate: a Torino, altro colpo importante, il 12 febbraio avevano battuto la Juventus.

MURO FRIULANO — Sarri (squalificato, in panchina il vice Martusciello) non può ancora contare sui recuperi di Rovella e Patric e deve rimediare alle squalifiche di Marusic, Guendouzi e Pellegrini. Spazio a Lazzari e Hysaj come terzini e a Vecino (spostato sulla destra) e Cataldi in mediana. Squalificati Walace ed Ebosele, Cioffi inserisce Zarraga e Pereyra a centrocampo. Al 2’ l’Udinese si lancia al tiro con Lovric dalla distanza: fuori. Replica la Lazio: al 4’, palo con Zaccagni. Biancocelesti ancora pericolosi: staffilata di Luis Alberto di poco a lato. La squadra di Sarri dà continuità alla manovra offensiva. Udinese compatta in copertura ma pronta alle ripartenze. Al 23’ Immobile, ben innescato da Felipe Anderson, calcia alto da buona posizione. Cinque minuti dopo altra chance: da Felipe Anderson per Zaccagni che non inquadra la porta. Al 33’ ci prova l’Udinese: botta di Lovric, respinge d’istinto Provedel. Riparte la Lazio che arrivata al tiro con Vecino: fuori. Si riaffacciano i friulani: Provedel si oppone a Kamara e poi a Giannetti. Gara a tutto campo. Botta di Felipe Anderson fuori bersaglio. Finale di tempo con la formazione di Cioffi più sganciata in avanti. All’intervallo sullo 0-0.

UNO-DUE DELL’UDINESE — Al via della ripresa la Lazio sostituisce Felipe Anderson con Isaksen. Al 2’ l’Udinese si porta in vantaggio: il destro di Lucca, servito da Kamara sotto porta, infila Provedel. Settimo centro in campionato per l’attaccante. Reagisce subito la Lazio. E al 4’ pareggia grazie a un autogol di Giannetti su tocco di Zaccagni al centro. Ma la squadra di Cioffi va subito a segnare di nuovo: al 6’, inserimento di Lovric, poi Thauvin smista per il tiro angolato di Zarraga. Secondo gol in A per il centrocampista spagnolo. Lazio spiazzata dai colpi dell’Udinese, ma riprende prontamente coraggio. Okoye fa scudo su Isaksen e Immobile. Al quarto d’ora Kamada e Castellanos rilevano Cataldi e Immobile, con quest'ultimo che non gradisce affatto il cambio, mostrando ampi cenni di insofferenza. Regia affidata a Vecino. Sul fondo un destro di Kamada. Intanto, Lucca ha un’altra opportunità: perde l’attimo e Provedel risolve. Lazio all’attacco, Udinese guardinga e sicura. Cioffi avvicenda Kamara e Payero con Zemura e Samardzic. I biancocelesti faticano a trovare varchi. Nuova sostituzione nell’Udinese: Bijol rileva Ferreira che si è infortunato. Okoye vigila su Isaksen. Luis Alberto cede il posto a Pedro. Parato un tentativo di Vecino. Entra Davis per Thauvin. Sette minuti di recupero. Vano l’assalto finale dei biancocelesti. Anzi Provedel sventa ancora su Lucca. Espulso Perez per doppia ammonizione. Si fa male Provedel ed entra Mandas. Altri quattro minuti di recupero. Proteste laziali per un atteramento in area di Castellanos. L’Udinese incassa i tre punti. Lazio sommersa dai fischi dell’Olimpico.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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SERIE A 2023/2023 28ª Giornata (9ª di Ritorno)

08/03/2024
Napoli - Torino 1-1
09/03/2024
Cagliari - Salernitana 4-2
Sassuolo - Frosinone 1-0
Bologna - Inter 0-1
Genoa - Monza 2-3
10/03/2024
Lecce - Verona 0-1
Milan - Empoli 1-0
Juventus - Atalanta 2-2
Fiorentina - Roma 2-2
11/03/2024
Lazio - Udinese 1-2

Classifica
1) Inter punti 75;
2) Milan punti 59;
3) Juventus punti 58;
4) Bologna punti 51;
5) Roma punti 48;
6) Atalanta punti 47;
7) Napoli punti 44;
8) Fiorentina punti 43;
9) Lazio punti 40;
10) Monza punti 39;
11) Torino punti 38;
12) Genoa punti 33;
13) Udinese punti 27;
14) Verona e Cagliari punti 26;
16) Lecce e Empoli punti 25;
18) Frosinone punti 24;
19) Sassuolo punti 23;
20) Salernitana punti 14.

(gazzetta.it)
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15/03/2024 15:55
 
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Squadra con lo scudetto sulle maglie che si barcamena a metà classifica, non è esattamente quello che mi aspettavo dal mio Napoli! [SM=g8890]
[Modificato da ilpoeta59 15/03/2024 15:56]





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Bologna, sono 3 punti pesanti:
Fabbian al 94' stende l'Empoli,
Motta allontana le inseguitrici

Finisce 0-1, gli emiliani (senza Zirkzee) sprecano diverse occasioni clamorose,
poi il probabile futuro interista sfrutta un'errata respinta di Caprile e decide la partita


Giulio Saetta


Il Bologna si prende tre punti sudatissimi contro un Empoli combattivo e sfortunato. Che tiene lo 0-0 grazie alle straordinarie parate di Caprile e deve soccombere solo al quarto di recupero in inferiorità numerica, con Ebuehi infortunato e le sostituzioni esaurite. Motta si gode un altro gol del gioiellino Fabbian e si porta a +6 dalla Roma consolidando il quarto posto Champions.

SCIAGURATO NIANG — Nicola per il suo 3-4-2-1 recupera Marin, che si piazza in cabina di regia con a fianco Maleh; Gyasi e Pezzella sugli esterni, Zurkowski e Cambiaghi a supporto di Niang. Nel Bologna il vice Zirkzee è Odgaard, Ndoye preferito a Orsolini nel ruolo di esterno destro, a sinistra c’è Saelemaekers. Molto fluido lo schieramento dell’Empoli, con la linea difensiva a tre in impostazione che in non possesso si chiude a cinque con l’arretramento di Gyasi a seguire Saelemaekers. Anche Motta si diverte con le alchimie tattiche, come alzando Lucumi per avere superiorità a centrocampo. Prima occasione da gol per il Bologna su calcio d’angolo al 10’: svetta Beukema e Niang salva quasi sulla linea. Momento di improvvisa quiete al Castellani quando dalla curva ospite compare uno striscione sulla tragedia dell’incendio in un appartamento di Bologna dove sono morti una madre e i suoi tre bambini: “Bologna piange i tre angeli e la mamma salita in cielo”. Pericoloso anche l’Empoli al minuto 25 con un’azione sulla sinistra di Cambiaghi che scarica dietro per Niang, la palla finisce sul sinistro di Zurkowski che esce di poco. Partita vivace nonostante il campo appesantito dalla pioggia con continui ribaltamenti di fronte. Altra parata di Caprile su un rasoterra di Ndoye. Al 43’ colossale occasione sprecata da Niang lanciato verso la porta da Cambiaghi dopo una palla persa da Beukema, il quale riesce a recuperare sul francese, incredibilmente lento e impacciato nell’avvicinarsi a Skorupski.

ANCORA FABBIAN — Nicola cambia Pezzella, in difficoltà su Ndoye, con Cacace. L’Empoli esce bene dallo spogliatoio, buona percussione con slalom di Marin, Cambiaghi arriva al tiro ma viene murato. Con Niang che gira alto al 7’ un cross di Cacace, sono già tre le occasioni per i padroni di casa in questo inizio ripresa. La mossa di Motta è Orsolini, che all’11’ prende il posto di Ndoye. Il Bologna dà segni di vita al 15’, palla che gira per tutto il centrocampo fino ad arrivare a Saelemaekers sulla sinistra, cross col destro e Odegaard di testa manda alto. Ancora il danese protagonista un minuto dopo su un cross dalla destra di Ferguson, questa volta basso, su cui in scivolata non arriva per un soffio. Alla mezzora Nicola ci prova con le due punte, entrano Caputo e Cerri per Cambiaghi e Niang. Motta risponde con un doppio slot ravvicinato Castro per Odgaard, Corazza per Beukema e Fabbian-Urbanski, Aebischer per Ferguson. Al 36’ grandissima occasione per il Bologna con Saelemaekers che scappa via sulla sinistra, entra in area e tira a botta sicura sul palo lungo trovando un’altra strepitosa parata di Caprile. Finisce con il Bologna che si mangia le mani per un'altra palla gol colossale, questa volta divorata da Orsolini che spara in curva da pochi metri. L’Empoli deve stringere i denti negli ultimi minuti per l’infortunio di Ebuehi che è costretto a lasciare il campo per infortunio e non può essere sostituito poiché sono esauriti i cambi. Al 4’ di recupero però deve cedere sotto il colpo di Fabbian, ancora lui, al quinto gol in campionato, un destro rasoterra su respinta di Caprile.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Monza, ci pensa ancora Maldini:
il Cagliari si ferma dopo quattro risultati utili consecutivi

Una splendida punizione di Daniel decide la sfida
e porta i brianzoli a un punto dalla Fiorentina.
Sardi imprecisi, sempre invischiati nella zona pericolosa


Matteo Brega


Il Monza batte 1-0 il Cagliari con una perla su punizione di Daniel Maldini e infila la seconda vittoria di fila scavalcando la Lazio al nono posto in attesa della gara di stasera dei biancocelesti.

PERLA MALDINI — Prima da titolare per Maldini nel 4-2-3-1: il 27 arriva dal gol di Genova e da prove convincenti. Ranieri risponde spedendo subito in campo Shomurodov, reduce dalla doppietta alla Salernitana. Dopo pochi minuti dall’avvio della partita parte il coro “Galliani uno di noi” dalla Curva Pieri, il cuore del tifo più caldo del Monza. E poi gli applausi dell’intero U-Power Stadium con l’a.d. brianzolo che si alza e ricambia i tifosi. La trattativa che dovrebbe portare a maggio l’ingresso del nuovo socio di maggioranza (Oriental Capital Partners) non cambierà il legame con il Monza perché Galliani resterà anche con il nuovo progetto (Fininvest rimarrà come socio di minoranza). La partita non decolla nella prima mezzora. Per vedere qualcosa di interessante bisogna attendere il minuto 31. Lapadula calcia una punizione da ottima posizione e il suo sinistro finisce di poco largo. In questa fase si fa preferire il Cagliari. Al 36’ corner di Nandez e colpo di testa di Dossena sul fondo. Ma la perla deve ancora arrivare ed è il gol del Monza. Minuto 42, punizione ottenuta da Mota Carvalho: sul pallone Maldini che con il destro calcia forte e preciso appena sotto la traversa, la palla la colpisce e sbatte oltre la linea. L’orologio dell’arbitro Marcenaro segnala che la sfera è entrata tutta ed è gol. Monza avanti. Il Monza si sveglia e dopo un paio di minuti potrebbe raddoppiare. Cross di Pessina, Mota Carvalho di testa sfiora il gol. Finisce così il primo tempo.

ILLUSIONE LAPADULA — Si riparte senza Makoumbou e Jankto nel Cagliari: dentro Prati e Oristanio. Ranieri passa al 4-3-3 con il tridente Oristanio-Lapadula-Shomurodov. Al 5’ il Monza punge. Cross di Colpani da destra, Mota Carvalho taglia sul primo palo e in maniera sporca colpisce mandando fuori di poco. Al 18’ doppio cambio per il Monza: fuori Mota Carvalho e Maldini, dentro Gagliardini e Zerbin (quest’ultimo dopo 4 panchine di fila e zero minuti). Proprio appena dopo i cambi il Cagliari va a un passo dal pareggio con Deiola che scarica un destro violento dal limite deviato da Bondo in corner in maniera decisiva. Al 23’ viene annullato per fuorigioco il gol di Lapadula che aveva girato splendidamente in acrobazia oltre Di Gregorio. Al 29’ fuori Colpani e Birindelli, dentro Valentin Carboni e Caldirola. Al 37’ è tempo di Colombo che prende il posto di Djuric. Un minuto dopo enorme occasione proprio per il 9 brianzolo. Valentin Carboni recupera palla, lancia nello spazio Colombo che davanti a Scuffet sceglie un improbabile scavetto. Ne esce un triste pallone che finisce sul fondo lentamente e lontano dalla porta. Ranieri inserisce Kingstone e Azzi per Shomurodov e Augello. Poco dopo dentro anche Viola, per Deiola. Al 3’ di recupero Colombo calcia forte sul primo palo, Scuffet devia in corner. La pressione sarda non cambia il risultato. Ranieri, dopo due vittorie di fila, si ferma a Monza. La lotta per salvarsi sarà ancora lunga.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Zapata-Vlasic, il Torino regola l'Udinese
e continua la rincorsa all'Europa

Bella prova dei granata di Juric (squalificato, in tribuna).
Contestata la squadra di casa


Mario Pagliara


Il Toro torna a correre e riaccende la sua rincorsa verso l’Europa: Zapata e Vlasic firmano una vittoria pesantissima a Udine (0-2), arrivata in un momento particolarmente delicato ed importante del campionato. Per la squadra di Cioffi è invece notte fonda: continua l’astinenza dalla vittoria casalinga che ormai perdura dal 30 dicembre (successo contro il Bologna). Udinese contestata (con ironia) e fischiata dal proprio pubblico. I granata chiudono i conti dopo un’ora di gioco con Vlasic, prima del vantaggio di Zapata nel primo tempo il croato aveva preso anche un palo. L’Europa torna nel mirino del Toro: questi tre punti riposizionano la squadra di Juric a ridosso della zona che può valere il pass per una Coppa.

ASCENSORE ZAPATA — C’è troppo Toro e troppo poca Udinese in tutto il primo tempo, al punto che il punteggio di uno a zero con il quale le due squadre vanno all’intervallo è addirittura mortificante per i granata. Aggressiva quando necessario, bella a tratti, sicuramente sempre razionale e completamente dominante della scena: è il copione che segue la squadra di Juric a metà partita, ovviamente meritatamente in vantaggio grazie al decimo gol in campionato dell’ex Zapata. E l’Udinese? Nessun tiro in porta a metà gara, una sola conclusione (al 25’ di Kamara: fuori) e Payero sostituito dopo 31 minuti (con Ehizibue) per manifesta inferiorità tecnica, messo sulla griglia dal trio Vojvoda, Ricci, Vlasic in ottima giornata. Il Toro invece è tutta un’altra musica e dopo dieci minuti ha costruito già tre ottime palle gol: 5’, Giannetti salva su un diagonale di Okereke; 8’, Vlasic servito da Vojvoda si stampa sul palo; 10’, Zapata firma l’uno a zero. Nell’occasione è splendido l’assist di Vojvoda: una palla a giro dalla trequarti di assoluta bellezza che pesca dritta la testa di Duvan nel cuore dell’area friulana. Il centravanti colombiano è bravo a prendere l’ascensore e a non fallire. Al 29’ quarta grande chance per i granata, stavolta di Okereke ma Okoye si salva in angolo. Insomma, il grande peccato del Toro nel primo tempo è di non aver chiuso la partita.

L'URLO DI VLASIC — Quando comincia il secondo tempo, il Toro trova il raddoppio al primo affondo. Minuto numero 8: Gineitis corona la sua splendida gara con un recupero efficace su Pereyra sulla trequarti avversaria, Zapata rifinisce per Vlasic che indovina il diagonale vincente. Vlasic torna al gol dopo due mesi e mezzo, Zapata firma anche l’assist: il Toro vola e per l’Udinese (contestata dal proprio pubblico) è notte fonda. Cioffi richiama in panchina Ehizibue (entrato a metà primo tempo) per lanciare Ebosele. Dentro anche Zemura per Kamara. Il tecnico dell’Udinese vive una domenica da separato in casa col proprio pubblico: è fischiatissimo dalla curva che a metà ripresa alza il coro “mettiamo troppa pressione”, raccogliendo l’applauso da tutto lo stadio. Il Toro non si ferma e sfiora il tris con un colpo di testa di Zapata su cross di Bellanova (27’), sul quale è strepitoso Okoye. La gara è già chiusa da un pezzo, e la festa è solo del Toro.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Un autogol di Gyomber, poi Falcone para tutto:
il Lecce vince a Salerno, Liverani rischia

Gotti comincia con tre punti pesantissimi in chiave salvezza:
al momento è a +4 sul terzultimo posto


Francesco Velluzzi


Missione compiuta. Con molta fatica. Il Lecce affidato da questa settimana a Luca Gotti passa a Salerno e conquista tre punti vitali, soprattutto in virtù delle sconfitte di Empoli, Cagliari e Udinese che sorpassa in classifica ottenendo (autogol assegnato a Gyomber) la prima vittoria esterna del campionato (resta a secco solo il Frosinone). Il Lecce ha colpito e affondato alla prima occasione buona al 17’, ma per il resto ha subito la pressione della Salernitana e deve ringraziare Wladimiro Falcone tornato ai livelli della passata straordinaria stagione. Il portiere romano che piace alla Roma ha parato e respinto proprio tutto. Ma la squadra di Liverani, la cui posizione adesso andrà valutata, non ha mai dato l’impressione di essere arrembante, col sacro fuoco, col furore che serve. Ha premuto, dominato, avrebbe anche meritato il pari perché il Lecce, che in queste vacanze avrà parecchi compiti a casa da fare, ha fatto resilienza pura badando al sodo. E ha ottenuto col minimo sforzo quel che serviva.

IL PRE — Ma partiamo dal prepartita. L’aria che tira fuori dallo stadio in una giornata uggiosa non è bella: la tifoseria è in fermento, non ha gradito la conferenza arrendevole di Fabio Liverani della vigilia. Comunque il presidente Danilo Iervolino è in tribuna. Liverani rispolvera incredibilmente Gyomber che non giocava titolare dal 25 gennaio con la Roma. Lo piazza terzino destro, ma la squadra resta col solito 4-3-1-2. Tornano titolari anche Basic e il portiere Costil preferito a Ochoa, dopo la brutta prova di Cagliari.


SI GIOCA — Gotti qualcosa la cambia da subito e non da poco: il modulo. Il Lecce si schiera con un 4-2-3-1 in cui riappare Blin al suo posto, cioè in una mediana a due con Ramadani. A supporto di Krstovic ci sono Almqvist, Oudin, sottopunta e Piccoli, anche lui rilanciato, ma in un inedito ruolo di esterno a sinistra. La partita comincia a farla la Salernitana con il Lecce che accenna una pressione molto alta ma sembra un po’ impaurito. Falcone torna super protagonista ed è grande su Pirola, ma alla prima volta (17’) in cui i salentini si affacciano sul serio nel cuore della difesa granata colpiscono senza pietà. Cross di Gendrey, altro cross maldestro di Almqvist, Gyomber respinge, ma Krstovic è bravo ad anticipare Manolas e a mettere dentro con la complicità di Gyomber che la tocca. Infatti è ufficialmente autogol. La Salernitana non si abbatte e continua ad attaccare. Pirola fa l’attaccante aggiunto e sale ancora di testa. Falcone al 24’ si supera su Tchaouna al volo su bel cross di Bradaric. Il Lecce esce poco ma quando lo fa crea pericolo: Almqvist è bloccato due volte da Costil, ma il fenomeno lo fa ancora Falcone su Maggiore al 42’. Che poi si becca il giallo (come prima Coulibaly che va in diffida) a fine tempo.


SECONDO TEMPO — La ripresa del Lecce comincia col giovane Dorgu al posto di Oudin. Gotti mantiene lo stesso assetto, ma Dorgu va a sinistra nel tridente offensivo, pur stando ovviamente un po’ più basso, e Piccoli torna al centro sottopunta. Liverani i primi cambi li fa dopo 8': Gomis per un inguardabile Coulibaly e Simy per l’evanescente Weissman che ha prodotto un buon assist per Maggiore e stop. I ritmi restano bassi, il Lecce aspetta per ripartire, la Salernitana tiene uno sterile possesso palla. Liverani fa altri due innesti: Zanoli e Vignato per Gyomber e Tchaouna. E al 24’ il primo pericolo lo crea Candreva con un tiro cross che Falcone smanaccia. Poi il portiere salentino si supera su Gomis. Il Lecce è basso a protezione del risultato. Gotti spende anche Gonzalez per l’esausto Krstovic. Poi si arrende Gendrey, dentro Venuti. La Salernitana cerca fino alla fine la soluzione per trovare almeno il pari, ma non la trova ed esce dal campo sommersa dai fischi e dalla contestazione della Curva. E su Liverani ci sono riflessioni in corso.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Castellanos rialza la Lazio del dopo Sarri:
entra, fa doppietta in 5' e stende il Frosinone



Ciociari avanti con Lirola al 13', il pari di Zaccagni al 38'.
Nella ripresa le due reti di Taty, che aveva appena sostituito Immobile.
Di Cheddira il 2-3 al 70'


Continua l'incubo del Frosinone, una vittoria nelle ultime 16 gare, si rialza la Lazio con Martusciello in panchina dopo 4 ko di fila (Champions compresa) nella prima del dopo Sarri. Ciociari avanti al 13' con Lirola, più volte vicini al raddoppio, prima del pareggio di Zaccagni al 38'. Lì i biancocelesti svoltano. Ripresa, entra Castellanos al posto di Immobile e alla ripresa del gioco firma il vantaggio esterno, concedendo il bis 5' dopo. Cheddira la riapre al 70' ma non basta.

LA PARTITA — Prima occasione per Cheddira di testa con palla sopra la traversa. Al 13' il vantaggio: cross di Zortea, stacco di Lirola che da una decina di metri incrocia piazzando la sfera sul palo lontano da Mandas per il 100° gol nella storia del Frosinone in Serie A. La Lazio fatica a reagire e rischia ancora con Cataldi che salva su Brescianini e con Gelli che da due passi colpisce male. Alla prima occasione i biancocelesti pareggiano: 38', cross di Guendouzi, tocco sotto porta di Zaccagni, lasciato solo, e 1-1. E' poi Immobile a impegnare Turati al 43'. Nel recupero Lirola sfiora la doppietta in contropiede ma conclude sull'esterno della rete. Lazio avanti al 57': Castellanos entra al posto di Immobile e sulla punizione alla ripresa del gioco infila di testa il 2-1 esterno. Lo stesso Taty e poi Luis Alberto impegnano Turati sfiorando il 3-1. Che arriva subito dopo, al 62': palo di Casale, sulla palla arriva Castellanos e fa doppietta. Il Frosinone la riapre al 70': corner di Gelli, la palla arriva a Cheddira che in girata accorcia. Ci vuole un miracolo di Turati per negare il 4-2 a Luis Alberto. La Lazio torna a vincere.

Gazzetta dello Sport

Fonte: Gazzetta dello Sport
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La Juve non è guarita: spinge ma si ferma ai pali di Iling e Kean.
È 0-0 col Genoa

Primo tempo sotto ritmo e senza occasioni per i bianconeri,
meglio la ripresa ma i rossoblù restano attenti e reattivi.
Espulso Vlahovic a tempo scaduto


Filippo Cornacchia


La Juventus non vince più ed esce nuovamente tra i fischi dell’Allianz Stadium. Un solo successo, oltretutto all’ultimo minuto e contro il Frosinone, nelle ultime otto partite. Nemmeno il ritiro anticipato degli ultimi giorni deciso da Massimiliano Allegri ha scosso i bianconeri. Contro il Genoa finisce soltanto 0-0. Al danno si aggiunge la beffa dell’espulsione finale per proteste di Dusan Vlahovic. Il bomber serbo, dopo la sosta per le nazionali, salterà la partita con Lazio e Allegri per quell’occasione potrà contare soltanto su Moise Kean come centravanti visto che Milik (infortunato) non rientrerà prima di 3-4 settimane. Pensieri futuri. Il presente è la crisi senza fine della Signora, nervosa, imprecisa e sfortunata (doppio palo di Iling e Kean). Per i rossoblù, reduci da due sconfitte consecutive, il punto è prezioso e rafforza il dodicesimo posto in classifica.

PIU’ GENOA — Allegri, senza l’infortunato Milik, s’affida alla coppia titolare Vlahovic-Chiesa. Gilardino risponde con Gudmundsson, l’osservato speciale dei bianconeri, più arretrato - e a tutto campo - con Vitinha accanto a Retegui. Rossoblù a trazione anteriore e pure più pericolosi e propositivi nel primo tempo: tra il colpo di testa iniziale di Bani (ottima risposta di Szczesny) e il tentativo dalla distanza di Retegui, sono soprattutto il dinamismo e la tenacia di Vitinha a tenere in apprensione la difesa di bianconera. La squadra di Allegri, spesso sotto ritmo e imprecisa tecnicamente, impiega quasi mezzora per insidiare il Genoa e a provarci è sempre Gatti: prima con un tiro dal limite senza troppe pretese, poi con una deviazione in area che invece qualche brivido lo procura a Martinez. Comunque troppo poco. Chiesa e Vlahovic, spesso isolati e quasi mai connessi tra loro, sprecano l’unica ripartenza potenzialmente velenosa. E così ancora una volta sono i fischi di parte del pubblico dell’Allianz Stadium ad accompagnare il rientro negli spogliatoi di Danilo e compagi.

JUVE AL PALO — Allegri prova a dare la scossa dopo quasi un’ora (13’ s.t.) con un triplo cambio: dentro Rabiot (per McKennie), Iling Jr (per Kostic) e Yildiz. Il turco prende il posto di Chiesa, uscito tra i fischi e tutt’altro che contento per la sostituzione. L’ingresso di Rabiot, assente nelle ultime due partite (Napoli e Atalanta) per la lussazione dell’alluce, aumenta i giri della Juventus e il peso tecnico-fisico del centrocampo. I bianconeri guadagnano campo e occasioni, soprattutto grazie alla qualità dei cross di Cambiaso per Vlahovic, che però non trova mai il guizzo giusto e si innervosisce. La due chance più grosse, in realtà, capitano a Iling Jr e Kean, entrato per l’assalto finale con passaggio al 3-4-3. Tanto l’inglese quanto l’azzurro (45’ s.t.) vengono fermati dal palo. La sfortuna e l’imprecisione si mischiano alla frustrazione: il muro del Genoa tiene, anche grazie ai cambi di Gilardino (Malinovskyi al posto di Gudmundsson). E alla fine Vlahovic cade in una ingenuità che costa cara a lui e alla squadra: al 48’ s.t., in pieno recupero, a gioco fermo e nel giro pochi secondi rimedia due ammonizioni per proteste e la conseguente espulsione. Il modo peggiore per concludere il momento difficile della Juventus.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Il Milan cala un altro tris e sbanca anche Verona:
2° posto ancora più solido

Prova di sostanza e personalità per i rossoneri,
che meritano la vittoria e allungano a +3 sulla Juve.
A segno Hernandez, Pulisic, Noslin e Chukwueze


Alessandra Gozzini


È a Verona che il Milan riscopre altre cose buone, utili a concludere la stagione in sicurezza Champions e soprattutto a spingere la squadra lungo il cammino dell’Europa League. Il gol di Theo, straripante a sinistra, la versatilità di Okafor, l’abbondanza a centrocampo e il gran gol di Chukwueze. E’ il quinto successo consecutivo considerate tutte le competizioni, tris vincente in campionato. Le cattive notizie, come al solito, arrivano dalla difesa: il Milan subisce il gol di Noslin e saluta dopo un tempo Kalulu per una distorsione al ginocchio. Il Verona resta due punti avanti alla zona salvezza e alla vigilia di Pasqua avrà un primo scontro salvezza a Cagliari.

GIALLO THEO — Se di solito il Milan ci mette un po’ a carburare, qui parte in quarta: Tomori non impatta da due passi sull’invito mancino di Theo. Dopo tocca a Okafor esaltare Montipò: angolo di Pulisic, sponda di Kalulu, destro al volo dello svizzero e palla alzata sopra lo specchio, con l'aiuto della traversa. Pulisic ci va ancora più vicino: sull’azione da destra arriva a concludere sulla traversa, stavolta piena. Non va nemmeno in contropiede 4 contro 3: l’ultimo tocco, sprecato, capita ancora sui piedi di Okafor. Per il vantaggio serve un’azione che unisca tutto in un’unica persona: velocità, potenza, caparbietà, fortuna. Theo si invola sulla sinistra, è bravo e aiutato da un paio di rimpalli, prima di trovare la porta. Anche quello che succede dopo merita attenzione: l’esultanza, più o meno solita, è con le braccia unite e l’espressione sfrontata, peccato succeda davanti ai sostenitori gialloblù. Il pubblico fischia, Theo si attarda a tornare a centrocampo e Baroni lo richiama: Hernandez replica con le mani che mimano il “parla, parla…”. Risultato in parità per quanto riguarda le ammonizioni: il terzino rossonero (diffidato, salterà la Fiorentina) e l’allenatore gialloblù.

SUPER CHUKWU — Solito Milan aggressivo a inizio ripresa: Okafor ha il merito di concludere, Pulisic quello di farsi trovare pronto sulla respinta corta di Montipò. E’ il gol numero 5.000 nella storia del Milan, per Pulisic il dodicesimo stagionale che ha comunque un gran valore: per Christian è la miglior stagione di sempre dal punto di vista realizzativo. Quando sembra ormai tutto deciso il Milan, di nuovo, concede agli avversari la possibilità di riaprire la partita: Noslin è l’autore di un gran gol, ma Loftus-Cheek non è impeccabile in copertura. Quando Leao ha l’occasione di ristabilire le distanze sbaglia clamorosamente: Rafa viaggia alla grande sulla sinistra ma spreca il tiro a giro. A fare il Leao ci pensa Chukwueze, neoentrato: gol al volo su azione d’angolo per il 3 a 1 finale, primo per Samu in campionato. E stavolta, sul risultato c’è anche la mano, o meglio il piede sinistro, di Maignan: decisivo sul diagonale di Swiderski.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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