Johnny Depp - Il corsaro di Hollywood.

ariel.46
00mercoledì 17 ottobre 2007 22:37
Occhi bistrati, andamento perennemente barcollante, gestualità manuale da ipnosi, gioielli pescati nbel repertorio personale, grazia spadaccina e sorridente alla Errol Flynn, acconciatura e dentatura da sacerdote del rock anni Settanta, look da flibustiere che a metà degli anni Ottanta avrebbe fatto la gioia di Vivienne Westwood... Il pirata incarnato da Johgnny Deep è di quelli che non si dimenticano.
Un monumento ondivago alla controcultura degli ultimi trentacinque anni.
Un cartone animato in carne ed ossa che strega bambine e bambini di ogni età. Un seduttore sublime di fronte al quale si cedono volentieri tutte le armi.
E dire che quando si è saputo della sua partecipazione al film Disney "Pirati dei Caraibi - La maledizione della Prima Luna", in molti avevano scommesso su ravvedimenti familiari e rientri nei ranghi degli Studios.
A quarant'anni, con moglie e figli, mica si può continuare a stare fuori dagli schemi. E una svolta alla propria carriera, sempre in precario equilibrio tra un film di amici sciroccati e autori del festival senza mercato, forse è arrivato il momento di darla... Addio outsider, insomma.
Ma quando si è corsari nell'animo, non c'è ruolo nè marchio che tengano. Jack Sparrow, ormai è chiaro, è una figura degna di stare accanto ad Edward mani di forbice, William Blake, Don Juan De Marco, Raul Duke, Ichabod Crane.
Vale a dire le migliori creature che popolano non solo il curriculum artistico di Johnny Depp, ma anche il nostro immaginario cinematrografico recente, cos' povero di personaggi da chiamare per nome.
Chi si aspettava da parte dell'attore "ribelle" la resa all'establishment hollywoodiano più classico, ha trovato l'arrembaggio più sottile e resistente. £Entrato nel "Regno del Topo", al costpetto dell'icona americana per eccellenza insieme alla Coca-Cola, Johnny Depp ha fatto educatamente l'inchino e si è alzato nei panni di Jack Sparrow, del suo Jack Sparrow. Perchè il pirata in esilio, capace di sconfiggere gli zombie sul loro stesso terreno, non è solo un altro personaggio formidabile in una galleria di dropout autentici: è la summa del Depp-pensiero e del Depp-style, sullo schermo come dal vivo, in continua evoluzione eppure sempre fedeli a se stessi.
Chi ha avuto la fortuna di incontrare Johnny Depp, sa che la parola chiave nel suo caso è "carisma". Ha fatto miracoli, con la data di nascita che si ritrova, il 1963. Fosse venuto al mondo trent'anni prima, avrebbe trovato posto nell'olimpo dei selvaggi al fianco del suo amico Marlon Brando, con cui ha poi lavorato in Don Juan De Marco maestro d'amore e che ha diretto in The Brave - Il coraggioso.
E avrebbe traversato l'America on the road con il suo idolo Jack Kerouac, di cui raccoglie manoscritti e cimeli con passione folle, o con Hunter S. Thompson, inventore del "gonzo journalism" nell'Era dell'Acquario, di cui ha fatto un ritratto memorabile in Paura e delirio a Las Vegas.
Fosse nato negli anni Quaranta, forse sarebbe stato uno dei protagonisti della scena pop-rock più trasgressiva insieme a personaggi tipo Iggy Pop, che ha poi conosciuto grazie a Emir Kusturica in Arizona Dream, o Keith Richards, a cui ha chiesto il permesso per modellare Jack Sparrow a sua immagine e somiglianza.
Nato invece a Owensboro, Kentucky, nei primi anbni sessanta, Johnny Depp si è affacciato allo schermo - picolo, troppo piccolo per lui - negli anni Ottanta con il serial 21 Jump Street, si è ritirato quasi subito nonostante le 10.000 lettere al mese che riceveva dalle sue fans, e quanto al carisma si è dovuto arrangiare, facendo i conti con un epoca consevatrice, rifugiandosi davanti alla macchina da presa dei pochi registi allergici al mainstream, specializzandosi in personaggi spostati, dislocati sempre altrove, alle prese con realtà parallele, sdoppiamenti di personalità, dimensioni soprannaturali di vario genere. Per non parlare di trucchi e travestimenti, che di volta in volta funzionano su di lui come una seconda pelle: dal volto color gesso di Edward a quello insanguinato di C'era una volta il Messico, dal golfino di angora rosa di Ed Wood alla pelliccia di Dead Man, dagli abiti gotici di Il mistero di Sleepy Hollow agli sgargianti completi da Drag queen di Prima che sia notte, dalla collezione di occhiali Ray-Ban di Blow ai cappelli e alle T-shirt originali di Paura e delirio a Las Vegas, la filmografia di Johnny Depp è un paradiso per i cinefili feticisti.





...continua

Ariel.

(Tratto da Gli Speciali di
Ciak).






ariel.46
00mercoledì 17 ottobre 2007 22:41
Lui esce indenne da qualsiasi cosa, con il gusto di essere sempre e solo se stesso. E solo lui è riuscito di diventare un (anti)divo rifiutando uno dietro l'altro ruoli che al box office hanno fatto la fortuna di colleghi come Brad Pitt (Vento di passioni), Tom Cruise (Intervista col vampiro), Keanu Reeves (Speed).
Anche il ruolo del pirata disneyano è stato trattato alle sue condizioni. Del resto Jack Sparrow esisteva già: l'abbiamo intravisto qualche anno fa durante un incontro a Londra con l'attore in occasione della presentazione di Donnie Brasco.
Dopo averlo ammirato sullo schermo nei panni di un agente FBI in incognito (e il vero agente Joe Pistone non riusciva a capacitarsi di tanta abilità "furtiva" e mimetica), ci si aspettava di vederlo in "abiti civili", magari ancora vagamente ispirati al personaggio. Invece si presenta con una maglietta rossa a brandelli, anfibi ai piedi, dita coperte di anelli, capelli lunghi sciolti. Una specie di angelo sterminatore, un no global ante litteram, un moderno corsaro del cinema disponibile a ogni genere di incursioni fuori programma. Si ferma sulla soglia, forse per vedere l'effetto che fa. Poi attraversa la stanza camminando quasi a passo di danza, con l'eleganza e la leggerezza di Fred Astaire. Si accende una sigaretta e comincia a salutare i presenti chiacchierando del più e del meno con grazia inimitabile.
Nel giro di pochi minuti, la platea di critici e giornalisti, è completamente rapita. Nessun dubbio: Johnny Depp è un pirata nato. IRRESISTIBILE.





...continua

Ariel.


(Tratto da Gli Speciali di
Ciak).


ariel.46
00mercoledì 17 ottobre 2007 22:44
La vita a modo mio.
Johnny Depp è veramente uno che si porta la vita addosso. Il cappello calcato sulla fronte è lo specchio del suo eterno desiderio di mascheramento per cancellare ed occultare quel suo volto da bello e dannato. Gli occhiali sobri, dalla montatura tradizionale, rimandano alla sua scelta intellettuale, da attore che ama l'impegno e che frequenta musicisti e scrittori.
I tatuaggi - ne ha una dozzina, il più antico, fatto quando aveva 17 anni, è un capo indiano sul bicipide destro, il più recente è il nome di suo figlio Jack, sull'avambraccio destro - rappresentano concretamente l'idea di lasciare segni indelebili sulla pelle dello scorrere del tempo. Infatti i tanti braccialetti al polso, fatti dalla figlia Lily-Rose sono lì per far conoscere a tutti la sua recente conquista della felicità.
Durante l'intervista, Depp beve solo acqua minerale, parla lento e piacevole, con voce profonda e sicura.
L'esatto opposto di quando lo incontrammo a Cannes nel 1998, all'epoca di Paura e delirio a Las Vegas.
Quella volta l'intervista fu rinviata di un giorno, perchè l'attore era reduce da una notte di follia con tanto di distruzione di camera d'albergo assieme alla modella Kate Moss, sua love story dell'epoca.
Depp arrivò stanco e distratto, gli occhi nascosti dietro gli occhiali da sole, ogni parola un sospiro e una fatica. Ma in questi cinque anni sono successe parecchie cose e tutte piuttosto importanti.
Un amore francese, due figli, un grande successo. E Johnny depp diventa un altro.

Il 2003 è stato un anno decisamente importante per lei, visto che ha compiuto 40 anni e festeggiato 20 anni di carriera diventando improvvisamente, grazie a La maledizione della Prima Luna, un attore blockbuster Soddisfatto del risultato?
"Il successo mi ha fatto piacere, certo, se non altro perchè Hollywood mi ha sempre considerato un attore capace di collezionare solo insuccessi e di interpretare unicamente outsider. Ma credo di essere io stesso outsider, esattamente come un tempo e soprattutto il mio rapporto con Hollywood non è cambiato: cose come gli incassi del primo week-end non mi sono mai interessate, perchè ho sempre fatto fatica, anzi non ho mai voluto capire fino in fondo la logica perversa dell'industria cinematografica. Io sono solo interessato al mio lavoro di attore e, visto che non voglio essere un attore/personaggio e sento precise responsabilità nei confronti del pubblico, penso sia importante educare me stesso ad affrontare sempre nuovi personaggi, cambiare ruolo per cambiare anche un po' me stesso. Certo quando la Disney mi ha contattato ho avuto parecchi dubbi e per me è stato un po' come infiltrarmi fra le linee nemiche. E sul set, almeno all'inizio, le cose non sono state facili. C'era una coppia di executive che ogni giorno era più preoccupata. Anzi, allucinata. Mi guardardavano e s'interrogavano: "Ma perchè recita così? Cosa sta facendo con le mani? E che significano quei codini da rasta? Mio Dio sembra una drag-queen! Johnny Depp sta afflossando il nostro film." La cosa è andata avanti per un mese e mezzo".

... continua

Ariel.
(Tratto da Gli Speciali di
Ciak).
maldini
00giovedì 18 ottobre 2007 16:47
I 1000 volti di Johnny Depp

















ilpoeta59
00mercoledì 24 ottobre 2007 23:05
Grande! [SM=x998187]
maldini
00giovedì 25 ottobre 2007 12:23
si, nell'interpretazione di quel personaggio molto particolare è stato fenomenale
Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 15:24.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com