Serie A Campionato 2017-2018: cronache, classifiche e... tanti commenti

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binariomorto
00domenica 4 febbraio 2018 18:25
Juve-Sassuolo 7-0, tris Higuain,
doppietta Khedira, in gol Alex Sandro e Pjanic

Nel primo tempo rete di Alex Sandro, doppietta di Khedira e gol di Pjanic, nella ripresa si scatena il Pipita.
Gara a senso unico



La Juve ha passato un freddo pomeriggio di inizio febbraio a bullizzare il Sassuolo: un’ora e mezza di tiri in porta e palloni rovesciati in rete contro una squadra troppo brutta per essere vera. Pallottoliere alla mano, i gol all’Allianz sono così abbondanti che gli infortuni prima e durante il match non tolgono il buonumore alla Signora. Dentro a questo 7-0, ridondante e un po’ rococò, ecco la bellezze di certe geometrie a centrocampo, la corrispondenza di amorosi sensi tra Pjanic e Khedira e, soprattutto, lo strapotere di Higuain, mai così tonico.

CENTRAVANTI KHE — Un polpaccio dispettoso toglie dal match, un attimo prima di iniziare, Andrea Barzagli. E, nello stesso momento, offre una chance dopo una vita a Rugani. Mentre, come proclamato solennemente da Allegri alla vigilia, Bernardeschi “stringe” i denti per spalleggiare Mandzukic e il Pipita. Di tridente in tridente, Iachini risponde azzardando il nuovo arrivato Babacar davanti ai due mancini migliori della rosa: sia per Politano che per Berardi la parola Juventus provoca sussulti. Se per il primo è ancora fresca la cicatrice del passato al Napoli, saltato sul filo dei minuti; il secondo resterà sempre l’uomo del doppio gran rifiuto alla Signora. Ma l’atteggiamento del Sassuolo, dal primo all’ultimo alito, è troppo passivo perché i sinistri possano duettare: così la Juve prende possesso e si infila immediatamente dietro alle linee nemiche. E sfonda pure, subito, molto prima di quanto capiti di solito qui all’Allianz: prima Khedira suona la tromba dalla distanza e costringe Consigli a distendersi, poi al 9’ Alex Sandro la spinge con facilità dopo un mischione. E anche nel 2-0 c’è la zampa, anzi la testa, del redivivo esterno brasiliano: la spizzata su angolo di Pjanic, arriva proprio sul piede di Khedira per un tap-in da centravanti. Il tedesco conosce il mestiere e anche il 3-0 poco dopo è un colpo da Pipita: volata su ennesimo gioiellino di Pjanic, protezione col corpo e destro a incrociare.

DOMINIO ANNICHILENTE — La partita è talmente su un piano inclinato, e il Sassuolo così alla deriva e con tanta acqua imbarcata, che il vero sussulto finisce per essere l’ennesimo infortunio: appena dopo il 2-0, Matuidi si tocca la coscia e deve uscire per un applauditissimo Marchisio. Più del k.o. di Barzagli, i muscoli del francese potrebbero davvero far tremare Allegri: l’equilibrio di tutta questa nuova architettura si basa sull’atletismo intelligente del numero 14. I cattivi pensieri non fanno in tempo a prendere corpo nella testa dei 40mila dello Stadium perché la grandinata continua sulla testa di un misero Sassuolo: il poker è un destro secco dal limite di Pjanic, uno dei migliori in questo dominio annichilente. Ed è solo un caso che non sia arrivato già nella prima metà il guizzo del Pipita, vicino più volte (e con entrambi i piedi) alla meta: Higuain sta una favola, per le esultanze multiple bisogna solo avere pazienza. Tutto il contrario del Sassuolo, mai così triste e arrendevole prima d’ora: solo Lirola, baby di buone speranze appena ceduto agli emiliani, va vicino al più tradizionale gol dell’ex, ma a questa maxi-festa partecipa anche Buffon, titolare in A dopo quasi due mesi.

MEDICINA PIPITA — Nella ripresa, visto l’andazzo, Allegri sceglie di mettere al minimo l’energia: Firenze è dietro l’angolo, prima della notte europea del 13 febbraio contro il Tottenham di Pochettino, argentino di sangue piemontese. Khedira, ad esempio, lascia spazio ai muscoli di Sturaro e anche Rugani è costretto a lasciare a Benatia. Paradossalmente, rispetto a loro, prende più applausi il cambio successivo del Sassuolo, l’ex Matri al posto di Berardi, abulico almeno quanto il gioiello Politano (anche lui sostituito). Alla fine, il secondo tempo potrebbe scivolare lento fino al 90’, ma c’è tutto il tempo per far partecipare al banchetto una-due-tre volte il più importante dei convitati: il gol di Higuain in girata secca arriva tardi rispetto alla qualità della prestazione e significa 5-0. Quello del 6-0 è seguente a uno stop di velluto e a un dribbling su Consigli. L’esagerato 7-0, poi, è figlio di un docile tocco sotto. È la prima tripletta del Pipita di bianconero vestito: aspettando i responsi del dottore sui troppi infortunati, è questa la migliore medicina prima del Tottenham.

Filippo Conticello

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 4 febbraio 2018 18:28
Udinese-Milan 1-1: gol di Suso, autogol di Donnarumma, Calabria espulso

Gattuso avanti con una perla dello spagnolo, nella ripresa il terzino lascia
i suoi in 10 per doppia ammonizione e l'autorete del portiere regala il pari a Oddo


Finisce 1-1 alla Dacia Arena tra Udinese e Milan. Il diciottesimo pareggio nei confronti tra le due squadre. Ed è giusto così. Passa il Milan, ruggisce l'Udinese che sfrutta l'uomo in più (rosso a Calabria) e un autogol di Donnarumma, ma preme finché può. A Rino Gattuso sfugge la quarta vittoria di fila in campionato, colleziona invece il secondo pareggio consecutivo dopo quello nella semifinale d'andata di Coppa Italia con la Lazio. I bilancio di Oddo continua a essere più che positivo: in 11 partite, ne ha perse solo due, Napoli in casa al debutto e Lazio fuori, il resto sono sei vittorie e tre pareggi. Il pubblico è felice e lo stadio pieno lo dimostra. Anche il pre alla Dacia Arena è, come spesso accade interessante e da partita di cartello: all'Auditorium c'è l'attore Sebastiano Somma, tifoso del Napoli, in mezzo ai tifosi vip Miss Italia Alice Rachele Arlanch, simpatizzante dichiarata dei rossoneri.

CAPOLAVORO SUSO — Il Milan parte con la formazione annunciata, l'Udinese invece punta sul Made in Italy sulle corsie e Oddo getta subito nella mischia il pupillo di Pescara Zampano, unico acquisto ottenuto al mercato di gennaio per far crescere col maestro Zeman il talento Ingellsson e comincia con una squadra un po' troppo abbottonata in 5-4-1 che vede Zampano e Pezzella accanto ai tre centrali, De Paul insieme ai tre di centrocampo e Lasagna unica punta pronto a colpire negli spazi. Anche il Milan non sta proprio nell'abito del 4-3-3 ma Gattuso tiene Biglia basso davanti alla difesa e Bonaventura pronto a sfruttare la propensione offensiva. Ne consegue un 4-1-4-1 con André Silva davanti a un quartetto che guadagna metri e infonde energia. Così dopo 9' Suso si libera della guardia di De Paul e fa partire un sinistro che si insacca all'incrocio dei pali. È un capolavoro. Lo spagnolo che è il rossonero che tira più nello specchio non si smentisce colpisce e porta a 6 i gol in campionato confermandosi cannoniere del Milan. L'Udinese accusa il colpo, Pezzella soffre le sgasate dello spagnolo, ma qualche volta riesce a distendersi. De Paul risponde, ma la piazza male. Poi è Silva (Kalinic, mattatore dell'andata, e Cutrone sono in panchina) non si capisce cosa faccia quando appoggia all'indietro per Bizzarri da ottima posizione. Oddo accenna a un 3-4-2-1, piazzando De Paul a sinistra (che mette in difficoltà Abate) e Jankto a destra a fare le ali per Lasagna che va come un treno e due volte di testa ci arriva, ma senza fortuna. Il Mian è concreto, ogni tanto sbanda, ma non affonda.

RUGGITO UDINESE — Si riparte senza scossoni, il primo è un consulto Var perché Lasagna stretto da Bonucci in area va giù ma Manganiello vede bene e conferma la decisione di far proseguire. Ma dopo 20 minuti Oddo comincia la girandola dei cambi, ha bisogno di forze fresche, i suoi sono decisamente più azzeccati: dentro Widmer per Pezzella e Maxi Lopez per un buon De Paul e poi anche il croato Balic (per Behrami) che gioca a testa alta e vede dove mandare il pallone. Ma in mezzo a tutto ciò c'è la svolta della gara. Dopo 23' Calabria blocca male una ripartenza di Jankto e il secondo giallo gli fa terminare la partita. L'Udinese a quel punto spinge a tutta, mentre Gattuso inserisce Kalinic per lo spento Silva: Donnarumma fa un miracolo sulla giravolta di Maxi Lopez, ma butta dentro la porta un minuto dopo (31') una pennellata delio scatenato Lasagna che Bonucci aveva sfiorato. Il pareggio ci sta tutto. Ma il Milan anche in 10 ruggisce ancora col solito Suso che fa ammattire Zampano. C'è ancora un brivido per una punizione dello spagnolo, ma la calcia sulla barriera. La sfida tra gli amici campioni del mondo 2006, Oddo e Gattuso, finisce qui con qualche dispiacere milanista e con una Dacia Arena stretta attorno ai suoi giocatori decisamente trasformati.

Francesco Velluzzi

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00lunedì 5 febbraio 2018 11:38
Benevento-Napoli 0-2: gol di Mertens e Hamsik, infortunio al belga

Il centravanti di Sarri segna al 20', poi esce nella ripresa per un problema alla caviglia che non sembra grave.
Di Hamsik il raddoppio



Troppo poco Benevento per il Napoli, che torna capolista imponendosi nel derby con i cugini sanniti che hanno sfoderato tutte le loro armi ma, come sempre in questa stagione, sono stati colpevoli di troppe ingenuità ed anche sfortunati (il Var ha negato, giustamente comunque, ai giallorossi un penalty già assegnato). Contro i primi della classe ogni errore è stato sottolineato con la matita...azzurra. Mertens e Hamsik hanno così riportato la squadra di Sarri davanti alla Juve, il duello testa a testa continua.

LE SCELTE — De Zerbi ha scelto di imitare Donadoni: niente centravanti nella speranza che il Napoli potesse andare in difficoltà difensivamente come nel primo tempo contro il Bologna. Esordio assoluto per Puggioni, Sandro in campo dal primo minuto e con la fascia di capitano (positivo il suo esordio come frangiflutti davanti alla difesa). Mosse intelligenti che non hanno però smosso Sarri, che invece se l'e giocata con i titolarissimi e probabilmente andrà avanti così fino a fine stagione.

BRIVIDI E GOL — Padroni di casa combattivi in avvio con D'Alessandro e Brignola propositivi sugli esterni. Di Djuricic la prima conclusione, di Guilherme, falso nueve, la seconda. Il Napoli ha faticato a mettere la testa nella partita tanto che Reina è stato chiamato ad una parata a terra proprio da D'Alessandro. Poi però gli azzurri hanno iniziato a mostrare le loro qualità e Insigne, dopo uno slalom alla Tomba, si è inventato un pallonetto così dolce che ha baciato la traversa. Il Benevento si è impaurito, Hamsik invece ha preso coraggio ma non la porta da buona posizione. Al 24' Napoli avanti con Mertens, che supera nuovamente Higuain nella classifica cannonieri (14 a 13): taglio perfetto di Allan, palombella morbida del belga, con parabola indecifrabile, e pallone alle spalle di Puggioni. A quel punto il Napoli ha alzato il piede dall'acceleratore convinto di avere il risultato in tasca (Mertens ha rischiato di metterlo in ghiaccio ma Puggioni ha deviato oltre la traversa). Così prima dell'intervallo i sanniti hanno di nuovo messo la testa fuori grazie ad un contropiede ben orchestrato ma chiuso male da Djuricic con un mancino sul fondo da ottima posizione. Insomma, a fine primo tempo azzurri in vantaggio ma giallorossi assolutamente in partita e vittime dei loro troppi errori tecnici sotto porta.

ERRORE E VAR — A proposito di errori, quello di Venuti in avvio di ripresa dopo appena trenta secondi ha indirizzato la partita in modo definitivo: troppo facile a quel punto per Callejon, ben lanciato da Allan, servire ad Hamsik un cioccolatino solo da scartare. Due a zero e secondo tempo in discesa per il Napoli. Unico rischio per gli azzurri un calo di concentrazione, come in occasione del penalty - poi cancellato dal Var - causato da un distratto Koulibaly con un calcione a Costa. Il precedente fuorigioco di Sandro ha però vanificato ancora una volta gli sforzi del Benevento. Da elogiare, comunque, il coraggio dei sanniti che non hanno smesso di tenere il ritmo alto anche rischiando l'imbarcata (Callejon, specie nel finale, ed Allan sono andati vicino al tre a zero). Unico brivido, a quel punto, l'uscita anticipata di Mertens, per un colpo infertogli da Djimsiti: la sensazione è che la caviglia sinistra del belga si sia girata, anche se dalle prime valutazioni l'infortunio non pare grave. Domani se ne saprà di più, per adesso il Napoli si gode la vetta.

Gianluca Monti

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00lunedì 5 febbraio 2018 23:24
Lazio-Genoa 1-2: gol di Pandev, Parolo e Laxalt al 92'

Un errore di De Vrij propizia il gol dell'ex, rimedia Parolo ma nel recupero arriva la doccia fredda per Inzaghi


Flop fragoroso della Lazio che contro il Genoa rimedia la terza sconfitta casalinga e perde la chance per rafforzare il terzo posto. Decide sui titoli di coda un colpo di testa di Laxalt che poco prima si era visto annullare un gol per un mani da Maresca con l’aiuto della Var. La squadra di Ballardini, reduce da due sconfitte, si era portata in vantaggio con Pandev, subito agganciato dall’illusorio pareggio di Parolo. Che ha tenuto alte le speranze biancocelesti per i tre punti sino alla fine anche in una serata con varie ombre sul piano della prova collettiva.

SENZA SBOCCHI — Inzaghi inserisce Lukaku e Murgia per sostituire Lulic e Milinkovic, fermati dal giudice sportivo. Al debutto in campionato Caceres. Radu centra le 300 gare in biancoceleste. Emergenza in difesa per Ballardini. Alla squalifica di Spolli si è aggiunta la defezione di Izzo. Viene arretrato Biraschi e entra Rossettini come centrale. Ma anche il centrocampo viene ribaltato rispetto all’ultima gara, quella persa con l’Udinese. In regia c’è Bertolacci al posto dell’infortunato Veloso, spazio a Pedro Pereira (Rosi k.o. nel riscaldamento) e Hiljemark, rinforzi al ritorno in Serie A, mentre Laxalt e Rigoni sono al rilancio dal primo minuto. In avanti tocca a Galabinov affiancare Pandev. La Lazio cerca di dare subito ritmo alla manovra per aggirare la cortina difensiva del Genoa. Che è guardingo ma anche pronto a sganciarsi in profondità. Tra i motivi della sfida il faccia a faccia a centrocampo tra i cognati Murgia e Bertolacci (marito di Nicole, la sorella del laziale). La squadra di Inzaghi non riesce a dare alle trame offensive la pericolosità delle ultime gare interne: molto compatto il fronte di copertura dei rossoblù. Così al 38’ Luis Alberto ci prova dalla distanza senza però inquadrare la porta. Al 40’ Pandev, che era a terra a metà campo per un precedente contrasto di gioco, si alza improvvisamente per attivare una ripartenza che innesca il tiro di Laxalt neutralizzato da Strakosha. Il macedone viene redarguito verbalmente dall’arbitro Maresca sotto un’ondata di fischi del suo vecchio pubblico. Ancora Luis Alberto tenta di sorprendere con una parabola Perin che è però vigile.

GRAN FINALE DI LAXALT — Dopo l’intervallo il Genoa infittisce i meccanismi difensivi. All’8’ Leiva si rende pericoloso: tiro deviato in angolo. Al 10’ il Genoa coglie l’attimo per portarsi in avanti: dalla destra traversone di Hiljemark, il colpo di tacco di Galabinov è gestito malissimo da De Vrij, che di fatto la stoppa per Pandev che infila Strakosha. Il vantaggio dei rossoblù gela l’Olimpico. Sesta rete da ex da parte del macedone. La Lazio trova la forza per reagire subito. Al 14’ un traversone dalla destra innesca il colpo vincente di Parolo, che con un bel tocco di sinistro fissa l'1-1. Ballardini avvicenda Rigoni con Medeiros. Inzaghi risponde con Felipe Anderson e Nani al posto di Marusic e Murgia. La Lazio passa al 3-4-2-1. I biancocelesti macinano gioco a caccia della soluzione per entrare in area. Al 34’ gran tiro a volo di Luis Alberto parato da Perin. Un minto dopo Laxalt si avvantaggia di un rimpallo con Caceres e va a segnare. Maresac ricorre però alla Var e annulla per un fallo di mani. Nel frattempo, Patric rileva Leiva, mentre Lazovic dà il cambio a Pereira e Bessa a Pandev. Al 47’ Laxalt va ancora a rete: questa volta è regolare il colpo di testa dell’uruguaiano su cross di Hiljemark. E’ il sigillo sui tre punti del Genoa tra l’amarezza della Lazio.

Nicola Berardino

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00lunedì 5 febbraio 2018 23:28
SERIE A 2017/2018 23ª Giornata (4ª di Ritorno)

03/02/2018
Sampdoria - Torino 1-1
Inter - Crotone 1-1
04/02/2018
Hellas Verona - Roma 0-1
Atalanta - Chievo 1-0
Bologna - Fiorentina 1-2
Cagliari - Spal 2-0
Juventus - Sassuolo 7-0
Udinese - Milan 1-1
Benevento - Napoli
05/02/2018
Lazio - Genoa 1-2

Classifica
1) Napoli punti 60;
2) Juventus punti 59;
3) Lazio punti 46;
4) Inter punti 45;
5) Roma punti 44;
6) Sampdoria punti 38;
7) Atalanta punti 36;
8) Milan punti 35;
9) Udinese e Torino punti 33;
11) Fiorentina punti 31;
12) Bologna punti 27;
13) Genoa e Cagliari punti 24;
15) Chievo e Sassuolo punti 22;
17) Crotone punti 20;
18) Spal punti 17;
19) Hellas Verona punti 16;
20) Benevento punti 7.


(gazzetta.it)
binariomorto
00sabato 10 febbraio 2018 13:48
Fiorentina-Juventus 0-2:
gol di Bernardeschi e Higuain,
Allegri in testa

Dopo un primo tempo sofferto (palo di Dias e rigore cancellato dalla Var),
perla su punizione del grande ex e raddoppio nel finale del Pipita


La dura legge dell'ex è firmata Federico Bernardeschi: Allegri lo lancia titolare e lui ringrazia spaccando la partitaccia del Franchi con una punizione alla Dybala. Bernardeschi tartassato fin dal momento in cui è sceso dal pullman, che come aveva previsto il tecnico ha giocato contro la Fiorentina in maniera scanzonata. Lui apre, Higuain chiude e la Signora vola in testa per una notte, aspettando il risultato di Napoli-Lazio.

RIGORE REVOCATO — L'episodio chiave arriva al 18' del primo tempo: tocco di braccio di Chiellini su tiro di Benassi, l'arbitro assegna un calcio di rigore che in realtà non verrà mai battuto. Veretout passa tre minuti abbondanti ad aggiustarsi il pallone sul dischetto, mentre l'arbitro resta agganciato all'auricolare in attesa di comunicazioni via Var. Quando arrivano, non fanno felici i tifosi viola: penalty revocato perché Benassi al momento del passaggio era in posizione di fuorigioco sulla giocata di Alex Sandro, comunque fortuita dopo il contrasto con Simeone. A quel punto si può ricominciare a giocare, con la Fiorentina che continua a spingere e la Juventus che contiene ma fa fatica a uscire dalla propria metà campo. Non a caso è la Viola ad andare più vicina al vantaggio prima dell'intervallo, con Gil Dias che su azione di contropiede colpisce il palo dopo aver evitato l'intervento di Lichtsteiner. La partita s'accende per qualche fallo di troppo e anche per un testa a testa Milenkovic-Higuain (provocato dal giovane serbo).

LA LEGGE DELL'EX — La svolta nella ripresa, quando il più fischiato (e insultato) dai padroni di casa diventa l'eroe della serata per i tifosi bianconeri: all'11' Bernardeschi diventa uno e trino, prima si procura una punizione da buona posizione (fallo di Badelj) e poi la trasforma nell'uno a zero: sinistro sul palo di Sportiello, che non fa molto per evitare lo svantaggio. Senza Dybala, specialista mancino dei calci piazzati, ci pensa l'ex viola, che adesso avrà un motivo in più per farsi odiare da Firenze. La Fiorentina non s'arrende e gioca la carta Thereau, che costringe subito Buffon a un intervento monstre per evitare il pari. Allegri invece toglie Marchisio e inserisce Douglas Costa ridisegnando la squadra con il 4-4-1-1 con il brasiliano in versione Dybala (così potrebbe giocare in Champions). La Viola ci prova ancora con una conclusione di Badelj (deviata da Benassi), ma i titoli di coda li scrive Higuain, che al Franchi si esalta: lanciato dal destro di Chiellini frega Sportiello con un diagonale chirurgico. Domani toccherà al Napoli riprendersi la testa.

Fabiana Della Valle

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 11 febbraio 2018 12:07
Spal-Milan 0-4: Cutrone doppietta, Biglia e Borini in gol.
Gattuso è sesto

Quarta vittoria nelle ultime cinque gare di campionato per i rossoneri, trascinati dal centravanti.
L'argentino si sblocca: prima gioia



Il Milan passa a Ferrara contro la Spal con un rotondo 4-0. Per i rossoneri era gara-chiave: per accorciare la classifica – almeno di 24 ore – la squadra aveva l’obbligo di vincere. Vittoria forzata anche per riscattare il pareggio di Udine e per avviarsi al meglio al tour de force italo-europeo che aspetta il gruppo. Prova superata, grazie alla doppietta di Cutrone e ai gol di Biglia e Borini.

LAMPO PATRICK — Gattuso rilancia Cutrone per l’infortunato Kalinic, Semplici si affida alla formazione e al modulo collaudati. In realtà anche i fedelissimi stavolta tradiscono: la posizione dell’allenatore è sempre più a rischio. Non c’è nemmeno troppo tempo per studiare schemi e partita, perché il vantaggio rossonero di Cutrone è immediato: Suso origina il cross su cui arriva Romagnoli, Meret respinge e Cutrone ribatte in rete. La reazione della Spal è affidata alle giocate di Lazzari, che sulla destra tiene basso Rodriguez. In mezzo però fatica: il centro area è casa della difesa rossonera e Antenucci sparisce. Tra i più pericolosi c’è così un difensore, Salamon, utile sui corner a colpire di testa. I piedi buoni ce li ha soprattutto il Milan che si accende con il destro di Calhanoglu: fuori di poco. Quelli della Spal sono del 77 Viviani, incaricato di tutte le punizioni dal limite: quella negli ultimi minuti sbatte sul palo esterno alla sinistra di Donnarumma. Il giallo rimediato da Kessie costerà all’ivoriano la prossima sfida contro la Samp.

CUTRONE BIS — Per rilanciare la sua squadra sotto di un gol e in generale anche per ravvivare una partita senza emozioni, Semplici lancia l’ex Paloschi in attacco. Ci prova in realtà Antenucci dalla distanza poi però è un altro baby cresciuto nel vivaio rossonero che colpisce di nuovo: ancora Cutrone sul solito invito di Suso a originare l’azione. Dalla destra parte lo spunto dello spagnolo che Patrick prima sbatte sul palo e poi infila in rete. Prima doppietta in campionato per il 63 rossonero, ora vero leader della gerarchia milanista in attacco. In una giornata positiva il Milan trova anche il gol di Biglia, il primo rossonero. Clamorosa però la complicità di Viviani e Meret che gli regalano il pallone: Lucas prende la mira e piazza il destro. E c’è tempo anche per calare il poker, con un bel diagonale del subentrato Borini su suggerimento di Montolivo, anche lui appena entrato dalla panchina. Dove l’Inter poco tempo fa si era fatta riprendere il Milan vince senza subire: in attesa delle altre partite di A, un altro tassello nella grande rincorsa.

Alessandra Gozzini

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 11 febbraio 2018 12:12
Crotone-Atalanta 1-1:
Mandragora sigla il vantaggio,
Palomino pareggia al 'gong'

Allo Scida 90' condizionati dalla pesante pioggia delle ultime ore.
Emozioni nel finale: all'80' errore di Berisha e gol dell'ex Juve,
ma 8' dopo il 28enne argentino trova il pari definitivo


In un match fortemente condizionato dal maltempo e da un terreno di gioco pesantissimo, Crotone e Atalanta non vanno oltre l'1-1 nell'anticipo della 24esima giornata di Serie A. Al netto di quanto visto allo 'Scida', un risultato sostanzialmente giusto che al contempo rappresenta una grande occasione persa per entrambe: Zenga non stacca le rivali nella corsa-salvezza (Spal in primis, k.o. 4-0 nel pomeriggio contro il Milan), mentre Gasperini non tiene il passo proprio dei rossoneri, ora con il rischio di farsi avvicinare da una tra Torino e Udinese, impegnate domani nello scontro diretto.


ACQUA E NOIA — Poco da segnalare in un primo tempo avaro di emozioni, con le due squadre che fanno fatica in fase di possesso e ad affacciarsi alle aree avversarie. Ci prova il Crotone al 17' con Ceccherini, che sugli sviluppi di un calcio d'angolo cerca il gol di testa: palla alta con Berisha che osserva. Lo stesso portiere albanese si supera 2' dopo su Nalini: gran botta del numero 9 e volo super con palla in angolo. Applausi. Al 24' risposta Atalanta con Ilicic, ma il suo sinistro dai 25 metri non sorprende Cordaz. Poco dopo (25') altro lampo Dea, questa volta con De Roon: la conclusione deviata del centrocampista olandese crea i brividi ai rossoblu, ma la sfera va sul fondo. Si va negli spogliatoi sullo 0-0.


TUTTO NEL FINALE — La ripresa sembra una replica di quanto visto nella prima frazione, con la gara che fatica a decollare. Il finale è però in antitesi con quanto visto fino al minuto 80: palla in area Atalanta, sponda del neo entrato Ajeti e uscita difettosa di Berisha (forse tradito dall'acqua) con Mandragora che si trova al posto giusto al momento giusto. Zenga avanti. Il Crotone sembra vedere la luce (Spal a quel punto a -6), ma quasi al 'gong' arriva il pari nerazzurro: tap-in vincente da pochi passi di Palomino dopo la respinta di Cordaz sul precedente tiro di Masiello. Giusto così, considerando che l'Atalanta non ha mollato cercando fino all'ultimo un pareggio che, comunque, non può soddisfare nessuna delle due. Ora per Gasp testa all'Europa League (giovedì 15 big match in casa del Borussia Dortmund), mentre Zenga farà visita al Benevento domenica prossima alle ore 15.00.

Francesco Fontana

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 11 febbraio 2018 12:16
Napoli-Lazio 4-1, Callejon risponde a De Vrij, Mertens chiude la rimonta

Torna in vetta con un grande secondo tempo:
apre De Vrij, pareggia Callejon, poi autogol di Wallace e gol di Zielinski e Mertens



Più il cammino si fa difficile, più il Napoli capolista si esalta. Contro la Lazio è entrata in campo una squadra tesa per l'infortunio di Ghoulam, l'emergenza in difesa e il sorpasso momentaneo della Juve. Una squadra per di più tramortita dal vantaggio iniziale degli ospiti, cui però il Napoli con calma, sicurezza e un pizzico di fortuna ha saputo porre rimedio dando l'ennesimo segnale di forza al campionato. La condizione atletica degli azzurri ha fatto la differenza ed è per Sarri un ottimo segnale in vista dello sprint tricolore mentre la Lazio, alla terza sconfitta consecutiva, ha chiuso pericolosamente sulle ginocchia ed ora rischia il terzo posto.

LE SCELTE — Sarri è stato costretto a rivoluzionare in parte la difesa facendo esordire in stagione Tonelli visto che Albiol è andato in panchina per onor di firma dopo l'infortunio mattutino di Chiriches che ha creato un buco al centro della retroguardia. Inzaghi di contro ha riproposto i suoi titolari, unico assente - in panchina - Felipe Anderson che è rimasto a casa per ragioni disciplinari. Azzurri in campo prima del fischio di inizio con la maglia numero 31 di Faouzi Ghoulam per lanciare un messaggio al compagno di squadra infortunato.

QUALITÀ — Come all'andata, Lazio avanti con De Vrij, stavolta dopo solo tre minuti, sugli sviluppi di una azione d'angolo: cross di Immobile, difesa azzurra ferma e tocco vincente sotto porta del difensore biancoceleste. Di conseguenza, partenza complicata per il Napoli apparso in avvio anche molto nervoso e un po' contratto (al 22' il primo squillo di Insigne, palla fuori di pochissimo dopo un pregevole stop su assist di Hamsik). Milinkovic ha preso spesso in consegna Jorginho e lasciato Hysaj libero di spingere a destra, dove in genere il Napoli è meno pericoloso. Attento invece Parolo su Hamsik dall'altro lato. La pressione dei padroni di casa è aumentata con il passare dei minuti quando Mertens, che si è lamentato per una spallata inutile di Wallace in area, ha iniziato a svariare sul fronte d'attacco. Stesso discorso nella Lazio per Luis Alberto, chiamato a non dare riferimenti a Koulibaly. Comunque, partita molto tattica e ad alta intensità anche se le giocate di qualità, specie di Insigne e Milinkovic (soprattutto nel fare da fionda per Immobile) non sono mancate. L'episodio favorevole che il Napoli ha cercato con insistenza lo ha trovato con Callejon al 44' grazie a Jorginho che ha sorpreso tutti trovando lo spagnolo solo alle spalle dei difensori. Gol facile per l'ex madridista e poi espulsione per Sarri che un minuto dopo ha chiesto il rosso per Milinkovic (ammonito) in virtù di una manata rifilata proprio a Callejon.

DEVIAZIONI — Ripresa al via con Zielinski in campo nelle fila azzurre al posto di Hamsik e con Insigne subito pericolosissimo dopo aver dribblato Wallace (palla fuori di un centimetro al 5'). Più verticale il gioco del Napoli, più bassa la Lazio a pressare tanto che Radu ha salvato su Insigne in area una situazione scabrosa per i suoi. L'avvio a mille all'ora ha prodotto l'autorete di Wallace al 9' con il quale la squadra di Sarri ha ribaltato il risultato: cross di Callejon ed intervento maldestro del difensore di Inzaghi. Una deviazione decisiva come quella due minuti dopo di Zielinski su un tiro abbastanza innocuo di Mario Rui. Insomma, Napoli sul 3-1 meritatamente ma con tre tiri nello specchio. La Lazio a quel punto si è sciolta nonostante le sostituzioni operate in fretta ed il cambio di modulo (3-4-3 con dentro Nani), il Napoli invece ha sfoderato una condizione fisica impressionante proprio grazie al neo entrato Zielinski, autore anche dell'assist per il quarto gol di Mertens (quindicesimo in campionato per il belga) che ha definitivamente chiuso la contesa. Napoli straripante, Lazio annichilita e Juventus ricacciata indietro e forse pure spaventata.

Gianluca Monti

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 11 febbraio 2018 19:56
Sassuolo-Cagliari 0-0: poche emozioni
e un pari che non accontenta nessuno

Al Mapei gara noiosa con nessun vinto:
da segnalare in avvio di ripresa un grave errore di Berardi,
che face to face con Cragno spara altissimo.
Emiliani a quota 23, sardi a 25 punti


Zero a zero. Un solo tiro in porta in 95’. Zero (o quasi) emozioni. Il Sassuolo sbatte sul Cagliari e deve rinviare l’appuntamento con la svolta. Reduce da due sconfitte di fila con nessun gol realizzato (peggior attacco della A con 14 reti in 24 gare) e ben 10 al passivo, la squadra di Iachini finisce col pareggiare contro i rossoblù, solidi in mezzo e pericolosi solo in un’occasione con Barella nel finale. Ai neroverdi non basta la verve di Politano: a sprecare l’occasione per vincere il match è Berardi, in avvio di ripresa.


SBADIGLI — Al Mapei Stadium partita ultrattica e fisica, come aveva anticipato Lopez alla vigilia: «Per lo spettacolo dovrete rivolgervi altrove…». Tra le pochissime emozioni del primo tempo una conclusione in acrobazia di Politano al 15’ col pallone che finisce di poco a lato. Al 26’ Cigarini deve uscire dal campo per infortunio dopo un fallo ai danni di Magnanelli. L’ingresso in campo di Sau non cambia l’assetto tattico iniziale (3-5-2): Joao Pedro arretrato sulla linea di centrocampisti, Sau e Farias sul fronte d’attacco, mentre Iachini sotto l’altra metà del cielo inverte gli esterni Berardi e Politano nel tentativo di sparigliare le carte altrui. Ma la prima frazione si chiude senza guizzi o sussulti, troppo prevedibile palla al piede l’azione sui corridoi esterni delle due squadre.

CHE OCCASIONE — La ripresa si apre con un’occasione d’oro sprecata malamente da Berardi (lanciato da Politano) a tu per tu con Cragno: la conclusione dell’esterno è alta sopra la traversa. Lo stesso attaccante del Sassuolo cerca di riscattarsi un quarto d’ora dopo ma nemmeno in quest’occasione inquadra la porta. I padroni di casa si dimostrano più continui nel guadagnare metri di campo. E con azioni da sviluppo da palla inattiva qualche grattacapo lo creano ai sardi. Ma il risultato non cambia. Nel finale ci prova Barella dalla distanza, ma Consigli alza sopra la traversa. Può bastare così.

Alessio D'Urso

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 11 febbraio 2018 19:58
Chievo-Genoa 0-1: decide Laxalt sul finale

Si chiude 1-0 la sfida tra la squadra di Maran e i rossoblu.
L'uomo partita Laxalt regala tre punti fondamentali ai genoani.
I clivensi restano in difficoltà, con 22 punti in classifica


Secondo colpaccio esterno consecutivo del Genoa. A regalare i tre punti è sempre Laxalt dopo il 90', che colpisce con il mancino dal limite in pieno recupero. Quando tutti erano convinti e contenti dello 0-0. Il Chievo resta nei guai, ma si consola con le disgrazie altrui, in primis la sconfitta dell'Hellas. Certo, la banda Maran è sempre più avvilita. Aveva l'obbligo di muovere un po' la classifica trovandosi nel classico periodo negativo (due punti nelle ultime dieci partite, adesso) e quindi ha impostato una gara all'insegna del prima non prenderle, senza stare lì a considerare che giocava in casa (fra l'altro sabato ha un'altra occasione ospitando il Cagliari). Anche il Genoa, per la verità, si è subito mostrato felice di portare via dal Bentegodi un punticino, in modo da preparare in serenità la sfida di Marassi con l'Inter.


STERILITÀ — I tifosi di entrambe le squadre avrebbero gradito un po' di spettacolo. Invece la preoccupazione di restare imbattuti ha prodotto il nulla nelle due aree di rigore sino alle fiammate conclusive degli ospiti. Sia Maran che Ballardini hanno provato a trovare idee e soluzioni offensive in panchina. Lapadula ha sostituito Galabinov un attimo prima dell'intervallo, poi è comparso Pellissier al posto di un Inglese che sta ancora cercando di entrare in condizione. Un altro elemento importante, lontano da uno standard di forma competitivo, è Giaccherini, che si è alternato con Castro, convalescente. Nessuno di questi cambiamenti ha prodotto sussulti.

OCCASIONI — Ed eccoci al sorprendete finale, velenoso per il Chievo. È Pandev al minuto 86 a rompere il sonnolento tran-tran, facendosi largo in piena area. Solo che avrebbe dovuto calciare col destro sul primo dribbling, invece, fidandosi di più del sinistro, se l'è portata avanti. Quando ha effettuato il tiro col mancino aveva addosso il portiere: la sfera è così finita sulla faccia di Sorrentino, e di là in angolo. Sullo slancio, il Genoa è rimasto nella metà campo clivense, finché, sugli sviluppi di una manovra in zona destra il pallone colpito di testa da Lapadula è pervenuto al limite dalla parte opposta, dove Laxalt, il migliore in campo, ha lasciato partire un diagonale angolatissimo: niente da fare per Sorrentino.

COLPACCIO — Certo, visto il nulla prodotto fin lì, il pareggio sarebbe stato il risultato giusto. Però il Chievo non può recriminare, deve piuttosto cercare di venire fuori dalla sua sterilità, ormai impressionante. Il solo tentativo nello specchio da parte dei padroni di casa porta la firma del giovane Bastien, liberato al limite dell'area da un rasoterra di Giaccherini. Bastien arrivava in corsa da dietro e non aveva ostacoli davanti. Avrebbe potuto controllare e avanzare, invece ha battuto di prima intenzione, ma col piatto, invece che di potenza. Facile la parata di Perin, l'unica in 94'.

Nicola Cecere

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 11 febbraio 2018 20:03
Inter-Bologna 2-1, Karamoh sblocca i nerazzurri.
In gol Eder e Palacio

Dopo otto gare senza vittoria una perla del giovane francese riporta Spalletti al successo.
Inter ora terza in classifica



L'Inter torna a vincere in campionato dopo oltre due mesi (e otto gare senza vittorie) battendo 2-1 il Bologna al Meazza. Decidono i gol di Eder e Karamoh inframmezzati dal pareggio di Palacio. I nerazzurri, nonostante il periodo negativo, si ritrovano al terzo posto. Bologna generoso che chiude in nove per le espulsioni di Mbaye e Masina.

NOVITÀ — Luciano Spalletti lo aveva annunciato in conferenza: abbiamo lavorato su qualche novità. Questa novità ha un nome e un cognome, si tratta di Yann Karamoh. Esordio da titolare in campionato per il francese arrivato in estate dal Caen. A fargli posto, nel 4-3-1-2 di partenza, è Antonio Candreva. Punta centrale Eder ancora al posto di Mauro Icardi, infortunato e presente allo stadio (ha atteso i compagni alla fine del riscaldamento per dare un "cinque" a tutti). Roberto Donadoni replica con un 4-3-3 in cui Rodrigo Palacio è il terminale e Federico Di Francesco e Riccardo Orsolini i paggetti esterni.

BOTTA E RISPOSTA — Dopo 2' l'Inter passa. Karamoh lungo la verticale per Brozovic, cross per Eder che in spaccata anticipa Gonzalez e insacca. Secondo gol consecutivo per l'ex sampdoriano dopo quello di sabato scorso contro il Crotone. L'Inter parte con il 4-3-1-2 ma muta in continuazione. Brozovic lo si trova da trequartista, Perisic da interno di centrocampo e Karamoh molto vicino a Eder. Insomma, una creatura malleabile nei primi minuti di gara. All'11' il cross di Cancelo trova la testa di Brozovic che spara fuori. Interessante la trovata di Spalletti che evidentemente chiede a Marcelo di trasformarsi in una sorta di centravanti ombra quando i suoi attaccano con Eder che scivola verso sinistra. La reazione del Bologna si fa attendere fino al 23' quando Masina dalla sinistra trova la testa di Palacio: girata e volo di Handanovic a respingere. Miranda al 25' regala il pareggio al Bologna svirgolando il rinvio e lanciando Palacio in profondità. L'argentino controlla e calcia perfettamente sull'angolo opposto. Invece che scatenare la rabbia nerazzurra, il pubblico applaude l'ex con commovente riconoscenza per quello che ha fatto con la maglia interista. Il ritmo della squadra di Spalletti si abbassa man mano che passa il tempo e nemmeno il regalo di Gonzalez in fase di impostazione la rianima. Il difensore del Bologna lascia la palla a Perisic che sceglie di calciare subito in porta, ma è un destro debole sul quale Mirante non ha problemi.

FISCHI E GOL — Si ricomincia con Lisandro Lopez al posto di Miranda in mezzo alla difesa. Il brasiliano, da una prima analisi dello staff medico, lamenta un risentimento muscolare all'adduttore della coscia sinistra. Inter vicino al nuovo vantaggio dopo 3'. Corner di Brozovic, Vecino prolunga di testa, poi prima D'Ambrosio poi Skriniar falliscono due opportunità dentro l'area piccola. La fiammata del 9' è un altro cioccolatino scartato male. Eder fugge a destra, crossa per Perisic che di testa spara alto. L'imprecisione, figlia dell'apprensione, non aiuta certamente l'Inter mentre il Bologna inizia a giocare con il cronometro. Spalletti inserisce Rafinha al 13' per Brozovic fischiato da tutto il Meazza. Il croato ironicamente ricambia applaudendo prima di sedersi in panchina. Rafinha si piazza sulla trequarti per offrire acqua potabile a Eder e a tutta l'Inter. Ed è uno scambio tra l'ex Barcellona e Karamoh a stappare lo stadio. L'ala francese chiude con un sinistro preciso al 18' che consente di rimettere la testa avanti. Inter in sofferenza, come Perisic che gioca con la spalla sinistra malandata e immobilizzata. Donadoni inserisce Falletti per Orsolini per ridare vitalità offensiva. L'entusiasmo prende la creatura di Spalletti. Rafinha la guida come al 21' quando esce da una foresta di avversari e mette Karamoh davanti a Mirante, bravo a respingere.

ROSSI — Il Bologna al 23' resta in dieci: entrata da censurare di Mbaye su Rafinha, secondo giallo e conseguente rosso. Donadoni riequilibra la squadra inserendo Torosidis per Poli, mentre Spalletti inserisce Gagliardini per Karamoh. L'ex Atalanta si sistema davanti alla difesa e Rafinha si allarga a destra consentendo a Borja Valero di liberare i suoi pensieri sulla trequarti. L'ingresso di Avenatti per Di Francesco al 36' serve per giocare anche sulle palle alte. Al 39' l'arbitro Valeri interrompe il gioco e ricorre al Var per un tocco di mano in area di D'Ambrosio: dopo aver visionato le immagini decide che non è rigore. Un'altra volta l'Inter aiuta il Bologna. Inavvertitamente Gagliardini lancia in profondità Palacio, il cui tiro è respinto da Handanovic. Valeri ricorre ancora alla Var durante il recupero per valutare l'intervento di Masina su Lisandro Lopez. L'arbitro decide per l'espulsione diretta. Il Bologna chiude in 9, l'Inter chiude il periodo negativo. La vittoria per 2-1 riconsegna buonumore e terzo posto alla squadra di Spalletti.

Matteo Brega

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 11 febbraio 2018 20:05
Sampdoria-Verona 2-0: Barreto apre, Quagliarella chiude

La squadra di Giampaolo porta meritatamente a casa la vittoria e tiene a 3 punti di distanza il Milan.
Verona: la salvezza è sempre più lontana



La Sampdoria rilancia la sua corsa verso l’Europa dominando il Verona con grande sicurezza, pur sprecando almeno quattro ottime occasioni da gol. Il Verona non ha l’approccio giusto, distratto, poco combattivo, piuttosto disordinato, non oppone resistenza alla Sampdoria. I blucerchiati, così, arrivano al tiro con incredibile facilità. Caprari è il primo a provare il tiro al 2’, trovando la risposta di Nicolas. La prima di una bella serie. Il portiere dei veneti, infatti, incappa in un paio di errori nel rinvio con i piedi, ma si esalta nelle parate: all’8’ cancella un gol a Linetty, all’11’ stoppa Quagliarella, sei minuti dopo il centravanti si vede ribattere un colpo di testa ravvicinato da Vukovic. Nicolas torna protagonista al 19’ su Zapata. Venti minuti nei quali la Samp spreca tutto e il Verona si ritrova, compattandosi e limitando i danni, pur senza riuscire a organizzare un contropiede. Ma è solo un momento di tregua.

LA SBLOCCA BARRETO — La sfida, infatti, si sblocca al 5’ del secondo tempo: Quagliarella imposta bene il contropiede, Caprari rifinisce per Barreto, che si inserisce tra i centrali e, di testa, fa 1 a 0. La reazione del Verona non c’è e la Samp amministra con calma, siglando il 2 a 0 con il solito Quagliarella, al 40’ su rigore, dopo un netto fallo di Valoti su Kownacki e dopo che Zapata aveva clamorosamente sprecato un’altra occasione al 11’.

Alessio Da Ronch

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 11 febbraio 2018 20:08
Torino-Udinese 2-0: N'Koulou e Belotti in gol,
la Var annulla una rete a Barak

Mazzarri stacca Oddo con le reti del difensore e del Gallo,
che si sblocca a quasi due mesi dall'ultimo centro.
I friulani perdono dopo 9 risultati utili consecutivi



Il Toro salta l’Udinese in una specie di spareggio europeo e continua la corsa: con Mazzarri sono 11 punti in 5 partite, con tre vittorie in casa, 8 gol segnati e 0 subiti.

DUBBIO VAR — I granata partono meglio e al 5’ vanno vicino al gol con quello che sarà il protagonista del pomeriggio: traversa di Iago su punizione che si procura per un fallo di Zampano, in affanno. Un paio di minuti dopo, brivido di Sirigu che regala una palla a Lasagna. È la squadra di Mazzarri a fare la partita (Lasagna salva sulla linea un colpo di testa di Burdisso). Però è l’Udinese a passare, ma la Var annulla il gol: cross di Widmer, Maxi Lopez è in fuorigioco (passivo) ma strattona anche Burdisso. L’azione prosegue, Lasagna colpisce la traversa e sul tap-in Barack batte Sirigu. I giocatori dell’Udinese esultano, ma il Var Maresca segnala ad Abisso l’irregolarità di Maxi. L’arbitro ascolta, poi va a vedere lo stesso sul monitor, allarga le braccia e decide: sono 4 minuti e il gol viene cancellato. Sventato il pericolo, il Torino passa: solito angolo di Iago da destra, testa di N’Koulou. Nel finale arriva la conferma che il vantaggio è giusto: Bizzarri salva nel giro di pochi secondi su Belotti (di piede) e Niang.

CHE GALLO — Nel secondo tempo, la qualità del gioco peggiora: l’Udinese si ritira nella sua metà, il Toro affonda i colpi. E raddoppia con Belotti, fino a quel momento in difficoltà, che ritrova il gol dopo quasi due mesi: è un gran contropiede di 50 metri, tutto muscoli e corsa. Il Gallo supera Nuytinck e resiste alla carica di Samir. A quel punto la squadra di Oddo scompare: va fuori Behrami, dentro De Paul per avere più spinta in avanti. Ma non serve. È ancora Iago protagonista, prima da trequartista nel 3-4-1-2 poi seconda punta nel 3-5-2. E il risultato non cambia più.

Guglielmo Longhi

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00lunedì 12 febbraio 2018 14:17
Roma-Benevento 5-2: Under doppietta,
Di Francesco scavalca la Lazio

Il fanalino di coda segna con Guilherme, poi rimedia Fazio prima dello show del giovane turco,
che serve a Dzeko l'assist del 2-1 e firma una doppietta.
Primo gol giallorosso per Defrel


E allora ora non svegliatelo più. Perché ora che capisce e sa cosa fare, ha cambiato davvero marcia e sembra non volersi fermare più. La Roma così batte il Benevento e se torna dentro la zona Champions lo deve soprattutto a lui, Cengiz Under, capace di cambiare la partita in corsa con l'assist del 2-1 per Dzeko e la doppietta che di fatto ha chiuso il match. Prima, in verità, la Roma un po' aveva sofferto, anche perché il Benevento (passato in apertura con Guilherme) è venuto a giocarsi la gara e anche bene. Poi, alla fine, c'è spazio anche per il primo gol giallorosso di Defrel, su rigore che Dzeko ha lasciato tirare al francese.

BOTTA E RISPOSTA — Di Francesco alla fine sceglie Perotti come trequartista centrale e si riaffida al 4-2-3-1 con cui a Verona, domenica scorsa, ha spezzato il digiuno di vittorie. De Zerbi, invece, si gioca la carta del baby Enrico Brignola alle spalle del guizzante Guilherme e decide di mettersi a specchio, anche lui con il 4-2-3-1. Di fatto, De Zerbi rinuncia al centravanti (Coda) e decide di giocare con tutte mezze punte o giù di lì. E la scelta gli dà ragione, perché la partenza è tutta di marca sannita: prima Viola pesca D'Alessandro a trenta metri, con Djuricic che non arriva a chiudere sul secondo palo; poi al 7' è Guilherme a bruciare l'Olimpico con un sinistro da dentro l'area che beffa Alisson (complice una deviazione di Manolas). A quel punto la Roma prende in mano il pallino del gioco, anche se poi di occasioni importanti ne arrivano davvero poche. Under prova qualche spunto in velocità, Perotti fatica da trequartista (tanto che ad inizio ripresa si va a cambiare di posizione con El Shaarawy), ma i pericoli gli uomini di Di Francesco li creano soprattutto alzando la palla. Così di testa è pericoloso un paio di volte Dzeko e anche Manolas. In mezzo, sempre di testa, al 26' arriva anche il pari di Fazio, sugli sviluppi di una punizione laterale di Fazio. Poi per i giallorossi c'è anche un tiro in corsa di El Shaarawy al 40', messo in angolo da Puggioni. Più in generale il Benevento tiene bene in mezzo al campo, difendendosi 4-1-4-1, con Sandro e Viola a giocare palloni e coprire le linee di passaggio.

SPEEDY CENGIZ — La ripresa si apre con la Roma alla caccia del gol-vittoria e il Benevento a giocare palloni per cercare la ripartenza letale. Dopo 11' di gioco Di Francesco si gioca la carta Defrel, che va a fare il trequartista con Perotti spostato già dal via del secondo tempo in fascia. A fare la differenza, però, è ancora il baby turco Under. Prima al 14' da destra accelera, salta Letizia, e regala a Dzeko un pallone comodo comodo, solo da mettere in rete di testa, per il 2-1; poi al 17' va a rimorchio di Perotti e di piatto infila in corsa la palla del 3-1. Non basta, però, perché Under non è sazio e al 31' inventa un gol con sinistro a giro dal limite che strappa applausi. Pronti via, si riparte e stavolta è il Benevento a insaccare il pallone con il baby Brignola, bravo di piatto a mettere dentro una assist in corsa di Lombardi. Prima, invece, ad andare vicino al gol era stato Defrel, bravo ad addomesticare di petto un bel pallone ed a calciare bene in diagonale, con Sandro a salvare su una traiettoria che sembrava già gol. Prima del fischio finale arriva anche il gol di Defrel, su rigore concesso per fallo di mano di Djimsiti su cross basso di Dzeko. Il bosniaco lascia tirare il francese, che di giustezza non sbaglia. La Roma sale al quarto posto, supera la Lazio nella corsa alla Champions e tira un bel sospiro di sollievo. Per il Benevento, invece, una bella prestazione, che fa il paio con quella di sette giorni fa con il Napoli e che lascia ancora aperto un bagliore di speranza per il sogno-salvezza.

Andrea Pugliese

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00martedì 13 febbraio 2018 21:08
SERIE A 2017/2018 24ª Giornata (5ª di Ritorno)

09/02/2018
Fiorentina - Juventus 0-2
10/02/2018
Spal - Milan 0-4
Crotone - Atalanta 1-1
Napoli - Lazio 4-1
11/02/2018
Sassuolo - Cagliari 0-0
Chievo - Genoa 0-1
Inter - Bologna 2-1
Sampdoria - Hellas Verona 2-0
Torino - Udinese 2-0
Roma - Benevento 5-2

Classifica
1) Napoli punti 63;
2) Juventus punti 62;
3) Inter punti 48;
4) Roma punti 47;
5) Lazio punti 46;
6) Sampdoria punti 41;
7) Milan punti 38;
8) Atalanta punti 37;
9) Torino punti 36;
10) Udinese punti 33;
11) Fiorentina punti 31;
12) Genoa e Bologna punti 27;
14) Cagliari punti 25;
15) Sassuolo punti 23;
16) Chievo punti 22;
17) Crotone punti 21;
18) Spal punti 17;
19) Hellas Verona punti 16;
20) Benevento punti 7.


(gazzetta.it)
binariomorto
00sabato 17 febbraio 2018 23:45
Udinese-Roma 0-2: Ünder e Perotti a segno

In Friuli decidono il gran gol del giovane turco e il guizzo dell'argentino al 91':
i giallorossi scavalcano l'Inter portandosi da soli al terzo posto a quota 50 punti


La crisi sembra davvero dietro le spalle. La Roma vince la terza partita consecutiva, ma stavolta dà pieni segnali di guarigione contro una Udinese troppo piccola (e soprattutto troppo spuntata) per poterla impensierire. La squadra di Di Francesco si innalza al terzo posto blindando al momento la zona Champions League, grazie a un 0-2 santificato dai gol di Under (il 4° nelle ultime tre partite) e Perotti. Per le statistiche, il 10° successo consecutivo dei giallorossi contro i friulani.

TESTA ALLO SHAKHTAR — In partenza Oddo sceglie di sostituire l'infortunato Lasagna con Perica. La differenza è nella velocità di base, perché - con la linea difensiva giallorossa abbastanza alta - attaccando la profondità spazi ci sarebbero. Però il centravanti di giornata non può misurarsi nello scatto con Manolas, mentre gli inserimenti a turno di Fofana e Barak non sortiscono grossi risultati, così come i cross prodotti dalle fase a cura di Widmer e Ali Adnan. Insomma, se la fantasia è solo a cura di De Paul, non sorprende che nel primo tempo la migliore occasione bianconera arrivi da un retropassaggio avventato di Juan Jesus, su cui Perica conclude addosso ad Alisson in ottima uscita (7'). L'altro vero brivido, quindi, è solo un tiro da sedici metri di Fofana, che sfiora il palo destro del portiere brasiliano (20'). Con queste premesse, è ovvio che sia la Roma a fare di più la partita, aggredendo il 3-5-1-1 dell'Udinese, con un 4-2-3-1, che vede Nainggolan vertice alto del triangolo di centrocampo.
I giallorossi però - lasciando a riposo in avvio Kolarov e Perotti in vista dell'impegno di Champions League di mercoledì contro lo Shakhtar Donetsk - consumano soprattutto la fascia destra perché, con Juan Jesus bloccato a sinistra, tocca a Florenzi ed al vivace Under provare a servire palloni per Dzeko ed El Shaarawy, mentre Nainggolan svaria su tutta là trequarti a caccia di palloni utili da imbucare negli spazi. La prima emozione però lo dà la Var, quando al 10' il tocco di mano di Adan in area su Under, dopo il controllo, è considerato dagli arbitri è involontario. Al 14', poi, lo stesso Under costringe già Bizzari alla ribattuta, le due occasioni migliori le ha il Faraone, che le spreca entrambe. Al 30', servito da Nainggolan in percussione da sinistra sulla linea di fondo, tira fuori da ottima posizione, mentre al 35', lanciato in contropiede, conclude con un debole sinistro che il portiere argentino blocca. L'ultima buona palla è sempre del Ninja per Dzeko, che di testa devia trovando Bizzarri pronto a bloccare a terra.


UNDER SUPERSTAR — Nella ripresa la partita potrebbe svoltare, visto che al 7' Perica, su azione da rimessa laterale, dribbla Fazio ed è stoppato solo da Alisson in versione supereroe. Le squadre si allungano e al 12' El Shaarawy, su azione di contropiede, conclude alto da buona posizione. L'Udinese sembrata in crisi d'aria e Dzeko sta per approfittarne due volte: al 15' viene anticipato da Bizzarri sul bel cross di Under, un minuto più tardi invece il bosniaco va pin assolo e conclude a lato, tutto defilato sulla sinistra. A quel punto Oddo sostituisce Behrami affaticato con Jankto, spostando Fofana al centro. Non è una grande idea, perché la Roma prende campo e al 25' Under, servito da De Rossi, segna con un gran sinistro dal limite. I friulani provano a scuotersi, ma se Widmer conclude fra le braccia di Alisson (27'), negli spazi è Perotti che impegna ancora Bizzarri. Nel finale, con l'ingresso di Balic, l'Udinese passa al 4-2-3-1, avendo come terminale Maxi Lopez per lo spompato Perica. Effetti scarsi, se si eccettua una conclusione di De Paul, defilato da destra, su cui Alisson interviene benissimo in due tempi, alzando la palla a candela. Il finale è tutto giallorosso, col subentrato Defrel che al 45' sporca i guanti di Bizzarri e, pochi secondi più tardi, quando una palla persa al limite dell'area da Fofana - grazie a Defrel e Nainggolan - innesca ancora Perotti, che fa secco il connazionale portiere per lo 0-2. Stavolta è proprio finita. L'Udinese mastica malinconia, mentre la Roma avvisa lo Shakhtar: la lupa è ancora fame

Massimo Cecchini

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00sabato 17 febbraio 2018 23:59
Chievo-Cagliari 2-1: Giaccherini e
Inglese in gol, Pavoletti rete inutile

L'ex Napoli entra e segna il primo gol in gialloblù con una bellissima punizione,
nel finale Sorrentino salva i suoi: Maran torna a vincere dopo 10 gare



I gol di Giaccherini e Inglese, la paratona di Sorrentino. Il Chievo rinasce grazie ai suoi uomini simbolo e affonda il Cagliari. Il nuovo (Giak) che entra dalla panchina e firma su punizione il primo gol in gialloblù; il bomber (Inglese) che torna a segnare; il portiere (Sorrentino) che al 43’ del secondo tempo ci mette la manona e respinge il possibile 2-2 di Pavoletti. Non vinceva dal 25 novembre Maran (2-1 alla Spal in casa) e questi tre punti (dopo i 2 fatti in 10 partite) sono una manna per una classifica che si stava facendo preoccupante (ora, a quota 25, ha affiancato proprio i rossoblù). Il Cagliari, che ha offeso poco, torna a casa deluso. Senza Cigarini, fuori per infortunio, si è abbassato troppo nel secondo tempo e ha pagato. Svegliandosi solo quando ha preso i due schiaffoni alla mezzora della ripresa.

POCA ROBA — Il primo tempo offre poco. Il Chievo gioca ma non riesce quasi mai a essere pericoloso. Lopez fa fatica a fare gioco. Dopo 50 secondi ci prova Lykogiannis: il greco avanza sulla sinistra e tira in porta, Joao Pedro non ci arriva e la palla esce alla sinistra di Sorrentino. Il Chievo è messo meglio, ha quasi sempre il pallone sui piedi e prova a costruire. Al 10’ Joao Pedro regala una palla a centrocampo, Castro ha spazio sulla destra e il suo cross viene girato a lato da Inglese. Al 36’ occasione per Ionita. Il moldavo approfitta di un rimpallo in area ma tira tra le braccia di Sorrentino. Due minuti dopo l’occasionissima è del Chievo: Birsa, che si è guadagnato l’angolo, crossa sulla testa di Inglese. L’attaccante lascia sul posto Andreolli, la girata è perfetta, ma Cragno è superlativo e con la mano aperta ricaccia il pallone fuori dalla porta rossoblù.

FUOCHI D’ARTIFICIO — Il secondo tempo inizia come il primo, a ritmo non troppo alto. Al 9’ Cragno per poco non fa il patatrac, attaccato da Birsa sul passaggio all’indietro di Castan ritarda il rilancio di piede e butta via il pallone praticamente sulla linea di porta. Al 23’ cross di Birsa, ancora Inglese di testa e ancora Cragno risponde alla grande. Il Cagliari si fa schiacciare, Padoin e Barella non costruiscono, il Chievo macina soprattutto sulla fascia sinistra, dove Gobbi (ex mai dimenticato in Sardegna) sale di giri. La mossa della serata arriva al 25’, quando Maran mette dentro Giaccherini. L’ex Napoli ci mette 4’ per indirizzare la partita e cambiare, forse, la stagione del suo Chievo: la sua punizione dal limite è perfetta, scavalca la barriera e batte Cragno. L’entusiasmo gialloblù è dirompente e al 31’ ecco servito il raddoppio: Inglese, stavolta di piede, riesce finalmente a battere Cragno. Tutto finito? Niente affatto. Perché il Cagliari, d’orgoglio, si butta in avanti: prima Pavoletti fima il 2-1, poi di nuovo Pavo va vicinissimo al clamoroso pareggio, ma super Sorrentino, fin lì solo spettatore, si oppone.

Carlo Angioni

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 18 febbraio 2018 11:29
Genoa-Inter 2-0: Pandev e un autogol
di Ranocchia affondano i nerazzurri

Nerazzurri sotto per un clamoroso e sfortunato autogol, poi colpiti dall'ex:
Spalletti ora è quarto, ma rischia il sorpasso della Lazio lunedì


Un timido passo avanti una settimana fa con il Bologna. Due convinti balzi verso il basso oggi a Genova. Non era guarita l'Inter, la giocata e l'energia di Karamoh avevano solo mascherato i problemi. Il compatto e vigoroso Genoa di questi tempi (tre vittorie di fila) scopre il bluff e riapre le ferite di una squadra che perde anche il conforto del terzo posto a favore della Roma. E che rischia il sorpasso, lunedì, da parte della Lazio. L'Inter affonda 2-0, colpita da un Pandev in versione Triplete e da un clamoroso autogol di Ranocchia, simbolo suo malgrado dell'Inter post-Triplete. Le attenuanti generiche sono le assenze di Icardi, Perisic e Miranda, ma sicuri che con loro sarebbe andata diversamente?

IL PATATRAC — È un condensato delle ultime malaugurate stagioni nerazzurre di Ranocchia l'episodio che sblocca la partita in chiusura di primo tempo. Un mix di sfortuna e impotenza, con il centrale sostituto di Miranda al posto sbagliato nel momento sbagliato. Sul cross di Zukanovic il nuovo colonnello della difesa Skriniar rinvia alla disperata (un po' troppo alla disperata, vista la situazione) e lo centra. La palla colpisce il ginocchio di Ranocchia e fra tutte le direzioni che potrebbe prendere sceglie quella verso la porta di Handanovic. L'effetto è comico, per chi è neutrale. L'effetto principale è che l'Inter va negli spogliatoi sotto. La punizione è probabilmente eccessiva, ma il primo tempo non era stato esattamente convincente. I nerazzurri avevano già rischiato di prendere gol su un cross dalla trequarti di Pandev, che rimbalza davanti ad Handanovic e si stampa sulla traversa.

PANDEV BIS — I nerazzurri nel primo tempo avevano costruito un paio di occasioni chiare: con Eder poco coinvolto, le azioni partono ancora dalle fasce. Candreva, piazzato a sinistra, al 19' trova il cross giusto per Karamoh (che parte da destra ma è libero di svariare), ma il francesino al volo svirgola. Al 31' allora l'azzurro fa da solo, rientrando da sinistra per il tiro (sarà una costante): Perin sventa in tuffo. Prima di trovare la terza occasione però la squadra di Spalletti subisce un altro gol. A rendere più amara la serata degli interisti ci pensa Pandev (assolutamente fra i migliori anche prima del gol). Sugli sviluppi di un corner Laxalt tira rasoterra: a centro aerea il reduce del Triplete stoppa e infila in solitudine il 2-0. Gli ingressi di Rafinha, Pinamonti e Brozovic cambiano poco, un tiro a giro di Eder viene respinto sulla linea da Rossettini. Pressione finale, qualche giocata dell'ex Barça, ma il Genoa nemmeno suda troppo: ottimo match di lotta e di governo, per la squadra di Ballardini, che chiude qui ogni timore di lotta da salvezza.

Valerio Clari

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 18 febbraio 2018 16:45
Juve, Alex Sandro è un giocatore ritrovato.
E quanto pesa Bernardeschi

Grande partita del brasiliano, ancora a segno nel derby, e dell'ex viola.
Rugani bravissimo nel duello con Belotti, Asamoah sempre concreto



La Juve vince un derby pesantissimo, nonostante il Torino abbia mostrato di avere ancora limiti evidenti. A inizio partita mancavano per infortunio Matuidi, Cuadrado, Mandzukic e Barzagli, con Allegri che ha fatto rifiatare Benatia. L'infortunio iniziale di Higuain ha lasciato dal 13' al 66' Allegri senza centravanti, visto che Dybala (un gol fallito ma ottimi segnali al rientro) non aveva più di 30' nelle gambe. La vittoria nel derby non fa perdere terreno alla Juve in una giornata favorevole al Napoli, e mostra ancora una volta la forza mentale dei campioni d'Italia, che reagiscono subito alla rimonta subìta dal Tottenham. Scopriamo i protagonisti del derby.

BERNARDESCHI — Finito l'apprendistato bianconero, gli infortuni in attacco gli hanno dato lo spazio necessario per far vedere di essere da Juve. E Federico ha risposto alla grande: 6 tra gol e assist nelle ultime 7 presenze, una presenza a tutto campo continua, una cattiveria e una concretezza nelle giocate che non aveva appena arrivato a Torino. Esce per infortunio nel finale (iperestensione al ginocchio).

ALEX SANDRO — Dura stabilire il migliore in campo tra lui e Bernardeschi. Gioca alto nel tridente in un ruolo un po' alla Mandzukic e lo fa benissimo. Avvia alla grande e chiude l'azione del gol, castigando come all'andata il Torino, stavolta da due passi col destro. Solido in fase difensiva e negli strappi in avanti. Serve una palla stupenda a Dybala per il 2-0, ma la Joya calcia alto. Giocatore totalmente ritrovato.

RUGANI — Tolto il primo tempo col Sassuolo, non giocava dall'inizio dalla sconfitta di Genova con la Samp e doveva sostituire un Benatia in condizioni scintillanti. Inizia subito galleggiando bene nell'uno contro due tra Obi e Belotti, che graziano la Juve. Poi Rugani non concede più nulla a un Gallo con la cresta un po' bassa, bravo sia nel corpo a corpo che nelle letture.

ASAMOAH — Per la prima volta dall'inizio dell'anno gioca insieme ad Alex Sandro, a cui di solito dà fiato sulla fascia sinistra. E' il primo a sfiorare il gol, in fase difensiva concede il minimo sindacale a Iago Falque. Sembra sempre sul punto di partire, ma capiamo perché Allegri non se ne voglia mai privare.

Jacopo Gerna

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 18 febbraio 2018 17:40
Benevento-Crotone 3-2: Diabate firma il gol che blinda il risultato

Grandi emozioni al Vigorito per la sfida salvezza tra la squadra di De Zerbi e quella di Zenga.
Buon gioco dei sanniti, che riescono a recuperare con il gol dell'attaccante maliano



Roberto De Zerbi mette nel "frullatore" Benevento altri nuovi ingredienti e agita, con la speranza di realizzare la bevanda della speranza. Anche con i gol del brasiliano Sandro (già utilizzato nelle precedenti gare) e del franco-maliano Diabatè, alla sua "prima", la squadra campana si aggiudica per 3-2 la sfida col Crotone e riduce a 11 punti il distacco dalla formazione calabrese, quart’ultima in classifica. Resta un’impresa difficilissima, ma la corsa può continuare. Dopo l’1-1 del primo tempo, con sigilli di Sandro e Crociata (il ragazzo di scuola Milan, acquisito dal club di Vrenna), la partita propone una girandola di emozioni nella ripresa. Di nuovo avanti i campani, con Viola (e deviazione beffarda di Faraoni), il 2-2 segnato da Benali (primo centro con i rossoblù) e proprio in coda la zampata di Diabatè, al debutto assoluto, come Tosca, in Serie A. Strana coincidenza, sul match ci sono tutte… prime firme, cioè giocatori alla prima marcatura personale in questo campionato.

LE SCELTE — De Zerbi è costretto a fare scelte forzate, anche per le assenze di D’Alessandro e Guilherme, bloccati da infortuni, e per le condizioni ancora non al meglio di Sagna e Cataldi, quest’ultimo appena recuperato da un problema muscolare. Nel Benevento, schierato col 4-2-3-1, fa l’esordio il difensore Tosca, schierato al centro con Djimsiti, con Letizia e Venuti esterni; a centrocampo Sandro e Viola. In attacco Coda è il terminale, piazzato davanti al tridente composto da Brignola, Djuricic e Parigini. Zenga sorprende tutti, puntando sin dall’inizio su Ajeti (che aveva fatto bene nella ripresa contro l’Atalanta) nel ruolo di centrocampista, in mezzo a Benali e Mandragora – inizia in panchina Barberis – e su Crociata, che va a comporre con Ricci e Nalini un tridente offensivo, che non concede un riferimento preciso alla difesa avversaria.

CHE COLORE… — Gli ultras della curva sud ricordano con uno striscione Carmelo Imbriani, giocatore e allenatore giallorosso, morto il 15 febbraio 2013: "Il mondo ha narrato la tua esistenza, ora il cielo ne gode l’essenza. Per questa terra e la passione della sua gente: Carmelo vive negli occhi di non mente!". Questo il pensiero dedicatogli. Il Crotone può contare su circa 500 tifosi, arrivati al Vigorito, sognando l’ennesimo sgarbo agli storici rivali, che proprio contro i rossoblù hanno registrato cocenti delusioni, avendo perso due finali playoff per la promozione in B e una semifinale per il salto in C1.

RITMO — Il Benevento cerca subito di imporre un ritmo alto e già al 2’ si procura due occasioni. La conclusione di Coda è ribattuta da Martella, proprio davanti a Cordaz. Poi, sull’azione successiva, con cross di Brignola, Parigini di testa manda la palla a lato. I giallorossi fanno un giro palla rapidissimo, tentando di portare al tiro anche i centrocampisti. Ma al primo tentativo è il Crotone a sbloccare il risultato: all’11’, dalla destra Nalini effettua un cross sul quale Crociata (Venuti in scivolata non arriva a chiudere), appostato sul secondo palo, infila il portiere Puggioni e segna il suo primo gol in A. Passata in vantaggio la squadra di Zenga subisce la reazione di Sandro e compagni, che impegnano Cordaz con Brignola, Sandro, Viola e Coda, che su punizione sfiora la traversa. Dopo una costante pressione nella metà campo dei calabresi, il Benevento agguanta il meritato pareggio: da calcio d’angolo battuto da Viola, è Sandro a svettare su tutti, riuscendo a fare centro con un’incornata perfetta.

LA RIPRESA — Dopo l’intervallo De Zerbi inserisce Sagna al posto di Letizia (a destra, con Venuti che si sposta sull’altra fascia). I giallorossi creano subito un pericolo: da cross di Venuti, palla sul palo lontano, dove Martella allunga sul fondo, salvando tra Djuricic e Brignola. Zenga vuole dare maggiore peso all’attacco, così butta nella mischia Budimir (esce Crociata) e poi si affida anche a Barberis, che sostituisce Ajeti. È però il Benevento ad avere il colpo di fortuna, riuscendo ad andare di nuovo avanti: al 20’ su un tiro di sinistro di Viola, il portiere Cordaz è beffato dalla deviazione di Faraoni. Le squadre si allungano, si cerca l’immediata profondità con lanci lunghi, con Iemmello e Coda che fanno le torri per De Zerbi. Al 24’ l’arbitro Rocchi sospende per quasi due minuti la gara, a seguito di un petardo lanciato dai tifosi ospiti ed esploso vicino al portiere Puggioni. Il Crotone si lancia all’attacco e al 28’ ritrova la parità: Faraoni mette la palla a centro area, per Benali (lasciato smarcato da Sagna) che di testa firma il 2-2. Poco dopo i rossoblù fanno tremare ancora Puggioni, con una botta di sinistro di Trotta che colpisce il palo esterno. Quando la sfida sembra destinata sul pareggio, al 44’ arriva la rete che tiene in corsa la "strega". Da Iemmello palla in mezzo, Djimsiti di testa per Diabatè (in campo dal 32’ s.t. per Djuricic), che all’esordio realizza un gol pesantissimo.

Giuseppe Calvi

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 18 febbraio 2018 17:48
Serie A, Bologna-Sassuolo 2-1.
Pulgar rilancia Donadoni

La punizione vincente del cileno fa vincere ai rossoblu una partita sofferta.
Al vantaggio iniziale di Poli aveva risposto Babacar, al primo gol in neroverde



Tre punti per il Bologna e molti rimpianti per il Sassuolo. Una punizione di Pulgar a due minuti dalla fine regala a Donadoni una vittoria immeritata, ma in fondo non è certo colpa del Bologna se il Sassuolo spreca tanto in area e non concretizza una superiorità che era diventata sempre più evidente durante la partita. Il risultato di Benevento è comunque positivo per Iachini, che pur dopo una sconfitta può sorridere per l'immutato vantaggio su quartultima e terzultima e per la crescita di Berardi.

PRIMO TEMPO — In avvio c'è solo il Bologna: dopo dieci secondi Poli pesca Di Francesco davanti a Consigli che para. Al 2' ancora Di Francesco calcia sul fondo dal limite. Al 6' Destro passa in mezzo a tre avversari e di punta prova a sorprendere il portiere avversario che però riesce a respingere. Al 12' arriva il gol: Poli lancia sulla destra Di Francesco, che crossa due volte; sul pallone che filtra in area dopo una deviazione arriva per primo Poli che segna da pochi passi (posizione regolare). Il Sassuolo finalmente comincia a giocare e il segnale è un colpo di testa di Babacar che finisce oltre la traversa. È Berardi a trascinare i compagni: al 20' mette Politano davanti a Mirante che è bravo a respingere il tiro. Al 28' Babacar gira di tacco un cross di Acerbi e Mirante è pronto a intervenire. Al 38' arriva il pareggio: angolo battuto corto, cross di Berardi, Krafth per anticipare Acerbi sul secondo palo tocca male e Babacar segna da un metro. Prima dell'intervallo c'è un'altra occasione per il Sassuolo: lancio perfetto di Berardi per Duncan che sbaglia lo stop davanti a Mirante e non riesce a concludere bene.

SECONDO TEMPO — A inizio ripresa il Bologna prova a scuotersi, Destro impegna Consigli con una bella mezza girata ma poi il Sassuolo riprende in mano la partita. Babacar calcia due volte fuori, Politano manda alto dopo una volata sulla sinistra e al 36' la squadra di Iachini costruisce il match-point: Berardi serve Mazzitelli (entrato al posto di Duncan) davanti a Mirante che riesce a deviare la conclusione del centrocampista. Il pareggio sembra scritto e invece al 43' Tagliavento fischia un fallo dubbio di Goldaniga su Krejci ed espelle per doppia ammonizione il difensore del Sassuolo: Pulgar trasforma la punizione e regala la vittoria al Bologna.

G.B Olivero

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00lunedì 19 febbraio 2018 13:31
Napoli-Spal 1-0: decide un gol di Allan.
Sarri si riprende la vetta della classifica

Minimo sforzo, massima resa.
La squadra di Sarri centra la nona vittoria consecutiva (record) e scalza la Juve in testa alla classifica


Con il minimo sforzo, ma con tante occasioni sciupate, il Napoli batte la Spal e supera nuovamente la Juve vittoriosa nel derby di Torino. Agevole il successo degli azzurri, deludente la formazione emiliana perché, nei limiti delle sue possibilità, non ha mai dato la sensazione di essere in partita forse perché psicologicamente terrorizzata dall'avvio di gara. Il gol di Allan avrebbe potuto innescare una goleada, la Spal l'ha evitata ma non è mai andata vicina al pareggio. Per la capolista qualche preziosismo di troppo ma una gestione serena del pallone e del risultato. La squadra di Sarri centra la nona vittoria consecutiva (record del club) e sale a 66 punti: nell’era dei 3 punti a vittoria solo l’Inter di Mancini nel 2006/07 aveva fatto meglio (66 punti dopo 24 partite).


TROPPO FACILE — Sotto una pioggia battente, classico Napoli versione campionato, con tutti i titolarissimi (tranne ovviamente Ghoulam). Sarri, rispetto al match con il Lispia, ha puntato sui soliti noti: Albiol, Jorginho e Mertens. Semplici ha scelto Drame per contenere Callejon ed un atteggiamento prudente con Kurtic alle spalle di Antenucci. Gli ospiti hanno provato a palleggiare ma il recupero palla alto del Napoli ha messo in difficoltà spesso Viviani, dal cui primo errore è nata l'azione che ha portato al palo di Insigne. Napoli comunque già avanti al sesto quando nessuno ha seguito il taglio interno di Allan che, imbeccato da Callejon in una percussione centrale, ha trovato il suo quarto gol in campionato. Inizio choc dunque per la Spal, che al decimo ha rischiato il colpo del ko: miracolo di Meret su destro a botta sicura di Callejon. Quattro conclusioni, tutte pericolose, in porta nei primi 25' minuti per gli azzurri (saranno cinque a fine primo tempo) e Spal che ha recitato da sparring partner anche perché poco brillante nel,e ripartenze. Il Napoli ha alzato un po' il piede dall'acceleratore complice l'atteggiamento remissivo dei ragazzi di Semplici che hanno fatto scaldare i guanti a Reina solo con Viviani al 43'.

NESSUN TIRO — Ripresa al via senza cambi e ferraresi chiamati ad un approccio diverso da quello timido della prima frazione anche se alcuni singoli determinanti, vedi Kurtic e Lazzari, hanno deluso non permettendo alla difesa di respirare. Il Napoli si è letteralmente accampato nella metà campo avversaria, Jorginho ha ispirato Mertens al 14' ma Meret ha tenuto in piedi i suoi almeno fino al gol, annullato dal Var, di Hamsik dopo l'ennesimo errore in uscita di Salamon: Allan ha recuperato il pallone e poi servito lo slovacco che di testa aveva insaccato prima dell'intervento di Mariani, l'uomo Var, che ha segnalato l'off side. Il Napoli comunque non l'ha chiusa neppure con Albiol su azione d'angolo e allora Semplici ha provato a cambiare il destino con Floccari per Grassi. Qualche spazio in più così per gli azzurri, vicini al raddoppio con Mertens ed Insigne. Nemmeno un tiro in porta, invece, da parte degli ospiti, impossibile dunque sperare nel pareggio.

Gianluca Monti

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00lunedì 19 febbraio 2018 13:34
Atalanta-Fiorentina 1-1, Badelj apre, risponde Petagna

La squadra di Pioli chiude in dieci per l'espulsione di Milenkovic, ma resiste.
Quarto pareggio consecutivo fra queste due squadre



Alla fine i rimpianti sono tutti per l'Atalanta, bloccata in casa da una Fiorentina che chiude in affanno e in dieci (per 6' più recupero), ma che ha comunque con Falcinelli la palla per il 2-1. Sarebbe stato troppo per i viola, che pure passano in vantaggio, ma poi subiscono a lungo gli uomini di Gasp: Petagna risponde a Badelj, viene fuori il quarto pareggio consecutivo fra queste due squadre.

BOTTA E RISPOSTA — La partita si sblocca dopo 17 minuti, quando Badelj trova un corridoio libero a centrocampo per far partire il contropiede: il suo tiro da fuori è respinto da Gollini, la palla finisce a Chiesa che la rimette in mezzo (con deviazione): all'appuntamento c'è ancora Badelj che con il piatto sinistro firma il suo secondo gol stagionale. L'Atalanta fa la partita ma sbaglia tantissimi passaggi, la Fiorentina parte pericolosamente in contropiede. Il pareggio arriva su calcio piazzato, al 45': Gomez batte la punizione verso centro area, Petagna anche se trattenuto da Biraghi riesce a girare di testa verso la porta.

PRESSIONE DEA — Nella ripresa non cambia il "canovaccio" del match, ma i dribbling e i cross di Gomez, l'ingresso di Ilicic e gli inserimenti di Castagne non bastano all'Atalanta, che paga anche le tossine dell'Europa League. Milenkovic in due minuti fra il 38' e il 39' rimedia due gialli che fanno chiudere la Fiorentina in dieci. Proprio sulla punizione post-rosso arriva l'occasione migliore per i bergamaschi, con Freuler, che sfiora il palo.

Valerio Clari

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00lunedì 19 febbraio 2018 13:37
Milan-Samdporia 1-0: Bonaventura decide, Gattuso aggancia Giampaolo

Bella prova dei rossoneri, che costruiscono tantissimo contro i blucerchiati e il raggiungono al sesto posto.
Rodriguez sbaglia un rigore, la traversa ferma Calhanoglu, nel finale occasione per Caprari



Tornato a San Siro dalla trasferta in Bulgaria il Milan batte la Samp uno a zero. Gattuso aveva chiesto due cose, o meglio due in una: non fallire l’aggancio a Giampaolo e non fallire i primi venti minuti della partita, come secondo l’allenatore era successo in Europa League. Il Milan fa tutto, la prima e ancora meglio la seconda: la squadra potrebbe trovare dopo pochi minuti il vantaggio su rigore di Rodriguez (ben parato da Viviano) e poi colpisce con Bonaventura dopo un quarto d’ora.

JACK E VAR — Non sarà ancora Brad Pitt ma il Milan del primo tempo è certo più affascinante di Calimero, i due estremi usati da Gattuso per raccontare l’evoluzione dei suoi. La prima azione è quella da penalty: cross di Calabria (per lui a destra sarà solo l’inizio di una grande gara) e Murru che tocca con il braccio: senza Kessie tocca al mancino di Rodriguez, tiro calciato come in Bulgaria. Stavolta però Viviano intuisce che la corsa frenata avrebbe portato a un tiro alla sua sinistra: si distende e devia. Al 14’ Milan davvero avanti: l’azione parte da una fascia e si conclude sull’altra con il nuovo cross di Calabria che stavolta incontra in corsa la conclusione di Bonaventura. Al 37’ inizia a scendere in campo anche la Var: sul lancio in profondità per Zapata Calabria sembra sfiorare con la mano, Doveri giudica il tocco involontario. Poco dopo sul passaggio filtrante di Calhanoglu la zampata di Bonucci finisce alle spalle del portiere della Samp: la Var dice che il capitano rossonero è partito in fuorigioco.

OK CALHA — Il secondo tempo si ispira al primo e alle stesse parole di Gattuso che non vuole iniziali cali di tensione: così è Calhanoglu che semina mezza difesa e scarica il destro sulla traversa. Il turco con il 10 merita gli applausi di San Siro, per giocate e impegno. In una serata di bel gioco manca Suso: il suo calcio al volo da distanza ravvicinata finisce addirittura in fallo laterale. La ripresa in generale ha però ritmi meno intensi e coinvolgenti: il Milan controlla, la Samp non riesce a impadronirsi del gioco. Sono i rossoneri che vanno più vicino al gol: Calhanoglu calcia dalla sinistra senza incrociare la porta. Kownacki, la mossa di Giampaolo, non produce granché. Gattuso replica con Silva per Cutrone. Bello, ma anche un po’ comico, l’assist che André fornisce a Calhanoglu, di testa da terra: sul destro è bravo Viviano. Così come nel finale sul diagonale di Calabria. Al 90' rischio rossonero e occasionissima Samp: sulla discesa di Quagliarella, Caprari mette fuori di pochissimo da due passi. Basta dunque un solo gol al Milan per far felice Gattuso e acchiappare in classifica la Samp.

Alessandra Gozzini

Fonte: Gazzetta dello Sprt
binariomorto
00martedì 20 febbraio 2018 16:22
Serie A, Lazio-Verona 2-0: Immobile
porta i biancocelesti al quarto posto

La squadra di Inzaghi domina sin dal primo minuto, spreca tanto e
passa nella ripresa grazie alla doppietta del capocannoniere della Serie A



Riparte la Lazio. Dopo tre sconfitte di fila la formazione di Inzaghi riagguanta i tre punti e risale in zona Champions, strappando il quarto posto all’Inter. Per sbloccare la gara contro il Verona i biancocelesti devono però aspettare fino alla ripresa. Quando torna a segnare Immobile che era secco dal 6 gennaio (4 gol alla Spal). Gioia doppia per il capocannoniere del campionato salito a quota 22 alla vigilia del 28esimo compleanno. La sua doppietta fa svoltare la partita e manda a picco la squadra di Pecchia, che aveva preparato una prova di contenimento e poi non riesce più a riagganciare la partita, rimediando all’Olimpico la settima sconfitta nelle ultime otto giornate.

SENZA SBOCCHI — Per sostituire lo squalificato Leiva, Inzaghi sposta in regia Parolo, smista Lulic nel ruolo di interno e inserisce Lukaku sulla fascia sinistra. Pecchia opta per un assetto molto guardingo che si basa su un 5-4-1. In difesa, dà spazio a Boldor come centrale. In mediana via libera a Verde, delegato con Matos a supportare Kean nelle proiezioni offensive. Prima del fischio d’inizio, Inzaghi riunisce i suoi giocatori in cerchio davanti alla panchina per le ultime disposizioni e per caricarli. Lazio subito a caccia del gol. Al 7’ Immobile da buona posizione si fa però ipnotizzare da Nicolas. Tre minuti dopo è fuori bersaglio il tentativo di Parolo. Vicinissimo al gol ancora Immobile che calcia a lato. Nicolas è pronto su un colpo di testa di Wallace. Lazio all’assalto e alla mezz'ora sono già 17 i tiri (è il record dei cinque principali campionati europei). Verona blindato nella propria trequarti. Ci prova anche Luis Alberto dalla distanza. Biancocelesti intenzionati a sbloccare al più presto la gara. Gialloblù molto attenti. Tanta frenesia e anche parecchia imprecisione da parte della squadra di Inzaghi. Impreca Luis Alberto al 33’, quando timbra la traversa. Macina gioco la Lazio senza però trovare lo sbocco decisivo, mentre il Verona prova anche a guadagnare campo. Si chiude il primo tempo sullo 0-0.

RIECCO IMMOBILE — Nella ripresa la Lazio si rilancia all’attacco. Caracciolo rischia l’autorete per anticipare Immobile. Una ripartenza di Romulo manda in affanno la difesa laziale. Al 10’ Immobile, ispirato da Luis Alberto, scova l’angolo giusto per infilare Nicolas. Il capocannoniere del campionato ritrova il gol dopo 44 giorni. Pecchia fa entrare Calvano al posto di Buchel. Al 15’ arriva al raddoppio: ancora Immobile a segno. Il bomber ribatte di testa a rete dopo una respinta di Nicolas su tiro di Lulic. Altri cambi nel Verona. Prima Aaron rileva Verde e poi Petkovic avvicenda Matos. La formula più offensiva spinge il Verona in avanti per tentare di riaprire la partita. Inzaghi rinsalda la difesa con l’ingresso di Luiz Felipe al posto di Lukaku. Al 32’ una rasoiata di Calvano va a lato. Nella Lazio entra Murgia per sostituire Radu. La squadra di Pecchia insiste, mentre la Lazio rifiata con qualche ansia. Standing ovation per Immobile, rilevato da Caicedo. Nicolas alza sula traversa una parabola perfida di Luis Alberto. Un fuorigioco ferma Caicedo mentre a segnare. Esulta Inzaghi che riabbraccia la sua Lazio da Champions.

Nicola Berardino

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00martedì 20 febbraio 2018 16:25
SERIE A 2017/2018 25ª Giornata (6ª di Ritorno)

17/02/2018
Udinese - Roma 0-2
Chievo - Cagliari 2-1
Genoa - Inter 2-0
18/02/2018
Torino - Juventus 0-1
Benevento - Crotone 3-2
Bologna - Sassuolo 2-1
Napoli - Spal 1-0
Atalanta - Fiorentina 1-1
Milan - Sampdoria 1-0
19/02/2018
Lazio - Hellas Verona 2-0

Classifica
1) Napoli punti 66;
2) Juventus punti 65;
3) Roma punti 50;
4) Lazio punti 49;
5) Inter punti 48;
6) Sampdoria e Milan punti 41;
8) Atalanta punti 38;
9) Torino punti 36;
10) Udinese punti 33;
11) Fiorentina punti 32;
12) Genoa e Bologna punti 30;
14) Cagliari e Chievo punti 25;
16) Sassuolo punti 23;
17) Crotone punti 21;
18) Spal punti 17;
19) Hellas Verona punti 16;
20) Benevento punti 10.


(gazzetta.it)
binariomorto
00martedì 20 febbraio 2018 16:26
Ci sono volute 25 partite ma finalmente anche il Benevento è in doppia cifra (come punti conseguiti).
binariomorto
00domenica 25 febbraio 2018 01:02
Bologna-Genoa 2-0: Destro protagonista, segna e serve Falletti

Dopo un primo tempo molto equilibrato, gli emiliani la sbloccano nella ripresa.
Scavalcano i liguri e la Fiorentina e agganciano l'Udinese.



Vince il Bologna nel segno di Destro e Falletti (seconda vittoria di fila dopo una striscia di 7 sconfitte in 9 partite), si ferma bruscamente la corsa del Genoa, reduce da tre acuti di fila. Il verdetto del Dall’Ara è chiaro e indiscutibile: premia i giocolieri di Donadoni, che alla distanza hanno la meglio sui giganti della difesa ligure. E al Dall’Ara torna l’entusiasmo: copertina per i due marcatori di giornata.

DEBUTTANTE — Partita intensa, tutti ci mettono la gamba. Nel Bologna spuntato, privo di Verdi e Palacio e schierato da Donadoni col 3-5-1-1, Di Francesco va in marcatura su Laxalt e in mezzo il tecnico ripesca Nagy, mentre Ballardini conferma la squadra reduce da tre vittorie di fila. Col passare dei minuti il buon fraseggio del Grifone viene usato come una fune per spingersi su sopra la metà campo e, al tirar delle somme, sono gli ospiti a rubare l’occhio nello sviluppo delle trame di gioco sul versante sinistro, dove Laxalt è sempre in rampa di lancio. Emozioni vere e proprie? Bisogna recarsi altrove. Fatta eccezione per un tiraccio fuori misura dai 25 metri di Dzemaili alla mezz’ora e un’iniziativa al 42’ Pandev-Bessa in contropiede con pericoloso tocco finale all’indietro dello stesso Dzemaili, le due squadre non concedono altri guizzi. Si fa notare, piuttosto, il giovane arbitro Giuia, 29enne di Calangianus, il primo direttore di gara sardo in Serie A, sicuro nella direzione del match e sempre vicino all’azione.

RISVEGLIO — Ma la partita, per fortuna, si rianima all’improvviso al 4’ della ripresa, quando Destro infiamma la platea con un tocco vincente sotto misura in mischia, al culmine di un’azione avviata da Pulgar e rifinita da Masina scattato sul filo del fuorigioco dopo aver eluso la sorveglianza del distratto Rosi. Ballardini toglie allora il terzino e poi anche Bessa e Galabinov, inserendo Lazovic, Lapadula e Medeiros nel tentativo di dare meno punti di riferimento possibili al Bologna. Ma la partita, già in salita per il Grifone, si rivela impossibile al 27’ sullo svarione di un altro difensore, Spolli. Che fa rimbalzare il rilancio sul corpo di Falletti, che poi andrà a chiudere in rete con un comodo tap in l’azione orchestrata in contropiede da Destro. Gli ospiti, feriti nell’orgoglio, provano a reagire sfruttando la verve di Laxalt e qualche invenzione di Pandev, eppure i rossoblù non riusciranno ad inquadrare la porta.

Alessio D'Urso

Fonte: Gazzetta dello Sport
binariomorto
00domenica 25 febbraio 2018 01:07
Inter-Benevento 2-0, Skriniar e Ranocchia di testa sbloccano i nerazzurri

Un'ora di sofferenza e i fischi dei tifosi, poi la squadra di Spalletti trova il doppio vantaggio su calcio da fermo:
nel giro di tre minuti segnano i due difensori centrali



L’altalena dell’Inter pende dalla parte che slancia: i nerazzurri battono 2-0 il Benevento con i gol di Skriniar e Ranocchia. Ma il risultato rischia di far sbandare i commenti perché i campani hanno dominato per lunghi tratti e non osservarlo potrebbe essere come nascondere sotto il tappeto la polvere che da troppe settimane si sta formando in casa Inter. Il coro finale “Sotto la curva, venite sotto la Curva” intonato dalla Nord, trova seguito con i nerazzurri che vanno dal cuore del tifo nerazzurro a prendersi gli applausi.

LE FORMAZIONI — E alla fine arrivò il giorno di Rafinha. Luciano Spalletti sceglie il brasiliano come trequartista titolare contro il Benevento. Ivan Perisic è recuperato completamente e gioca dal principio nel 4-2-3-1 dove ritrova la fascia destra Antonio Candreva. In panchina vanno Joao Miranda, Borja Valero, Yann Karamoh, Marcelo Brozovic (qualche fischio alla lettura delle formazioni) e Mauro Icardi (osannato anche da seduto). Roberto De Zerbi non rinuncia a giocarsela con il 4-2-3-1 e schiera Bacary Sagna dal principio in difesa.

FISCHI AL 45' — I campani piacciono decisamente di più con un’idea di calcio basata su giocatori e palla sempre in movimento seppure con certi limiti tecnici negli ultimi passaggi. L’Inter aspetta, sarà un paradosso ma è così, e solo al 17’ si intravede qualcosa. Il cross educato di Cancelo trova la testa di Perisic sul lato opposto: inzuccata fuori. Rafinha è il più cercato dai compagni e ricercato dagli avversari, il che lo limita parecchio. Concreto bello, ma non cinico. Il Benevento fa la partita e sfrutta le ripartenze. Al 28’ Coda dribbla secco Skriniar al limite, calcia di destro e Handanovic respinge ancora verso di lui, fortuna che dalla precedente scivolata Ranocchia si ritrova il pallone sulla testa da sdraiato e allontana. Il Meazza esplode di nervosismo fischiando la squadra di Spalletti intorno alla mezz’ora quando Guilherme danza con una “ruleta” in mezzo al campo. La Nord segue l’onda emozionale e intona “fuori i c…”. Contestazione precoce e siamo ancora 0-0. Fischi ripetuti poi al 45’ per accompagnare i nerazzurri verso lo spogliatoio.

DOPPIO VANTAGGIO — Al rientro in campo Cataldi prende il posto di Djuricic. Il menù della serata rimane comunque simile a quello del primo tempo. E al 9’ quando Vecino calcia in porta dal limite costringendo Puggioni a metterci i pugni è perché la difesa beneventana ha sbagliato un’uscita palla al piede cercata con commovente insistenza. Al 13’ la giocata più entusiasmante. Brignola vede un tunnel dove tutti avrebbero visto un muro, dalla sua metà campo manda in porta Coda infilando Ranocchia e Skriniar. L’attaccante del Benevento però non trova la porta da posizione interessante. L’Inter si veste da squadra provinciale e cerca di abbeverarsi dalle ripartenze. Al 18’ Candreva lancia Eder in posizione dubbia, ma il suo pallonetto è alto. Poco prima il Benevento aveva reclamato per un possibile rigore (fallo di Ranocchia su Cataldi): l'arbitro Pairetto si limita a consultare via auricolare gli assistenti e lascia correre.

TESTA VINCENTE — La prima mossa di Spalletti arriva al 20’ con l’inserimento di Karamoh per Rafinha, il che porta Candreva nel ruolo di trequartista. De Zerbi deve rinunciare a Sandro per infortunio al 21’ e al suo posto entra Del Pinto. Pochi secondi e l’Inter passa in vantaggio: angolo di Cancelo, la palla sfila fino al secondo palo dove spunta Skriniar che di testa insacca. Vantaggio immeritato, ma per i nerazzurri è come togliersi un sasso grosso così dallo stomaco. Il raddoppio interista arriva subito (minuto 24’) e sempre di testa: calcio di punizione dalla trequarti di Cancelo e Ranocchia trova l’angolo basso. I due centrali che avevano pasticciato contro il Genoa riscattano quella gara e questa con un gol a testa. I nerazzurri sembrano aver ritrovato vitalità e così ci prova anche Candreva al 25’ con un destro potente ma centrale respinto da Puggioni. Al 36’ il Benevento rimane in dieci per l’espulsione di Viola per doppia ammonizione. Un minuto ed ecco il cambio croato in casa interista con l’ingresso di Brozovic per Perisic: a Marcelo viene steso un tappetino di fischi per dargli il bentornato dopo gli applausi ironici di due settimane fa contro il Bologna. Con questa sostituzione Candreva scivola a sinistra e Brozovic diventa il trequartista. Inevitabile che il ritmo cali con il Benevento in dieci. L’Inter amministra, vorrebbe il terzo gol ma non può. Al 40’ De Zerbi concede qualche minuto a Diabate al posto di Coda.

CORSA CHAMPIONS — Finisce 2-0 per l’Inter che torna per una notte al terzo posto. Ora tiferà Milan, paradossalmente, affinché i rossoneri tolgano punti alla Roma nella corsa Champions. In casa Inter vorrebbero tifare anche Sassuolo (che ospita la Lazio), ma non intendono caricare il destino di troppe responsabilità. Il Benevento torna a casa con zero punti, consapevole che il lavoro di De Zerbi è di altissima qualità. Certo, la salvezza resta a 11 punti (con una gara in più) e quindi improbabile, ma ciò che resta è un bellissimo giocattolo che piace.

Matteo Brega

Fonte: Gazzetta dello Sport
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