Campionato di calcio Serie A stagione 2022/2023 di Award & Oscar FFZ

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binariomorto
00domenica 28 agosto 2022 08:51
Il Toro vola con Vlasic e Radonjic:
2-1 alla Cremonese. Granata in testa

Ai grigiorossi non basta la perla di Sernicola all'80',
la squadra di Juric porta a casa i 3 punti che
la proiettano momentaneamente in vetta


Mario Pagliara


Il Toro si accomoda sul vertice della classifica, e va a dormire in questo dolcissimo sabato notte insieme alle altre grandi in vetta al campionato. Sì, è vero: siamo appena alla terza giornata, e quindi tutto deve essere ponderato con molta calma. Intanto dallo Zini di Cremona la squadra di Juric esce con un’altra convincente prova di forza: 2-1, vittoria mai veramente in discussione, al netto di qualche pure fisiologico brivido nel finale. Juric mette in cassaforte 7 punti, frutto di due vittorie esterne, e in 3 partite ha subìto due soli gol (ne ha fatti 4). La qualità della trequarti granata ha spaccato in due la partita: apre le marcature Vlasic, poi il 2-0 nasce e finisce con il genio di Radonjic. La Cremonese ha retto il confronto bene nel primo tempo, sulla distanza ha pagato il ritmo infernale del Toro e il gap tecnico. Il jolly pescato da Sernicola nel finale vale l’1-2 ed è un giusto premio alla prestazione dell’undici di Alvini.

26 ANNI DOPO... — Una vibrante e piacevole partita riempie il sabato pomeriggio nel quale la Cremonese torna a giocare in Serie A nel proprio stadio, in uno Zini con un nuovo look per l’occasione, a ventisei anni dall’ultima volta. Bella accoglienza a Cremona, clima generale di festa in uno stadio ricco di passione e di entusiasmo. Pieno anche il settore ospite, con 1.885 tifosi arrivati da Torino per spingere in granata. Alla festa, insomma, non ha voluto mancare proprio nessuno. Non se la perdono nemmeno il vescovo Napolioni di Cremona e il sindaco Galiberti, al quale tocca il compito di fare da padrone di casa nel dare il benvenuto in tribuna al presidente del Torino, Urbano Cairo. Allo stadio ci sono anche il tecnico dell’Under 21 Nicolato e l’ormai ex attaccante della Roma, Felix, prossimo a vestire la maglia della Cremonese.

IL VENTO DELL'EST — Partita aperta, giocata soprattutto sul ritmo da due squadre che ne fanno l’essenza vitale, con continui capovolgimenti e lo spettacolo che se ne giova. Due infortuni nelle rifiniture del mattino obbligano Juric e Alvini a lasciare fuori dalla sfida in avvio Djidji (al suo posto c’è il debuttante Schuurs) e Chiriches (c’è Bianchetti). Squadre sagomate a specchio, Alvini che si mette col 3-5-2 con Zanimacchia mezzala, duelli continui con il Toro che sfrutta il ritmo altissimo che imprime nel cuore del primo tempo andando meritatamente in vantaggio all’intervallo. C’è il vento dell’Est a spingere la manovra offensiva granata: Radonjic si accende spesso, Vlasic conferma una crescita a vista d’occhio. Suo il primo tiro nello specchio (13’), tre minuti prima di un sombrero in velocità di Singo su Vasquez. Il vantaggio del Toro è nell’aria: al 17’ Aina sfonda a sinistra, Radonjic rifinisce, Vlasic conclude e firma l'1-0. La Cremonese risponde con una botta di Bianchetti (19’: parata di Milinkovic), poi Aina spara in curva (32’). Nel finale il diagonale di Baez (42’) mette i brividi a Milinkovic.

IL GIOIELLO DI RADONJIC — Pronti via, e nella ripresa il Toro ha subito l’occasione per raddoppiare: Sanabria serve Radonjic, ma il serbo conclude addosso a Radu. La chance più grossa cade al quarto d’ora, quando Vlasic-Sanabria avviano un contropiede, Radonjic lancia Linetty a campo aperto: il polacco arriva solo davanti a Radu ma sbatte sui piedi del portiere in uscita alla disperata. La Cremonese ormai non ha più né la forza né la qualità per uscire dalla propria metà campo dove il Toro la costringe continuamente. Il controllo del campo da parte della squadra di Juric è ampio, e al ventesimo il raddoppio nasce grazie a una giocata da campione di Radonjic: il serbo prima galoppa sulla sinistra, poi chiama l’inserimento in area di Vojvoda con il tacco, infine chiude (su assist ricambiato di Vojvoda) con un tap-in sotto porta. È il suo primo gol in Serie A, dopo quello di Coppa Italia al Palermo. Quando la partita sembra ormai in ghiaccio, la Cremonese la riapre con una girata violenta di Sernicola (35’). I padroni di casa raccolgono le energie rimaste per un forcing finale, ma il Toro regge.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 28 agosto 2022 08:56
Vlahovic illude la Juve,
Abraham (su assist di Dybala) pareggia:
la Roma è prima

Il serbo porta in vantaggio i suoi con una gran punizione dopo 2 minuti,
l'inglese sfrutta un assist dell'ex e firma l'1-1. Esordio per Milik


Giuseppe Nigro


La Roma a punteggio pieno esce col pari dall’Allianz Stadium dove aveva perso 10 volte su 11, rallenta la marcia ma soprattutto non accende quella della Juventus, a lungo forse alla miglior prestazione stagionale al primo big match ma incapace di capitalizzare oltre l’1-0 segnato al via con Vlahovic e riacciuffata nella ripresa da Abraham. A sette punti con tre gol segnati in tre partite i giallorossi si godono il massimo risultato possibile, il secondo pari di Mourinho in dieci partite contro la Signora. Che nel finale perde la maggiore virtù di questo inizio di stagione, i clean sheet, ma vede un po’ di luce sul piano del gioco.

IL RITORNO DI DYBALA — Era la partita del ritorno allo Stadium di Paulo Dybala, che in questo stadio ha segnato più di chiunque altro nei suoi sette anni di Juve (con dodici trofei) chiusi in primavera come il nono marcatore bianconero ogni epoca con un finale da telenovela. Chiamato sotto la curva nel riscaldamento, accolto da un boato alla lettura delle formazioni, salutato da applausi misti a fischi al momento dell’uscita al 77’, la Joya ha giocato una partita come tante dei suoi ultimi mesi juventini: lento, periferico, a lungo fuori dalla partita non per l’emozione perché gli arrivano pochi palloni e pochi ne cerca. Però uno che gli capita nella posizione ideale lo capitalizza al meglio, mettendo a venti minuti dalla fine sulla testa di Abraham la palla del pari. L’abbraccio con McKennie e lo scambio di maglia con Vlahovic sono l’immagine finale della sua serata.

LA PIEGA DELLA PARTITA — La punizione mancina dai 20 metri, conquistata da Cuadrado per un fallo di Matic, con cui Vlahovic infila Rui Patricio all’incrocio dei pali dopo 77 secondi (e rischierà di fare il bis dai 30 metri al 39’) arriva ancora prima che si svelino le mosse di Allegri e Mourinho sullo scacchiere. Pure decisive nella piega che prende la partita, al di là dell’aggressività superiore con cui la Juve si presenta in campo, che insieme al gol immediato manda in confusione da subito i centrali giallorossi nei disimpegni.

LE SORPRESE DI ALLEGRI — La prima sorpresa di Allegri è ribaltare i centrali: Bremer finalmente sul prediletto centro-destra, Danilo sul centro-sinistra con mestiere a fare di lavoro quello che risolve problemi, ogni volta in una zona di campo diversa. La seconda è Miretti, preferito a Zakaria, McKennie e Rovella, che dalla mediana affollata si alza più di tutti per il primo pressing come l’americano con la Samp, e se proprio non vogliamo chiamarlo 4-5-1 la cosa a cui assomiglia di più è un 4-2-3-1 col 18enne sottopunta (!) con Cuadrado a destra e Kostic a sinistra (ottimo asse proprio con Miretti) a infilarsi alle spalle di Spinazzola e Kardsorp.

ROMA SCOLLEGATA — Non era atteso neanche Rabiot, prestazione vigorosa, in una posizione più interna rispetto a quella quasi in fascia in cui lo vedeva Allegri per tutto l’anno scorso, oltretutto alla destra di Locatelli. Insieme schermano Dybala e Pellegrini, isolati con Abraham dal resto della Roma, che spinge solo di rado a sinistra con Spinazzola, e che in mezzo non ha gli uomini per rifornirli. Il mestiere di Matic e Cristante sarebbe aggredire il possesso della Juve, che invece fa girare la palla alla larga, costruendo coi difensori e passando per le fasce, così la staticità posizionale dei due mediani romanisti diventa un minus contro il dinamismo con cui Rabiot e Locatelli attaccano lo spazio a velocità doppia.

OCCASIONI PERSE — Ne nasce così una gara che ai punti dovrebbe finire sul 2-0 al riposo, e la Juve ci va vicina. Un paio di volte con Cuadrado: al 16’ su un recupero di Kostic, con Miretti a condurre il contropiede per scaricare a destra al Panita e gran botta centrale respinta da Rui Patricio, poi al 35’ su una punizione rasoterra ancora del colombiano su cui si allunga l’estremo romanista. In mezzo al 25’ anche un gol annullato a Locatelli, pescato per il siluro dal limite dell’area proprio da uno scarico arrivato da destra da Cuadrado, ma Vlahovic aveva toccato col braccio nel corpo a corpo con Cristante per lanciare il contropiede. Allegri non la prende bene.

CAMBIO DI PASSO — Con El Sharaawy al posto di Mancini (oltre a Zalewsky per Spinazzola, poi cambierà anche dall’altra parte Karsdorp per Celik) Mourinho ridisegna nella ripresa la Roma attorno a un 4-2-3-1 con cui copre meglio il campo, di cui il primo a beneficiare è Matic meno in difficoltà in mediana e il secondo vantaggio è normalizzare un po’ una Juve meno arrembante. Il gap di aggressività resta, fotografato dalla spinta di Kostic e Cuadrado, da cui però la Juve spreme al massimo un diagonale con cui il colombiano sfiora il secondo palo al 54’. Eppure, interrotta l’emorragia, la partita per i giallorossi resta lì da riaprire se i talenti là davanti si inventano la giocata.

PARI E PATTA — E va così: al 69’ su corner di Pellegrini dalla sinistra la palla va sul secondo palo dove, con Alex Sandro andato a vuoto, Dybala dalla linea di fondo ricama un assist per Abraham che tutto solo a centro area di testa infila il rientrante ex Szczesny per il primo gol stagionale subito dalla Juve. E un quarto d’ora dopo il polacco ancora incerto in uscita fa correre dei gran brividi ai suoi in una mischia in area in cui a liberare sulla linea di porta è Milik, arrivato venerdì ed entrato al 77’. Finisce così, muovono la classifica entrambe, ma è un risultato che profuma di punto guadagnato dalla Roma e due punti persi dalla Juve.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 28 agosto 2022 09:00
Il primo gol di Pinamonti vale una rimonta:
pari fra Spezia e Sassuolo

Apre le marcature Frattesi, poi Bastoni e Nzola la ribaltano:
tocca all'ex Inter salvare il punto per gli emiliani,
sfruttando un'indecisione di Dragowski


Francesco Calvi


Nel primo tempo, Bastoni e Nzola rimontano lo 0-1 di Frattesi. Nel secondo va a segno Pinamonti, che sfrutta un pasticcio di Caldara e Dragowski. Alla fine, la sfida tra Spezia e Sassuolo termina in parità. Nell’anticipo della terza giornata di Serie A, le formazioni di Gotti e Dionisi ottengono un 2-2 che lascia l’amaro in bocca: da una parte per aver regalato il pallone del pareggio, dall’altra per non aver trovato il 2-3 nei minuti finali.

LE FORMAZIONI — Dopo il successo contro il Lecce, Dionisi conferma l’undici titolare della scorsa settimana. Kyriakopoulos è nel tridente con Pinamonti e Berardi, Henrique completa il centrocampo al fianco di Frattesi e Maxime Lopez. Nello Spezia non c’è Caldara, sostituito da Hristov nel trio difensivo. Gotti sceglie Gyasi e Reca sulle fasce e la coppia Nzola-Strelec in attacco.

RIMONTA SPEZIA — L’avvio del match è equilibrato, con Pinamonti subito vivace e Nzola che prova a farsi carico dell’attacco spezzino. A metà tempo i neroverdi acquistano fiducia e provano a impensierire Dragowski con i tiri di Henrique e Kyriakopulos. Il gol che sblocca il match arriva al 26’. La difesa dei liguri lascia libero Berardi, che ha il tempo di girarsi e servire Kyriakopoulos: il greco mette in mezzo un pallone facile da spingere in rete, Frattesi incorna con i tempi giusti e festeggia il primo gol stagionale. La risposta dello Spezia è immediata: Bastoni realizza l’1-1 al termine di un contropiede, poi l’arbitro concede un rigore per un contatto tra Ferrari e Hristov. Il capitano del Sassuolo colpisce l’avversario alzando il gomito sugli sviluppi di un corner, Cosso va al Var e indica il dischetto: Nzola spiazza Consigli, lo Spezia torna negli spogliatoi sul 2-1.

LA RIPRESA — Al rientro in campo, Caldara prende il posto di Hristov. L’impatto dell’ex milanista non è dei migliori: dopo 5’, il difensore e Dragowski non si capiscono e si lasciano sfuggire un pallone al limite dell’area. Pinamonti sfrutta l’occasione e, a porta vuota, sigla in scioltezza il gol del pareggio. Gotti prova a svoltarla inserendo Kovalenko, Verde ed Ekdal, il Sassuolo continua a spingere con Pinamonti, Berardi, Frattesi e Kyriakopoulos. Sedici minuti dopo il suo ingresso in campo, Ekdal rischia di condannare i liguri: rimedia due ammonizioni in 16’, lasciando i compagni in 10 nel finale. Il Sassuolo prova ad approfittarne con i neo-entrati Defrel e Ceide, ma per due volte sbatte contro Dragowski che trova il riscatto con due parate miracolose. Al triplice fischio, il punteggio è ancora di 2-2.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 28 agosto 2022 09:03
Leao si sblocca, De Ketelaere inventa:
il Milan liquida il Bologna e torna in vetta

Prova autorevole del Diavolo, emiliani sconfitti con un gol per tempo.
A segno anche Giroud. Ottimo debutto da titolare per CDK.
Rossoneri di nuovo primi e con un punto di vantaggio sull’Inter


Marco Pasotto


E’ presto per iniziare a fare questo tipo di calcoli, ma per il mondo rossonero è impossibile far finta di nulla: il Milan che torna alla vittoria superando 2-0 il Bologna, non solo si riprende la vetta della classifica (in attesa del Napoli, ovviamente), ma si piazza un gradino più in alto dell’Inter. Con il derby – e un altro turno di campionato a metà settimana - che bussa alla porta, anche un solo punto in più ha il suo valore e le sue potenziali sfumature psicologiche. Troppo Milan, comunque, per il Bologna. Leao si sblocca, Giroud si esibisce (in acrobazia), De Ketelaere disegna e inventa, santificando il suo debutto da titolare: tutto insieme diventa quasi impossibile da arginare. E’ stato un Diavolo autorevole, con la consueta facilità di gioco, e Pioli è doppiamente soddisfatto perché sul due a zero, in vista della prima settimana con triplice impegno, ha potuto permettersi tutte le rotazioni che aveva in mente, e soprattutto con un minutaggio adeguato.

LE SCELTE — Il tecnico rossonero ha confermato le sensazioni dei giorni scorsi, cambiando due quarti dell’attacco: dentro per la prima volta dall’inizio Giroud, ma soprattutto dentro per la prima volta dall’inizio De Ketelaere al centro della trequarti. Apprendistato completato, il principino Charles ci ha messo meno di un mese per prendersi i gradi da titolare. Là davanti comunque, con tre partite alla settimana fino a metà settembre, Pioli userà il frullatore. Il resto del Diavolo non ha presentato novità: confermato Messias a destra, mediana con Bennacer e Tonali. Mihajlovic, senza lo squalificato Orsolini, accanto ad Arnautovic ha preferito Barrow a Sansone. In difesa debutto per Lucumi, con Soumaoro rientrato dalla squalifica. In mediana Vignato alla destra di Schouten. Va dato atto a Sinisa – non che la cosa ci stupisca – di aver organizzato un Bologna deciso a proporre gioco e non a rinunciarci a priori. Niente barricate davanti a Skorupski, anzi, un evidente coraggio nell’accettare anche rischiosi uno contro uno. Il problema però è stato passare dalla teoria alla pratica, perché quando gli emiliani hanno provato a distendersi, o non ci sono riusciti a causa della pressione avversaria, o hanno finito per smarrirsi inesorabilmente sulla trequarti. Inutili i ripetuti inviti di Mihajlovic a Barrow e Arnautovic di giocare più vicini. Risultato: Maignan ha trascorso i primi 45 in totale relax, per l’invidia di Skorupski. Da quella parte c’è stato abbastanza da fare perché il Milan, nonostante non abbia calcato particolarmente sul ritmo, è stato una presenza costante.

PIEDI EDUCATI — Una manovra di accerchiamento meno furiosa di altre volte, ma comunque efficace dal momento che i rossoneri si sono presentati a tu per tu con il portiere emiliano tre volte. Due con Leao e una con Kalulu (ma certo, le mille vie di Pioli per arrivare in porta). A questo punto occorre dedicare qualche riga a De Ketelaere. I piedi educati non erano in dubbio, la curiosità era tutta sulla capacità di inserimento in un gruppo e in un contesto nuovo, davanti ai settantamila di San Siro. Beh, CDK davanti alla commissione ha fatto un figurone: personalità, assistenza sontuosa ai compagni e pure una certa ruvidezza nei contrasti che non guasta. Il gol infatti è nato proprio così: Charles ha rubato palla prima del centrocampo al suo angelo custode Schouten, si è fatto una trentina di metri palla al piede e ha servito Leao sulla corsa: Rafa ha ingannato Skorupski, goffo nell’attendersi un destro sul palo più lontano, e ha messo in buca. Poi De Ketelaere ha di nuovo incantato San Siro mettendo Kalulu davanti al portiere rossoblù, che stavolta ha murato il Diavolo. Le palle gol pulite del Milan sono state completate da una sgroppata di Leao alla fine del primo tempo, conclusa con un tocco maldestro respinto a tu per tu da Skorupski.

BOATO... PER SANSONE — Anche nella ripresa il Milan non ha alzato particolarmente i giri e dopo dieci minuti al Meazza sono venuti i capelli dritti su un cross di Cambiaso sul quale Arnautovic non è arrivato per una questione di millimetri. De Ketelaere ha fatto ammonire Schouten dopo essergli sfuggito per l’ennesima volta e al quarto d’ora il Milan è passato di nuovo. Stavolta con sentiti ringraziamenti a Cambiaso, che sbaglia drammaticamente in fase di impostazione e regala palla a Leao al limite dell’area: lancio morbido per Giroud e gol magnifico in acrobazia del francese. Partita chiusa? Insomma, non proprio. All’ora di gioco Pioli ha messo Pobega, Saelemaekers e Adli, Mihajlovic ha risposto con Aebischer, Soriano e Sansone, e il Bologna ha iniziato a farsi pericoloso. Soprattutto con Sansone – boato di San Siro alla lettura delle formazioni, per ovvi ricordi (e ringraziamenti) scudetto -, che ha pure preso un palo esterno. Poi lo scorrere dei minuti ha spento le ambizioni emiliane e il finale è stato tutto a tinte rossonere. Vicino al gol anche Adli, ma per adesso ci si può accontentare così.

Fonte: Gazzetta dello Sport
ilpoeta59
00lunedì 29 agosto 2022 09:08
I 2 punti che abbiamo lasciato a Firenze ieri sera peseranno come un macigno a fine campionato! [SM=g6168407]

binariomorto
00lunedì 29 agosto 2022 14:29
Salernitana forza 4:
Bonazzoli e Dia annientano la Samp



I campani la mettono subito in discesa con le
fiammate di Dia e Bonazzoli nei primi 15 minuti.
Il terzo gol è un capolavoro, poi Botheim si aggiunge alla festa: 4-0


Alex Frosio

La Salernitana si abbatte sulla partita come se cadesse dalle nuvole nere che sovrastano l’Arechi. Il primo quarto d’ora della squadra di Nicola è furioso e produce due gol, i primi del campionato.

PRIMO TEMPO — La prima occasione, curiosamente, è della Sampdoria, con Caputo che allunga di testa per Depaoli, ma il terzino destro arriva con il passo lungo e spara in curva. Saranno minuti poco piacevoli per il 12 doriano, che subito dopo è per due volte causa dell’1-0: è lui a tenere in gioco Bonazzoli su verticalizzazione di Maggiore, da lì l’assist dentro per Dia al quale il pallone arriva proprio perché Depaoli non riesce nella scivolata di disperata chiusura. Inizialmente il gol viene annullato per posizione di fuorigioco di Bonazzoli in partenza, ma il consulto Var fa indicare all’arbitro Massa il cerchio del centrocampo. L’ex Villarreal Dia, alla prima da titolare, può così festeggiare anche il primo gol in Serie A. Il precoce vantaggio non soddisfa la Salernitana che continua a spingere: Candreva scalda i pugni di Audero al 12’, Vilhena prova su punizione al 15’, centrale. Il raddoppio è maturo. Mazzocchi affonda a sinistra ancora sfidando Depaoli, filtra per Dia che crossa basso verso il centro, Villar – mossa a sorpresa, e poco azzeccata, davanti alla difesa – buca e Bonazzoli gira in rete di sinistro. La Sampdoria è slegata, fa fatica ad accompagnare e dipende in attacco unicamente dal lavoro di Djuricic e Caputo che si sbatte cercando le sponde. Al 38’, quando per la prima volta Sabiri accompagna l’azione d’attacco, la chance è tripla: Sepe si oppone in sequenza a Djuricic, Caputo e Leris, che tutto solo di testa imbocca il portiere della Salernitana. Con il ritmo più basso, il Doria fa circolare un po’ meglio palla, protesta per un possibile secondo giallo a Mazzocchi e pareggia almeno il numero di tiri in porta nel recupero con Leris che su una delle tante sponde di Caputo conclude debolmente. Nel frattempo si è rischiarato il cielo ma non le idee della Sampdoria.

SECONDO TEMPO — Sempre chiarissime invece quelle di Nicola, che inizia il secondo tempo con Kastanos per l’ammonito a rischio Mazzocchi e Vilhena spostato a tutta fascia a sinistra. Il dividendo è immediato: dopo un gol annullato a Bonazzoli al 2’ (fuorigioco in partenza di Dia che lo assiste), al 5’ Vilhena stringe verso il centro, si appoggia a Coulibaly che chiude l’uno-due con un pallonetto che taglia fuori tutta la linea doriana e tocco del 3-0 dell’olandese. Primo gol ovviamente anche per lui in A. Giampaolo, stufo, al 18’ ne cambia quattro perché non può cambiarli tutti. Fuori Villar, trasparente davanti alla difesa, Djuricic, Leris e Caputo, dentro Vieira, Verre, Gabbiadini e Quagliarella. Il vecchio Quaglia cerca subito il gol di giustezza con il diagonale di destro: largo, non è serata neanche per lui. Il cambio buono è di Nicola, che immette Botheim per Bonazzoli. E al 31’ il norvegese fa poker (e primo gol in A per lui, ça va sans dire) dopo uno degli innumerevoli palloni strappati da Coulibaly e l’invenzione in verticale di Dia che lo manda il tiro. Il resto è garbage time: super Salernitana, pochissima Samp.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00lunedì 29 agosto 2022 14:33
Capolavoro di Koopmeiners:
Verona ko, l’Atalanta aggancia la vetta

Dopo un primo tempo dominato dall’Hellas, senza creare però grosse occasioni,
gli ingressi di Ederson e Muriel girano il match.
Al 50’ il gol partita con una gran botta da fuori.
Traversa di Lazovic


Andrea Elefante


Come l’anno scorso: l’Atalanta passa al Bentegodi ringraziando il sinistro di Koopmeiners, che decide una sfida intensa ma piena di errori tecnici e regala alla Dea la seconda vittoria in tre partite, pur dopo una gara - soprattutto un primo tempo - che conferma la necessità di lavorare ancora tanto per Gasperini. Il Verona è vivo, ma deve rimproverarsi, al di là della distrazione collettiva sul gol subito, poca pericolosità offensiva e l’incapacità di capitalizzare il dominio del primo tempo. Nella ripresa ha pagato il ritorno dell’Atalanta e soprattutto, alla distanza, un calo di lucidità, più che atletico, che ha penalizzato la squadra nella ricerca fino all’ultimo secondo di un pareggio soltanto sfiorato. Una traversa di Lazovic il rimpianto più grande, anche se l’Atalanta è andata vicina al raddoppio più volte.

E SCELTE — Cioffi recupera Ceccherini ma non rischia Dawidowicz: confermati dunque i 2003 già impiegati a Bologna, ovvero Coppola come centrale difensivo e anche Terracciano a destra nei cinque di centrocampo, perché Faraoni - dopo il test di stamattina - non ce la fa neanche per la panchina. Una novità nel trio in mezzo al campo: non c’è Hongla, spazio all’esperienza di Veloso, dietro la coppia Lasagna-Henry. Gasperini a sorpresa lancia subito da titolare Soppy, a sinistra, rinunciando a Maehle. Debutto dal 1’, ma più previsto, anche per Lookman al fianco di Zapata: con loro a completare il trio d’attacco c’è Malinovskyi e non Ederson.

PRIMO TEMPO — Partita quasi totalmente in mano al Verona, che raccoglie meno di quanto avrebbe meritato il suo dominio: due sole occasioni per segnare, al 14’ e al 40’, con due rasoiate di Lasagna e di Ilic fuori di poco. Ma la tenuta dei tre difensori, con Toloi su Lasagna, Demiral che duella bene di fisico su Henry e Okoli - il migliore nei primi 45’- che controlla Tameze, è l’unica buona notizia per Gasperini. Per il resto l’Atalanta fatica maledettamente ad attivare i tre giocatori offensivi, anche per la quantità di errori tecnici che interrompono quasi sempre sul nascere qualunque idea di iniziativa. Al resto pensa l’atteggiamento aggressivo del Verona, molto più simile alla squadra che aveva dimostrato di aver ritrovato coraggio e identità a Bologna che a quella remissiva che era stata demolita dal Napoli: i gialloblù (la foto è Ceccherini, che gioca altissimo su Malinovskyi) giocano uno contro uno con coraggio, sono aggressivi il giusto, trovano spesso sbocchi sulle fasce, dove Terracciano, un 2003, fa di tutto per non far rimpiangere Faraoni. L’unico lampo dell’Atalanta è al 41’, quando finalmente Lookman si trova faccia alla porta e costringe Montipò a respingere il primo vero tiro in 45’ dei nerazzurri.

RIPRESA — Gasperini cambia tutto l’asse sinistro e sistema di gioco: fuori Soppy e Lookman, dentro Ederson da trequartista e Muriel largo a sinistra per un 4-2-3-1 che se non altro rivitalizza la squadra. Ma la chiave è il gol trovato quasi subito, al primo vero errore collettivo del Verona: Koopmeiners può avanzare su una prateria e liberare il sinistro dell’1-0. Il gol subìto disorienta un po’ il Verona e dà coraggio all’Atalanta, ma non abbastanza per chiudere la partita perché il vero difetto di giornata, l’imprecisione, continua a emergere. La traversa colpita da Lazovic, che sarà il migliore dei suoi assieme a Montipò, è un segnale di pericolo per la Dea, troppo frenetica nella ricerca del raddoppio. Che pure potrebbe arrivare con Malinovskyi, due ripartenze chiuse male da Boga e Ederson, due tiri di Zortea (forte) e Toloi (non abbastanza convinto), respinti da Montipò, ancora una conclusione di Ederson che tira forte invece di piazzare un potenziale "rigore". Così il Verona, che pure ha rischiato tantissimo, prima che inizi il recupero vede l’1-1 ancora con Lazovic, il cui cross diventa un tiro velenoso, respinto sopra la traversa da Musso.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00lunedì 29 agosto 2022 14:36
Kvara stavolta stecca, il Napoli non punge:
la Fiorentina strappa lo 0-0

Bella partita a Firenze: i viola concedono poco e il portiere è decisivo su Raspadori.
Dopo tre giornate nessuna squadra a punteggio pieno


Giovanni Sardelli


Non tutti gli 0-0 sono noiosi, anzi. Quello del Franchi è arrivato dopo una partita giocata a ritmi altissimi e con un'intensità da calcio inglese. Pari giusto con un Napoli che non riesce ad issarsi da solo in testa alla classifica a punteggio pieno. Battere la Fiorentina però stasera era durissima. Italiano deve fare a meno di Gonzalez davanti e Duncan in mezzo, puntando sul neo acquisto Barak come mezzala offensiva ed inserendo Jovic tra Sottil ed Ikone. Il Napoli risponde con Osimhen terminale offensivo, Kvara e Lozano ai lati. I primi due minuti sono appannaggio di Spalletti che manda 'Bacioni a Firenze' lanciando appunto baci a qualche tifoso dietro la sua panchina che non lo stava trattando proprio con i guanti. Poi se la prende con l'arbitro Marinelli, reo a suo avviso di qualche mancato fischio, beccandosi il giallo. La Fiorentina, galvanizzata dal passaggio del turno in Europa, parte meglio. Ritmi forsennati, pressione alta, Amrabat che giganteggia in mezzo al campo. Di occasioni però non ne arrivano.

EQUILIBRIO — Con il passare dei minuti il Napoli trova le distanze ed alza il baricentro. Il primo tiro è però viola dopo un'incertezza di Meret con Bonaventura che calcia fuori dal limite dell'area. La partita è bella, veloce, intensa, anche se di conclusioni ne arrivano poche. Nei viola Dodo pare in grandissima crescita, Milenkovic è una sicurezza, Biraghi tiene Lozano. Mentre in difficoltà sono Ikone e soprattutto lo spaesato Quarta. Proprio da un errore dell'argentino nasce l'opportunità su punizione dai 20 metri sprecata da Mario Rui un paio di minuti dopo una rete annullata per fuorigioco ad Osimhen. Il terzino spreca calciando male.

RIPRESA — Il Napoli inizia col piede sull'acceleratore. Kvara dopo cinque minuti serve un assist perfetto per Lozano che spreca in modo clamoroso la miglior occasione del match. Italiano toglie uno spento Ikone inserendo Kouame, Spalletti risponde con Elmas e Raspadori per Zielinski e Kvara. Al 17' l'opportunità arriva anche per i viola con un contropiede 4 contro 3 chiuso da un sinistro di Barak fuori di poco. Il Napoli si ridisegna con un 4-2-3-1, i viola cambiano solo interpreti, come Maleh ed Igor per gli stanchissimi Bonaventura e Quarta. Spalletti sfrutta al massimo il potenziale a disposizione inserendo anche Politano, Ndombelè e Simeone per trovare l'acuto giusto. A nove dal termine è Raspadori dal limite ad impegnare Gollini che devia. Il finale se possibile è ancora più intenso, mancano i gol non certo i chilometri percorsi o i contrasti vinti. Un punto per parte ed entrambe le squadre ancora imbattute pronte a guardare con fiducia la stagione appena iniziata.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00lunedì 29 agosto 2022 14:40
Parisi, poi una magia di Strefezza:
Lecce ed Empoli rinviano la prima vittoria

Accade tutto nel primo tempo, in una partita comunque
piacevole e piena di occasioni anche nel secondo:
grandi parate di Vicario e Falcone


Francesco Calvi


Un primo tempo equilibrato, un altro che lascia il Lecce con il rimpianto di non aver trovato i primi 3 punti della stagione. Il match contro l’Empoli allo stadio Via del Mare, sold-out per la seconda volta di fila, finisce 1-1. I toscani vanno in vantaggio con Parisi, i salentini pareggiano con Strefezza. Nella ripresa gli azzurri soffrono ma resistono fino al triplice fischio, opponendosi alle cavalcate di Banda e ai guizzi di Gonzalez, giovani rivelazioni della squadra di casa.

LE FORMAZIONI — Baroni schiera subito titolare Pongracic, centrale di difesa al fianco di Baschirotto. Partono dalla panchina Umtiti e Pezzella, in attacco ci sono Strefezza, Ceesay e Banda, all’esordio dal 1’. Nell’Empoli non c’è Luperto, ex di turno assente per squalifica, e Zanetti (squalificato e sostituito dal suo vice Bertolini) sceglie la coppia De Winter-Ismajli. In avanti, spazio per Lammers, Satriano e il trequartista 19enne Baldanzi.

NON SOLO UMTITI — Lo spettacolo comincia già prima del fischio d’inizio: i 27mila tifosi presenti allo stadio, infatti, hanno conosciuto per la prima volta il nuovo acquisto Umtiti, che ha fatto un giro di campo indossando la sua nuova maglia. Il ritmo-partita, invece, si rivela subito alto. Baldanzi segna dopo 4’ ma il gioco è fermo per via di uno scontro aereo tra Gendrey ed Henderson. Il Lecce contrattacca con Strefezza e Banda, sempre pericoloso con i suoi strappi. In fase offensiva, Baroni incarica Gonzalez di attaccare la porta insieme a Ceesay, trasformando il modulo dei salentini in un 4-2-3-1-. Lammers cerca l’1-0, Parisi al 23’ lo trova con un tiro dal limite deviato da Baschirotto. Quella del terzino è la prima rete segnata dall’Empoli in campionato. Il pareggio dei padroni di casa, dopo due parate di Vicario su Strefezza, arriva al 40’: Banda scappa via a tutti sulla corsia di sinistra, entra in area e scarica a rimorchio proprio per Strefezza. Il destro del brasiliano finisce sotto il sette, le squadre rientrano negli spogliatoi sul punteggio di 1-1.

LA RIPRESA — Dopo l’intervallo, il Lecce cambia tanto e riesce a chiudere l’Empoli nella sua metà campo. Al 50’ Baldanzi impegna Falcone, ma quella del 19enne è l’ultima vera occasione da gol per i toscani. Passano dieci minuti e Banda sfiora il 2-1 con una splendida azione personale, poi Ceesay infila Vicario ma l’arbitro annulla tutto per fuorigioco. Entrano Bajrami, Haas, Grassi e Destro, Baroni cambia 5/6 della sua squadra dal centrocampo in su. Il Lecce spinge in cerca dei tre punti, ma senza successo. Nel recupero Bajrami trova forse l’ultimo lampo della sua esperienza in azzurro, con un calcio di punizione che finisce di poco al lato. Il match termina 1-1, i giallorossi lasciano il campo con un sorriso… a metà: hanno conquistato il primo punto in classifica, ma avrebbero potuto ottenere di più.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00lunedì 29 agosto 2022 14:40
SERIE A 2022/2023 3ª Giornata (3ª di Andata)

26/08/2022
Monza - Udinese 1-2
Lazio - Inter 3-1
27/08/2022
Cremonese - Torino 1-2
Juventus - Roma 1-1
Milan - Bologna 2-0
Spezia - Sassuolo 2-2
28/08/2022
Salernitana - Sampdoria 4-0
Verona - Atalanta 0-1
Fiorentina - Napoli 0-0
Lecce - Empoli 1-1

Classifica
1) Napoli, Milan, Lazio, Atalanta, Torino e Roma punti 7;
7) Inter punti 6;
8) Juventus, e Fiorentina punti 5;
10) Salernitana, Udinese, Sassuolo e Spezia punti 4;
14) Empoli punti 2;
15) Lecce, Bologna, Verona e Sampdoria punti 1;
19) Cremonese e Monza punti 0.

(gazzetta.it)
binariomorto
00martedì 30 agosto 2022 23:40
Maignan para un rigore e salva il Milan:
col Sassuolo un altro pari in trasferta

Il portiere tiene a galla i rossoneri respingendo un penalty a Berardi. P
rova opaca del Diavolo, che dopo Bergamo si inceppa anche a Reggio Emilia.
Tanti errori, pochi spunti e turnover che non paga


Marco Pasotto


Era qui la festa. Cento giorni fa. Oggi non più, anzi, questo 0-0 col Sassuolo nello stadio dei sogni realizzati è un brutto passo indietro proprio nella settimana che porta al derby. Dopo Bergamo, Reggio Emilia: mal di trasferta? Troppo presto per simili sentenze, ma due cose sono certe: la prima è che delle quattro uscite questa è stata la più brutta (decisamente più brutta rispetto all’1-1 con la Dea), la seconda – ovvia conseguenza – è che sabato occorrerà rialzare parecchio i giri del motore. Nei piani del Diavolo tra l’altro c’era l’idea di arrivare alla stracittadina con (almeno) un punto di vantaggio sui nerazzurri. Genere di conforto prezioso prima di un derby. Una vittoria che avrebbe magari permesso anche di elevarsi sull’ammucchiata in cima alla classifica. Tutto da rimandare. Il turnover di Pioli – cinque undicesimi diversi rispetto al Bologna – non ha pagato e, anzi, il Diavolo deve ringraziare ancora una volta “Magic” Mike Maignan, che nel primo tempo ha ipnotizzato Berardi dal dischetto. Opaco, sbadato, pasticcione: ha funzionato poco stavolta in questo Milan e il Sassuolo si morde le mani per una grande occasione sprecata.

LE SCELTE — Dionisi rispetto allo Spezia ha cambiato un solo uomo, ovvero Thortsvedt al posto di Henrique. Conferma in blocco per tutti gli altri, a partire dal tridente Berardi-Pinamonti-Kyriakopoulos Pioli invece, come ci si attendeva, ne ha cambiati cinque: dentro Florenzi, Kjaer (a nove mesi dall’ultima partita), Pobega (al debutto stagionale dal primo minuto), Saelemaekers e Diaz. In panca a rifiatare Calabria, Kalulu, Tonali, Messias e De Ketelaere. Rotazioni che sarebbero state ancora più consistenti se in vigilia non si fossero fermati Rebic e Origi: Leao e Giroud ai lavori forzati, quindi, visto che saranno titolari anche sabato nel derby. Pioli ama ripetere di avere una rosa composta per lo più da titolari, ma almeno per ora è complicato dargli ragione. Il Milan si è fatto incartare spesso e volentieri in fase di impostazione perché gli emiliani hanno occupato bene gli spazi e, dopo un primo quarto d’ora piuttosto sofferto, hanno capito come innescare Berardi e come armare la fascia sinistra, dove Kyriakopoulos ha sgommato ripetutamente. E’ stato da quel lato infatti che il Milan ha faticato maggiormente, con Florenzi poco reattivo e Saelemaekers distratto in fase difensiva e pasticcione con la palla fra i piedi. In mediana Pobega ha cercato di sintonizzarsi sui bioritmi dei compagni, riuscendoci solo parzialmente, mentre Diaz è incappato in un’altra di quelle partite prive di luce, alla perenne e improduttiva ricerca dello spazio fra le linee. Gli unici spunti offensivi sono arrivati dal solito Leao, che ha abbandonato quasi completamente la fascia cercando fortuna centralmente. La prima volta, con la porta emiliana priva di Consigli, ha spedito in orbita di controbalzo. La seconda è andato vicino all’incrocio con un siluro di destro. Maluccio Giroud, a cui sono arrivati pochi palloni e quei pochi non sono stati gestiti come dovevano.

IN 10 NEL FINALE — Nel primo tempo il Diavolo ha colpito negativamente non solo per la mancanza di idee e di spunti davanti, ma anche per più di un pasticcio dietro. Soprattutto nelle scalate difensive. Ecco perché Maignan merita una statua votiva, dopo la prodezza sul rigore di Berardi che ha rimediato al “doppio fallo” in area di Saelemaekers e Florenzi su Kyriakopoulos. Un episodio che comunque non ha dato la carica ai rossoneri. Sull’altra sponda, comunque, nulla di che: rigore a parte, il Sassuolo a sprazzi ha anche manovrato bene in verticale, ma non ha mai creato pericoli seri. Nella ripresa i rossoneri hanno aumentato la pressione, ma senza trovare lucidità. Dopo dieci minuti il Sassuolo si è ritrovato senza Berardi (dentro Defrel), uscito in lacrime per un guaio muscolare e di lì a breve Pioli ha tolto Pobega, Saelemaekers e Diaz per Tonali, Messias e De Ketelaere. Una possibile svolta che però non è arrivata: la pressione rossonera non è stata proporzionale alla pericolosità e non è servita nemmeno l’ultima mossa di Pioli: fuori Giroud, dentro Adli e De Ketelaere centravanti, come ha fatto spesso al Bruges. Nulla da fare, anzi: nel finale, con l’infortunio di Florenzi (seguito a quello di Kjaer), il Diavolo si è ritrovato senza cambi e in dieci uomini. Ovvero in grande difficoltà davanti alla pressione avversaria, che però non si è concretizzata. In settimana Pioli dovrà dare la scossa.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00martedì 30 agosto 2022 23:44
Inzaghi ritrova la sua Inter:
3-1 alla Cremonese,
grandi gol di Barella e Lautaro



I nerazzurri si riscattano dal ko in casa della Lazio e liquidano
i grigiorossi con una bella prestazione: a segno anche Correa


Filippo Conticello

Mentre attorno all'Inter si avverte una certa confusione - il mese out di Lukaku, la trattativa improvvisa per Gosens in uscita oltre alle tossine generate dal k.o. con la Lazio -, Inzaghi riesce nell'obiettivo principale: spostare l'attenzione sulla classifica. Con questo 3-1 alla Cremonese, rotondo nonostante qualche sofferenza di troppo, i nerazzurri mettono il musetto davanti al Milan giusto un attimo prima del derby: nonostante una sconfitta, 9 punti contro 8 e l'occasione insperata di allungare, anche se sabato contro Pioli servirà di certo uno sforzo maggiore.

PRIMO TEMPO — Il turnover pre-derby (e Bayern) di Inzaghi si concentra soprattutto davanti, dove non solo manca Romelu ma all'inizio pure Lautaro: senza Lu-La, il palcoscenico è quindi dell'altra coppia, Dzeko-Correa, che si diverte a duettare in una partita aperta come poche qui a San Siro. A sinistra tocca a Darmian con dietro Dimarco versione "braccetto": la rinuncia iniziale a Gosens su quelle zolle è la conferma che qualcosa di molto serio sta bollendo con il Bayer Leverkusen, il cui d.s. Devin Ozek è proprio in tribuna d'onore allo stadio. Dal canto suo, la Cremonese è tutto tranne che la classica neopromossa che si consegna in sacrificio alla grande di turno. Al contrario, è una squadra che ribalta i cliché: viene al Meazza contro una big di tre taglie più grande e fa la partita con spavalderia. Anche troppa, se è vero che per ogni mezzo fastidio prodotto in direzione Handanovic, arriva un contropiede ben più pericoloso. E su uno di questi la "Cremo" capitola con il gol dell'1-0 in pura ripartenza. Da un calcio d'angolo la neopromossa si fa trovare sbilanciata e l'azione si ribalta in un amen grazie a Barella: da lì il tiro di Dzeko con parata così così di Radu, uno degli osservati speciali della serata per ovvi motivi, e poi tocchetto facile facile di Correa che in stagione è già al secondo centro. La beffa non cambia lo spartito generale perché Alvini ha scelto la strada del gioco manovrato per arrivare alla salvezza: Escalante è metà trequartista e metà guardaspalla di Brozovic, mentre Dessers-Okereke si mescolano e pungono. Handa deve stare vigile un paio di volte, ma su un altro contropiede arriva anche il 2-0: il gol al volo di Barella è solo la conclusione di una azione corale e condita da assist intelligente di Calha, l'uomo che tra mille polemiche non è partito dall'inizio all'Olimpico contro la Lazio.

LA RIPRESA — Zanimacchia per Ascacibar, con slittamento di Escalante dietro, è la mossa di Alvini a inizio ripresa: un altro segno di coraggio che forse pagherà nel corso della stagione, ma non certo in questa partita. Questo atteggiamento si traduce spesso in praterie verdi su cui cavalcare per Dumfries e Barella. Semmai, il pericolo per accorciare la "Cremo" lo crea su calcio d'angolo, lì dove si vedono i limiti del metro e 75 di Dimarco, ottimo in ripartenza e meno in marcatura: Aiwu lo sovrasta di testa e va vicinissimo al gol. Sarà pure una gara in cui calcolare ogni grammo di energie in vista delle prossime battaglie, ma arriva comunque al 55esimo l'ora di Lautaro, anche perché Correa accusa un piccolo fastidio e non vuole rischiare. Il Toro si avventa famelico sui difensori strappando palloni, forse pensando già a Tomori e Kalulu. Alvini può comunque recriminare per una rovesciata alta di Dessers, che preferisce l'estetica all'efficacia, e per diverse mischie pericolose in area. Da parte sua, invece, Inzaghi si può godere il suo fraseggio in velocità che sfrutta le lunghe piste ciclabili concesse dalla Cremonese. Radu, proprio lui, l'uomo di Bologna, para il parabile, ma non un tiro di Lautaro che dimostra di avere il piede caldissimo. Stavolta quello sinistro, usato dopo aver resistito con spirito da rugbista nell'uno contro uno verso la porta contro Pickel. La rete di Okekeke, bellissima, è il giusto premio alla squadra garibaldina presentata da Alvini. Tra le ultime sostituzioni di Simone, invece, colpisce quella che porta Gosens in campo: saranno i suoi ultimi minuti da interista o anche lui proverà l'allungo nel derby?

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00martedì 30 agosto 2022 23:48
Si accende Dybala, che doppietta!
La Roma abbatte il Monza 3-0 e resta in vetta

Uno-due dell'argentino (18' e 32') e un gol
di testa di Ibanez regalano i tre punti a Mourinho che,
almeno per una notte, si gode la testa della classifica in solitaria.
Brianzoli ancora a zero punti


Andrea Pugliese


Quando al 18’ del primo tempo è andata in onda per la prima volta la Dybalamask, l’Olimpico di colpo è venuto giù. Perché quel momento lì lo sognavano in tanti e lo aspettavano un po’ tutti. Ad iniziare proprio da lui, Paulo Dybala, che stavolta ha lasciato il marchio a fuoco su una vittoria (3-0) che lancia la Roma solitaria in classifica, in attesa di sapere cosa faranno Napoli, Lazio, Atalanta e Torino. Alla doppietta di Dybala si è aggiunto poi il ricamo finale di Ibanez. Il Monza? Benino per un quarto d’ora e poco più, poi poco altro. Stroppa dovrà rifletterci su. E forse lo farà anche la società.

SUPER PAULO — Mou cambia gli esterni di fascia dando spazio a Zalewski e Celik, per poi mandare dentro anche Kumbulla al centro della difesa, Stroppa lancia invece Machin in mezzo e conferma davanti la coppia Petagna-Caprari. Per quasi venti minuti si va al piccolo trotto, complice anche un’umidità pazzesca. Il pallino del gioco sembra però nelle mani del Monza, che però non costruisce mai niente di sorprendente o pericoloso. Sensi e Pessina provano a palleggiare, Marlon è troppo falloso e Birindelli cerca di spingere, ma ci riesce solo a tratti. Così al 18’ la partita cambia subito volto, con la volata di 40 metri di Dybala, su spizzata di Abraham: uno, due, tre e quattro tocchi in velocità, uno per ogni dieci metri di corsa, con un sinistro di controbalzo che non lascia scampo a Di Gregoria. L’Olimpico viene giù, al resto ci pensa la Dybalamask, in onda per la prima volta dalle parti di Roma. E’ l’apoteosi, che troverà la sua sublimazione poco dopo, al 32’, quando Paulo ribatte in rete una parata di Di Gregorio su Abraham (che poco prima aveva sbagliato il raddoppio). Era la serata che sognavano un po’ tutti, ad iniziare proprio dall’argentino. Che poi inizia a regalare qualche colpo dei suoi e ad affinare la complicità con Pellegrini, che però in chiusura di tempo non sfrutta al meglio una sua bella invenzione. Alla fine vantaggio meritato per i giallorossi, con Mourinho che maledice solo l’infortunio al flessore sinistro di Kumbulla, che dopo 26’ deve lasciare il campo (dentro Smalling).

CHIUDE ROGER — Stroppa allora cerca un po’ più di equilibrio inserendo Molina in fascia e spostando Carlos Augusto dietro al posto di una Marrone a dir poco disorientato. L’intesa tra Pellegrini e Dybala cresce di minuto in minuto (all’8 il capitano ha anche la palla del 3-0, ma salva a botta sicura Caldirola) e con lo scorrere della partita sembra finalmente sciogliersi anche Abraham (Caldirola decisivo pure su di lui quando tutto sembrava già fatto). Il 3-0 però arriva per merito di Ibanez, che al 16’ fa centro su angolo perfetto di Pellegrini. Poi le girandole dei cambi, con la standing ovation per Dybala (dentro El Shaarawy), la partita che pian piano perde di significato fino al momento dell’esordio di Belotti in giallorosso: arriva al 35’ della ripresa, con l’Olimpico in estasi. Un minuto dopo Machin sfiora il gol (traversa), Belotti rischia di far subito gol (bravo Di Gregorio di piede), Spinazzola ci va vicinissimo e ad un soffio fine si fa male anche El Shaarawy (problema muscolare). Finisce così, con la Roma in vetta alla classifica ed il Monza a capire cosa fare per rialzare subito la testa.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00mercoledì 31 agosto 2022 23:50
Kallon risponde a Baldanzi:
Empoli e Verona ancora senza vittorie

Nel primo tempo il talento toscano classe 2003 sblocca il risultato,
ma esce pochi minuti dopo per infortunio.
Nella ripresa Cioffi cambia la partita con le sostituzioni


Giacomo Cioni


La serata degli esordienti, delle giovani promesse. Baldanzi, classe 2003, illumina alla sua "prima" da titolare al Castellani; Kallon, classe 2001, segna dopo un minuto dal suo ingresso. Finisce 1-1 Empoli-Verona. Un primo tempo quasi tutto toscano, nella ripresa il ritorno dei veneti. Tommaso Baldanzi, ennesimo campioncino emerso dalla "cantera" di Monteboro, è stato autore di una prestazione maiuscola fino al momento in cui è dovuto uscire dal campo dopo un colpo subito da Ceccherini, ammonito.

Per fortuna di Zanetti era già stato autore di una grande giocata con un gol di sinistro dal limite dell’area. Correva il 26’ e l’Empoli aveva messo sotto un Verona che subiva il talento azzurro, ma anche le folate a sinistra di Parisi, che ci ha provato fino all’ultimo. L’Hellas del primo tempo è apparso senz’anima. Gunter, in odore di mercato, non è neanche a fianco di Cioffi, ufficialmente per un affaticamento.

LA GIOIA DI BALDANZI — Zanetti ha tenuto Bajrami in panca fino al cambio obbligato di Baldanzi. Nel primo quarto d'ora ottima occasione per Lammers, bravo Montipò. Sempre Baldanzi, prima del gol, aveva fatto le prove generali, con rasoterra di poco sul fondo. Poi il sinistro che piega i guantoni al portiere dei veneti. Esplosione di gioia per il trequartista, due anni fa scudettato con la Primavera di Buscé insieme ad Asllani e Viti. Primo gol in Serie A e poi la botta di Ceccherini. Va vicino al gol anche Luperto di testa.

UN ALTRO VERONA — Nella ripresa è tutto un altro Verona. A essere decisivi sono i cambi di Cioffi. E arriva il gol: sponda aerea di Doig, stop e sinistro al volo di Kallon che batte Vicario nell'angolino lontano. La gara si tiene poi in equilibrio fino al termine.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00mercoledì 31 agosto 2022 23:54
Lazio, che beffa!
Gabbiadini al 92' risponde a Immobile
e regala il pari alla Samp

I biancocelesti sfiorano la vittoria grazie al gol di Ciro,
ma l'attaccante blucerchiato rovina la serata agli uomini di Sarri.
Sfuma così l'aggancio alla Roma al primo posto


Filippo Grimaldi


Sfugge il primato alla Lazio, in vantaggio con Immobile nel primo tempo e raggiunta al 47’ della ripresa dal gol di Gabbiadini che esce definitivamente dall’incubo, di nuovo a segno quasi otto mesi dopo l’ultima rete e poi il lungo stop per infortunio. Il vantaggio ospite era stato propiziato da un tacco magico di Milinkovic nel primo tempo che sorprende la difesa blucerchiata e apre un’autostrada per il destro di Immobile che trafigge Audero. Ma c’è molto altro in questa sfida del Ferraris che doveva servire a capire, oltre a quello che hanno certificato sin qui i numeri, quanto fosse autentico lo stato di grazia dei biancocelesti grazie a un impianto di gioco rodato e ad una leggerezza nella manovra bella da vedere e proficua. La Samp ritrova il sorriso dopo i quattro gol incassati a Salerno, che trova così oltre a un punto pesante la prima rete in campionato. Un passo avanti utile a dimostrare che i blucerchiati, quelli veri, si erano visti contro Atalanta e Juventus. Sul risultato finale, per la squadra di Giampaolo, pesa però (e non poco) il rigore non concesso nel primo tempo per una pedata di Marusic su Quagliarella. Una Samp rivoluzionata dal tecnico blucerchiato: dentro a sorpresa Murillo al centro della difesa, spazio a Verre titolare con il capitano Quagliarella preferito in attacco a Caputo.

SINCRONISMI PERFETTI — Padroni di casa e biancocelesti con lo stesso modulo, un 4-3-3 di base che si trasforma in 4-5-1 in fase di non possesso, dove i terminali offensivi restano Quagliarella e Immobile. Ma è diversa la qualità, a lungo è migliore e più fluida la manovra degli ospiti. Avvio con la Lazio in possesso, Samp con Léris e Sabiri molto alti sulle corsie esterne in appoggio a Quagliarella, sull’altro fronte Felipe Anderson e Zaccagni in appoggio al capitano. Colley sbroglia situazioni pericolose, e proprio Anderson dalla destra (8’) taglia l’area con un pallone sul quale per un soffio Immobile fallisce l’aggancio. Marusic tiene basso Léris, Samp in affanno. Audero è decisivo (14’) alzando in angolo una botta di Felipe Anderson. Ma gli uomini di Giampaolo sono troppo leggeri, quasi timorosi. E quando c’è il pallone giusto, come accade sul cross di Augello, Léris sprecas tutto. Sulla ripartenza ecco l’uno a zero Lazio con Immobile (15° gol in carriera alla Samp, l’avversaria contro la quale ha segnato di più). E’ una Lazio che va a memoria: Audero super ancora una volta su Zaccagni, poi Immobile colpisce il palo.

TOCCO PROIBITO —Samp in difficoltà, che non riesce ad allungarsi. Ma quando lo fa, come al 28’, non ha fortuna. Su un lancio di Rincon sporcato da Romagnoli, Marusic incrocia in area Quagliarella sulla diagonale e l’attaccante della Samp cade a terra. Il piede sinistro del biancoceleste va sul piede destro del capitano blucerchiato. Proteste senza fine, gioco fermo a lungo, Aureliano che non cambia parere neppure dopo l’on-field review, e fatalmente l’atmosfera si surriscalda. La Samp ci mette orgoglio: Luis Alberto sbaglia una ripartenza, Quagliarella manda a lato. E sempre lui, su un'incertezza di Zaccagni, costringe Provedel alla deviazione in angolo. La Lazio prova ad abbassare il ritmo per andare al riposo in vantaggio e lo fa senza troppe difficoltà, richiamando prima di metà gara Felipe Anderson (che si era infortunato dopo 40 secondi dal via) per Pedro.

CAMBIO DI MODULO — Nella ripresa, Giampaolo torna all’antico: 4-3-1-2, Sabiri trequartista alle spalle della coppia Quagliarella-Caputo, subentrato a Léris, ma padroni di casa che vanno a fiammate. La Lazio continua a tenere in mano il gioco, con una gestione della partita eccessiva che alla distanza pare essere l’unica pecca dei biancocelesti, forse poco cinici quando avrebbero avuto la possibilità di chiudere la sfida. La Samp ci prova ancora con Rincon (17’), Provedel dice no. L’ingresso di Djuricic (fuori Verre) dà vivacità alla mediana, ma la squadra di Sarri non perde lucidità, tiene corti i reparti e riesce sino a metà ripresa a disinnescare i tentativi doriani. Giampaolo tiene però i suoi in partita, dà spazio a Gabbiadini, per un applauditissimo Quagliarella, e a Villar per Vieira. Sarri risponde richiamando Luis Alberto, Zaccagni e Cataldi (dentro Basic, Cancellieri e Marco Antonio), ma è ovvio che una Samp così sbilanciata concede spazio alla Lazio. Finale con le squadre più allungate e proprio gli spazi più ampi danno il via all’azione del pari doriano. Cancellieri perde una palla sulla trequarti e l’anticipo di Rincon innesca Gabbiadini, che s’infila fra Patric e Marusic battendo Provedel. Sarri mastica amaro, la Samp esce dall’incubo: fra l’altro con un Winks in più, da domani, e non è poco.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00mercoledì 31 agosto 2022 23:57
L'Udinese vince ancora, ma la Fiorentina
protesta per un fallo sul gol di Beto

Decide la rete dell’attaccante al diciassettesimo
su assist di Deulofeu, che però si appoggia su Venuti.
Proteste dei viola che poi, nella ripresa, provano l’assedio senza riuscire a sfondare


Francesco Velluzzi


Vola l’Udinese. Piange la Fiorentina. Basta il gol di Beto dopo 17 minuti per dare la seconda vittoria (1-0) di fila, la prima in casa, alla squadra di Andrea Sottil che con la sua fisicità, con la forza dei nuovi innesti, Bijol e Lovric, con una gara attenta in fase difensiva non concede praticamente niente ai viola di Vincenzo Italiano che qualcosa devono rivedere. D’accordo le assenze, ma la squadra ha vinto solo alla prima giornata in casa con la Cremonese per l’errore del portiere ospite Radu che è entrato in porta col pallone. Poi pareggi con Empoli e Napoli e una sconfitta a Udine che proprio non poteva essere preventivata. Italiano ha risparmiato qualche big per la sfida di domenica al Franchi con la Juve, ma, innanzitutto, era questa la partita da vincere. E invece l’Udinese ha corso davvero pochissimi rischi.

GESTI — Udinese-Fiorentina è sempre una partita particolare. E il Poma, speaker bianconero, non dimentica il ricordo di Davide Astori che il 4 marzo del 2018 morì nella sua camera d’albergo proprio alla vigilia di Udinese-Fiorentina. Video con Davide e applausi di tutto lo stadio. C’è anche un bel gesto del club di casa che regala la maglia al ragazzino tifoso che a Monza se l’è vista sottrarre da chi ha fatto anche male al papà.

LA PARTITA — È mercoledì, uffici e negozi ancora aperti, ma la Dacia Arena regala comunque un bel colpo d’occhio con quasi ventimila persone e 7815 paganti. Andrea Sottil rimette al centro della difesa Jaka Bijol dopo la capocciata del salernitano Botheim che lo ha mandato all’ospedale. Nuytinck sta in panchina, Walace è confermato in regia, Lovric mezzala e Pereyra quinto alto a destra. Vincenzo Italiano, che ha già parecchie assenze, lascia in panchina Riccardo Sottil evitando il siparietto col papà allenatore dell’Udinese. Ma, oltre agli indisponibili, restano in panca Biraghi, Milenkovic, Iovic, Amrabat, Ikonè, Dodò. In porta va Terracciano, l’eroe del playoff di Conference. Gollini si siede. Insomma, solita rivoluzione. Pronti via e dopo 5 minuti e mezzo Martinez Quarta, cercando di servire Igor, la combina grossa regalando palla nei pressi della sua area. Deulofeu e Beto non riescono ad approfittarne. La difesa viola sbaglia troppo in uscita e al 17 l’Udinese non perdona: Venuti perde palla, pressato, forse con carica eccessiva, da Deulofeu che se ne va (Terracciano non lo prende) e serve Beto che firma il secondo gol di fila. Gli errori dei difensori viola continuano, al 26’ Beto va via a un Quarta in crisi totale e non riesce a raddoppiare. Cinque minuti dopo Lovric sbaglia mira. Poi scocca l’ora di Silvestri che su corner di Mandragora respinge bene la zuccata di Quarta. Ma il peggio per i bianconeri arriva al 42’ quando Masina si fa male al ginocchio in un intervento su Cabral. Esce in barella e si teme che non sarà una cosa di poco conto. Entra Nuytinck. La Fiorentina che ha mostrato poco sia col tridente Koaume-Cabral-Saponara che con Barak (zero inserimenti solo tocchetti ravvicinati) e Mandragora, si fa ancora viva da Silvestri proprio con Kouame nel secondo minuti di recupero, ma il portiere emiliano respinge bene. Secondo tempo La Fiorentina riparte più carica e alla carica. Tanto che Udogie, un po’ balbettante, deve praticamente fare il quarto difensore perchè Koaume si è svegliato e comincia ad accendersi. L’Udinese, con Bijol, che risolve qualsiasi eventuale rischio, si rintana dietro, pronta solo a ripartire in velocità, cioè fare il gioco che predilige. Così, dopo 65 minuti Sottil toglie l’ottimo Lovric e il bomber Beto per Arslan e Success. Ma Beto con Success poteva fr malissimo negli spazi. E qui Italiano si gioca la carta Sottil per lo spento Saponara. Oltre a Benassi per Venuti. Pericoli ne arrivano pochi. Ma sostituzioni ancora altre. Italiano inserisce Amrabat, Sottil finisce i cambi con Samardzic per Makengo e facendo addirittura pochissime ore dopo lo sbarco a Udine l’esterno Ehzibue. Forze freschissime per resistere e centrare la vittoria. Deulofeu è l’unico che costringe Terracciano a una parata. Mentre la viola continua a cercare più se stessa che il pareggio. Anzi è l’Udinese che trova il raddoppio con Success, ma in fuorigioco. Così come in fuorigioco sembra oggi la Fiorentina.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00giovedì 1 settembre 2022 00:01
Magia di Vlahovic e primo gol di Milik:
la Juve ritrova la vittoria ma perde Szczesny

Sotto gli occhi di Paredes, in tribuna,
i bianconeri conquistano il secondo successo casalingo.
Di Maria entra nella ripresa. Il portiere esce in barella


Livia Taglioli


Missione compiuta: sotto gli occhi del neo acquisto Paredes la Juve batte 2-0 lo Spezia e si mantiene in scia delle prime della classe, conquistando contro la squadra di Gotti la quinta vittoria in cinque incroci in serie A. Dopo 9' Vlahovic segna il secondo gol consecutivo su punizione, il quarto in 4 gare da inizio stagione, raddoppia Milik a tempo scaduto. Il serbo contro lo Spezia si conferma implacabile: quella di stasera è stata la sua quinta rete contro i liguri, inclusa la sua ultima tripletta in serie A, nell'ottobre 2021 con la maglia della Fiorentina. A preoccupare è invece un infortunio occorso a Szczesny, uscito in barella alla fine del primo tempo.

IN&OUT — Contro lo Spezia Gatti esordisce in serie A, nonché nella Juve: Allegri lo sceglie come sostituto di Bonucci, il cui rientro è previsto da domani, e lo schiera dal 1’. Danilo torna dunque in fascia, sulla destra, con De Sciglio al posto di Alex Sandro a sinistra. In mezzo nel trio dei confermati c’è anche Miretti, davanti Kean fa coppia con Vlahovic e debutta dal 1’ in questa stagione. Come previsto i rientranti Di Maria e Fagioli partono in panchina. Nel 3-5-2 spezzino ci sono Hristov dietro, Holm, Kovalenko e Reca in mezzo, con Gyasi scelto per affiancare Nzola.

MAGIA DI VLAHOVIC — Dopo un inizio confuso, è la Juve che sblocca la gara, grazie al secondo gol consecutivo su punizione di Vlahovic: al 9’ il suo sinistro si infila nel sette, per Dragowski non c’è scampo. Anche perché il pallone viaggia a 93 km all’ora. Al 16’ Gyasi segna con un pallonetto, ma da posizione di fuorigioco. Da qui in poi la Juve non rischia praticamente più nulla, lo Spezia spinge ma i bianconeri chiudono senza affanni. I bianconeri non hanno però lo spunto per invertire il trend del match, raramente oltrepassano la propria metà campo e mai si fanno pericolosi dalle parti di Dragowski. La sensazione è che giochino al risparmio, forse già pensando all’accoppiata Fiorentina-Psg. Al 43’ Szczesny ricade male dopo un tentativo di uscita in presa alta ed esce in barella, con la caviglia destra bloccata da una benda.

BOATO PER DI MARIA, MA IL RADDOPPIO È DI MILIK — La ripresa scorre senza sussulti, il primo boato dagli spalti arriva al 55’, quando Di Maria rileva Kean, mentre Kostic prende il posto di Cuadrado. Allegri cerca di blindare la partita immettendo forze fresche alla ricerca del raddoppio, in realtà nemmeno così la squadra alza i giri. Molti gli errori in avvio di manovra, scarso il gioco senza palla: con queste premesse la manovra offensiva non trova inneschi e il gioco langue fra molte interruzioni e nessuna impennata. Lo Spezia non molla, chiude puntualmente gli spazi, ma è meno lucido che nel primo tempo e dunque fatica di più a salire. Al 66’ Vlahovic salta da fermo su un calcio d’angolo, con Dragowski che si salva d’istinto sul colpo di testa del serbo. Troppo poco per sancire una crescita della Juve. A cinque minuti dalla fine entrano anche Milik ed Alex Sandro. E sarà proprio il polacco, al 92’, a raccogliere un assist di Miretti, girarsi, e infilare Dragowski di sinistro. Alla fine i tre punti fanno decisamente comodo alla Juve, ma tutto il resto è noia.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00giovedì 1 settembre 2022 00:05
Flop Napoli:
Colombo riacciuffa gli azzurri,
poi il muro del Lecce regge

Azzurri in vantaggio al 27' con Elmas dopo che l'ex
milanista aveva sbagliato un rigore,
rifacendosi con un clamoroso gol al 31'.
Nella ripresa tante occasioni ma la difesa salentina regge


Maurizio Nicita


Il Napoli stecca in casa e lascia la vetta. In un turno che doveva essere favorevole agli azzurri, Spalletti sceglie di fare troppi cambi in avvio e quando rimedia a una formazione che fatica a trovare le misure, non riesce a pescare il jolly per battere un Lecce brillante e senza paura: bello e propositivo nel primo tempo, tosto e resistente nella ripresa. Baroni ha messo in mostra giovani molto interessanti e i salentini possono crescere per puntare alla salvezza. Il Napoli deve chiarirsi le idee perché ora in 4 giorni affronta la Lazio in trasferta e il Liverpool al Maradona. Due gare non proprio semplicissime.

SEI CAMBI — Sono quelli optati sia da Spalletti, sia da Baroni in questo primo turno infrasettimanale. Il Napoli inserisce Ostigard dietro, Ndombele in mezzo e passa davanti al 4-2-3-1 con un tridente inedito dietro Osimhen: Politano, Raspadori, Elmas. Baroni a sua volta cambia parecchio fra centrocampo e attacco, anche qui inedito il tridente con lo zambiano Banda a sinistra, il centravanti 2002 Colombo al debutto da titolare e Di Francesco. E partono meglio proprio i salentini con un 4-3-3 agile e aggressivo, senza paure reverenziali per il più quotato avversario. Il primo tiro in porta è proprio di Colombo e Meret deve distendersi per pararlo. Risponde Politano con un sinistro alzato in angolo da Falcone.

IL RIGORE — E su una iniziativa del vivacissimo Banda ecco il rigore. Lo zambiano vede il taglio in area di Di Francesco: Ndombele è in ritardo e scalcia l’ala. Fallo indiscutibile. Sul dischetto si presenta Colombo che nella bolgia calcia (e fa gol) senza che l’arbitro abbia fischiato. Si ripete, Colombo cambia angolo e Meret vola alla sua sinistra e para. Si sveglia il Napoli dal suo torpore ed ecco subito il vantaggio. Olivera spinge a sinistra e crossa, Osimhen aggancia e serve Politano, il tiro sporco dell’esterno diventa un assist per Elmas che da pochi passi non sbaglia. Ma la gioia dei 40 mila del Maradona dura poco. Su una palla vagante sulla trequarti, Colombo controlla carica il sinistro e da almeno 25 metri sgancia un tiro potentissimo che si infila nell’angolino alto, dove Meret non può arrivare.

RICOMINCIAMO — Spalletti capisce che la squadra non funziona ancora coi nuovi, e allora rimette subito in campo Lobotka e Zielinski tornando al 4-3-3. Entra pure Kvaratskhelia e ora il palleggio del Napoli costringe il Lecce negli ultimi trenta metri. Hanno buone chance Politano, Elmas, Osimhen e Di Lorenzo. Il finale dei padroni di casa è tambureggiante, con Spalletti che inserisce anche Simeone, passando al 4-2-4. Proprio l’argentino crossa un buon pallone in area che Osimhen non riesce a buttare dentro di testa. La la resistenza del Lecce è stoica.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00venerdì 2 settembre 2022 13:03
Koopmeiners trascina l'Atalanta:
3-1 al Torino e primo posto con la Roma

I tre gol dell'olandese (due su rigore) regalano la vetta della classifica a Gasperini.
Inutile il gol di Vlasic per i granata


Mario Pagliara


Si è portato il pallone a casa. La prima tripletta in Serie A di Teun Koopmeiners permette all’Atalanta di conquistare una meritata vittoria contro il Toro. Gasperini raggiunge la Roma in vetta al campionato, Juric invece inciampa nella prima sconfitta della stagione. Finisce 3-1 per i bergamaschi: il momentaneo 2-1 granata è di Vlasic, per Koopmeiners due rigori (il primo e il terzo gol), nel mezzo una bella rasoiata dal limite dell’area.

SARACINESCA — C’è intensità, vivacità e pure l’elettricità: Atalanta e Torino non tradiscono la attese, offrendo al pubblico di Bergamo un primo tempo molto appassionante. Parte bene il Toro, poi la squadra di Gasperini comincia a guadagnare campo e prende il controllo del gioco. Il Toro di Juric ha il merito di restare con la testa, e con le gambe, dentro la partita. Replica con gli strappi in verticale sulla sinistra con la coppia Lazaro-Seck, ma non trova lo spunto. Juric ha l’attenuante degli infortunati: gli manca praticamente tutto il serbatoio di qualità del suo Toro. Oltre agli infortunati Radonjic, Singo e Miranchuk, nel riscaldamento si aggiunge pure Ricci, fermato da un fastidio a un polpaccio. Gasperini se la gioca in avvio con Zapata, costretto a uscire al 36’: al suo posto Hojlund. Se i granata tentano di tenere botta al ritmo crescente dei nerazzurri, il bilancio delle occasioni nel primo tempo pende nettamente dalla parte dell’Atalanta. Juric deve ringraziare un Milinkovic in versione saracinesca se arriva al 45’ ancora sullo 0-0: il portierone del Toro intercetta il missile di Koopmeiners (16’), chiude su Zapata a tu per tu (27’) e sfiora quel tanto che basta il colpo di testa di Demiral (32’) per spingere la palla sul palo.

IL GUIZZO DI SOPPY — Eppure non era partito affatto male il Toro, che dopo appena centoventi secondi spaventa Musso con una bella conclusione di Linetty. La partita dei granata è però in parte condizionata dalle assenze, in parte dalla difficoltà nel riuscire ad interrompere il buon palleggio in verticale dell’Atalanta. Vlasic segna pure (44’) su invito di Lukic, ma è in fuorigioco. Al secondo minuto di recupero del primo tempo, un guizzo di Soppy spinge Aina allo sgambetto in area. Dal dischetto Koopmeiners batte Milinkovic e porta meritamente l’Atalanta in vantaggio all’intervallo.

RASOIATA — Non c’è manco il tempo di rimettere la palla a centrocampo che l’Atalanta trova il raddoppio. Merito di una potente rasoiata ancora di Koopmeiners dal limite dell’area deviata da Buongiorno, che attraversa le gambe di tutti i difensori e buca Milinkovic in leggero ritardo. Il Toro reagisce alla mezzora con la traversa di Linetty, e due minuti dopo accorcia con una potente conclusione di Vlasic su assist di Pellegri. Nel momento in cui il Toro dava l’impressione di poter risalire, un fallo di Lazaro su Lookman spinge l’arbitro a dare il secondo rigore all’Atalanta che Koopmeiners non fallisce. E’ il definitivo 3-1 per Gasperini.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00venerdì 2 settembre 2022 13:07
Dia non perdona: la Salernitana strappa
il pari col Bologna all'ultimo assalto

Arnautovic su rigore porta avanti i rossoblù,
i granata reagiscono e spingono vanamente.
Ma quando sembrava finita è arrivato il gol del senegalese


Michele Antonelli


Il terzo squillo in A di Marko Arnautovic non basta al Bologna per mettere a referto i primi 3 punti della stagione. Il guizzo di Dia all’88’ nega la gioia della vittoria alla squadra di Mihajlovic e regala un sorriso alla Salernitana di Nicola, dopo una buona prestazione. Al Dall’Ara vince l’equilibrio: finisce 1-1.

EQUILIBRIO — Emozioni e nessun gol nei primi 45’. Il Bologna parte bene e ci prova al 4’ con il destro dalla trequarti di Sansone, deviato in angolo da Sepe. La squadra di Nicola risponde subito con il colpo di testa di Dia, bravo a chiudere una bella triangolazione con Coulibaly: stavolta è Skorupski a toccare in corner. Poche pause, ritmo piacevole: la Salernitana gioca e dalla trequarti in su fa capire di poter far male, la squadra di Mihajlovic tiene botta. Al 22’, l’occasione colossale è per i granata e nasce da un recupero di Coulibaly su Medel: il classe ‘96 appoggia in area, Soumaoro si fionda sul pallone ma manca l’impatto e inganna Dia, già pronto all’esultanza. Un minuto dopo Sansone si prende la scena: prima semina Fazio e ci prova dal limite con il destro (alto), dopo una percussione per vie centrali. Al 36’ è ancora pericoloso dalle parti di Skorupski, con un tiro-cross che non trova la deviazione vincente di Arnautovic, mentre al 41’ ha sui piedi la chance migliore della prima frazione. Dopo un retropassaggio sbagliato da Dia, il "10" rossoblù si trova a tu per tu con Sepe ma lo centra in pieno.

BOTTA E RISPOSTA — I padroni di casa rientrano in campo con tre cambi e un nuovo piglio. Out Cambiaso, Kasius e Vignato, dentro Lykogiannis, De Silvestri e Soriano. Al 50’ il primo squillo: Lucumi lancia a rete Sansone, Gyömber lo stende in area. Calcio di rigore. Dagli undici metri Arnautovic è glaciale, spiazza Sepe e fa 1-0 con il suo terzo centro in campionato. Cambi anche per Nicola, con Candreva e Botheim nella mischia al posto di Bradaric e Bonazzoli. Al 72’ pericolosi ancora i rossoblù con l’azione personale di Arnautovic, che di fronte a Sepe è impreciso nel servire Sansone e sciupa il potenziale raddoppio sul più bello. Negli emiliani, spazio ad Orsolini e Aebischer al posto di Sansone e Dominguez. Tra i campani, entra Valencia al posto di Bronn. I ritmi si abbassano con il passare dei minuti, nonostante le sostituzioni. A ridosso del ’90, ecco il pari di Dia, bravo a sfruttare la respinta di Skorupski sul sinistro di Candreva e a fissare il punteggio sull’1-1. Secondo pareggio in 4 partite per il Bologna di Mihajlovic, la Salernitana di Nicola sale a quota 5 e si piazza a metà classifica.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00venerdì 2 settembre 2022 13:08
SERIE A 2022/2023 4ª Giornata (4ª di Andata)

30/08/2022
Sassuolo - Milan 0-0
Inter - Cremonese 3-1
Roma - Monza 3-0
31/08/2022
Empoli - Verona 1-1
Sampdoria - Lazio 1-1
Udinese - Fiorentina 1-0
Juventus - Spezia 2-0
Napoli - Lecce 1-1
01/09/2022
Atalanta - Torino 3-1
Bologna - Salernitana 1-1

Classifica
1) Atalanta e Roma punti 10;
3) Inter punti 9;
4) Napoli, Juventus, Milan e Lazio punti 8;
8) Torino e Udinese punti 7;
10) Salernitana, Fiorentina e Sassuolo punti 5;
13) Spezia punti 4;
14) Empoli punti 3;
15) Lecce, Bologna, Verona e Sampdoria punti 2;
19) Cremonese e Monza punti 0.

(gazzetta.it)
binariomorto
00domenica 4 settembre 2022 00:16
Kouame risponde a Milik, poi Perin salva la Juve:
1-1 a Firenze (Vlahovic 90' in panchina)

Seconda rete in 2 gare del polacco, poi il portiere respinge un rigore
di Jovic nel finale del primo tempo e una conclusione di Amrabat al minuto 88


Fabiana Della Valle


Squadra nuova, problemi vecchi. La Juventus rivitalizzata dal mercato, con Milik, Kostic, Paredes, Di Maria e Bremer tutti insieme dall’inizio, lascia altri due punti a Firenze dopo quelli buttati via (Allegri dixit) contro Sampdoria e Roma. Salvata da Perin sul rigore, la Signora ha evitato il colpo del k.o. ma non ha alzato il livello nel secondo tempo. Tutto questo con Vlahovic inspiegabilmente in panchina per 90’: va bene il riposo pre Psg, ma almeno per uno spezzone nella ripresa il serbo (4 gol in 4 gare) avrebbe fatto sicuramente comodo. Brava la Fiorentina a riprendersi dopo lo svantaggio e un brutto inizio e a non demoralizzarsi dopo il rigore fallito, sfiorando anche il 2-1 nel finale, evitato solo da un Perin in versione Superman.

MILIK DI PANCIA — Allegri guarda inevitabilmente anche alla Champions, perciò oltre a Vlahovic risparmia Miretti e lancia Paredes e Di Maria dall’inizio, Bonucci recuperato ma va in panchina. In attacco c’è Milik, con Cuadrado che torna a fare il terzino destro e Danilo centrale di sinistra come con la Roma. Italiano, senza Bonaventura (motivi familiari) e Duncan (infortunato), punta su Maleh e piazza Jovic al centro del tridente con Kouame e Sottil, tutti e tre protagonisti, nel bene e nel male, del primo tempo. Già perché la Fiorentina va subito sotto (al 9’) ma poi non solo trova il pareggio ma ha anche l’occasione per andare in vantaggio, però la fallisce. Prima però c’era stato l’1-0 targato Juventus, frutto di una bella azione manovrata che sembrava l’antipasto di una partita finalmente da Signora: Di Maria per Locatelli, che fa la cosa più bella e decisiva innescando Cuadrado sulla destra, cross per Kostic che mette in mezzo per Milik: tocco di pancia e gol. Per l’attaccante di scorta 2 reti in una quindicina scarsa di minuti, il feeling con la porta di sicuro non gli manca.

KOUAME SÌ, JOVIC NO — Peccato che Madama invece di spingere per provare a chiudere permette alla Fiorentina di salire e ritrovare coraggio. E soprattutto intorno alla mezz’ora s’addormenta su un angolo a suo favore, una disattenzione che le costerà cara: Di Maria si fa scavalcare sul rinvio, Sottil taglia il campo per Kouame che sulla diagonale non sbaglia. A campo aperto la Viola non perdona. Male l’argentino, ma anche la difesa che si fa trovare scoperta. Poco prima dell’intervallo l’episodio chiave: calcio di rigore concesso (dopo consulto con il Var) per fallo di mano di Paredes su cross di Sottil, mentre Jovic va sul dischetto Italiano si volta di spalle, forse perché ha un brutto presentimento: e infatti Perin, che ogni partita non perde occasione per dimostrare di essere molto di più un vice Szczesny, la devia con braccio destro quanto basta per deviare il pallone.

SUPER PERIN — Grazie al suo numero 36 la Juventus resta in partita. Non solo: nel finale si esibisce in un altro intervento miracoloso su Amrabat, salvando il risultato. Nell’intervallo Allegri, accortosi quanto la squadra abbia sofferto a destra e che Di Maria, da poco rientrato dopo l’infortunio, non ne ha più, corre ai ripari: De Sciglio terzino e Cuadrado più alto. Italiano invece perde Milenkovic, costretto a uscire per problemi fisici, e manda in campo Quarta. Deludente Kostic, che infatti viene sostituito da Kean, sottotono McKennie e Cuadrado (anche lui rimpiazzato da Miretti). La Fiorentina, che nel frattempo immette Ikoné e Mandragora, prova a vincerla più della Juventus, che invece si chiude nella sua area e pensa solo a resistere. Un dato su tutti: a parte il gol, i bianconeri non hanno mai più impegnato Terracciano. Allegri dice sempre che gli scudetti passano anche attraverso la sofferenza: ok, ma per vincere una partita bisogna anche costruire e la Juve continua a essere un oggetto misterioso: secondo tempo giocato troppo da provinciale.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 4 settembre 2022 00:20
Doppio Leao e super Maignan:
il Milan batte 3-2 l'Inter e vola in testa

Il portoghese e Giroud stendono i nerazzurri in una partita ricca di gol e di occasioni.
Nella ripresa il portiere rossonero si supera due volte e protegge i tre punti


Marco Pasotto


Sono passate solo tre settimane, ma a osservare ciò che succede in mezzo al campo al fischio finale sembra appena finita la 38ª giornata: le casse che sparano Pioli is on fire a tutto volume, l’allenatore in mezzo ai suoi ragazzi che balla e i suoi ragazzi che gli fanno festa intorno, con la curva che canta “i campioni dell’Italia siamo noi”. Il primo derby stagionale finisce così e per certi versi condensa in novanta minuti l’intera stagione passata: ovvero due squadre che si sono rincorse, sfidate, che hanno provato a fuggire, si sono illuse, sono state riprese e sono di nuove scappate. Con un lieto fine rossonero. Perché il primo derby stagionale (ce ne saranno almeno tre) è stato questo: una centrifuga di gol, emozioni e bioritmi passati da una parte all’altra del campo come se ci fosse una mano invisibile a spostare gli equilibri. Un 3-2 rossonero dove ha aperto le danze l’Inter (Brozovic), ha fatto irruzione il Diavolo (doppio Leao, ai suoi primi gol nella stracittadina, e poi Giroud, che si è “girato” di nuovo) e ha ritrovato vigore nerazzurro nel gol di Dzeko. Menzione d’onore per Maignan: semplicemente fenomenale. Col senno del poi, Inzaghi probabilmente si chiederà a lungo il motivo per cui gli ha preferito Correa dall’inizio. Gerry Cardinale, in tribuna accanto a Paul e Gordon Singer, sorride, se la gode e santifica la prima partita da proprietario effettivo, con Zhang che rimugina mesto a pochi seggiolini di distanza. Per l’Inter è il secondo stop in cinque partite, entrambi arrivati con squadre d’alto bordo – non benissimo – mentre il Milan, per quel che vale ai primi di settembre, ritrova provvisoriamente la testa della classifica. Curiosità: anche gli ultimi due derby di campionato vinti dai rossoneri erano stati giocati di sabato alle 18.

LE SCELTE — Rispetto alla partita di Reggio Emilia Pioli ha rimesso tutti i tasselli al loro posto: Calabria in difesa, Tonali in mediana, De Ketelaere – ormai asceso a status di titolare – al centro della trequarti dietro Giroud, Messias a destra. In panchina i tre ultimi arrivati Thiaw, Vranckx e Dest. Inzaghi, che aveva già risolto in vigilia il punto di domanda su Bastoni – regolarmente in campo – ha sciolto i due ballottaggi in sospeso a favore di Darmian, preferito a Dimarco, e Correa, che ha spedito Dzeko fra i riservisti. Una scelta che si è evidentemente portata dietro ripercussioni tattiche da una parte e dell’altra. La più evidente: un’Inter che non ha dato punti di riferimento concreti davanti, con Correa spesso ad arretrare per ricevere palla e creare spazi, e Lautaro in agguato un po’ defilato. L’inserimento di Brozovic sul gol, giusto per fare l’esempio più robusto, nasce proprio dalla possibilità del 77 nerazzurro di infilarsi centralmente senza compagni a togliergli luce. E’ stato un derby fisico, intensissimo, a tratti nervoso e litigioso. Scintille prolungate tra Hernandez e Dumfries dopo nove minuti (giallo pesante per entrambi) e tra Giroud e Skriniar alla mezzora in una prima frazione dove si è fatto preferire piuttosto nettamente il Milan. Per un atteggiamento più rabbioso e soprattutto mettendosi semplicemente a contare le occasioni limpide. Molti rossoneri sono cresciuti col passare dei minuti e l’esempio più eclatante è Tonali, che ha fatto sparire Barella dai radar dopo un quarto d’ora. Inaridita una delle fonti di gioco principali, l’Inter si è ovviamente messa nelle mani di Brozovic, che come immaginabile non ha trovato in De Ketelaere un mastino con la bava alla bocca, e si è affidata alle sgommate di Dumfries, ben gestito da Hernandez. Il problema per i nerazzurri è stato – anche – proprio la posizione molto offensiva dell’olandese, che quindi ha dato una mano relativa a Skriniar con Leao. Rafa tra l’altro, a differenza di Reggio Emilia, ha battezzato il match con un approccio decisamente migliore, voglioso e costruttivo.

MONARCHIA — L’Inter ha colpito per prima, e lo ha fatto quando i rossoneri stavano crescendo di tono. Tragica la fase difensiva del Diavolo, con peccato originale sulla coscienza di De Ketelaere, che si è perso lo sganciamento di Brozovic e lo ha rincorso vanamente per quaranta metri. Menzione doverosa per Lautaro, che per qualche secondo si è trasformato in Lukaku, proteggendo benissimo palla e agevolando la percussione centrale di Brozovic. Difesa rossonera aperta orribilmente in due e Maignan senza possibilità di tamponare la corsa vincente del croato. Il Milan ci ha messo sette minuti per riacciuffare la partita. Passaggio sconsiderato di Calhanoglu sui piedi di Tonali, che ha servito sulla corsa Leao: sinistro potente e super angolato, Handanovic battuto. Da quel punto in poi – si era al minuto numero 28 – è stata monarchia rossonera. Un’onda d’urto che si è abbattuta sui nerazzurri con tre occasioni limpide per il Milan: una volée di Giroud alta di poco, un destro scarico di Tonali con tutto lo specchio della porta a disposizione e un siluro di Hernandez filato via a pochi centimetri dalla traversa.

CONSAPEVOLEZZE — La ripresa è finita come erano finiti i primi 45: tanto Milan. E al 9’ il Diavolo ha raddoppiato, sfruttando anche la morbidezza difensiva avversaria. Rimessa laterale battuta rapidamente e Inter sorpresa: tanto sorpresa che, sul cross di Leao, Giroud si è girato e ha calciato serenamente tra Calhanoglu, Bastoni e De Vrij senza nessuno di loro abbozzasse mezzo passo. Al quarto d’ora il tris, perché il Milan – che mentalmente ha ormai consapevolezze granitiche, quando vuole - ha provato a chiuderla definitivamente: sponda di Giroud e Leao ha saltato come birilli Bastoni e De Vrij, infilando nell’angolino. Derby finito lì? No, esattamente il contrario perché a quel punto da un lato è venuto fuori l’orgoglio nerazzurro e dall’altro Inzaghi ha azzeccato il cambio: fuori Correa e dentro Dzeko, che ha timbrato tre minuti dopo essere entrato, sfruttando un cross di Darmian. A quel punto tanta, tanta Inter, nella stessa misura in cui aveva dominato il Milan nella seconda parte del primo tempo. Lautaro ha concluso alto di un soffio e poi Maignan si è preso la scena. Due parate come due gol: una su colpo di testa di Lautaro (smanacciata via sulla riga la palla che gli è rimbalzata davanti) e poi ha usato la ragnatela di Spiderman andando a togliere dall’incrocio un magnifico destro di Calhanoglu. Ecco perché è fra i candidati del premio Yashin, il Pallone d’oro dei portieri. L’ultimo brivido per i rossoneri in chiusura di gara, quando un destro di Mkhitaryan ha sibilato a poche spanne dal palo. Poi, giù il sipario e orgogliosa festa rossonera sotto la curva Sud.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 4 settembre 2022 00:30
Super Kvara guida la rimonta,
Napoli primo col Milan:
la Lazio dura mezz'ora

Padroni di casa subito avanti con Zaccagni, ma la squadra
di Spalletti la ribalta con Kim e lo scatenato georgiano.
Milan raggiunto in testa alla classifica


Nicola Berardino


Il Napoli raggiunge il Milan in vetta alla classifica, aspettando i risultati di Roma e Atalanta. All’Olimpico rimonta vincente della squadra di Spalletti contro la Lazio dell’ex Sarri. I gol di Kim e Kvaratskhelia ribaltano gara e risultato dopo il vantaggio biancoceleste con Zaccagni in avvio. Gara in crescendo del Napoli che riabbraccia i tre punti dopo due pareggi di fila. Prima sconfitta della Lazio, incapace di ripetersi ai livelli della vittoria con l’Inter e alla lunga di reggere il passo del Napoli.

KIM REPLICA A ZACCAGNI — Sarri conferma in blocco l’undici iniziale della partita pareggiata sul campo della Sampdoria: Luis Alberto titolare per la seconda volta di fila. Gara a specchio sul piano tattico visto che Spalletti si riaffida al 4-3-3. Sei novità rispetto alla formazione che ha pareggiato contro il Lecce (anche mercoledì sei cambi). In difesa, si rivedono Rrahmani e Mario Rui; a centrocampo Lobotka e Zielinski; in avanti, Lozano e Kvaratskhelia. Squadre raccolte e compatte. Dalla curva primi buu verso Anguissa e Osimhen. Al 4’, sguscia Felipe Anderson sulla destra, traversone agganciato da Zaccagni, che dalla distanza fulmina Meret con un tiro angolato. Lazio in vantaggio col primo gol stagionale dell’ala ex Verona. Il Napoli prova subito a verticalizzare il gioco: assalto con Zielinski, fermato da Milinkovic. La squadra di Sarri molto determinata nel pressing, a partire dagli attaccanti. Biancocelesti insidiosi nelle ripartenze: nuova volata di Anderson che prova a innescare Luis Alberto, risolve Di Lorenzo con una diagonale. Napoli in affanno nella manovra offensiva. Osimhen anticipato da Romagnoli. Kvaratskhelia porta via il pallone a Milinkovic, corre verso l’area, inquadra la porta, ma Provedel para. Al 36’, gran numero da parte del georgiano: destro secco da fuori area che timbra il palo. Due minuti dopo, il Napoli pareggia. Angolo di Zielinski dalla sinistra, poderoso colpo di testa di Kim che sbatte sul palo, Provedel tenta di allontanare il pallone, che però ha già superato la linea di porta. Rete convalidata passando dalla gol line Technology. Napoli galvanizzato dall’1-1. Al 44’, durissimo scontro aereo tra Marusic e Lozano, che ha appena colpito di testa (alto). Entrambi rimangono a terra: perdono sangue. Lozano, ferito allo zigomo, lascia il campo in barella, entra Politano. Marusic rientra con un turbante. Ventata di cori indecorosi verso Napoli. All’intervallo sull’1-1.

SORPASSO CON KVARA — In avvio di ripresa, gara subito nel vivo. Politano mette la quarta, taglia mezzo campo e serve Kvaratskhelia, che però si fa anticipare al tiro dalla tempestiva uscita di Provedel. Che al 5’ è pronto a respingere un’incornata di Zielinski. Palo di Osimhen su colpo di testa. Napoli all’assalto; Kvaratskhelia calcia alto da favorevolissima posizione. Ritmi che crescono. All’8’ Sarri riequilibra la Lazio: spazio a Vecino e Pedro al posto di Luis Alberto e Zaccagni. Ma al 16’ un traversone di Anguissa scatena il destro di prima intenzione di Kvaratskhelia: non c’è scampo per Provedel e il Napoli va in vantaggio. Quarto gol in campionato per il georgiano. Proteste laziali al 21’: in area Mario Rui strattona Lazzari, colpito al volto: Sozza non interviene. Due sostituzioni nel Napoli: Elmas e Raspadori rilevano Zielinski e Kvaratskhelia. Si sgancia la Lazio: Meret vola su un tentativo di Anderson. Al 30’, Sarri fa entrare Basic al posto di Cataldi, Vecino si sposta in regia. Reclama la Lazio per un atterramento in area di Milinkovic. Il Napoli controlla abilmente il gioco. Nella Lazio entrano Hysaj e Cancellieri per Lazzari e Felipe Anderson. Si spremono i biancocelesti a caccia del pareggio: ci provano Basic e Pedro. Quattro minuti di recupero finale ad alta tensione. Spalletti inserisce Ndombele e Olivera per Lobotka e Mario Rui. Il Napoli ha però la gara in pugno e intasca i tre punti che profumano di primo posto e nuove ambizioni.

Fonte: Gazzetta dello Sport
ilpoeta59
00domenica 4 settembre 2022 12:11
Ho temuto che fosse il terzo pareggio consecutivo! Forza Napoli!!! [SM=x611903]
binariomorto
00lunedì 5 settembre 2022 07:53
Cremonese e Sassuolo non si fanno male:
pari senza emozioni.
Primo punto per i grigiorossi

Le migliori sprecate malamente da Maxime Lopez e Kyriakopoulos.
Terzo pareggio consecutivo per gli emiliani dopo quelli con Spezia e Milan


Matteo Pierelli


Davanti agli occhi del tifoso doc Gianluca Vialli, la Cremonese riesce a conquistare il primo punto dal ritorno in Serie A dopo 26 anni di assenza, ma questo 0-0 contro il Sassuolo lascia un po’ di amaro in bocca. Sia perché un punto in cinque partite e con l’Atalanta all’orizzonte è pochino, sia perché sul piano del gioco è stato fatto un passo indietro. Ma la squadra grigiorossa è stata rifatta completamente e il tempo per trovare i meccanismi giusti è fatalmente necessario. Dall’altra parte il Sassuolo (al terzo pareggio consecutivo dopo Spezia e Milan), con quasi tutto l’attacco fuori, ha sprecato un paio di occasioni colossali con Maxime Lopez a fine primo tempo e Kyriakopoulos a inizio ripresa e si è accontentato del terzo pareggio di fila. La classifica dei neroverdi è buona e potrebbe essere ancora migliore se in avanti la sfortuna non avesse colpito Berardi e soci.

LA CHIAVE — Nessuna grande sorpresa nelle formazioni di partenza. Cremonese con Escalante confermato a centrocampo e Zanimacchia dietro le punte. Nel Sassuolo esordio dal primo minuto del neo acquisto Laurienté a destra nel tridente composto anche da Pinamonti e Kyriakopoulos. La Cremonese è partita meglio con Zanimacchia che ha agito da trequartista cercando di inventare alle spalle del duo Dessers-Okereke. La squadra di Alvini ha anche spinto parecchio sulla sinistra con Valeri che ha creato qualche grattacapo a Toljan con i suoi cross dal fondo: su uno di questi, poco dopo il via, Ghiglione ha mancato per poco l’impatto vincente. Ma è stato Zanimacchia a darsi maggiormente da fare, grazie a alcune giocate di qualità come quella al 15’ quando ha spedito di poco fuori su una sponda di Dessers. Al quale, al 34’, è stato annullato un gol per fuorigioco, confermato dal Var. Ma l’occasione più pericolosa del primo tempo l’ha avuta il Sassuolo al 43’: Pinamonti ha dato una gran palla a Maxime Lopez che al centro dell’area, solo davanti a Radu, ha sprecato malamente calciando debolmente. Qualche minuto prima, gran tiro di Kyriakopoulos e bravo Radu a non farsi sorprendere.

RITMO CALATO — Nella ripresa, in apertura, altra grande occasione per la squadra di Dionisi ma Kyriakopoulos ha calciato malissimo di destro (non è il suo piede) a due passi da Radu. Per la Cremonese ci ha provato Dessers con una grande sgroppata ma il suo sinistro è finito sull’esterno della rete. I cambi non hanno fruttato granché da entrambe le parti e i ritmi nel finale, anche a causa del caldo, sono drasticamente calati. Il Sassuolo ha avuto un altro paio di opportunità con Laurienté e Pinamonti ma Radu ha fatto buona guardia. Così alla fine il pareggio tutto sommato è stato giusto, in attesa di tempi migliori.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00lunedì 5 settembre 2022 07:57
La doppietta di Arnautovic tiene vivo il Bologna:
finisce 2-2 con lo Spezia

Il centravanti di Mihajlovic segna il primo e l'ultimo gol della gara.
Dall'altro lato è Bastoni il protagonista di un volenteroso Spezia:
segna prima il gol nel recupero del primo tempo,
poi propizia la goffa autorete di Schouten.
I rossoblù ancora senza vittorie dopo cinque giornate


GB Olivero


Arnautovic non basta, il Bologna deve rinviare l’appuntamento con la prima vittoria della stagione. Nonostante la doppietta del centravanti austriaco, Mihajlovic si deve accontentare di un pareggio a La Spezia, anche a causa di un clamoroso autogol di Schouten e di qualche errore sulla trequarti avversaria. Lo Spezia, comunque, ha meritato il punto soprattutto nel primo tempo, giocato in modo aggressivo dopo l’iniziale svantaggio. Però la squadra di Gotti continua a manifestare tante difficoltà a creare occasioni pulite e la rosa ha lacune evidenti.

PRIMO TEMPO — Lo Spezia parte forte e tira due volte nei primi tredici secondi di gara: prima Skorupski respinge una conclusione di Gyasi e poi interviene sul tentativo di tap-in di Nzola. Passa un minuto e mezzo e risponde Orsolini che costringe Dragowski a volare. E al 6’ il Bologna sblocca la partita: lancio lungo di Medel che pesca Arnautovic in posizione regolare. Il centravanti rossoblù dribbla Dragowski e segna. Lo Spezia reagisce con grande volontà anche se a volte fa un po’ di confusione in costruzione. La squadra di Gotti arriva spesso dalle parti di Skorupski, ma poi emergono i limiti tecnici in fase di ultimo passaggio o di tiro. E così lo Spezia colleziona angoli (7 all’intervallo) e tiri imprecisi, ma non crea alcuna occasione pericolosa. Il Bologna gestisce male un paio di ripartenze che avrebbero potuto indirizzare in modo forse definitivo l’incontro e al 47’ lo Spezia pareggia: Bastoni salta Lykogiannis con un tunnel fortunato e dal limite centra l’angolino con un preciso tiro di sinistro.

SECONDO TEMPO — Bastoni è protagonista anche a inizio ripresa: al 9’ batte una punizione che Schouten devia maldestramente nella propria porta. Mihajlovic inserisce Zirkzee e Soriano al posto di Orsolini e Barrow e al 19’ pareggia con Arnautovic lanciato proprio da Soriano e bravo a sfruttare un buco di tutta la difesa avversaria. Il Bologna cresce e cerca la prima vittoria, lo Spezia sembra accontentarsi e si affida a qualche ripartenza. Mihajlovic inserisce anche Sansone passando alla difesa a quattro, ma ottiene poco: l’azione potenzialmente più pericolosa viene conclusa alta da Zirkzee. E il risultato non cambia più.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00lunedì 5 settembre 2022 08:01
Caputo illude la Samp, super Doig fa gioire il Verona.
Giampaolo sempre più giù

Blucerchiati avanti al 40' grazie a un gran gol dell'attaccante.
L'Hellas dopo 4' pareggia (autorete di Audero) e nel recupero
del primo tempo lo scozzese regala i 3 punti a Cioffi


Matteo Fontana


L’Hellas rimonta con la spinta del gruppo storico e degli innesti estivi (formidabile, soprattutto, Doig, per il gol e non solo) e si guadagna la prima vittoria in campionato. La Sampdoria, che pure si era guadagnata il vantaggio con Caputo, subisce il sorpasso nel giro di una manciata di minuti. Di seguito, il Verona potrebbe allungare e mettere in ghiaccio il successo in anticipo, ma Audero è imponente e prende tutto. Il 2-1 per i gialloblù trema all’ultima curva della partita, ma al Bentegodi si chiude così. La Samp resta a secco di successi e perde la terza gara su cinque, l’Hellas va a 5 punti.

LE NOVITÀ — Verona e Sampdoria cambiano rispetto alle ultime scelte. Da una parte, Cioffi riporta l’Hellas al 3-4-2-1 che dei gialloblù è stato il riferimento tattico nelle ultime tre stagioni. Niente doppia punta, quindi: Lazovic va alto con Lasagna, a supporto di Henry, Doig debutta da titolare sulla fascia sinistra. Gli ultimi ingaggi di mercato, Verdi e Hrustic, con Depaoli, cominciano dalla panchina. Giampaolo, invece, in attacco schiera Quagliarella con Caputo, a sostegno si muove Sabiri, con Verre nei tre in mezzo con Rincon e Vieira: dal 4-1-4-1, la virata è sul 4-3-1-2. Pussetto, arrivato giovedì dall’Udinese, parte fuori.

PASSA LA SAMP — Il Verona spinge subito con il trio davanti (Lazovic calcia contro Audero in uscita, ma è in fuorigioco), la Samp costruisce la prima occasione limpida con Caputo che sale di testa, servito da Quagliarella: Montipò è pronto a deviare. Partita in equilibrio, con l’Hellas che trova pochi spazi sulle corsie laterali e la Sampdoria che resta compatta per poi ripartire cercando la coppia di punta. Quagliarella tenta per due volte la stoccata, gli difetta la precisione. Per il Verona, un tiro di Lazovic finisce altissimo. A passare è, dunque, la Sampdoria: Dawidowicz non tiene Caputo, che si gira e piazza la botta in diagonale, irraggiungibile per Montipò.

L'HELLAS LA RIBALTA — Al 40’, la sfida si accende. L’Hellas si butta di là e pareggia 5’ dopo, con Henry, servito da Terracciano, che stacca e colpisce: pallone sulla traversa, poi su Audero e dentro, è autogol. La rete surriscalda il Verona, che nel recupero irrompe in area con Lasagna, Audero respinge, Doig è lì e infila il sorpasso.

LA RIPRESA — All’intervallo, il cambio lo fa Cioffi, che toglie Dawidowicz e mette Gunter, che va al centro della difesa con Hien che si sposta sulla destra. A insistere è Doig, che va vicino alla doppietta con una botta su cui è decisivo Audero. Lasagna scatta in profondità, supera Audero ma non riesce a frenare e calcia alto. La Samp è arretrata e traballante, Giampaolo sostituisce Verre e Quagliarella, mette Djuricic e Gabbiadini, dopo aggiunge Leris e Villar per Bereszynski e Vieira.

AUDERO, CHE PARATE! — Cioffi risponde con Tameze e Kallon (escono Ilic e Lasagna), il Verona ha una nuova occasione con Lazovic, Audero ribatte, che poco dopo è determinante, una volta di più, su Doig. A questo punto, la Samp si gioca la carta Pussetto (fuori Sabiri), l’Hellas ha un altro pallone per il tris con Veloso, ancora Audero è un muro e si ripete su Lazovic. Il finale è apertissimo, Caputo ha la chance per il pari, calcia sul fondo di un niente. L’Hellas gestisce bene i 5’ di recupero e festeggia.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00lunedì 5 settembre 2022 08:04
Roma, che batosta: l'Udinese
ne fa 4 e la raggiunge in classifica

Gli errori di Karsdorp e Rui Patricio spianano
la strada ai gol di Udogie e Samardzic.
Poi i bianconeri dilagano con Pereyra e Lovric


Andrea Pugliese


Un incubo giallorosso, tra le meraviglie bianconere. Un'Udinese bellissima schianta la Roma potenzialmente capolista per 4-0 (gol di Udogie, Samardzic, Pereyra e Lovric) e si affaccia all’improvviso tra le grandi. Udogie gioca una partita meravigliosa, Deulofeu a tratti è sontuoso, ma è tutta l’orchestra bianconera che suona sinfonie dolcissime. Dall’altra parte, invece, una Roma irriconoscibile, dove si salvano solo Dybala e Matic da una figuraccia inattesa. Per Mourinho la speranza che sia solo un passaggio a vuoto e una serata talmente brutta da non poter essere vera.

SUPER UDOGIE — Sottil stavolta risparmia Beto, nell’ottica di gestirlo dopo il rientro dal lungo infortunio e le gare da titolare (con gol) contro Monza e Fiorentina. Mourinho ha invece le scelte quasi obbligate, complici anche gli infortuni, ma rispetto al Monza cambia i due esterni (Karsdorp e Spinazzola). Dopo soli 27 secondi di gioco Dybala prova il bis del Monza, con un assolo in verticale e un calcio di poco fuori. Poi però la partita cambia subito a favore dell’Udinese, con la follia di Karsdorp che di petto consegna il pallone del vantaggio ad Udogie. Già, proprio lui, un carrarmato sulla fascia sinistra, che va ad incidere in una zona dove invece Karsdorp e Mancini ne combinano un po’ di tutti i colori. E quando serve, il terzino bianconero si rivela decisivo anche in fase difensiva, con la deviazione su Dybala (parata di Silvestri). Ma è in mezzo che l’Udinese gestisce la partita per i primi 25 minuti, con la superiorità numerica a centrocampo e Deulofeu che va a giocare tra le linee e crea sempre scompiglio ai mediani giallorossi. La mossa di Mourinho allora è di abbassare il raggio di azione di Pellegrini, in modo di creare maggiore densità in mezzo. Ed in effetti la Roma prende il pallino del gioco, anche se le occasioni migliori sono tutte bianconere: due volte Delofeu, una a testa Pereyra e Success, mentre dall’altra parte arriva solo un tiraccio in mischia di Abraham.

A PICCO — Così Mourinho nell’intervallo corre ai ripari e mette dentro Celik e Belotti per Karsdorp e Cristante, abbassando Pellegrini in mediana e lanciando davanti le due punte (3-4-1-2). E la gara si infiamma subito per le proteste giallorosse per un rigore non concesso (spinta di Becao su Celik). E all’11’ l’Udinese fa anche 2-0, con un tiro da fuori di Samardzic su cui Rui Patricio fa un patatrac. I friulani ci mettono molta più voglia ed energia, la Roma sembra molle ed indifesa, anche se al 15’ la traversa nega a Mancini la possibilità di riaprire i giochi. Allora la mossa di Mou è Zalewski, che stavolta va a fare l’esterno alto a destra in un 4-2-3-1 superoffensivo (con Belotti che spesso si affianca a Abraham e allunga la linea d’attacco a 4 e Pellegrini in appoggio). Ma a far centro è ancora l’Udinese, con una ripartenza perfetta e il 3-0 di Pereyra con un tiro a giro che si insacca morbido morbido in fondo alla porta giallorossa. Poi è ancora Makengo ad andare ad un soffio alla rete, Camara fa il suo esordio con la Roma e Lovric fa 4-0 (37’) su una ripartenza perfetta, ancora una volta lanciata da una giocata di un sontuoso Deulofeu. Finisce così, con la Dacia Arena in delirio e i giallorossi a chiedersi il perché di questo blackout.

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00martedì 6 settembre 2022 13:14
Atalanta, che colpo!
Col 2-0 al Monza, Dea prima in classifica da sola



La Dea passa nel secondo tempo dopo una prima frazione difficile:
Hojlund e un autogol di Marlon firmano la quarta vittoria stagionale


Matteo Brega

L’Atalanta vince 2-0 a Monza e vola in testa alla classifica da sola dopo cinque turni. La squadra bergamasca scioglie l’ostacolo brianzolo in pochi minuti nel cuore della ripresa con il gol di Hojlund e l’autorete di Marlon.

SCOSSA MONZA — Giovanni Stroppa per provare a infrangere quota zero in classifica punta all’inizio sulla coppia di piccoli in attacco, Caprari-Mota Carvalho. In difesa, nel 3-5-2, Caldirola è preferito a Izzo sul centro sinistra e Carlo Augusto va sulla linea dei centrocampisti. Gian Piero Gasperini, senza Zapata e Muriel per infortunio, sceglie Hojlund come riferimento offensivo e sistema la squadra con la difesa a 4. I brianzoli partono fortissimo e in 80 secondi rompono il mare calmo della gara prima con Caprari, che all’interno dell’area costringe Musso a una grandissima parata, e poi con Carlos Augusto, che viene murato da Demiral da posizione ottima. Al 4’ il Monza è ancora affacciato nell’area bergamasca: Sensi calcia e Musso devia sopra la traversa. Sopito il trambusto iniziale, l’Atalanta prende le misure al Monza e il primo tempo finisce 0-0 senza sorprese.

DUE GOL E BERGAMO VA — Gasperini prova ad animare gli esterni inserendo Soppy al posto di Zappacosta. La ripresa parte decisamente a favore dell’Atalanta che alza il ritmo e mette in difficoltà i brianzoli. Koopmeiners (blocca Di Gregorio) e Hojlund (palo grazie anche alla deviazione del portiere) nei primi 10’ attivano i ricettori della squadra di Stroppa che deve reagire. Ma al 13’ arriva il gol dei bergamaschi. Soppy pescato in profondità crossa per Hojlund che sorprende la difesa avversaria e insacca. Veloce controllo del Var e gol convalidato. E il 2-0 arriva al 20’ con un’azione rapida che il Monza non può e non riesce a contrastare. Sensi si fa saltare da Ederson, il brasiliano va fino in fondo, crossa basso per Lookman che dalla parte opposta calcia verso la porta e trova Marlon in scivolata che la trascina oltre la linea di porta. Il Monza steso sotto i due gol atalantini mostra ancora i suoi limiti e Stroppa cambia subito solo un uomo in attacco, togliendo Caprari e inserendo Petagna per provare a modificare l’approccio offensivo. Gasperini invece sostituisce Hojlund e inserisce Pasalic a fare il centravanti. L’allenatore del Monza incide di più intorno alla mezzora quando inserisce Colpani e Molina. Il primo diventa mezzala destra facendo scivolare Pessina regista e Rovella mezzala sinistra. Un terzetto molto fluido però, con Pessina e Rovella che si scambiano spesso di posizione. L’Atalanta prosegue senza scuotersi, non le serve per portare a casa la vittoria, che vale il primo posto solitario dopo cinque turni di campionato. Gasperini accarezza i 13 punti e guarda tutti gli altri seduto sulla poltrona più alta. L’esatto opposto di Giovanni Stroppa, che dopo cinque turni ancora non ne stringe alcuno e il cui futuro resta quantomeno enigmatico.

Fonte: Gazzetta dello Sport
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