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Campionato di calcio Serie A stagione 2018/2019: cronache, classifiche e... soprattutto commenti

Ultimo Aggiornamento: 27/05/2019 00:22
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SERIE A 2018/2019 17ª Giornata (17ª di Andata)

22/12/2018
Lazio - Cagliari 3-1
Empoli - Sampdoria 2-4
Genoa - Atalanta 3-1
Milan - Fiorentina 0-1
Napoli - Spal 1-0
Sassuolo - Torino 1-1
Udinese - Frosinone 1-1
Chievo - Inter 1-1
Parma - Bologna 0-0
Juventus - Roma 1-0

Classifica
1) Juventus punti 49;
2) Napoli punti 41;
3) Inter punti 33;
4) Lazio punti 28;
5) Milan punti 27;
6) Sampdoria punti 26;
7) Fiorentina e Sassuolo punti 25;
9) Atalanta e Roma punti 24;
11) Torino punti 23;
12) Parma punti 22;
13) Genoa punti 19;
14) Cagliari punti 17;
15) Empoli e Spal punti 16;
17) Udinese punti 14;
18) Bologna punti 13;
19) Frosinone punti 9;
20) Chievo(-3) punti 5.

(-3) Il Chievo sconta la penalizzazione per la sentenza del Tribunale della Federcalcio.

(gazzetta.it)
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Re:
ilpoeta59, 19/12/2018 15.13:

La Juve dovrà perdere tre partite, il Napoli le dovrà vincere tutte, sarà tre volte Natale e festa tutto il giorno, ogni Cristo scenderà dalla croce, anche gli uccelli faranno ritorno! [SM=x611915]




E questa con la Roma non l'abbiamo persa... Ma, piuttosto, pensa che Natale avresti trascorso se fossi stato tifoso del Milan o dell'Inter. Quindi non sarà tre volte Natale ma comunque per il Napoli a Natale sarà festa tutto il giorno...

Buon Natale.

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Frosinone-Milan 0-0: la crisi continua

I rossoneri non vanno oltre il pari contro i ciociari e ringraziano Donnarumma, autore di tre grandi interventi



Il filo che tiene legato Rino Gattuso alla panchina rossonera adesso è più sottile di un capello. Lo zero a zero di Frosinone era uno dei risultati non ammessi dalla società, dopo quello con Torino e Bologna, e la sconfitta interna con la Fiorentina. Non resta che capire se la dirigenza gli lascerà ancora un chance fra tre giorni con la Spal a San Siro, e la logica parrebbe indirizzare la situazione verso questo scenario, dal momento che l’ultima partita dell’anno solare è alle porte e dopo ci sarà tempo e modo per valutare e prendere eventuali decisioni. Di certo il Milan, al di là del risultato, ha fatto troppo poco per mostrare un’inversione di tendenza, confermando le paure mentali e l’involuzione tattica evidenziata nelle ultime uscite. Il fatto che il migliore fra i rossoneri sia Donnarumma la dice lunga sul momento attraversato dalla squadra. Al netto, ovviamente, degli infortuni (stavolta è rimasto a casa anche Suso, ma rientravano Kessie e Bakayoko dalla squalifica). Gattuso è ripartito dal 4-3-3, con Cutrone largo a sinistra, e ha provato anche a cambiare vestito tattico, passando al 4-3-1-2 (Castillejo dietro Cutrone e Higuain) e al 3-4-1-2 nell’ultimo spezzone di partita, ma non c’è stato nulla da fare: questione di testa, soprattutto, quella che invece il Frosinone ha avuto dal primo all’ultimo minuto, con un approccio maturo e molto tonico in una sfida dove le occasioni migliori sono state nei piedi dei padroni di casa.

LA PRIMA FRAZIONE — Il primo tempo rossonero è stato emblematico dello stato di salute mentale della squadra, nel senso che il Milan è partito con personalità e convinzione, ma ha finito con lo spegnersi man mano che le azioni non producevano effetti. Una sorta di scoramento che si è insinuato dopo ogni manovra non andata a buon fine. Un primo tempo, comunque, giocato decisamente male, e che ha mostrato i consueti difetti delle ultime uscite: possesso palla fine a se stesso, sterile, attendendo qualcuno che ci mettesse un guizzo. Attesa vana: Higuain ha vagato ad anni luce dall’area, Castillejo ha fatto una fatica spropositata a proteggere palla, Calhanoglu si è fatto ricordare per l’ennesima prova fantasma e Cutrone, relegato in fascia, ha cercato di adattarsi come può ai compiti da esterno. I problemi veri per il Milan sono iniziati quando il Frosinone ha capito di potersi alzare un po’ senza rischiare chissà quali imbucate, cosa accaduta nella seconda parte di frazione. I padroni di casa hanno punto soprattutto sulle fasce, dove Ghiglione ha imperversato a destra, costringendo Rodriguez a starsene rintanato, e Beghetto si è infilato spesso e volentieri a sinistra, mentre in mezzo Chibsah ha fatto girare bene la squadra saltando spesso la mediana rossonera. Avrebbe comunque potuto essere una partita diversa, se Cutrone dopo due minuti avesse capitalizzato un cross di Calabria, che lo ha pescato tutto solo in area. Ma Patrick ha pasticciato di controbalzo, divorandosi l’occasione. Il Milan si è visto ancora due volte (un palo di Castillejo e un’altra conclusione su cui vola Sportiello) e poi è uscito di scena, lasciandola al Frosinone. Dapprima con un bel tiro al volo di Ghiglione (bravo Donnarumma), poi con Beghetto che tutto solo ha sparato in curva, e infine con la magnifica azione del gol di Ciano, cancellata dal Var per un fallo a centrocampo su Calhanoglu.

I SECONDI 45’ — La ripresa non è stata molto diversa. Il Milan ha riprovato a iniziare con un po’ di vigore, ma si è ritrovato presto di nuovo vittima di se stesso, a trotterellare per il campo senza grande convinzione. Il Frosinone rispetto ai primi 45 ha preferito non scoprirsi troppo in modo da non correre rischi, ma nonostante ciò ha avuto le occasioni più nitide: ancora con Ghiglione (botta dalla distanza), a cui si è opposto nuovamente Donnarumma, e con Ciano, che il portiere rossonero ha disinnescato con un prodigio. Sul versante rossonero restano pochissimi spunti: un colpo di testa di Romagnoli bloccato da Sportiello e una lunghissima lotta – anzi, litigio – di Higuain col pallone, che non è mai riuscito a governare e calciare come si deve. Troppo poco. Praticamente il nulla.

Marco Pasotto

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Atalanta-Juve 2-2, Ronaldo entra e segna il pari.
Bianconeri in 10 dal 53'

La squadra di Allegri avanti dopo 2' grazie a un'autorete di Djimsiti.
Poi Zapata segna due reti. Sull'1-1 cartellino rosso per Bentancur.
Al 65' entra il portoghese e realizza il pareggio.
Al 91' annullato per fuorigioco il 2-3 di Bonucci



La prima Juventus senza Cristiano Ronaldo ha bisogno di Cristiano Ronaldo per evitare la prima sconfitta in trasferta in campionato del 2018. Proprio il fenomeno portoghese firma il gol del 2-2 (GUARDA IL TABELLINO DELLA PARTITA) e tira fuori la Juventus da una partita rognosissima, con l’Atalanta che era avanti di un gol e di un uomo (rosso a Bentancur).

LE DIFFICOLTÀ — L’Atalanta di Gasperini è il peggior avversario da affrontare il 26 dicembre, quando sei reduce da un dicembre terribile e hai tanta voglia di staccare. I nerazzurri mettono sul campo una fisicità debordante, sia sul piano della corsa che nei duelli di potenza. Hanno un centravanti, Duvan Zapata, in stato di grazia: con la doppietta alla Juve fanno 8 in 5 partite. In pratica tutti i gol di dicembre dei bergamaschi sono suoi. La Juve, avanti dopo nemmeno 2’ con un tocco di Djimsiti (quello che su questo campo aveva cancellato Icardi segnando anche un gol) nella propria porta, non ha mai tempo di costruire gioco. Col passare dei minuti cede campo, accontentandosi di gestire. Il gol dell’1-1 arriva alla prima occasione per l’Atalanta, ma non è immeritato. Zapata salta Bonucci aiutato anche da una leggera carambola e scarica il sinistraccio alle spalle di Szczesny.

ANCORA ZAPATA — La ripresa, dopo un primo tempo che si conclude intenso ma senza grosse occasioni, non dà la svolta alla manovra della Juve, sempre ingessata anche per meriti dell’Atalanta. Un corner del Papu messo in porta ancora da Zapata arriva 3’ dopo l’espulsione di Bentancur che fa infuriare Allegri. Non tanto per il provvedimento in sé, che può starci, quanto perché arriva parecchi secondi dopo il fallo stesso. E come spesso accade alle squadre che hanno grandi doti morali oltre che tecniche, la Juventus che reagisce allo svantaggio è la migliore di giornata. Allegri la ridisegna con Pjanic e Cristiano per Douglas e Khedira (così così il suo rientro dal 1’), con Emre Can (colpevole sul 2-1) che sale molto di tono e il solito lavoro di Mandzukic. Ronaldo brucia Djimsiti e pareggia da azione da palla inattiva dopo un tocco di Mandzukic e Zapata che fa un po’ di confusione in marcatura. E’ una Juve che lascia spazio ai contropiede dell’Atalanta, ma dopo il pari sfiora il clamoroso ribaltone con una costruzione Emre-De Sciglio, con Mandzukic che non riesce ad arrivare sul cross basso. La partita è molto intensa, a tratti anche bella. Bonucci segna il 3-2, ma c’è fuorigioco sul tocco di Alex Sandro. Giusto così, l’Atalanta non avrebbe meritato di perdere. E la Juve, in attesa di Inter-Napoli, chiude il suo 2018 in campionato da imbattuta lontana dallo Stadium.

Jacopo Gerna

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Bologna-Lazio 0-2: Simone Inzaghi inguaia il fratello Pippo

Nella prima sfida in A tra i due fratelli la spunta Simone con i gol di testa di Luiz Felipe e Lulic.
I biancocelesti salgono al quarto posto, a +3 dal Milan. Pippo rimane terzultimo



Simone batte Pippo, il derby degli Inzaghi va alla Lazio che con un gol per tempo (entrambi sugli sviluppi di un calcio d'angolo) piega un Bologna rinunciatario e, alla fine, pesantemente contestato dai suoi tifosi. La situazione degli emiliani si fa sempre più difficile, ma a preoccupare più della classifica è l'involuzione della squadra. La Lazio invece coglie la seconda vittoria consecutiva dopo il digiuno di un mese e mezzo e si isola al quarto posto in classifica grazie al pareggio del Milan a Frosinone.

ANDAMENTO LENTO — Baci e abbracci tra gli Inzaghi prima della partita, sotto gli sguardi giustamente orgogliosi di papà Giancarlo e mamma Marina. A fine partita non sarà lo stesso, con Pippo ovviamente deluso e preoccupato e Simone che quasi si dispiace per l'affronto fatto al fratello più grande. E pensare che l'inizio della partita fa pensare ad un clima natalizio-familiare anche in campo. Ma è solo un'illusione. Il Bologna si mantiene basso, troppo basso perché teme la fisicità della Lazio e perché questo atteggiamento nelle ultime partite con Milan e Parma aveva prodotto altrettanti pareggi. La Lazio, dal canto suo, mantiene il ritmo basso perché questo è ormai il suo modo di operare. Non più arrembaggi a tutto spiano dal primo minuto, ma manovra più ragionata e sorniona. Inzaghi (Simone) conferma il 3-5-2 fantasia della partita col Cagliari con Milinkovic e Luis Alberto mezzali. Le uniche varianti sono Leiva per Parolo e Caicedo al posto dell'acciaccato Immobile (entrambi entreranno nella ripresa). I padroni di casa rispondono con un 3-5-2 a trazione posteriore, nel senso che restano fin troppo guardinghi. La Lazio, dopo un paio di tentativi di Luis Alberto passa alla mezzora. Angolo dello stesso Luis Alberto e testa vincente di Luiz Felipe (al primo gol stagionale).

STESSO COPIONE — Il centrocampista spagnolo e il difensore brasiliano saranno poi protagonisti anche dell'azione del raddoppio allo scadere. Che sarebbe la fotocopia del primo gol se non fosse che stavolta la "spizzata" di Luiz Felipe sull'angolo di Luis Alberto necessita anche di un ulteriore tocco vincente che si materializza grazie a Lulic. Il 2-0 arriva anche troppo tardi per come si sviluppa la partita. I biancocelesti potrebbero infatti mettere al sicuro il risultato già con Correa prima dell'intervallo, poi con Immobile (due volte) e Milinkovic nel corso della ripresa. L'inerzia della gara non cambia infatti nonostante le sostituzioni. L'Inzaghi laziale getta nella mischia prima Immobile, poi Parolo e Lukaku (escono Caicedo, Ciorrea e Milinkovic), lasciando invariato il modulo. L'Inzaghi bolognese, invece, finisce con quattro punte in campo (a Santander si aggiungono Orsolini, Palacio e Destro), ma l'artiglieria pesante finisce paradossalmente (o forse no) col rendere la squadra di casa ancora meno produttiva.

Stefano Cieri

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Cagliari-Genoa 1-0: decide Farias

La squadra di Maran torna alla vittoria in campionato dopo 7 partite. Per i ragazzi di Prandelli ennesimo stop



Respira il Cagliari, piange il Genoa. Ai sardi la vittoria (1-0) mancava da due mesi (28 ottobre) da quando superarono il Chievo alla Sardegna Arena (GUARDA QUI IL TABELLINO). Li porta in paradiso un colpo del Mago di Sorocaba Diego Farias, uno che spesso litiga con gol e pallone, ma che, come tutti i maghi, è capace di colpi di genio. Il Cagliari non poteva perderla, qualche tensione cominciava ad affiorare. Il Genoa voleva bissare la bella prova di sabato con l'Atalanta, ci riesce in parte, perché nel calcio vice chi la butta dentro e, pur con grandi interventi di Cragno, i genoani non riescono a centrare il bersaglio. Il clima iniziale in una splendida giornata di sole è di festa: Luna Melis, la giovane cantante di Uta protagonista a X Factor in mezzo al campo a salutare i sardi, la più bella lettera di Babbo Natale premiata, la maglia speciale da vendere per Charity Stars, l'ex storico difensore Oreste Lamagni in tribuna con gli altri storici rossoblù. Lo stadio è quasi pieno.

PRIMO TEMPO — Maran rivoluziona un bel po' la squadra rispetto alla disastrosa prova di Roma con la Lazio. Srna e Ceppitelli tornano ai loro posti dopo la squalifica. Pisacane vince il ballottaggio con Romagna. Pavoletti ha recuperato dai risentimenti varie ed è al suo posto di centravanti con Farias accanto; per tre partite il livornese è mancato e parecchio. Il cambio sostanziale è in regia dove torna Cigarini al posto del croato Bradaric. Non accadeva dalla sfida interna col Torino. Rifiata anche Ionita, la mezzala destra è Faragò. Ma il moldavo deve andare a scaldarsi immediatamente perché Romero ripete la scena fatta con De Roon sabato scorso e con un'entrataccia (punita col giallo da Orsato) manda fuori causa Joao Pedro che dopo 15' deve uscire. Prandelli manda in campo gli stessi che hanno chiuso la sfida vincente con l'Atalanta (il suo primo successo al Genoa, dopo un pari con la Spal e la sconfitta con la Roma). Quindi Kouame (che poteva finire al Cagliari prima che arrivasse Cerri) sta in panchina e Bessa agisce dietro Piatek, in una sorta di 3-5-1-1. La gara è equilibrata, il Genoa accelera di più, ma Cragno respinge bene solo una volta quando Piatek in black door fulmina Ceppitelli e tira. Il Cagliari ha la sua occasione con Barella lanciato splendidamente da Cigarini, tira a giro Radu manda in angolo. C'è equilibrio totale, ma nello sprint finale con 3' di recupero è il Cagliari che ha l'acuto vincente. Srna crossa, Ionita fa velo, la palla arriva a Farias che colpisce in modo non irresistibile, ma il pallone rimbalza in modo tale che Radu non riesce a intervenire e il brasiliano toglie la maglia pazzo di gioia per il secondo gol in campionato. Uno a zero con tripudio rossoblù, in vantaggio, cosa che non accadeva, anche questa dalla sfida col Chievo del 28 ottobre.

SECONDO TEMPO — Prandelli tornato furioso negli spogliatoi, riparte con Kouame accanto a Piatek. Sandro, lento e compassato, finisce la sua gara. Così, Bessa ha maggior raggio d'azione e, servito da Lazovic, va vicinissimo al pareggio con un tiro che va fuori di un soffio. Poi è Cragno a opporsi a Lazovic. È un Genoa più carico, offensivo, deciso a rimettere le cose a posto. Ma due minuti dopo, su una combinazione Faragò-Barella è Pavoletti che divora il 2-0 calciando alto. Salta tutto: sul ribaltamento è Kouame che fa esaltare ancora Cragno, in angolo. Prandelli decide di rischiare tutto: dentro pure Favilli per il difensore Romero. E cambia sistema con la difesa a quattro e Lazovic terzino (molto di spinta). Un 4-3-3 con Piatek supportato da Favilli e Kouame. Ma è il Cagliari a mancare ancora il raddoppio su corner di Srna (inesauribile tra cross e corner) la palla arriva fuori area a Barella (grande prova), ma il suo tiro si stampa sul palo. Maran decide di cambiare: fuori il mago Farias che non la prende benissimo, dentro Sau per correre e tamponare. Alla fine ha ragione lui. Il Cagliari soffre fino alla fine, ma resiste e torna alla indispensabile vittoria. E va la musica di Mariah Carey. È Natale.

Francesco Velluzzi

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Fiorentina-Parma 0-1: decide un gol di Inglese

L'attaccante gialloblù approfitta di un clamoroso liscio
di Vitor Hugo per concretizzare l'unica vera occasione per i ducali:
è aggancio in classifica a quota 25



Inglese onora il proprio cognome e decide il Boxing day. Un destro preciso dell'attaccante su errore dello sciagurato Vitor Hugo decide la partita del Franchi. La Fiorentina, dopo la vittoria di San Siro, è incapace di dare continuità al proprio cammino giocando male e lasciando sul campo punti preziosi. Mirallas non è al meglio (influenza) e non va nemmeno in panchina. Con Chiesa e Simeone davanti gioca Pjaca. D'Aversa risponde con Bastoni al posto dello squalificato Bruno Alves e Biabiany nel tridente offensivo, con Gervinho in panchina. Al 4' il primo tiro è viola con Benassi che impegna Sepe da posizione angolata.

INGLESE CHIRURGICO — Poi ci prova Chiesa con un diagonale sinistro sul primo palo deviato bene in corner da Sepe, ex dell'incontro. Al 25' tripla occasione viola nella stessa azione con Pezzella che non riesce a colpire da pochi passi e poi Simeone che tira due volte vedendosi sempre respingere il pallone dal muro difensivo del Parma. Gli ospiti si affidano alle ripartenze puntando soprattutto sulla velocità di Biabiany che fa ammonire prima Milenkovic e poi Pezzella. Lo stesso Milenkovic si fa male, al suo posto Laurini. Prima dell'intervallo a passare è proprio il Parma con Inglese, bravo a sfruttare un clamoroso liscio di Vitor Hugo e battere Lafont con un tocco dolce sul secondo palo.

DISASTRO HUGO — Si riparte con Scozzarella per Stulac nel Parma e dopo qualche minuto Gerson al posto di uno spento Benassi per la Fiorentina. I viola attaccano ma senza precisione, il Parma si difende bene e rischia poco. Al 18' la prima occasione della ripresa con Gerson che colpisce male da buona posizione strozzando il pallone. Un minuto dopo Vitor Hugo completa la propria disastrosa prestazione stendendo Biabiany lanciato a rete. Rosso inevitabile e Fiorentina in dieci. Pioli opta per Ceccherini (al posto di Edimilson) terminando così le sostituzioni. I viola ci mettono cuore ma poca qualità e pochissima precisione. La squadra di D'Aversa si difende con ordine senza mai rischiare. Il gioco è spezzettato ed i soli quattro minuti di recupero fanno infuriare Pioli. Vince il Parma che in classifica agguanta i viola. La Fiorentina esce a pezzi perdendo partita, Gerson e Vitor Hugo (squalifica) e probabilmente Milenkovic (infortunio).

Giovanni Sardelli

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Sampdoria-Chievo 2-0: a segno Quagliarella e Ramirez

Un'altra perla dell'attaccante blucerchiato: il suo tacco è l'ottava rete consecutiva in campionato.
L'uruguaiano firma il raddoppio



Non si ferma la corsa della Sampdoria ai quartieri nobili della classifica, grazie al successo per 2-0 sul Chievo (GUARDA QUI IL TABELLINO) che regge bene nel primo tempo, ma poi si arrende dopo la magia di Quagliarella in avvio della ripresa, che spiana la strada al successo blucerchiato prima del bis di Ramirez. Di Carlo cade così dopo cinque pari consecutivi, ma propone comunque un Chievo ben disposto in campo, che per un tempo chiude tutti varchi, ma nulla può contro la magia (tacco di destro in mischia) che in avvio di ripresa, su una punizione di Ramirez, sblocca la partita e mette in discesa la partita per la Sampdoria.

DUE FACCE — Eppure il primo era stato maledettamente complicato per la Sampdoria, contro un Chievo che conferma sin dalle battute iniziali quando di buono fatto sotto la gestione-Di Carlo. Ne scaturisce così subito una gara in cui i blucerchiati faticano a imporre il loro gioco ed a costruire la manovra, contro un avversario che gioca cortissimo, fa un pressing altissimo e non permette ai blucerchiati di ragionare. Giampaolo lascia fuori Tonelli e schiera un eccellente Colley titolare. Ma lo spregiudicato 3-4-3 di Di Carlo è la chiave per tenere bassa la Samp, e sfruttare il gran gioco, soprattutto sulla fascia destra, di Leris, che nel primo tempo aiuta la mediana e, quando Linetty sale, va a tamponare sino sulla linea dei difensori. Partita non bella, dunque, ma tatticamente complicata. Gli ospiti non vanno in difficoltà neppure dopoché, prima del quarto d’ora, perdono Obi (problema muscolare), sostituito da Hetenmaj. Un Chievo che sa soffrire, anche se paga l’imprecisione in attacco. Tanto che, all’intervallo, la miglior occasione capita sul piede di Praet, al 47’, con una gran botta dalla distanza che Sorrentino respinge d’istinto.

SVOLTA — Nella ripresa, la gara cambia volto dopo il vantaggio sampdoriano. La Samp gestisce e rischia pochissimo, anche perché a quel punto il Chievo sale, si scopre e al 13’ subisce il raddoppio di Ramirez su cross di Murru. Unica nota negativa della partita, l’ammonizione (contestata) di Andersen, diffidato, che costringerà il danese a saltare la sfida di domenica prossima in casa della Juventus. Finale tutto sampdoriano, con la traversa di Quagliarella (38’) su punizione: l’attaccante, fresco di rinnovo sino al 2020, raggiunge Montella a quota 58 gol fra i marcatori di ogni tempo in A con la maglia della Samp.

VELENI — Rimane aperta, però, la frattura fra la parte più calda della tifoseria blucerchiata e il presidente Ferrero, contestato fuori allo stadio con alcuni striscioni esposti prima della partita.

Filippo Grimaldi

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Roma-Sassuolo 3-1: gol di Perotti (rigore), Schick, Zaniolo e Babacar

I giallorossi tornano alla vittoria in campionato e salgono al settimo posto a -1 dal Milan.
I neroverdi si fermano dopo 5 risultati utili consecutivi



Di Francesco si porta a casa una vittoria preziosissima (GUARDA QUI IL TABELLINO), ritrova finalmente uno Schick positivo (al netto di qualche sbavatura) e resta a -4 dalla zona Champions, obiettivo minimo dei giallorossi. Il Sassuolo invece gioca una partita per alcuni versi scriteriata, lasciando spazi infiniti dove la Roma si infila e fa male. Gli ospiti vivono di iperboli e sbilanciamenti, regalando di fatto la partita ideale alla Roma di Di Francesco, che quando trova avversari così va a nozze. E se il passivo per i neroverdi non è più pesante (3-1) è solo per merito di un ottimo Consigli, che piazza almeno tre parate decisive.

NEL SEGNO DI PATRIK — Di Francesco ritrova finalmente dal via Perotti, che non giocava titolare oramai dal 23 settembre, a Bologna. De Zerbi invece lascia fuori Lirola, Di Francesco e Sensi, cambiando volto al suo Sassuolo. Accolto tra i fischi dell'Olimpico, stavolta Schick mette da parte le paure e lascia il segno. Prima si guadagna il rigore (fallo di Ferrari in verticale) trasformato da Perotti, poi va via da solo e insacca solitario il 2-0, saltando Consigli a tu per tu. In generale è De Zerbi a lasciare troppo campo, con una difesa alta che lascia praterie inattese dove la Roma trova verticalità e affondi. Eppure la sfida era iniziata con un brivido per i giallorossi, con un rinvio sbagliato di Olsen su cui Berardi aveva quasi trovato il gol da 25 metri. E prima del 2-0 il Sassuolo era andato a mezzo centimetro (letteralmente) dal pareggio, con un angolo svirgolato da Schick che sbatte sulla traversa e poi sulla parte interna della linea di porta. Insomma, sembra gol, ma la tecnologia dimostra che per mezzo centimetro o giù di lì non lo è. Scampato il pericolo la Roma si riorganizza, mette paura a Consigli con una bella combinazione Under-Florenzi-Under e poi trova il 2-0. Messo al sicuro il risultato, i giallorossi trovano spazi e corsa per rendersi ancora pericolosi con Perotti, Schick e Zaniolo. Il ritorno di Perotti, per quanto ancora non brillantissimo, fa la differenza. L'argentino ha spunti e voglia, oltre che regalare quell'imprevedibilità che è a lungo mancata all'attacco giallorosso.


AFFONDI GIALLOROSSI — E la ripresa si apre ancora all'insegna di Schick, che però stavolta (10') si divora il 3-0 di testa, appoggiando su Consigli di testa, da solo davanti al portiere neroverde. Passano solo quattro minuti però che la Roma il 3-0 lo trova davvero, con un colpo da maestro di Zaniolo, che prima brucia in velocità Ferrari, poi mette a sedere sia lui sia Consigli e beffa il portiere avversario con un cucchiaio morbido "alla Totti". Bravissimo Zaniolo, inguardabile ancora una volta il Sassuolo, capace di lasciare oltre 30 metri di campo agli affondi giallorossi, con la difesa sempre alta e sbilanciata. Al 31' Consigli nega il poker giallorosso prima a Kluivert e poi a Under, in mezzo Schick lascia il campo e i fischi iniziali diventano applausi. Poi è ancora Consigli a negare il gol a Kolarov, con la Roma che oramai trova spazi ovunque per far male. Il Sassuolo ha una fiammata con Di Francesco, ma Olsen è bravo a dire di no. Poi in extremis arriva il 3-1 di Babacar. Poi tutti via, pensando agli scontri diretti con Parma e Atalanta del fine settimana.

Andrea Pugliese

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Spal-Udinese, pari senza emozioni: 0-0

Lo scontro salvezza finisce in parità.
I padroni di casa possono recriminare maggiormente per la
traversa colpita su punizione da Petagna nel primo tempo



Un pareggino senza spettacolo e pochissimi tiri in porta: così la Spal deve rimandare al 2019 il ritorno alla vittoria in casa – che manca da tre mesi – ma tiene almeno a distanza l’Udinese, che rimedia un punticino e allunga di poco la distanza dal Bologna terzultimo.

PRIMO TEMPO — Spal e Udinese si specchiano nel proprio non brillantissimo momento e nello schieramento di partenza: 3-5-2 contro 3-5-2 (più tendente al 5-3-2 da parte friulana) che toglie presto spettacolarità alla partita. La Spal si accende quando Lazzari spende le sue corse: al 15’ una sua percussione innesca una punizione che Petagna fa girare sulla parte alta della traversa, mentre al 20’ l’esterno spallino dal fondo crossa sul secondo palo dove ancora Petagna, di testa, alza la mira. Poi tanti passaggi sbagliati, sfide podistiche, poco calcio. Al 32’ Valoti a centro area cerca lo stop di petto su cross di Missiroli, Musso in uscita bassa lo ferma. L’unica chance per l’Udinese al 46’: De Paul conduce palla per cinquanta metri in contropiede, quattro suoi compagni corrono solo dritto verso la porta e a lui non resta che la conclusione, messa in angolo da Gomis.

SECONDO TEMPO — Non si vede molto di più nella ripresa. Che l’Udinese sembra iniziare meglio – testa di Troost-Ekong alta su angolo di De Paul al 7’ e sinistro largo di Larsen al 10’ – ma non dura molto. Tanti lanci, tanti cross, pochi pericoli. Al 21’ Schiattarella prova ad agitare le acque con un inserimento centrale e di testa impegna in angolo Musso. La Spal perde al 18’ Lazzari per infortunio – entrata di D’Alessandro sulla caviglia destra, neanche fischiata – e la spinta diminuisce ulteriormente, nonostante il passaggio al 4-4-2 con Costa terzino sinistro. Tra cambi ed errori, la partita scivola via senza emozioni, anche se al 36’ Fares salva su Lasagna in mischia.

Alex Frosio

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Serie A, Torino-Empoli 3-0:
i granata dominano e tornano alla vittoria

La squadra di Mazzarri si impone con nettezza grazie alle reti di Nkoulou, De Silvestri e Iago Falque



L'elastico si allunga proiettando il Toro di nuovo in zona Europa, un punto sopra il gruppone dei rivali più considerati e immediatamente alle spalle di Roma e Milan. Il successo su un Empoli in formato mignon viene prodotto, nella sostanza, dalle incursioni di due difensori, Nkoulou e De Silvestri, a cavallo tra la fine del primo e l'inizio del secondo tempo. La terza rete è il frutto di un'azione personale di Iago Falque e serve per lo spettacolo. Successo netto, quindi, di quelli che non lasciano strascichi o dubbi: ampiamente meritato, punto e basta.

TRIDENTE — Mazzarri lo ottiene mettendo in campo contemporaneamente i tre attaccanti e quindi variando il suo schema di riferimento: Belotti e Zaza hanno alle spalle i suggerimenti di Iago Falque. Che poco prima della mezz'ora ruba palla in mezzo al campo al giovane Bennacer e s'invola, poi sul movimento a incrociare di Belotti gli serve un rasoterra al bacio sul quale il centravanti impatta in corsa, di sinistro: palo basso a portiere fuori causa.

CONTROLLO — È l'azione più pericolosa di un primo tempo controllato in lungo e in largo dai granata. Unico sussulto ospite un tiro da lontano di Traorè, peraltro alto sulla traversa. Ichazo, che a un certo punto ricorre al massaggiatore per un problemino muscolare, non deve andare oltre quattro-cinque rinvii di piede.

NKLOU — Eppure questo Empoli in serata di luna calante riesce a tenere botta sino a un minuto dall'intervallo, quando Nkoulou, proponendosi in mezzo all'area su angolo di Baselli, trova uno dei suoi stacchi immarcabili (vedi Spal) e gira in rete di testa nonostante Silvestre vada in opposizione e sfiori pure la sfera.

CHE SINISTRI — In avvio di ripresa, prima che Iachini possa correre ai ripari, ecco che il Torino mostra il suo lato spettacolare. Lollo De Silvestri conquista palla ai venti metri e se la porta da destra verso il centro senza trovare grande opposizione. Così ha lo spazio e la capacità di lasciar partire un sinistro forte e angolato che plana giusto nel sette senza lasciare scampo al portiere. Più o meno la stessa azione la interpreta Iago Falque alla mezz'ora: la sua conclusione mancina, sempre dal limite, è una rasoiata nell'angolo basso. Applausi per tutti, ma ora per gustarsi come si deve il Cenone bisogna saltare un ostacolo alto: la Lazio a casa sua.

Nicola Cecere

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Inter-Napoli 1-0: gol di Lautaro, Koulibaly e Insigne espulsi

Decide l'argentino, entrato in un finale convulso.
La Juve scappa a +9 sugli azzurri, cinque punti sopra Spalletti


E alla fine spunta Lautaro, dal nulla, quando il terzo 0-0 consecutivo tra Inter e Napoli appare scritto. Un lampo da centravanti vero e un’esultanza veemente per un gol pesante che magari lo aiuterà a togliersi di dosso la scomoda etichetta di vice Icardi. E stavolta se papà twitterà, lo farà solo per gioire. Dietro alla Juventus c’è un campionato: si corre per il secondo posto e l’Inter, battendo il Napoli, riaccende la volata: 1-0, azzurri ora a più cinque dai nerazzurri, ma anche a -9 della Juve, con Koulibaly e Insigne espulsi in un finale infuocato, nel quale anche Callejon s’incendia prima del rientro negli spogliatoi, inveendo contro l’arbitro Mazzoleni.

SORPRESE INIZIALI — Icardi prova subito ad accedere San Siro, calciando in porta da centrocampo al fischio di inizio e centrando la traversa, con Meret comunque sulla traiettoria. L’Inter sembra subito in partita, mentre il Napoli fatica a prendere le misure. Politano all’8’ spara alto al volo e due minuti dopo – sul versante opposto – è Milik a calciare alle stelle da posizione defilata. La prima parata la fa Handanovic (16’) respingendo in tuffo un tiro a giro di Insigne. Ma resta un isolato tentativo azzurro, perché nel primo tempo è l’Inter a gestire tempi di gioco e palla. Ancelotti a sorpresa aveva azzardato Callejon terzino, piazzando Fabian Ruiz e Zielinski esterni della mediana. Ma il nuovo progetto tattico è andato presto in affanno e complice l’infortunio di Hamsik (guaio muscolare al 24’) Carletto ha risistemato la difesa inserendo Maksimovic e avanzando Callejon nel suo ruolo naturale.

SPEAKER E VAR — Al 30’ lo speaker interviene frenando i cori inneggianti al Vesuvio, evitando così che Mazzoleni possa interrompere la gara. E un minuto dopo l’Inter trova anche il gol con un diagonale mancino di Perisic che però è in offside, come conferma poi anche la Var. Al 43’ l’occasionissima per l’Inter capita sui piedi di Icardi, che dopo un paio di rimpalli in area salta anche Meret ma calcia debolmente, esaltando la scivolata provvidenziale sulla linea di Koulibaly.

ROSSO DI RABBIA — L’avvio di ripresa è più equilibrato, anche se la partita stenta ad accendersi. La prima conclusione nello specchio è di Callejon (21’), ma Handa è ancora attento a respingere. Nell’area avversaria è provvidenziale ancora una volta Koulibaly (24’) che in scivolata intercetta un cross basso di Perisic nell’area piccola, destinato a Icardi. Ma l’episodio chiave della gara di Koulibaly avviene al 35’, quando il gigante della difesa napoletana ferma Politano (beccandosi il giallo) e poi viene sommerso dai "buuuu" della curva Nord. Il franco-senegalese reagisce con un applauso, non chiaro se rivolto a Mazzoleni per il giallo o al pubblico per i cori razzisti. E l’arbitro lo espelle. I giocatori del Napoli protestano con il direttore di gara, Icardi prova a consolare il difensore rivale, con scarsi risultati.

LAMPO PARTITA — Si torna a giocare, Spalletti inserisce Lautaro per provare a vincere e l’Inter sfiora subito il vantaggio sugli sviluppi di un calcio d’angolo: Icardi sale in cielo ma Meret vola alla sua destra e salva il Napoli. Ma in inferiorità numerica è il Napoli ad avere la palla gol più clamorosa del match. Ripartenza fulminea Fabian Ruiz-Mertens, sul cross del belga Handanovic respinge male ma poi si supera sulla conclusione di Insigne, la palla resta lì e Zielinski calcia di potenza, ma Asamoah compie il miracolo sulla linea. Finita qui? Macché, in pieno recupero la svolta, con la zampata di Lautaro che manda in estasi San Siro mentre Insigne perde la testa e si fa cacciare. L’Inter vince, consolida il terzo posto e accorcia sul Napoli. E la Juve, anche quando non vince, allunga in vetta.

Vincenzo D'Angelo

Fonte: Gazzetta dello Sport
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SERIE A 2018/2019 18ª Giornata (18ª di Andata)

26/12/2018
Frosinone - Milan 0-0
Atalanta - Juventus 2-2
Bologna - Lazio 0-2
Cagliari - Genoa 1-0
Fiorentina - Parma 0-1
Sampdoria - Chievo 2-0
Roma - Sassuolo 3-0
Spal - Udinese 0-0
Torino - Empoli 3-0
Inter - Napoli 1-0

Classifica
1) Juventus punti 50;
2) Napoli punti 41;
3) Inter punti 36;
4) Lazio punti 31;
5) Sampdoria punti 29;
6) Milan punti 28;
7) Roma punti 27;
8) Torino punti 26;
9) Atalanta, Fiorentina, Sassuolo e Parma punti 25;
13) Cagliari punti 20;
14) Genoa punti 19;
15) Spal punti 17;
16) Empoli punti 16;
17) Udinese punti 15;
18) Bologna punti 13;
19) Frosinone punti 10;
20) Chievo(-3) punti 5.

(-3) Il Chievo sconta la penalizzazione per la sentenza del Tribunale della Federcalcio.

(gazzetta.it)
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27/12/2018 06:51
 
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Era una buona occasione per accorciare le distanze con la Juve...peccato!
L'espulsione di Koulibaly è stata giusta perché non doveva reagire al giallo...però il giallo non ci stava!!!






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Juventus-Sampdoria 2-1: doppietta di Cristiano Ronaldo e gol di Quagliarella

I bianconeri stabiliscono il record di punti nel girone d’andata grazie a una doppietta del portoghese.
In mezzo, la nona rete in 8 gare di Quagliarella. Al 93' annullato con la Var il pari blucerchiato



Battere la Sampdoria e chiudere il girone d’andata senza sconfitte e con il record di punti (53): fatto. Superare i 100 punti nell’anno solare: fatto. Conquistare la vetta della classifica dei marcatori (in attesa della risposta di Piatek): fatto. La Juventus saluta l’anno che se ne va nell’unico modo che conosce, vincendo, ma non senza preoccupazioni e brividi, soprattutto nel finale. La statuetta del migliore va, neanche a dirlo, a Cristiano Ronaldo, autore di una doppietta, ma l’altra protagonista del match di mezzogiorno è la Var, che assegna un rigore per parte e nel recupero annulla la rete del 2-2 doriano.

VANTAGGIO E VAR — Quando sembrava tutto facile, improvvisamente il pomeriggio bianconero è diventato complicato. Facile perché la Juventus era andata in vantaggio quando ancora i ritardatari dello Stadium stavano cercando posto: dopo due minuti ottima apertura di De Sciglio da destra, che a forza di giocare al posto suo si sta sempre più cancelizzando, stop, qualche passo palla al piede e destro di Cristiano Ronaldo. Col gol la partita s’addormenta, perché la Signora si sente al sicuro e non affonda, la Sampdoria fa un buon giro palla ma fatica ad arrivare davanti alla porta. Così i padroni di casa commettono l’errore di controllare senza spingere e una decina minuti prima dell’intervallo vengono puniti. Decide la Var, cui l’arbitro ai rivolge dopo un corner blucerchiato: spiazzata di testa di Emre Can su angolo di Caprari e salvataggio di Alex Sandro, per Valeri però il tocco di braccio dello juventino è sospetto. Rigore (generoso) assegnato dalla tecnologia è trasformato dall’ex Quagliarella, applaudito dai tifosi della Juve nel pre partita ma fischiato quando si è presentato sul dischetto.

RADDOPPIO E BRIVIDI FINALI — La Samp prende fiducia e cresce, la squadra di Allegri però sfiora il 2-0 con Dybala prima dell’intervallo e poi rientra nella ripresa con la smania del raddoppio, che trova dopo venti minuti: altro episodio dubbio e altro intervento della Var, che stavolta premia la Juve per fallo di mano in area di Ferrari. Altro penalty generoso su cui Audero non può nulla: dopo due grandi parate su Matuidi e in particolare CR7 (gran botta da 25 metri deviata sulla traversa), il portierino di proprietà bianconera s’arrende al destro centrale ma potente dal dischetto di Ronaldo. Partita chiusa? Macché. La Juventus inserisce forze fresche con Bernardeschi (al rientro dall’infortunio) e Douglas Costa, ma commette di nuovo lo stesso errore: non capitalizza e si rilassa nel finale, come era accaduto col Manchester, e prende gol nel recupero. La Samp ha il pregio di non arrendersi, oltre a giocare bene, e con il sinistro nell’angolino di Saponara trova il 2-2 al 92’, ma l’arbitro dopo consultazione con la Var annulla per fuorigioco. Il famoso “fiuu” di Allegri in questo caso ci sta benissimo: pericolo scampato e tutti i record salvi.

Fabiana Della Valle

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Chievo-Frosinone 1-0: Giaccherini in gol su punizione

I veronesi guadagnano 3 punti fondamentali in chiave salvezza e la prima vittoria in campionato, ma restano ultimi



Il Chievo batte il Frosinone per 1-0. Una magia di Giaccherini su punizione regala ai veronesi la prima vittoria in questo campionato. Il colpo che getta nello sconforto il Frosinone arriva nell'ultimo quarto d'ora di una gara noiosissima per 45' e poi piena di colpi di scena dopo l'intervallo. A partire dalla doppia ammonizione (13') di Capuano maturata di fatto nella stessa azione: trattenuto prima Hetemaj (con Rocchi che vede ma fa proseguire per il vantaggio) e poi steso da dietro De Paoli che stava entrando in area da destra. Ora la banda Di Carlo è a -2 della penultima (il Frosinone appunto), la salvezza resta sicuramente un miraggio, ma il pieno di entusiasmo di questo pomeriggio servirà a ripartire con obiettivi comunque concreti dopo la sosta.

CHIEVO CON QUALITA' — Di Carlo va di artiglieria pesante e qualità dalla metà campo in avanti: Djordjevic affianca Pellissier, da trequartista agisce Birsa, mentre Giaccherini gioca da interno di centrocampo. Dall'altra parte, Baroni si schiera col 3-5-2: c'è Pinamonti in attacco a fare coppia con Ciano; largo a destra tocca a Ghiglione (Zampano in panchina). Primo tempo con una sola vera emozione: angolo da sinistra di Birsa e incornata vincente sul primo palo di Pellissier: Rocchi prima convalida, poi via Var pesca in fuorigioco Radovanovic a contatto con Sportiello. Prima e dopo, il nulla, su entrambi i fronti. Il Frosinone tira solo da lontanissimo: fuori misura le conclusioni di Beghetto, Pinamonti e Salamon. Fra i ciociari, poco ispirato Ciano, centrocampo che non dà mai qualità e Pinamonti costretto a giocare solo palle sporche. Un pochino meglio il Chievo, con Birsa che si accende a sprazzi e il solito Pellissier che a un certo punto prova una "quagliarellata": bomba da oltre 40 metri che però finisce alta.

MIRACOLO SORRENTINO — La gara si accende dopo l'intervallo. Al 5', centro basso di De Paoli e destro di prima di Djordjevic: bene Sportiello a terra. Tre minuti dopo Ciano sfonda a sinistra, gran diagonale e palla di poco alta. Al 10', miracolo di Sorrentino: strepitosa la respinta sul colpo di testa ravvicinato dI Chibsah. Poi, come detto, arriva l'incredibile "rosso" a Capuano, e il Chievo alza il baricentro. Vanno vicino al gol Pellissier e Stepinski (ottimo impatto al posto di Djordjevic), quindi a decidere la gara è la punizione dal limite di Giaccherini. Ci prova fino alla fine il Frosinone, l'ultima occasione la firma Ciano: sinistro a girare che Sorrentino blocca in sicurezza.

Mirko Graziano

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Empoli-Inter 0-1: Keita decide nella ripresa

Primo tempo complicato, i cambi rivitalizzano i nerazzurri
che sbloccano il match con l’ex Lazio (partito titolare).
Quarta sconfitta consecutiva per Iachini



Non bella ma di nuovo vincente in trasferta. Ed è questo quello che conta. L’Inter passa ad Empoli per 0-1 (GUARDA IL TABELLINO DELLA PARTITA) soffrendo per oltre 70 minuti e va in vacanza rafforzando il terzo posto grazie a Keita Balde, che ridà quei tre punti che lontano da San Siro mancavano da 4 partite. Nella settimana più difficile per i buu a Koulibaly, gli incidenti tra ultrà prima della sfida col Napoli (con la morte di Daniele Belardinelli, tifoso del Varese gemellato con i nerazzurri) e senza il tifo della curva, chiusa per motivi di ordine pubblico dal prefetto di Firenze, i nerazzurri giocano un primo tempo compassato, a ritmi bassissimi, e vengono fuori solo a ripresa inoltrata, dopo gli innesti riparatori di Nainggolan e Lautaro, che non fanno niente di eccezionale ma in qualche modo danno la scossa. L’Empoli, invece, continua il momentaccio, pur non demeritando e mettendo pressione ad Handanovic sino alla fine: 4 k.o. di fila per Iachini, 11 gol subiti nel poker di sconfitte e una classifica che comincia a far paura.

LENTEZZA — Basta guardare il tabellino per capire che il primo tempo è pochissima cosa: il primo tiro nerazzurro, di Politano, arriva al 29’; il primo angolo al 31’. Si corre poco e l’Inter non affonda mai. In 38’, invece, l’Empoli perde due uomini per problemi muscolari: al 21’ esce La Gumina, poi tocca a capitan Pasqual, fin lì uno dei migliori sulla fascia sinistra. Più elettrico il secondo tempo, con il primo brivido che arriva dopo 20 secondi: Traore serve Zajc in profondità, Handanovic lo stoppa. Al 2’ gol annullato a Keita, che sul cross di Borja Valero è in fuorigioco (come conferma anche la Var). All’11’ Spalletti prova a dare la scossa e si gioca la carta Nainggolan. Il belga, al rientro dopo la “squalifica” del club per motivi disciplinari, prende il posto di uno spento Vecino: i nerazzurri passano al 4-2-3-1 e il Ninja dimostra subito di avere grande voglia e più idee dell’uruguaiano. Al 21’ riecco Zajc da lontano: Handa para senza problemi. Poi ecco che arriva il momento di Lautaro, eroe contro il Napoli all’ultima curva. Al 26’ l’Inter è pericolosissima: De Vrij mette in mezzo, proprio Lautaro va di tacco da vicino ma Provedel para. Sono le prove generali del vantaggio, perché al 27’ c’è il gol: Vrsaljko crossa da destra e il destro di Keita si infila nell’angolino basso per l’1-0, quarto gol stagionale del senegalese.

SOFFERENZA — L’Inter respira ma come già successo altre volte non chiude i conti e rischia la rimonta (come nell’ultima trasferta, in casa Chievo). Al 40’ arrivano due occasioni di fila: prima spreca Politano, poi è bravo Provedel su Icardi servito da Nainggolan. L’Empoli è vivo: al 41’ Zajc, uno dei più bravi insieme con Traore, comincia l’azione, si fa tutto il campo e dentro l’area tira a lato. È un sussulto, l’ultimo. E l’Inter si tiene stretta i tre punti.

Carlo Angioni

Fonte: Gazzetta dello Sport
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Serie A, Genoa-Fiorentina 0-0: Prandelli frena la Viola

I toscani non vanno oltre il pari a Marassi perdendo punti preziosi in ottica Europa.
Al 68' la Var nega un rigore su un tocco di mano di Veloso, espulso Pioli per proteste



Zero a zero, ma che divertimento. Finisce in parità la sfida fra Genoa e Fiorentina, sfortunata per i due legni colpiti: rossoblù con la novità Rolon in regia nella consueta mediana a cinque. Nella Fiorentina, Pioli schiera Laurini sulla fascia destra, accentrando la posizione di Milenkovic. Gli ospiti partono a gran ritmo e dopo 50” Simeone di testa manda il pallone a lato, nella prima di una lunga serie di occasioni per la Viola. Efficace il gioco degli ospiti a centrocampo, mentre il Genoa cerca la profondità sulle corsie laterali, dove soltanto Lazovic a sinistra crea qualche pericolo. Molto impreciso, invece, nel primo tempo, Romulo a destra. Poco spazio a disposizione di Piatek e Kouame in avanti: Pezzella è quasi perfetto in copertura. Poche le occasioni da gol nel primo tempo, ma tutte a favore della Fiorentina. Al 17’ Radu para a terra un diagonale basso insidioso di Chiesa, poi chiude su Edimilson e si salva (40’) grazie al palo sulla conclusione a botta sicura di Mirallas.

SFIDA RADU-CHIESA — In avvio di ripresa (2’) il Genoa non concretizza una buona opportunità con Bessa, ma la gara stenta a decollare. All’11’ Chiesa calcia alto dal limite dell’area, ma un minuto dopo su cross dalla sinistra di Veretout, Chiesa calcia un diagonale violentissimo che sbatte sul palo alla destra di Radu. Al 14’, ancora il portiere rossoblù si oppone all’attaccante viola. Poi al 23’ l’episodio più discusso della gara: Biraghi ammonito per proteste dopo che l’arbitro ha fermato il gioco in seguito a un presunto fallo di mano in area del Genoa da parte di Veloso. La Var chiarisce il dubbio, il gioco riparte, ma Pioli viene espulso per proteste. Subito dopo, il giallo a Piatek (ammonito), già diffidato, che salterà la partita con il Milan alla ripresa del campionato. E proprio il polacco cresce nel finale: al 32’ impegna Lafont in angolo di testa, nella migliore occasione per il Genoa nel secondo tempo. Finale caldo, con l’arbitro che richiama Pioli, all’ingresso del tunnel degli spogliatoi, che continua a dare indicazioni alla squadra. Al 49’, ancora una clamorosa palla-gol per Piatek, il cui tiro ribattuto dalla difesa viola finisce in angolo.

Filippo Grimaldi

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Serie A, Lazio-Torino 1-1: Milinkovic risponde a Belotti

Partita nervosa all'Olimpico, con le espulsioni nel finale per Marusic e Meité.
Due legni colpiti da De Silvestri



La Lazio non riesce a infilare la terza vittoria di fila e anzi deve soffrire per riagganciare la partita dopo il vantaggio del Torino a fine primo tempo con un rigore di Belotti che accende le proteste dei biancocelesti. Il pareggio arriva nella ripresa con un giocata capolavoro di Milinkovic e sigilla il risultato già al 17’, pur se l'incontro resta vivo in tutte le sue emozioni e tensioni sino alla fine (due espulsi). La Lazio consolida il quarto posto, mentre il Torino, che impreca per i due legni colpiti da De Silvestri, chiude il girone d’andata con l’imbattibilità esterna. A Roma, decimo risultato utile di fila fuori casa per i granata: non accadeva dal campionato 1953-54.

BELOTTI DI RIGORE — Inzaghi conferma la Lazio versione fantasia delle due gare precedenti. In campo dal via Milinkovic, Luis Alberto e Correa. Rispetto alla partita di Bologna rientrano Parolo, che va in regia (Leiva a rifiatare in panchina) e Immobile. Risolto il rebus tra i pali del Torino: Sirigu ha recuperato e ritrova il suo posto dopo due gare. Mazzarri ritocca difesa e centrocampo con i ritorni da titolari di Djidji, Meité e Ansaldi. In avanti la coppia Belotti-Iago Falque: Zaza parte dalla panchina. Prima della gara capitan Lulic premiato dal presidente Lotito per le 300 gare in biancoceleste: traguardo centrato nella trasferta di Bologna. La Lazio si fionda all’attacco: al 3’ Ansaldi rischia con un intervento su Marusic in area. Al 7’ ancora Marusic in evidenza: traversone che non viene però agganciato da Correa. Ma è il Torino a sfiorare il gol al 16’: traversa su colpo di testa dell’ex De Silvestri. Replica laziale: botta di Immobile dalla distanza deviata in angolo. Inzaghi sposta il baricentro in avanti: Luis Alberto e Milinkovic affiancano Correa nella trequarti. Ritmi serrati. Il Torino ribatte: al 22’ ancora De Silvestri al tiro, para Strakosha. Che due minuti si oppone a un tentativo dalla distanza di Ansaldi. Al 25’ è pronto Sirigu con un gran parata su un tocco ravvicinato di Immobile. Squadre molto guardinghe: la Lazio non riesce ad attivare i consueti sbocchi della propria manovra. Il Torino insiste col suo fraseggio articolato a tutto campo. Al 42’ assist delizioso di Luis Alberto con una spallata per Immobile: pallonetto di poco a lato. Finale di tempo ad alta tensione. Irrati concede un rigore al Toro dopo una trattenuta di Marusic su Belotti. Vibranti le proteste laziali. Al 48’ dal dischetto Belotti sigla il vantaggio granata col suo settimo gol in campionato.

RISPONDE MILINKOVIC — Nella ripresa la Lazio si lancia subito all’attacco. Al 6’, prima sostituzione della partita: Mazzarri fa entrare Moretti al posto dell’infortunato Izzo. All’11’ scatto bruciante di Immobile, fermato da Djiji. Inzaghi rimescola la Lazio: al 12’ esce Radu ed entra Leiva, passando a un 4-4-2 molto duttile. Al 15,’ incredibile occasione sciupata dal Torino: svarione difensivo dei biancocelesti, De Silvestri sbuca davanti a Strakosha e calcia alto. Ma al 17’ la Lazio riprende la partita con una prodezza di Milinkovic: botta angolata dai 20 metri su assist di Leiva. Al 18’, Inzaghi ripristina la difesa a tre con l’ingresso di Wallace per Correa. Al 20’, colpo di Immobile murato da Nkoulou. Che fa scudo pure sui successivi tentativi di Milinkovic e di Luis Alberto. Al 26’ Mazzarri avvicenda Baselli con Lukic. Proteste laziali per un intervento in area su Acerbi da parte di Meité. Che tre minuti dopo, su un ribaltamento di fronte, non sfrutta una chance per andare a rete. Al 37’ Luiz Felipe devia in angolo su una parabola di De Silvestri. Moretti si ferma per problemi muscolari: entra Lyanco. Un altro legno per De Silvestri che al 39’ di testa colpisce il palo. Inzaghi inserisce Caicedo al posto di Luis Alberto. La Lazio resta in dieci: espulsione diretta per Marusic per proteste dopo un fallo su Belotti. Anche il Torino con un uomo in meno: Espulso Meité causa una manata ad Acerbi. Lazio all’assalto nei tre minuti di recupero. Ma il Toro resiste e la sfida dell’Olimpico si chiude sull’1-1.

Nicola Berardino

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Parma-Roma 0-2: gol di Cristante e Under

Seconda vittoria consecutiva per i giallorossi che salgono
momentaneamente al quinto posto a -2 dalla Lazio quarta



Una Roma dai due volti vince anche a Parma, si porta a casa la terza vittoria nelle ultime quattro partite (unico k.o. con la Juve) e si regala un Capodanno quantomeno sereno, anche in virtù dei risultati delle altre rivali dirette per la Champions. Due volti perché nel primo tempo i giallorossi sono sembrati lenti e prevedibili, mentre nella ripresa (complice anche un calo fisico dei padroni di casa) hanno cambiato decisamente marcia, dominando il match a lungo e portandolo a casa con le reti di Cristante e Under. Il turco, in particolare, ha giocato una ripresa da applausi, facendo la differenza per qualità e giocate individuali.

IN BILICO — D'Aversa deve fare a meno di Inglese (fuori causa per un virus gastrointestinale) e allora sposta Gervinho centrale e mette dentro Biabiany a sinistra. Di Francesco, invece, rilancia Dzeko dal via dopo 9 partite e a sinistra opta per Kluivert. La Roma tiene il pallino del gioco quasi sempre, ma quello giallorosso è un possesso palla sterile (59% nel primo tempo) ed anche il conto dei tiri (9-3 dopo 45 minuti) non rispecchia i valori in campo. Nel senso che al netto della differenza di qualità tra le due squadre, il Parma si distingue per voglia e compattezza, contro una manovra, quella giallorossa, lenta e prevedibile. Deiola lavora bene in mezzo al campo, Bruno Alves dietro accorcia e aiuta in fase d'impostazione e Gervinho ogni tanto prova ad accelerare. Di là ,invece, Nzonzi continua a incasellare partite al rilento (terribile un errore al 33' da buona posizione in area, dove il francese calcia come peggio non si può), Dzeko non può essere ovviamente al massimo della forma e i due esterni, Kluivert ed Under, si accendono solo a tratti. Così le prime due fiammate (Gervinho da una parte e Dzeko dall'altra) vengono neutralizzate da Olsen e Sepe, ma in entrambi i casi c'è il fuorigioco (chiamato a fine azione) che incombe. E al 27' è proprio il Parma a sfiorare il vantaggio con Siligardi, che a tu con tu con Olsen non trova di meglio che calciargli di fatto addosso. Scampato il pericolo, la Roma si riorganizza e prova a imbastire qualche trama migliore della prima mezzora. Così al 41' sono proprio i giallorossi ad andare ad un soffio dal gol, con Under che taglia rasoterra una palla meravigliosa su cui però Kluivert, sul palo opposto, arriva in ritardo e spedisce al lato. I primi 45' si chiudono così, con l'impressione che se la Roma vuole vincere la partita debba per forza cambiare qualcosa, mentre per il Parma il pari è più che meritato.

DOMINIO GIALLOROSSO — Ed invece nella ripresa la Roma entra con maggior convinzione, anche se poi il vantaggio nasce su calcio da fermo, al 13': angolo perfetto a rientrare di Under, a Cristante basta toccarla con la nuca sul primo palo per beffare Sepe. Poi un minuto dopo, però, Di Francesco è costretto a fare a meno di Manolas, che su un recupero difensivo accusa un problema muscolare alla gamba destra. Dzeko, che ci aveva già provato al 7' da fuori, si rende pericoloso in area anche al 18', ma nel complesso è proprio tutta la macchina giallorossa che sembra girare molto meglio rispetto al primo tempo. Ed infatti le occasioni piovono in serie: prima Under sfiora il colpo da fuori, poi Dzeko spreca un quattro contro due calciando su Sepe, infine è ancora Under di piatto a insaccare il raddoppio, su iniziativa di Lorenzo Pellegrini, entrato in campo da pochi secondi. La partita di fatto finisce qui, con Dzeko che cerca il gol in un paio di altre volte e Under che sfiora la doppietta personale al 40' con un numero di alta scuola. Finisce così, con la Roma che fa un passo in avanti verso la Champions (la Lazio quarta è ora distante 2 lunghezze) e il Parma che chiude un 2018 comunque assai positivo.

Andrea Pugliese

Fonte: Gazzetta dello Sport
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