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Campionato di calcio Serie A stagione 2023/2024 di Award & Oscar FFZ

Ultimo Aggiornamento: 29/04/2024 00:59
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Roma, ci pensa Pellegrini:
battuto il Sassuolo, la Champions è a -3

Senza Dybala, decide il capitano con un grande destro a inizio ripresa.
Lukaku si divora il raddoppio e Viti il pari.
I giallorossi restano sulla scia del Bologna che è quarto


Alessio D'Urso


Non c’è Dybala? C’è Pellegrini, e tanto basta. Un bel gol del centrocampista offensivo nel secondo tempo regala tre punti d’oro alla Roma nella corsa per la Champions. E continua la scalata in classifica di Daniele De Rossi (giallorossi sempre a -3 dal Bologna), accolto dalla Curva Sud dell’Olimpico ad inizio gara con un bellissimo striscione ("DDR: giocatore, capitano, allenatore… mai finirà questo amore!") e osannato a fine gara come una star.

RIPARTENZE — I giallorossi si schierano con l’annunciato 4-3-3 con Lukaku (recuperato) al centro dell’attacco. Fiducia a Llorente al centro della difesa, accanto a Mancini, e a Spinazzola a sinistra. E subito, al 5’, l’esterno serve al centro un cross col contagiri per Lukaku che di testa sfiora il palo alla sinistra di Consigli. Sassuolo che impiega un po’ di tempo per prendere le misure alla Roma, affidandosi dal centrocampo in su alle accelerazioni di un Defrel elettrico e ruotando attorno a Pinamonti punta centrale. Una partita che vive di fiammate, accese soprattutto dai padroni di casa grazie alle sovrapposizioni dei due laterali. La squadra di Ballardini riesce comunque a contenere le sfuriate dei padroni di casa, difendendo anche con cinque uomini. Al 36’, proprio Spinazzola è costretto ad uscire per un problema al flessore della coscia destra: al suo posto, Angeliño. Solo nei minuti finali del primo tempo, i giallorossi riescono a rendersi ancora pericolosi con un altro colto di testa in area di Lukaku pure stavolta leggermente fuori misura.

SVOLTA — Nella ripresa, la Roma entra in campo con maggiore convinzione e, al 5’, passa in vantaggio col tiro irresistibile a giro di Pellegrini: un destro che non dà scampo a Consigli e che riaccende l’entusiasmo in tribuna. Il Sassuolo non è però per nulla disposto ad arrendersi e reagisce sfruttando le progressioni di Laurienté. E, al 25’, una conclusione potente di Racic viene deviata in tuffo da Svilar. Anche la Roma si rende pericolosa, dispiegando meglio il suo gioco d’attacco: in un’occasione, al 28’, è Lukaku a fallire il raddoppio con un sinistro alto da ottima posizione, mentre due minuti dopo ci prova Baldanzi ma la conclusione è debole. La Roma è anche fortunata, perché al 35’ Svilar per pochissimo non fa autogol sulla deviazione sbilenca in area di Llorente: il pallone toccato col piede dal portiere giallorosso sbatte incredibilmente sul palo e poi l’azione del Sassuolo sfuma. Pericolo scampato e finale in discesa per la squadra di casa. Che chiude tutti gli spazi e ormeggia in porto tre punti di enorme valore.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Frenatina Inter:
Juan Jesus risponde a Darmian,
col Napoli finisce 1-1.
Milan a -14


Il difensore degli azzurri nega la vittoria alla capolista all'82',
con la squadra di Pioli che recupera così due punti in classifica ai cugini


Andrea Ramazzotti

Dopo il k.o. di Madrid, con conseguente eliminazione dalla Champions, l'Inter si ferma anche in campionato: niente vittoria consecutiva numero undici in Serie A perché il Napoli, grazie alla rete dell'ex Juan Jesus, impone il pari. Non è un dramma in ottica scudetto perché il vantaggio sul Milan secondo rimane di 14 lunghezze con 9 incontri da giocare (tra i quali il derby di ritorno...), ma Inzaghi avrebbe preferito arrivare alla sosta con un altro risultato. Va comunque riconosciuto alla formazione di Calzona, ancora imbattuto tra i confini italiani, di aver reagito bene allo svantaggio di Darmian e di aver disputato una ripresa coraggiosa. La stanchezza forse ha pesato di più per i padroni di casa, che hanno giocato 120 minuti e un giorno dopo rispetto ai campani, ma la sensazione nitida è che con Osimhen in campo le difficoltà per Lautaro e compagni avrebbero potuto essere maggiori.

DARMIAN LA SBLOCCA — Inzaghi sceglie la formazione dei titolarissimi, mentre Calzona non rischia il nigeriano e al centro dell'attacco dà spazio a Raspadori. Di fronte allo sguardo dell'ex Perisic, l'Inter parte forte e una botta di Thuram, innescato da Calhanoglu, viene ribattuta da Juan Jesus. Il Napoli però non sta a guardare: Kvaratskhelia svaria su tutto il fronte offensivo, Raspadori attacca la profondità e Traoré, preferito al futuro nerazzurro Zielinski, fa la mezzala d'assalto. La gara è piacevole perché gli ospiti si confermano la squadra che finora ha il maggior possesso della Serie A (oltre il 60%), ma l'Inter ha fame di scudetto e va vicino all'1-0 con un tiro ravvicinato di Lautaro, stoppato ancora da Juan Jesus. Inzaghi ordina la carica e chiede di alzare il ritmo in fase di costruzione: Meret deve superarsi per dire di no nella stessa azione a Darmian e Lautaro, mentre Barella conclude alto. San Siro applaude e l'Inter prende più coraggio, dimenticando la notte del Metropolitano. Quello dei padroni di casa, però, è un lampo perché gli azzurri controllano il ritmo, mantengono la giusta distanza tra i reparti e tengono gli avversari lontani dalla loro porta, senza però riuscire a creare pericoli offensivi. Il piano tattico di Calzona funziona fino al 43' quando, dopo una bella azione corale, nata a destra e sviluppatasi sul versante opposto, Bastoni crossa per la zampata vincente di Darmian. Non è una combinazione da "terzo" a "terzo" come in occasione del gol di Bisseck su assist Bastoni a Bologna, ma comunque è un'azione bella (da "terzo" a "quinto") che evidenza l'abilità nerazzurra a palleggiare e ad attaccare sia con i marcatori sia con gli esterni. A metà incontro Inter avanti e Napoli con zero tiri nello specchio.

IL GOL DELL'EX — A inizio ripresa Inzaghi toglie l'ammonito Pavard per inserire Bisseck e la squadra riparte con il piede sull'acceleratore. Lautaro e Thuram ci provano senza avere la mira giusta, poi si accende Kvara che costringe per la prima volta Sommer a sporcarsi i guanti. Il Napoli è alto e aggressivo, anche a costo di concedere qualche metro in più alle spalle della propria difesa. Barella ha sui piedi una buona chance, ma la spreca e poco dopo viene sostituito da Frattesi. Gli azzurri sono più arrembanti rispetto alla prima frazione anche se l'assenza di Osimhen a centro area si sente. Calzona prova a ovviare all'indisponibilità del bomber gettando nella mischia Cajuste, Mario Rui e Simeone, ma i pericoli maggiori li crea sempre Kvaratskhelia con le sue sterzate. Peccato che i compagni non lo assecondino e che Anguissa ciabatti da ottima posizione la palla del possibile 1-1. Inzaghi toglie Lautaro e Dimarco per inserire Sanchez e Dumfries: è alla ricerca di energie fresche perché sa che il Napoli si prepara all'assalto, ma non si aspetta che il pareggio arrivi da un angolo regalato da un'ingenuità dei suoi, in particolare di Darmian. Dalla bandierina la battuta di Politano viene prolungata da Bastoni e Juan Jesus, un ex, segna la prima rete stagionale, quella del pari. L'Inter, con Buchanan a sinistra, prova l'ultimo arrembaggio, ma di energie ce ne sono poche e si accontenta di un punto che l'avvicina di un altro passo al tricolore.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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SERIE A 2023/2023 29ª Giornata (10ª di Ritorno)

15/03/2024
Empoli - Bologna 0-1
16/03/2024
Monza - Cagliari 1-0
Udinese - Torino 0-2
Salernitana - Lecce 0-1
Frosinone - Lazio 2-3
17/03/2024
Juventus - Genoa 0-0
Verona - Milan 1-3
Atalanta - Fiorentina (rinviata)
Roma - Sassuolo 1-0
Inter - Napoli 1-1

Classifica
1) Inter punti 76;
2) Milan punti 62;
3) Juventus punti 59;
4) Bologna punti 54;
5) Roma punti 51;
6) Atalanta(*) punti 47;
7) Napoli punti 45;
8) Fiorentina(*) e Lazio punti 43;
10) Monza punti 42;
11) Torino punti 41;
12) Genoa punti 34;
13) Lecce punti 28;
14) Udinese punti 27;
15) Verona e Cagliari punti 26;
17) Empoli punti 25;
18) Frosinone punti 24;
19) Sassuolo punti 23;
20) Salernitana punti 14.

(gazzetta.it)

NOTE
(*) Una partita in meno
Atalanta - Fiorentina rinviata a data da destinarsi dopo il grave malore
che ha colpito il dirigente viola Joe Barone poco prima della partita.
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Atalanta, 3 squilli per l'Europa:
il Napoli resta a -9 dalla zona Champions



A segno Miranchuk, Scamacca e Koopmeiners. Dea a -1 dalla Roma (quinta).
I tricolori, pesantemente contestati, vedono volare via i posti Champions


Vincenzo D'Angelo

C’era una volta il Napoli campione d’Italia: anche l’Atalanta espugna il Maradona (3-0) e mortifica una squadra irriconoscibile e anche irriconoscente dello scudetto che porta sul petto. È mancato in tutto il Napoli, nella qualità e nella cattiveria agonistica: gambe molli, zero idee, occasioni arrivate soltanto sullo 0-2. Merito di un’ottima Atalanta, al quale è sembrato non servire neanche un supplemento di energie per passare sopra le macerie del Napoli. Che saluta a testa bassa e incassa fischi copiosi e l’invito degli ultrà ad andare prima a lavorare e poi “via da Napoli”. L’Atalanta si rilancia per la Champions con i gol Miranchuk, Scamacca e Koopmeiners: Bologna e Roma sono chiamate a rispondere, ma la Dea sembra essere pronta per lo sprint di primavera.

MONOLOGO DEAIl Napoli si inginocchia prima del fischio d’inizio, in stile Black Lives Matter, come segno di vicinanza a Juan Jesus. Ma le due settimane di polemiche e di pausa nazionali sembrano da subito aver inciso nella testa e nelle gambe degli azzurri, mai in partita nei primi 45’. L’Atalanta domina fisicamente e con qualità: dopo appena 2’ Miranchuk in ripartenza centra il palo e per gli azzurri scatta subito il campanello d’allarme. Che resta però inascoltato. La Dea passa al 26’ con Miranchuk, libero e solo a due passi dalla porta, lesto a girare in rete un tocco di tacco di Pasalic dopo azione confusa e in mezzo alle proteste – inutili – napoletane per una spinta di Scamacca su Rrahmani. Il Napoli si vede solo con un colpo di testa debole di Osimhen che non impensierisce Carnesecchi, il resto è monologo bergamasco: Meret salva due volte in uscita, prima su Pasalic e poi su Kolasinac, ma nulla può quando all’ultima azione del primo tempo Scamacca ruba palla a Juan Jesus in uscita, fa sponda con Miranchuk e poi da fuori lo fulmina in diagonale per il raddoppio Atalanta.

NAPOLI FERMO AL "PALO" — Dalle curve parte una timida contestazione, con fischi e il “meritiamo di più” che è diventato il ritornello di questa stagione maledetta per i campioni d’Italia. Calzona lascia negli spogliatoi Raspadori e Traorè, bocciati anche dal pubblico durante il primo tempo: dentro Ngonge e Zielinski, che avrebbe subito l’occasione di riaprire il match ma tarda nella battuta a rete. Lo stesso Zielinski al 9’ coglie il palo al volo di sinistro e sul prosieguo dell’azione Osimhen devia tiro di Lobotka, con Carnesecchi bravo a ritrovare il tempo e a mandare sul palo prima che Scalvini in scivolata riesca a liberare l’area.

CONTESTAZIONI — Il Napoli prova quantomeno con l’orgoglio a riaprire il match, lasciando all’Atalanta praterie per poter far male ancora. E al 28’, proprio da una ripartenza organizzata da Koopmeiners, Lookman ricama per Miranchuk che trova prontissimo Meret al tuffo provvidenziale. Dall’altra parte l’ingresso di Simeone per Anguissa porta il Napoli a schierarsi col doppio centravanti: il Cholito (33’) imbuca bene per Osimhen, ma Carnesecchi salva di piede. E poco dopo è ancora il riflesso del portiere nerazzurro a fermare la volée potente di Osimhen. Ma il Napoli non c’è più da mesi e il 3-0 di Koompmeiners al 43’ serve a dare il via alla nuova contestazione: la curva A grida “vergognatevi”, la B invita a tirare fuori gli attributi. Per il Napoli è notte fonda, l’Atalanta invece si rilancia prepotentemente per un posto Champions. Un minitorneo con Roma e Bologna dal quale la Dea vuole uscire vincitrice.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Segna sempre Gudmundsson, ma risponde Reinier:
Frosinone, punto prezioso col Genoa



La prestazione dell'islandese, che si conquista un rigore e lo trasforma,
non basta a Gilardino, che perde per infortunio Retegui e Malinovskyi:
i ciociari muovono la classifica, ma restano terzultimi


Filippo Grimaldi

Tutto in parità (1-1 il finale), anche nei rimpianti. Il Genoa si illude con il rigore di Gudmundsson, ma la rete di Reinier regala al Frosinone un punto meritato, che ne mantiene intatte le speranze di salvezza. Per i rossoblù, un'occasione sfumata per rilanciarsi. Finale caldissimo, con il rigore per gli ospiti (50' della ripresa) prima concesso dall'arbitro Sacchi per un presunto tocco di mano in area di Thorsby, e poi cancellato dopo il check al monitor: il centrocampista rossoblù colpisce di testa, non con il braccio.

CORAGGIO DI FRA — Un bel Frosinone soprattutto nel primo tempo, ma a tratti è una prestazione-fotocopia rispetto a quella sfortunata contro la Lazio. Perché la squadra di Di Francesco tiene alto il baricentro, fa un pressing intenso e, tenendo la mediana molto vicina alla coppia Soulé-Cheddira, riesce a moltiplicare l'efficacia della manovra offensiva. Il Genoa va a sprazzi, è meno efficace e continuo del recente passato, ma possiede le forze per colpire e far male alla retroguardia ospite. Lo si intuisce al primo vero affondo degli uomini di Gilardino, quando sugli sviluppi di un angolo battuto da Gudmundsson, Vasquez (10') stacca di testa sulla traversa e sul successivo tiro di Sabelli c'è la decisiva respinta di Turati. Il Frosinone è coraggioso, a destra le accelerazioni di Brescianini portano quasi sempre gli uomini di Di Francesco dalle parti di Martinez. Ma il Frosinone è impreciso, e lì sta il suo peccato principale. Però la pressione sul Genoa nelle ripartenze dal basso non permette ai rossoblù di ragionare e l'impostazione del gioco ne risente. Due moduli speculari – 3-5-2 – ma con una resa diversa.

BOTTA E RISPOSTA — Poi si ritorna al punto di partenza, perché il Genoa può far male in qualunque momento e quando al 28' Gudmundsson sgasa per vie centrali, Okoli entra in modo scomposto sull'islandese con la gamba destra e per Sacchi è rigore. Stavolta Retegui cede il pallone al compagno (fra gli applausi della Nord), rispettando le gerarchie interne e dal dischetto (30') l'attaccante che piace all’Inter e in Premier va a segno. Uno a zero Genoa, ma il Frosinone non molla. Soulé manca la palla del pari, ma l'attaccante trova subito dopo la palla per Zortea (Spence non chiude il varco) e l'assist per Reinier è decisivo. Uno a uno e pari meritato degli ospiti, a certificare le difficoltà del Genoa. Anzi, prima dell'intervallo dopo il giallo a Retegui (diffidato, salterà il Verona), Brescianini sfiora il raddoppio.

CAMBIO DI PASSO — Gilardino lascia negli spogliatoi Spence e lancia Malinovskyi, con Messias che va a sinistra ma poi trasloca in attacco quando Retegui deve lasciare il campo per una distorsione alla caviglia sinistra in uno scontro con Okoli. La gara si infiamma al 14', quando una magia di Cheddira costringe a un recupero in extremis: il Frosinone chiede il rigore, ma il check Var conferma che l'intervento è regolare. Partita complicata, però, per i padroni di casa, che perdono anche Malinovskyi per infortunio (problema al flessore della coscia). Dentro Strootman, ma il Frosinone insiste: il diagonale di Lirola non trova la porta, poi Messias risponde con un sinistro a giro fuori di poco. Di Francesco richiama Reinier (dentro Mazzitelli), Gilardino dà spazio ad Ankeye e Thorsby, spostando Messias a destra. Di Francesco cambia l'attacco, ma nel finale il Frosinone si abbassa e pensa legittimamente a difendere il punticino, fino all'illusione del possibile rigore nel maxirecupero.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Torino, tre punti per la zona Europa:
col Monza decide un rigore di Sanabria

Il gol partita arriva al 69', poi dopo 3' viene espulso Pessina per doppia ammonizione


Mario Pagliara


Un rigore di Sanabria manda il Toro a riveder le stelle. Vittoria pesantissima per i granata nella rincorsa europea contro il Monza, grazie ad un secondo tempo di grinta, impeto sotto la pioggia e carattere. Decide il rigore di Sanabria dopo molto equilibrio e Palladino la perde anche a causa dell’espulsione di Pessina che lascia i brianzoli in dieci a metà ripresa. Il Toro scavalca proprio il Monza e, in attesa delle altre partite, si mette a un punto dal Napoli settimo. I granata ricominciano dopo la sosta con la seconda vittoria consecutiva e avviano col piglio giusto la volatona finale.

COLPANI PERICOLOSO — Juric perde al mattino Gineitis (fastidio al ginocchio destro emerso in albergo prima della riunione tecnica) e rilancia Linetty in mediana. Il Toro non sposa la linea della continuità rispetto alla convincente vittoria di Udine: tre volti nuovi nell’undici (Tameze, Linetty, Lazaro), quattro ruoli cambiati (fuori Masina, con Rodriguez tornato in difesa). Nel 4-2-3-1 del Monza Palladino piazza la mossa Akpa Akpro in mediana per imbrigliare Vlasic e avanza Pessina sulla trequarti. La posta in palio tra Toro e Monza è già alta e ne esce un primo tempo sostanzialmente bloccato: nessun tiro in porta da parte dei granata a metà partita, una conclusione nello specchio dei brianzoli con Colpani dopo due minuti (ben controllato da Milinkovic). Proprio Colpani è il più pericoloso nella prima parte della sfida: ci riprova al 35’ con un bel tiro a giro sul quale è provvidenziale la fortuita deviazione di Ricci. Zapata si sbraccia molto sulla linea avanzata del Toro, ma viene murato due volte dall’ex Izzo e una da Mari. Al 31’ una girata al volo di Djuric (assist di Carboni) sbatte sui tabelloni. Insomma, all’intervallo fa qualcosina in più il Monza ma è una sfida nella quale prevale la paura di sbagliare.

SANABRIA FREDDO — In avvio di ripresa, Milinkovic è attento sul colpo di testa di Carboni (cross di Colpani). Il Toro risponde subito con un’incornata potente di Buongiorno sulla quale Di Gregorio ci mette i pugni. Accade tutto nei primi tre minuti e la partita dà la sensazione di aprirsi con un Toro più intraprendente: all’8’ Okereke sguscia via ma Di Gregorio è ancora bravo ad arrivare sul suo piattone rasoterra angolato. Al 10’ Palladino si gioca subito due cambi cambiando tutta la fascia sinistra: Pereira per Carboni, Mota per Maldini. La gara sale di tono e al 13’ un colpo di testa di Djuric prende Milinkovic controtempo ma si spegne di poco oltre il palo. Juric risponde all’ora di gioco con Sanabria al posto di Okereke. Al 22’ il primo episodio chiave dell’incontro: Bellanova crossa dalla destra, Pessina in area aggancia Ricci al collo. Per Aureliano è rigore: dal dischetto Sanabria appena entrato è freddo e firma il vantaggio. Tre minuti dopo il vantaggio secondo episodio clou: Pessina (già ammonito) entra duro su Ricci e viene espulso per doppia ammonizione. In sei minuti Pessina causa il rigore e lascia il Monza in dieci. Nel finale Di Gregorio evita il raddoppio di Zapata, poi il Monza chiede un rigore per il contatto Lovato-Mota. Dopo comincia la festa del Toro che balla sotto la pioggia torinese.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Marusic-gol, Tudor gode al 93':
la Lazio batte una Juve senza attacco e sempre più in crisi



All'ultima azione, decide il colpo di testa del montenegrino dopo una partita da 0-0.
La Signora, senza Vlahovic e Milik, pericolosa solo in un'occasione con Chiesa


Fabiana Della Valle

La Juventus è a terra, stremata e affranta. Non solo non sa più vincere, ma perde all’Olimpico all’ultimo respiro per una zuccata di Marusic marcato da Sekulov, al debutto in Serie A e mandato in campo nel finale da un Allegri in confusione almeno quanto la sua squadra. Adesso il Bologna ha la possibilità di andare a -3 e anche la Champions diventa a rischio. Discutibili le scelte del tecnico e anche la gestione della partita. Tudor invece bagna il debutto con una vittoria preziosissima in chiave Europa.

TRIDENTE E DIFESA A TRE — Max senza Vlahovic e Milik schiera De Sciglio dall’inizio (che non giocava da quasi un anno dopo l’intervento al crociato), Miretti al posto di McKennie e Kean nel tridente con Cambiaso e Chiesa. Il tecnico bianconero torna alla difesa a quattro, Tudor passa ai tre dietro e lascia fuori Luis Alberto, Immobile e Guendozi.

SUSSULTO NEL FINALE — La prima occasione arriva dopo 10’ ed è per i bianconeri: un colpo di testa di Kean che finisce a lato. La Lazio però ci prova di più, cercando di attaccare la Juventus che è chiusa nella propria area e punta solo sulle ripartenze, e poco dopo trova un varco buono con Castellanos, che però non inquadra la porta. Il biancoceleste fa il bis un paio di minuti più tardi raccogliendo un invitante suggerimento in verticale di Felipe Anderson, ma il tiro colpisce l’esterno della rete. Poi Szczesny rischia il pasticciaccio lasciando la porta sguarnita e facendosi rubare il pallone da Pedro, ma Kamada non ne approfitta. Diventa quasi un assedio e Szczesny deve intervenire con i pugni per respingere su Anderson. Il primo tiro in porta della Signora arriva a primo tempo quasi scaduto: De Sciglio per Rabiot e destro di Chiesa respinto in tuffo da Mandas. Il 7 bianconero ci riprova subito ma il portiere della Lazio c’è.

CROLLO FINALE — Allegri (ammonito per proteste nel primo tempo) dopo l’intervallo inserisce Iling e McKennie per De Sciglio e Miretti, tornando al 3-5-2, e l’inglese mette subito un bel cross per Cambiaso, ma Mandas salva il risultato. Tudor risponde con Immobile e Isaksen e la Lazio, che si era un po’ spenta, torna viva e costruttiva, ma la Juventus cresce grazie ai nuovi innesti. Poi è la volta di Weah per Cambiaso e Yildiz per Chiesa, unico ad aver calciato in porta. L’opportunità più ghiotta capita ai biancocelesti con Marusic: provvidenziale la deviazione di Bremer. Nel finale c’è spazio anche per il debutto di Sekulov al posto di un impalpabile Kean e Tudor rischia tutto con Guendozi, Vecino e Luis Alberto, che si esibisce subito in un tiro insidiosissimo ma largo di poco. La Lazio ha il merito di non mollare e nei minuti di recupero trova il gol con Marusic, che stacca più in alto di Sekulov. Ora per la Signora è buio pesto: 7 punti nelle ultime 9 partite e una semifinale di Coppa Italia da giocare martedì, ancora contro la Lazio.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Le magie di Leao fanno volare il Milan: Fiorentina battuta.
Pioli cala il poker ed è a -11 dall'Inter



Commovente ricordo di Joe Barone da parte del Franchi.
Primo tempo senza gol, a inizio ripresa Loftus-Cheek la sblocca dopo un assist
di tacco del portoghese che chiude il match dopo il momentaneo pareggio di Duncan.
Per i rossoneri quarta vittoria di fila e qualificazione in Champions ipotecata


Andrea Ramazzotti

Il Milan vince al Franchi 2-1, torna a -11 dall'Inter e soprattutto consolida il secondo posto in classifica: è un super Leao a stendere una Fiorentina orgogliosa e a permettere a Pioli di volare a +6 sulla Juventus sconfitta dalla Lazio. La qualificazione alla prossima Champions non è ancora al sicuro, ma adesso per il tecnico di Parma (alla sesta affermazione consecutiva: quattro in campionato in un marzo perfetto, due in Europa) sarà più facile ruotare gli uomini in vista dei quarti di Europa League contro la Roma. Per la Viola invece è uno scivolone pesante e preoccupante perché la difesa sbanda di nuovo: l'ingresso nelle coppe europee 2024-25 ora è forse più facile da conquistare attraverso la Coppa Italia o la Conference League.

PIU' MILAN — Nella notte in cui Firenze e un Franchi esaurito ricordano con affetto e commozione la scomparsa del d.g. Joe Barone, Italiano cambia sei uomini rispetto all'ultima gara in Serie A, il 2-2 con la Roma: le novità maggiori sono i ritorni dal primo minuto di Dodo (dopo il lungo infortunio al ginocchio) e di Kouame (dopo la Coppa d'Africa e la malaria), lo squalificato Bonaventura è solo spettatore, mentre Nico Gonzalez parte dalla panchina. Pioli risponde con quattro avvicendamenti rispetto alla trasferta pre sosta a Verona: non c'è lo squalificato Theo Hernandez, un Pulisic non al top inizia dalla panchina e Chukwueze, in rete al Bentegodi, è titolare a destra. Il Milan alza subito la pressione e fa capire di voler prendere il controllo dell'incontro: Reijnders va a braccare Dodo, ma anche Leao e Loftus-Cheek stanno alti e danno una mano in fase di non possesso. Le prime occasioni così sono tutte rossonere: l'ex Villarreal dopo una bella iniziativa personale serve Giroud, fermato da Terracciano, Leao in diagonale conclude sul fondo, mentre Chukwueze su cross del portoghese esalta il portiere viola. La Fiorentina, che forse risente delle emozioni di una notte speciale, non riesce a creare pericoli e a metà della prima frazione ha già due difensori ammoniti (Biraghi e Martinez Quarta). La scossa per i viola la dà una grande giocata di Ikoné che mette Belotti solo davanti a Maignan, ma il portiere francese respinge. E' solo un lampo perché Beltran non si vede mai, mentre il Diavolo fa la differenza con i suoi esterni offensivi: Leao (due volte) e Reijnders costringono Terracciano a sporcarsi i guanti, Giroud calcia alto da buona posizione. All'intervallo è 0-0, ma i sei tiri nello specchio dei rossoneri e il loro maggior possesso palla (60%) fanno rammaricare parecchio Pioli.

FUOCHI D'ARTIFICIO — A inizio ripresa fuori l'ammonito Thiaw e dentro Gabbia, ma a incidere sono ancora gli esterni: Chukwueze serve in profondità Leao che di tacco centra per Loftus-Cheek. L'inglese approfitta di una scivolata di Milenkovic per andare in doppia cifra di gol nel 2023-24. Il vantaggio del Milan è meritato, ma dura meno di tre minuti perché Reijnders perde Duncan che su sponda di Beltran, fa secco Maignan (1-1). Il Diavolo però non si arrende e sfrutta un altro sbandamento della difesa avversaria per firmare il 2-1 con lo scatenato Leao, innescato da Reijnders. Terracciano tiene in partita la Fiorentina evitando il 3-1 di Florenzi e Pioli inserisce Musah e Okafor per Reijnders e Leao, toccato duro nel primo tempo, ma fino a quel momento il migliore dei suoi. La Viola riprende coraggio con una botta di Belotti alzata in angolo da Maignan e Italiano spinge con Kayode e Nico Gonzalez dentro per Dodo e Kouame. Il francese salva anche su Mandragora servito con un lungo fallo laterale di Kayode. La gara è divertente: i padroni di casa ci provano con più convinzione e con il 4-2-4 (dentro Nzola al fianco di Belotti, con Ikoné e Nico Gonzalez larghi), i rossoneri in contropiede si vedono annullare il 3-1 per fuorigioco di Pulisic, appena entrato. La Fiorentina ci prova fino alla fine, ma il Diavolo tiene e festeggia la quarta vittoria di fila in A.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Bologna, un volo senza fine:
domina la Salernitana 3-0 ed è a -2 dalla Juve

Due tiri imprendibili di Orsolini e Saelemaekers e il gol bellissimo
di Lykogiannis nel finale firmano un successo mai in discussione.
I rossoblù salgono a 57 punti.
Per i campani la retrocessione è solo una questione di tempo


Matteo Dalla Vite


Tre gol alla Salernitana e quel “meno due” dalla Juventus. Con un filo di gas, con la testa alta di chi sa cosa deve fare, con due reti nei primi 45’ una più bella dell’altra (di Orsolini e Saelemaekers) e la terza (Lykogiannis) che nasce da un colpo di tacco, il Bologna abbraccia i tre punti e lo fa in un lunch-match durato poco più di un tempo. Troppa disparità, oggi, fra le due squadre: quella di Motta continua nella sua marcia sciolta giocando il solito calcio mandato a memoria mentre quella di Colantuono ha avuto due occasioni devitalizzate da Ravaglia (su Simy e Candreva) e poco più. Così, la classifica dei rossoblù si fa ancora più bella e a due passi dal terzo posto dopo il kappaò subito dalla Juventus contro la Lazio. Otto vittorie nelle ultime nove gare mettono Motta nella condizione di provare l’aggancio.

ORSONALDO — Motta lascia Zirkzee (reduce da un infortunio) inizialmente in panchina e dà un’altra chance a Odgaard; in più mette Ravaglia fra i pali e Lykogiannis a sinistra al posto di Kristiansen. Colantuono sceglie il 4-4-1-1, Tchaouna largo a destra e Candreva sottopunta di Simy, la classifica obbliga a non sbagliare. L’inizio – davanti a 28.000 spettatori e Joey Saputo rientrato dal Canada – è tutto per il Bologna con la prima occasione al 5’: Saelemaekers fugge a sinistra, palla in mezzo all’area e Orsolini tira alto al volo e in corsa. Al 10’ c’è un tentativo di tiro-cross di Calafiori: Costil, alla decima presenza in A, la prende facile. Al 14’ il vantaggio sontuoso: palla dorata di Calafiori, Orsolini sul filo del fuorigioco la prende, la lavora, salta Pellegrino e la botta a giro sull’altro palo è da copertina. Gol da Orsonaldo, decimo stagionale, cinquantesimo totale, Bologna avanti. La Salernitana al 17’ potrebbe pareggiare: nella costruzione da dietro è proprio Orsolini ad allungare male un appoggio, Simy capisce, volata verso Ravaglia che esce con tempo e protezione mandando in angolo. La Salernitana passa dieci minuti alzando pressing e mantenendo più palla del Bologna: Tchaouna arriva al tiro ma è fuori, poi al 43’ il Bologna infila un altro eurogol. Saelmaekers si accentra da sinistra, botta di destra con Basic che guarda troppo e non scherma, gol bello e 2-0 per l’intervallo.

OTTO SU NOVE — Nella ripresa, squadre identiche e gol annullato al Bologna per giusto fuorigioco a e di Odgaard all’11’. Al 15’, Colantuono ne cambia due: dentro Sambia e Coulibaly, poi Legowski e Vignato; Motta, dall’altra parte, cerca di attutire la frenesia offensiva di Odgaard infilando Zirkzee (fuori dal 9 marzo) e Ndoye al posto di Orsolini. I due subentrati creano subito qualcosa di interessante: palla chic dell’olandese con lo svizzero che – sotto porta – non la raggiunge di un soffio. La Salernitana arriva alla seconda vera occasione della gara: palla filtrante di Simy, Candreva va verso Ravaglia ma il portiere bolognese non sbaglia nemmeno stavolta. Campani tappati e Bologna in controllo, con 3-0 di Lykogiannis che infila Costil su assist di tacco di Saelemaekers: è l’ottava vittoria di Motta nelle ultime nove gare mentre la Salernitana si ferma ancora a 2 punti fatti nelle ultime 13 gare.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Il Cagliari spegne i fischi,
Sulemana risponde al tacco volante di Bonazzoli:
col Verona è 1-1



Hellas avanti con una splendida rete dell'attaccante al 31',
sardi contestati all'intervallo.
Ma con una ripresa tutto cuore trovano il pari dell'ex al 74'


Francesco Velluzzi

Un passo alla volta. La pasquetta regala un pareggio (1-1 gol di Bonazzoli e dell’ex Sulemana) a Cagliari e Verona che così procedono a braccetto a quota 27 nella difficile e lunga corsa verso la salvezza. Un pareggio giusto perché un tempo, il primo, è del Verona che trova il punto che Baroni voleva, un altro è del Cagliari, il secondo, che preme, cerca con ostinazione, ma anche confusione, la rimonta. Una sconfitta avrebbe tremendamente complicato i piani dei sardi che invece restano a galla ancora salvi per il momento. Anche se li attende un trittico tremendo: Atalanta in casa, Inter fuori e Juve in casa. Mentre il Verona ospiterà il Genoa, poi andrà a Bergamo e quindi avrà un’atra sfida spareggio con l’Udinese in casa.

LA PARTITA — Il Verona è fedele al suo modulo: 4-2-3-1, ma Noslin agisce a destra con Mitrovic (prima da titolare e premiato dopo i due gol con l’Under 21 serba) a sinistra e Folorunsho sottopunta dietro Bonazzoli che non giocava titolare dall’undicesima giornata con il Monza. Ranieri comincia col 4-4-2, che dopo 10’ diventa 4-2-3-1 come il Verona con continui cambi per non dar riferimenti. Ma la partita la fa il Verona e il Cagliari, come spesso gli succede, concede troppo campo e iniziativa all’avversario che domina anche sulle seconde palle, su contrasti, nei duelli aerei in cui Dawidowicz svetta sempre. Mina monta una guardia spietata su Folournsho, il duello è elettrico da subito. Il Cagliari ha un’unica occasione al 13’ quando Nandez sfugge a Dawidowicz e crossa bene, Shomurodov anticipa Tchatchoua ma manda fuori. Il Verona insiste sui soliti lanci lunghi, il Cagliari non riesce mai a innescare Luvumbo e nemmeno le punte. Così al 30’ su una palla persa da un Makoumbou spesso troppo molle, Noslin pedala a destra e crossa senza che Augello opponga resistenza, Bonazzoli è solo a centro area con Dossena molto staccato colpisce di tacco. Scuffet tocca ma non fa il miracolo. Lo fa al 39’ quando Florunsho, imbeccato ancora da Noslin lo manda in porta ma il portiere friulano è bravo di piede. Il Cagliari è disunito, solo Nandez e Mina ruggiscono, il Verona controlla con molta regolarità. E va al riposo meritatamente i vantaggio tra i fischi del pubblico di casa ai rossoblù.

SECONDO TEMPO — Si riparte con due cambi: Ranieri cerca la qualità con Viola al posto di Shomurodov, Baroni replica con Lazovic per Mitrovic. I veneti passano al 4-4-2 con Noslin che affianca Bonazzoli e Florunsho a destra. Il Cagliari deve attaccare ma su un errore di Zappa consente una giocata al Verona, Bonazzoli smista bene per Duda che pesca solo Lazovic che mette dentro. Doveri vede il fuorigioco, con l'aiuto del Var. Ma Doveri, invece, poco dopo non giudica da rigore una trattenuta in area di Tchatchoua su Luvumbo al quale il belga tiene vistosamente la maglia. Luvumbo si scatena prova a trascinare il Cagliari che però deve stare attento alle fulminanti ripartenze del Verona e Scuffet è ancora bravo di piede su Lazovic. Al 21’ la panchina gialloblù si gioca la carta Suslov che sembrava dovesse star fuori un mese. E al 27’ anche Ranieri tenta il tutto per tutto cambiando un centrocampo insufficiente: fuori Makoumbou e Deiola, dentro Prati e l’ex Verona Sulemana. Dentro anche Oristanio per Nandez. E le sostituzioni danno subito ragione al tecnico romano perché il Cagliari va all’assalto: cross di Viola, Cabal respinge corto sui piedi di Sulemana che non perdona e fa 1-1. Il Cagliari fiuta aria di rimonta totale, ci prova con Luvumbo ancora scatenato. Del Rosso inserisce anche Swiderski per l’esausto Noslin, ma al 40 ‘ Magnani fa un regalone a Lapadula che serve Zito, Montipò ci arriva e riesce a deviare. E’ l’ultimo sussulto. Anzi, c'è il giallo a Magnani che, diffidato, dovrà saltare il Genoa che arriva al Bentegodi nel prossimo turno.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Apre Defrel, risponde Thauvin:
tra Sassuolo e Udinese vince... la paura di perdere

Ballardini porta a casa solo un punto, sorride Cioffi che evita la sconfitta


Simone Battaggia


Un punto a testa, dopo averle provate tutte. Nella sfida salvezza Sassuolo e Udinese non si risparmiano, segnano due bellissimi gol nel primo tempo e spingono anche nella ripresa, ma alla fine ottengono meno di quanto servirebbe a entrambe. Sicuramente al Sassuolo, che resta penultimo in una giornata che dietro smuove poco, ma anche i bianconeri, dopo due vittorie nelle ultime tre trasferte, non fanno il salto atteso. E nei prossimi due turni attendono Inter e Roma.

BEL PRIMO TEMPO — Privo di Erlic in difesa, Ballardini lascia fuori Pedersen e dietro si affida alla linea Toljan-Tressoldi-Ferrari-Doig, mentre davanti vengono confermati i trequartisti Defrel, Henrique e Laurienté, con Pinamonti punta. Cioffi rilancia Samardzic, impiegato pochissimo nelle ultime tre gare ma rigenerato dalla nazionale serba. Gioca a fianco di Thauvin e alle spalle di un Lucca che ha superato l’affaticamento patito in Nazionale. Ne esce un 3-5-1-1 molto offensivo, con Pereyra e Kamara a spingere sulle fasce. Si parte con un Laurienté particolarmente ispirato sulla sinistra, dove gli dà man forte Doig. La prima emozione arriva proprio da Laurienté, che in area salta Lovric e tira dalla sinistra, Okoye sporca il pallone che capita sui piedi di Pinamonti: la porta è vuota ma l’attaccante trentino non riesce a inquadrarla. L’Udinese aspetta, usa come centroboa un Lucca che lotta su ogni pallone e al 22’ libera Lovric davanti a Consigli, ma il tiro è fiacco. Gli ospiti crescono, Kamara sulla sinistra spinge, Thauvin al 28’ prova la girata al volo ma il tiro va alto. La partita è piacevole, Laurienté ci prova da fuori (di poco a lato) ma sono i bianconeri a spingere ancora: al 33’ sul cross da destra di Pereyra sprecano prima Lucca e poi Lovric e due minuti dopo la girata di Lucca sembra indirizzata alla rete, ma Tressoldi salva sulla linea prima che intervenga Thauvin. Il Mapei Stadium si scalda al 41’, quando il signor Fabbri prima valuta come regolare una trattenuta di Bijol su Pinamonti e poi sul ribaltamento dà il giallo a Doig per aver atterrato Pereyra. Passa un minuto e arriva il gol del Sassuolo: Udinese molto larga, Henrique vede libero Defrel e lo serve con uno splendido assist, l’attaccante mette a sedere Okoye e segna. Il pari dei friulani due minuti dopo è altrettanto bello: gran discesa di Thauvin, taglio di Pereyra che da destra chiude il dai e vai servendo ancora Thauvin sotto porta per l’1-1.

RIPRESA — I due allenatori confermano le formazioni anche nel secondo tempo. L’Udinese in avvio sembra premere di più, con Lovric che al 4’ ci prova dal limite spedendo la palla di poco fuori e Thauvin che, dalla distanza, tira fuori misura. Al 9’ un’occasione per il Sassuolo, ma Pinamonti perde l’attimo e alla fine il suo tiro da centro area è debole. Defrel è ispirato, al 20’ mostra una splendida finta a liberarsi e poi serve Racic, che però è anticipato dalla chiusura dei friulani. Al 24’ un lampo della classe di Samardzic: controllo di sinistro, cross di destro per la sponda di Lucca a Lovric, la cui bordata da centro area colpisce in pieno la traversa. Il gioco però viene fermato perché Lucca era in fuorigioco. Al 35’ un’altra traversa per i friulani, ma ancora irregolare per fuorigioco: su punizione di Samardzic, la palla arriva a Thauvin che sfiora e manda sul palo orizzontale. Due minuti più tardi arriva un pallone invitante sulla testa di Pinamonti, che però tiene troppo aperto l’angolo. Gli ultimi assalti non danno frutto, è pari e nonostante gli sforzi, le due tifoserie per salvare questa stagione balorda chiedono di più.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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La Roma non sfonda e il Lecce spreca tanto:
De Rossi frena nella corsa alla Champions

I capitolini perdono due punti dal Bologna quarto,
che scappa a +5 in classifica, e ora pensano al derby.
Per i salentini secondo risultato utile consecutivo


Andrea Pugliese


Ventisette tiri a dieci, un palo per entrambi, ma anche una serie di gol mangiati dalla squadra di Gotti che mette i brividi. Alla fine la Roma benedice un punto insperato, per quanto visto in campo, con la squadra di casa che ha sprecato tanto, se non troppo, a volte anche in modo incredibile. Per De Rossi, invece, una serata no, con tante cose che non hanno funzionato, ad iniziare da un centrocampo troppo statico e passivo, spesso sovrastato da quello avversario. Gotti deve rammaricarsi per i tanti errori sotto porta (clamorosi quelli di Piccoli e Dorgu), De Rossi da stasera inizierà a pensare al derby.

QUANTO SPRECO — De Rossi opta per gli esterni piccoli e veloci, Baldanzi e Zalewski, mossa che però non si rivela felice. Gotti, invece, davanti cerca chili e muscoli, piazzando Piccoli come sottopunta alle spalle di Krstovic. Ma anche qui la mossa paga poco, considerando quanto sbagliano sotto porta le punte leccesi. Già, perché il primo tempo è il festival degli errori, con la Roma che sbaglia tutto quello che c’è da sbagliare (uscita pressing, marcature, posizionamenti) e il Lecce che non ne approfitta mai, fallendo una serie di ghiotte occasioni. Alla fine dei primi 45’ di gioco le statistiche parlano di 16 tiri a 5 per la squadra di casa, che in effetti gestisce la partita per tutto il corso del primo tempo. Ndicka si fa ammonire subito (salterà il derby), Karsdorp fa una fatica matta a contenere Gallo e in mezzo il centrocampo soffre da matti, anche perché Paredes non ha ritmo e si vede (clamoroso un suo regalo in area Krstovic, con tiro alle stelle di Piccoli). Dall’altra parte, invece, a sinistra si lavora tantissimo con la catena Gallo-Dorgu, ma è davanti che si sbaglia troppa: Piccoli ha almeno 4 occasioni ghiotte (su una calcia alto, con Krstovic e Almqvist a imprecare, da soli davanti a Svilar), ma anche Krstovic non riesce mai a concretizzare l’enorme mole di gioco della squadra di Gotti. Anzi, nel finale il Lecce rischia anche la beffa clamorosa, prima con Zalewski che da due passi mette fuori un bell’invito di Baldanzi (bello un suo tiro ad inizio gara, di poco fuori) e poi con Angelino che su punizione scheggia il palo esterno.
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A FIAMMATE — De Rossi corre subito ai ripari e toglie un frastornato Ndicka (dentro Huijsen), temendo il secondo giallo. Zalewski protesta per un contatto in area con Falcone, Almqvist si fa tutto il campo coast to coast e Baldanzi spreca da buona posizione. Gotti manda dentro Banda e Sansone (subito pericoloso da fuori), De Rossi risponde con Aouar ed El Shaarawy. La partita ora sembra più equilibrata, anche se in mezzo la Roma continua a soffrire da matti. E ben le va che Dorgu si divora il gol del vantaggio con tutta la porta spalancata, calciando incredibilmente fuori tra l’incredulità di tutti. Poi è Falcone a superarsi su Aouar (liberato in corsa da un tocco delizioso di El Shaarawy), Krstovic non sfrutta l’ennesimo errore di Karsdorp ed El Shaaraw prova a piazzarla da fuori. Senza più spaziature e riferimenti, la partita è un continuo duello negli uno contro uno. Ecco anche perché nel finale De Rossi si gioca la carta Dybala. Poi Svilar si supera su Banda, Sansone spreca alto il pallone del vantaggio e Oudin scheggia la traversa proprio all’ultimo respiro. Finisce 0-0, con il Lecce che non sa se essere felice per il punto o dispiaciuto per la mancata vittoria.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Dimarco-Sanchez, 2-0 all'Empoli:
l'Inter riprende la corsa scudetto


Dopo il pari interno col Napoli, Inzaghi torna al successo con
i toscani e mantiene i 14 punti di vantaggio sul Milan secondo.
Quarta sconfitta consecutiva per l'Empoli, che resta in zona retrocessione


Andrea Ramazzotti


L'Inter continua il suo conto alla rovescia verso lo scudetto battendo l'Empoli e tornando a +14 sul Milan. In attesa di capire se la seconda stella arriverà nel derby, Inzaghi festeggia il successo numero 100 nelle 150 panchine nerazzurre e dimostra di poter vincere anche senza la ThuLa. Il Toro, che non gradisce la sostituzione a 13' dalla fine, non segna dal 28 febbraio, il francese dal 16 febbraio e le ultime due reti di attaccanti portano la firma di Alexis Sanchez. Grazie a Dimarco e al cileno, in compenso, viene eguagliato il filotto di 30 giornate con almeno una rete della Juventus 2013-14: lunedì a Udine può arrivare il record assoluto. La vittoria contro i toscani, al quarto k.o. in fila, è meritata perché nella ripresa i nerazzurri non concedono neppure un tiro nello specchio e più in generale controllano il match grazie alla prestazione maiuscola di Barella, autentico trascinatore capace di giocate sopraffine. Scacciato il pericolo di amnesie post sosta, San Siro festeggia la venticinquesima affermazione in campionato, con il record dei 102 punti che è ancora possibile.

ANCORA DIMARCO — Inzaghi preferisce Audero a un Sommer recuperato, ma non al top; per il resto ci sono i titolarissimi, compreso Acerbi, scagionato dopo il caso razzismo con Juan Jesus. Nicola sceglie la difesa a tre e mette Gyasi sulla destra, a tutta fascia, per arginare Dimarco, mossa analoga a quella fatta contro il milanista Theo Hernandez. L'approccio dei nerazzurri è feroce: palleggiano con rapidità, utilizzando anche Pavard e Bastoni, e poi attaccano la profondità con i lanci per Thuram, più veloce di Luperto. Lautaro va subito vicino all'1-0, ma il punteggio al 5' lo sblocca Dimarco con un tiro di prima intenzione su cross di Bastoni. Per il mancino, ex di turno, è il quinto gol in Serie A (come nel 2020-21 con il Verona). Per l'Inter il quarto di fila segnato da un difensore, tre dei quali nati da cross del numero 95. L'azione della capolista è fluida perché c'è molto movimento senza palla, Barella è ispiratissimo e i toscani sono costretti a rincorrere soprattutto sulle fasce, dove vanno in inferiorità numerica. La conferma arriva al 19' quando, dopo un tacco illuminante di Lautaro, Bastoni conclude una grande cavalcata con un sinistro che viene deviato da Caprile sul palo. L'Empoli, inizialmente in difficoltà, cresce con il passare dei minuti e punge con Niang e soprattutto con una botta da fuori di Marin, alzata in angolo da Audero. La sensazione è che fino a quando Lautaro e compagni tengono il ritmo alto non ci sia partita, ma da metà della prima frazione in poi gli azzurri sono sicuramente più vivi e ci provano ancora con Niang e Cambiaghi. All'intervallo Inzaghi è avanti 1-0, ma sa che i suoi hanno concesso qualcosa e che l'incontro non è concluso.

CONTROLLO — L'Inter inizia la ripresa come la prima frazione ovvero accompagnando l'azione con diversi uomini. Barella sfiora il raddoppio con una conclusione di poco sul fondo, poi mette Pavard solo davanti a Caprile, salvato da una puntuale chiusura di Bereszynski. Inzaghi inserisce Asllani e Carlos Augusto per Calhanoglu e Dimarco anche per dare forze fresche, ma è ancora il centrocampista della nazionale di Spalletti ad armare il tiro di Lautaro, parato da Caprile. Nicola, alla mezzora ancora a secco di tiri nello specchio, prova ad aggiungere più verve con Fazzini e Cacace, Inzaghi risponde gettando nella mischia Dumfries per Bastoni e Sanchez per Lautaro che non è per niente felice della sostituzione. E proprio i due nuovi entrati confezionano il raddoppio che mette al sicuro i tre punti e consente alla Nord di cantare "La capolista se ne va".

Fonte: Gazzetta dello Sport
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SERIE A 2023/2023 30ª Giornata (11ª di Ritorno)

30/03/2024
Napoli - Atalanta 0-3
Genoa - Frosinone 1-1
Torino - Monza 1-0
Lazio - Juventus 1-0
Fiorentina - Milan 1-2
01/04/2024
Bologna - Salernitana 3-0
Cagliari - Verona 1-1
Sassuolo - Udinese 1-1
Lecce - Roma 0-0
Inter - Empoli 2-0

Classifica
1) Inter punti 79;
2) Milan punti 65;
3) Juventus punti 59;
4) Bologna punti 57;
5) Roma punti 52;
6) Atalanta(*) punti 50;
7) Lazio punti 46;
8) Napoli punti 45;
9) Torino punti 44;
10) Fiorentina(*) punti 43;
11) Monza punti 42;
12) Genoa punti 35;
13) Lecce punti 29;
14) Udinese punti 28;
15) Verona e Cagliari punti 27;
17) Frosinone e Empoli punti 25;
19) Sassuolo punti 24;
20) Salernitana punti 14.

(gazzetta.it)

NOTE
(*) Una partita in meno
Atalanta - Fiorentina rinviata a data da destinarsi.
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Sassuolo, così retrocedi!
Butta via il doppio vantaggio,
la Salernitana pareggia al 91'



Alle reti di Laurienté e Bajrami nel 1° tempo replicano Candreva su rigore in avvio
di ripresa e Maggiore nel recupero, su azione viziata da un presunto fallo su Defrel


Roberto Guerriero

Missione fallita per il Sassuolo. La squadra di Ballardini ha allungato la serie negativa in trasferta, un solo punto nelle ultime sette, e ha vanificato la possibilità di una vittoria che sembrava vicina soprattutto dopo il doppio vantaggio costruito nel primo tempo. La vittoria avrebbe permesso al Sassuolo di compiere un passo importante verso la salvezza. Ci sarà da soffrire ancora. Evitare la retrocessione è quasi impossibile per la Salernitana che, in rimonta, ha quantomeno scacciato l'incubo della settima sconfitta casalinga e la contestazione dei suoi tifosi. I campani restano in fondo alla classifica, il ritorno in B si avvicina.

LA PARTITA — Quattro gol realizzati in novanta minuti ma la partita è stata condizionata dalla paura. Colantuono ci prova schierando Ikwuemesi titolare. Nelle intenzioni dell’allenatore l’attaccante nigeriano deve favorire gli inserimenti di Tchaouna e Candreva ma la Salernitana non punge. Poche idee e ritmo basso. Il Sassuolo si schiera con il 4-2-3-1 con Defrel, Bajrami e Laurienté alle spalle di Pinamonti. La prima parte della gara scivola senza sussulti, sull’unico tentativo offensivo dei campani Consigli è pronto a respingere un tiro ravvicinato di Ikwuemesi. Per il resto Erlic e Ferrari proteggono con disinvoltura l'area di rigore. Il Sassuolo attende e al primo affondo va in gol con Pinamonti (29’) su assist di Defrel ma la pregevole giocata del francese viene neutralizzata dal Var. Vantaggio annullato per fuorigioco. La squadra allenata da Ballardini non si scompone in attesa degli errori degli avversari che arrivano puntuali nel finale della prima frazione. Al 37’ la Salernitana perde palla in attacco, Pinamonti la recupera affidandola a Bajrami che se ne va indisturbato verso l’area avversaria prima di costruire un assist per Laurienté che non sbaglia a pochi metri da Costil. Sette minuti dopo Pirola, al limite della propria area, riceve dal portiere francese un pallone difficile da gestire. Ad approfittarne è Pinamonti che, dopo aver vinto il contrasto, permette a Bajrami di andare in gol indisturbato.

ORGOGLIO — La Salernitana rientra negli spogliatoi accompagnata dai fischi dei suoi tifosi ma, in avvio di ripresa, c’è un sussulto d’orgoglio. Dopo sette minuti Candreva realizza il sesto gol personale capitalizzando il rigore concesso dall’arbitro Sozza dopo un doppio contrasto in area con Pierozzi (toccato da Doig) e Tchaouna (Ferrari) che finiscono a terra in rapida successione. La partita resta in bilico, il Sassuolo prova a chiuderla in anticipo ma Laurienté, due volte, e Defrel non sfruttano le occasioni. Un rischio che per gli emiliani si trasforma in incubo quasi allo scadere quando la Salernitana completa una insperata rimonta con Maggiore che realizza il pareggio con un tiro da pochi metri, azione contestata vivacemente dagli emiliani per un presunto fallo precedente di Pirola su Defrel che ha scatenato l'ira dello staff e della dirigenza neroverde nel post gara. La Salernitana torna a muovere la classifica ma il punto serve a poco per la salvezza. Nella corsa per evitare la retrocessione resta il Sassuolo che, però, lascia Salerno tra non pochi rimpianti.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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07/04/2024 00:38
 
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Il Milan continua a volare:
Lecce schiantato e secondo posto blindato

Quinta vittoria di fila (settima in totale) per i rossoneri,
che confermano il grande momento di forma e si avviano
al meglio verso l'incrocio di Europa League con la Roma.
Gol firmati da Pulisic, Giroud e Leao, espulso Krstovic al 45'


Francesco Pietrella


Il sole di inizio Primavera bacia sulla fronte un Milan cinico e sereno, mai così in forma come in questi mesi. Pioli rifila tre reti al Lecce, blinda il secondo posto e ringrazia i soliti noti - Pulisic, Leao e Giroud -, più un Chukwueze formato “chapeau”. San Siro è un cocktail di buone notizie: l’ennesimo gol da applausi di Pulisic, una giocata di Adli da metronomo rodato, una traversa di Theo da trenta metri e la spensieratezza di una squadra che ha trovato la quadra dopo mesi nella tempesta. A novembre, proprio contro il Lecce, il Milan andò in vantaggio di due reti e poi subì la rimonta, ma stavolta ha gestito la gara con serenità, aiutata dal rosso di Krstovic a fine primo tempo.

SEMPRE CP11 — La nave rossonera salpa con un cambio di mansioni nell’equipaggio. Chukwueze a destra e Pulisic sulla trequarti, il ruolo dove si è distinto con il Borussia Dortmund. Lo statunitense tiene la barra dritta per tutta la gara e infila anche un gol d’autore, l’ennesimo di una stagione straordinaria: al 5’ Chukwueze salta due avversari sulla destra e serve CP11 al limite dell’area. L’ex Chelsea mira, calcia e infila Falcone con un sinistro a giro da giù il cappello. Decimo gol in campionato, tredicesimo in stagione. Mai così bene in carriera. Prima di esultare sotto la curva abbraccia il nigeriano e lo indica più volte, sottolineandone il merito. Gran prova la sua: Samu dribbla, sgasa, crea occasioni in serie e mette in difficoltà Gallo, stavolta meno offensivo del solito. Facile intuirne il motivo. Al 10’, infine, sempre Samu fa alzare in piedi San Siro, prendendosi i meritati applausi: parte da destra, salta tre avversari e serve Leao, che calcia fuori di poco. Il manifesto di un giocatore ritrovato. Aveva solo bisogno di continuità.

LECCE IN 10 — Il Milan chiude la partita al 20’ col solito Giroud, aiutato dall’astuzia e da una spalla fortunata. Su calcio d’angolo di Adli - ordinato e pulito per tutta la gara -, il francese anticipa Blin e segna… di spalla. Un 2-0 facile facile. Tredicesima perla in campionato. A questo punto il Lecce prova ad alzare la guardia affondando dalle fasce, soprattutto con Banda e Dorgu, ma la difesa tiene botta e concede solo un paio di conclusioni da fuori bloccate da Maignan. L’unico squillo è la traversa di Gonzalez su assist di Ramadani dalla destra (29’), prima del rosso diretto di Krstovic per un fallo su Chukwueze (41’). Il contatto c’è - gamba altissima, tesa -, anche se il montenegrino non vede arrivare l'avversario e interviene d’istinto per arpionare il pallone. Massimi non ha dubbi: rosso. Krstovic salterà la sfida decisiva contro l’Empoli di sabato prossimo.

LECCE IN 10 — Il Milan chiude la partita al 20’ col solito Giroud, aiutato dall’astuzia e da una spalla fortunata. Su calcio d’angolo di Adli - ordinato e pulito per tutta la gara -, il francese anticipa Blin e segna… di spalla. Un 2-0 facile facile. Tredicesima perla in campionato. A questo punto il Lecce prova ad alzare la guardia affondando dalle fasce, soprattutto con Banda e Dorgu, ma la difesa tiene botta e concede solo un paio di conclusioni da fuori bloccate da Maignan. L’unico squillo è la traversa di Gonzalez su assist di Ramadani dalla destra (29’), prima del rosso diretto di Krstovic per un fallo su Chukwueze (41’). Il contatto c’è - gamba altissima, tesa -, anche se il montenegrino non vede arrivare l'avversario e interviene d’istinto per arpionare il pallone. Massimi non ha dubbi: rosso. Krstovic salterà la sfida decisiva contro l’Empoli di sabato prossimo.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Roma, quanto sei tosta:
Mancini decide il derby di fuoco con la Lazio.
De Rossi, 4° posto a -2

Il difensore segna nel finale di primo tempo,
El Shaarawy centra un palo, si rivede Abraham:
alla fine è tripudio giallorosso.
I biancocelesti di Tudor prima timidi poi troppo nervosi


Nicola Berardino


Dopo due anni la Roma torna a vincere nel derby. Un gol di Gianluca Mancini a fine primo tempo decide la stracittadina numero 183 della Capitale. De Rossi festeggia il suo primo derby da allenatore con tre punti preziosismi sulla strada che può portare in Champions. Amaro invece il debutto nella sfida per Tudor. Seconda sconfitta di fila dopo quella di martedì in Coppa Italia contro la Juventus per il tecnico croato subentrato a Sarri. I biancocelesti hanno ancora una volta pagato i loro problemi in fase offensiva. Mentre la Roma ha avuto anche la possibilità di arrotondare il punteggio, a partire dal palo colpito da El Shaarawy.

AVANTI CON MANCINI — De Rossi ritocca in ogni reparto la formazione schierata lunedì a Lecce. In difesa, spazio a Celik e Llorente (squalificato Ndicka) . A centrocampo riecco Lorenzo Pellegrini. In avanti, Dybala ed El Shaarawy ai lati di Lukaku. Tudor sposta Felipe Anderson sulla fascia sinistra per rilevare infortunato Zaccagni. Novità nella trequarti con la coppia Isaksen-Kamada. Parte dalla panchina Luis Alberto. In difesa ritorna Casale dal via. Roma subito pericolosa. Botta di Paredes di poco a lato. Replica la Lazio: Isaksen verticalizza per Immobile, tiro fuori da buona posizione. Giallorossi più aggressivi: Casale rimedia su un doppio tentativo dii Llorente. Articolata la manovra della Roma. Staffilata di Lorenzo Pellegrini: Mandas ribatte con qualche difficoltà. La Lazio cerca lanci rapidi in profondità. Vecino murato al tiro. Gara equilibrata sul piano tattico. Squadre attente alla copertura degli spazi. Schiacciata di Celik: pallone che rimbalza sul terreno e si impenna. Assalto con Isaksen e Vecino: libera Llorente. Gara molto intensa anche sul piano dinamico. Paredes anticipa Immobile al tiro. Lazio proiettata all’attacco. Rischia l’autogol Gila per deviare in angolo su un’incursione di El Shaarawy. Dal corner successivo, pennellato da Dybala, arriva comunque il gol della Roma. Al 42’ il colpo di testa di Mancini da centro area fulmina Mandas tra varie colpe dei difensori laziali. La squadra biancoceleste accusa il colpo. All’intervallo col vantaggio dei giallorossi.

NON GRAFFIA LA LAZIO — Nella ripresa Tudor inserisce subito tre cambi. Patric, Pedro e Castellanos rilevano Romagnoli, Isaksen e Immobile. Lorenzo Pellegrini sfiora l’incrocio dei pali su punizione. Giallorossi con trame fluide. Biancocelesti a caccia di continuità nel gioco. Palo di El Shaarawy ben imbeccato da Lukaku. Conclusione di Castellanos sventata da Svilar. Lukaku non aggancia un invitante traversone di Cristante. Al 18’ annullato un gol di Kamada per fuorigioco dello stesso giapponese. Sale la tensione. Battibecco fra Guendouzi e Dybala. La Lazio spinge. Sul fondo una punizione di Felipe Anderson. Al 25’ Luis Alberto avvicenda Vecino, mentre Spinazzola rileva El Shaarawy. Partita spigolosa e sempre più fallosa. Tanto possesso dei biancocelesti, giallorossi blindati. Al 33’ De Rossi fa entrare Smalling e Abraham per Angelino e Dybala. Contemporaneamente Tudor inserisce Luca Pellegrini al posto di Marusic. Ultimo cambio per la Roma: Bove per Paredes. La Lazio prova a potenziare l’assalto finale. Roma attenta e reattiva. Cinque minuti di recupero, poi diventati sei. Ma la formazione di Tudor non sa pungere. E la Roma festeggia la vittoria tra le scorie delle ultime tensioni tra i giocatori delle due squadre.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Torino, così fa male: Zapata raggiunge
l'Empoli al 91' ma poi arriva la beffa di Niang

Apre Cambiaghi, pareggia Zapata poi Cancellieri firma il vantaggio al 74'.
Nei minuti finali succede di tutto:
pari della punta granata e colpo vincente di quella empolese


Andrea Ramazzotti


L'Empoli interrompe la striscia di quattro sconfitte (senza gol segnati) battendo il Torino. Per Nicola, che indovina tutte le sostituzioni, è un successo pesante nella lotta salvezza, il primo in carriera contro la sua ex squadra, mentre Juric, che aveva conquistato otto punti negli ultimi quattro incontri, frena nella corsa verso l'Europa. Partita ricca di emozioni con il 2-2 di Zapata (doppietta) e il 3-2 di Niang entrambi nel recupero. Per i granata, prima di stasera capaci di collezionare 15 clean sheet, tre gol subiti come non accadeva dalla trasferta del 26 febbraio a Roma contro i giallorossi. Fa sensazione che li abbia incassati dal peggior attacco della Serie A. Nicola torna a sorridere e fa festa insieme al Castellani, mentre Juric ora cercherà il riscatto nel derby contro la Juve.

IL GUIZZO — Di fronte allo sguardo del c.t. Spalletti, nonostante il ritorno dalla squalifica di Maleh, nell'Empoli in mezzo al campo ci sono Marin e Bastoni, mentre in attacco spazio a Cerri e non l'ex Niang. Juric sceglie Vojvoda a sinistra e manda Lazaro in panchina; in avanti Sanabria torna titolare dopo tre panchine e due gol da subentrante. Il Toro inizia bene e Sanabria dopo un grande slalom per poco non inquadra lo specchio, ma a passare in vantaggio sono gli azzurri, con Cambiaghi che, accentrandosi e saltando Tameze, infila un gran tiro alle spalle di Milinkovic. Interrotto il digiuno di gol della sua squadra che durava da 367 minuti, mentre il numero 28 non segnava dall'8 maggio. I toscani sono aggressivi e in mezzo al campo non permettono a Ricci di palleggiare e a Vlasic di accendersi, così la soluzione del lancio lungo per Zapata è molto gettonata. Poco cercato anche Bellanova, sempre fermato da Pezzella. Il Toro riesce comunque a farsi vedere con un paio di tiri di Sanabria, il secondo parato da Caprile (ma c'era Tameze in fuorigioco), mentre i padroni di casa vanno vicini al raddoppio con Luperto che nel recupero non arriva su un cross di Marin. All'intervallo Juric ha più possesso (60%) e più conclusioni (7-2), ma nessuna nello specchio.

I CAMBI DI NICOLA — La ripresa inizia con le stesse formazioni e con un colpo di testa centrale di Zapata, parato da Caprile. Il Torino preme di più e ci vuole un miracolo del numero 25 azzurro per fermare ancora Zapata che devia di testa da due passi un assist di Tameze. Ora però sono i granata a fare la partita anche perché Ricci ha più libertà e i movimenti a sinistra di Vlasic sono incisivi. Walukiewicz per fermare lo scatenato colombiano mette in angolo un filtrante di Sanabria e dalla bandierina arriva il traversone di Vojvoda che Duvan, spazzando via Luperto, inzucca alle spalle di Caprile. Nicola capisce che deve cambiare qualcosa perché la sua squadra non riesce più a ripartire e nell'arco di cinque minuti getta nella mischia prima Maleh e Cacace, poi Niang e Cancellieri. Le sue scelte sono perfette perché i toscani sorprendono il Toro e trovano il 2-1 con un'azione costruita da Niang, rifinita da Maleh e conclusa da una botta in diagonale di Cancellieri, al terzo centro del suo 2023-24. Juric spende la carta Lazaro per Vjovoda, poi inserisce anche Lovato e Okereke per Ricci e Rodriguez: i granata chiudono con il 4-2-3-1 e su cross di Bellanova Zapata di testa firma il 2-2. Per l'ex attaccante dell'Atalanta dodicesima rete stagionale, quella che sembrava aver evitato il k.o. Prima della zampata decisiva di Niang, servito dall'assist di Cacace su errore di Bellanova.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Il Bologna si ferma sulla traversa,
niente sorpasso alla Juve:
a Frosinone è solo 0-0

Tanto equilibrio, Ndoye colpisce il legno alto negli ultimi secondi.
I rossoblù salgono a 58 punti, i padroni di casa restano terz'ultimi


Matteo Dalla Vite


La corsa del Bologna – reduce da 8 vittorie nelle ultime 9 gare – si ferma allo Stirpe: vero che il Frosinone non vince da gennaio (contro il Cagliari) ma questa volta la gara intelligente costruita da Di Francesco ha irretito e depotenziato la squadra di Motta, salvata nel primo tempo da Skorupski, mai così in sonnolenza ma anche vicina a una clamorosa vittoria all’ultimo secondo con batti e ribatti sottoporta e colpo alto di Ndoye che poteva risultare un tiro “da tre” clamoroso. Così, il Bologna sale a +3 sulla Roma e i ciociari toccano quota 26, altezza che però non li toglie dalla zona rossa.

ALEXIS ERA DA ROSSO — Di Francesco sceglie Soulé e Reiner con Cheddira, Motta conferma Aebischer in mezzo al campo e riporta Skorupski fra i pali: al Frosinone la vittoria manca da dicembre, il Bologna (seguito qui da Saputo, il figlio Luca, l’ad Fenucci e il dt Sartori) è reduce da 8 vittorie nelle ultime nove partite e cerca di sfruttare il lunch match (il secondo di fila dopo quella contro la Salernitana) per aggredire il terzo posto e tenere a distanza la Roma di De Rossi. L’inizio è del Frosinone: un lancio lungo al 6’ scatena Valeri, Posch è posizionato male, palla a Reinier il cui tiro è ribattuto da Lucumi. Al 7’ ancora Frosinone: Cheddira in diagonale, Skorupski sceglie bene la posizione. Al 12’ Saelemaekers rischia l’espulsione: piede alto su Zortea, Orsato sceglie il giallo ma è giallo scuro, praticamente da rosso. Per i primi 15’ c’è solo una squadra in campo: il Bologna gioca in differita e gli errori tecnici sono all’ordine del minuto. Il primo squillo dei rossoblù è al 20’: Orsolini si sveglia dal torpore generale, palla dentro per Aebischer, tiro alto e senza storie. Ma è solo un intervallo perché al 27’ Okoli la picchia di testa e Skorupski deve ancora intervenire. Morale: prima mezz’ora e Skorupski è l’unico sveglio del Bologna. Orso ci riprova al 35’: tiro a girare partendo da destra, Turati fa il primo intervento della gara. La morale del primo tempo è: il Frosinone crea ma non fino alla fine, anche per “colpa” di Skorupski, ed è stata forse la pecca maggiore in una gara condotta con oculatezza.

TRAVERSA-TURATI — Nella ripresa continua la sonnolenza del Bologna (retropassaggio di Calafiori sul quale i rossoblù rischiano), il tutto mentre Motta sceglie di inserire Urbanski largo a sinistra per il “graziato” Saelemaekers. Il Frosinone arriva al tiro da lontano due volte: prima con Zortea e poi con Mazzitelli (27’) con Skorupski che para in due tempi. Nel frattempo, Di Francesco ha inserito Lirola e Brescianini mentre Motta ha risposto con Fabbian al posto di Aebischer, Ndoye e Lykogiannis. Proprio il laterale greco crea l’occasione più bella della ripresa: fuga a sinistra e palla deliziosa a rientrare sulla quale si avventa Castro (appena entrato per Zirkzee), colpo “sporco” che Turati controlla con un po’ di fatica ma parandola. Il colpo clamoroso del Bologna potrebbe scattare a dieci secondi dalla fine: Ferguson mette in mezzo all’area, colpo di Ndoye che Turati neutralizza sulla traversa, lo svizzero si crea una seconda occasione ma togliendola a Freuler che avrebbe potuto comodamente appoggiare in rete. Lo zero a zero è figlio di una gara non bellissima ma che ha vissuto di qualche fiammata, soprattutto all’ultimo minuto con la traversa del Bologna.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Da Osimhen a Raspadori:
poker Napoli e Monza ribaltato.
Calzona torna a sorridere



I campani vanno sotto (gol di Djuric al 9'), poi nel secondo tempo
ne fanno tre con il nigeriano, Politano e Zielinski (55', 57', 61').
Colpani la riapre, ma Raspadori affossa la squadra di Palladino


Matteo Brega

Un tempo per uno, la partita al Napoli. Si può riassumere così la gara di Monza vinta dai campioni d’Italia per 4-2. Dopo il gol di Djuric nel primo tempo, comandato dai brianzoli, bastano 13’ tra il 55’ e il 68’ per ribaltare e sigillare la partita. Segnano Osimhen, Raspadori, Zielinski (uno più bello dell’altro) e Raspadori. Inutile e illusorio il momentaneo 2-3 di Colpani, altrettanto pregevole.

MONZA, AVVIO OK — Il Monza torna al 3-4-2-1 con Mota Carvalho e Colpani alle spalle di Djuric e Zerbin (ex, in prestito secco) a sinistra; dietro si rivede Caldirola dal 1’. Il Napoli è quello dello Scudetto a parte Ngonge che trova posto dal principio al posto di Politano. Aria ben differente tra le due curve. Mentre i tifosi del Napoli espongono uno striscione con la scritta “Assenti come i vostri” e il disegno dei testicoli (non canta il popolo campano e lascia anche vuota la parte centrale del settore ospiti), in casa Monza c’è un messaggio ben diverso. “Il calcio non afferisce alla sfera del business ma dei sentimenti come la religione con i misteri dolorosi e gaudiosi. Ed è così che siamo andati avanti insieme arrivando per la prima volta in Serie A”: una frase che lega Silvio Berlusconi ad Adriano Galliani da quando nel 1986 acquistò il Milan. L’aria è decisamente più serena in casa brianzola. E al 10’ il Monza passa. Zerbin affonda a sinistra, cross al centro per Djuric che di testa anticipa Juan Jesus e supera Meret. Al 15’ entrano gli ultras del Napoli in curva. “Solo gli ultras vincono sempre” si legge nel nuovo striscione, cori contro i giocatori e un fumogeno in campo. In campo intanto Di Lorenzo spreca dall’interno dell’area piccola, ma è fuori che viene calamitata l’attenzione. Prima i cori “Ve li diamo noi, i c… ve li diamo noi”, “De Laurentiis, meritiamo di più”, “Noi siamo per i colori”, “Andate a lavorare”. Al 27’ primo cambio: fuori Mota Carvalho per un colpo alla caviglia destra ed entra Maldini. Al 40’ il Monza si complica la vita con la costruzione dal basso. Di Gregorio si fa aggredire da Osimhen che riesce a toccare per Kvara, il georgiano con la porta “comoda” calcia ma ritrova il portiere del Monza sulla traiettoria, poi Akpa Akpro pulisce in corner. Solo il Monza sembra rivitalizzare il Napoli sbagliando qualche passaggio semplice e non velocizzando la costruzione dal basso. Perché per il resto i brianzoli hanno in mano l’incontro nei tempi e nei modi. Dopo un sospetto contatto Zerbin-Ngonge in area monzese, il Napoli ci prova con Kvara che dal limite sibila un destro poco largo. Finisce così il primo tempo, con i fischi napoletani che sommergono la squadra di Calzona.

RIPRESA NAPOLETANA — Si riparte senza cambi e con un nuovo striscione della curva napoletana: “Presenti solo per i nostri colori”. Al 4’ il Napoli pareggerebbe con Ngonge ma il Var annulla tutto per fuorigioco. Al 9’ primi cambi per il Monza: dentro Bondo per Akpa Akpro e Ciurria (dopo due mesi lontano dai campi per problemi fisici) per Zerbin. Calzona toglie Ngonge e inserisce Politano invece. Al 10’ il Napoli pareggia: cross di Anguissa e colpo di testa di Osimhen che vola in cielo con un’elevazione mostruosa anticipando Izzo. Di Gregorio non può nulla, 1-1. Due minuti e la partita si ribalta. Azione travolgente del Napoli in ripartenza, la palla balla al limite dell’area e Politano la colpisce al volo ad altezza considerevole infilando l’incrocio. Un gol meraviglioso per il 2-1 dei campioni d’Italia. E’ Napoli-spettacolo: al 16’ Zielinski con il sinistro disegna un arco perfetto che tocca la traversa e si infila in porta. In sei minuti tre gol spettacolari e la squadra di Calzona si ritrova avanti 3-1. Ma la partita è apertissima adesso. Palla al Monza che con Colpani attacca a destra, rientra sul sinistro nel suo classico movimento e con un tiro a giro leggermente deviato trova il gol. E’ 3-2 e siamo solo al 18’ della ripresa. Un minuto e Osimhen avrebbe subito la palla del 4-2, ma Di Gregorio riesce a frenare la sua conclusione (e ci sono dubbi sul contatto Bondo-Anguissa). Al 24’ il Napolli segna il 4-2. Raspadori, alla prima palla toccata, appoggia in rete dopo la respinta di Gregorio sul tiro di Di Lorenzo. Impatto devastante per il numero 81 del Napoli. Il Napoli si sente leggero e al 29’ lo si nota con la scelta di Osimhen: cucchiaio di Olivera per il centravanti che da posizione defilata e lontana dalla porta sceglie la rovesciata. Spettacolare, ma non pericolosa, Di Gregorio para. Al 32’ ulteriori mosse di Palladino. Dentro Valentin Carboni e Kyriakopoulos per Gagliardini e Birindelli. Il tutto porta Colpani a fare il mediano davanti alla difesa al fianco di Bondo. Finisce 4-2 per il Napoli che rilancia l’ambizione di trovare un posto in Europa. Per il Monza invece seconda sconfitta consecutiva.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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