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Serie A Campionato 2017-2018: cronache, classifiche e... tanti commenti

Ultimo Aggiornamento: 21/05/2018 13:08
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Serie A, Genoa-Spal 1-1: Lapadula e Lazzari in gol

L'ex Milan sbaglia un rigore e ne segna uno.
I padroni di casa sprecano troppo e gli ospiti agguantano il pareggio nonostante l'espulsione di Vicari



Il Genoa ritrova il gol, non la vittoria. Nonostante due calci di rigori i rossoblù non vanno oltre il pari contro una Spal che non si arrende neppure in inferiorità numerica per oltre un’ora. I padroni di casa in avvio sono propositivi e verticalizzano rapidamente, la Spal invece appare cauta, due modi diversi di interpretare lo stesso modulo, il 3-5-2. La differenza, però, la fa il Var. Il Genoa, infatti, è padrone del campo ma per interrompere la striscia di partite senza reti dei rossoblù servono due rigori, entrambi concessi con l’aiuto della tecnologia e arrivati a causa di retropassaggi pericolosi. Uno in avvio di sfida, al 4’, con Bertolacci che va in pressing su Meret, il portiere controlla male e, quando cerca di rimediare, colpisce il centrocampista del Genoa. Due minuti per approfondire con le immagini e Lapadula può concludere dal dischetto, Meret si tuffa sulla sua sinistra e ribatte. La replica venti minuti dopo. Al 25’ Felipe non vede Lapadula e passa ancora indietro. Il centravanti punta il portiere, lo salta, ma quando conclude viene toccato da Vicari, che poi riesce pure a salvare sulla linea. Dopo quasi cinque minuti di stop, Giacomelli, che ha visto pure l’azione nello schermo, concede il secondo rigore ed espelle Vicari. Stavolta Lapadula non perdona.


SPAL MAI DOMA — Sembra tutto deciso, ma non è così, anche perché Semplici ha il coraggio di tenere in campo due punte, mentre il Genoa perde un po’ di concentrazione. Al 15’, così, arriva il pareggio a sorpresa, in contropiede: rimpallo a centrocampo che favorisce Antenucci, passaggio perfetto a destra per Lazzari che, pure da posizione defilata, conclude con un diagonale perfetto sul secondo palo. Ballardini inserisce Taarabt, Rossi e Medeiros, ma il Genoa fatica a concludere e l’unica vera occasione viene da un tiro a giro di Medeiros fuori di poco.

Alessio Da Ronch

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Inter-Verona 3-0: la doppietta di Icardi
e un gol di Perisic stendono l'Hellas

Tutto facile per i nerazzurri che a San Siro annientano la squadra di Pecchia.
Ora, la Roma è solo a 2 punti, e se mercoledì sera dovessero vincere il derby sarebbe sorpasso sulla Roma


L'Inter infila la quarta partita consecutiva senza subire gol e spazza il Verona 3-0 grazie alla doppietta di Icardi e al gol di Perisic. I nerazzurri accorciano sulla Roma e con il recupero di mercoledì contro il Milan mettono nel mirino anche il terzo posto. Il Verona esce dal campo frastornato, così come era entrato. Luciano Spalletti riparte da do ve aveva lasciato, ovvero dalla formazione che prima della sosta passò sulla Sampdoria cinque volte. Quindi Rafinha trequartista e la coppia Gagliardini-Brozovic davanti alla difesa per un triangolo che si rafforza. Il Verona perde Matos per un attacco influenzale (ha lasciato il ritiro prima della gara) e così Fabio Pecchia disegna un 4-1-4-1 con Buchel davanti alla difesa e Petkovic unica punta. Prima di iniziare c'è tempo per celebrare i 100 gol di Mauro Icardi con la maglia nerazzurra: "Voglio continuare con questi colori a segnare e vincere". L'argentino è uomo fedele e di parola: 38 secondi ed ecco il gol che sblocca la partita. Perisic batte rapidamente una rimessa, il buco centrale nella difesa veronese è da non credere,Icardi si infila e con il sinistro incrocia. Inter avanti, Spalletti applaude.


NERAZZURRI SUL PEZZO — L'Inter prova a chiudere il discorso in fretta e al 9' sulla testa di D'Ambrosio capita una buona palla in area che il terzino indirizza fuori di poco. Rafinha è lesto a rubare palla sull'esterno a Ferrari, si accentra, crossa per Gagliardini che con il passo un po' lungo calcia alto. L'Inter è rimasta sul pezzo, decisa ad aumentare il vantaggio. E così è al 13' quando Brozovic lancia Perisic in posizione regolare, Ferrari si fa scavalcare dalla traiettoria e il croato colpisce prendendo il palo interno. La palla rotola in porta e i nerazzurri si trovano sul 2-0. Ivan aveva segnato anche all'andata contro l'Hellas. Pecchia deve trovare una soluzione per contenere Perisic e così schiera i suoi con il 4-4-2 allargando Romulo a destra e avvicinando Aarons a Petkovic. La squadra di Spalletti pare divertirsi anche se forse dovrebbe scegliere la soluzione più proletaria invece che cercare la via aristocratica. Al 32' Candreva trova la testa di Gagliardini che non centra lo specchio. Pecchia ne prova un'altra mettendo Fares al fianco di Petkovic e allargando a sinistra Aarons: una mossa anche per evitare un ulteriore giallo al suo numero 93 alle prese con oggettive difficoltà in fase di non possesso. Si riprende con lo stesso spartito, solo che passano 4' invece che pochi secondi. Per Ferrari sarebbe stato meglio rompere le uova pasquali, invece le scatole gliele rompono Rafinha e Perisic che in coppia gli soffiano il pallone.

IL TRIS DI MAURITO — Ivan crossa per Icardi che con un movimento a disorientare Vukovic si ritrova solo sul secondo palo e in scivolata realizza il 3-0. La via crucis di Ferrari termina al 12' quando pecchia lo richiama in panchina sostituendolo con Bianchetti. Spalletti due minuti dopo toglie D'Ambrosio, diffidato, e inserisce Santon. Nel pomeriggio di festa si cerca di aiutare Candreva a segnare il primo gol stagionale, eppure manca qualche centimetro all'obiettivo come al 18' quando il diagonale finisce fuori di poco. Al 20' San Siro torna ad applaudire per l'uscita dal campo di Icardi che lascia il posto a Eder. L'Inter, più rilassata, gioca sollevata e l'azione del 23' è un bellissimo spot. Brozovic vede un corridoio dove altri vedrebbero sterpaglie, ci lancia Perisic che crossa per l'accorrente Cancelo il cui destro d'esterno chiude il respiro poco a lato del palo. Il palo di Fares del 27' è una estemporanea composizione di eventi perché il Verona non mostra segni vitali. L'ultimo cambio di Spalletti è Borja Valero il cui ingresso al posto di Rafinha consente al pubblico di ricoprire il brasiliano di applausi.


PALO DI CANDREVA — Gagliardini vince il premio del "più tenace": al 33' sulla punizione di Cancelo il suo colpo di testa è sfortunatamente destinato a lato da ottima posizione. Le mani di Spalletti piallate sul cranio in senso di disperazione fanno intendere bene quanto l'allenatore chieda impegno fino alla fine. La reazione è targata 38' quando Candreva prima prende il palo e poi Eder si fa respingere la conclusione da Nicolas, tutto in pochi secondi. Spalletti avrebbe voluto il quarto anche per una questione di tenuta mentale, senza pensare che mercoledì pomeriggio nello stesso stadio si rigiocherà, questa volta contro il Milan. Proprio al novantesimo Eder salta Nicolas che lo atterra, per Rocchi è rosso diretto e nei minuti di recupero Romulo va in porta. Il brasiliano si supera su Borja Valero che calcia di sinistro dall'interno dell'area. Finisce così 3-0. La salvezza del Verona non passava di qui, passerà semmai da altre piazze tipo Benevento dove mercoledì pomeriggio Pecchia cercherà di tenere alta la speranza.

Matteo Brega

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Lazio-Benevento 6-2: Immobile, doppietta e record di Chinaglia battuto

I campani, in dieci dall'8', ribaltano l'iniziale svantaggio
ma poi devono arrendersi alla superiorità biancoceleste.
La squadra di Inzaghi ritrova il successo dopo tre turni



Dopo tre giornate la Lazio riassapora la vittoria e ridà fiato alle ambizioni in chiave Champions. Mancavano da più di un mese (19 febbraio, 2-0 al Verona) i tre punti in campionato all’Olimpico ai biancocelesti che però devono faticare prima di confezionare la goleada al Benevento, passato anche in vantaggio nella ripresa. Con il 6-2 finale la squadra di Inzaghi riscopre tutta la sua forza offensiva: doppietta di Immobile, a segno anche De Vrij, Caicedo, Leiva e Luis Alberto. Una prova che incoraggia le aspettative verso l’andata dei quarti di Europa League di giovedì contro il Salisburgo.

NOVITÀ IN FORMAZIONE — Nella Lazio novità in ogni reparto. In difesa, squalificato Wallace e infortunato Radu, torna Bastos sulla destra. In mediana, non recuperano Lulic e Lukaku: Patric entra sulla sinistra, mentre sul versante opposto tocca a Marusic. Felipe Anderson va a sostegno di Immobile con Luis Alberto da interno. Nel Benevento, per lo stop di Sagna spazio a Costa nel pacchetto arretrato. Tornano dal primo minuto gli ex Cataldi e Lombardi, il primo a centrocampo, l’altro in avanti. Ed è proprio l’attaccante di scuola laziale a dare il primo sussulto alla gara: al 2’ diagonale a lato della porta di Strakosha.

BENEVENTO IN 10 — Al 7’ arriva il cartellino rosso per il portiere Puggioni che tocca il pallone con le mani fuori area su pallonetto di Immobile: il Benevento resta in dieci. De Zerbi fa entrare Brignoli tra i pali: gli fa posto l’attaccante Iemmello. Luis Alberto e Immobile cercano di inquadrare la porta. Sull’altro fronte, tentativo di Djimsiti che va fuori bersaglio.

IMMOBILE RECORD — Al 19’, colpisce Immobile su assist in verticale di Felipe Anderson: 25° gol in questo campionato. Che corrisponde al 35° stagionale: superato il record di Chinaglia, primato assoluto nella storia della Lazio. Benevento subito a caccia del pareggio: sulla botta di Djuricic Strakosha si allunga per deviare in angolo. Al 23’ ecco l’1-1: con una gran punizione di Cataldi sotto l’incrocio. Il centrocampista romano non esulta e rivolge un saluto ai suoi vecchi tifosi della Nord. La Lazio si rilancia all’attacco, ma i campani sono abili a chiudere varchi e a rinserrare le linee. I biancocelesti peccano di brillantezza al tiro. Al 33’ Brignoli sventa su una botta di Leiva. Al 35’, Immobile va a segno ma il gol è annullato per fuorigioco di Patric. Si fa largo Felipe Anderson, ma conclude sul fondo. Stesso destino per una girata a rete di Patric. Insiste la squadra di Inzaghi: a lato, anche un’incornata di Immobile. La formazione di De Zerbi rintanata nelle propria trequarti. Lazio non riesce a escogitare la giocata risolutiva.

SUPER RIMONTA — Dopo l’intervallo, Inzaghi inserisce una punta, Caicedo, al posto di un difensore, Bastos: la Lazio passa al 4-4-2 pronto a trasformarsi in una sorta di 4-2-4. Buona chance per Caicedo che non graffia. Sul ribaltamento dell’azione, è il Benevento a segnare: al 7’, traversa dal fondo per Guilherme che infila StrakoSha. Riparte la Lazio. Brignoli si oppone a Patric. Assedio frenetico dei biancocelesti. Al 15’, un pallone scodellato da Luis Alberto in area lancia Caicedo che di sinistro sigla il suo primo gol in campionato all’Olimpico. Il pareggio ricarica la Lazio. Proteste per un intervento in area di Costa su Immobile. Girata di Caicedo deviata in angolo da Brignoli. Il Benevento cambia Letizia con Venuti. Al 21’ la Lazio si riporta in vantaggio: colpo di testa vincente di De Vrij su angolo battuto da Luis Alberto. Quinto gol in campionato da parte del difensore olandese. Due minuti dopo, Immobile ne approfitta di un rinvio sbagliato di Brignoli e scatta per siglare la sua doppietta che vale il 4-2. Centesima rete nella stagione della Lazio. Altre sostituzioni. Nani e Milinkovic rileva Immobile e Parolo: per la prima volta la fascia da capitano a Felipe Anderson. Del Pinto avvicenda Djuricic. Insegue il gol Nani: Brignoli si salva in angolo su punizione. Non ha scampo il portiere del Benevento al 38’ sulla parabola dai 25 metri esplosa da Leiva, che bissa il gol segnato nella precedente gara interna col Bologna campionato. Allo scadere, il rigore (fallo di Costa su Nani) trasformato da Luis Alberto, che col suo ottavo gol in questa stagione di A, suggella la giornata trionfale della Lazio.

Nicola Berardino

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Chievo-Sampdoria 2-1: gol di Quagliarella, Castro ed Hetemaj

Dopo un primo tempo dominato dai blucerchiati, la squadra di Maran
nella ripresa rimonta e torna alla vittoria dopo 3 k.o. di fila


Il Chievo fa un passo avanti verso la salvezza, la Samp non esce dalla crisi, incassa la terza sconfitta di fila e aspetta lo scontro diretto con l’Atalanta per capire se ci sono ancora speranze di andare in Europa.

SOLO SAMP — Primo tempo povero di emozioni, e quelle poche sono firmate dalla Samp. Che conquista in fretta il dominio del campo, legittimandolo con un prolungato possesso palla. Il Chievo, in versione prudente col 4-4-2 provato a San Siro, si limita ad aspettare e non cerca rischi. E così la squadra di Giampaolo va vicino al gol con Caprari che, pescato molto bene da Praet, si fa murare due volte da Sorrentino. Il pericolo sventato non dà una scossa al Chievo, anzi. Caprari in mezzo alla linee costringe Castro a stare basso e, senza Birsa, non c’è nessuno in grado di costruire. La Samp non trova praticamente opposizione e al 20’ Quagliarella prova la rovesciata su assist di Zapata da destra: fuori. Il gol è nell’aria e arriva sei minuti più tardi su rigore (giusto) fischiato per un contatto tra Gobbi e Zapata. Quaglia non sbaglia: per lui è il decimo centro al Chievo.

UN ALTRO CHIEVO — La partita gira completamente nel secondo tempo. Il Chievo entra in campo con un’altra testa, mentre Maran ritocca il modulo, spostando Giaccherini a fare il trequartista. Ed è proprio il piccolo Giak a propiziare il pareggio con un cross dalla sinistra, Castro lasciato solo mette dentro di testa. La Samp prova a reagire (tiro di Torreira, Sorrentino alza sulla traversa), poi al minuto 34’ l’episodio che decide la gara: Hetemaj, entrato da poco, crossa da sinistra per Inglese, che tenta il colpo di testa ma non ci arriva (male Regini). Il pallone sorprende Viviano. Ma c’è un supplemento di suspence: Orsato sente il Var per un sospetto fuorigioco di Inglese, va a rivedere l’azione al video e dopo circa 4 minuti decide di convalidare.

Guglielmo Longhi

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Sassuolo-Napoli 1-1, Politano gol.
Callejon nel finale salva Sarri

Politano porta in vantaggio i neroverdi nel primo tempo, a 10' dalla fine la rete del pareggio dopo un tocco di Rogerio.
Gli azzurri scivolano a -4 dalla Juve



Non va oltre il pareggio, il Napoli. E deve faticare come non mai per raggiungerlo, dopo tanta supremazia, ma poca concretezza. C’è voluto un gol di Callejon nel finale (leggero tocco dopo la deviazione di Rogerio: inizialmente era stata assegnata l'autorete) per rimettere in piedi il risultato dopo che il Sassuolo era passato in vantaggio, nel primo tempo, con Politano. Tante le opportunità sprecate dai napoletani e tanti i prodigi di Consigli, il migliore in campo tra gli emiliani. Un solo punto, dunque, che potrebbe non bastare a tenere il passo della Juventus, soprattutto vista la vittoria dei bianconeri col Milan.

MONOLOGO — L’unica novità nello schieramento napoletano è Zielinski al posto di Hamsik, reduce da un intervento alle tonsille. Poi, spazio ai titolarissimi, perché Maurizio Sarri non vuole correre rischi. Il Sassuolo dimostra di avere le idee chiare sin dall’inizio, con un atteggiamento prudente, a difesa della porta di Consigli. Il primo tempo è un monologo del Napoli, 73,1 per cento di possesso palla, interrotto soltanto dal gol realizzato da Politano, al 22’. L’azione nasce da un calcio piazzato di Sensi, Peluso stacca più in alto di Koulibaly e impatta di testa: il pallone sbatte sul palo, ma sulla ribattuta, Politano brucia Albiol e Mario Rui e porta in vantaggio il Sassuolo. Per il resto, è solo Napoli, con Insigne che per ben due volte arriva a tu per tu con Consigli: l’estremo emiliano si supera in entrambe le occasioni respingendone le conclusioni. Tanto Napoli, dunque, ma pochissima lucidità sotto rete nella prima parte della gara.

CONSIGLI — Così come nei primi 45 minuti, anche nella ripresa il protagonista assoluto resta Andrea Consigli che compie due prodezze su altrettante conclusioni di Milik, subentrato a Jorginho poco prima della mezz’ora. Lo stesso attaccante polacco trova la traversa a respingergli un colpo di testa. Finisce col Sassuolo in festa: così come lo scorso anno, anche stavolta è riuscito a conquistare un punto, pesantissimo nella lotta per la salvezza.

Mimmo Malfitano

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Juventus-Milan 3-1:
Dybala, Cuadrado e Khedira in gol,
non basta Bonucci a Gattuso

I bianconeri soffrono dopo il botta e risposta nel primo tempo tra l'argentino e l'ex,
poi accelerano nella ripresa e scappano a +4 sul Napoli



Le grandi partite nascono dalle grandi storie. Juve-Milan è sempre un partitone perché ne hai tantissime da raccontare ogni volta . L’anno scorso il mani di De Sciglio al 95’. Quest’anno sembra che sia Leo Bonucci, che segna a Buffon tra Barzagli e Chiellini, a scrivere la vicenda dell’anno. Ma ecco che sbuca Juan Cuadrado. Il colombiano, ultima partita il 23 dicembre, strappa la convocazione all’ultimo secondo. E indirizza la partita col colpo di testa, non proprio la specialità della casa, che apre le porte al 3-1 finale.

CHE PESANTEZZA — Se quello di Dybala all’Olimpico finora era il candidato fortissimo al premio di gol-scudetto in caso di settima festa consecutiva, la testata di Cuadrado, nobilitata dal gol di Khedira, chiude una giornata fondamentale per la Juve. Che torna a +4 sul Napoli dopo una partita per lunghi tratti sofferta, contro un Milan che avrebbe meritato di più.

IN A BASTA, IN CHAMPIONS… — Perché a 4 giorni dal Real, il gioco della squadra di Allegri è brillante per i primi 8’, quelli che servono a uno scintillante Dybala per sbloccare la partita. Poi si passa da un piccolo cabotaggio a lunghi momenti di imbarazzo, in cui tutto passa dalla vena di Dybala. Lichtsteiner annaspa e regala il corner dell’1-1, il centrocampo viaggia a marce bassissime, Higuain fa il solletico a Romagnoli e Bonucci, la prima costruzione viaggia a due all’ora. Lo Stadium affronta lo spicchio finale di partita un po’ intimidito, anche perché Calhanoglu stampa sulla traversa un 2-1 che non sarebbe stato scandaloso in quel momento. Allegri la vince perché ha una qualità che tutti si sognano in Italia. E se non è Dybala è Douglas, che avvia l’azione del 2-1. Se non è Douglas è Khedira, per 74’ il peggiore in campo con Lichtsteiner, che poi fa assist e gol. Per dire che col Real servirà di più c’è tempo, intanto la Juve si cuce un altro pezzo di scudetto.

BRAVO RINO — Sì, perché il suo Milan dimostra una volta di più di essere squadra vera. Lo spettacolo è un’altra cosa, ma i rossoneri sono messi bene in campo, difendono di squadra e sanno ripartire con l’efficacia del triangolo destro Calabria-Kessie-Suso. Perché il Milan perde? Non ha grandi stoccatori, uomini in grado di fare male. A partire dai vari Silva e Kalinic, centravanti mai pericolosi. E perché Donnarumma ha smesso di fare i miracoli. Il sogno Champions passa dal derby di mercoledì. Ma il vero sollievo peri tifosi che stanno per prendere la A4 e tornare a Milano, è che il prossimo anno c’è un tecnico pronto a far tornare il Milan dove merita.

Jacopo Gerna

Fonte: Gazzetta dello Sport
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SERIE A 2017/2018 30ª Giornata (11ª di Ritorno)

31/03/2018
Bologna - Roma 1-1
Atalanta - Udinese 2-0
Cagliari - Torino 0-4
Fiorentina - Crotone 2-0
Genoa - Spal 1-1
Inter - Hellas Verona 3-0
Lazio - Benevento 6-2
Chievo - Sampdoria 2-1
Sassuolo - Napoli 1-1
Juventus - Milan 3-1

Classifica
1) Juventus punti 78;
2) Napoli punti 74;
3) Roma punti 60;
4) Inter(*) punti 58;
5) Lazio punti 57;
6) Milan(*) punti 50;
7) Atalanta(*) punti 47;
8) Fiorentina(*) e Sampdoria(*) punti 44;
10) Torino(*) punti 39;
11) Bologna punti 35;
12) Udinese(*) punti 33;
13) Genoa(*) punti 31;
14) Cagliari(*) punti 29;
15) Chievo(*) e Sassuolo(*) punti 28;
17) Spal punti 26;
18) Crotone(*) punti 24;
19) Hellas Verona(*) punti 22;
20) Benevento(*) punti 10.

(*) Atalanta, Benevento, Cagliari, Chievo, Crotone, Hellas Verona, Inter, Fiorentina, Genoa, Milan, Sampdoria, Sassuolo, Torino e Udinese una partita in meno.

(gazzetta.it)
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Atalanta-Sampdoria 1-2.
Caprari firma il vantaggio, pari di Toloi, decide Zapata

Due dormite di Toloi e Haas regalano i due gol alla squadra di Giampaolo.
Nel mezzo il pari del difensore. Traverse di Petagna e di Caprari



E adesso la corsa per l'Europa è una mischia avvincente. Risorgendo dopo tre sconfitte di fila, una micidiale Samp mette sotto una sbadata (in difesa) Atalanta raggiungendola in classifica insieme con la Fiorentina. Domani tocca al Toro cercare di reinserirsi ospitando il Crotone: si preannuncia una bellissima volatona.

I MERITI — I blucerchiati hanno saputo approfittare della sbadataggine altrui. Al 43' uno scivolone di Toloi su maldestro appoggio di Castagne ha regalato a Caprari un pallone d'oro a centro area: impossibile sbagliarlo. Ancora più macroscopico l'errore di Haas che, nel finale, con un illogico retropassaggio mette in movimento Zapata: anche qui, dinanzi al portiere in disperata uscita, era difficile non fare gol. Tra le due zampate genovesi, l'Atalanta era riuscita a tornare in parità grazie a una mischia risolta in mezza giravolta da Toli, che ha così cancellato il precedente errore dello 0-1 (c'era stata molta sfortuna, però: campo bagnato, facile scivolare). Sul 2-1 mancava troppo poco alla fine perché si potesse riuscire nel nuovo pareggio. Tra i meriti blucerchiati anche un palo alto (quasi incrocio) colpito da Caprari di testa nella ripresa. Una traversa piena l'aveva invece presa nel primo tempo Petagna.

I DEMERITI — Degli appisolamenti difensivi dei nerazzurri abbiamo parlato. Al netto di questi erroracci, l'Atalanta ha giocato collettivamente una buona partita, tenendo più volte in scacco una Samp comunque determinata a fare punti alla vigilia del delicato derby che l'attende. Va detto che al quarto d'ora l'esterno Castagne si è divorato un gol fatto solo soletto davanti a Viviano. E sulla ribattuta della traversa colpita da Petagna, Masiello ha calciato in porta a botta sicura trovando sulla traiettoria una gamba di Bereszynski. Questo per dire che la Dea bendata non era al fianco della Dea atalantina stasera.

PRESSING — Nel complesso il match è stato assai interessante. Si sfidavano due maestri della panchina e il loro confronto, imperniato su un pressing asfissiante quasi sempre ben portato dall'Atalanta ma eseguito alla perfezione, sia pure meno costantemente, anche dagli ospiti, è stata una lezione di organizzazione tattica. Certo, il colpaccio della Samp avvilisce un po' l'ambiente nerazzurro, ma la corsa all'Europa resta apertissima. Solo che gli avversari si sono moltiplicati...

Nicola Cecere

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Genoa-Cagliari 2-1: gol di Lapadula, Barella e Medeiros 2-1

La squadra di Ballardini conquista al 90’ tre preziosi punti salvezza con una magia al 90’.
E adesso Lopez è davvero nei guai



Il ritorno di Lapadula, la scoperta di Medeiros, ed il Genoa ritrova la vittoria che mancava da quattro partite, superando nel finale un Cagliari anche un po’ sfortunato. Moduli speculari e grande cautela, con i due tecnici che provano qualche cambio rispetto alle formazioni annunciate, senza riuscire però a trovare il predominio sul capo.

LA PARTITA — Il primo squillo arriva proprio dalla novità di Ballardini, il portoghese Medeiros, alla prima da titolare, sfodera al 24’ un assist in verticale per Lapadula, il sinistro pronto del centravanti è di poco impreciso. La risposta del Cagliari è quasi immediata: spunto di Ionita, cross per Sau, tocco per Pavoletti e conclusione a colpo sicuro del centravanti che, però, trova Perin in vena di prodezze. Un minuto dopo la mezz’ora arriva il colpo di scena: lancio di Hiljemark per Lapadula, passaggio perfetto per Rosi che si scontra sulla linea di fondo con Lykogiannis e Ceppitelli. Per Maresca è rigore, ma l’intervento della Var, in 4 minuti, svela che a commettere il fallo è stato l’esterno del Genoa e si riparte con una partita punizione per il Cagliari. Lapadula sblocca il risultato all’8’ del secondo tempo,grazie al suo primo gol su azione. L’attaccante avvia l’azione e la conclude con un bel colpo di testa su cross di Hiljemark, trovando anche i primi applausi sentiti della sua avventura in rossoblù. Basta un’ingenuità, però, per ristabilire l’equilibrio: Zukanovic, infatti, al 17’ strattona leggermente Faragò in area, quanto basta perché Maresca conceda il rigore. Barella è abile a realizzare dal dischetto. Nel momento più grigio dei liguri la fortuna volta le spalle al Cagliari, su cross di Faragò, al 34’, Pavoletti colpisce di testa cercando la precisione, ma la palla va a schiantarsi sul palo. Il jolly vincente, così, lo pesca il Genoa, al 45’, su respinta corta della difesa, Medeiros stoppa velocemente e conclude a giro con precisione di sinistro. Una conclusione letale che vale il successo.

Alessio Da Ronch

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Udinese-Fiorentina 0-2: Veretout e Simeone avvicinano i Viola all'Europa

La formazione di Pioli domina i bianconeri e centra la quinta vittoria di fila. Bianconeri dominati



E la Fiorentina va, quinta vittoria di fila. E l’Udinese va sempre più giù, settima sconfitta di fila. I viola vedono l’Europa (sono a pari merito con Atalanta e Sampdoria), i bianconeri l’incubo di finire coinvolti nella lotta per non retrocedere.

PER DAVIDE — L’emozione più forte è, come tutti si aspettavano, al 13’ quando parte l’applauso di tutto lo stadio per ricordare Astori, morto esattamente un mese fa, qui a Udine. La partita non si ferma, ma quel minuto è qualcosa di irreale mentre sul maxi schermo compare il sorriso di Davide e i tifosi dell’Udinese srotolano uno striscione in ricordo del capitano viola ("Mandi Davide"). Poi si pensa a giocare e la Fiorentina fa subito la partita con lo scatenato Chiesa che fa danni un po’ ovunque: parte da destra, dove Samir non riesce a tenerlo per accentrarsi o andare a destra. Ha due buone occasioni, un sinistro a giro e un tiro a fuori. L’Udinese, in evidente difficoltà perché Hallfredsson non riesce a frenare Saponara, ha un solo lampo, ma Perica si fa parare il tiro da Sportiello. E si arriva all’episodio chiave: minuto 29, delizioso tacco di Falcinelli, per Chiesa che entra in area prima di essere abbattuto da Pezzella. Rigore solare, Veretout non sbaglia. L’Udinese non ha la forza per reagire, la costruzione del gioco è affidata al solo Balic. Falcinelli, preferito a Simeone (prima panchina stagionale) si mangia un gol già fatto al 37’, ma comunque la Fiorentina gestisce la partita con calma e non corre rischi.

IL CHOLITO CHIUDE — Nel secondo tempo si vede un’altra Udinese, almeno nei primi venti minuti. Oddo mette Ingelsson, che sfiora subito il pareggio, ma Sportiello vola. E’ un 4-3-3 più offensivo: più tardi tocca a Lasagna che ha un paio di buone occasioni. La Fiorentina cala e arretra. Il Pezzella viola va vicino al gol di testa, poi Pioli fa la mossa decisiva: dentro Simeone per il fumoso Falcinelli. È proprio il Cholito a chiudere la partita 4 minuti dopo essere entrato, sfruttando un invito di Chiesa e seminando il panico nell’area dell’Udinese.

Guglielmo Longhi

Fonte: Gazzetta dello Sport
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03/04/2018

SERIE A 2017/2018 Recupero 27ª Giornata (8ª di Ritorno)
Atalanta - Sampdoria 1-2
Genoa - Cagliari 2-1
Udinese - Fiorentina 0-2

Classifica
1) Juventus punti 78;
2) Napoli punti 74;
3) Roma punti 60;
4) Inter(*) punti 58;
5) Lazio punti 57;
6) Milan(*) punti 50;
7) Atalanta, Fiorentina e Sampdoria punti 44;
10) Torino(*) punti 39;
11) Bologna punti 35;
12) Genoa punti 34;
13) Udinese punti 33;
14) Cagliari punti 29;
15) Chievo(*) e Sassuolo(*) punti 28;
17) Spal punti 26;
18) Crotone(*) punti 24;
19) Hellas Verona(*) punti 22;
20) Benevento(*) punti 10.

(*) Benevento, Chievo, Crotone, Hellas Verona, Inter, Milan, Sassuolo e Torino una partita in meno.

(gazzetta.it)
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Serie A, Benevento-Verona 3-0: gol di Letizia e doppietta di Diabaté

La squadra di De Zerbi vince con tre gol sull'Hellas, che non riesce a creare occasioni.
I sanniti tengono accesa la fiammella della salvezza



Retrocedere ma con dignità e magari regalando anche spettacolo sul piano del gioco: la missione di Roberto De Zerbi e del suo Benevento continua, come dimostra il netto successo ottenuto contro un Verona davvero senz’anima, nella partita più attesa e più importante per la sua corsa-salvezza. Finisce 3-0, con la bellissima rete di Gaetano Letizia nel primo tempo e con la doppietta di Cheick Diabaté nella ripresa. In mezzo, almeno altre sette limpide palle-gol costruite dai sanniti, fermati da interventi prodigiosi del portiere Silvestri. Con la quarta vittoria in campionato, a quota 13 punti in classifica, il Benevento resta a 13 lunghezze dalla zona-salvezza. Ha poco da sperare, però da qui alla fine della stagione sarà una mina vagante: e sabato al Vigorito scenderà la Juventus.

LE SCELTE — Sotto gli occhi del presidente Oreste Vigorito, tornato allo stadio dopo un’assenza di diverse settimane per problemi cardiaci, De Zerbi sorprende ancora una volta. Punta sempre sul modulo 4-2-3-1, affidando la porta a Brignoli (squalificato Puggioni) e riproponendo i centrali difensivi Djimsiti e Tosca, con Venuti e Letizia esterni (Sagna in panca, perché ancora non al meglio); a centrocampo, Viola è affiancato da Del Pinto (Sandro, Cataldi e Lombardi, titolari dall’Olimpico, partono dalla panchina), mentre a supporto del terminale offensivo Diabaté punta su Brignola, Iemmello e Djuricic. Anche Pecchia deve rinunciare al portiere titolare Nicolas (pure lui fermato dal giudice sportivo), sostituito con Silvestri, al debutto in campionato dopo le apparizioni in coppa Italia e autentico protagonista nel corso della sfida. Souprayen vince il ballottaggio con Felicioli per il ruolo di esterno sinistro difensivo, mentre in avanti Valoti e Verde hanno il compito di appoggiare Cerci, preferito a Petkovic.

A SENSO UNICO — L’atteggiamento del Verona è sin troppo improntato a una tattica di attesa, con Cerci praticamente abbandonato al suo destino. Così, il Benevento comincia a dominare nella metà campo avversaria, sfruttando soprattutto la corsia sinistra, con Letizia che resta sempre “alto”, anche per limitare al minimo le avanzate del dirimpettaio Romulo. I giallorossi impegnano il portiere Silvestri con conclusioni di Del Pinto, Djuricic e Iemmello, mentre Diabatè prova invano di emulare… Cristiano Ronaldo, con una rovesciata davvero da dimenticare. La formazione di De Zerbi è padrona assoluta del campo e al 25’ conquista il meritato vantaggio, con una fantastica perla di Letizia: parte palla al piede da metà campo, approfitta del varco procuratogli da Djuricic, che si porta via un avversario, e da 20 metri, con un destro a giro, batte Silvestri. La squadra di Pecchia, senza Calvano (problema muscolare alla coscia destra, al suo posto Felicioli), passa al 4-1-4-1, con Buchel play davanti alla difesa, Romulo spostato in mezzo con Valoti, Verde e Felicioli esterni. Ma i gialloblù, evitato il rischio su una bellissima azione Viola-Iemmello (l’attaccante spreca, facendosi chiudere dal portiere Silvestri) arrivano al tiro – si fa per dire – solo con un cross di Cerci e con una botta, imprecisa, di Ferrari, da fuori area.

ANCHE CON DUE PUNTE… — Dopo l’intervallo, Pecchia inserisce Petkovic al posto dell’evanescente Valoti, per tentare di pungere finalmente la difesa sannita. L’arbitro Doveri annulla, giustamente, una rete proprio di Petkovic, servito con un colpo di testa di Cerci, in fuorigioco. A parte qualche fiammata del Verona in contropiede sono sempre Viola e compagni a fare la partita; ma Diabaté e Brignola, due volte a testa, mancano il bersaglio, mentre Djuricic, sempre più ispirato, e Iemmello si vedono negare la gioia del gol da interventi eccezionali del portiere Silvestri. Il Benevento ormai prende a pallate gli avversari e al 21’ realizza il 2-0: su calcio d’angolo battuto da Viola, Diabaté svetta su tutti e incorna, ma il pallone sbatte sotto la traversa e ricade oltre la linea, già prima del tocco di Iemmello, sempre di testa. Quindi, gol di Diabaté, al secondo centro personale, dopo quello firmato contro il Crotone.

SENZA STORIA — Dal settore riservato ai tifosi ospiti (presenti circa 50), si alzano cori sferzanti indirizzati alla squadra veneta, incapace anche di organizzare una reazione d’orgoglio e contestata a fine incontro, quando ha provato a avvicinarsi ai propri supporters. Qualche ripartenza di Romulo, che invoca un rigore dopo un contatto con Letizia: il Verona è sulle gambe, Pecchia assiste quasi impotente alla disfatta della sua creatura, mai al tiro (nessuno nello specchio della porta e uno solo a lato). E il Benevento finisce per esagerare, siglando il 3-0 al 39’: dalla destra, assist di Brignola al bacio, per la girata di destro di Diabaté, che esulta andando ad abbracciare i compagni seduti in panchina. Dopo Guilherme e D’Alessandro, De Zerbi dà spazio anche a Giovanni Volpicelli, un altro classe ’99, all’esordio in A.

Giuseppe Calvi

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Chievo-Sassuolo 1-1: Cassata segna al 95’

Emiliani in dieci per 60 minuti per l’espulsione di Adjapong e in nove negli ultimi cinque per il doppio giallo a Magnanelli.
Ma nel finale arriva la risposta degli emiliani alla rete di Giaccherini



Già si vedeva fuori dalla polvere, Rolando Maran. Stava contando i punti sulla terzultima con due mani, erano sette. Poi, però, per il Chievo è arrivata una doccia ghiacciata, una punizione innocua da 40 metri di Francesco Cassata, buttata in area insieme alle ultime speranze del Sassuolo: nessuno ha toccato il pallone, che è finito dritto in porta. E la squadra di Iachini, ridotta in nove per le espulsioni di Adjapong e Magnanelli, se ne va dal Bentegodi con un punto miracoloso per come si era messa la partita, ma meritato per il coraggio mostrato in inferiorità numerica finché le gambe avevano retto.

ADJA KILLER — Si vede che le due squadre non sono tranquille, anche se con le sconfitte di Verona e Crotone avrebbero tutto da guadagnare. La difesa del Chievo balla, Babacar dopo 3’ potrebbe scrivere un altro film ma, dopo aver doppiato in velocità Gamberini, calcia alto. Dall’altra parte, il jolly dovrebbe essere Giaccherini, un po’ esterno e un po’ vertice alto del rombo di centrocampo, ma l’ex Napoli non punge. E così l’unico brivido, è un brivido nel vero senso della parola: sul retropassaggio corto di Castro, Adjapong non toglie la gamba nel contrasto con Sorrentino che è in anticipo. Tagliavento ammonisce l’esterno del Sassuolo, ma è poco: la review su segnalazione del Var trasforma il giallo in rosso. Anche con l’uomo in meno, però, i neroverdi – disposti da Iachini col 4-3-2, e Lirola terzino – sembrano avere più gamba, voglia e idee.

RIGORE, ANZI NO — Altro giro, altra Var al 4’ della ripresa, stavolta dopo che Tagliavento ha appena concesso un rigore per un presunto mani in area di Gamberini su cross di Lirola. Anche stavolta, il monitor cambia la decisione dell’arbitro, e improvvisamente il Chievo prende coraggio. Maran toglie Stepinski e inserisce Pellissier, ma cambia anche Iachini, con Politano per Babacar e Ragusa per Berardi.

FINALE THRILLING — Due cambi in cinque minuti, per il Sassuolo, ma dopo altri cinque minuti ecco l’episodio che stappa la partita: sul cross di Cacciatore, Lirola si fa scavalcare dal pallone, Giaccherini non si fa pregare e la piazza nell’angolino. Il Chievo controlla, il Sassuolo non ne ha più e resta in nove (espulso Magnanelli), ma per poco Ragusa non trova l’incrocio di esterno destro. L’incrocio, l’altro, lo trova al 95’ Cassata, al primo gol in Serie A: la palla rimbalza in area, va all’incrocio, inguaia il Chievo e rianima il Sassuolo.

Marco Calabresi

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Milan-Inter 0-0, Icardi sbaglia, ma i nerazzurri restano a +8

La squadra di Spalletti costruisce di più, il centravanti si mangia due clamorose occasioni:
segna un gol nel primo tempo, ma la Var annulla


Il calice è decisamente mezzo pieno, inaffondabile Inter. Non è ancora tempo di brindare alla Champions perché ne mancano ancora otto alla fine, ma il traguardo si avvicina e il Milan è rimasto a distanza di sicurezza: il derby di Milano finisce 0-0 ma a sorridere è solo Spalletti. Per Gattuso, sempre a -8 dal quarto posto, la rimonta ha ormai assunto i contorni della mission impossible.

TENUTA INTER — Non è stato un bel derby, né tecnicamente né dal punto di vista del ritmo, ma la banda Spalletti si conferma una garanzia negli scontri diretti: non ha mai perso in campionato contro le prime sei in classifica, e i punti guadagnati contro le big, probabilmente, saranno la password per entrare nel club delle grandi d’Europa nella prossima stagione. La tenuta nerazzurra, soprattutto psicologicamente, è impeccabile: far gol ad Handanovic è stata un’impresa tanto per il povero Diavolo di oggi quanto per attacchi ben più attrezzati, vedi Juve, Napoli, Lazio. Il Milan ha perso brillantezza e fantasia sul più bello, sgonfiandosi nella serata che avrebbe potuto cambiare la stagione. Gattuso ha costruito con merito un gruppo organizzato e solido, ma ultimamente incapace di trovare sbocchi in verticale: Cutrone prima e Kalinic poi non sono riusciti a pungere come ci si aspettava, anche nella giornata meno lucida di Icardi in campionato (che errore nel recupero…).

LA PARTITA — L’Inter arrivava a questo derby con l’assicurazione dell’abbondante vantaggio in classifica e ha amministrato la gara con i ritmi che vuole. Brozovic gioca una marea di palloni e si rende più pericoloso di Perisic, spesso impegnato ad abbassarsi da mezzala in fase di non possesso: il croato col 77 sulle spalle va al tiro un paio di volte senza inquadrare lo specchio, il 44 invece arriva poco lucido dalle parti di Donnarumma, anche se con un cross che si stampa sulla traversa sfiora il gol meno cercato della storia dei derby a inizio ripresa. Icardi si vede poco o nulla, ma gela Gigio al primo pallone toccato, bruciandolo sull’imbucata di Candreva al 38’: solo un piede in fuorigioco, scovato dalla Var, impedisce all’argentino di esultare per l’1-0. Nella ripresa due volte, l'ultima nel recupero, Maurito sbaglierà invece a porta vuota. Gattuso mette in campo una squadra attenta a tenere le posizioni ma senza guizzi di imprevedibilità: il mandato esplorativo di Suso per governare la partita rossonera si spegne presto sulle chiusure di D’Ambrosio e Miranda e i gattusiani finiscono per pendere più a sinistra, dove Calhanoglu gode di maggiore libertà nei faccia a faccia con Cancelo. L’unica vera occasione milanista arriva però da fermo e parte dal destro del turco, che al 21’ telecomanda una punizione sulla testa di Bonucci: Handa si salva col miracolo e gli nega il bis dopo lo Stadium. Per il resto, si vede poco del bel Diavolo di inizio anno: le occasioni, un tiro di Cutrone respinto da Handa, una botta di Kessie a lato nel traffico dell’area interista e un mancato colpo di testa di Kalinic nel finale, sembrano saltar fuori quasi per caso. E la pioggia che bagna San Siro scioglie il fuoco della rimonta da Champions, mentre l’Inter può portarsi le mani alle orecchie come avrebbe fatto Icardi in caso di gol: le note dell’inno della Champions, adesso, risuonano da molto più vicino.

Marco Fallisi

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Torino-Crotone 4-1, Belotti show con tripletta e gol di Iago

Mazzarri alla seconda vittoria consecutiva con le reti del "gallo" e dello spagnolo.
Per Zenga solo il gol di Faraoni nel recupero. I calabresi non si schiodano dalla zona calda



Il Gallo canta tre volte, il Toro concede il bis, il Crotone è sempre più inguaiato. Nel recupero del 27° turno i granata battono 4-1 i calabresi che restano terzultimi e che, compresa questa in Piemonte, nelle ultime sei partite hanno perso 5 volte. Tante, troppe, ma Walter Zenga ha un alibi almeno per questa sera: una squadra più che rimaneggiata con ben sette indisponibili tra infortunati e squalificati e, come se non bastasse, al 16', in infermeria entra anche Benali, costretto ad abbandonare il campo dopo un pestone.

PRIMO TEMPO SHOW — Il Torino, ricaricato dal successo di Cagliari che ha interrotto la serie di 4 sconfitte consecutive, gioca sul velluto anche perché, al 16', è già avanti grazie al gol di Andrea Belotti che, sul corner di Ljajic, segna la sua 50esima rete in maglia granata sgusciando via all'ex Ajeti e ribadendo in rete la prima respinta di Cordaz. Due minuti dopo è bravo Trotta a calciare da posizione impossibile, ancora più bravo Sirigu a respingere. Non può nulla, invece, Cordaz, quando al 20' la sua difesa si apre in maniera incomprensibile permettendo a Iago Falque di piazzare il suo sinistro e di siglare il 2-0. Il Crotone è al tappeto, Belotti ha voglia di gol e al 36' realizza il bis personale deviando in scivolata la punizione di Ljajic. È il gol numero 51 in granata per il Gallo, ma è anche la conferma che Zenga deve lavorare soprattutto sulla fase difensiva sui calci piazzati. Iago Falque va vicino al 4-0, ma al 45' è il Crotone a sfiorare il gol con Simy che colpisce la traversa di testa.


RELAX — Nessun cambio nella ripresa. Il Toro sembra sazio e si limita a controllare, mentre il Crotone cerca senza convinzione di rientrare in una partita già finita. Anche sonnecchiando il Toro trova il 4-0. Micidiale la ripartenza granata, perfetto l'assist di Iago Falque, un gioco da ragazzi per Belotti trafiggere con un diagonale destro Cordaz. Tripletta del Gallo che porta a casa il pallone e un'iniezione di fiducia importante per un finale di stagione che fin qui per lui è stata tutt'altro che fortunata. C'è il tempo per un gol annullato a Sampirisi, per il debutto in A del baby granata Buongiorno (purtroppo per lui un infortunio al braccio) e per la rete della bandiera, al 90', di Faraoni.

Gasport

Fonte: Gazzetta dello Sport
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04/04/2018

SERIE A 2017/2018 Recupero 27ª Giornata (8ª di Ritorno)
Benevento - Hellas Verona 3-0
Chievo - Sassuolo 1-1
Milan - Inter 0-0
Torino - Crotone 4-1

Classifica
1) Juventus punti 78;
2) Napoli punti 74;
3) Roma punti 60;
4) Inter punti 59;
5) Lazio punti 57;
6) Milan punti 51;
7) Atalanta, Fiorentina e Sampdoria punti 44;
10) Torino punti 42;
11) Bologna punti 35;
12) Genoa punti 34;
13) Udinese punti 33;
14) Chievo, Cagliari e Sassuolo punti 29;
17) Spal punti 26;
18) Crotone punti 24;
19) Hellas Verona punti 22;
20) Benevento punti 13.

(gazzetta.it)
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Benevento-Juve 2-4: Dybala tripletta, doppio Diabaté.
Allegri a +7 sul Napoli

Bianconeri raggiunti due volte prima del terzo gol della Joya (due su rigore), poi Douglas Costa la chiude



Nel segno di Paulo Dybala, ma quanta sofferenza! Ha vinto la Juventus, ma il Benevento non ha demeritato, per il coraggio ed il gioco espresso. Due rigori e una prodezza: l'anticipo del sabato pomeriggio inquadra ancora meglio la qualità del talento argentino che, a fine partita, ha portato a casa il pallone della gara. Non solo Dybala, in ogni modo, perché Benevento ha potuto godere della doppietta di Diabaté, la seconda in quattro giorni, dopo quella rifilata al Verona, mercoledì. Tanta sofferenza, dicevamo, per la capolista, ma anche la certezza che in panchina Allegri non perde mai la concentrazione. Quando i sanniti hanno trovato il 2-2, allora il tecnico bianconero ha inserito Douglas Costa, Higuain e Khedira. E proprio i primi due hanno confezionato l'azione per il quarto gol che ha chiuso la partita: splendido il tiro a gior dalla distanza del brasiliano che è finito dritto all'incrocio dei pali.

LA PARTITA — Allegri non vuole lasciare nulla d'intentato e in previsione del ritorno di Champions mercoledì a Madrid lascia fuori alcuni titolari tra cui Higuain, Chiellini, Khedira e Douglas Costa. De Zerbi, invece, mette in campo il miglior Benevento, lo stesso che mercoledì ha battuto il Verona. L'avvio è un monologo della Juventus, con i sanniti raccolti nella propria metà campo, pronti a far scattare la ripartenza. Così com'è stato al 9', quando Djiuricic ha esaltato lo scatto di Diabaté, ma Szczesny ha risolto in uscita. La pressione della capolista non trova sbocchi, sulle fasce Cuadrado e Alex Sandro spingono con continuità, ma al centro dell'area Mandzukic pare poco ispirato. La Juventus passa in vantaggio al 16' con un'altra delle magie di Paulo Dybala: il suo sinistro a giro lascia sulle gambe Puggioni che non può che accompagnare con lo sguardo il pallone in rete. Il gol rilassa i bianconeri, mentre il Benevento trova la forza di reagire e conquista addirittura il pareggio al 24'. Djiuricic spara dalla distanza e Szczesny compie una prodezza nel respingere la conclusione. Sulla palla s'avventa Guilherme che crossa per il tocco ravvicinato di Diabaté: il Vigorito è una bolgia. Il pari restituisce maggiore equilibrio alla partita. Al 36' l'arbitro Pasqua annulla un gol a Mandzukic per un fallo di mano precedente, mentre al 44' Pjanic viene steso in area da Tosca. L'arbitro fa segno di proseguire, ma il Var, Nasca, gli suggerisce di rivedere l'azione. Basta appena un minuto a Pasqua per vedere che il fallo c'è e quindi fischiare il rigore. Alla battuta ci va Dybala per il nuovo vantaggio (48'). Il pareggio del Benevento arriva subito, dopo 6 minuti dall'inizio della ripresa, con Diabaté, pronto a staccare sull'angolo di Viola. Intanto, Allegri manda dentro Higuain che in 8 minuti sistema le cose, prima costringendo Viola al fallo in area (rigore trasformato ancora da Dybala) e poi avviando l'azione che Douglas Costa chiude con un meraviglioso sinistro a giro da fuori area. Ed ora, a Madrid, per tentare l'impresa.

Mimmo Malfitano

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Roma-Fiorentina 0-2, Benassi e Simeone piegano i giallorossi

All'Olimpico sesta vittoria consecutiva per la squadra di Pioli.
I giallorossi nella ripresa costruiscono tanto ma non segnano



La Fiorentina non si ferma più. Con i gol di Benassi e Simeone nel primo tempo sbanca anche l’Olimpico, centra la sua sesta vittoria consecutiva e (in attesa della sfida del Milan) vola a -1 dall’Europa League. La Roma, invece, si porta dietro le fatiche di Barcellona, gioca una partita confusionaria e paga il conto con la sfortuna (in tutto tre pali) e con la sufficienza (gol divorato da Nainggolan). In attesa di Inter e Lazio, un passo falso pericolosissimo nella corsa alla prossima Champions League.

TRA SCELTE E SOLUZIONI — Di Francesco deve rinunciare a Perotti e Under, recupera Nainggolan e lascia fuori Florenzi, Kolarov e De Rossi, confermando Bruno Peres e rilanciando dal via Juan Jesus e Gonalons. Pioli, invece, è privo di Badelj e Chiesa e si gioca la carta Eysseric dal via, alle spalle (con Saponara) di Simeone. L’obbligo di vincere è da tutte e due le parti, per cercare di inseguire l’Europa che conta (la Champions per la Roma) o quella di scorta (l’Europa League per la Fiorentina). Ma il momento di grazia dei viola continua anche all’Olimpico, con Benassi che dopo soli 7 minuti porta subito avanti i suoi, insaccando di piatto un assist di Saponara da fondo area. La reazione della Roma è confusionaria, poco lucida, a tratti anche impacciata. Nonostante questo i giallorossi qualche pericolo lo creano con una sassata di Strootman (10’) deviata in angolo, un regalo di Sportiello a Dzeko (13’, palo del bosniaco)e un’azione personale ancora di Dzeko, che però al 27’ calcia sullo stesso Sportiello invece di servire la palla in mezzo sui rimorchi di El Shaarawy e Nainggolan. La Fiorentina, invece, è molto più pragmatica. Sia in fase di palleggio che di finalizzazione (e al 18’ reclama un rigore per un mani di Fazio su cross di Simeone, che sembra però involontario). Pioli l’ha disegnata bene la partita, togliendo le linee di passaggio in fase d’impostazione ai giallorossi. E infatti il 2-0 arriva così: Fazio non trova uomini a cui scaricare dalla sua trequarti, la palla dopo il suo errore arriva a Simeone che di forza segna un gol stratosferico, saltando di netto Manolas, respingendo con la spalla il raddoppio di Peres e bruciando Alisson in scivolata.

ASSEDIO E SFORTUNA — Nella ripresa la prima mossa di Di Francesco è Schick per un impalpabile Defrel. E il ceco si fa vedere subito, al 10’, con una bella giocata di sponda che libera Nainggolan da solo davanti a Sportiello, ma il belga calcia con sufficienza sul portiere. Prima, dopo appena 20 secondi dal via, il numero uno viola era stato bravo anche su Dzeko, respingendo in angolo. Sono le uniche due vere fiammate giallorosse, con Di Francesco che si gioca in corsa anche la carta Kolarov (con Jesus che scivola al centro) e poi Florenzi, passando di fatto al 4-2-2. La pressione giallorossa è costante, ma di idee ce ne sono poche. La Fiorentina, invece, si compatta e prova a giocare di rimessa, ma di fatto non si rende pericolosa quasi mai, sprecando anche un paio di buone occasioni per far male in contropiede. Poi la Roma paga il conto con la sfortuna, colpendo due traverse (entrambe di testa) in trenta secondi: prima con Schick su traversone di Florenzi, poi con Fazio su angolo di Kolarov. Il resto è tutto un grande caos, con i giallorossi propensi in avanti e i viola impegnati a ribattere ogni pallone. Di calcio se ne vede ancora poco, per la gioia di Pioli che porta a casa una vittoria pesantissima.

Andrea Pugliese

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Spal-Atalanta 1-1. De Roon risponde a Cionek

La Spal gioca meglio nel primo tempo ma nella ripresa i ragazzi
di Gasperini reagiscono da grande squadra e pareggiano su rigore



Lotta salvezza e sogno europeo: la corsa continua. Giusto così. La Spal non fa i conti col Papu Gomez e con De Roon (artefici dell'1-1 originato da calcio di rigore) e l'Atalanta riesce sgommando a riprendere gli emiliani in coda ad un secondo tempo di terribile intensità. Finisce in parità la battaglia del Mazza: la squadra di Semplici si porta a +3 sul Crotone terz'ultimo e i nerazzurri tengono comunque viva la lotta per l’Europa League.

TESTA VINCENTE — Atalanta subito all'attacco con gli assalti di Gosens (respinta di Meret) e De Roon (tiro largo), ma la Spal senza Vicari e Schiattarella (l'equilibratore dell'ultimo mese) non sta a guardare. E ne viene fuori una bella sfida a tutto campo: gli emiliani hanno l'occasione nitida per passare in vantaggio al 13' quando Grassi, lanciato con un bel filtrante da Costa, lascia partire un sinistro ad incrociare non irresistibile trovando la tempestiva opposizione con i piedi di Berisha. Che al 18' rischia poi il clamoroso autogol sul tiro potente dalla distanza di Viviani, perdendo il pallone che per sua fortuna non inquadra la porta per un nonnulla. Non passa un minuto e Viviani ci riprova da 35 metri ingaggiando una sorta di sfida nella sfida col portiere dell'Atalanta: altra respinta coi pugni. Padroni di casa e del campo, gli emiliani: la squadra di Semplici impone ritmo e precisione nel tocco, una pressione fortissima di cui i nerazzurri soffrono. Ci vuole uno scatto del Papu Gomez per allentare un po’ la tensione. E al 26' l'argentino timbra il palo con un destro chirurgico, anche se sulla respinta Freuler segna in fuorigioco segnalato da Valeriani. Ma nel finale di tempo gli emiliani passano in vantaggio con merito da piazzato: pennellata di Viviani e testa vincente di Cionek che sfrutta la dormita dei nerazzurri schierati in linea sorprendendo pure Berisha.

CHE INTENSITÀ — Alla ripresa del gioco Gasperini si ripresenta con Cornelius al posto di Petagna. E ci pensa Gomez, il solito Gomez, a spingere su la sua squadra costringendo Meret agli straordinari con un destro radente al 4'. Il numero 10 nerazzurro allarga il campo a destra per fornire cross ai compagni. Contenuta la sfuriata degli atalantini, la Spal si rianima e pareggia il conto degli legni colpendo al 18' una traversa col gran balistico Viviani, davvero sfortunato dalla distanza. La partita, sulla falsariga del primo tempo, si trasforma in una corrida senza pause: i rovesciamenti di prospettiva sono continui. Gli emiliani rischiano al 22' quando Hateboer crossa e Freuler schiaccia di testa col pallone che si perde di poco alla sinistra di Meret. L'ingresso in campo di Barrow, nel frattempo, accentua il tasso di pericolosità dell'Atalanta. Che al 33' riprende gli avversari su calcio di rigore concesso per il fallo di Costa sul Papu (12° penalty a sfavore per la Spal): dagli undici metri De Roon non sbaglia. È un crescendo rossiniano, quello nerazzurro. Ma anche i rivali non demordono fino alla fine. E protestano a lungo per un calcione in area di Masiello su Paloschi: il rigore poteva starci.

Alessio D'Urso

Fonte: Gazzetta dello Sport
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08/04/2018 00:04
 
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Sampdoria-Genoa 0-0, derby della Lanterna senza gol

Attacchi sterili, meglio le difese. Giampaolo attacca di più,
Ballardini difende con ordine e porta a casa un punto d'oro per la tranquillità.
Europa più lontana per i doriani



Il derby tra gli imbattibili Giampaolo e Ballardini, entrambi mai sconfitti in una stracittadina genovese, finisce pari. E forse non poteva che andare così, anche se a conti fatti a uscire con il sorriso sono i rossoblù, che fanno un ulteriore passo verso la salvezza. La Samp, invece, si ritrova fuori da quella zona Europa nella quale era ormai ospite fissa da mesi.

POCHE EMOZIONI — L’avvio è tattico. Il Genoa è guardingo, la Sampdoria si arma di pazienza. Il risultato non è spettacolare: la squadra blucerchiata che cerca di sfondare al centro ma cozza contro una difesa sempre organizzata. Il Genoa prova a rispondere con verticalizzazioni rapide, spesso cercando Lapadula, senza grande successo. I brividi nel primo tempo sono pochi: un tiro alto di Praet, due conclusioni centrali e telefonate dei rossoblù. La Sampdoria aumenta il ritmo nel secondo tempo e diventa più pericolosa: al 4’ Zapata sprinta a sinistra e mette in mezzo, Torreira è pronto ma manca di poco il bersaglio. Poi entra in scena Quagliarella, da una sua giocata nasce l’occasione buona per Linetty: Perin respinge il tiro del centrocampista e pure la replica di Caprari. Ballardini arretra il baricentro, inserendo Cofie per Pandev e alzando il muro. I rossoblù stuzzicano Viviano solo con una conclusione centrale di Hiljemark, ma anche la Samp non trova più varchi.



Alessio Da Ronch

Fonte: Gazzetta dello Sport
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